Monsignor Francisco Javier Múnera Correa, Missionario della Consolata e Arcivescovo di Cartagena de Indias, Colombia, il 11 febbraio ha compiuto il suo 25° anniversario di ministero episcopale.

La celebrazione gioiosa e fraterna si è svolta sabato 10 febbraio, nella parrocchia Madre delle Missioni, del quartiere di Modelia (Bogotá, Colombia) al suono di tamburi, tastiere e chitarre; il beato Giuseppe Allamano e María Consolata erano molto presenti nell’aria.

Alla tavola dell’eucaristia, Mons. Francisco è stato accompagnato, come pellegrino in processione, da alcune delle sue famiglie: membri della famiglia episcopale; della famiglia dei Missionari della Consolata e anche da Carlos Alberto, della sua famiglia di origine. Lui ha avuto parole di ringraziamento per tutti questi che, in diverso modo, lo hanno accompagnano nel suo cammino missionario.

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In questa occasione è bene ricordare alcune parole del rimpianto Mons Luis Augusto Castro Quiroga IMC che il 16 maggio 2013 diceva: "così come voi mettete al servizio della missione i vostri due occhi, i vostri due piedi, le vostre due mani, tutto il vostro essere; allo stesso modo la vita episcopale vi chiede di mettere al servizio della vostra missione due passioni: quella per Gesù Cristo inviato perché tutti abbiano la vita e la passione e l'amore per il popolo che vi è affidato come buon pastore".

Il video che segue racconta come è stata vissuta questa giornata speciale, ringraziando e celebrando la traiettoria umana, religiosa, missionaria ed episcopale di monsignor Francisco.

In un messaggio social l'arcivescovo di Cartagena ha espresso la sua gratitudine a tutti coloro che hanno festeggiato con lui: "...una gratitudine immensa alla mia cara famiglia della Consolata che in questo giorno mi ha accompagnato con il ricordo, l'affetto e le preghiere. Allo stesso modo ringrazio i giovani in formazione che erano presenti, le Missionarie della Consolata, i confratelli della casa provinciale, il superiore regionale, p. Venanzio Mwangi e il suo consiglio, la Parrocchia Maria madre delle missioni. Il Signore vi ricompensi per la vostra gentilezza. Un abbraccio fraterno e abbondanti benedizioni. Fratello e servitore, Francisco Javier".

Poi rivedere di seguito l'intervista che padre Salvador Medina, IMC, ha realizzato con monsignor Francisco Múnera nel 2021 prima del suo insediamento come arcivescovo di Cartagena de Indias.

* Con informazione del Gruppo di comunicazione IMC di Bogotà

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Tutti siamo sorpresi per l’impresa della nazionale della Costa d’Avorio che è riuscita ad andare in finale della Coppa d'Africa 2024. La sfida decisiva si terrà domenica 11 febbraio nella capitale Abidjan contro la Nigeria. Quest’ultima è senz’altro la squadra favorita, dovrà giocarsela alla pari con la squadra ivoriana che potrà contare sull’arrivo di un grande rinforzo: stiamo parlando di Padre Stefano Camerlengo, IMC, che atterrerà nella Capitale del Paese degli elefanti proprio questo sabato, 10 febbraio, la vigilia della grande inaspettata finale.

Nonostante le sue innegabili doti calcistiche, - confermate da chi lo conosce bene dai tempi del seminario - la sua "partita" si giocherà altrove, non nello Stadio All'Alassane Ouattara di Abidjan, sede della finale vera e propria, ma più precisamente nei diversi “campi” di missione che Dio ha affidato ai Missionari della Consolata nel nord del Paese, dove la maggioranza della popolazione è musulmana. A differenza di una partita di calcio, la sfida della missione durerà molto di più di 90 minuti... saranno anni…

Come un pellegrino della missione ad gentes, dopo 18 anni di generosa dedizione e servizio nella Direzione Generale, a 67 anni di età e 40 di sacerdozio, Padre Stefano riparte pieno di entusiasmo ed energia e molto bene “allenato” da questi anni di servizio all’Istituto, per continuare a condividere la gioia del Vangelo e il carisma della Consolazione ereditato dal Beato Allamano.

Prima della sua partenza, in un'intervista rilasciata al Segretariato Generale per la Comunicazione, Padre Stefano ha lanciato questo messaggio.

