Il missionario della Consolata padre Giovanni Battista Saffirio, è deceduto il venerdì 11 ottobre 2024 a San Paolo, Brasile. Italiano di nascita, ha vissuto per 57 anni in Brasile, Stati Uniti e Canada. Aveva 85 anni, di cui 64 di professione religiosa e 58 di sacerdozio.

Nato a Bra, in Italia, nel 1939, padre Giovanni Battista Saffirio, meglio conosciuto come João Saffirio, è arrivato in Brasile nel 1967. Ha lavorato nella Missione Catrimani, con il popolo Yanomami, in due periodi: nella “prima ora” di presenza effettiva dal 1968 al 1979, e dal 1985 al 1995. In seguito ha conseguito il dottorato in antropologia e ha lavorato negli Stati Uniti e in Canada per quasi 20 anni. In Brasile, ha accompagnato per dieci anni le attività pastorali della parrocchia di São Manuel, nell'interno di San Paolo.

Con il popolo Yanomami

Nel libro “L'incontro - Nohimayou: ricordi della Missione Catrimani”, pubblicato nel 2017 dall’Editrice Paulinas, padre Saffirio racconta il suo arrivo e il primo incontro con gli Yanomami: “Era il 16 ottobre 1968. Arrivai alla Missione Catrimani partendo da Boa Vista al mattino. Nel pomeriggio, fratel Carlo Zacquini - già da nove mesi in missione - mi presentò la maloca (yano – abitazione comunitaria) dei Korihanatheri. Nella 'grande casa Yanomami' c'erano circa 35 indigeni”. Nella pubblicazione, descrive anche il rapporto tra i missionari e gli Yanomami, nonché ciò che ha imparato da loro.

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Padre João Saffirio con gli Yanomami negli anni '70. Foto: CDI/IMC RR

Grande missionario, intellettuale e dottore in antropologia, si è distinto per il suo lavoro nell'ambito dell'assistenza sanitaria, dell'educazione e della difesa della vita indigena, per la creazione e la dedizione al censimento della popolazione Yanomami e, insieme a padre Guglielmo Damioli, per la stesura del primo atlante etnologico Yanomami, che ha contribuito in modo determinante alla delimitazione e alla ratifica del territorio Yanomami nel 1992.

Entrambi, insieme a un gruppo di suore della Consolata, fecero parte del gruppo di missionari espulsi dal territorio Yanomami dalla Fondazione Nazionale dei Popoli Indigeni (FUNAI) nel 1987, dopo aver denunciato l'invasione di 20.000 garimpeiros (ricercatori di minerali)  che portò alla morte molti indigeni; tornarono pochi mesi dopo, quando fu riconosciuta l'arbitrarietà delle azioni del governo brasiliano.

Un uomo di riflessione e di azione

Mons. Vanthuy Neto, attuale vescovo di São Gabriel da Cachoeira (Amazzonia), ha conosciuto padre Giovanni Saffirio a Roraima, quando era ancora giovane e si trovava a Catrimani. Lo ricorda poi come amministratore e superiore a Boa Vista, durante i tempi difficili della persecuzione dei missionari della Consolata a Roraima, al tempo del vescovo Aldo Mongiano, IMC, quando Mons. Vanthuy era seminarista e poi sacerdote nella diocesi. Mons. Vanthuy evidenzia tre immagini di padre Saffírio:

“Innanzi tutto era di un uomo che aveva studiato a fondo il mondo Yanomami e li conosceva molto bene; era un missionario che era stato molto vicino agli Yanomami, così come il padre Guglielmo Damioli e fratel Carlo Zacquini; ricordo che scrisse con Guglielmo un grande libro sugli Yanomami, con testi e fotografie bellissime”.

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Padre Giovanni Saffirio IMC.  Foto: CDI/IMC RR

“La seconda immagine che ho di lui è che ha vissuto esperienze molto difficili quando era Superiore Regionale della Consolata negli anni '90, con accuse e violenze contro i sacerdoti e il vescovo Aldo Mongiano: avevano una grande responsabilità per la vita e la missione a Roraima, era un uomo di grande coraggio che ci accoglieva con grande affetto ed era sempre sorridente. Nei momenti difficili, aiutato dalla sua segretaria Beth e a volte da me, scriveva testi sulla situazione e li inviava alle organizzazioni via fax”.

“La terza immagine è relativa alla beatificazione dell'Allamano nel 1990, organizzando alcune cose a Boa Vista; lo ricordo come un uomo molto intelligente, capace di grandi riflessioni”.

