L’Eucaristia: l’ospitalità di Dio

Pubblicato in Preghiera missionaria

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Gesù ha amato la tavola quale luogo di incontro con gli altri: ha parlato sovente di tavola e di banchetto per profetizzare la condizione di comunione con Dio e con sé nel regno. Sedendosi alle tante e diverse tavole, quelle della convivialità con gli amici, le tavole della fraternità con i suoi discepoli, le tavole della condivisione con le folle affamate che andavano da lui, le tavole dello scandalo, quelle vietate con i peccatori, pubblicani, prostitute e, infine, le tavole dell’amore indistruttibile con i testimoni della sua risurrezione, Gesù ha voluto la tavola come sua e non nostra. Noi stasera accogliamo l’invito a stare alla sua tavola per ascoltare, per osservare, per imparare a fare come ha fatto lui. (cfr. Giovedì santo, La tavola del Signore, di Goffredo Boselli, monaco di Bose)

Salmo Invitatorio (cfr. Isaia 25)

Signore, tu sei il mio Dio;*
voglio esaltarti e lodare il tuo nome,
perché hai eseguito progetti meravigliosi,*
concepiti da lungo tempo, fedeli e stabili.

Signore, tu sei il nostro Dio,*
vogliamo esaltarti e lodare il tuo nome.

Signore, tu sei il mio Dio;*
voglio esaltarti e lodare il tuo nome,
Perché tu sei sostegno al misero,*
sostegno al povero nella sua angoscia.

Signore, tu sei il nostro Dio,*
vogliamo esaltarti e lodare il tuo nome.

Ascolta la Parola

Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. 

Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. (Gv. 6,1-13)

Dobbiamo fare almeno qualche allusione alle cosiddette moltiplicazioni, ma sarebbe forse meglio parlare di «condivisioni» dei pani e dei pesci che Gesú ha compiuto per le folle che lo seguivano. Si tratta di autentici pasti raccontati da tutti gli evangelisti... in quanto profezia della cena del Signore lasciata come memoriale ai suoi discepoli nella vigilia della sua passione, sia in quanto profezia del banchetto escatologico che Dio prepara nel regno per tutta l’umanità.
Gesú ha compassione nel vedere questa folla numerosa, sente questi uomini come pecore senza pastore e comanda di far adagiare quella folla sull’erba verde, «a gruppi di commensali» (Mc 6,37-39): non si tratta solo di mangiare, di consumare cibo, ma siamo in presenza di un banchetto, di un simposio, nel quale i commensali mangiano insieme, fanno comunione...
Qui è Gesù che invita al banchetto, che dà da mangiare pani e pesci, è lui che presiede quei gruppi disposti ad aiuola come in un simposio. Anche in questo caso l’insegnamento è grande: il pane e il pesce sono un dono di Dio, sono cibo per l’uomo, e quando l’uomo benedice Dio per il cibo e sa condividerlo, allora c’è davvero cibo per tutti! Anche quando si ha poco, se sappiamo benedire e condividere vedremo il poco moltiplicato e sufficiente per tutti. 
Enzo Bianchi, Gesù a tavola e la sapienza del vivere

«Da dove compreremo pane?», chiede Filippo a Gesù... È un pane che, a differenza dell’altro, si mangia senza denaro e senza spesa (cf. Is 55,1 ss.), che sazia e fa vivere. Ci rivela da dove viene e qual è il pane che mantiene quest’esistenza nuova: questo pane è Gesù stesso, il Figlio che si dona ai fratelli e li mette in comunione con il Padre. Il pane prefigura il corpo di Gesù dato per noi, fine della sua e principio della nostra vita filiale e fraterna. Il pane, che sazia la fame dell’uomo, è la vita filiale e fraterna. Ne mangia chi accoglie Gesù, il Figlio amato dal Padre che ama i fratelli. Il suo pane è amare com’è amato; la sua opera è dare la vita ai fratelli. Il testo manifesta «da dove» viene questo pane. Solo allora si capisce cosa è, come lo si mangia e cosa produce. La domanda di Gesù a Filippo serve ad aprire la mente al mistero di ciò che sta per compiere. È facile scambiare il Signore per un fornitore di pane a buon mercato… è invece difficile capire che il pane è segno del dono della sua vita di Figlio di Dio. Non si tratta né di comprarlo né di fare i conti con la propria insufficienza, bensì di accogliere colui che solo ha parole di vita eterna: Giovanni non racconta l’istituzione dell’eucaristia, che ci dà la vita del Figlio, ne esplicita le conseguenze per la Chiesa che vive nell’attesa del suo Signore. Gesù è il Figlio che ha in sé la vita come dono del Padre. Ora la dona ai fratelli perché ne vivano. Il gesto che fa e le parole che dice illustrano la sua vita di Figlio: prende il pane, rende grazie e distribuisce ai fratelli, saziando la loro fame. La Chiesa vive di questo pane: è l’eucaristia, centro della sua vita. 
Silvano Fausti , Una comunità legge il vangelo di Giovanni.