Vedi il video realizzato da Fratel Adolphe Mulengezi

Messa d'invio per la Costa d'Avorio

Nella Messa di saluto e di invio missionario celebrata il venerdì 09 febbraio, nella comunità di Casa Generalizia, padre Stefano ha condiviso i sentimenti che porta nel cuore. Ha fatto memoria di tutti i missionari che ha incontrato in tutti questi anni e ringraziato i Signore per il dono che sono stati per lui e l’insegnamento ricevuto per la sua vita. Il cambiamento all’inizio è stato uno spaesamento, dopo così tanti anni, ma poi si vive una spogliazione per amare e vivere dell’essenziale, l’amore per il Signore e per la gente. L’amore per la Madonna, che lo ha sempre accompagnato e protetto nel suo mandato a servizio dell’Istituto, anche in questo frangente è fonte di ispirazione. Sono tre gli atteggiamenti che Maria mi insegna, ha detto nell’omelia. Il primo: “avvolgere nelle fasce della tenerezza e della misericordia le persone che incontrerò, come Maria – ha continuato padre Stefano – che nella capanna ha avvolto nelle fasce il Bambino Gesù. Secondo, la capacità di custodire nel cuore le ispirazioni della Parola di Dio e poi, cercare di fare sempre “quello che il Signore mi dirà”, facendo mio l’esortazione che Maria ha ricolto ai servitori del banchetto di Cana. Sono tre atteggiamenti - ha concluso padre Stefano - con i quali cercherò di vivere la Missione in Cosa d’Avorio”.

Leggi l'omelia integrale di P. Stefano

Accompagneremo padre Stefano con la preghiera, affinché possa realizzare questi suoi propositi. Dunque “palla al centro”, auguri e preghiere per l’inizio della "partita" della missione.

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La comunità  IMC della Casa Generalizia a Roma accompaga Padre Stefano con la preghiera e sostegno.

Breve biografia

Nato a Morrovalle - Macerata l'11 giugno 1956, Padre Stefano Camerlengo è entrato in seminario a Varallo Sesia nel 1978, ha compiuto gli studi teologici a Torino e Roma, presso l’Università Gregoriana, ed è stato ordinato sacerdote il 19 marzo 1984 a Wamba, nell’attuale Repubblica Democratica del Congo, dove ha lavorato a più riprese, disimpegnandosi bene come parroco, formatore nel seminario e Superiore regionale. Nel suo percorso, ha lavorato in Italia nell’animazione missionaria vocazionale. Dal 2005 al 2011 ha svolto l'incarico di Vice Superiore Generale e dal 2011 al 2017 è stato Superiore Generale.

Nella Costa d'Avorio, i missionari della Consolata sono presenti dall’inizio del 1996 dove attualmente lavorano 19 missionari nelle diocesi di Odienne e di San Pedro e nell’archidiocesi di Abidjan.

* Padre Jaime C. Patias, Comunicazione IMC Roma.

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“La nostra Famiglia: l’Amore fraterno”, è il tema del Messaggio del Superiore Generale, Padre James Bhola Lengarin, in occasione della Festa del Beato Giuseppe Allamano il 16 febbraio.

“Dopo la celebrazione del XIV Capitolo Generale, e dopo le assemblee continentali post-capitolari, si stanno svolgendo le Conferenze di Circoscrizioni per pianificare la vita e la missione per i prossimi sei anni. Come partecipante e attento ascoltatore di queste assemblee e conferenze, sono stato colpito dal costante riferimento a uno dei valori più importanti che l’Allamano ha trasmesso a noi, suoi figli: l’amore fraterno come una priorità fondamentale e inderogabile per diventare una famiglia di consacrati”, afferma il Superiore nel suo Messaggio, che pubblichiamo integralmente di seguito.

La Nostra Famiglia: l’Amore fraterno

Nell’Istituto, famiglia riunita nel nome del Signore, tutti si sentono e si accolgono come fratelli (cfr. Rom 15,7), si interessano gli uni degli altri, vivono la missione in unità di intenti, fanno proprie le gioie, sofferenze e speranze dell’Istituto. Questa comunione è “l’anima e la vita” della nostra Famiglia (Cost. 15)

Le due Direzioni Generali, IMC e MC, hanno scelto il Beato Giuseppe Allamano come Protettore per il triennio 2024 - 2026.