La biografia

Padre Giovanni Battista Saffirio è nato a Bra, in provincia di Cuneo, il 13 settembre 1939. Ultimo di sette figli nati da Giuseppe e Giordana Teresa, è stato educato alla fede cristiana in famiglia.

A 11 anni entra nel Seminario diocesano di Torino e a 17 anni nel Seminario dei Missionari della Consolata, dove emette la professione religiosa nel 1960. È stato ordinato sacerdote a Torino il 18 dicembre 1965, “dieci giorni dopo la conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II”, come disse lui stesso.

Arrivò in Brasile nel 1967 e “il 16 ottobre 1968, con un Cessna 170 monomotore, arrivai alla piccola pista della Missione Catrimani, costruita l'anno precedente dai padri Giovanni Calleri e Bindo Meldolesi”. Missionario e grande intellettuale, ha lavorato nella missione di Catrimani per due periodi (1968-1979 e 1985-1995), oltre ad essere amministratore e poi superiore della Regione di Roraima dei Missionari della Consolata a Roraima.

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Padre Saffirio a São Manuel (SP). Foto: Parrocchia São Manuel

Per molti anni è stato anche missionario negli Stati Uniti e in Canada, dove ha studiato e conseguito il dottorato in Antropologia Culturale e Sociobiologia presso l'Università di Pittsburgh in Pennsylvania all'inizio degli anni '80; dal 1996 al 2012 è stato a Toronto, Highland e Somerset. Nel 2012 è tornato in Brasile, dedicandosi alle attività pastorali a São Manuel, nell'interiore di San Paolo. Negli ultimi anni, a causa della salute cagionevole, ha vissuto nella Casa Regionale dei Missionari della Consolata a Jardim São Paulo, dove è morto la sera dell'11 ottobre 2024.

* Padre Julio Caldeira, IMC, comunità del Noviziato di Manaus, Brasile.

“Assumere la causa indigena come causa della Chiesa”.

Il Consiglio Indigenista Missionario (Cimi) ha presentato, lunedì 22 luglio, presso la sede della Conferenza Episcopale del Brasile (CNBB) a Brasilia (DF), il Rapporto sulla violenza contro i popoli indigeni in Brasile - 2023. Ricordiamo che in Brasile vivono 305 popoli indigeni, di 116 registrati come popoli in isolamento volontario, che, per questo, sono sempre più vulnerabili di fronte alla logica che antepone il profitto alla vita.

Mancanza di diritti e di demarcazione

L’incontro è iniziato con un rituale indigeno e con la denuncia della violazione dei diritti e della inerzia delle autorità nello Stato di Mato Grosso do Sul, aggravata dalla mancanza di demarcazione delle terre indigeni. Erano presenti l'arcivescovo di Manaus e presidente del Cimi, il cardinale Leonardo Steiner, il segretario esecutivo del Cimi, Luis Ventura; gli organizzatori del rapporto, la sociologa Lucia Helena Rangel e Roberto Antônio Liebgott, la regista e antropologa Ana Carolina Mira Porto e due rappresentanti dei popoli indigeni: il capo della Terra Indigena (TI) Caramuru, Catarina Paraguassu, nel sud-ovest di Bahia, Nailton Muniz, Pataxó Hã-Hã-Hãe, e la leader Avá-Guarani del tekoha Y'Hovy, nella TI Tekoha Guasu Guavirá, nel Paraná occidentale, Vilma Vera.

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Presentazione del Rapporto sulla violenza contro i popoli indigeni in Brasile - 2023. Foto: Willian Bonfim

Il Rapporto, si sviluppa in tre capitoli e 19 categorie di analisi, presenta una panoramica delle varie forme di violenza e di violazioni commesse contro le popolazioni indigene in tutto il Paese nel 2023, primo anno del terzo mandato dell'amministrazione del Presidente Lula, che, al momento, ha fatto poco sulla questione indigena. Secondo il rapporto, infatti, la violenza contro le popolazioni indigene in Brasile non è diminuita.

Secondo Lucia Helena Rangel, il Congresso nazionale, i deputati e i senatori intendono legiferare per porre fine ai diritti degli indigeni e incitare alla violenza. La sociologa ha sottolineato che il Rapporto include 150 casi di conflitti per i diritti territoriali, 276 casi di invasioni, sfruttamento illegale delle risorse e danni alla proprietà, 850 casi di omissione e ritardo nella regolarizzazione delle terre, 411 casi di violenza, tra cui 208 omicidi, nonché 1.040 bambini fino a 4 anni uccisi a causa dell'omissione di soccorso del governo e 180 suicidi.

