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Introduzione

“Nella sua realtà più profonda, l’amore è essenzialmente dono e l’amore coniugale, mentre conduce gli sposi alla reciproca “conoscenza” che li fa “una carne sola” (cf Gn 2,24), non si esaurisce all’interno della coppia, poichè li rende capaci della massima donazione possibile, per la quale diventano cooperatori con Dio per il dono della vita ad una nuova persona umana. Divenendo genitori, gli sposi ricevono da Dio il dono di una nuova responsabilità. Il loro amore parentale è chiamato a divenire per i figli il segno visibile dello stesso amore di Dio, “dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome” (Ef. 3,15)” (Familiaris Consortio, 14).

 

Invito alla preghiera

Il servizio alla vita è nella Chiesa, una vocazione e un apostolato, un segno di fede, speranza e amore.

Signore, fa’ che la tua Chiesa sia segno di trasparenza e di verità.

 

In ciascuna vita umana siamo chiamati a scoprire lo splendore di quel “sì”, di quell’ “amen”, che è Cristo stesso.

Signore, donaci di comprendere a quale “sì” siamo chiamati e a

       rispondere con responsabilità.

 

Il figlio che nasce è un bene prezioso e una parola che interpella tutti e chiede di essere ascoltata.

Signore, aiutaci ad accogliere la vita come un dono prezioso da

       custodire, far crescere nella libertà dei figli di Dio.

 

IL FIGLIO: UN “BENE PREZIOSO”... MA NON GELOSO

 

“Ecco, vorrei parlarvi della vocazione dei vostri figli e invitarvi ad aprire loro orizzonti di speranza. Infatti i vostri figli, che voi amate tanto, sono amati ancor prima, e d’amore infinito, da Dio Padre: perciò sono chiamati alla vita, alla felicità che il Signore annuncia nel suo Vangelo. Dunque il discorso della vocazione è per suggerire la strada che porta alla gioia, perchè questo è il progetto di Dio su ciascuno: che sia felice. Non dovete temere: il Signore chiama solo per rendere felici. (C:M:Martini, Per chi ama i suoi figli e il futuro della Chiesa).

 

Per riflettere (Musica di sottofondo)

Che cosa significa per noi, oggi, come coppia essere a servizio del vangelo della vita?

Quali gioie, speranze e preoccupazioni sentiamo dentro di noi quando pensiamo al dono dei figli che il Signore ci ha fatto?

Come educhiamo i nostri figli alla vocazione, alla scoperta del progetto che il Signore ha su loro, attraverso l’educazione alla preghiera, ad una vita di fede e di dono ai fratelli?

 

PREGHIAMO CON IL SALMO 15

 

Vivere la fede

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Ho detto a Dio: “Sei tu il mio Signore,

senza di te non ho alcun bene”.

 

Dal “sì” pronunciato nel giorno del matrimonio gli sposi sono entrati nella dimensione di Dio che li chiama giorno per giorno ed attende sempre che quel “sì” detto non venga mai meno.

Avere in Dio il luogo dove svolgere la nostra vita: “In te mi rannicchio”: sei tu il mio Signore: è l’atto di fede che caratterizza la vita degli sposi.

Anche i figli scoprono che il Signore è l’unico loro bene.

Lo stesso Dio che chiama, è la forza per i genitori e i figli.

 

Vivere la carità

       Per i santi, che sono sulla terra,

       uomini nobili, è tutto il mio amore.

       Si affrettino altri a costruire idoli:

       io non spanderò le loro libazioni di sangue

       né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi.

 

Se impegnati ogni giorno a seguire il Signore, questa sequela aiuta a valorizzare tutto ciò che conduce alla vita e a rinunciare a tutto ciò che distrugge.

Dire “sì” allo spazio dell’amore è dire “no” a progetti, mode, immagini ristrette ed egoiste.

Il matrimonio prende i lineamenti, i contorni di Gesù Cristo.

 

Vivere la speranza

       Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:

       nelle tue mani è la mia vita.

       Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi,

       è magnifica la mia eredità.

 

Chiamati a collaborare con Dio e vivere questa collaborazione nel Sacramento del Matrimonio

La vocazione di un figlio rivela che anche lui è chiamato a collaborare con il Signore in questa storia.

Dio sa dove vuole condurre i genitori e i figli.

Quando il Signore fa conoscere la sua volontà, porge un calice da bere e nella sua volontà si trova la pace e il bene di ciascun uomo, anche se talvolta le prime sorsate sono amare.

 

PREGHIERA COMUNITARIA

 

Innalziamo ora la nostra preghiera al Padre perché tutte le famiglie diventino luogo di crescita in sapienza e grazia.

Preghiamo insieme dicendo: Ascoltaci o Signore.

 

per la Chiesa, perché vivendo e crescendo nella fedeltà e nell’amore sappia aiutare tutte le nostre famiglie a progredire nella comunione con Dio e nel dono di sé. Preghiamo

 

Per tutte le persone sposate, perché ogni giorno sappiano rinnovare il loro “sì” a Dio, nell’amore e nella fedeltà reciproca, siano di esempio ai loro figli e collaborino attivamente alla edificazione di una società più civile ed umana. Preghiamo

 

Per tutte le coppie che vivono con difficoltà la loro unione, avendo perso il gusto del dialogo e la voglia di costruire la loro relazione come sacramento dell’Amore gratuito di Dio: sappiano essere più umili e disponibili a farsi aiutare dal Signore e da altre coppie. Preghiamo

 

Per tutti i giovani che si stanno preparando al matrimonio, perché prendano coscienza che tale vocazione è vera partecipazione all’Amore senza limiti di Dio, vivano con impegno e si rendano sempre più liberi dalle tentazioni del mondo per essere sempre più aiuto l’uno per l’altro. Preghiamo

 

Preghiere spontanee.