Questa scelta è stata motivata da due ragioni: in primo luogo, per la gioia e le aspettative riposte sul processo di canonizzazione del nostro Padre Fondatore, giunto oramai alle sue fasi conclusive. Tutti speriamo e preghiamo che al più presto possiamo arrivare alla meta tanto sospirata della canonizzazione. Ed è proprio per prepararci bene a questo grande evento, che abbiamo previsto un tempo sufficientemente lungo per rinnovarci, attingendo alle ricchezze spirituali del nostro Padre attraverso uno studio approfondito e sistematico della sua vita, delle sue attività e dei sogni che portava nel cuore per il futuro della nostra famiglia.

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Missionari e Missionarie della Consolata nella cappella della Casa Madre MC a Torino. Foto: Gigi Anataloni

In secondo luogo, nello stesso triennio ci prepareremo anche al centenario della morte del nostro Padre che si celebrerà il 16 febbraio 2026. Cento anni sono trascorsi dalla sua scomparsa, eppure continuiamo a sentirlo vicino, con la sua presenza paterna e con la responsabilità di mantenere viva l’eredità del suo esempio di vita sacerdotale ricca di umanità, di zelo per le anime, di spiritualità profonda che ci ha consegnato, da rendere attuale nella vita e nella missione. Siamo infatti convinti che fare memoria delle nostre radici è l’unica garanzia di futuro per la nostra famiglia missionaria.

Dopo la celebrazione del XIV Capitolo Generale, e dopo le assemblee continentali post-capitolari, si stanno svolgendo le Conferenze di Circoscrizioni per pianificare la vita e la missione per i prossimi sei anni. Come partecipante e attento ascoltatore di queste assemblee e conferenze, sono stato colpito dal costante riferimento a uno dei valori più importanti che l’Allamano ha trasmesso a noi, suoi figli: l’amore fraterno come una priorità fondamentale e inderogabile per diventare una famiglia di consacrati.

Il padre Allamano amava ripetere: “Ci vuole fuoco per essere Apostoli” (VS 460). Esprimeva bene quello ‘spirito’ che doveva animare i suoi figli. Era lo stesso fuoco che ardeva in lui e l’aveva spinto a fondare l’Istituto. Se non si arde, non si fa nulla: “Il fuoco è lo zelo, ‘carattere proprio del Missionario’, per il quale diventano nostre le parole di Paolo, l’Apostolo delle genti: ‘Tutto faccio per il Vangelo’ (1 Corinzi 9, 23). L’Allamano ne rafforza l’enfasi: ‘Tutto, tutto! Mi spenderò e mi sacrificherò’.

L’amore per il fratello è la strada maestra per giungere all’unione con Dio e alla santità. Proprio in questa reciprocità dell’amore si sperimenta la presenza e l’unione con Dio e la comunità nella vita consacrata diventa allora lo “spazio umano abitato dalla Trinità, che estende così nella storia i doni della comunione propri delle tre Persone divine” (Vita Consecrata 31).

Carissimi fratelli, Giuseppe Allamano ha ricevuto dal Cielo il mandato di fondare un istituto missionario a lui particolarmente caro e per il quale ha dato tutto, provando gli stessi sentimenti di attaccamento ai missionari che Paolo aveva verso i Filippesi chiamandoli “figli miei carissimi e tanto desiderati” (cfr. 4, 1). Di conseguenza, per lui è stato fondamentale “lo spirito di famiglia”, fondato sull’aiutarsi reciprocamente, portare i pesi gli uni degli altri, lasciandoci sostenere e accompagnare dai fratelli, come ci insegna la Parola di Dio e la vita delle prime comunità cristiane.

Padre Piero Trabucco nei suoi appunti degli esercizi spirituali ci ricorda che: “La comunità costituisce un importante aiuto alla fedeltà. In essa il missionario si sente accolto come discepolo impegnato a seguire il Maestro e trova abbondanza di mezzi che gli facilitano il cammino di crescita in tutte le dimensioni della sua vita. È Dio stesso che mi ha fatto dono dei fratelli, perché mi sorreggano nell’itinerario di fedeltà a Dio seguendo la specifica vocazione che ho ricevuto con il carisma del Fondatore. La presenza di questi fratelli è per ciascuno una forza, una garanzia e un’autentica fortuna. Tocca a noi valorizzare al massimo la comunità, usufruendo dei tanti mezzi che offre. Non è difficile elencarli: la preghiera comune, la comunione d’anima, l’Eucaristia, la Parola di Dio, la correzione fraterna, i momenti di svago”.

