15 di gennaio 2018: un sogno che si trasforma in realtà. Ad Unkanha, una missione abbandonata, nella Diocesi di Tete, riprende vita con uno stile e una vocazione particolare: formare dei catechisti per tre grandi missioni affidate ai Missionari della Consolata nel 2013: Fingoè, Unkanha e Zumbu-Miruru.
È questa una delle risposte alla situazione pastorale che si è trovata cinque anni fa quando si è arrivati nei Distretti di Maravia e Zumbu. Allora si capì subito che qui, dopo tanti anni di abbandono, più di cinquanta anni di assenza dei missionari, si dovevano percorrere due vie: la presenza nelle comunità e la formazione.
Si sono visitate tutte le comunità sparse nell´immenso territorio, circa 25.000 Km2 con una popolazione di circa 200.000 abitanti, si sono organizzati sistematici incontri e corsi per i catechisti nelle diverse zone. Bellissimo, ma non sufficiente!
Le comunità sono molte e tante popolazioni chiedono di conoscere Gesù. Che fare?
Negli Atti degli Apostoli troviamo un esempio e una metodologia di cammino: la comunità di Antiochia che prepara e invia i missionari Barnaba e Paolo.
25 gennaio: festa della conversione/vocazione di Paolo. Un cinquecento persone partecipano, in rappresentanza di 180 comunitá, alla Messa nell’antica missione di Unkanha. Si prega perché queste 11 famiglie possano avere quello spirito di accoglienza della Parola propria della comunità di Antiochia che sfociò nell’invio di Barnaba e Paolo. Accanto a questi due grandi missionari si ricordano i catechisti “martiri di Guiúa” che dal Cielo preghino per noi.
Queste 11 famiglie sono inviate dalle rispettive aree pastorali (l’area comprende 4-5 comunità) in cui sono divise le tre parrocchie-missioni. Le comunità delle diverse zone si impegnano a creare le condizioni costruendo una piccola casa in mattoni e sostenendo con aiuti la loro permanenza nel catechistato. Ritorneranno nella propria zona per servire le comunità come missionari.
Ci fu un momento di perplessità in questo progetto: aprire quest’anno o tramandare tutto nei prossimi anni? Tutto sembrava incerto, alquanto dubbioso, ma il Signore, che parla sempre attraverso dei segni, ci ha indicato il cammino. Pioveva, in macchina passiamo in un villaggio, vediamo sotto la pioggia un catechista con moglie e figli che ci chiedeva un passaggio per la missione di Unkanha perché doveva aprire la “machamba” (campo di miglio) per aver cibo per l’anno di catechistato. Cosa insignificante, ma abbiamo vista in questo l’indicazione del Signore. “Non avere paura, via i dubbi, non calcolare troppo, fidati di Me”. Cosi si è partiti.
Ora abbiamo cinque casette belle e accoglienti e cinque capanne, in attesa che nei prossimi mesi le zone interessate vangano a sostituire le capanne con casette in mattoni e intanto si prevede che altre zone inizino i lavori per l’invio dei propri catechisti. Il progetto prevedere una ventina di famiglie.
Poniamo l’accento sulla presenza non solo del catechista, ma delle famiglie dei catechisti con le loro spose ed i bambini che rendono vivo l’ambiente.
Si è partiti il 15 gennaio con un progetto chiaro anche se tante cose “cammino facendo” dovranno essere riviste e altre si dovranno assumere. Se si vuole crescere veramente, bisogna adeguare ogni anno il cammino alle famiglie dei catechisti che arriveranno.
Scuola di alfabetizzazione, riflessione sulla cultura, risposte da dare per evangelizzare i momenti importanti della vita e della comunità, dinamiche e proposte per animare e guidare le comunità ecc., tutti temi da sviluppare insieme.
L’importante è che accolgano Gesù nella propria vita, camminino in comunione con la Chiesa e sentano l’esigenza di “dire a tutti” chi hanno incontrato e cosa stanno vivendo.
I missionari della Consolata di Fingoè (Padri Carlo Biella, Jacinto Mwallongo, Romão João, Franco Gioda), le suore, Joel (un seminarista della di Tete in stage pastorale), i catechisti formati nel Centro Catechistico di Guiúa e alcuni anziani delle tre parrocchie ci aiuteranno in questo cammino di formazione (Bibbia-catechesi-promozione umana), di spiritualità (momenti forti di preghiera), di comunione (famiglie unite dalla vocazione apostolica) e di missione (impegnate concretamente in un lavoro missionario nelle comunità vicine).
Si è partiti nella convinzione che sono essi i veri missionari perché saranno presenti nella realtà quotidiana delle loro comunità, saranno essi ad aiutarle ad accogliete la Parola, a essere vicino ai poveri e ad asciugare le lacrime nel nome di Gesú.
