Il 18 giugno 2016 la comunità del Seminario Teologico di Bravetta ha celebrato con gioia la festa della Consolata insieme agli amici religiosi e laici di Roma. La messa è stata presieduta da Mons. Antony Mukobo, missionario della Consolata, vescovo della diocesi di Isiolo (Kenya). Durante la messa nella condivisione della parola, P. Pendawazima Ditrick, vice superiore generale, ha commentato il “Così sia” della novena alla Consolata del fondatore Beato Giuseppe Allamano come risposta incondizionata della vergine Maria alla proposta salvifica di Dio. Attraverso il “cosi sia” di Maria è stato possibile la realizzazione del progetto di Dio con l’incarnazione nell’umanità. Maria disponibile a collaborare nel progetto di Dio diventa cosi il modello del cristiano e di ogni missionario nell’annuncio attraverso la parola e vita.
Al termine dell’Eucaristia Mons. Antony Mukobo prima di consegnare il crocifisso, segno del mandato, ha ammonito i nuovi inviati dicendo “nessuno si manda da solo. Gesù è stato inviato dal Padre, Lui ha mandato gli apostoli ed oggi il mandato è affidato a voi”. In seguito fu dato il mandato missionario ai padri Joseph Cesar, Omolo Joseph Omondi, Simbeye Mapinduzi Marck e a Fumo Celio e Mabuana Cristophe, seminaristi del terzo anno di teologia.
Signor Cardinale,
venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle,
do il benvenuto a tutti voi, Direttori Nazionali delle Pontificie Opere Missionarie e collaboratori della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Ringrazio il Cardinale Fernando Filoni per le parole che mi ha rivolto, e tutti voi per il vostro prezioso servizio alla missione della Chiesa che è quello di portare il Vangelo «ad ogni creatura» (Mc 16,15).
Quest’anno il nostro incontro avviene nel centenario della fondazione della Pontificia Unione Missionaria (PUM). L’Opera si ispira al beato Paolo Manna, prete missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere. Sostenuta da san Guido Maria Conforti, essa fu approvata dal Papa Benedetto XV il 31 ottobre 1916; e quarant’anni dopo il venerabile Pio XII la qualificò come “Pontificia”. Attraverso l’intuizione del beato Paolo Manna e la mediazione della Sede Apostolica, lo Spirito Santo ha condotto la Chiesa ad avere una sempre maggiore consapevolezza della propria natura missionaria, portata poi a maturazione dal Concilio Ecumenico Vaticano II.
Il beato Paolo Manna comprese molto bene che formare ed educare al mistero della Chiesa e alla sua intrinseca vocazione missionaria è una finalità che riguarda tutto il santo Popolo di Dio, nella varietà degli stati di vita e dei ministeri. «Dei compiti dell’Unione Missionaria alcuni sono di natura culturale, altri di natura spirituale, altri infine pratici ed organizzativi. L’Unione Missionaria ha il compito di illuminare, di infiammare, di agire organizzando i sacerdoti, e per essi tutti i fedeli, in ordine alle missioni». Così si esprimeva il Fondatore della Pontifica Unione Missionaria nel 1936 in un suo storico intervento, tenuto durante il secondo Congresso Internazionale dell’Opera. Tuttavia, formare alla missione vescovi e sacerdoti non significava ridurre la Pontifica Unione Missionaria ad una realtà semplicemente clericale, ma sostenere la gerarchia nel suo servizio alla missionarietà della Chiesa, propria di tutti: fedeli e pastori, sposati e vergini consacrati, Chiesa universale e Chiese particolari. Attuando tale servizio con la carità loro propria, i Pastori mantengono la Chiesa sempre ed ovunque in stato di missione, la quale è sempre in ultima analisi opera di Dio, ed è partecipata, grazie al Battesimo, alla Confermazione e all’Eucaristia, a tutti i credenti.
Cari Direttori Nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, la missione fa la Chiesa e la mantiene fedele al volere salvifico di Dio. Per questo, pur essendo importante che vi preoccupiate della raccolta e della distribuzione degli aiuti economici che diligentemente amministrate in favore di tante chiese e tanti cristiani bisognosi, servizio per il quale vi ringrazio, vi esorto a non limitarvi soltanto a questo aspetto. Ci vuole “mistica”. Dobbiamo crescere in passione evangelizzatrice. Io ho paura – ve lo confesso – che la vostra opera rimanga molto organizzativa, perfettamente organizzativa, ma senza passione. Questo lo può fare anche una ONG, ma voi non siete una ONG! La vostra Unione senza passione non serve; senza “mistica” non serve. E se dobbiamo sacrificare qualcosa, sacrifichiamo l’organizzazione, andiamo avanti con la mistica dei Santi. Oggi, la vostra Unione missionaria ha bisogno di questo: mistica dei Santi e dei Martiri. E questo è il generoso lavoro di formazione permanente alla missione che dovete fare; che non è soltanto un corso intellettuale, ma inserito in questa ondata di passione missionaria, di testimonianza martiriale. Le Chiese di recente fondazione, aiutate da voi per la loro formazione missionaria permanente, potranno trasmettere alle Chiese di antica fondazione, a volte appesantite dalla loro storia e un po’ stanche, l’ardore della fede giovane, la testimonianza della speranza cristiana, sostenuta dal coraggio ammirabile del martirio. Vi incoraggio a servire con grande amore le Chiese che, grazie ai martiri, ci testimoniano come il Vangelo ci renda partecipi della vita di Dio, e lo fanno per attrazione e non per proselitismo.
