Nel paese latinoamericano, tra repressione e commedia
La trasmissione si chiama Con Maduro+ e viene trasmessa tutti i lunedì alle cinque del pomeriggio. Il conduttore è lo stesso Nicolás Maduro, il controverso presidente del Venezuela.
Nella puntata dello scorso 2 settembre Maduro ha fatto un annuncio importante (ma non sorprendente per il personaggio): l’anticipo del Natale 2024 al primo di ottobre. Non è la prima volta che Maduro gioca la carta dell’anticipo delle festività del Natale. Lo aveva fatto anche nel 2020 anticipandole al 15 ottobre e nel 2021, al 4 ottobre.
La mossa ha una doppia valenza: politica (ingraziarsi la popolazione) ed economica (dare una scossa al sistema). Nelle settimane che precedono il Natale, il governo venezuelano è, infatti, solito aumentare aiuti e bonus, ai dipendenti statali attraverso il cosiddetto «aguinaldo» (una sorta di tredicesima), ai più poveri tramite le «cajas Clap», le scatole di alimenti essenziali.
L’annuncio sul Natale è stato dato poche ore dopo un altro, quello del mandato di cattura per Edmundo González Urrutia, il candidato dell’opposizione nelle elezioni dello scorso 28 luglio.
Secondo il Consiglio elettorale nazionale (Cne), le elezioni sarebbero state vinte da Maduro, mentre secondo l’opposizione e gran parte della comunità internazionale il vincitore (con ben il 67 per cento dei voti) è Edmundo González. Questi, lo scorso 7 settembre, ha lasciato il Paese latinoamericano e chiesto asilo politico in Spagna.
«Particolarmente preoccupante – ha scritto in uno dei suoi messaggi la Conferenza episcopale venezuelana (Cev) – è la persecuzione a cui sono sottoposti i rappresentanti dei seggi elettorali, comunicatori sociali, il candidato più votato e leader dell’opposizione, in palese contraddizione con i principi di pluralismo politico e di indipendenza dei poteri pubblici garantiti dalla Costituzione e dalle leggi della Repubblica».
Nelle settimane successive alle elezioni il governo ha represso con forza le proteste mettendo in carcere almeno duemila persone, tra cui anche molti minori. Le aspettative sono diventate più cupe con la nomina, lo scorso 27 agosto, di Diosdado Cabello Rondón, politico potente e temuto, a ministro dell’Interno (della Giustizia e della Pace, secondo la denominazione completa).
Il suo operato è iniziato con la scoperta di un presunto complotto straniero per assassinare Maduro e rovesciare il regime. L’operazione ha comportato l’arresto – lo scorso 14 settembre – di sei persone: tre statunitensi, due spagnoli e un ceco. Il ministro venezuelano ha accusato i servizi segreti degli Stati Uniti (la Cia) e della Spagna (il Cni).
È in questo clima avvelenato che Maduro ha anticipato il Natale: «È arrivato per tutti e tutte con pace, felicità e sicurezza», ha detto il presidente. I suoi (tanti) oppositori hanno risposto con amara ironia: «Por una Navidad sin Maduro». Al momento, un Natale senza Maduro sembra, però, nulla più che una mera speranza.
* Paolo Moiola è giornalista, rivista Missioni Consolata. Pubblicato originalmente in: www.rivistamissioniconsolata.it
Il Consiglio elettorale nazionale (Cne), organo presieduto da un alleato del presidente del Paese, ha riferito che Nicolás Maduro ha vinto le elezioni tenutesi domenica, 28 luglio, ed è stato rieletto con il 51,2 per cento dei voti, contro il 44 per cento del suo avversario, Edmundo González. L'opposizione, tuttavia, contesta i risultati, denuncia i brogli e sostiene che González ha vinto con il 70 per cento.
I Paesi latinoamericani annunciano una riunione di emergenza dell'OSA (Organizzazione degli Stati Americani), mentre Stati Uniti e UE chiedono i tabulati dei voti per il sospetto che i voti non rispecchino la vera volontà del popolo venezuelano. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto un incontro con il Presidente Luiz Inácio Lula da Silva per discutere sull’elezioni in Venezuela.