La vita comunitaria IMC è la “domus nostra et locus sanctificationis nostrae, ubi laudaverunt te patres nostri”. (la nostra casa è il luogo della nostra santificazione, dove i nostri padri ti hanno lodato, (Vulgata, Isaia 64, 11).

Avvolti dal calore umano, nella comunità, si realizza il piccolo progetto di vita assegnato ad ognuno dalla Provvidenza per partecipare pienamente al grande progetto divino.

È un cammino di santità certamente non limitato alle persone consacrate e alle fraternità religiose, ma di tutti. Novo Millennio Ineunte (NMI) vi dedica l’intero capitolo IV, e lo propone vivamente a tutta la Chiesa, come qualcosa voluto da Dio e rispondente alle attese del mondo: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia. Prima di programmare iniziative concrete, occorre promuovere una spiritualità della comunione” (NMI, 43). Tutto questo scaturisce dall’amore: ‘Bisogna avere tanta carità da dare la vita. Amare il prossimo più di noi stessi, dev’essere il programma di vita del Missionario’ (VS 461).

“La comunità è una famiglia. Vedete: la festa della santa Famiglia venne istituita per onorare insieme Gesù, Maria e Giuseppe, come componenti una famiglia: il modello delle famiglie. Certamente Leone XIII nell’istituire tale festa ebbe di mira le famiglie cristiane, ma volle pure che su questo esempio si formassero le famiglie religiose” (VS 343).  “S. Pietro, nella sua prima lettera, scrive: soprattutto abbiate perseverante l’un verso l’altro la mutua carità. Considerate ogni parola: carità vicendevole, carità continua, carità prima d’ogni altra cosa” (VS 404).

Carissimi, faccio eco a queste parole del nostro Padre Fondatore, invitandovi appassionatamente a vivere la carità fra di noi ad ogni costo. Perché: Siamo una “famiglia” in cui tutti si accolgono come fratelli, s’interessano gli uni degli altri, vivono la missione in unità d’intenti, fanno proprie le gioie, sofferenze e speranze di tutto l’Istituto, con un forte senso di appartenenza (cfr. Cost 15) nella forma della vita religiosa consacrata e nella professione dei consigli evangelici. Questo impegno è da noi concretizzato nella fraternità ad vitam per la missione, che per l’Allamano è un ideale tanto grande da essere assunto con radicalità e totalità, orientando tutto a esso: esistenza, spiritualità, scelte e attività (cfr. XIV CG, 26)

In un mondo che sta andando in frantumi, se non difendiamo i valori lasciatoci dal nostro Fondatore, saremo senza radici e non riusciremo e trasmettere calore umano e portare la consolazione. Mentre la missione andrà avanti, camminando con i popoli, a fianco della povera gente, nella realizzazione di progetti e nella cura pastorale, mai dovremmo dimenticarci dell’avvertimento di San Paolo: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova”. (1 Corinzi 13,1-3)

Se ogni famiglia nasce come attuazione di un progetto d’amore, noi crediamo che l’Istituto, che il Beato Allamano ha fondato 123 anni fa, non sia altro che l'attuazione di un tale piano. Era sua intima convinzione che l'Istituto doveva essere e rimanere sempre "famiglia", se non voleva perdere la propria identità.

Non diamo mai per scontato questo insegnamento del nostro Padre, sul volerci bene, sullo “spirito di famiglia” che è sintetizzato in alcune sue convinzioni che tutti conosciamo bene e che, all’inizio del “triennio del Fondatore”, voglio ribadire:

“L'Istituto non è un collegio, neppure un seminario, ma una famiglia. Siete tutti fratelli; dovete vivere assieme, prepararvi assieme, per poi lavorare assieme per tutta la vita. Nell'Istituto dobbiamo formare una sola cosa, una pasta sola» (VS 405); «Com'è bello starcene tutti assieme, non come statue in un museo, non come dei carcerati, ma come fratelli in una stessa casa, formanti una stessa famiglia!” (VS 406).

Facendo memoria del nostro Fondatore vi auguro di essere come il pane spezzato per gli altri, ciascuno dando il proprio contributo per vivere un autentico amore fraterno nelle nostre comunità.

Carissimi missionari, affidiamo alla Consolata il cammino di questo triennio e anche la nostra preghiera costante e intensa per la canonizzazione del suo amatissimo figlio, Giuseppe Allamano, nostro beato Fondatore.

Un ricordo speciale va ai nostri missionari anziani e ammalati, che ringraziamo, perché vivono l’amore fraterno, al cuore della nostra Famiglia Missionaria, intercedendo per tutti noi, con la preghiera e la loro sofferenza.