In questo Anno Santo della Misericordia, l’ardore missionario che consumava il beato Paolo Manna, e dal quale scaturì la Pontificia Unione Missionaria, continui ancora oggi a far ardere, appassionare, rinnovare, ripensare e riformare il servizio che questa Opera è chiamata ad offrire alla Chiesa intera. La vostra Unione non deve essere la stessa il prossimo anno come quest’anno: deve cambiare in questa direzione, deve convertirsi con questa passione missionaria. Mentre ringraziamo il Signore per i suoi cento anni, auspico che la passione per Dio e per la missione della Chiesa porti la Pontifica Unione Missionaria anche a ripensarsi nella docilità allo Spirito Santo, in vista di una adeguata riforma delle sue modalità - adeguata riforma, cioè conversione e riforma - attuative e di un autentico rinnovamento per il bene della formazione permanente alla missione di tutte le Chiese. Alla Vergine Maria, Regina delle Missioni, ai santi Pietro e Paolo, a san Guido Maria Conforti e al beato Paolo Manna affidiamo con gratitudine il vostro servizio. Vi benedico di cuore e vi chiedo per favore di pregare per me, perché non scivoli nella “beata quiete”; perché anch’io abbia ardore missionario per andare avanti.
E vi invito a pregare insieme l’Angelus.
È stato l’Allamano ad introdurre al santuario la “Novena alla Consolata”, secondo la testimonianza processuale del Can. Giuseppe Cappella: «Per sua iniziativa, venne stabilita la novena solenne predicata in preparazione alla festa della Consolata».
Il modo di esporre il contenuto della novena è molto ordinato: ogni giorno, la predica inizia con una citazione generalmente presa dall’Ufficio della Consolata, che, a sua volta, spesso è desunta dalla Bibbia. Segue poi lo svolgimento della predica, diviso sempre in tre punti, con diverse citazioni dirette o indirette del pensiero di Santi Padri, o di altri santi più conosciuti dall’Allamano. Ogni punto inizia con l’esposizione dell’argomento trattato e termina con un incoraggiamento di tipo ascetico e morale. Al termine di ogni giorno c’è sempre una preghiera a Maria, con l’invito a recitare 7 “Ave Maria”. La prima di queste preghiere è la traduzione dell’oremus della Consolata, mentre le altre sono composte in relazione al tema trattato e a volte contengono concetti desunti da preghiere classiche. I temi sono suddivisi in nove giorni, più il giorno della festa, per cui le trattazioni in tutto sono dieci. Il tono generale e lo stile sono molto caldi. A volte sembra che sia più il cuore a parlare. La Madonna è abitualmente la “cara Consolata”.
C’è ancora da precisare il concetto di “consolazione” che i cristiani ricercano da Maria e che l’Allamano presuppone nel comporre questa novena. Non c’è dubbio che qui si tratta della “consolazione dalle afflizioni”. E le afflizioni umane, per l’Allamano, sono molte. Ogni giorno ne viene evidenziata una. Esse sono: il peccato, o la freddezza spirituale, o il dubbio; le preoccupazioni terrene per il lavoro, per l’educazione dei figli, per lo studio, ecc; la povertà; le indisposizioni fisiche, le malattie, le epidemie, l’abbandono; le disgrazie naturali; le guerre; la morte. L’Allamano al nono giorno sottolinea la necessità di consolare Maria, afflitta dai nostri peccati. Infine, il giorno della festa, è riservato alla gioia: “rallegrati Gerusalemme”, essere consolati con Maria.
GIORNO PRIMO
Consolamini pusillanimes, respirate miserabiles:
Virgo Deipara et humani generis advocata
Idonea, sapientissima, universalis.
Consolatevi, o pusillanimi, respirate e fatevi animo, o miserabili: La Vergine Madre di Dio è l’avvocata del genere umano Idonea, sapientissima, universale (S. Tommaso da Villanova).
Vedete anime cristiane, quanto dobbiamo consolarci, avendo presso Dio un’avvocata sì potente e sì desiderosa di ottenerci ogni bene. Penetriamoci di tale verità e colla S. Chiesa supplichiamo la Vergine di volgere a noi i suoi sguardi misericordiosi.
