In occasione dell'anniversario della fondazione dei due istituti, i Missionari e le Missionarie della Consolata, il 29 gennaio, pubblichiamo questo Calendario con le date più significative per la famiglia Consolata.
4 2003: Nyahururu (Kenya) viene creata Diocesi
“ 1925: Missionarie della Consolata aprono in Somalia
6 1986: Ordinazione Episcopale di Mons. Walmir A. Valle
“ 2021: Apertura Noviziato continentale America IMC a Manaus (Brasile)
8 1948: La Prefettura di Iringa (Tanzania) viene eretta in Vicariato
10 1923. Missionarie della Consolata aprono in Tanzania
11 1981: P. Luigi Graiff viene ucciso a Parkati (Kenya)
16 1918. Muore P. Umberto Costa, superiore della Casa Madre
“ 2009: P. Giuseppe Bertaina viene ucciso a Niarobi
18 1988: Partenza dei primi quattro Missionari della Consolata per la Corea
19 1950: Apertura delle Missionarie della Consolata in Colombia
20 1988: Apertura IMC in Corea
21 1851: Nascita di Giuseppe Allamano, ore 18.30
22 1851: Giuseppe Allamano è battezzato nella Chiesa parrocchiale di Castelnuovo (Asti)
25 1992: Il Vicariato Apostolico di Meki (Etiopia) viene eretto in Prefettura
26 1880: Ottavio, fratello di Giuseppe Allamano, muore all'età di 26 anni
28 1913: La Prefettura Apostolica del Kaffa viene affidata all'Istituto Missioni Consolata
“ 1929: M. Felicina Fauda va ad abitare in Casa Madre MC
28 2024: Ordinazione Episcopale di Mons. Osório Citore Afonso
29 1900: Guarigione miracolosa di Giuseppe Allamano
“ 1901: Fondazione dell'Istituto Missioni Consolata
“ 1910: Fondazione dell'Istituto delle Missionarie della Consolata
“ 2004: Apertura dello Juniorato Continentale MC in San Paolo (Brasile)
1 1982: Apertura MC in Venezuela
2 1954: Apertura MC negli Stati Uniti
“ 1997: Ordinazione Episcopale di Mons. Evaristo Chengula
7 1924: Apertura MC in Kaffa (Etriopia)
8 1911. Inizia la visita del Camisassa alle missioni de Kenya
“ 1951: Viene creato il Vicariato Apostolico di Florencia (Colombia) e affidato all'IMC
10 1883: G. Allamano viene nominato “Canonico onorario”
11 1999: Ordinazione Episcopale di Mons. Francisco J. Múnera Correa
13 1937: P. Giovanni Bisio giunge in Brasile e inizia la presenza IMC
15 1970: Mons. Mario Mgulunde viene consacrato Vescovo di Iringa
“ 1991: In un’imboscata della guerriglia muore P. Ariel Granada a Massangulo (Mozambico)
16 1926: Alle ore 4.10 a Torino muore Giuseppe Allamano
“ 1895: A Torino inizia il processo di Beatificazione di Giuseppe Cafasso
“ 1917: Requisizione militare della Casa Madre a Torino
23 1921: L’Allamano è a Roma con il Camisassa per la lettura del Decreto sopra le virtù del Cafasso
27 1923: Propaganda Fide approva le Costituzioni IMC “ad decennium”
“ 1928: P. Gabriele Perlo è consacrato Vescovo a Mogadiscio (Somalia)
“ 1963: Apertura MC in Liberia
28 1992: Apertura MC in Guinea Bissau
1 1904: Iniziano gli Esercizi Spirituali e Conferenza a Murang'a (Kenya)
2 1873: Giuseppe Allamano riceve il Diaconato
“ 1926: Apertura della prima missione IMC in Mozambico (Miruru)
3 1922: Erezione della Prefettura Apostolica di Iringa (Tanzania)
“ 1924: Le prime Missionarie della Consolata giungono in Etiopia
“ 1954: P. Lorenzo Bessone è nominato Vescovo di Meru (Kenya)
4 1951: Apertura MC in Argentina
10 1926: Meru (Kenya) viene eretto in Circoscrizione Ecclesiastica
“ 1971: Inizio del nostro lavoro missionario nella Prefettura di Volksrust (Sud Africa)
11 1964: Apertura MC in Portogallo
13 1996: Trasferimento Casa Generalizia MC da Grugliasco a Nepi (Viterbo)
15 1943: La salma dell'Allamano viene trasportata a Rosignano Monferrato (Alessandria) e vi rimane fino al 30 Aprile 1949
16 1997: Apertura Noviziato Continentale MC a Nairobi (Kenya)
17 1983: Murang'a (Kenya) è creata Diocesi
18 2000: Ordinazione Episcopale di Mons. Anthony Ireri Mukobo
19 1982: Viene promulgato il testo delle nuove Costituzioni IMC
“ 2000: Ordinazione episcopale di Mons. Carillo Gritti
23 1991: Apertura MC in Bolivia
25 1937: Prefettura apostolica del Kaffa è elevata a vicariato apostolico di Gimma
“ 1953: Il Vicariato di Iringa (Tanzania) viene eretto in Diocesi
“ 1953: Il Vicariato di Nyeri viene eretto in Diocesi
“ 1998: Apertura Noviziato continentale America MC in San Paolo (Brasile)
27 1899: Chiusura del processo diocesano per la Beatificazione di Giuseppe Cafasso
28 1919: G. Allamano è ricevuto in udienza da Benedetto XV
29 1873: Giuseppe Allamano viene ordinato Diacono a Torino
31 1975: Inizia il quarto Capitolo Generale MC
1 1941: Uccisione di Suor Eliodora Sottig in Etiopia
5 1910: Entrano le prime due aspiranti MC
“ 1913: Professione Religiosa delle prime 11 novizie MC
10 2005: Inizia a San Paolo (Brasile) l'undicesimo Capitolo Generale IMC e il nono Capitolo Generale MC
13 1902: Giuramento dei primi quattro Missionari
15 1925: La missione di Miruru nello Zambesi (Mozambico) viene assegnata all'IMC
16 2001: Apertura Juniorato continentale Europa MC
18 2009: Ordinazione Episcopale di Mons. José L. G. Ponce de León
24 1900: Nella festa di S. Fedele da Sigmaringen, Giuseppe Allamano scrive al Card. Richelmy sulla fondazione dell'Istituto
23 1990: P. Domenico Fiorina, quarto Superiore Generale dell'Istituto, muore a Somerset (USA)
25 1903: Parte la prima spedizione delle Suore del Cottolengo (Vincenziane) per il Kenya
27 1966: P. Gaudenzio Barlassina, terzo Superiore Generale dell'Istituto, muore a Torino
30 1949: Salma di Giuseppe Allamano è trasportata da Rosignano M. alla Casa Madre
2 1969: Inizia il quinto Capitolo Generale IMC