Buona Festa del nostro Fondatore a ciascuno di voi.

A tutti auguro una buona Quaresima, che ci prepari ad abbracciare il Risorto!

Dar es Salaam, 3 febbraio 2024

* Padre James Bhola Lengarin, IMC, Superiore Generale

La novena del Beato Giuseppe Allamano inizia il 7 febbraio e si conclude il 15 febbraio, giorno precedente a quello in cui lui nacque al cielo. Giuseppe Allamano ha fondato i Missionari (1901) e le Missionarie (1910) della Consolata per l’annuncio del Vangelo ai non cristiani. Facendo questa novena, impariamo dagli esempi della sua vita e chiediamo la sua intercessione.

1° Giorno - Il Signore mi chiama oggi

La mia più grande consolazione è di aver sempre fatto il possibile per seguire la vocazione che il Signore mi aveva data. Da giovane avevo due fratelli: uno studiava medicina e l'altro legge; volevano che studiassi anch'io come loro. Ma io ho risposto: No, io voglio essere sacerdote! Volevano almeno che prendessi la licenza liceale e Mons. Gastaldi non era contrario. Ho guardato un poco i loro libri, e poi mi sono stufato e ho detto: Adesso il Signore mi vuole, chi mi assicura che da qui a tre anni il Signore mi chiamerà di nuovo? E ho fatto gli studi in seminario e sono contento. Dovrei stare in ginocchio tutta la vita con la testa china, per ringraziare il Signore della vocazione. (Allamano) 

Riflessione e proponimento

  • · Signore, che cosa vuoi da me oggi? Allarga il mio cuore affinché sia sempre pronto a fare ogni giorno la tua volontà.
  • · Dammi, Signore, una determinazione simile a quella del Beato Allamano nella realizzazione della vocazione che mi hai dato, segno del tuo amore per me.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria.

Beato Giuseppe Allamano, prega me.

2° Giorno - Nel tuo nome getterò le reti

Dieci anni fa avevo incorso una gravissima malattia che mi portò fino alle porte del paradiso, donde fui ricacciato qui in terra, perché non ne ero ancora degno; il nostro Card. Arcivescovo veniva a trovarmi quasi tutte le sere, e siccome avevamo già parlato di questa istituzione, gli dissi: - Sicché ormai all'Istituto penserà un altro. E lo dicevo contento, forse per pigrizia di non sobbarcarmi ad un tale peso. Egli però mi rispose: No, guarirai, e lo farai tu. E sono guarito. Andai poi a Rivoli, e là, il giorno di S. Fedele da Sigmaringa (di cui sono sempre devoto in modo speciale dal Seminario) posi sull'altare una lunga lettera in cui si decideva la fondazione: celebrai la Messa in onore del Santo, indi andai a impostare la lettera che inviavo al Cardinale Arcivescovo. (Allamano) 

Riflessione e proponimento

  • · Chiediamo al Signore che accresca la nostra fede e fiducia in Lui che è nostro Padre provvidente. Ho fiducia nel Signore nei momenti difficili della mia vita?
  • · Donami, Signore, di imitare la grande fede del Beato Allamano in ogni situazione della vita.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria.

Beato Giuseppe Allamano, prega me.

3° Giorno - Per più di un mese la “Consolatina” rimase chiusa e vuota

Partiti i primi missionari per l’Africa, partirono anche subito per le loro case i pochi rimasti, così la piccola casa madre (Consolatina) rimase vuota; dopo alcuni giorni ho chiuso la porta, mi sono messo le chiavi in tasca, le presentai alla Consolata e, pregando ogni giorno ai suoi piedi, le dissi che l’opera era sua, le chiavi erano sue, le missioni erano state da lei volute, che pensasse lei ad ispirare vocazioni missionarie, a riaprire la casa. Così nella preghiera io passavo tranquillamente i miei giorni aspettando divedere ciò che la SS. Consolata avrebbe fatto per le sue missioni. Però avendo anche un po’ di trepidazione per i cari missionari partiti, temevo di non potere poi presto aiutarli con altro personale. Ed ecco che subito dopo otto nuovi missionari sono entrati in questo Istituto. (Allamano)

Riflessione

  • Sono convinto che l’adesione alla volontà di Dio mi dia la forza per superare i momenti difficili che sembrano non avere una via d’uscita. Ripenso ad alcune istanze in cui  mi sono forse trovato nella situazione del Beato Allamano…
  • Come affronto, nella preghiera, le situazioni difficili della mia vita?

