La prima Conferenza dei missionari della Consolata in Brasile –Regione unificata nel 2019– si è svolta a San Paolo dal 6 al 10 maggio. In precedenza, dal 1948 l’ex Regione Amazzonia aveva tenuto nove Conferenze e l'ex Regione Brasile, 12 Conferenze dal 1937.

In Brasile ci sono 85 i missionari della Consolata (59 sacerdoti, quattro fratelli, due vescovi, un novizio e 18 studenti professi nella teologia). Alla Conferenza hanno partecipato 54 missionari tra padri e fratelli in rappresentazione delle 22 comunità IMC nel Paese e alcuni studenti professi appartenenti alla comunità formativa di San Paolo. Erano inoltre presenti il Superiore Generale, padre James Lengarin, e il Consigliere Generale per l'America, padre Juan Pablo de los Rios.

Nel suo intervento, al termine della Conferenza, padre James Lengarin ha ricordato l'importanza della comunicazione tra missionari, un desiderio già espresso dal fondatore Giuseppe Allamano. “Dobbiamo essere sempre in sintonia tra di noi –ha detto il Superiore Generale–. Il missionario ha un impegno con la sua comunità, deve creare un clima di fiducia reciproca, di fedeltà ai suoi ideali, di responsabilità per la vita spirituale della comunità. Deve lavorare in sinodalità e includere le persone”.

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Inoltre, padre James ha ricordato che “stiamo vivendo tempi difficili, ma come Missionari della Consolata dobbiamo impegnarci in un discernimento comunitario, disposti a metterci in cammino evitando di rimanere attaccati al passato. La trasformazione del mondo e della Chiesa che stiamo vivendo richiede un rinnovamento e noi dobbiamo avere uno sguardo privilegiato per coloro che sono esclusi dalla società”.

Il Consigliere Generale, padre Juan Pablo ha ringraziato i missionari per la loro presenza e partecipazione alla Conferenza e ha osservato che “la Regione è viva, gioiosa e i missionari sono felici di vivere il carisma e lavorare nella missione”. Padre Juan Pablo ha rilevato la presenza di un importante gruppo di giovani missionari assieme a un gruppo con maggiore esperienza nelle missioni dell’Europa, Africa e Asia. Ha incoraggiando tutti a “continuare a costruire il Regno di Dio in queste terre brasiliane”. Secondo il Consigliere Generale, i missionari della Regione “hanno opzioni chiare e sono persone identificate con la vocazione e l’impegno missionario. Il Brasile ha ancora molto da offrire all'Istituto e alla Chiesa”, ha dichiarato.

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Padre Juan Pablo de los Rios, Consigliere Generale per l'America. Foto: Cleber Pires.

Chiudendo i lavori della Conferenza padre Paulo Mzé –Superiore Regionale del Brasile e direttore della rivista Missões– si è detto molto soddisfatto della presenza, dell'impegno e della qualità dei dibattiti. Rivolgendosi ai missionari ha sottolineato che “la persona del missionario viene prima di tutto, poi la comunità, il suo gruppo, la Direzione Regionale e la Direzione Generale” e ha poi concluso dicendo che ha potuto contare sempre “con l'aiuto dei missionari che senza dubbio si sono dimostrati parte di una famiglia al servizio della missione così come diceva il Beato Giuseppe Allamano”.

Le scelte missionarie

In Brasile i missionari della Consolata sono presenti negli stati di Amazonas, Bahia, Paraná, Rio de Janeiro, Roraima, São Paulo e nel Distretto Federale. Le priorità pastorali e i servizi missionari comprendono l'Animazione missionaria e vocazionale; la Pastorale afro, indigena, amazzonica e urbana; Giustizia, Pace e integrità del creato; le periferie esistenziali, i migranti e i rifugiati; la Formazione di base e continua, la Comunicazione e l'Economia.

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Padre Paulo Mzé, Superiore Regionale. Foto: Júlio Caldeira.

