Atti degli apostoli (7). La comunità cristiana nel vivo del suo ministero

Atti degli apostoli (7). La comunità cristiana nel vivo del suo ministero Foto Angelo Casadei
Pubblicato in Preghiera missionaria
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Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. Qui trovò un Giudeo di nome Aquila, nativo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia, con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava. Di mestiere, infatti, erano fabbricanti di tende. Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci. Quando Sila e Timòteo giunsero dalla Macedonia, Paolo cominciò a dedicarsi tutto alla Parola, testimoniando davanti ai Giudei che Gesù è il Cristo. Ma, poiché essi si opponevano e lanciavano ingiurie, egli, scuotendosi le vesti, disse: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente. D’ora in poi me ne andrò dai pagani». Se ne andò di là ed entrò nella casa di un tale, di nome Tizio Giusto, uno che venerava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e molti dei Corinzi, ascoltando Paolo, credevano e si facevano battezzare. Una notte, in visione, il Signore disse a Paolo: «Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso». Così Paolo si fermò un anno e mezzo, e insegnava fra loro la parola di Dio. (Atti 18,1-11)

RIFLETTI

La Chiesa di Gesù, come ogni altra comunità umana, ha bisogno di organizzazione e coordinamento per svolgere la missione che le è stata affidata. Gesù, che è fondamento e punto di riferimento costante della Chiesa, non le ha però dotato un'organizzazione perfettamente definita in tutti i suoi dettagli. Questo è un compito che spetta ad ogni generazione di cristiani, perché dipende in gran parte dalle necessità a cui devono rispondere i credenti di ogni tempo.

Cos'è un ministero?

La Chiesa scopre dentro e fuori le sue molteplici esigenze: l'evangelizzazione e la catechesi, la costruzione della fraternità, la conservazione dell'unità, il governo e il coordinamento, la celebrazione della fede, la cura dei più poveri. Questi compiti o servizi che vengono esercitati all'interno della comunità cristiana per rispondere ai bisogni rilevati sono quelli che configurano i vari ministeri che esistono al suo interno. 

Nel Nuovo Testamento le responsabilità ecclesiali sono designate con il termine greco diakonia, una parola che significa appunto "servizio" e che non ha nulla a che fare con concetti come potere, autorità o privilegio. Ecco perché tutta la Chiesa deve essere ministeriale, cioè serva. Mossa dallo Spirito Santo, deve rimanere, come Gesù stesso, molto attenta alle necessità che scopre nel suo cammino. In questo modo potrete rispondere con generosità e creatività ad essi, instaurando, se necessario, nuove forme di servizio. In questo modo, la vita dei seguaci di Gesù potrà esprimersi in tutta la sua ricchezza.

Una Chiesa che impara ad organizzarsi 

Il libro degli Atti degli Apostoli mostra che le prime comunità dovettero imparare ad organizzarsi. Gesù non aveva lasciato tutto detto, né si era preoccupato di specificare alcuni dettagli pratici. Solo la vita, con i suoi conflitti e problemi, costringerà i primi cristiani a dotarsi di una struttura comunitaria sempre più capace di rispondere ai bisogni che venivano loro posti. Ecco perché non sorprende che, in luoghi diversi, emergano organizzazioni diverse e risposte diverse a problemi simili. Sorprende la pluralità e la ricca varietà di soluzioni con cui hanno saputo affrontare i loro problemi organizzativi interni. Ciò che è veramente importante è che la vita della comunità si esprima in tutta la sua ricchezza. La vita cristiana deve potersi esprimere pienamente e per questo è necessario stabilire compiti e distribuire responsabilità, in modo che tutto sia assicurato.

Così, abbiamo scoperto fin dall'inizio che l'organizzazione della comunità di Gerusalemme ruotava attorno agli Apostoli (1,12-26). Ma quando sorgono conflitti tra gli Ebrei e gli Ellenisti, i Dodici costituiscono il gruppo dei Sette Diaconi per occuparsi delle necessità specifiche di quest'ultimo gruppo (6,1-7). Più avanti, vedremo come la comunità di Gerusalemme è organizzata secondo il modello della sinagoga ebraica, attraverso un concilio di presbiteri (11,30). 

La comunità di Antiochia (At 13,1-3), invece, composta per lo più da cristiani di origine pagana, aveva una struttura meno legata ai modelli ebraici. In essa non troviamo presbiteri, ma profeti e maestri. Secondo il racconto di Luca, Paolo organizza le comunità da lui fondate nominando presbiteri (Atti 14,23) e pastori (Atti 20,28).