3 1925: Beatificazione di Giuseppe Cafasso
4 1959: Inizio del quarto Capitolo Generale dell’IMC a Torino
5 1924: Mons. F. Perlo, Vice superiore Generale, giunge in Italia
“ 1968: Ordinazione Episcopale di Mons. Servilio Conti
6 1913: Mons. Gaudenzio Barlassina è nominato Prefetto del Kaffa (Etiopia)
“ 1993: Inizio del nono Capitolo Generale IMC a Roma
8 1897: Giuseppe Allamano è nominato “canonico effettivo”
“ 1902: Partenza del primo gruppo di Missionari (4) per il Kenya
9 2011: Inizio del decimosecondo Capitolo Generale IMC e del decimo Capitolo Generale MC
10 1922: Mons. Francesco Cagliero è nominato Prefetto Apostolico di Iringa (Tanzania)
“ 1987: Inizia l’ottavo Capitolo Generale IMC
“ 1993: Inizia il settimo Capitolo Generale MC
“ 1999: Inizio del decimo Capitolo Generale IMC a Sagana (Kenya)
12 1949: Apertura MC in Roraima (Brasile)
13 1903: Otto Suore Vincenzine del Cottolengo partono per le missioni del Kenya
“ 2012: Ordinazione Episcopale di Mons. Giovanni Crippa
15 1930: Propaganda Fide erige l’Istituto Missionarie della Consolata in Congregazione di diritto pontificio
16 1912: Giuseppe Allamano invia richiesta a Propaganda F. per l’apertura del Kaffa
“ 1930: Propaganda Fide erige l’IMC in Istituto di diritto pontificio
18 1919: I primi Missionari IMC giungono in Tanzania
19 1911: Ricognizione della salma di Giuseppe Cafasso
21 1872: Giuseppe Allamano tonsura e ordini minori
22 2011: Ordinazione Episcopale di Mons. Inácio Saure
23 1906: Inizio del processo diocesano per la Beatificazione di Giuseppe Cafasso
“ 1981: Inizia il quinto Capitolo Generale MC
26 1958: Inizia il secondo Capitolo Generale MC
27 1948: Mons. Beltramino, Vicario apostolico di Iringa, è consacrato Vescovo
30 2010: Ordinazione Episcopale di Mons. Francisco Lerma Martínez
31 1987: Inizia il sesto Capitolo Generale MC
1 1999: Inizio dell’ottavo Capitolo Generale MC
2 1975: Inizio del sesto Capitolo Generale dell’IMC a Roma
5 1924: Mons. F. Perlo giunge in Italia come Vicesuperiore Generale
6 1939: Inizio del secondo Capitolo Generale IMC a Torino
10 1943: P. Giovanni De Marchi giunge a Lisbona per iniziare la presenza IMC in Portogallo
11 1904: inizio delle feste centenarie del Santuario della Consolata a Torino
12 1877: Giuseppe Allamano ottiene il titolo di “dottore collegiato” presso la Facoltà Teologica di Torino
“ 1902: Arrivo dei primi Missionari IMC a Nairobi
15 1877: Ordinazione Sacerdotale di Giacomo Camisassa
18 1901: Benedizione della Cappella e consacrazione dell’altare della “Consolatina” (è presente la Beata M. Teresa Ledochowska)
19 2001: Maralal (Kenya) è creata Diocesi
20 1981: Inizio del settimo Capitolo Generale IMC a Roma
26 1946: Apertura MC in Brasile
28 1902: Arrivo a Tuthu (Kenya) dei primi Missionari IMC
“ 1908: Erezione del Kenya a Vicariato Apostolico
“ 1986: Embu (Kenya) è eretta Diocesi
3 1927: Apertura MC in Mozambico
4 1926: Apertura di Mandimba: prima missione IMC nel Niassa (Mozambico)
10 1923: Aggregazione dell’Istituto a Propaganda Fide
“ 1990: Giovanni Paolo II approva la guarigione miracolosa di Serafina Nyambura per intercessione di G. Allamano
12 1909: viene eretto il Vicariato Apostolico del Kenya
25 1982: Viene eretta la Regione IMC di Roraima in Brasile (ora Amazzonia)
27 2003: Apertura IMC e MC in Mongolia
30 1876: Giuseppe Allamano consegue la Laurea in Teologia
1 1946: Apertura MC in Svizzera
6 Apertura Juniorato Continentale MC in Africa – Nairobi (Kenya)
8 1979: P. Giacomino Camisassa, primo missionario della Consolata africano, muore in Kenya
10 1923: Morte del Card. Agostino Richelmy
11 2003: Muore P. Mario Bianchi, quinto Superiore Generale dell’IMC
15 2003: Apertura Comunità MC “Madre Margherita” a Nepi per preparazione voti perpetui
18 1922: Muore Giacomo Camisassa, all’età di 71 anni
“ 1924: Mons. Gabriele Perlo è nominato Prefetto Apostolico del Benadir (Somalia)
19 1866: Giuseppe Allamano lascia la scuola di Don Bosco ed entra nel Seminario Diocesano
1 1949: Inizia a Torino il terzo Capitolo Generale IMC
7 1923: Propaganda Fide concede l’approvazione definitiva delle Costituzioni
8 1982: Apertura Juniorato internazionale MC a Nepi (Italia)
11 1999: Ordinazione Episcopale di Mons. Peter Kariuki Kihara
12 1900: La Conferenza Episcopale Subalpina approva la fondazione dell’Istituto
13 1916: Il Cardinal Cagliero (salesiano) visita l’Istituto
14 1905: Propaganda Fide crea la “Missione indipendente del Kenya”
15 1925: Prima partenza per il Mozambico
“ 1998: P. Luigi Andeni viene ucciso ad Archer’s Post (Kenya)
“ 2004: Apertura IMC e MC a Djibouti
17 1909: S. Pio X in un’udienza incoraggia l’Allamano a fondare l’Istituto delle Missionarie della Consolata
“ 2006: Sr. Leonella Sgorbati viene uccisa a Mogadiscio (Somalia)
20 1873: G. Allamano è ordinato sacerdote da Mons. Gastaldi nel duomo di Torino
“ 1923: 50° di Ordinazione di Giuseppe Allamano
21 1873: Giuseppe Allamano celebra la prima Messa Solenne
23 1909: Il Card. A. Richelmy approva le Costituzioni
27 1854: Nasce Giacomo Camisassa a Caramagna Piemonte
28 1953: Suor Eugenia Cavallo viene uccisa dai Mau Mau ad Imenti (Kenya)
30 1891: Giuseppe Allamano invia al Prefetto di Propaganda F. il Regolamento del nuovo Istituto
“ 1946: P. Mario Viola arriva a Buenos Aires per iniziare la missione IMC in Argentina
2 1880: Giuseppe Allamano entra come Rettore nel Santuario della Consolata
“ 1891: Esumazione della salma del Cafasso
5 1975: Ordinazione Episcopale di Mons. Aldo Mongiano
