XXI Domenica – T. O. - Anno C

Pubblicato in Domenica Missionaria

Letture:
Is. 66,18-21;
Sal. 116;
Eb. 12,5-13;
Luca 13,22-30 -"Signore, sono pochi quelli che si salvano?".

 

Comunione:
Con il frutto delle tue opere sazi la terra, o Signore,
e trai dai campi il pane e il vino che allietano il cuore dell’uomo.

 

- La salvezza è l'unico problema serio dell'uomo. Ogni religione si presenta come una via per raggiungerla. In modo particolare, i cristiani professano la fede in "Dio nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati" (1Tim. 2,4) e in "Gesù Cristo salvatore nostro" (Tt. 3,7).

- La domanda, nel modo in cui viene posta a Gesù, tradisce una vana curiosità e la convinzione di fondo che soltanto i membri del popolo eletto o le persone "per bene" di Israele otterranno la salvezza. Falsa sicurezza: Gesù allarga la salvezza a tutti gli uomini di buona volontà: quelli che vogliono la salvezza e l’accolgono da Dio come Dio la vuole.

- Anche nell'animo del cristiano, che in quanto battezzato sa di essere amato con predilezione da Dio, può annidarsi questa falsa sicurezza di raggiungere la salvezza perché è membro di un popolo di maggioranza cattolici, nato in una famiglia cattolica, lavorato in parrocchia o nell’A. C. ….

Il vero discepolo nutre una grande fiducia in Dio che salva, ma insieme un forte senso di responsabilità. "Colui che ti ha creato senza di te non ti salverà senza di te...Nessuno si disperi, ma nessuno sia sicuro di sé. È male disperare, ma è anche male presumere" (s. Agostino). È questo il messaggio di Gesù.

- Ciò che conta non è sapere quanti si salvano, ma piuttosto qual è l'itinerario sicuro per giungere alla salvezza. Gesù in risposta non dice quanti saranno salvati, ma indica l’itinerario della salvezza: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta". Propriamente il verbo "sforzarsi" nel testo greco del Vangelo ("agonizomai") significa "lottare" (cfr. agonismo, agone...). Una lotta dura in cui sono impegnate fino allo spasimo tutte le fibre e le energie di una persona, per riportare vittoria.

- Per maggior chiarezza Gesù la presenta la salvezza attraverso l'immagine, frequente nei profeti, del banchetto (cfr. Is 25,6-8). C'è una porta che introduce nella sala del banchetto. È aperta a tutti, ma è stretta, scomoda, difficile da attraversare: "Molti non ci riusciranno". Non basta il desiderio di giungere alla festa. Bisogna sforzarsi, lottare per passare attraverso la porta, liberandoci dall'illusione che l'ingresso ci spetti di diritto. Certamente noi veniamo salvati e non possiamo salvarci con le nostre forze. Ma Dio non ci salva senza la nostra collaborazione.

- Inoltre la porta non rimane aperta sempre. Il tempo che ci è concesso per entrare non è illimitato e noi non possiamo disporne a nostro piacimento. Nel momento della nostra morte la porta sarà chiusa definitivamente dal padrone di casa, cioè dal Signore, e non sappiamo quando avverrà. Non è da saggi, allora, gestire la vita secondo i propri capricci e rimandare magari alla vecchiaia l'impegno per la salvezza. Chi non è entrato in tempo, a causa della sua inerzia e indifferenza, resterà fuori per sempre.

- San Vincenzo de Paoli ricorre (riprendendo S. Giovanni della Croce) all'immagine dell'artista che intende scolpire una statua della Madonna. Davanti al blocco di marmo non si limita a guardarlo o ad accarezzarlo. Ma non gli risparmia violenti colpi di martello, di scalpello, quindi di cesello... finché l'opera non è compiuta e corrisponde all'idea che egli aveva in mente. Così fa Dio. Mi verrebbe da pensare che ha creato gli uomini come capolavori "incompiuti", non rifiniti, perché la piena riuscita dell'opera d'arte dipendesse anche dalla loro libertà, dalla loro collaborazione con l'Artista divino. Egli con lo strumento misterioso del dolore costruisce, leviga, affina il suo capolavoro. Quando la fatica nel vivere il Vangelo ("porta stretta") e il dolore di ogni tipo rendono pesanti le nostre giornate, è una grande grazia poter pensare: in questo momento Dio mi sta amando con un cuore di Padre e con la "passione" di un Artista. Ha bisogno che io lo lasci fare.

- Una ragazza (sorella di un Missionario della Consolata) molto malata scrisse sul suo diario: "Sono arrivata a dire sì a Dio ed accettare la mia sofferenza. Spero di riuscire anche a dire grazie a Dio per avermi purificata così".

E una Suora della Consolata (Sr. Pier Grazia) durante gli ultimi giorni di vita pregava: “Accetto la malattia che mi ha colpita… Grazie, Signore, tu stai facendo grandi cose nell’anima mia”.

Veneriamo la Madonna “Regina del cielo e della terra”, perché nelle mani di Dio fu l’umile ancella. “Sono la serva del Signore; avvenga di me quello che hai detto”.

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