Padre nostro, Ave Maria, Gloria.

Beato Giuseppe Allamano, prega per me.

4° Giorno - Voglio roba scelta

Ricordo la visita che ci fece il Cardinal Cagliero, da poco giunto dalle missioni d’America. Egli si intrattenne con la comunità in salone e fra l’altro ci spronava a fare un po’ di propaganda presso le nostre amiche e conoscenze affinché si decidessero ad entrare nell’Istituto perché le missioni avevano bisogno di apostole; e così dicendo ci insegnava anche il modo e il discorsetto da fare. Noi eravamo tutte raggianti e piene di entusiasmo a tali incitamenti; ma presto il nostro entusiasmo si calmò perché il Padre, un po’ scostato dietro il cardinale ci faceva un segno negativo con il dito e col capo e le sue labbra sussurravano un ‘no, no, no’. In conferenza poi ci disse “Ogni spirito… ma questo non è il nostro spirito”. (Una Missionaria)

In seguito l’Allamano commentò: avete sentito cosa ha detto il Cardinale della propaganda? Secondo lui bisogna far venire tutti! Adagio… Tutti i giorni ci sono delle domande; io ne accetto poche. Mi dicono che non le voglio; non è vero; io le provo. Voglio roba scelta!

Riflessione

  • Riesco a vivere nella mia vita lo “stile” dell’Allamano: roba scelta, pochi ma di prima qualità, non il numero ma la qualità? Come posso esprimere questo suo “stile”?
  • Quale segno del dito farebbe il Beato Allamano oggi, guardando al mio agire quotidiano?

Padre nostro, Ave Maria, Gloria.

Beato Giuseppe Allamano, prega per me.

5° Giorno - La messa era il centro della sua giornata sacerdotale

Il Canonico Allamano era sacerdote di grandi virtù sacerdotali. Era ammirabile nella pietà, che rifulgeva in modo speciale nella celebrazione della S. Messa. Nessuna cosa od occupazione lo dispensava da una buona preparazione e da un fervoroso ed accurato ringraziamento, che spesso prolungava fino all'ammirazione di quanti lo avvicinavano.

Per conto mio attesto che mi sono formato allo spirito ecclesiastico anche solo nel mirarlo a celebrare la S. Messa, nel vedere la sua compostezza e fervore mentre pregava.

La Messa celebrata da lui era veramente un mistero d'amore. All'elevazione era mia abitudine guardarlo, perché gli veniva sempre un sorriso sincero come se sorridesse a qualcuno. Ho notato che nella celebrazione sembrava un angelo. (Testimoni) 

Riflessione

  • · Com’è la mia Messa? La considero il centro, fonte e culmine della mia vita?
  • · Signore, dammi un cuore eucaristico, traboccante d'amore per te e per i miei fratelli e sorelle!

Padre nostro, Ave Maria, Gloria.

Beato Giuseppe Allamano, prega me.

6° Giorno – Sentirci figli e figlie della Madonna

La pietà mariana non è solo garanzia di predestinazione, ma anche di santificazione. Chi vuole giungere alla santità senza la Madonna, vuol volare senza ali. Più ricorriamo a Lei per avere grazie e santità, e più facciamo piacere a nostro Signore. Tutti i santi furono devoti della Madonna. La più bella omelia di S. Girolamo è quella sulla Madonna. Non avrei mai creduto che questo santo piuttosto rustico fosse tutto tenerezza nel parlare di Lei. S. Bernardo dice che la Madonna è fonte e canale. È fonte di grazia, basta andare a prenderla; ed è canale, perché tutte le grazie passano da Lei. Ciò che Dio può per onnipotenza, la Madonna può con la preghiera. La Madonna è onnipotente per grazia. In Dio e con Dio può tutto. È tesoriera e dispensatrice di tutte le grazie. Al dire dei santi, Ella è l’onnipotenza supplichevole. (Dagli insegnamenti dell’Allamano)

Riflessione

  • Quale posto ha la Madonna nella mia vita? Nutro per lei una fiducia simile a quella dell’Allamano?
  • Quali espressioni di devozione mariana prediligo e perché? Come posso migliorare il mio rapporto con la Madre di Gesù?

Padre nostro, Ave Maria, Gloria.

Beato Giuseppe Allamano, prega per me.