 

ASCOLTIAMO LA PAROLA

Fede, carità, speranza…doni e aiuti che vengono da Dio per costruire la casa sulla roccia: per vivere e far crescere la vita.

 

Dal Vangelo di Matteo 7,21.24-28

 

Non chiunque mi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile ad un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile ad un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande.

 

 

PREGHIERA CORALE DEI GENITORI

 

Il giorno del nostro matrimonio,

abbiamo fondato su te, Signore, la nostra famiglia.

Abbiamo cercato di fare la tua volontà, Dio nostro Padre, su noi.

Abbiamo cercato di mettere in pratica le tue parole.

 

Quanta pioggia è caduta sulla nostra storia…

Venti impetuosi si sono abbattuti su di essa.

Eppure non c’è  stata grande rovina.

 

Con la nostra vita, Signore,

vogliamo continuare a testimoniare,

con gioia grande,

la tua fedeltà e la solidità del tuo amore.

 

Benedetto sei tu,

Signore del tempo e della storia:

Padre, sole di grazia,

Figlio, roccia sicura,

Spirito, soave vento.

Trinità bellissima che abiti nei cieli

e in terra nel cuore di ogni persona umana.

 

PADRE  NOSTRO

 

O Signore ci hai posto nell’esistenza con un disegno preciso, ci hai fatto conoscere la via della nostra vita, ci hai dato una vocazione.

Tu ci chiami a prendere sul serio il nostro tempo, la vita, l’uomo, l’amore. Tu che sei con noi e in tutto ciò che facciamo, tu che conosci il cuore di tutti, aiutaci a vivere la vocazione alla quale ci hai chiamato. Amen.

 

 

 

 

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Una traccia per il cammino verso il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale

 

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La Psychostasie

  • Ott 28, 2015
  • Pubblicato in Notizie

Différents papyrus représentent la scène de la psychostasie, dont l'un des plus célèbres est celui d'HOUNEFER, scribe royal ayant vécu sous le pharaon Séthi 1er (1285 aJC) ( Nouvel Empire - XIXè dynastie) .

Ce papyrus peint, retrouvé à Thèbes est conservé au British Muséum de Londres.

Les évènements qu'il représente sont décrits au chapitre CXXV du livre des morts dont la traduction la plus réputée est celle de Grégoire KOLPAKTCHY réalisée en 1954

 Sur la gauche de la scène, le défunt Hounefer en robe blanche se présente devant un tribunal présidé par Osiris, qui décidera s'il est digne d'entrer dans le monde divin.

 

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All’Angelus del 6 settembre scorso, il Santo Padre di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita” ci invitava ad essere loro prossimi e “a dare loro una speranza concreta”. Da qui, alla vigilia del Giubileo della Misericordia, l’accorato appello di Papa Francesco “alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi”.

L’appello del Papa ha trovato già le nostre Chiese in prima fila nel servizio, nella tutela, nell’accompagnamento dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Infatti, su circa 95.000 persone migranti - ospitate nei diversi Centri di accoglienza ordinari (CARA) e straordinari (CAS), nonché nel Sistema nazionale di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) - diocesi e parrocchie, famiglie e comunità religiose, accolgono in circa 1600 strutture oltre 22.000 dei migranti.

 

Leggi tutto nel file in allegato


 

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Che cosa è tuo?

  • Ott 11, 2015
  • Pubblicato in Notizie

«A chi faccio torto se mi tengo ciò che è mio?», dice l'avaro. Dimmi: che cosa è tuo? Da dove l'hai preso per farlo entrare nella tua vita? I ricchi sono simili a uno che ha preso posto a teatro e vuole poi impedire l'accesso a quelli che vogliono entrare ritenendo riservato a sé e soltanto suo quello che è offerto a tutti. Accaparrano i beni di tutti, se ne appropriano per il fatto di essere arrivati per primi. Se ciascuno si prendesse ciò che è necessario per il suo bisogno e lasciasse il superfluo al bisognoso, nessuno sarebbe ricco e nessuno sareb-be bisognoso.

Non sei uscito ignudo dal seno di tua madre? E non farai ritorno nudo alla terra? Da dove ti vengono questi beni? Se dici «dal caso», sei privo di fede in Dio, non riconosci il Creatore e non hai riconoscenza per colui che te li ha donati; se invece riconosci che i tuoi beni ti vengono da Dio, spiegaci per quale motivo li hai ricevuti. Forse l'ingiusto è Dio che ha distribuito in maniera disuguale i beni della vita? Per quale motivo tu sei ricco e l'altro invece è povero? Non è forse perché tu possa ricevere la ricompensa della tua bontà e della tua onesta amministrazione dei beni e lui invece sia onorato con i grandi premi meritati dalla sua pazienza? Ma tu, che tutto avvolgi nell'insaziabile seno della cupidigia, sottraendolo a tanti, credi di non commettere ingiustizie contro nessuno?

Chi è l'avaro? Chi non si accontenta del sufficiente. Chi è il ladro? Chi sottrae ciò che appartiene a ciascuno. E tu non sei avaro? Non sei ladro? Ti sei appropriato di quello che hai ricevuto perché fosse distribuito.

Chi spoglia un uomo dei suoi vestiti è chiamato ladro, chi non veste l'ignudo pur potendolo fare, quale altro nome merita? Il pane che tieni per te è dell'affamato; dell'ignudo il mantello che conservi nell'armadio; dello scalzo i sandali che ammuffiscono in casa tua; del bisognoso il denaro che tieni nascosto sotto terra. Così commetti ingiustizia contro altrettante persone quante sono quelle che avresti potuto aiutare.

(BASILIO DI CESAREA, Omelia 6,7, PG 31,276B-277A).

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