Una vittoria e una rielezione contestate, quelle di Nicolás Maduro, al terzo mandato consecutivo della presidenza del Venezuela, secondo i dati comunicati dal Consiglio elettorale nazionale (Cne), ha ottenuto il 51,2 % dei voti. Immediata la reazione dell’opposizione, che confidava di porre fine a 25 anni di governo chavista, e che ha denunciato irregolarità e intimidazioni. La leader dell’opposizione, María Corina Machado, interdetta a ricoprire incarichi pubblici e politici per i prossimi 15 anni, afferma che il proprio candidato, Edmundo González Urrutia, accreditato ufficialmente al 44,02 per cento, ha in realtà ottenuto il 70 per cento delle preferenze.
Lunedì, 29 luglio, i manifestanti anti-Maduro sono scesi in piazza per protestare contro i risultati delle elezioni. Decine di persone sono state arrestate nelle ultime ore per aver partecipato ad azioni "criminali" e "terroristiche" in Venezuela, ha dichiarato il presidente Nicolas Maduro, che ha attribuito la responsabilità di questi eventi al maggior partito di opposizione.
Per questo, Maduro ha annunciato la sospensione temporanea dei voli commerciali tra il Venezuela e Panama e la Repubblica Dominicana a partire dalla serata di mercoledì. Lo rende noto l'Istituto nazionale venezuelano di aeronautica civile, indicando che la decisione è stata presa contro "l'ingerenza di questi Paesi nella sovranità venezuelana".
Sempre nella giornata di lunedì 29 luglio, il governo di Nicolás Maduro ha espulso l'intero corpo diplomatico di sette Paesi: Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica Dominicana e Uruguay.
La lettera di espulsione è stata pubblicata dal ministro degli Esteri venezuelano, Yván Gil Pinto. Egli afferma che il Paese “rifiuta le azioni e le dichiarazioni di un gruppo di governi di destra, subordinati a Washington e apertamente impegnati nelle sordide ideologie del fascismo internazionale” e che questo gruppo vuole ignorare il risultato delle elezioni tenutesi domenica, 28 luglio.
Finora, tra i paesi che hanno contestato i risultati elettorali ci sono Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Spagna, Italia, Ecuador, Perù, Colombia, Guatemala e Portogallo.
Invece, tra i Paesi che si sono congratulati con Nicolás Maduro per il risultato elettorale figurano Russia, Cina, Iran, Honduras, Bolivia, Qatar, Cuba e Nicaragua.
Considerato un attore chiave nel processo di monitoraggio delle elezioni, il Brasile farà una dichiarazione ufficiale in una nota congiunta con Messico e Colombia. Il governo brasiliano ha difeso la divulgazione dei dati suddivisi per seggio elettorale come “un passo indispensabile per la trasparenza, la credibilità e la legittimità dei risultati elettorali”. Se i verbali elettorali non saranno resi noti, il governo brasiliano si troverà di fronte a un “impasse” per decidere se riconoscere o meno l'elezione di Maduro.
L'opposizione ha accusato l'ente elettorale nazionale di aver nascosto i verbali per truccare i risultati delle elezioni. Il gruppo di opposizione, che si è riunito intorno alla candidatura di Edmundo González, ha sostenuto che gli exit poll hanno mostrato che González ha battuto Maduro in maniera netta.
Richieste di trasparenza sui risultati elettorali sono pervenute anche da molti altri leader di Paesi latinoamericani, dal Cile all’Argentina al Costa Rica, con il Perú che ha richiamato il proprio ambasciatore da Caracas. Nove i Paesi del centro e sud America che, in una dichiarazione congiunta, hanno espresso la loro profonda preoccupazione per lo svolgimento delle elezioni presidenziali in Venezuela, e chiesto una revisione completa dei risultati elettorali nonché una riunione urgente dell'Organizzazione degli Stati Americani.
“Serie preoccupazioni” che il risultato annunciato non rifletta la volontà del popolo venezuelano sono state manifestate anche per gli Stati Uniti, nelle parole del segretario di Stato, Antony Blinken e del portavoce della sicurezza nazionale americana John Kirby, che ha chiesto al governo di Caracas di diffondere i tabulati delle elezioni. Un aspetto messo in risalto anche dall’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera, Josep Borrell, che sui propri canali social ha chiesto che venga assicurata “piena trasparenza” sull’esito del voto: “Il conteggio dettagliato dei voti" e "l’accesso" ai registri elettorali dei seggi sono "di vitale importanza”, ha evidenziato.
“Questo 28 luglio è stato caratterizzato dalla partecipazione massiccia, attiva e civica di tutti i venezuelani al processo elettorale. In questo modo abbiamo ratificato la nostra vocazione democratica.