Vedi il video della presentazione del Rapporto a Brasilia (DF) (Portoghese)

Un grido di denuncia per rendere visibile la realtà

Da qui l'importanza di questo “grido di denuncia, che mira a dare visibilità alla situazione e alla realtà dei territori indigeni e, nello stesso tempo, di manifestazione della resistenza dei popoli indigeni”, ha dichiarato Luis Ventura. “È un documento che mira a sollecitare ed esigere che i responsabili prendano misure urgenti per affrontare questa violenza permanente e strutturale contro i popoli indigeni”, ha sottolineato il segretario esecutivo del Cimi.

Il cardinale Leonardo Steiner ha ricordato che “i popoli indigeni sono una testimonianza vivente dell'audacia e della perseveranza della lotta”. Inoltre, ha denunciato come nel corso della storia del Brasile da una parte “i popoli indigeni sono stati cacciati, poi schiavizzati, poi difesi dai sacerdoti gesuiti, dall’altra, però, nel corso della storia brasiliana, i popoli indigeni sono sempre stati massacrati”, causando la distruzione delle culture e la scomparsa delle lingue”. Per questo, ha insistito il cardinale è urgente e necessario “portare avanti la vera missione che abbiamo ricevuto, ovvero quella di far sì che la causa indigena diventi anche la causa della Chiesa”.

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Scarica qui la sintesi del Rapporto in altre lingue: Inglese - Spagnolo - Francese

Mons. Leonardo Steiner ha affermato che stiamo vivendo “un momento estremamente difficile, perché il Congresso Nazionale ha perso l'orizzonte dell'etica, ma peggio, ha perso la morale, perché pensa di poter imporre certe leggi ai popoli indigeni, dimenticando che c'è una giustizia da cui deve scaturire la legge. Vi è la legge, vi è la giustizia, e la giustizia non coincide con le leggi che vengono elaborate e con tutti i tentativi che sono stati fatti nel Congresso Nazionale”, evidenziando che la Chiesa cattolica è al fianco dei popoli indigeni.

Il rapporto verrà consegnato alle autorità brasiliane e a Papa Francesco, “come testimonianza del servizio che la Chiesa sta svolgendo in Brasile a favore dei popoli indigeni”.

Negazione e violazione dei popoli indigeni

I leader indigeni presenti hanno denunciato la negazione e la violazione dei diritti dei popoli indigeni in Brasile. Vilma Vera ha ricordato che “con molte difficoltà e molta lotta il nostro popolo ha conquistato diversi diritti all'interno della Costituzione Federale”, ha affermato. La situazione di odio e pregiudizio in corso ha spinto la leader indigena a chiedere: “fino a quando il Brasile continuerà ad assistere a questo massacro? Fino a quando il sistema giudiziario brasiliano andrà contro la popolazione indigena, creando e approvando leggi totalmente contrario alla legislazione? Fino a quando assistere alla morte dei nostri parenti?” Poi ha lanciato un appello affinché la giustizia svolga il suo ruolo, la società civile brasiliana aiuti i popoli indigeni e si ponga fine a questo massacro silenzioso, compresa l’uccisione dei bambini, che hanno diritto al loro territorio.

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Lucine Barbosa della Terra Indígena Laranjeira Nhanderu, Mato Grosso do Sul

Il leader indigeno dal 1975, Nailton Muniz del popolo Pataxó Hã-Hã-Hãe, ha raccontato le violenze subite da lui e dal suo popolo in tutto quel tempo, con l’aggravarsi della situazione nel gennaio 2024. A nome del suo popolo, ha denunciato per l’ennesima volta, che “è triste vivere in un Paese che non rispetta la nostra Costituzione” e non garantisce i diritti fondamentali ai popoli indigeni. Ciò che maggiormente preoccupa i leader indigeni, è poter costituire un'organizzazione, unire le forze anche a livello spirituale, in modo tale da ottenere la demarcazione delle loro terre. Di fronte alle continue uccisioni di indigeni e alla mancanza di protezione da parte delle autorità, egli afferma con audacia che “il sistema giudiziario è contro di noi”.