Il protagonismo del popolo afrobrasiliano

Negli ultimi decenni, molti missionari della Consolata hanno lavorato nella Pastorale afro, soprattutto negli stati della Bahia, San Paolo e Rio de Janeiro. Padre Ibrahim Muinde, che coordina questa opzione, si augura “che questa proposta pastorale raggiunga effettivamente il cuore della Chiesa stessa, nelle diocesi, nelle parrocchie e nelle comunità, in modo che questa azione di sensibilizzazione diventi parte della vita della gente”, ha affermato.

Tenendo conto che il 56% della popolazione brasiliana è di origine africana, “lo sforzo che la società e la Chiesa devono fare è quello di continuare a superare una struttura spesso 'razzista' che rende invisibili le persone afrodiscendenti così come un sistema che ha difficoltà a riconoscere il protagonismo, la bellezza e il contributo che questi possono dare per un mondo migliore”.

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Questa pastorale è attualmente svolta a Feira de Santana, nello stato di Bahia, nella prima parrocchia quilombola del Paese, e a Engenheiro Pedreira, nella diocesi di Nova Iguaçu, Rio de Janeiro. Inoltre, alcuni dei seminaristi che studiano teologia a San Paolo lavorano in questo spazio pastorale.

“Come missionari della Consolata –ha sottolineato padre Ibrahim– siamo chiamati a creare nuovi spazi per la promozione della Pastorale Afro nelle parrocchie e nei luoghi in cui lavoriamo. Dobbiamo incoraggiare la formazione di nuovi missionari disposti a conoscere e servire la gente in questo modo e avanzare nel coordinamento e nel lavoro comune in tutto il Continente, scambiando esperienze che rafforzino ulteriormente questa missione”.

Amare e rispettare i popoli indigeni

L'opzione indigena in Amazzonia è un altro servizio che i missionari della Consolata svolgono in Brasile dal 1948, in particolare nello stato del Roraima. Attualmente almeno 15 missionari sono impegnati nell'accompagnamento dei Territori Indigeni Yanomami (nella missione del Catrimani) e Raposa Serra do Sol (nelle missioni di Maturuca, Raposa, Cantagalo e Baixo Cotingo). A Boa Vista, oltre alla gestione del Centro di Documentazione Indigena, si seguono gli indigeni emigranti Warao provenienti in buona parte dalle nostre missioni nel Delta Amacuro in Venezuela. Nel corso degli anni ci sono stati dei momenti storici e profetici nelle lotte per il riconoscimento dei territori tradizionali come la Terra Indigena Raposa Serra do Sol e la Terra Indigena Yanomami dove ancora oggi sono attuali molte sfide missionarie.

In questo senso, Fratel Carlo Zacquini, missionario italiano che ha appena compiuto 87 anni e sta per celebrare i 60 anni di Brasile, ricorda “la sfida di imparare la lingua, il modo di vivere nei diversi ambienti culturali, oltre alla sfida economica”, dovuta agli alti costi di manutenzione della missione. “Un missionario che arriva in questa realtà deve avere la mente aperta, essere pronto a osservare, ascoltare e imparare. È importante avere un minimo di preparazione, come alcune regole linguistiche di base per studiare la lingua”, osserva il religioso.

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Fr. Carlo Zacquini in visita a Roma, Italia con il leader e sciamano Davi Kopenawa. Foto: Jaime C. Patias

Dopo aver vissuto parecchi anni nella foresta con il popolo Yanomami, Fr. Zacquini attualmente si occupa dell'organizzazione del Centro di Documentazione Indigena (CDI), a Boa Vista che conserva una collezione di oltre 6.000 documenti, pubblicazioni, immagini, audiovisivi e altri materiali importanti a disposizione per consultazione.

“È un'esperienza di vita unica e incomparabile stare al fianco degli Yanomami. Nonostante i molti cambiamenti, ho imparato ad amare questo popolo; a rispettare e a non sottovalutare la sua saggezza, che ha molte più conoscenze di noi in molti settori, con pratiche diverse dalle nostre da insegnare tra loro”, conclude Fr. Zaquini.