Come pastori del Popolo di Dio, stiamo seguendo con attenzione lo sviluppo degli ultimi eventi e vogliamo esprimere a tutti la nostra vicinanza e la nostra disponibilità a fornire un accompagnamento pastorale in questi momenti di preoccupazione. Restiamo saldi nella speranza.
Le nostre riflessioni e le nostre giuste richieste devono essere fatte con gli atteggiamenti pacifici di rispetto e tolleranza che hanno prevalso finora. Uniamo la nostra voce a quella di tutti coloro che, all'interno e all'esterno del Venezuela, chiedono un processo di verifica dei registri di voto, a cui partecipino attivamente e pienamente tutti gli attori politici coinvolti”, dichiarano i vescovi.
L'Organizzazione degli Stati americani (OSA) ha dichiarato martedì (30) di non riconoscere il risultato delle elezioni presidenziali annunciato dalla giustizia elettorale venezuelana, che indica la vittoria del presidente del Paese, Nicolás Maduro. In un rapporto redatto dagli osservatori che hanno monitorato le elezioni, l'OSA afferma che ci sono prove che il governo di Maduro ha falsato il risultato.
I sospetti di brogli circondano ancora una volta le elezioni venezuelane, come nel 2018. L'organizzazione di queste elezioni presidenziali è stata concordata segretamente tra gli Stati Uniti e il chavismo in Qatar come un modo per riportare il Paese alla normalità democratica. In cambio della revoca delle sanzioni da parte di Washington e del rilascio di alcuni prigionieri, Maduro si è impegnato a organizzare elezioni libere e competitive alle quali l'opposizione avrebbe potuto partecipare in condizioni di parità.
* Segretariato per la Comunicazione IMC con informazioni dei media internazionali.
Prima di tutto vogliamo essere grati a Dio, alla Chiesa e ai Missionari della Consolata; la gratitudine è la nostra prima parola a Dio e alla Chiesa per aver suscitato e sostenuto la Famiglia Missionaria della Consolata, poiché, grazie alla presenza di padri e sorelle, è stato possibile questo processo semplice ma profondo dei Missionari Laici.
Grazie anche per la vostra permanenza in Venezuela, quando molti hanno deciso di prendere altre strade la Famiglia della Consolata ha scelto invece di rimanere nel Paese, al servizio di settori più vulnerabili. Il Signore e la storia lo riconosceranno.
I Missionari Laici della Consolata hanno le loro origini nel lavoro di Animazione Missionaria, che entrambi gli istituti hanno intrapreso negli anni '80, attraverso l'animazione dei movimenti giovanili nelle parrocchie, nelle scuole e nel servizio di accompagnamento all'interno delle Opere Missionarie Pontificie, da cui sono nati il servizio giovani e la staffetta missionaria. La maggior parte di noi proviene da questo processo e ha conosciuto così la missione e la Consolata nel suo carisma missionario ad gentes.
Nel 1987, nel loro VIII Capitolo Generale, questi hanno aperto ai laici la possibilità di condividere la missione nei territori loro affidati, e allo stesso tempo le Suore della Consolata hanno aperto la strada per condividere la loro spiritualità. Per i laici venezuelani era giunto il momento di fare una sintesi di entrambe le visioni e così è nata la Comunità dei Missionari Laici della Consolata del Venezuela.
Gruppo di LMC durante la visita canonica con il padre James Lengarin a Caracas nel dicembre 2022
Storicamente le nostre comunità hanno voluto rispondere alla chiamata di annunciare il Vangelo nei luoghi dove questo annuncio è necessario. Così abbiamo avuto la grazia di servire in diverse destinazioni missionarie. Ci sono state esperienza nella Repubblica Democratica del Congo, in poi anche in Mozambico, Messico, Ecuador, oltre a territori dello stesso Venezuela come a Barquisimeto e Caracas e nell’Amazzonia (Tencua, Puerto Ayacucho, Alto Orinoco, Tucupita e Nabasanuka).
La nostra disposizione rimane aperta nella misura in cui le nostre comunità possono rinnovarsi con nuovi membri, e per questo è fondamentale dare nuovamente risalto alla pastorale giovanile e ad altre attività pastorali di carattere missionario e che mettono in evidenza il carisma.
In questo momento possiamo dire che stiamo facendo piccoli passi per stabilire una struttura di base e un rinnovamento che ci guiderà attraverso un progetto formativo e pastorale aggiornato con una attenzione tanto verso coloro che hanno espresso il loro impegno di diventare una famiglia di 17 Missionari Laici della Consolata, come verso coloro che sono in un cammino di animazione, accompagnamento e formazione.