Vedi anima Cristiana dove devi cercare consolazione nelle tue tribolazioni. Hai finora così operato? O non piuttosto Maria Consolata fu l’ultima a Cui ricorresti ne’ tuoi bisogni. Quale danno per te! Incomincia oggi a ricorrere a Lei, che ben conosce tutte le tue angustie e può, se il tuo bene non esige altrimenti, liberartene, sempre può consolarti.
Felice tu che leggi queste parole; Maria, come vedi, è anche per te; anche te vuole a parte delle Sue grazie e delle Sue consolazioni. Se abbisogni di consolazioni, e chi non ne ha bisogno? Vieni a Maria Consolata, entra nel caro Santuario, accostati al Suo Altare e con una preghiera di nove giorni, sta certo che ne tornerai consolato […].
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
Signor nostro Gesù Cristo, il Quale per una provvidenza ineffabile avete stabilito che ogni bene noi ricevessimo per mano della Madre vostra Maria, concedeteci di grazia, che venerandola noi sotto il soavissimo titolo della Consolazione possiamo continuamente godere dell’aiuto e del potere della Medesima. Così sia.
GIORNO SECONDO
Quomodo si qui Mater blandiatur, ita ego
Consolabor vos, et in Jerusalem consolabimini:
Videbitis et gaudebit cor vestrum (Off. – Respons. Matut.)
Come una madre accarezza il bambino, così io
Consolerò voi e sarete consolati in Gerusalemme:
Voi vedrete e si rallegrerà il vostro cuore.
Prega questa buona madre ad ottenerti un cuore di figlio per non essere ingrato e meritare i salutari e consolanti effetti del Suo amore.
E tu anima cristiana quale premura avesti finora di ricorrere a Maria ne’ tuoi bisogni? Accorrono da lungi al caro Santuario i popoli e ne ottengono grazie abbondanti e tu che vi abiti sì dappresso come approfitti di questa fonte di ogni consolazione, come è chiamata Maria da S. Efrem? […]. Proponi di accorrere sovente a Maria SS. Consolata nel Santuario.
Andiamo anche noi con fiducia a questo trono di grazia per essere aiutati nelle nostre necessità (Messa Off. B. V. d. Misericordia). L’anima nostra sitibonda, dice S. Bernardo, si rechi a questa Fonte di misericordia, la nostra miseria ricorra con tanta sollecitudine a questo cumulo di misericordia (Off. Om.) Proponiamo che ogni qualvolta vedremo disgrazia e infortuni sospesi per cader su di noi, staremo alla tua presenza, o Maria, in questa Casa, dov’è invocato il Nome tuo; alzeremo i nostri clamori a Te nelle tribolazioni, e Tu ci farai lieti. In Te hanno sperato i nostri Padri e Tu li liberasti; così anche noi instaremo a pregare in questo S. Luogo e Tu ci rallegrerai. Sì, Non cesseremo di pregarti e Tu a gloria del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ci consolerai (Off. Vesp.).
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
O Maria Consolata, Madre di Gesù e Madre mia, permettetemi che colla confidenza di figlio ricorra a voi oggi nelle mie pene. Voi non avete mai respinto dal vostro materno Cuore chiunque venne a Voi per grazie in questo Santuario. Mia cara Madre spargete anche su di me abbondanti le vostre consolazioni, le quali mi confortino e rallegrino in vita e mi dispongano alla letizia sempiterna. Così sia.
GIORNO TERZO
Ecce Maria erit spes nostra, ad quam confugimus
In auxilium, ut liberet nos, et veniat in adiutorium
Nostrum , et consoletur nos. (Off. Ant. Ad Magnif.)
Ecco che Maria è nostra speranza, alla quale
Ricorriamo per aiuto, affinché ci liberi e
Venga in nostro soccorso e ci consoli.
Se tu che leggi sei peccatore, per quanto carico di peccati tu sia, concepisci fiducia nel patrocinio di Maria, non aver timore o vergogna di rivolgerti a Lei, che è la speranza di tutti i peccatori anche disperati di ancor guarire, come la chiama il devoto Blosio: “disperantium spes” (Cynel I ad Mar.). Maria invocata verrà in tuo aiuto per liberarti dalle catene del peccato e farà di te un trofeo di più delle Sue Consolazioni. Che se tu non sei peccatore, ringrazia Maria, per cui protezione certamente sei stato sostenuto a non cadere in tale stato, od un tempo caduto, ne sei poi risorto.
Anima cristiana, se tu sei una di costoro, che uscito dal peccato ti senti ancora fiacco nel bene e per la veemenza delle cattive abitudini quasi disperi di perseverare, vieni per aiuto a Maria Consolata. Maria, madre nella santa speranza solleverà il tuo spirito abbattuto; e tu sotto i suoi occhi riprenderai nuovo vigore nella via della tua conversione e della santificazione. Che se per tua disgrazia per non essere stato pronto ad accorrere alla Vergine, ricadesti nella colpa dopo aver ottenuta la grazia, neppure in questo caso non devi disarmarti; Maria è ancora per te, poiché è vena inesauribile di perdono e ricorrendo a Lei dopo le ricadute purché con desiderio di emendarti sarai sempre ben accolto.