6 2001: Ordinazione Episcopale di Mons. Virgilio Pante
7 1990: Giuseppe Allamano viene dichiarato “Beato” in Piazza S. Pietro (Roma) da Giovanni Paolo II
8 1896: Traslazione della salma del Cafasso al Santuario della Consolata
“ 2009: Ordinazione di Pietro e Martino: primi due Missionari della Consolata coreani
9 1909: Apertura della nuova Casa Madre a Torino
“ 1975: Apertura MC in Libia
11 1866: G. Allamano veste l’abito clericale nella Parrocchia di Castelnuovo
“ 1938: La salma di Giuseppe Allamano viene trasportata in Casa Madre
14 1924: Prima partenza di 5 missionari per la Somalia
16 (21) 1866: Vestizione clericale di Giuseppe Allamano a Castelnuovo
17 1860: Giuseppe Allamano riceve la Cresima a Moriondo da Mons. G.B. Balma
“ 1876: Giuseppe Allamano è nominato Direttore Spirituale del Seminario di Torino
“ 1963: Apertura MC in Togo
“ 1972: P. Guerrino Prandelli viene ucciso da una mina a Esperança (Mozambico)
18 1981: Ordinazione Episcopale di Mons. Ambrogio Ravasi
21 1866: Vestizione clericale di G. Allamano a Castelnuovo
22 1935: Muore Mons. Francesco Cagliero, Prefetto Apostolico di Iringa, per incidente automobilistico
“ 2022: Ordinazione Episcopale di Mons. Hieronymus Joya
23 1909: P. Filippo Perlo viene ordinato Vescovo nel Santuario della Consolata dal Card. A. Richelmy
25 1968: Apertura del terzo Capitolo generale MC
28 1913: Funzione di partenza delle prime 15 Missionarie della Consolata per il Kenya
31 1930: Morte in Kenya della Serva di Dio Suor Irene Stefani
2 1908: Inizio del Piccolo Seminario alla Consolatina
3 1913: Parte la prima spedizione di 15 Missionarie della Consolata per il Kenya
10 1922: Inizia il Primo Capitolo Generale dell’Istituto
16 1910: L’Istituto passa sotto la giurisdizione di Propaganda Fide
19 1965: P. Michele Stallone viene ucciso a Loyangalani (Kenya)
21 1910: Vestizione della prime sei Novizie MC
“ 1934: Decreto di nomina del primo Governo Generale MC
25 1964: Marsabit (Kenya) viene creata Diocesi
27 1974: Apertura MC in Spagna
28 1934: Arrivo delle MC a Limuru (Kenya)
29 1986: Ordinazione Episcopale di Mons. L. Augusto Castro Q.
7 1978: Ordinazione Sacerdotale di Mons. José Luis Serna Alzate
8 1906: G. Allamano scrive la Lettera sull’Obbedienza
“ 1916: G. Allamano scrive lettera sulla Povertà
“ 1922: Partenza di 4 Missionarie per la Prefettura di Iringa (Tanzania)
“ 1942: Un bombardamento semi-distrugge la Casa Madre di Torino
“ 1946: P. Bartolomeo Durando arriva a New York per iniziare la presenza IMC in USA
“ 1952: Viene inaugurata la Casa Madre ricostruita dopo la guerra
9 1985: Vengono creati: Vicariato di S. Vicente-Puerto Leguizamo e la Diocesi di Florencia (Colombia)
15 1902: Parte la seconda spedizione per il Kenya
“ 1925: Mons. Giuseppe Perrachon è nominato Vicario Apostolico del Kenya
“ 1947: Primo Capitolo Generale MC
“ 1995: Isiolo è creato Vicariato
16 1923: Con decreto regio, l’Istituto è eretto in Ente Morale
17 1950: Apertura MC in Inghilterra
21 1872: Giuseppe Allamano è ordinato Suddiacono
22 1922: Partono le prime 4 Missionarie della Consolata per il Tanzania
25 1916: Mons. Gaudenzio Barlassina giunge ad Addis Abeba (Etiopia)
26 1923: L’Istituto viene eretto ente morale
28 1909: Viene emesso il “Decretum Laudis” di approvazione dell’Istituto Missioni Consolata
30 2012: Ordinazione Episcopale di Mons. Elio Rama
31 1923: Il Card. G. Bonzano è nominato Protettore dell’Istituto
I primi missionari/e sono senza dubbio il libro più eloquente che narra dell’Allamano come fondatore, padre e maestro. Vi presentiamo una breve biografia di Padre Ernesto Gilardino (1898 – 1937). Dai frutti conoscerete l’albero (cf. Mt 7, 16-20).
Ernesto Gilardino, ottavo figlio che venne a rallegrare la famiglia dei coniugi Carlo Gilardino e Teresa Torrione, nacque il 16 luglio 1898 a Corsila, Biella. Mentre frequentava assiduamente la parrocchia come chierichetto, sentì la voce del Signore che lo chiamava al Suo servizio. Diceva alla sua buona madre: « Mamma, voglio farmi prete »; ma la pia signora, che pur tanto avrebbe desiderato di vedere un suo figliolo incamminarsi per la via del Santuario, triste doveva rispondere: « È impossibile, figliolo, siamo tanto poveri e chi ti potrà aiutare a pagare la retta in Seminario? ».
Ernesto, al termine delle elementari, cercò quindi un impiego in una delle tante manifatture della sua Biella per essere di aiuto in qualche modo alla famiglia. All’età di 19 anni, infuriando la prima guerra mondiale, venne mobilitato e inviato in servizio al campo di aviazione di Venaria (Torino). «Non è che io facessi l’aviatore - diceva - non volo mai, non faccio che ripulire motori e caricare bombe ». Ma se egli non volava, nei giorni festivi sapeva scavalcare il muretto di cinta al campo per recarsi ad ascoltare la S. Messa e fare la Comunione. Alla chiesa poi si recava assiduamente nei tempi di libera uscita per passare lunghe ore dinnanzi al SS. Sacramento.
Al termine del conflitto, Ernesto tornò alla sua manifattura e venne incaricato dell’assistenza ad una cinquantina di tessitrici: di lui il direttore dello stabilimento si fidava. Il giovane assistente iniziò e svolse il suo lavoro come un vero apostolato. I1 suo cuore puro, che traspariva nello sguardo sereno, il suo comportamento modesto e dignitoso, le sue parole brevi: «Su, state buone,... abbiate pazienza,... perché parlate così?», dette con tanta convinzione, esercitavano un effetto magico e creavano nello stabilimento un’atmosfera nuova a cui nessuno poteva sfuggire.