"Sogniamo di promuovere la nostra vocazione laicale in tutte le presenze missionarie della Consolata in Venezuela"
Il lavoro ecclesiale è ampliato e unificato dalle tante persone, giovani e amici della Consolata che vivono nelle diverse missioni IMC, e che sono una fonte di grazia per lo sviluppo e l'arricchimento della famiglia della Consolata.
Fin dall'inizio, la nostra comunità è stata motivata a collaborare con le presenze IMC e con altre istanze come:
A livello personale e professionale siamo impegnati individualmente in vari ambiti ecclesiali in cui cerchiamo di essere presenti con il nostro carisma della Consolata come nell’Associazione Venezuelana di Educazione Cattolica (AVEC); nella Associazione per la Promozione dell'Educazione Popolare (APEP); e nella Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM).
La participazione dei LMC alla IX Conferenza: Fátima Contreras, Roger Quiñones e Damari Mujica. Fonto: Beni Kapala
L'opportunità di partecipare alla IX Conferenza della Delegazione dei Missionari della Consolata in Venezuela (Barquisimeto, dal 8 al 12 luglio) è stata una occasione per sognare il futuro che è nelle mani di Dio e nel cuore di tutti. Sogniamo di poterci incontrare a livello nazionale per rinnovare e progettare il nostro cammino di famiglia laica in Venezuela.
Sogniamo di promuovere la nostra vocazione laicale in tutte le presenze missionarie della Consolata in Venezuela per rafforzare la nostra Chiesa, la famiglia della Consolata e il carisma.
Sogniamo di continuare a camminare insieme, LMC e Missionari della Consolata, con maggiore apertura, accoglienza e fraternità. Comprendiamo e valorizziamo il lavoro che possiamo realizzare in una missione, sappiamo di poter contribuire arricchendoci reciprocamente nella vita quotidiana, nella vita comunitaria, nella spiritualità e nella formazione.
Sogniamo anche un rinnovamento degli impegni missionari ad gentes.
* Laici Missionari della Consolata in Venezuela.
I missionari della Consolata che operano in Venezuela si sono radunati per la loro IX Conferenza con il motto "Camminatori della consolazione e della speranza". Il gruppo incontrandosi vuole ricollegarsi alle parole che più volte hanno ispirato il Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano: "Consolate, consolate il mio popolo" (Is 40,1).
Questo momento di grazia si svolge dall'8 al 12 luglio presso il Centro di Animazione Missionaria (CAM) di Barquisimeto con la partecipazione dei membri della Direzione Generale: padre James Lengarin, padre Michelangelo Piovano e padre Juan Pablo De los Rios, arrivati da Roma, i 14 missionari della Consolata insieme a tre LMC, tutti che operano nelle missioni di Caracas, Barlovento, Barquisimeto, Tucupita e Nabasanuka.
È questa anche una un’occasione di gioia dare il benvenuto ai nuovi missionari che si uniscono alla nostra Delegazione. La nostra missione in Venezuela è offrire la consolazione che Dio stesso offre all'umanità.
Il Consigliere Generale per l’America, padre Juan Pablo ha ricordato le parole di Papa Francesco che ci invita a non dimenticare di essere una Chiesa in uscita, sottolineando la necessità di concentrarsi sull'ad gentes del nostro Istituto.
“L'obiettivo di ogni cristiano è quello di essere discepolo missionario e di rendere discepoli gli altri. Dobbiamo riflettere personalmente sulla capacità di uscire da noi stessi, dai nostri interessi personali, per lasciare agire lo Spirito, lavorare in unità di intenti, concentrando lo sguardo insieme”.
Per presentare e riflettere sulla realtà del Venezuela, siamo stati aiutati dall'esperienza del gesuita padre Manuel Zapata, sociologo, ricercatore e amico dell'Istituto. Padre Manuel propone il suo intervento come un discernimento e uno sguardo profondo su ciò che stiamo vivendo nel Paese. "Guardare la realtà può generare angoscia e disperazione, ma può anche aiutare a scoprire le manifestazioni dello Spirito di Dio che accompagna le persone” e continua il relatore: “Ci sono fattori che ostacolano il progresso, ma nel popolo venezuelano c'è anche una forza di resilienza molto elevata che si manifesta nel modo in cui le persone vanno avanti, anche di fronte alle avversità”.
