Prima di imbarcarci in questa avventura missionaria, la preparazione va oltre l’aspetto materiale. È un processo di alleggerimento dello spirito, di liberarci da ciò che è superfluo e di aprirci a ciò che è essenziale. Questo viaggio non solo trasforma l’ambiente circostante, ma trasforma noi stessi.
Nel cammino della missione, fare le valigie è più che riempire una valigia. È selezionare ciò di cui abbiamo veramente bisogno: non solo vestiti e medicine, ma anche una spiritualità rafforzata e un cuore aperto. Mettendoci alla presenza di Dio, chiediamo la sua guida costante e la sua compagnia in ogni passo. Riflettiamo su ciò che ci aspetta, lasciandoci alle spalle le aspettative e aprendoci all’ignoto. Questo viaggio è un’opportunità unica per imparare, crescere e scoprire il vero significato della vita nella missione.
Dopo mesi di preparazione, è arrivato il momento di partire. Lasciamo ciò che conosciamo e ci addentriamo nell’ignoto, con un misto di emozione e aspettativa. Ogni passo ci avvicina a incontri che segneranno la nostra vita. In questo cammino, cerchiamo la presenza di Dio in ogni dettaglio, confidando che ci guiderà e ci darà forza. Ci apriamo a nuove culture, a nuovi modi di vedere il mondo, sapendo che in ogni interazione stiamo già vivendo la missione.
La missione ci sfida a mettere in discussione tutto: la nostra vita, le nostre relazioni, le nostre finalità. Ogni incontro è un seme che germina dentro di noi, trasformandoci a poco a poco. Questo è il potere della missione: ci aiuta a crescere, a valorizzare l’essenziale e a liberarci da ciò che ci limita. Ci chiediamo quali tracce vogliamo lasciare nel mondo e come possiamo servire gli altri in modo più significativo.
La missione ci insegna a viaggiare leggeri, sia fisicamente che emotivamente. Liberando le nostre valigie da oggetti inutili, diamo spazio a esperienze indimenticabili e relazioni autentiche. Questo viaggio ci invita a semplificare la nostra vita, a trovare la felicità nelle piccole cose e a condividere generosamente ciò che abbiamo.
Iniziando questo viaggio, ci apriamo a essere trasformati dalla missione e a lasciarci toccare dal maestro Gesù. Che ogni momento vissuto ci ispiri a vivere con un cuore leggero e una mente aperta. Che possiamo imparare a valorizzare la semplicità, a trovare ricchezza nella diversità e a servire disinteressatamente. Che questa esperienza ci segni per sempre e ci spinga a continuare a crescere come persone e come esseri spirituali.
* Francisco Martínez, laico missionario della Consolata colombiano in Kenya.
Terminato il sessennio di servizio a Roma come Consigliere Generale dell'Istituto Missioni Consolata, la mia famiglia religiosa, torno in Brasile in attesa di una nuova destinazione missionaria. La Missione è partire: “Benedetto sia il Dio di ogni consolazione!” (cf 2 Cor 1,3)
L'opportunità di accompagnare e animare il nostro Istituto in questo ministero è stata una sfida e, allo stesso tempo, un grande dono di Dio. Per questo ripeto con l'apostolo Paolo: "Benedetto sia Dio... Padre di ogni consolazione".
Nella Direzione Generale ho trovato un clima di fraternità e di collaborazione, di responsabilità ed entusiasmo, tipico dello spirito di famiglia voluto dal Fondatore, il Beato José Allamano.
Ringrazio Padre Stefano Camerlengo per la fiducia e anche gli atri membri del Consiglio Generale, il Segretario Generale, l'Amministratore e la comunità della Casa Generalizia per il sostegno, la comprensione e la collaborazione.
Ringrazio in particolare ciascuno dei miei fratelli in missione, i superiori di circoscrizione e le comunità presenti in Asia, Africa, Europa e America. Un ringraziamento a ciascuno di voi che mi avete accompagnato in questo cammino, in particolare alla mia famiglia che è venuta a trovarmi nei giorni scorsi e alla comunità di Buriti, il mio paese natale, che è sempre nel mio cuore. Su tutti imploro le abbondanti benedizioni di Dio!
Durante questo servizio ho avuto la grazia di conoscere meglio la storia e la realtà attuale del nostro Istituto, la vita e l'opera del Fondatore, il nostro carisma e la nostra identità, i limiti e le possibilità della missione ad gentes vissuta e testimoniata da missionari coraggiosi distribuiti in molti contesti e realtà. È Dio l’artefice della missione, «che ci consola in tutte le nostre tribolazioni, affinché anche noi possiamo confortare coloro che si trovano in qualunque tribolazione, attraverso il conforto con cui noi stessi siamo consolati da Dio». (2 Cor 1,4)
Mosso dalla passione per Cristo e per l'umanità, ho cercato di mantenere la fedeltà e, soprattutto, la speranza, che non viene mai meno. Nonostante le sfide, la nostra vita è Missione. Come discepoli servitori, siamo chiamati ad essere sale della terra e luce del mondo; sacramento della misericordia, della consolazione e della pace. Non aspettatevi nient'altro da noi.
In breve, è stato un tempo di grazia, di crescita e di molte benedizioni per me e la mia famiglia religiosa. Per quanto riguarda i limiti e le difficoltà, chiedo umilmente perdono per gli errori e le incomprensioni. Al nuovo Superiore generale, padre James Lengarin, e ai compagni del Consiglio, auguro saggezza e coraggio per continuare ad animare e accompagnare il nostro Istituto nei prossimi anni.
Con la sensazione di aver compiuto il mio dovere, ripeto: Sia benedetto Dio per tutto! Possano la Madre Consolata e i nostri santi ispirarci e proteggerci.
Roma, 23 agosto 2023
*Jaime Patias è un missionario della Consolata del Brasile