Anima devota, prega instantemente per la conversione de’ tuoi cari; se fortunatamente non ne hai di tali, prega per tanti, che sono nel mondo. Con ciò quanto bene farai a’ tuoi prossimi ed a te, stando scritto, che chi salva un’anima, si predestina la propria.
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
A Maria, madre di consolazione e rifugio dei peccatori, a voi ricorro oggi per la conversione dei peccatori e per tutti quelli che vi furono un tempo devoti. O madre della santa speranza rivolgete su di loro i vostri occhi misericordiosi, sicché col desiderio e colla fiducia del perdono ottengano per vostro mezzo forza a pentirsi ed a perseverare nel bene. Così sia o clemente o pia o dolce Vergine Maria.
GIORNO QUARTO
Convertam luctum eorum in gaudium et consolabor
Eos, et laetificabo a dolore suo (Off. Antif.)
Cangerò il loro lutto in gaudio e li consolerò
E farò argomento di lor letizia il passato dolore.
Anima cristiana, che in queste poche parole scorgi presso a poco il tuo ritratto, hai necessità di avvicinarti a Maria Consolata; la cara Madre ti attende al suo Altare. Dal trono delle sue misericordie rimirandoti pare che ti dica: fino a quando stai lì avvilita come prostrata a terra, che soddisfatti i pochi doveri del Cristiano o poco più, perché il Direttore di tua coscienza, le convenienze o le abitudini lo esigono, non sai sollevarti o dare un passo nella via della virtù e della perfezione. Vedi quanti simili a te, bisognosi di amore si scaldano ogni giorno a quest’altare; tu sola, mia cara, sempre nelle tue quotidiane imperfezioni e freddezze; Maria è portatrice di fuoco, dice S. Caterina da Siena […]. A Lei ricorri ancora una volta, anima scoraggiata e dimmi poi se in quel giorno, in quell’ora non avrai sentito commosso e come cambiato il cuore […].
Anima desolata, in tali distrette la tua stella è Maria, ti grida S. Bernardo: “Mariam cogita, Mariam invoca”; nei pericoli di peccare, nelle angustie delle tentazioni, nei dubbi della mente pensa a Maria, invoca Maria (Hom. 2 super Missus). Maria solleva la nostra trepidazione, eccita la fede, rafforza la speranza, respinge da noi la diffidenza e ci solleva dalla nostra pusillanimità (S. Bernardo Om. In Nat. B. V. M.). […] Se tu che hai intrapreso la novena di Maria, sei di queste anime provate, prendi la santa abitudine di ricorrere a Maria ne’ tuoi bisogni; venendo poi la prova troverai pronta Maria a consolarti: “et consolabor eos”.
“Uomo chiunque tu sei, ti dice S. Bernardo, che in questa vita ti pare piuttosto di ondeggiare fra pericoli e procelle, che camminare su fermo terreno, se non vuoi restare sommerso non voler ritorcere gli occhi dal fulgore di questa stella; tenendole dietro non errerai sulla retta via, raccomandandoti a Lei, non ti dispererai, sotto la sua protezione non temerai di perderti, ed essendoti Maria propizia, giungerai certamente al Paradiso” (Hom. 2 super Missus). Pertanto qualunque sia il nostro stato spirituale, veniamo a Maria per conforto, lume e coraggio […].
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
A Maria, madre mia dolcissima, voi conoscete che io vorrei essere buono, vorrei amare il mio Dio con tutto il mio cuore. Voi, o cara Madre, foste testimone de’ sacrifizi che feci per essere tutto del Signore e di Voi.. Ebbene non permettete che al presente mi senta lontano da Voi, unica meta del mio cuore. Rasserenate, o madre, il cielo dell’anima mia, e ditemi, che io amo tuttora il mio Dio e Voi. Questo mi sarà bastante per ripetervi i sacrifici passati ed abbandonarmi alla vostra misericordia. Così sia.
GIORNO QUINTO
Ave spes, consolatio, refugium nostrum,
O Maria (Off. Ant.)
Vi saluto, o Maria, nostra speranza,
Nostra consolazione e nostro rifugio.
Tu, o cristiano che leggi tali cose, qual premura avesti finora di ricorrere a Maria nelle tue miserie? Non sei stato di quelli, che nelle distrazioni e ne’ piaceri del mondo cercano conforto e sollievo, non in Maria tutta propensa al tuo bene e spargere su di te le sue misericordie. Cambia tenore di vita e spera in sì buona Madre.
Col tuo volto, ci fa dire la Chiesa, Tu, o Maria ci riempi di allegrezza e nella tua mano sono ogni sorta di diletti. Vedi anima addolorata il frutto della vera e costante devozione alla Vergine: pregala per tutti i dolori, che ti affliggono e spera nella madre della grazia e nella Fonte di ogni consolazione.