In Venezuela esistono diverse forme di povertà ed esclusione sociale: si può parlare di povertà economica; di povertà sociale risultata dalla mancanza di opportunità e da alti livelli di disuguaglianza sociale; di povertà umana o danno antropologico; di povertà spirituale nel deterioramento dei valori; di povertà educativa che si manifesta, tra le altre forme, nelle lacune nell'accesso alle tecnologie di comunicazione e informazione.
La povertà nelle sue diverse realtà riguarda il 51,9% della popolazione. L'89% soffre di insicurezza alimentare. Ci sono carenze nei servizi pubblici, nell’ l'istruzione e nella sanità in tutto il paese.
Il padre Manuel Zapata, SJ, sociologo, ricercatore e amico dell'Istituto in Venezuela
Si parla di 8 a 9 milioni di venezuelani, specialmente giovani, che sono emigrati in altri paesi e molti continuano a migrare, nell’attesa di un possibile cambiamento politico. Le conseguenze di questo fenomeno migratorio includono l'invecchiamento della popolazione , l’aumentano dei bambini non accompagnati dai genitori e affidati ai nonni o ad altri parenti. C'è grande risentimento verso lo Stato a causa del problema migratorio. La pornografia digitale è diffusa come conseguenza della vulnerabilità, così come la presenza di situazioni di traffico di esseri umani.
A livello psicosociale, il Venezuela presenta ferite multiple dovute alla frammentazione delle comunità sociali, delle famiglie e anche delle comunità cristiane. La riconciliazione è una necessità nel Paese, anche se non sappiamo o non c'è una proposta concreta su come attuarla.
Come evidenziato in precedenza, è tuttavia positiva l'alta resilienza dei venezuelani e nonostante il significativo deterioramento della salute mentale e l'aumento dei suicidi, l'ottimismo è ancora alto nel Paese.
Superare la paura di andare oltre le frontiere
I missionari della Consolata sono arrivati in Venezuela nel 1970 con il padre Giovanni Vespertini, inizialmente nella diocesi di Trujillo, assumendo la parrocchia di La Quebrada. Nel 1974, con l'arrivo di padre Francesco Babbini, il Gruppo IMC Venezuela divenne autonomo sotto la responsabilità della Direzione Generale staccandosi dalla Regione Colombia. Nel 1982 il Gruppo è diventato una Delegazione, dedicata alla Vergine di Coromoto, patrona del Venezuela.
Attualmente sono 15 i missionari della Consolata provenienti da diversi Paesi che lavorano in Venezuela: a Caracas (quartiere Carapita e nella sede della Delegazione), Barquisimeto (Centro di Animazione Missionaria), Barlovento (Pastorale afro in quattro parrocchie), Tucupita e Nabasanuka (Pastorale indigena con il popolo Warao). Mons. Lisandro Rivas Durán, IMC, è vescovo ausiliare dell’Archidiocesi di Caracas.
La participazione dei LMC alla IX Conferenza: Fatima Contreras, Roger Quiñones e Damari Mujica.
In Venezuela operano anche le Suore Missionarie della Consolata (MC) e i Missionari Laici della Consolata (LMC) sono presenti in varie attività missionarie.
Il programma della IX Conferenza prosegue con un lavoro di gruppo sulle nostre realtà come Delegazione IMC. Le giornate si concludono sempre con un momento di preghiera animata dalle diverse équipe secondo le opzioni missionarie: pastorale indigena, pastorale afro, pastorale urbana, AMJV, ecc.
* Padre Beni Kapala, IMC, comunicazione IMC Venezuela.
In questo mese di luglio è in programma la Conferenza della Delegazione IMC Venezuela con la partecipazione del Superiore Generale, padre James Lengarin, e di padre Michelangelo Piovano, Vice Superiore Generale e padre Juan Pablo De los Rios, Consigliere Generale per l’America. Pubblichiamo una cronaca della visita scritta da padre Michelangelo.
Partiti da Roma siamo arrivati a Caracas giovedì 5 luglio ed il giorno dopo, guidati dal Superiore, padre Nebyu Elias Gabriel, abbiamo avuto la possibilità di visitare, nel centro della città, la casa natale di Simon Bolivar (liberatore dell'America spagnola - Caracas 1783 - San Pedro Alessandrino, Santa Marta, Colombia 1830) e la Cattedrale di Caracas. La sera, nella nostra casa, un incontro di accoglienza e fraternità con i confratelli arrivati da Nabasanuka, le Missionarie della Consolata ed i Laici Missionari della Consolata, cena e musica popolare che ci hanno fatto entrare nello spirito festivo e di condivisione della gente e dei nostri missionari.