Vita Consacrata e Chiesa nella Pan amazzonia

L'Istituto in Brasile si distingue anche per il suo servizio alla Chiesa locale. Padre Josky Menga è attualmente al servizio della Conferenza dei Religiosi del Brasile (CRB) nel settore delle Nuove Generazioni e la Missione Giovani in Amazzonia. Nella Conferenza, padre Josky ha presentato il suo lavoro accompagnando gruppi e esperienze di interazioni tra generazioni diversi di religiosi.

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Padre Júlio Caldeira ha ricordato che i Missionari della Consolata sono co-fondatori della Rete Ecclesiale Pan-Amazzonica (REPAM) nel settembre 2014; e che lui ha avuto il permesso di lavorare nella Segreteria Esecutiva della Rete dal 2019 al 2023, nel coordinamento della comunicazione di questa importante istituzione della Chiesa in Amazzonia, un territorio che copre nove Paesi. Attualmente si sta dedicando alla compilazione della storia di questo cammino della Chiesa nella regione Pan amazzonica e presto pubblicherà in un libro in spagnolo e portoghese, oltre ad altri materiali.

La Conferenza si è conclusa con la presentazione e la definizione delle linee di azione per la missione nei prossimi sei anni in Brasile.

* Maria Emerenciana Raia è giornalista della rivista Missões. Padre Júlio Caldeira, IMC, è missionario in Amazzonia.

Francesco ha espresso all’arcivescovo di Porto Alegre e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Paese, la sua vicinanza a chi in queste ore soffre per le violenti piogge nello Stato Rio Grande do Sul, dove finora si sono registrati 137 morti e oltre 600mila sfollati

Sono salite a 137 le vittime delle forti piogge che dalla fine di aprile stanno sferzando il sud del Brasile. Il numero degli sfollati ha superato i 600mila. La situazione più drammatica si registra nello Stato Rio Grande do Sul, al confine tra Argentina e Uruguay, dove da ieri è aumentata l’intensità delle precipitazioni e dove, secondo il servizio meteo dell'Istituto nazionale di meteorologia del Paese, nelle prossime ore dovrebbero aumentare i venti e il livello dell’acqua.

La solidarietà del Papa

A tutti coloro che in queste ore stanno soffrendo per questa catastrofe, che colpisce soprattutto gli strati più poveri della popolazione, è giunta la vicinanza del Papa espressa in una telefonata, ieri mattina, sabato 11 maggio, all’arcivescovo di Porto Alegre e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), monsignor Jaime Spengler. L’arcivescovo, che ha manifestato la sua emozione per il gesto paterno di Francesco, ha raccontato il suo stupore nel ricevere la telefonata durante la quale il Papa ha espresso parole di conforto per la popolazione del Rio Grande do Sul. “Esprimo la mia solidarietà – ha detto il Pontefice - a tutti coloro che stanno soffrendo questa catastrofe. Vi sono vicino e prego per voi".

Monsignor Jaime Spengler racconta la telefonata del Papa

L'aiuto concreto di Francesco

Il Pontefice aveva già espresso la sua solidarietà alle persone colpite dalle forti piogge al termine del Regina Caeli di domenica 5 maggio. “Voglio assicurarvi- aveva avuto modo di dire –la mia preghiera per la popolazione dello Stato di Rio Grande do Sul, in Brasile, che è stata colpita da grandi inondazioni. Il Signore accolga i morti e conforti le loro famiglie e coloro che hanno dovuto lasciare le loro case”. Una vicinanza che quindi si è trasformata in aiuto concreto, come ha confermato monsignor Spengler.

Il 9 maggio, la Nunziatura Apostolica in Brasile ha annunciato che il Santo Padre ha stanziato una somma consistente, attraverso l’Elemosineria Apostolica, per aiutare i senzatetto. La somma pari a circa 100.000 euro, sarà trasmessa al Regionale Sud 3 della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, che copre l'intero Rio Grande do Sul. La somma donata, nella valuta locale del Brasile, supera i 500.000 reais, una risorsa che sarà di grande aiuto per la popolazione del Rio Grande do Sul.