Poiché la brama di essere sacerdote gli ardeva sempre in cuore, nei momenti liberi attendeva alla lettura di qualche buon libro o, dinnanzi ad un compagno condiscendente, si esercitava a leggere ad alta voce sunti di prediche, allo scopo di correggersi di un difetto di pronuncia, ben sapendo che l’esercizio del ministero sacerdotale è essenzialmente ministero di parola. Quando poi il gruzzolo raggranellato con i suoi risparmi gli parve sufficiente per pagarsi la retta in Seminario, cominciò a frequentarvi lezioni private serali su materie proprie del ginnasio, potendo poi meritare per la sua costanza ed impegno di esservi accettato il 14 ottobre 1922.
Si trovava da breve tempo in quel tanto bramato nido, quando al seminario di Biella arrivò un Missionario in cerca di vocazioni. Attratto dalla parola viva e persuasiva del P. Lorenzo Sales, Missionario della Consolata, il Gilardino sentì nascere in cuore il desiderio di lavorare per la conversione degli infedeli e pregò il Signore a fargli conoscere la sua volontà attraverso il Direttore Spirituale. Conosciutala, pronto alla chiamata, il 27 ottobre 1923 entrò nell’Istituto delle Missioni della Consolata.
Ernesto Gilardino con i suoi nuovi compagni aspiranti missionari continuò ed ultimò il biennio di Filosofia, e nell’ottobre 1924 fu ammesso al Noviziato che compì nella Casa di Pianezza sotto la guida del P. Giuseppe Nepote. Sotto la guida del Maestro, Gilardino approfondisce ulteriormente il suo rapporto con Dio, lo spirito dell’Istituto mettendo in pratica scrupolosamente gli insegnamenti del Fondatore. Lo stesso Maestro si accorge che Ernesto è portato sovente a manifestazioni di scrupolo che lo rendono dubbioso, titubante. L’ubbidienza pronta al Maestro gli permette di superare facilmente questo eventuale pericolo. È ammesso alla Professione Religiosa e con gioia, il 15 ottobre 1925, emette i suoi voti. E da Pianezza passa al Seminario Maggiore a Torino, per lo studio della Teologia.
Il Ch. Gilardino di fisico robusto, di indole mite, seria e fattiva, non si distingueva per l’intelligenza vivace, ma per l’attenzione e l’impegno di rendersi conto di tutto e di approfondire il senso delle cose e delle parole. Poiché la memoria non lo favoriva, studiava con “ostinazione” e, con frequenza fino a tarda notte, potendosi servire della luce che proveniva da una lampada della strada, senza essere di disturbo ai compagni nella camerata.
Era sempre pronto ad offrirsi spontaneamente ad ogni fatica, e a questa generosità univa un’osservanza religiosa delicata, una vita di preghiera intensa. Alla scuola del Fondatore, Can. Giuseppe Allamano, che imparò subito ad amare ed apprezzare, si trovava pienamente a suo agio. Però quella vicinanza al Fondatore durò poco perché il Signore lo chiamò a sé il 16 febbraio 1926.
Nel secondo anno di Teologia venne incaricato dell’assistenza dei Fratelli Coadiutori. Attese all’ufficio con grande interessamento, ma soprattutto con grande amore. Partecipava alla vita dei Coadiutori, ai loro lavori, gioie e pene, aveva occhio ai loro bisogni, li assisteva infermi, li istruiva con parole buone e semplici, instillando l’amore a Dio e alla vocazione, li correggeva. « Preferisco un rimprovero dall’Assistente - diceva uno di essi - che una lode da un altro ».
Il 17 gennaio 1929 scrive finalmente ai suoi di casa: “Papà, fratelli e sorelle carissimi, notifico a voi tutti, carissimi, la lieta notizia: il 27 gennaio corrente, riceverò l’Ordinazione Sacerdotale. Inutile che esprima la mia felicità dopo tanti anni di attesa e di sospiri… Già, quanti anni? Più di venti, una vita! Comunicatelo agli zii, alle zie, ai cugini e parenti questa fausta notizia. Non vi nascondo però la mia titubanza nel vedermi dal Signore eletto a sì eccelsa vetta. E come non sgomentarmi, riflettendo alle parole di San Paolo che afferma dover essere il sacerdote un altro Gesù Cristo? La dignità è grandissima, la responsabilità ancora maggiore. Per questo, carissimi, oggi più che mai mi raccomando vivamente alle vostre preghiere, al fine di ottenere dal Signore la grazia di rendermi meno indegno di salire il santo altare”.
Ed i buoni Fratelli Coadiutori, che tanto amavano il loro Assistente, come gioirono il 27 gennaio quando nella chiesa di Gesù Nazareno a Torino, lo videro ordinato sacerdote per le mani di Mons. Ermenegildo Pasetto! Lo videro ancora in mezzo a loro per altri due anni, fino al giorno in cui tutto contento potrà finalmente annunziare: « Partirò presto: sono destinato alla Prefettura del Kaffa ».
Ormai alla vigilia della partenza, P. Gilardino dovette sottostare a una crisi non indifferente: sono io adatto alla missione? Potrò io affrontare le difficoltà di un nuovo ambiente, di una nuova lingua? Forse che la mia vocazione non sia la vita contemplativa? Questi dubbi non li chiuse in se stesso ma li rivelò al suo Padre Spirituale, P. Sandrone. Il Padre spirituale che lo conosceva bene lo rassicurò: va avanti sereno, questa è la tua vita e la tua strada!
Ernesto con i Padri Colombo Cristoforo e Ricci Antonio lascia l’Italia con la nave ‘Genova’ il 4 ottobre 1931. Non dimentica che è la festa del Santo di Assisi e sotto la sua protezione affida il viaggio e la sua missione. Su quel viaggio, P. Gilardino lascia alcune pagine di ‘Note’ che fissano bene le impressioni, la sua gioia nel vedere l’Africa, i contatti con i passeggeri e le persone nei porti. Giunto finalmente sul campo, trascorre alcuni mesi alla Procura di Addis Abeba per una prima ‘climatizzazione’ alla vita africana e di missione, e poi passa alla residenza di Gouder a 144 km da Addis Abeba. Qui P. Gilardino trascorreva le sue giornate vicino alla mola del mulino e nello studio della lingua. Il 17 marzo 1932 viene nominato Superiore della Missione di Ghimbi, nel Wollega, dove rimane fino al 1° novembre 1935.
La missione di Ghimbi era situata in una zona fertile e salubre, sopra i 1500 metri, anche se risentiva ancora degli influssi malarici delle zone basse e paludose. Qui i missionari della Consolata, fin dal loro arrivo nella zona (1918), pensarono di farne un punto strategico per la loro presenza. La missione venne posta sotto la protezione di S. Michele Arcangelo. A poco a poco, attorno alla piccola cappella eretta in onore dell’Arcangelo, i missionari radunarono le prime famiglie cristiane. All’arrivo di P. Ernesto, P. Quaglia offre volentieri la conduzione della missione al neo arrivato e parte subito per un nuovo compito. La lingua ancora non gli viene bene, ma P. Ernesto non si scoraggia. Fin dai primi giorni il suo unico intento è quello di annunciare Cristo e curare il gregge che gli è affidato. E si mette subito di buzzo buono ad andare incontro alla gioventù, avviare nuove scuole, visitare gli ammalati, curare l’istruzione dei catecumeni. Nei momenti liberi si dedica volentieri a tanti lavoretti per i miglioramenti della missione.