Violenza contro i sostenitori

L'odio e la rappresaglia colpiscono anche i sostenitori e i simpatizzanti degli indigeni, secondo la regista e antropologa Ana Carolina Mira Porto che ha denunciato l'invisibilità della questione indigena   nei mezzi di comunicazione e l'impunità degli attacchi contro i popoli indigeni e i loro sostenitori. Ha parlato apertamente di un genocidio in corso, che sta causando morti, feriti e traumi per molte persone. Per questo ha chiesto l'auto demarcazione, la giustizia e il no al “Marco temporale”, proposta di legge che rende questi popoli ancora più vulnerabili.

* Padre Luis Miguel Modino, comunicazione della CNBB Norte1

Scarica qui la sintesi del Rapporto in italiano

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III Marcia delle donne indigene, settembre 2023. Foto: Maiara Dourado/Cimi

La parrocchia di Nostra Signora Consolata a Brasília, la capitale del Brasile, ha celebrato il suo Giubileo di Diamante - 60 anni di evangelizzazione - con una Messa solenne, domenica 23 giugno, presieduta dal cardinale arcivescovo, mons. Paulo Cézar Costa.

Tutti noi, religiosi e laici, siamo felici e viviamo questo Giubileo con entusiasmo e dedizione, costruendo l'unità della parrocchia, creata il 20 giugno 1964 dall'allora arcivescovo di Brasilia, Mons. José Newton, e presa in carica dai Missionari della Consolata fin dai suoi inizi. La Madre Consolata è nei nostri cuori e ci ispira.

Molte persone hanno dato il meglio di sé dalla sua creazione. Tra i tanti, padre João Marim, che fu il primo parroco, padre Claudio Fronza, il primo parroco brasiliano, padre Atilio Scapim, che costruì la chiesa attuale nel 1981. Alcuni hanno lavorato qui fino ai loro ultimi giorni, come il padre José Olivero e il padre Orestes Ghibaudo. Tutti questi missionari sono testimoni di dedizione e amore. Insieme a loro, innumerevoli laici, uomini e donne, appassionati e devoti della Madre Consolata che hanno affrontato le difficoltà, con grande fede e speranza e ancora oggi testimoniano  il loro coraggio e la loro  perseveranza.

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Per preparare e celebrare questo Giubileo, il Consiglio Pastorale Parrocchiale (CPP) ha istituito un comitato per pianificare la Novena mensile del Giubileo (ogni giorno 20 di ogni mese, a partire da settembre 2023), con una propria celebrazione e predicazione. Vescovi e sacerdoti dell'arcidiocesi hanno presieduto le celebrazioni, con testimonianze di persone della comunità che hanno rappresentato le diverse tappe di questi 60 anni.

Il CPP ha anche pianificato la ristrutturazione completa della chiesa parrocchiale, del salone delle feste e della casa parrocchiale, con l'obiettivo di rendere la parrocchia ancora più bella e accogliente dopo il Giubileo. Per raccogliere fondi per i lavori di ristrutturazione, il CPP ha creato il Libro d'Oro, che prevede una donazione di 1.000 Reais da parte di speciali benefattori. Oltre a questo, è stata organizzata una lotteria con un anello d'oro donato da un parrocchiano e molte altre attività realizzate dai gruppi pastorali, dai movimenti e dai servizi della parrocchia.

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 La tradizionale processione con l'immagine della Patrona ha percorso i nove quartieri della parrocchia

I preparativi per il Giubileo hanno incluso anche la tradizionale Festa Junina, che quest'anno si è svolta con successo il 14 e 15 giugno. C'erano musica, tombolate, pesca per bambini, molte bancarelle con cibi tradizionali, bevande, dolci e la famosa danza folklorica “Consolata Quadrilha”.

Festa religiosa: il Giubileo

Il 20, 21 e 22 giugno si è svolto un Triduo solenne con la presenza dell'arcivescovo Ordinario Militare del Brasile, mons. Marcony Vinícius, e del rettore della Basilica di San Francesco d'Assisi, fra Flávio Amorim.

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La celebrazione del Giubileo si è svolta domenica 23 giugno. La commemorazione è iniziata con le Messe del mattino sia nella Comunità Divina Misericordia (ore 9) sia nella chiesa parrocchiale (ore 10). Nel pomeriggio, a partire dalle ore 15, la tradizionale processione con l'immagine della Patrona, che artisticamente decorata e posta sul retro di una macchina, ha percorso i nove quartieri della parrocchia, benedicendo le famiglie, i malati, gli anziani e i bambini.