Comuinità San Giuseppe a Carapita
Il sabato è stato un giorno speciale che abbiamo iniziato con la celebrazione della Messa nella comunità delle Suore di Madre Teresa (Suore della Carità) presieduta da padre James Lengarin e poi, accompagnati dal parroco della Parrocchia dei Santi Gioacchino e Anna di Carapita, padre Charles Gachara Munyu, abbiamo visitato le varie comunità sparse sulle alte colline e montagne che circondano Caracas.
In ognuna di esse alcuni membri della comunità ci stavano aspettando per accoglierci, farci vedere la loro comunità e, in un breve incontro, presentarci i vari lavori pastorali e sociali che stanno facendo. Le varie comunità sono disseminate in un enorme agglomerato di case e casette costruite una sull’altra e arroccate sulle colline. Una realtà molto povera comune nelle periferie delle grandi città dell'America Latina, dove la gente lotta e va avanti dandosi da fare per vivere e sopravvivere.
Il senso delle comunità lì presenti è proprio quello di dare speranza, infondere coraggio e soprattutto dare una testimonianza di presenza e vita cristiana.
Comunità Consolata a Carapita
Così è per le Comunità di Nostra Signora della Speranza che si trova nella parte più alta della collina, quelle dedicate alla Consolata, a San Giuseppe, alla Madonna Miracolosa e alla Grotta di Betlemme.
In ognuna di esse e nella parrocchia si celebra la Messa ogni domenica, si insegna il catechismo, c’è il gruppo dei giovani e un prezioso servizio caritativo.
Le responsabili di comunità sono per lo più donne che con grande spirito di servizio portano avanti la vita della comunità con le loro attività pastorali.
In particolare, ogni giorno nella sede della parrocchia, vi è una cucina e mensa che prepara il pranzo per 400 bambini ed altri pasti che vengono portati nelle rispettive comunità dove i bambini si ritrovano. È la missione che si fa condivisione, consolazione, partecipazione e alimentazione per chi ha fame ed ha bisogno del pane quotidiano, ma che offre anche il Pane della Parola e dell’Eucarestia.
Nuova cappella per l’Adorazione nella Parrocchia dei Santi Gioacchino e Anna di Carapita
È quasi un miracolo quotidiano che avviene grazie alla partecipazione e condivisione di molti che rende visibile una chiesa in uscita, missionaria e sinodale.
Mentre eravamo nella Cappella della Consolata abbiamo ricordato l’invito che l’Allamano faceva ai nostri Missionari e che abbiamo anche nelle nostre Costituzioni: quello di fare una visita, il sabato, al Santuario della Consolata per chi era a Torino. Non eravamo a Torino, ma a Carapita, nella periferia povera di Caracas nella quale vi lavoriamo da vari anni e dove sono passati tanti missionari e missionarie della Consolata. Abbiamo fatto il nostro pellegrinaggio arrivando ai piedi di questa “Consolata Missionaria”, ringraziando per ciò che anche lì si fa in suo nome con spirito allamaniano e consolatino.
Una scritta sulla parete della Cappella diceva anche: “La Consolata es especialmente nuestra y tenemos que estar felices de tenerla como protectora” (Beato Giuseppe Allamano).
Non è mancato anche un altro bel momento: quello di benedire la nuova cappella per l’Adorazione nella Parrocchia. Uno spazio di preghiera per chi vuole adorare il Signore e stare un po' alla sua presenza, ma anche, come ci diceva il parroco padre Charles, dove portare la vita della gente, delle comunità e tutto ciò che a volte sembra impossibile poter fare o risolvere in una realtà come questa che presenta tante sfide e necessità.
Preparandoci alla canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano il 20 ottobre abbiamo trovato qui quanto a lui stava tanto a cuore per poter essere santi e missionari: l’Eucarestia, la Consolata e lo zelo missionario vissuto con spirito di fede, di sacrificio e di amore e attenzione alle persone.
Alla Consolata e al Beato Allamano affidiamo queste comunità, i missionari e laici che vi lavorano e la Conferenza che inizieremo questo lunedì, 8 luglio nel Centro di Animazione Missionaria di Barquisimeto.
* Padre Michelangelo Piovano, IMC, Vice Superiore Generale.