Bertone prima e poi P. Farina giungono ad aiutarlo. Ed è proprio P. Farina a raccontare tanti aneddoti sulla vita della missione di Ghimbi e di P. Gilardino che P. Giuseppe Mina raccoglierà nelle 200 pagine del libro-biografia del confratello: “A ognuno la sua stella”. Anche un veloce accenno ad essi comporterebbe troppo spazio. Soltanto due esempi dello “stile missionario Gilardino” che caratterizza la sia vita: “Padre Gilardino ha la sensazione profonda di quello che è il compito del missionario: irradiare luce. Per questo egli predica tanto volentieri, anche se il ministero della parola è per lui grave fatica. Ma per predicare – in forma vera e propria – non è sempre possibile, è sempre possibile parlare di Dio alle anime che si incontrano lungo il cammino.
Si tratta di sapere cogliere l’occasione, e a padre Ernesto le occasioni non mancano mai. Le trova al mulino, nell’incontro fortuito lungo la carovaniera. L’uomo che sale alla collina in cerca di lavoro, il povero che gli stende la mano, il fanciullo che gli corre incontro, il pagano che siede dinnanzi alla capanna, il negoziante di ‘tief’, tutti gli servono per gettare un ponte, stabilire un contatto di vita! Dolcemente, con quel sorriso buono che spiana la via, tronca le prevenzioni, suscita desideri di bene e lascia nell’animo di chi lo incontra un richiamo salutare” (pp. 83-84).
“Quei semi gettati con tanto amore, germogliano, crescono, si sviluppano al calore della grazia divina. I catecumeni aumentano di anno in anno e le feste vengono rese più belle dal conferimento dei Battesimi solenni: alla vita terrena che sfugge, sono aperte le vie dell’eterno gioire. Monsignor Luigi Santa, il nuovo Prefetto Apostolico, viene per amministrare la Cresima dopo una preparazione che s’è prolungata per mesi. Oltre cinquanta giovinezze devono essere segnate col Crisma della Forza, Soldati di Gesù. Quanto è bello mirare quel gruppo di biancovestiti attorno a Monsignore! Padre Gilardino tiene l’ultima istruzione ed è presente pure il Superiore: ora egli non ha più bisogno di leggere la predica, e i suoi accenni si fanno teneri, scuotono ed appassionano, commuovono: c’è chi piange. Effusione dello Spirito, quella! Anche Monsignore è commosso” (p. 89).
Ecco altro passo del libro, quanto mai eloquente nell’illustrare lo “stile missionario Gilardino”: “O l’Africa ti brucia o tu bruci l’Africa, dice un missionario. Padre Gilardino ‘brucia l’Africa’ perché ha incontrato Colui che ‘ha portato fuoco sulla terra’. Lo Spirito Santo, quando trova un’anima docile, se ne impossessa e soavemente la guida. Padre Ernesto è uno di quelli cui fa da guida il Signore. Al Malca Hola aveva trovato un ambiente difficile, freddo, con appena un centinaio di cristiani. Poco alla volta egli riverbera l’onda del fervore vissuto ed il bene germoglia: i cristiani salgono ora a trecento e nuove messi maturano lentamente ma sicuramente” (p. 117).
Ernesto non si arroga mai la pretesa di fare tutto da solo. Cerca, ovunque possibile, dei collaboratori: P. Farina, le Suore, i catechisti, i capi villaggio. Li rende responsabili affidando loro mansioni alla loro portata e non superiori alle loro forze. P. Farina si assume la responsabilità della scuola dei ragazzi e le Suore quella delle ragazze. La formazione morale e spirituale la riserva a se stesso. Per la visita ai villaggi si alterna con P. Farina.
Dove P. Ernesto trovasse la forza per portare avanti un ritmo così intenso di evangelizzazione, è facile indovinarlo. Basta vedere come impostava le sue giornate. Al mattino lunghe soste davanti al tabernacolo precedono la celebrazione dell’Eucaristia. Altrettanto alla sera, dopo una cena veloce, eccolo dirigersi furtivo verso la chiesa. E ora il tempo è tutto suo per un colloquio prolungato con il suo “amico” Gesù.
Nel 1935 scrive in Italia al fratello Teodoro: “La mia occupazione è sempre quella che sapete: catechismi, scuola, visite ai malati, preghiera”. Il 15 agosto segna una svolta nella missione di Ghimbi. Giunge l’ordine perentorio alle Suore missionarie di partire subito per la capitale, perché l’Italia è entrata in guerra con l’Abissinia. Anche i due missionari si tengono preparati per una ormai non lontana partenza dalla missione. Affidano alle persone più fidate la missione, rimandano a casa gli allievi e le allieve, preparano le comunità cristiane…
La partenza dei missionari è per fine ottobre. A nostri due si uniscono altri missionari della zona e la meta è Asmara per aggirare pericoli di imboscate. Il viaggio è lungo e dura un mese e mezzo perché devono passare attraverso il Sudan e raggiungere l’Eritrea. Le peripezie e gli intoppi durante il viaggio non si contano. Il 19 dicembre giungono ad Asmara, dopo un viaggio di 2.800 km percorsi in 49 giorni. Da Asmara i nostri missionari proseguono per Addis Abeba e, dopo alcuni giorni di riposo, vengono subito tutti arruolati come cappellani militari delle truppe italiane di occupazione.
Gilardino, sebbene a disagio con il nuovo compito per il fatto di essere al servizio delle truppe di occupazione, si butta a capofitto nel lavoro che gli è più congeniale, la cura pastorale delle persone. Messe e confessioni, aiuto ai feriti negli ospedali, disponibilità a recarsi anche in luoghi disagiati dove si incontrano le truppe. Nei soldati P. Ernesto non vede uomini di guerra, ma dei poveri giovani, lontani dalla patria e dalla famiglia, che non comprendono nulla di quella guerra, che sentono il bisogno di contattare le loro famiglie lontane e sovente non ne sono in grado. Padre Ernesto fa di tutto per dare loro una mano, sovente prendendosi lui stesso l’impegno di scrivere ai parroci in Italia per avere notizie dei familiari dei soldati, oppure nel fare lunghe code per sbrigare pratiche negli uffici governativi al loro posto.