Fonte: Vatican Media

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Parte della città di Porto Alegre, la capitale dello Stato di Rio Grande do Sul stata inondata dal fiume Guaiba. Foto:  Ricardo Stuckert

Brasile. Un indigeno in meno

  • Mag 16, 2024
  • Pubblicato in Notizie

Lula e l’avanzata del fronte anti indigeno

A fine aprile, in Brasile c'è stato l'ennesimo assassinio di un indigeno. La condizione dei popoli indigeni del paese latinoamericano rimane pesante e l'entrata in vigore della legge del «marco temporal» ha aggravato la situazione.

Si chiamava Hariel Paliano ed era un indigeno di soli 26 anni. È stato assassinato nella Terra indigena Ibirama – abitata da Guarani, Kaingang e Xokleng – nello stato di Santa Catarina, nel Sud del Brasile, lo scorso 27 aprile. Il corpo del giovane è stato trovato ai margini di una strada e presentava segni di percosse e bruciature.

La notizia dell’omicidio è stata annunciata al termine della ventesima edizione di «Acampamento terra libre» (21-27 aprile), l’annuale incontro organizzato dall’«Articulação dos povos indígenas do Brasil» (Articolazione dei popoli indigeni del Brasile, Apib) sulla situazione dei diritti degli indigeni (1,7 milioni di persone, secondo il Censimento 2022). Quest’anno a Brasilia sono arrivati in ottomila in rappresentanza di oltre 200 popoli sui 305 totali. Un successo di partecipazione al quale non è corrisposto un successo politico. Tanto che Kleber Karipuna, coordinatore esecutivo di Apib (Foto), durante la marcia per le vie della capitale brasiliana ha gridato più volte: «Lula, creare semplicemente un ministero dei Popoli indigeni non risolve nulla».

20240508Brasile2La tragica fine di Hariel Paliano s’inserisce nell’infinita diatriba sulla legge del «marco temporal» (secondo la quale sono da considerare terre indigene soltanto quelle occupate fino al 1988) che, al momento, ha visto la vittoria della folta compagine anti indigena e l’umiliazione di Lula per mano del Congresso brasiliano.

Nonostante la sentenza di incostituzionalità da parte del Supremo tribunale federale (settembre 2023) e il veto parziale del presidente Lula (ottobre 2023), il Congresso – dominato dalla «bancada ruralista» (Frente parlamentar da agropecuária, Fpa) legata ai latifondisti e all’ex presidente Bolsonaro – ha proseguito sulla propria strada approvando il «marco temporal» (dicembre 2023) con la legge 14.701/2023.

L’«Articolazione dei popoli indigeni del Brasile» ha presentato un’Azione diretta di incostituzionalità (Adi) al Supremo tribunale federale per chiedere l’annullamento della legge, da essa ribattezzata «Legge del genocidio indigeno». Finché l’Adi non sarà giudicata dai ministri del tribunale, i popoli indigeni si troveranno ad affrontare invasioni dei loro territori, omicidi e devastazione dell’ambiente.

Secondo il Conselho indigenista missionário (Consiglio indigenista missionario, Cimi), organizzazione da 52 anni in prima fila nella lotta a fianco dei popoli indigeni, le conseguenze derivanti dall’approvazione della legge saranno disastrose.

Per parte sua, il Fronte parlamentare dell’agricoltura (Fpa) ha gioito per la promulgazione della legge che – sostiene – difende il diritto di proprietà in Brasile e l’eguaglianza di tutti i brasiliani. Affermazioni incredibili da parte di chi, attraverso il latifondo, vuole soltanto mantenere i propri privilegi ai danni dei popoli indigeni e dell’intero paese.

In tutto questo, a oggi c’è una sola certezza: la legge del «marco temporal» è entrata in vigore e, come temuto, sta già facendo danni.