Coraggio adunque o tutti che siete tristi ed afflitti, accostatevi a Maria, fonte d’ogni consolazione; […] Anima cristiana vieni da Maria e dimmi poi se non ne partisti rasserenata.
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
Vergine Santissima, Madre mia Maria, in voi ripongo oggi tutte le mie speranze e le mie pene verso nel vostro cuore. Vedete, o cara Madre, come i miei giorni passano nel dolore ed i miei anni ne’ gemiti. Voi sarete d’ora in poi l’unico mio rifugio dopo Dio. Confortatemi, consolatemi nelle dure prove, acciò non mi smarrisca, ma con pazienza sopportandole, giunga al premio eterno in Paradiso. Così sia.
GIORNO SESTO
In sinu Mariae, infirmus invenit remedium
(Kempis presso S. Alfonso – Glorie di Maria)
Nel cuore di Maria l’infermo trova il rimedio.
Se qualche malanno ti tormenta ricorri a Maria, nel Cuore pietosissimo di sì buona Madre troverai rimedio. O voi, anime desolate, che da mesi e forse anni gemete in un letto e vi pare di non essere abbastanza curate da’ vostri di casa e poco compatite, ricorrete alla Consolata per consolazione e sollievo ne’ vostri mali. È Maria Consolata anche per voi, che in un ospedale vi sentite dimenticati da tutti anche dai congiunti e dagli amici: quale angoscia questo totale abbandono! Maria sola non vi lascia, ella invocata si asside ai vostri fianchi e vi sostiene a non disperarvi, vi anima a continuare la preghiera per la non lontana guarigione. Che se la Vergine benedetta vi fa aspettare alquanto ad esaudirvi e qualche volta anche non vi ottiene la grazia, non è già sorda alle vostre preghiere, ma pel vostro meglio vi concede la pazienza nella tribolazione ed altre grazie più utili o necessarie.
Maria onorata nel tempo della prosperità verrà a’ nostri fianchi ammalati, e con quanto nostro conforto ed aiuto.[…].
Maria ci darà la forza per sopportare l’acerbità del male […], ci darà forza a rassegnarci alle divine disposizioni. Maria verrà a confortare quel giovane e quella giovane suoi devoti, che vedono spegnersi la vita loro in sul fiorir degli anni e non posson rassegnarsi al duro sacrificio; consolerà quel padre e quella madre, che si vedono mancare alla famiglia ancora giovane e tanto bisognosa di loro […].
Proponiamo oggi colla Chiesa e diciamo: “Se c’incoglierà qualche male, noi verremo e staremo alla tua presenza; o Maria, in questa tua Casa, nella quale è continuamente invocato il tuo santo nome: alzeremo i nostri clamori a Te nelle nostre tribolazioni, e tu ci ritornerai alla letizia […].
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
Vergine cara, Consolatrice degli afflitti e salute degli infermi, volgete i vostri occhi di misericordia sulle nostre miserie corporali. Io vi prego per la sanità corporale e per quanti soffrono nelle nostre case e negli ospedali; Madre tenerissima, tutti consolate. Particolarmente raccomando me stesso per le mie corporali miserie e più per quel tempo, che sarò dal Signore chiamato alla prova dell’infermità, cara Madre venite allora a confortarmi, e consolarmi. Così sia.
GIORNO SETTIMO
Tu mater gratiae, Consolatrix omnium
Ad Te clamantium. (Off. Ant.)
Tu la madre della grazia, la Consolatrice
Di tutti quelli che t’invocano.
O Cristiano, che leggi, opera quanto puoi rettamente e poni in Maria la tua coscienza. Maria Consolata difenderà la tua innocenza e ti consolerà.
Ricorri o giovane studente a Maria nell’approssimarsi de’ tuoi esami; Ella, la buona madre, ascolterà la tua preghiera, sebben interessata e un po’ tardiva […]. E voi, o genitori ed educatori, sui quali gravita la grande responsabilità della educazione intellettuale e morale de’ vostri soggetti, raccomandateli, come usavano i nostri maggiori, a Maria; a Lei consacrateli bambini, offriteli fanciulli al suo Altare […]. Maria dal suo Santuario benedirà l’opera vostra a bene comune ed a consolazione delle vostre fatiche.
O povero, è per tua consolazione, che la Madonna fu così povera, ti dice S. Bonaventura, e tu puoi ben consolarti della povertà di Maria: “pauper, multum consolari postes de paupertate Mariae”. Gesù eMaria nobilitarono e santificarono lo stato povero col loro esempio, e per esperienza propria sanno compatire e consolare i poveri […].