Gilardino viene poi nominato cappellano dell’Ospedale Italiano, adiacente alla Casa Procura dei missionari, che rigurgita di ammalati, sia italiani che indigeni. Qui, in mezzo ai malati, trascorre gran parte delle sue giornate: consola, rinfranca gli scoraggiati, ma soprattutto cerca di riconciliarli con Dio. A lui interessa soprattutto la salute spirituale di quei poveri infermi.
Anche le carceri degli indigeni divengono presto una porzione del suo servizio pastorale. Riesce a comunicare con molti carcerati, grazie alla sua conoscenza della lingua oromo. Molti di loro invece parlano amarico che lui non conosce. Eccolo allora dedicarsi con impegno allo studio di questa difficile lingua, aiutato in questo da P. Bruno Michele. E proprio qui, in mezzo ai suoi carcerati, contrarrà il tifo petecchiale, che in breve tempo lo porta alla tomba.
Il P. Gilardino nel periodo del suo apostolato africano, come già aveva fatto in Italia, agì con la diligenza e costanza tenace di chi vuole compiere a perfezione il suo dovere. Dapprima si applicò con tutta la sua energia allo studio della lingua indigena per poter capire gli africani e per poter dire loro quello che gli ardeva in cuore.
Sapeva che la bontà è la prima e più potente arma che fa breccia sul cuore dell’uomo e l’usò con tutte le persone che incontrò sul suo cammino: indigeni, soldati, ufficiali, ammalati, prigionieri. Per gli indigeni era il «Padre buono », per gli altri una « Mamma » un « vero sacerdote » sempre pronto a dare con i doni spirituali, una buona parola, un sorriso, l’aiuto di piccoli servizi.
Amò tanto il prossimo, perché tanto amava Dio al quale si teneva unito con continua preghiera. La S. Messa era per lui il momento più bello della giornata il « suo Tabor » come diceva.Quando si recava da un posto all’altro, seminava di Ave Maria il suo cammino; e a sera riprendeva il colloquio con il suo Signore, protraendolo per lunghe ore nella notte: diverse mattine fu trovato addormentato ai piedi del Tabernacolo.
Egli insegnava che « le anime si comprano a prezzo di sacrifici. Non si fa mai troppo per esse, se pensiamo a Gesù che per salvarle è morto in croce ». Per maggiormente rassomigliare al Divino Maestro e meritare le sue benedizioni, era amante del lavoro che gli si presentava nella giornata e lo impreziosiva con non poche mortificazioni e vere penitenze corporali. « Padre buono, abbiatevi riguardo... Che cosa faremo noi se vi ammalate? Per amore dei nostri figli abbiatevi riguardo ».Egli ascoltava commosso questa supplica dei suoi cristiani di Ghimbi, li ringraziava, ma non poteva promettere: « Voi, miei buoni anziani, avete ragione, ma io sono missionario!».
Gilardino avrebbe voluto far di più ancora per il Signore, rinchiudendosi in una trappa per fare vita esclusivamente di preghiera e di penitenza; ma rinunciò anche a questo desiderio in perfetta ubbidienza a chi in nome di Dio gli aveva detto: « L’Africa è la sua trappa ». Era questo « l’ultimo consiglio » che ricevette dal Padre Barlassina, Superiore Generale, al quale aveva esposto il suo desiderio quando all’Asmara veniva nominato cappellano militare.
Sul letto di morte il 3 gennaio 1937 poteva quindi esprimergli, sereno e contento, la sua sentita riconoscenza: un vero canto di trionfo del religioso generoso e ubbidiente: « Dal letto, morente, invio a V. S. Rev.mo questo breve scritto, ma quando a V. S. giungerà io non sarò più tra i mortali, ma tra le braccia del mio amato Dio. Rinnovo i miei santi Voti. Deo gratias della Sua speciale bontà per me e dei Suoi sapienti consigli, specie dell’ultimo. Arrivederci nel bel Paradiso ».
Padre Giuseppe Mina, nel libro « Ad ognuno la sua stella », con stile vivo e piacevole, narra con ampiezza di particolari la vita, la serena morte e la trionfale sepoltura del P. Ernesto Gilardino e riporta pure le numerose testimonianze di stima con cui il Confratello fu ricordato dopo il suo trapasso.
Tra le tante citiamo le seguenti. Il P. Gaudenzio Barlassina, Superiore dell’Istituto e, un tempo, Prefetto Apostolico del Kaffa, ha scritto. « Dal suo primo arrivo in Missione, padre Gilardino rivelò essere dotato di carattere dolce, mite, paziente. Era laborioso, non perdeva tempo, non si risparmiava nella fatica, non attirava gli sguardi, non parlava dei suoi affari, dei suoi meriti; sempre pronto a fermarsi, ad ascoltare tutti senza distinzione, pronto a cambiare impiego o lavoro su due piedi, senza lamenti, rimbrotti e critiche. Fu un adoratore del SS. Sacramento, un uomo che vive di Dio e ne zela la gloria e gli interessi sino al sacrificio. P. Gilardino non fece della politica, e nel silenzio raggiunse lo scopo ».
Il lavoro nelle carceri di Addis Abeba porta P. Gilardino a contatto con tanti ammalati colpiti da malattie infettive. Lui però non si ferma quando si tratta del bene spirituale di quelle persone. Si china su di loro, passa ore ed ore in mezzo a loro. Si sente stanco, ma il Natale è alle porte e sempre richiede un cumulo di impegni pastorali, a cui P. Ernesto non si sottrae. Il 28 Dicembre si attarda nel lavoro presso l’Ospedale, rincasa tardi. È stanco, molto stanco. Si mette a letto e per alcuni giorni alterna la celebrazione della Messa con il riposo. La comunità intanto si preoccupa del suo stato di salute. Si fanno alcuni esami e l’esito è purtroppo “tifo petecchiale”. P. Gilardino e P. Occelli colpito dallo stesso male vengono ricoverati nell’ospedale e messi nella stessa stanza. La situazione di salute di P. Ernesto peggiora velocemente. Riceve l’unzione degli infermi e il viatico. Ha il presentimento chiaro che non guarirà e che presto morirà. L’attesa della morte è però accompagnata da serenità e la speranza. Sa che lo attende il Paradiso. I confratelli si alternano al suo capezzale e sono in continua preghiera. P. Ciravegna che lo assiste durante la notte viene richiesto dal malato di aiutarlo a scrivere alcuni biglietti per i parenti lontani.
È P. Gilardino stesso che tenta di vergare alcune righe, aiutato dal confratello. Il primo scritto è per il suo Superiore: A.A. 3-1-37
Veneratissimo Padre, dal letto, morente, invio a V.S. Rev.ma questo breve scritto, che quando a V. S. giungerà io non sarò più tra i mortali, ma tra le breccia del mio amato Dio. Rinnovo i miei santi Voti. Deo gratias della sua speciale bontà per me e dei Suoi sapienti consigli, specie dell’ultimo. Arrivederci nel bel Paradiso.
