L’Avvento rimane un mistero. Ogni anno lo celebriamo collegandolo con quello che successe a Betlemme quando Gesù divenne trasfigurazione visibile dell’amore invisibile. L’amore di Dio esiste da sempre ma lo sentiamo con molta testa e molta devozione e esaltazione. Certamente Avvento vuol dire venuta di Gesù e il foglio domenicale ci invita così: attendiamo vigilanti la venuta del Salvatore. La realtà presentata da Gesù nel Vangelo ci suggerisce un’altra versione. Quando vado a casa chi mi ospita non si preoccupa del mio arrivo ma come disporre bene l’accoglienza. Allora cambia tutto. Nessuno impedisce o annulla l’arrivo di Gesù ma purtroppo non sappiamo come accoglierlo secondo la sua volontà perché non lo vediamo correttamente come lui desidera. E ci sbagliamo davvero perché il suo arrivo non è come vogliamo noi ma come predispone Lui. Invece riguardo alla accoglienza vera, viva e giusta che tocca a noi organizzare e predisporre non facciamo niente pensando che non tocchi a noi perché crediamo che la Chiesa è gloriosa e trionfante e la fede esalta l’Onnipotenza di Dio. Quindi l’Avvento esige solo una celebrazioni splendide e solenni.
AVVENTO deve diventare la parola significativa, affermata per avviarci ad attendere e preparare con una accoglienza magnifica la venuta di Gesù adesso perché Gesù lo ha detto chiaro e descritto bene. Gesù viene e vuole ancora nascere non a Betlemme ma da noi, nella nostra chiesa comunità, nella nostra chiesa famiglia, nella nostra chiesa fraternità. Se guardiamo il presepe con molta simpatia, tenerezza e amore; se sentiamo commozione per quel bimbo divino, che si meritava accoglienza da Re e invece ha dovuto nascere in una grotta al freddo e al gelo, perché non c’era posto per lui in nessuna casa; se abbiamo perfino voglia di riparare l’offesa e l’ingiustizia grossolana, ditemi allora se è giusto fare una gran festa solo per il ricordo, l’anniversario, il presepe, la messa di mezzanotte, la sfilata dei re magi, l’albero di Natale e lo scambio dei doni?
Il Gesù che viene é ancora un bimbo Gesù vivo, vero e attuale, adesso qui che bisogna accogliere bene. Ha nome e cognome. Il nome é quello suo proprio ma il cognome che caratterizza la famiglia è Gesù.
Leggiamo Matteo capitolo 25, 42-45: Gesù lamenta di non essere stato accolto bene. 42 ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44 risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?45 Egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.
Da due mila anni aumentano sempre di più i piccoli Gesù che aspettano l’accoglienza solidale cristiana prevista dal progetto di Gesù, che dovrebbe essere attiva sempre nell’Avvento, ma non sono accolti dalla tenerezza e misericordia ma solo dalla fame, dalla minaccia, dalla emarginazione, dal maltrattamento, dall’insulto, dal castigo, e dalla penuria generale. L’Avvento diventa impegno nostro non per organizzare l’arrivo di Gesù in modo glorioso e trionfante ma per attuare con responsabilità gioiosa una accoglienza magnifica ai piccoli Gesù attualmente in arrivo che bussano alla mia porta e assolutamente non debbono rimanere senza affetto, senza educazione, senza salute, senza dignità, senza futuro, ma aiutati e resi capaci di vivere contenti e felici.