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
O Maria, Madre delle grazie e consolatrice di tutti coloro che a voi ricorrono, vengo io da Voi per quest’affare che tanto mi sta a cuore, e per cui non ho quiete né riposo. Madre dolcissima, porgete orecchio alle mie domande, e ponetele nel vostro buon Cuore. No, che non debbo essere deluso nella mia aspettazione, né essere a voi ricorso invano. Consolatemi, o madre di Gesù e madre mia. Così sia.
GIORNO OTTAVO
Si consolari in omni tribulatione quaeritis
Accedite ad Mariam, Mariam invocate, Mariam
Onorate, Mariae vos commendate.
(Kempis, Paciucch. Es. 22)
“Se cercate di essere consolati in ogni tribolazione,
Accostatevi a Maria, invocate Maria,
Onorate Maria, raccomandatevi a Maria”.
Maria Consolata è per voi, desolati superstiti. Ella desolata dopo la crudele morte del suo Gesù è per voi esempio e conforto […]. Voi piangete, o abbandonati, se pur potete piangere, e questo non è male, pianse anche il nostro Divin Redentore sulla tomba di Lazzaro, fu addolorata anche Maria, ma non lasciate troppo contristarvi, come coloro che non hanno la speranza di rivedere i loro cari un dì in Cielo, dice S. Paolo. Una visita al Santuario della Consolata calmerà il vostro dolore e ne ritornerete sollevati.
Cos’ è o cari cristiani, non solamente per le anime sante e senza difetti; ma per noi tutti ancora, se saremo in vita devoti di Maria, sebbene fossimo stati pel passato peccatori e freddi verso sì buona madre. Incominciamo oggi la nostra conversione e la nostra devozione alla gran Vergine, e se non avremo la sorte di avere visibilmente Maria presente al nostro letto di morte, l’avremo certamente invisibile protettrice in quel terribile punto. […].
Si rallegrino tutti coloro che Sperano in Te, o Madre di Dio; esulteranno per tutta l’eternità; abiteranno tutti in Te, sotto la tua protezione e tu farai tua abitazione in essi. Off. “Laetentur omnes qui sperant in Te; In aeternum exultabunt et abitabis in eis […] Felice te, se tanti favori e premi annessi alla devozione della Vergine, ti accenderanno di amore verso la grande regina; a lei così raccomandando tutto te stesso, sei così sicuro del Paradiso, come se già vi fossi, dice un pio autore.
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
A Maria, Madre di Dio e Madre mia, così mi attrista il pensiero della mia morte e di quella de’ miei cari; eppure verrà certamente anche per me quel giorno di amaro dolore. Chi se non Voi, o cara Madre, verrà a consolarmi in quelle ore angosciose. Vi aspetto, o Madre mia, e per ottenere tanta grazia voglio molto amarvi in vita, visitarvi e consolarvi ne’ vostri dolori, acciò mi rendiate poi il centuplo in morte e nell’eternità. Così sia.
GIORNO NONO
Ite in domum Matris vestrae; faciet
Vobiscum misericordiam suam. (Off.)
Andate alla Casa della Madre vostra:
Spanderà su di vi la Sua misericordia.
Anime devote, che assistete ogni anno alla solenne Novena e Festa della Natività colla generale Processione della Consolata, siate riconoscenti a Maria che ci scampò dallo sterminio dei nemici salvando i nostri Padri. […] Preghiamo Maria Consolata a continuarci le sue misericordie con difenderci dal flagello della guerra e custodire i nostri giovani che si trovassero in simili pericoli.
Tu, o Cristiano, che passi a lato del Santuario nello scorgere la monumentale colonna ivi eretta da’ nostri Padri in memoria e riconoscenza della misericordia di Maria, ringraziala tu pure, e pregala a continuarci la sua protezione col tenerci lontani i mali temporali che sovrastano sulla patria nostra e più di preservarci dai mali spirituali […].
Ma mutarono purtroppo i tempi e la riconoscenza a Maria venne meno per la parte pubblica e sociale. Tocca a noi a supplire a questo vuoto deplorevole […].
Ave Maria ….
Preghiera (Tutti insieme)
O celeste nostra Patrona, Madonna della Consolata, noi ci gloriamo di essere vostri figli prediletti, ed a’ vostri piedi rinnoviamo l’atto di nostra sudditanza filiale a Voi, Madre sempre pronta a’ nostri bisogni. Cara Madre, perdonate a’ nostri fratelli sconoscenti, convertiteli ed a Voi riconduceteli. Noi frattanto procureremo nel nostro meglio di onorarvi ed amarvi per noi e per la città tutta, che vi scongiuriamo a conservarle il dolce titolo di città vostra, o Consolata. Così sia.
Le 95 tesi sulle indulgenze affisse da Martin Lutero sulla porta della chiesa di Ognisanti a Wittenberg il 31 ottobre 1517.
Tesi intese alla determinazione dell'efficacia delle indulgenze.