7° Giorno - Quel coretto sia la nostra gioia

L’Allamano faceva frequenti e lunghe visite a Gesù Sacramentato dai coretti del Santuario e, durante le medesime, si intratteneva in fervida preghiera. Anche alla sera, prima del riposo, di quando in quando si recava dai coretti a fare la visita. Così che quando io lo cercavo e non lo trovavo in camera o nel suo confessionale, ero certo di trovarlo in preghiera nei coretti del santuario, che gli offrivano, data la loro ubicazione, situati a pochi passi dalla sua camera, l’occasione propizia di espandere il suo cuore dinnanzi a Gesù Sacramentato, e trattenersi con Lui in fervido colloquio. (C. Scovero)

“Va sul coretto che dà nel santuario e fa compagnia alla SS. Consolata e a Gesù Sacramentato. Quando sono libero ti faccio chiamare” (G. Cravero)

Riflessione

  • Il Fondatore si è creato i suoi luoghi di preghiera. Quali sono i miei? Quanto li frequento? Sono convinto che senza preghiera non ci può essere vera vita cristiana?
  • Esiste anche nella mia vita una speciale predilezione per l’Eucaristia e la Madonna Consolata?

Padre nostro, Ave Maria, Gloria.

Beato Giuseppe Allamano, prega per me.

8° Giorno – Un sospiro di soddisfazione…

Avendo noi detto al Papa che il nostro apostolato non consiste soltanto nei catechismi, ma che, come introduzione e in parallelo ad esso, ci occupavamo pure della salute e del progresso materiale degli africani, sia con le cure degli ammalati, sia con l’abituarli al nostro tipo di lavoro, Sua Santità diede un sospiro di soddisfazione: “Ma bene, ma bene, fateli laboriosi e saranno anche dei buoni cristiani”.

In seguito l’Allamano commentava: “Noi non abbiamo fatto altro che mettere in pratica il consiglio datoci da S. S. Papa Pio X nelle udienze concesseci. Fu lui l’ispiratore, fu lui che insistette che i missionari non si accontentassero di evangelizzare, battezzare, ma prima di tutto lavorassero la terra insegnando l’agricoltura agli indigeni” (F. Gaberutti).

Riflessione

  • Il metodo apostolico dei primi missionari della Consolata si riflette oggi il metodo della “nuova evangelizzazione”: annuncio dell’amore di Dio che salva e dono di sé al prossimo, particolarmente ai più poveri.
  • Come posso applicare il metodo voluto dall’Allamano alla mia vita di ogni giorno?

Padre nostro, Ave Maria, Gloria.

Beato Giuseppe Allamano, prega per me.

9° Giorno – Santità di vita

«È certo che io ebbi fin da principio l'impressione di aver veduto e parlato con un santo, parlando e vedendo e trattando col can. Allamano. […]. Ho veduto in lui non la santità delle cose straordinarie, che è piuttosto la santità “ad extra”, ma la “vera santità”, cioè quella interna, personale, che si manifestava all'esterno nella decorosa nobiltà del portamento, congiunta con modestia e umiltà; gravità nell'incedere senza fasto o rudezza o rigidità; graziosità sobria nel parlare, temperanza nei gesti, riverenza nel trattare con tutti, temperanza nel ridere, nel discorrere e tutto con la più grande naturalezza, e non solo qualche volta, ma continuamente, in ogni circostanza, con qualunque persona, in ogni luogo. […].

Sembrava che avesse davvero l'aureola della santità attorno a sé, ché difatti da tutta la sua persona traspariva come un fluido spirituale, e all'esterno veniva rispecchiata la grandezza, la bellezza, lo splendore della sua anima. Ma come fare a descriverlo? Bisogna averlo veduto! Chi l'ha veduto ha visto un uomo tutto di Dio […]. Sapeva di essere nipote di un santo [Giuseppe Cafasso] e voleva ad ogni costo essere santo anche lui, diceva, e ci riuscì» (G. Cravero)

Riflessione

  • Giuseppe Allamano credeva che la santità fosse la prima e vera vocazione di ogni cristiano. Come vivo io la chiamata alla santità? Uso tutti i mezzi per raggiungerla?
  • “Essere straordinari nelle cose ordinarie”: questo fu il suo segreto. Qual è il mio?

Padre nostro, Ave Maria, Gloria.

Beato Giuseppe Allamano, prega per me.