* Paolo Moiola è giornalista, rivista Missioni Consolata. Pubblicato  originalmente in: www.rivistamissioniconsolata.it

Il primo missionario della Consolata arrivato in Brasile nel 1937 è stato il padre Giovanni Batista Bisio.  Attualmente lavorano nel Paese, 85 missionari tra cui 59 sacerdoti, 4 fratelli, 2 vescovi, 2 novizi e 18 giovani professi che studiano teologi.

I missionari della Consolata sono presenti in 22 comunità che evangelizzano attraverso specifiche scelte  e servizi missionari negli stati di Amazonas, Bahia, Paraná, Rio de Janeiro, Roraima, São Paulo e nel Distretto Federale.

Lo scopo di questa Conferenza che si svolge tra il 6 e il 10 maggio 2024, presso la casa Regionale di San Paolo è esaminare la situazione della Regione, stabilire un programma di vita e di lavoro basato sulle opzioni e sui servizi missionari nel Continente America.

"Benvenuti alla nostra prima Conferenza regionale della Regione Brasile. Dichiaro ufficialmente aperta questa Conferenza", ha esordito il Superiore Regionale, padre Paulo Mzé, durante la sessione di apertura nel salone della casa.

Si tratta della prima Conferenza della "Regione Brasile", che riunisce i missionari delle ex regioni dell’Amazzonia e del Brasile, unificate nel 2019. Vale la pena ricordare che la Regione Amazzonica dal 1948 aveva già tenuto in precedenza nove Conferenze mentre la Regione Brasile aveva tenuto dodici Conferenze regionali da quando era stata eretta nel 1960 e dedicata alla S.S. Vergine Aparecida.

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Padre Pauolo Mzé, Superiore della Regione Brasile e padre Juan Pablo de los Ríos, Consigliere Generale per l'America

Alla Conferenza partecipano in totale 54 missionari tra padri e fratelli  che rappresentano le 22 comunità IMC e servizi particolari quali: Animazione missionaria e Vocazionale, Pastorale Afro, Pastorale indigena e amazzonica, Pastorale urbana, Periferie esistenziali, Migranti, Formazione di base e continua, Comunicazione ed Economia di comunione.

La presenza dei padri James Lengarin e Juan Pablo de los Ríos, rispettivamente Superiore e Consigliere Generale, è degna di nota come espressione dell'unità di intenti con gli altri missionari di America, Africa, Asia ed Europa.

Conferenza Regionale

"La Conferenza si riunisce in forma ordinaria ogni sei anni, circa un anno dopo il Capitolo Generale", afferma il nostro Direttorio (Dir. IMC, n. 142.1). Il XIV Capitolo Generale si è tenuto nei mesi di maggio e giugno 2023 a Roma, indicando negli "Atti Capitolari" diverse linee di azione, motivazione e riflessione per i progetti particolari in ogni continente e circoscrizione.

Nel novembre 2023, i delegati delle cinque circoscrizioni del Continente America si sono riuniti nell'Assemblea Continentale per rinnovare le linee di azione del Progetto Missionario Continentale (PMC) alla luce degli Atti Capitolari, che hanno indicato le strade da percorrere e hanno avanzato nuove proposte per alleggerire e qualificare la gestione e l'organizzazione missionaria nel Continente.

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È in questo contesto che si svolge questa Conferenza dei missionari in Brasile, della durata di cinque giorni. L’incontro, come si è detto, ha lo scopo di "esaminare la situazione della Regione, per stabilire un programma di vita e di lavoro, in accordo con i propri fini e con le direttive del Capitolo e della Direzione Generale, come si legge nelle Costituzioni dell’IMC (n. 142).

Disponibilità e coraggio

Aprendo i lavori il Superiore regionale, padre Paulo Mzé, ha ringraziato i missionari della Regione per la loro presenza e disponibilità al servizio delle missioni e li ha invitati a "vivere attivamente questo momento di grazia che è la nostra prima assemblea unificata della Regione Brasile".