È stato impressionante vedere la fede e la devozione della nostra gente verso la Madre di Gesù Cristo. Canti, preghiere e striscioni che alludevano alla Madre hanno abbellito il percorso. La processione si è conclusa davanti alla chiesa parrocchiale. È poi seguita la celebrazione solenne della Santa Messa che, per questo Giubileo, è stata presieduta dal cardinale Paulo Cézar Costa, arcivescovo di Brasilia.

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Nella processione d'ingresso alla celebrazione eucaristica, proprio dietro la statua della Consolata, c'era un gruppo di uomini e donne rappresentanti della lunga storia della comunità che hanno portato la fiaccola delle difficoltà e delle gioie della parrocchia attraverso la loro partecipazione al Consiglio parrocchiale, alle attività pastorali e ai Movimenti per molti anni. A loro va la nostra eterna gratitudine per il coraggio, l'audacia e la perseveranza!

La Messa solenne del Giubileo ha visto la partecipazione dei rappresentanti di tutti i ministeri, movimenti e servizi pastorali che operano nella parrocchia e si è conclusa con l'incoronazione della Madonna da parte dei bambini del catechismo, seguita dall’inaugurazione e dalla benedizione della targa commemorativa del Giubileo da parte del cardinale Paulo Cézar in compagnia del parroco e dei vicari della parrocchia, padre Hector Elias e padre Mário Alves.

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Padre Lírio Girardi, parroco della parrocchia Consolata a Brasília

Come ci ha insegnato il nostro Maestro Gesù, la parrocchia della Consolata è nata piccola, come un granello di senape. A poche famiglie, con molta fede e coraggio, si sono poi aggiunte altre famiglie, con una fede e coraggio accresciuti, in questi 60 anni di vita, generando altre comunità, come la parrocchia Beato Allamano a Samambaia, la parrocchia di San Francisco, oggi Basilica, e infine la Comunità Divina Misericordia, che fa parte della parrocchia e rappresenta la Chiesa in uscita, tanto voluta da Papa Francesco e dall'ardore missionario del nostro Istituto.

Che la Madre Consolata continui a illuminarci e a indicarci la vera Consolazione, Gesù Cristo!

* Padre Lírio Girardi, IMC, parroco della parrocchia Consolata a Brasília (DF).

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L'incoronazione della Madonna è stata fatta dei bambini del catechismo

Padre Giovanni Bisio, fondatore della nostra presenza in Brasile nel 1937, nacque in vicolo Maiola presso la Chiesa di S. Rocco al Ponte a Garessio (Cuneo) il 12 febbraio 1903. Compiute le classi elementari al paese natio, entrò nel Seminario Vescovile di Mondovì. Fece la Vestizione clericale il 17 gennaio 1918.

Al termine del primo anno di filosofia strappò alla madre, durante il corso di una malattia che lei considerava un castigo per la sua opposizione al proposito del figlio di partire missionario, l’assenso per entrare tra i Missionari della Consolata. Mondovì era in quegli anni fucina di tante vocazioni missionarie. Molti alunni del Seminario si aggregarono ai missionari della Consolata. Lo stesso Vescovo Diocesano, Mons. G. B. Ressia, compagno di studi del Can. Giuseppe Allamano, Fondatore dell’Istituto missionario, non si opponeva a questa emorragia missionaria nel suo Seminario a favore del nuovo Istituto missionario torinese.

Presentiamo questo breve profilo di padre Giovanni Bisio. Buona lettura!

(Padre Pietro Trabucco, IMC, Castelnuovo don Bosco)

Una delle opzioni pastorali dei Missionari della Consolata in Venezuela, dal 2006, è l'accompagnamento del popolo Warao nel Vicariato di Tucupita, Dipartimento di Delta Amacuro. In cerca di migliori condizioni di vita, negli ultimi anni, molte famiglie Warao, così come circa 7 milioni di venezuelani, sono emigrate in vari Paesi della regione, tra cui il Brasile.

L'Università Federale di Roraima, a Boa Vista, ha ospitato dal 04 al 07 giugno 2024, il "II Convegno Internazionale Warao: 10 anni di diaspora verso il Brasile" per scambiare, discutere e riflettere sulla migrazione Warao.

L'incontro con la partecipazione di un centinaio di persone si proponeva di analizzare la diaspora di questo popolo negli ultimi dieci anni con il fine di fornire a professionisti dei più diversi settori una conoscenza e un approfondimento sulla situazione migratoria dei Warao in Brasile. A questa edizione, ospitata dalla città di Boa Vista, hanno partecipato anche i Kari'ña, i Tuarepang e altri gruppi etnici venezuelani emigrati in Brasile in numero minore.