Preghiera per chiedere la canonizzazione del Beato G. Allamano

Dio nostro Padre,
ti ringraziamo per aver annoverato
Giuseppe Allamano tra i Beati della Chiesa.

Egli ha fatto risplendere tra di noi
la tenerezza della tua paternità;
ha onorato Maria Consolata
come madre piena d’amore
e ispiratrice della Missione tra i popoli.

Ti chiediamo ora di donare alla Chiesa
la gioia di venerarlo tra i santi
come testimone esemplare
dell’annuncio di Gesù e del suo vangelo.

Umilmente ti supplichiamo
di esaudire per sua intercessione
quanto il nostro cuore, con fiducia, ti chiede.
Per Cristo nostro Signore.

Amen.

Con l'obiettivo di preparare la quinta Conferenza che si terrà il prossimo aprile 2024, si sono riuniti a San Pedro, la capitale della Costa d’Avorio, dal 22 al 29 di gennaio, gli undici missionari di sei nazionalità (Italia, Mozambico, Kenya, Uganda, Tanzania e Argentina) che lavorano in Costa d’Avorio.

Nella tradizione dell'Istituto, fino un anno dopo il Capitolo Generale, ogni circoscrizione (gruppo, delegazione o regione) deve realizzare ciò che si conosce con il nome di Conferenza. Lo scopo è quello di contestualizzare i frutti del Capitolo Generale che si celebra ogni sei anni. Nel capitolo, oltre all’elezione del Superiore Generale e del suo Consiglio, si riflette sulla vita e la missione ad gentes; si valuta il cammino percorso; si prendono decisioni sull'organizzazione e si proietta il futuro con creatività e rinnovato slancio missionario.

I missionari della Consolata sono presenti nella Costa d'Avorio dall’inizio del 1996 e attualmente lavorano nelle diocesi di Odienne e di San Pedro e nell’archidiocesi di Abidjan. Dopo i suoi 28 anni di storia, la delegazione IMC della Costa d'Avorio terrà la sua quinta Conferenza con la partecipazione della Direzione Generale.

L'Assemblea di quest'anno è iniziata con un ritiro orientato dal Padre John Baptist Okaro, formatore nel seminario IMC e membro del Consiglio di delegazione. Nella sua riflessione dal titolo “Tutto per il Vangelo”, ispirata nella prima lettera di San Paolo ai Corinzi (9,16-23), il Padre Okaro si è soffermato su tre punti principali.

In primo luogo, ha delineato il significato di “Tutto per il Vangelo” che –spiega– comprende cinque aspetti importanti: lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, come fece l'Apostolo Filippo (cf. Atti 8, 26-40); avere Cristo al centro della propria vita; uscire e incontrare l'altro; vivere il triplice aspetto dell’ad gentes (cioè, ad pauperes: ai poveri; ad vitam: per tutta la vita; ad extra: fino alle estremità della terra) e la santità di vita. E poi ha chiesto a tutti i missionari presenti di dare un significato personale a queste parole dell’Apostolo Paolo.

Continuando la sua riflessione ha sottolineato alcune sfide contemporanee che dobbiamo affrontare nel vivere il Vangelo come religiosi e soprattutto come missionari. Queste sfide includono l'individualismo, il favoritismo, la mancanza di creatività, la comodità con lo status quo, la “sindrome di Giona”, il chiudersi nei fallimenti o nei risultati.

Padre Okaro ha continuato dando orientamenti o vie da seguire per rispondere alla sublime vocazione missionaria nonostante le sfide: in primo luogo, non bisogna perdere la memoria del primo incontro con Cristo, le radici della propria vocazione missionaria; e poi coltivare uno spirito che ci spinge ad andare altrove e muoverci verso altre realtà sconosciute.

Dopo questa giornata di spiritualità e la valutazione della Conferenza Continentale tenutasi a Bunju, in Tanzania, dal 4 al 9 dicembre 2023, guidati dalla Commissione preparatoria della Conferenza e dal superiore regionale, il padre Matteo Pettinari, i missionari hanno studiato e analizzato insieme gli Atti del XIV Capitolo Generale che si è tenuto a Roma nei mesi di maggio e giugno 2023 e anche valutato i risultati della precedente Conferenza della delegazione che si da parte del Superiore, il Padre Matteo Pettinari, era celebrata nell’anno 2018.

* Padre Boniface Oohieng Mtanda, IMC, missionario nella Costa d’Avorio. Pubblicato nel Portale Consolata Africa.

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