Il prossimo 26 maggio si celebrerà la Beatificazione di Sr. Leonella. Come preparazione vi riproponiamo la seguente preghiera che può essere usata in un momento di veglia comunitaria.
Lettore 1. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Gv 12, 20-28
Guida: Bruno Maggioni, noto biblista, ricercando la radice teologica del concetto di martire afferma che il martire non è colui che sceglie la morte, ma un modo di vivere, quello di Gesù. Ciò che contraddistingue il martire cristiano, la sua radicale specificità, è il vivere le situazioni della vita come le ha vissute Gesù. Scriveva Ignazio di Antiochia nel suo cammino verso il martirio: “Allora sarò veramente discepolo del Signore, quando il mondo non vedrà più il mio corpo, perché nel martirio comincerò ad essere discepolo” (cf. Ignazio di Antiochia ai Romani IV, 3; V, 3).
Il martire quindi è anzitutto un discepolo di Gesù, che segue il Maestro, ascoltando e custodendo nel cuore la sua Parola e agendo come lui ha agito, quando si trova in situazioni simili, soprattutto davanti al mistero della croce.
Ha imparato che è proprio il crocifisso Colui che «ha narrato Dio» (cf. Gv 1,18) e sa che Gesù «ha reso testimonianza alla verità» (cf. Gv 18,37) trasformando uno strumento di esecuzione capitale in occasione di amore supremo.
Il martire è dunque il discepolo divenuto testimone che, di fronte alla virulenza del mysterium iniquitatis, all’ostinazione dell’opposizione del mondo, arriva fino all’effusione del sangue e muore.
Canto: Se il chicco di frumento
Se il chicco di frumento
non cade nella terra e non muore
rimane da solo, se muore, crescerà
Guida: Ascoltiamo ciò che Suor Leonella ha scritto fin dagli inizi della sua formazione:
Lettrice 1: “Io spero che un giorno il Signore nella sua bontà mi aiuterà a dargli tutto... o... se lo prenderà... Perché Lui sa che questo io realmente voglio... Lui sa!”
Suor Leonella, Prima Professione religiosa, 22 novembre 1965
Guida: Ascoltiamo ora la testimonianza che ha dato Suor Gabriella Bono, allora Madre Generale dell’Istituto:
Lettrice 2:Il Signore ha bussato alla porta della nostra Famiglia e ha trovato Suor Leonella pronta, con la lampada accesa, cinta la veste per il servizio. Non è stata una sorpresa... non è stato un "incidente di percorso"; vi si era preparata, Suor Leonella, al suo incontro con Gesù, appassionatamente amato!
Il suo sì di Fedeltà a Dio l'aveva rinnovato, con l'ardore del suo cuore di donna tutta d'un pezzo, decisa a donare tutto, con quel sorriso sulle labbra, con quella positività, entusiasmo e dinamicità, quella tenacia (fino alla testardaggine!) quel suo cuore aperto agli altri senza misura e dimentico di sé, quella gioiosa passione per la vita che ha caratterizzato ogni momento della sua esistenza.
"Dove tu andrai andrò anch'io dove ti fermerai, mi fermerò...
dove tu morirai... morirò anch’io...."
Scegliendo di rimanere in Somalia, in questi 16 anni di guerra, le nostre Sorelle hanno accettato, personalmente e comunitariamente, la Missione di amare fino al dono della vita... in un martirio quotidiano, oggi suggellato dal Signore con il sangue di Suor Leonella.
Come fuoco che poco a poco si consuma, così, nel martirio di amore Suor Leonella si è offerta al Signore, perdonando... perdonando... perdonando...
Tanti anni fa aveva scritto: "Vorrei che attorno al Signore, davanti a Lui, noi tutte potessimo cantare quello che a volte cantiamo in Chiesa e che io non trovo il coraggio di dire: Signore, mio Dio, con cuore semplice e gioioso, ho dato tutto, devo sempre dire ... desiderato darti tutto.... Ma io spero che un giorno il Signore nella sua bontà, mi aiuterà a dargli tutto... o se lo prenderà... perché Lui sa che questo io realmente lo voglio... Lui sa!"
CANTO: Ti seguirò,
Ti seguirò, ti seguirò, o Signore,
e nella tua strada camminerò.
Ti seguirò nella via dell’amor
e donerò al mondo la vita. R.
Ti seguirò nella via del dolore
e la tua croce ci salverà. R.
Ti seguirò nella via della gioia
e la tua luce ci guiderà. R.
[Durante il canto si porta all’altare una croce avvolta da un drappo rosso]
Guida: La Parola che concluse la vita di Suor Leonella come sigillo di autenticità del suo Martirio è: Perdono, pronunciato per tre volte. Riascoltiamole nella testimonianza di Suor Marzia Feurra.