Le tesi che seguono, il cui fine è quello di chiarire la verità, formeranno oggetto di un dibattito a Wittenberg, condotto dal R. P. Martin Lutero, Maestro di Arti e di sacra Teologia, nonché lettore ordinario di questa stessa disciplina in questa città. Egli invita tutti coloro che si troveranno nell'impossibilità di parteciparvi, di inviare le loro osservazioni per iscritto.
Nel nome del nostro Signore Gesù Cristo.
Amen.
pur impossibile, che esso avesse violentato la Madre di Dio, significa essere fuori di senno.
“Come si arriva a credere”: è il titolo di un’intervista a Benedetto XVI del teologo gesuita Jacques Servais, pubblicata oggi su "L’Osservatore Romano", dove si affrontano temi cruciali della fede - giustificazione, salvezza, misericordia - che interpellano l’uomo contemporaneo. Il servizio di Roberta Gisotti:
Si parte dalla giustificazione e dalla questione centrale su che cosa sia la fede e come si arrivi a credere. Da una parte, spiega il Papa emerito, “la fede è un contatto profondamente personale con Dio”, “al tempo stesso” “ha a che fare con la comunità” “dei fratelli e delle sorelle”. “L’incontro con Dio” ci fa infatti aprire, strappare dalla “chiusa solitudine”, per essere accolti “nella comunità vivente della Chiesa”. “La fede – aggiunge Benedetto XVI – non è un prodotto della riflessione e neppure un cercare nelle profondità” del nostro essere. E “la comunità non si crea da sola”, “non è un’assemblea di uomini che hanno delle idee in comune” da diffondere. “La Chiesa non è fatta da sé” ma “è stata creata da Dio” e “continuamente formata da Lui”. Si entra infatti nella Chiesa “non con un atto burocratico ma mediante il Sacramento”.
E se nei tempi odierni, ricorda Joseph Ratzinger, sovente “non è più l’uomo che crede di aver bisogno della giustificazione al cospetto di Dio” e sarebbe invece Dio a doversi giustificare “a motivo di tutte le cose orrende presenti nel mondo”, che “in ultima analisi dipenderebbero da Lui”, pure l’uomo ha in generale “la sensazione che Dio non possa lasciar andare in perdizione la maggior parte dell’umanità”. In altro modo continua “ad esistere la percezione che noi abbiamo bisogno della grazia e del perdono”. “Segno dei tempi”, “il fatto che l’idea della misericordia di Dio diventi sempre più centrale e dominante”, come rivelano Giovanni Paolo II e Papa Francesco. “Sotto la patina della sicurezza di sé e della propria giustizia – scrive Benedetto XVI – l’uomo di oggi nasconde una profonda consapevolezza delle sue ferite e della sua indegnità di fronte a Dio”. “Nella durezza del mondo tecnicizzato nel quale i sentimenti non contano più niente, aumenta però l’attesa di un amore salvifico che venga donato gratuitamente”.
Riguardo il tema della salvezza, dopo il Concilio Vaticano II - rammenta Benedetto XVI - si è affermata la “consapevolezza che Dio non può lasciare andare in perdizione tutti i non battezzati”. “Cristo, in quanto unico, era ed è per tutti e i cristiani”, che “costituiscono il suo corpo in questo mondo” e “partecipano di tale essere per”. “Ciò non significa – chiarisce Joseph Ratzinger – un biglietto speciale per entrare nella beatitudine eterna, bensì la vocazione a costruire l’insieme, il tutto”. “Noi assieme al Signore che abbiamo incontrato – conclude il Papa emerito – andiamo verso gli altri e cerchiamo di render loro visibile l’avvento di Dio in Cristo”.
Benedetto XVI: “È la misericordia che ci muove verso Dio”
«Per me è un “segno dei tempi” il fatto che l’ idea della misericordia di Dio diventi sempre più centrale e dominante». Parola di Benedetto XVI. Arriva in libreria il volume «Per mezzo della fede. Dottrina della giustificazione ed esperienza di Dio nella predicazione della Chiesa» (San Paolo editore, pp. 199, euro 20), curato dal gesuita Daniele Libanori, che riporta gli atti di un convegno teologico tenutosi a Roma lo scorso ottobre. In quell’ambito venne letto dall’arcivescovo Georg Gänswein il testo di un’intervista con Ratzinger realizzata dal teologo gesuita Jacques Servais su «cosa è la fede e come si arriva a credere», nella quale Papa Benedetto cita il suo successore e parla diffusamente della misericordia.