Umilissimo figlio, P. Ernesto Gilardino. Non dimentica i parenti lontani: “Carissimi fratelli, sorelle e parenti, Vi saluto, vi benedico tutti in quest’ora della mia agonia.Per carità, pensate ad allevare bene i piccoli, non tralasciate mai di mandarli alla chiesa, all’oratorio. Vi attendo tutti in Paradiso con me.
A.A. 3-1-1937, Vostro aff.mo Ernesto
Il 12 gennaio 1937 è sabato, giorno della Madonna. Una processione di confratelli, consorelle, operai, ammalati passato davanti al suo letto per un ultimo saluto. Anche Mons. Santa, il Prefetto apostolico, è presente e gli sussurra: “Si ricordi di noi, dell’Istituto, delle Missioni, dei confratelli, delle consorelle!”. Riesce ancora a muovere il capo per un assenso e poi è la morte.
La salma di P. Gilardino, conforme al desiderio da lui espresso, anziché nel campo per i militari, viene sepolta accanto ai suoi Confratelli, ed ancor oggi riposa nel cimitero di Addis Abeba. Dopo la morte, hanno scritto di lui confratelli, consorelle, conoscenti. Qualche esempio.
Mons. Luigi Santa, Vicario Apostolico del Gimma, che vide e seguì il P. Gilardino nel suo apostolato, specie negli ultimi tempi: « La morte del Giusto, preziosa agli occhi di Dio, ha coronato quella vita di pietà, di zelo, di sublime semplicità evangelica, che tutti potemmo ammirare nel carissimo Confratello... Non mi stupirei che su quella tomba fiorisse il miracolo!... ».
Il Superiore dell’Istituto P. Barlassina che fu prefetto del Kaffa afferma: “Dal suo primo arrivo in Missione, padre Gilardino rivelò essere dotato di carattere dolce, mite, paziente. Era laborioso, non perdeva tempo, non si risparmiava nella fatica, non attirava gli sguardi,, non parlava dei suoi affare, dei suoi meriti; sempre pronto a fermarsi, ad ascoltare tutti senza distinzione, pronto a cambiare impiego o lavoro su due piedi, senza lamenti, rimbrotti, critiche. P. Gilardino non fede della politica e nel silenzio raggiunse lo scopo!”
Il Dott. Borra che lo ebbe in cura: “Come operino i santi è difficile descriverlo, ma penso che non possano agire in modo diverso da come egli ha agito. […] Il suo sangue succhiato dai pidocchi a goccia a goccia non sarà meno glorioso di quello dei martiri versato per un colpo di spada”.
Cfr. Biografia: “Ad ognuno la sua stella”, di P. Giuseppe Mina, 1951.
Ez 34,11-12.15-17;
Sal 22;
1Cor 15,20-26.28;
Mt 25,31-46.
Il testo del vangelo di oggi fa parte di un lungo discorso escatologico (24,1-25,46) pronunciato da Gesù sul monte degli Ulivi ai suoi discepoli in disparte. Il discorso parte dall’annunzio della distruzione di Gerusalemme per parlare della fine del mondo; nella narrazione i due eventi si confondono come se fossero uno solo. Il discorso escatologico trova il suo culmine letterario e teologico nel vangelo di oggi che, riallacciandosi a 24,30-31, torna a parlare della venuta del Figlio dell’uomo accompagnato dagli angeli. Il raduno degli eletti prende qui la forma di un giudizio finale.
Sono tre le espressioni riferite a Dio e Gesù, tutte e tre con profonde radici nel Vecchio Testamento, che dominano questa ultima domenica dell’anno liturgico: re, pastore e figlio dell’uomo.
La regalità di Dio è un tema molto caro alla Bibbia; nel vangelo il re è Gesù ma esercita la sua regalità in stretta relazione con il Padre. La regalità di Gesù è legata al giudizio perché il re, specialmente nell’antichità, è stato sempre considerato giudice supremo. Il giudizio che fa Gesù è un giudizio universale, un giudizio che coinvolge tutte le genti (vedi v. 32) ma non è un giudizio collettivo. I protagonisti di questo giudizio sono gli eletti "benedetti del Padre mio" e il regno in cui sono invitati ad entrare è un regno preparato per loro da Dio come indica la forma passiva del verbo. Questa forma verbale, detta passivo divino, si trova spesso nella Bibbia e ha sempre Dio come soggetto implicito.
Unito alla regalità è il simbolismo pastorale che vediamo in modo particolare anche nella prima lettura; anche l’Antico Testamento parla di Dio, re d’Israele, come pastore. I pastori della Terra Santa al tempo di Gesù pascolavano greggi misti, composti da pecore e capri. La sera però li separavano perché le pecore dormono all’aperto mentre i capri preferiscono mettersi al riparo. Nel testo le pecore rappresentano gli eletti perché hanno un maggior valore economico e anche per il loro colore bianco che nella Bibbia spesso indica la salvezza.
Figlio dell’uomo è una espressione semitica che significa semplicemente un essere umano (vedi ad esempio il parallelismo tra "uomo" e "figlio dell’uomo" in Sal 8,5). Così la usa frequentemente il libro di Ezechiele dove Dio indirizza il profeta come "figlio dell’uomo" (2,1.3.6.8; 3,1.2.4.10.16) per risaltare la distanza tra Dio che è trascendente e il profeta che è un semplice uomo. Però in Daniele 7,13-14 l’espressione acquista un significato particolare. Il profeta vede "apparire sulle nubi del cielo uno simile ad un figlio di uomo" che riceve da Dio "potere, gloria e regno". Si tratta pur sempre di un essere umano, che però viene introdotto nella sfera di Dio. Il testo è stato interpretato sia in senso personale che collettivo, ma sempre in senso messianico. Quindi, sia che si tratti di una sola persona sia che si tratti del Popolo di Dio nel suo insieme, il Figlio dell’uomo è il Messia che inaugura il Regno di Dio, un regno eterno e universale.
Tradizionalmente si interpretava questo brano evangelico come l’identificazione di Gesù con i poveri e gli emarginati. Gesù giudicherebbe tutti, e particolarmente quelli che non hanno avuto l’opportunità di conoscere il suo vangelo, sulla misericordia che hanno dimostrato per i bisognosi. Tutti hanno l’opportunità di accoglierlo o rifiutarlo se non personalmente, almeno nella persona dell’indigente con cui si identifica. L’esegesi contemporanea tende a leggere il testo in senso più ecclesiologico. Mettendolo in stretto rapporto con Matteo 10,40-42; gli esegeti insistono che qui non si tratterebbe di filantropia ma della risposta al vangelo del Regno che viene portato dai "fratelli di Gesù"; non solo dai responsabili della Chiesa ma anche da ogni cristiano, anche il più insignificante.