La comunità di Corinto

Nella città di Corinto troviamo Paolo che, pieno di zelo, annunzia la risurrezione di Gesù. Nel suo ministero percorre varie regioni e raggiunge questa città che non godeva di buona fama. Certo, è un annunzio incredibile, che può trovare –e trova– resistenza e persino scherno, ma l’Apostolo non si sgomenta. Dovunque venga accolto o anche scacciato, egli annunzia che Gesù Cristo è veramente il Figlio di Dio, è morto per noi tutti ed è risorto; e ormai non si rivolge più soltanto ai Giudei per diffondere la fede, ma anche ai pagani, cioè a coloro che non appartengono al popolo eletto, scelto da Dio. Così il cammino della parola di Dio, dell’annunzio della salvezza, si estende, si prolunga in tutto il mondo, fino a oggi, fino a noi.

A Corinto Paolo trova un giudeo di nome Aquila e sua moglie Priscilla, che erano stati scacciati da Roma insieme a tutti gli altri Ebrei a causa della predicazione della dottrina cristiana. E poiché essi erano fabbricanti di tende, si ferma in città e si mette a lavorare insieme a loro. Trovando in questi due coniugi dei fedeli collaboratori, tutti disposti a servire il Signore, Paolo si fa aiutare proprio perché bisogna che la parola di Dio compia il suo percorso passando da cuore a cuore.

Paolo annuncia il Vangelo e lavora per il regno di Dio e intanto lavora anche con le sue proprie mani per guadagnarsi il pane quotidiano; si affatica per il Vangelo e si affatica anche nel lavoro per non essere di peso ad alcuno, anzi per aiutare anche gli altri.

Corinto è una città ricca e corrotta, dove c'è molta cultura e anche molta ambizione, ma anche qui il Signore vuole prepararsi un popolo di fedeli, di credenti, e Paolo è uno strumento nelle mani di Dio, uno strumento coraggioso non per le proprie capacità, ma perché comunica la sua fede indomita. Lo Spirito Santo è il seme della verità che il Signore ha gettato ovunque, e quindi la Chiesa diventa una realtà davvero universale, un seme che deve germogliare nel cuore di tutti gli uomini, a costo però del sacrificio di quelli che uniti a Cristo affrontano ogni prova, pur di seminare nel cuore dei credenti la Parola che rigenera alla vita nuova in Cristo.

DOMANDE

Il testo che abbiamo ascoltato descrive una comunità cristiana nel vivo del suo ministero sempre guidata dallo spirito. Osserva che quantità di attività si fanno, quanti sono i protagonisti anche identificati con nome proprio. La nostra comunità si rispecchia in questa immagine? 

Gli atti degli apostoli narrano come il “movimento di Gesù” si organizza come chiesa. Questa nuova organizzazione è motivata da sfide concrete che queste comunità hanno trovato sul loro cammino. Anche oggi avremmo bisogno di rispondere a nuove sfide? Quali? Che ministeri sarebbero necessari?

Pensando alla comunità parrocchiale, che ministeri riconosci nelle persone che si impegnano? Di che ministeri avremmo bisogno per fare più incisiva la nostra presenza, per essere di più chiesa in uscita attenta ai lontani?

PREGA

Signore Gesù, con i tuoi santi apostoli vorremmo anche noi sapere annunciare con crescente ardore che tu sei il Cristo. l’unico nostro salvatore.

Vorremmo anche noi sapere stare lieti in mezzo alle persecuzioni, in mezzo alle nostre quotidiane tribolazioni sopportate umilmente, per tuo amore. 

La tua Parola in noi, Signore, non rimanga mai incatenata: esca dal carcere delle nostre paure e timidezze e vada, libera e forte, incontro ai fratelli, per renderli tutti una cosa sola nella comunione di vita con te. 

Tu, che solo conosci le nostre menti e i nostri cuori, non lasciarci cadere nella viltà della frode e dell'ipocrisia. 

Fà che il tuo Spirito di verità ci spinga alla totale consegna di noi stessi, per essere un bene a utilità comune e godere tutti insieme di te, unico Sommo Bene che pienamente ti doni a chi nulla antepone al desiderio di vivere nella gioiosa gratuità dell'amore. Amen. 

Ultima modifica il Domenica, 18 Giugno 2023 11:01

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