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Padre Juan Carlos Greco con alcuni rappresentanti del popolo Warao

"Il Convegno ha fornito strumenti empirici per una migliore comprensione del fenomeno che, iniziato una decina di anni fa partendo da Roraima e dall'Amazonas, si è diffuso in tutto il Paese alla ricerca di migliori condizioni di vita", spiega padre Juan Carlos Greco, missionario della Consolata che lavora con i migranti a Boa Vista. "Questo evento è stato promosso principalmente dalle Università federali e da altre organizzazioni che lavorano soprattutto in ambito accademico".

Scambio per il cambiamento

Considerando che ogni Stato brasiliano presenta criteri di politica pubblica diversi, questo scambio di esperienze è stato e continuerà ad essere fondamentale per orientare le azioni in ogni unità federativa, così come la ricerca in corso.

"Lo studio rafforzerà, sia dal punto di vista teorico che metodologico, tutti i professionisti partecipanti che stanno lavorando sul tema da quando il Warao è arrivato nei loro Stati", ha detto padre Juan Carlos Greco. "Ci sono molti aspetti positivi e molte aree che si possono migliorare", dice Juan Carlos, ricordando la frase del vescovo Helder Camara, quando disse che "nessuno mente, ma tutti dicono una parte della verità".

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Il missionario spiega che molte verità non si sono incontrate nello stesso modo e si rammarica che sia gli accademici che i Warao abbiano concluso il seminario senza produrre una lettera o un documento finale.

Ulteriori informazioni sulla prima edizione del Convegno, tenutasi nel 2020, sono ancora disponibili online e possono essere seguite tramite You Tube.

Omaggio a padre Josiah K'Okal

In apertura del Convegno è stato reso omaggio a padre Josiah K'Okal, missionario keniota della Consolata morto il 01 gennaio 2024 a Tucupita e che ha partecipato alla prima edizione dell'evento. Attraverso un video che raccoglieva parte dei suoi vari messaggi pubblicati su YouTube, sono state ricordate le sue riflessioni sul popolo Warao e la ricchezza della sua cultura.

In seguito, la professoressa venezuelana Jenny González ha rimarcato alcuni aspetti della personalità di questo missionario e di come lo ha conosciuto nei canyon del Delta Amacuro dove vivono i Warao. È stato un momento sentito e appropriato che ha illuminato perfettamente l'apertura dei lavori.

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Padre Josiah K´Okal, missionario de la Consolata (1969-2024)

Nato in Kenya il 7 settembre 1969, dopo un primo periodo di formazione in Kenya e in Inghilterra, K'Okal è stato ordinato sacerdote il 9 agosto 1997 e, nello stesso anno, è stato assegnato dai suoi superiori al lavoro missionario in Venezuela. Nel 2005 è arrivato nel vicariato apostolico di Tucupita, nel Delta Amacuro, e ha dedicato il suo ministero al popolo Warao.

La sua scomparsa è stata denunciata il primo gennaio 2024 e il suo corpo senza vita è stato ritrovato il giorno successivo a Boca de Guara, nello Stato venezuelano di Monagas. Il missionario è stato sepolto il 9 gennaio nella chiesa parrocchiale di San José de Tucupita.

Il popolo Warao

Gli indigeni Warao hanno una popolazione di circa 40 mila persone. Sono il secondo gruppo indigeno più numeroso del Venezuela dopo i Wayuu e vivono distribuiti nei quattro comuni del delta dell'Amacuro, oltre che a Monagas, Sucre e altre città del Paese. Molte famiglie arrivano anche nella città di Tucupita e finiscono per stabilirsi in periferia; negli ultimi anni, in cerca di migliori condizioni di vita, molti sono emigrate in vari Paesi della regione, tra cui il Brasile.

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Comunità Warao "Dani Consolata" a Tucupita nel Delta Amacuro, Venezuela. Foto: Jaime C. Patias

In Venezuela, una delle opzioni dei Missionari della Consolata è quella di accompagnare gli indigeni nella città di Tucupita, con circa 70 comunità, 20 delle quali popolate da indigeni Warao. Nonostante le condizioni precarie, cercano di vivere il messaggio cristiano senza smettere di essere autentici indigeni: riconoscono e valorizzano la loro identità culturale, la loro lingua, i loro rituali e le loro tradizioni.

*  Redazione con informazioni di padre Juan Carlos Greco, IMC di Boa Vista, Roraima.

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