Padre Juan Pablo de los Ríos, Consigliere generale per l'America, ha ricordato che " questa prima Conferenza unificata del Brasile è un kairos” e dunque  per vivere questo tempo di grazia, abbiamo bisogno di "molta disponibilità e tempo, ma anche del coraggio di lasciare alcune cose e assumerne altre, mantenendo il cammino di unità e identità per rispondere alle grandi sfide che il Continente deve affrontare in ogni momento".

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Padre Paulo Mzé e il Superiore Generale, padre James Lengarin

Il Superiore Generale, padre James Lengarin, ha ricordato che "viviamo in una mentalità e in un tempo di cambiamenti, in cui dobbiamo sempre mantenere la qualità e la fedeltà alla vita religiosa e al cristiana e cercare di rispondere efficacemente alle nuove sfide della missione". Presentando la realtà attuale dell'Istituto nel mondo "che è cambiata dalla sua fondazione, ma sempre rinnovata", ci invita a "migliorare il nostro servizio missionario nel mondo attraverso la continentalità, sempre in comunione con tutti coloro che sono nel mondo intero".

Durante questa prima giornata sono state organizzate le commissioni, presentate le relazioni della Direzione generale e i messaggi del Superiore e del Consigliere generale. I lavori della giornata si sono conclusi con la celebrazione eucaristica, presieduta dal padre Paulo Mzé. La riunione durerà fino a venerdì 10 maggio, con la presentazione e la definizione delle linee di azione per i prossimi sei anni in Brasile.

* Padre Julio Caldeira, IMC, è missionario nell'Amazzonia brasiliana.

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“In Brasile, la Pastorale afro ha mosso i primi passi nel 1988, ma ha ancora bisogno di essere strutturata in tutte le diocesi come parte dell'azione evangelizzatrice della Chiesa”, dice padre Ibrahim Musyoka, IMC, coordinatore della Pastorale afro dell'arcidiocesi di Feira de Santana (Bahia).

E’ questa un pastorale che cerca di porre attenzione ai gruppi di afrodiscendenti presenti nella società brasiliana. “Un Sinodo dei vescovi sulla Pastorale afro, come è stato fatto per l'Amazzonia, aiuterebbe molto in questo difficile lavoro”, afferma il missionario.

Quest'anno si conclude il Decennio internazionale per le persone di origine africana (2015-2024), proclamato dalle Nazioni Unite per incoraggiare gli Stati membri a promuovere attività con il fine di riconoscere, rendere giustizia e facilitare lo sviluppo dei milioni di persone di origine africana nel mondo che ancora soffrono dello stigma del razzismo, della discriminazione e dell'inferiorità che ha accompagnato le loro vite da quando i loro antenati sono stati sradicati dall'Africa e portati in altri Paesi in condizioni di schiavitù.

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Padre Ibrahim Muinde Musyoka, missionario della Consolata kenyota in Brasile. Foto: Ed Santos/Acorda Cidade

La Pastorale afro, che la Chiesa in Brasile (e in altri Paesi) ha creato, ha forse accolto questa iniziativa dell'ONU per dare nuova linfa al lodevole sforzo di inclusione, valorizzazione e dialogo interreligioso che dal 1988 si sta realizzando per le persone di origine africana? “A quanto pare, no”. Padre Ibrahim, missionario della Consolata del Kenya, in Brasile dal 2016, dove ha studiato teologia ed attualmente vicario della parrocchia di São Roque da Matinha, la prima parrocchia quilombola in Brasile (eretta nel 2021) – spiega che questa iniziativa dell'ONU non ha avuto alcuna ripercussione nella Chiesa, perché essa “non mostra ancora molto piacere nel parlare della questione”.

Nell’intervista, il padre Ibrahim ha parlato della Pastorale afro che porta avanti nella parrocchia di Matinha, di come è strutturata, nonché dello sforzo di aiutare la popolazione, tutta di origine africana, a superare  steccati e barriere, anche se in generale più abituata a pensare di non avere nulla da dare e nulla da pretendere. Così, nell'illustrare le numerose attività svolte (in campo educativo, culturale, religioso e storico), il missionario sottolinea che esse sono orientate ad accrescere l'autostima degli afrobrasiliani e la visione generale dell'Africa, che viene sempre mostrata a partire da una prospettiva negativa. La Pastorale afro “cerca di presentare l'altra faccia dell'Africa e della popolazione afrobrasiliana”, ribadisce.