In una prima risposta, Ratzinger ribadisce che cosa sia la Chiesa e il fatto che la Chiesa non si è fatta da sé. «Si tratta della questione: cosa sia la fede e come si arrivi a credere. Per un verso la fede – spiega il Papa emerito – è un contatto profondamente personale con Dio, che mi tocca nel mio tessuto più intimo e mi mette di fronte al Dio vivente in assoluta immediatezza in modo cioè che io possa parlargli, amarlo ed entrare in comunione con lui. Ma al tempo stesso questa realtà massimamente personale ha inseparabilmente a che fare con la comunità: fa parte dell’ essenza della fede il fatto di introdurmi nel noi dei figli di Dio, nella comunità peregrinante dei fratelli e delle sorelle. La fede deriva dall’ ascolto (fides ex auditu), ci insegna san Paolo. L’ascolto a sua volta implica sempre un partner. La fede non è un prodotto della riflessione e neppure un cercare di penetrare nelle profondità del mio essere. Entrambe le cose possono essere presenti, ma esse restano insufficienti senza l’ ascolto mediante il quale Dio dal di fuori, a partire da una storia da Lui stesso creata, mi interpella. Perché io possa credere ho bisogno di testimoni che hanno incontrato Dio e me lo rendono accessibile».
«La Chiesa non si è fatta da sé – ribadisce Ratzinger – essa è stata creata da Dio e viene continuamente formata da Lui. Ciò trova la sua espressione nei sacramenti, innanzitutto in quello del battesimo: io entro nella Chiesa non già con un atto burocratico, ma mediante il sacramento. E ciò equivale a dire che io vengo accolto in una comunità che non si è originata da sé e che si proietta al di là di se stessa. La pastorale che intende formare l’esperienza spirituale dei fedeli deve procedere da questi dati fondamentali. È necessario che essa abbandoni l’idea di una Chiesa che produce se stessa e far risaltare che la Chiesa diventa comunità nella comunione del corpo di Cristo. Essa deve introdurre all’ incontro con Gesù Cristo e portare alla Sua presenza nel sacramento».
Rispondendo a un’altra domanda, il Papa emerito parla della centralità della misericordia. «L’uomo di oggi ha in modo del tutto generale la sensazione che Dio non possa lasciar andare in perdizione la maggior parte dell’ umanità. In questo senso la preoccupazione per la salvezza tipica di un tempo è per lo più scomparsa. Tuttavia, a mio parere, continua a esistere, in altro modo, la percezione che noi abbiamo bisogno della grazia e del perdono. Per me è un “segno dei tempi” il fatto che l’idea della misericordia di Dio diventi sempre più centrale e dominante – a partire da suor Faustina, le cui visioni in vario modo riflettono in profondità l’immagine di Dio propria dell’uomo di oggi e il suo desiderio della bontà divina».
«Papa Giovanni Paolo II – continua Ratzinger – era profondamente impregnato da tale impulso, anche se ciò non sempre emergeva in modo esplicito. Ma non è di certo un caso che il suo ultimo libro, che ha visto la luce proprio immediatamente prima della sua morte, parli della misericordia di Dio. A partire dalle esperienze nelle quali fin dai primi anni di vita egli ebbe a constatare tutta la crudeltà degli uomini, egli afferma che la misericordia è l’unica vera e ultima reazione efficace contro la potenza del male. Solo là dove c’è misericordia finisce la crudeltà, finiscono il male e la violenza».
«Papa Francesco – continua Benedetto citando il suo successore – si trova del tutto in accordo con questa linea. La sua pratica pastorale si esprime proprio nel fatto che egli ci parla continuamente della misericordia di Dio. È la misericordia quello che ci muove verso Dio, mentre la giustizia ci spaventa al suo cospetto. A mio parere ciò mette in risalto che sotto la patina della sicurezza di sé e della propria giustizia l’uomo di oggi nasconde una profonda conoscenza delle sue ferite e della sua indegnità di fronte a Dio. Egli è in attesa della misericordia. Non è di certo un caso che la parabola del buon samaritano sia particolarmente attraente per i contemporanei. E non solo perché in essa è fortemente sottolineata la componente sociale dell’ esistenza cristiana, né solo perché in essa il samaritano, l’uomo non religioso, nei confronti dei rappresentanti della religione appare, per così dire, come colui che agisce in modo veramente conforme a Dio, mentre i rappresentanti ufficiali della religione si sono resi, per così dire, immuni nei confronti di Dio».
«È chiaro che ciò piace all’ uomo moderno – osserva ancora Benedetto XVI – Ma mi sembra altrettanto importante tuttavia che gli uomini nel loro intimo aspettino che il samaritano venga in loro aiuto, che egli si curvi su di essi, versi olio sulle loro ferite, si prenda cura di loro e li porti al riparo. In ultima analisi essi sanno di aver bisogno della misericordia di Dio e della sua delicatezza. Nella durezza del mondo tecnicizzato nel quale i sentimenti non contano più niente, aumenta però l’ attesa di un amore salvifico che venga donato gratuitamente.Mi pare che nel tema della misericordia divina si esprima in un modo nuovo quello che significa la giustificazione per fede. A partire dalla misericordia di Dio, che tutti cercano, è possibile anche oggi interpretare daccapo il nucleo fondamentale della dottrina della giustificazione e farlo apparire ancora in tutta la sua rilevanza».