Le nazioni, cioè i pagani, sono quindi invitati ad accogliere i discepoli di Gesù che predicano loro il vangelo e soffrono per esso, come se stessero accogliendo lo stesso Gesù in persona e anche le comunità cristiane devono fare lo stesso: accogliere con una ospitalità generosa i loro fratelli che si fanno predicatori itineranti per causa del vangelo, soffrendo persecuzioni (vedi 2 Gv 5-8). Così dimostrerebbero l’autenticità del proprio impegno di discepolato. Nel contesto del vangelo di Matteo questa seconda interpretazione è probabilmente più precisa. Eppure nel contesto della Bibbia tutta intera (vedi ad esempio Is 58,7; Gc 2,1-9; 1 Gv 3,16-19) non si può scartare completamente la prima.
Dio, da’ al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia; regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine.
Le montagne portino pace al popolo e le colline giustizia. Ai miseri del suo popolo renderà giustizia, salverà i figli dei poveri e abbatterà l’oppressore. Il suo regno durerà quanto il sole, quanto la luna, per tutti i secoli.
Scenderà come pioggia sull’erba, come acqua che irrora la terra. Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace, finché non si spenga la luna. E dominerà da mare a mare, dal fiume ai confini della terra.
Egli libererà il povero che grida e il misero che non trova aiuto, avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri. Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso, sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue.
Il suo nome duri in eterno, davanti al sole persista il suo nome. In lui saranno benedette tutte le stirpi della terra e tutti i popoli lo diranno beato.
Benedetto il Signore, Dio di Israele, egli solo compie prodigi. e benedetto il suo nome glorioso per sempre, della sua gloria sia piena tutta la terra. Amen, amen.
Messaggio finale del 2° incontro della rete itinerante amazzonica.
Nel Vicariato Apostolico di Puerto Leguízamo-Solano, bagnato dai fiumi Caquetá e Putumayo e dai loro rispettivi affluenti, ci siamo riuniti le équipes itineranti di 5 Paesi dell'Amazzonia. Con il nostro lavoro vogliamo rendere possibili i sogni incarnati nel documento finale del Sinodo Amazzonico e nella Querida Amazonía e continuare a costruire la Rete Itinerante che ci unisce in chiave di sinodalità.
Ricordiamo i missionari che hanno navigato i fiumi di questo triplice confine amazzonico, martiri e profeti di pace: Alejandro Labaca, Inés Arango, Gonzalo López Marañón, Luis Augusto Castro e molti altri che hanno dato la loro vita affinché i popoli dell’Amazzonia abbiano pienezza di vita. Ci sentiamo discepoli di Gesù e, come lui ci ha insegnato, remiamo al largo e gettiamo le reti con la consapevolezza che il contributo di ciascuno è prezioso e unico per costruire un nuovo modello di Chiesa sinodale e con volto amazzonico.
Ci incontriamo per rafforzare la convinzione che siamo tutti fatti dello stesso fango e ci troviamo sulla stessa barca: insieme vogliamo andare oltre, dove da soli non possiamo arrivare. Sappiamo che tessere una rete implica uscire da se stessi e incontrare gli altri a piedi nudi, riconoscere volti diversi, ascoltare il grido della Terra, camminare e interagire consapevolmente nella cura della Casa Comune.
Confermiamo ancora una volta che l'itineranza è il fondamento della missione della Chiesa; è radicata nella missione di Gesù ed è la via che ci permette di raggiungere i luoghi più remoti. In queste regioni le ferite sono più aperte e la vita di Popoli e territori è maggiormente minacciata e violata da interessi che minano l’armonia: la presenza di gruppi armati, le monocolture ad uso illecito, l’estrazione mineraria, la violenza, l’impunità, la violazione spesso sistematica dei diritti umani e ambientali.
Percepiamo l'impatto dei danni provocati dal peccato che divide, che distrugge la vita e interrompe le relazioni e i processi vitali. Notiamo con dolore che la terra più devastata è quella abitata dai popoli originari che è stata invasa da aziende e progetti che predano la natura e sono guidati da una visione capitalista e consumistica.
Ci sentiamo sollecitati a intraprendere un processo di conversione che ci permetta vivere un'ecologia integrale (Laudato Sii), uscendo dai nostri piccoli orti per ricostruire la connettività con noi stessi, con gli altri, con l'ambiente, con il cosmo e con Dio. La relazionalità che ci unisce a tutti gli esseri viventi, gli uomini e la Madre Terra implica un itinerario interiore e un profondo processo di conversione del cuore che non possiamo eludere né dimenticare.
Tessendo questa “rete amazzonica” ci sentiamo chiamati a mettere in pratica gli impegni del Sinodo amazzonico; a cercare insieme nuove strade; a collegarci attraverso la giungla e i fiumi; a rafforzare la comunicazione, l'incontro e lo scambio culturale; a condividere esperienze, formazione e spiritualità; a motivare la solidarietà e la comunione dei beni.
I popoli indigeni –che vivono la loro quotidianità in gioia ed armonia– sono per noi maestri di spiritualità e relazioni itineranti; ci invitano a recuperare i legami e la connessione con la Madre Terra e ad accogliere la saggezza che scaturisce dall'apertura all'azione dello Spirito. Con profonda gratitudine e ricordo reverenziale rimane nei nostri cuori la calda accoglienza che abbiamo sperimentato; l'umiltà e la fiducia degli anziani; le cena offerte dalle anziane; i balli dei bambini e dei giovani; le conversazioni nella Maloka del popolo Muina Murui nelle quali abbiamo fatto esperienza di spiritualità, mistica, calore e forza della parola.
Oggi camminiamo con le Donne dell'Aurora che ispirano il nostro impegno missionario e l'impegno per l'ecologia integrale, andiamo verso acque più profonde con la protezione, l'affetto e la tenerezza di Nostra Signora dell'Amazzonia.
Puerto Leguízamo, Putumayo (Colombia), 03 al 06 agosto 2023
Nostra Signora della Visitazione,
che sei partita in fretta verso il monte per incontrare Elisabetta,
aiutaci a partire come Te all’incontro dei molti che ci aspettano
per portare loro il Vangelo vivo:
Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore!
Andremo in fretta,
senza esitazioni o indugi,
ma con prontezza e gioia.
Andremo serenamente,
perché chi porta Cristo porta con sé la pace
e perché fare il bene è il miglior benessere.
Nostra Signora della Visitazione,
con la tua ispirazione questa Giornata Mondiale della Gioventù
sarà la celebrazione di Cristo che portiamo con noi,
come anche Tu l’hai portato.
Fa’ che sia un’occasione
di testimonianza e condivisione,
fraternità e ringraziamento,
e che ognuno di noi vada incontro
a chi ancora vive nell’attesa.
Con Te continueremo questo cammino di incontro,
affinché anche il nostro mondo possa ritrovarsi
nella fraternità, nella giustizia e nella pace.
Aiutaci, Nostra Signora della Visitazione,
a portare Cristo a tutti,
obbedendo al Padre,
nell’amore dello Spirito!