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Un momento culturale della Pastorale afro nella parrocchia di São Roque da Matinha, Bahia. Foto: Jaime C. Patias

La Pastorale afro in Brasile è iniziata in modo strutturato nel 1988, proprio con la Campagna della Fraternità promossa dalla Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) durante la Quaresima di quell’anno che aveva come tema “Fraternità e il popolo nero” e come motto “Ascolta il grido del mio popolo”. Purtroppo, “a molti membri della Chiesa manca ancora” - secondo il nostro intervistato – “un atteggiamento e un'educazione che li porti a considerare e ad abbracciare la Pastorale afro come parte integrante dell'azione evangelizzatrice della Chiesa e non solo come carisma particolare di pochi. È necessario ascoltare davvero il grido di questo popolo”. Dobbiamo ricordare che “la Pastorale afro non è una fantasia, ma uno sguardo sincero e onesto sulla vita reale della gente” - sottolinea padre Ibrahim.

Alla domanda sul contributo che il Sinodo dei vescovi per l'Amazzonia potrebbe dare anche per la Pastorale afro e sulla necessità di un Sinodo dei vescovi sul tema degli afrodiscendenti, il vicario della parrocchia di São Roque di Matinha risponde che “Tale sinodo è necessario e urgente” e ipotizza la sua tenuta a livello continentale o in paesi dove l’esperienza della pastorale afro sembra già assodata come Brasile, Colombia, Caraibi...

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Francisca das Virgens Fonseca, membro dell'équipe di formazione Pastorale afro dell'Arcidiocesi di Feira de Santana. Foto: Ed Santos /Acorda Cidade

Nell’intervista si citano anche argomenti espressi su questo tema nei documenti della chiesa come l'incoraggiamento del Concilio Vaticano II per l'inculturazione e l'inclusione dei popoli; le conferenze continentali latinoamericane come Puebla, Medellin, Santo Domingos e altre, che hanno in qualche modo creato un clima favorevole alla Pastorale afro. Nella sua valutazione il padre Ibrahim Muinde dice “mancano le risorse umane e materiali, così come una maggiore volontà di vitalizzare questa Pastorale”.

La questione della necessità di un maggiore dialogo interreligioso tra il cristianesimo e le religioni di origine africana, un tempo considerate “primitive”, e il tema della teologia africana non sono assenti da questa ampia conversazione. Si tratta di temi che vengono presi in considerazione anche negli incontri di Pastorale afro a livello nazionale e continentale e risultano molto utili per uno scambio generale sui vari aspetti del lavoro che la Chiesa deve fare per riconoscere pienamente l'importanza e il contributo dei discendenti dell'Africa al Brasile.

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Incontro continentale di Pastorale afro nel 2022 in Messico. Foto: archivio personale di p. Ibrahim Musyoka

In realtà, il prossimo incontro continentale si terrà nel 2025 e potrebbe svolgersi in Argentina, un Paese la cui patrona, la Madonna di Lujan, è legata alla figura di un afrodiscendente schiavizzato, tuttavia l’Argentina è uno di quei Paesi in cui la presenza storica dei afrodiscendenti è stata, in gran parte, negata, rifiutata.

Trovi qui l'audio integrale dell'intervista a padre Ibrahim Muinde Musyoka (Radio Vaticana)

Fonte: Pubblicato originalmente in www.vaticannews.va

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IV Festival della Fede e della Cultura nell'Arcidiocesi di Cali, Colombia. Foto: Jaime C. Patias

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Incontro di Pastorale Afro dei missionari della Consolata presso il Centro di Pastorale e Spiritualità Afro di Cali, Colombia (dal 26 settembre al 2 ottobre 2022). Foto: Jaime C. Patias.

 

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