Dall’ultima cena fino a oggi, quella alla quale Gesù si siede con i suoi discepoli è la “tavola del Signore”, non è la nostra tavola ma quella del Kýrios: è lui che invita. Come nei vangeli, anche nell’oggi della chiesa, è il Signore che invita e dunque decide con chi sedersi a tavola; nessuno è escluso di coloro che lui ha chiamato alla fede e alla vita nuova nel battesimo. L’invito alla sua tavola, il Signore ogni volta lo rivolge nel segreto della coscienza del cristiano; lì e non altrove risuonano le parole della Sapienza: “Venite, mangiate il mio pane, bevete il mio vino che ho preparato per voi”. Alla tavola del Signore si sono sempre seduti anche i peccatori e le peccatrici, perché l’eucaristia è il “pane dei vivi” e non “il pane dei puri”. San Nicola di Jitcha ha scritto: “Tenetevi lontani soprattutto a due peccati: dalla paura del peccatore e dal disprezzo davanti a un peccatore. Altrimenti, le vostre fronde appassiranno come quelle del salice, il vostro profumo diventerà inodore, la vostra serenità si trasformerà in orgoglio...Il peccato è seduto alla tavola di coloro che hanno paura di sedersi a una tavola di peccatori. Il peccato entra nella casa di chi ha paura di entrare nella casa di un peccatore. Chi cammina per strada evitando con cura i peccatori rientra a casa sua carico di una moltitudine di peccati”.
Goffredo Boselli, La tavola del Signore è la sua tavola non la nostra

 Prega

 Facendoci aiutare da una meditazione di Goffredo Boselli sulla tavola del Giovedì Santo, preghiamo insieme dicendo: 
R/ Grazie Signore Gesù.

Signore Gesù, la tavola a cui tu ci inviti è la tavola dell’ultima cena, è la tavola del pane spezzato e del calice donato. È la tavola del mandatum novum, del comandamento dell’amore.
R/ Grazie Signore Gesù.

Signore Gesù, la tavola a cui ci inviti è la tavola tanto desiderata e sofferta, è la tavola a cui si è seduto anche colui che ti tradisce. È la tavola a cui è invitato anche colui cha da lì a poco negherà di conoscerti.
R/ Grazie Signore Gesù.

Signore Gesù, la tavola a cui ci inviti è la tavola della contesa, è la tavola a cui ci si chiede chi è il più grande. È la tavola a cui tu, il maestro stai come colui che serve e ci chiedi di fare lo stesso.
R/ Grazie Signore Gesù.

Signore Gesù, la tavola a cui ci inviti è la tavola dei peccatori, è la tavola a cui tu fai sedere quanti ti tradiscono, ti rinnegano, ti abbandonano, trasformandoli da traditori in ospiti, nei quali i futuri tradimenti sono già superati dalla tua accoglienza e dal tuo dono.
R/ Grazie Signore Gesù.

Signore Gesù, la tavola a cui tu ci inviti è la tavola della misericordia, è la tavola di morte che tu trasformi in un banchetto di festa e libertà. È la tavola che celebra la gloria di chi ama fino alla fine.
R/ Grazie Signore Gesù.

Ultima modifica il Lunedì, 16 Agosto 2021 16:54

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