Lettrice 3: (…) Quando arrivai era stesa in un bagno di sangue, la faccia bianca e gelata, gli occhi chiusi, ma serena. Era come un agnello portato al macello che non aveva opposto resistenza.
In quel momento mi venne alla mente ciò che mi aveva confidato qualche giorno prima: “La mia vita l’ho donata al Signore e Lui può fare di me ciò che vuole, per questo non ho paura mi affido a Lui.”
Suor Leonella faceva fatica a respirare, la sollevammo un poco ma non resse e subito si accasciò.
Le insegnanti e tutti gli studenti facevano a gara a donarle il sangue e gliene diedero veramente tanto, ma tanto se ne dava, tanto ne perdeva. Ha avuto tutta l’assistenza possibile ma nelle sue condizioni tutto sembrava inutile. Prima di chiudere il suo ciclo terreno compì il suo ultimo gesto di amore e con un fil di voce pronunziò le sue ultime parole: “Perdono, Perdono, Perdono”. Un istante dopo arrivò il chirurgo e confermò il suo decesso.
(Silenzio)
Guida / Celebrante: Padre Santo, c’è tanto bisogno di perdono nel mondo! noi vogliamo farci voce di tutte le persone che non riescono a perdonare.
Signore, tu che sei nato per noi e per noi hai dato la vita, chiedendo il perdono per i tuoi persecutori abbi pietà di noi.
Assemblea: Signore pietà
Guida / Celebrante: Cristo fonte di vita che ci indichi la strada del perdono come via maestra all’amore, abbi pietà di noi.
Assemblea: Cristo pietà.
Guida / Celebrante: Signore che nella fede ravvivi i nostri cuori, fa che possiamo essere testimoni di Te e così vincere il male in ogni sua forma, abbi pietà di noi.
Assemblea: Signore pietà.
Celebrante: Dio di misericordia abbia pietà di noi, perdoni i nostri peccati, e ci guidi alla luce della vita eterna.
Assemblea: Amen.
CANTO: Beati voi
Rit. Beati voi, beati voi, beati voi, beati!
Se un uomo vive oggi nella vera povertà
il Regno del Signore dentro lui è presente già.
Per voi che siete tristi e senza senso nella vita
C’è un Dio che può donarvi una speranza nel dolore
Voi che lottate senza violenza e per amore
possiederete un giorno questa terra, dice Dio.
Voi che desiderate ciò che Dio vuole per noi,
un infinito all'alba pioverà dentro di voi.
E quando nel tuo cuore nasce tanta compassione
è Dio che si commuove come un bimbo dentro te.
Beati quelli che nel loro cuore sono puri
già vedono il Signore totalmente anche quaggiù.
Beato chi diffonde pace vera intorno a se
il Padre che è nei cieli già lo chiama "figlio mio".
Chi soffre per amore e sa morire oggi per Lui
riceve il Regno subito e la vita eterna ha in sé.
Se poi diranno male perché siete amici Suoi,
sappiate che l'han fatto già con Lui, prima di voi.
Siate felici, siate felici, siate felici. Amen.
[Durante il canto si presenta la Parola]
Alleluia: La Tua Parola Signore è Parola di vita eterna, alleluia
Guida / Celebrante: Dal Vangelo secondo Luca (6, 22-23.26-31)
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende le cose tue, non richiederlo. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
https://youtu.be/ubMFhQj1plI (Nello stile di Cristo Sr. Leonella Sgorbati: 2’17’’)
https://youtu.be/ayX6uRlyOJw (Martirio di suor Leonella: 7’51’’)
https://youtu.be/SU2aUNwyvAs (Donna consolazione! 2’26’)
Guida: Lasciamo riecheggiare nel cuore alcune espressioni delle Circolari di Suor Leonella.
Lettrice 1: Sorelle, lo Spirito Santo, che geme nella realtà dell’oggi, ci chiede di renderci presenti e farci uno con i fratelli e le sorelle che soffrono oppressione, violenza e povertà per l’abuso di potere, di denaro... a causa di chi strumentalizza gli indifesi e semina morte e distruzione.
Lo Spirito della vita, dell’amore e della verità ci invita, quasi ci supplica a prendere le armi di Gesù-Consolazione per vincere l’orgoglio, seminatore di morte, con l’umiltà, la non-violenza, la debolezza.
E’ un cammino che dobbiamo percorre unite, insieme, perché è un cammino doloroso come quello della croce». (Lettera circolare alle sorelle della Regione Kenya, 20 giugno 1998)
Lettrice 2: Sorelle…Consolare significa accogliere che il Figlio sia libero in me, in ciascuna di noi, libero di perdonare, attraverso la mia persona, a chi mi reca offesa, libero di amare attraverso di me con l’Amore più grande, l’Amore che va fino alla fine, che è più forte dell'odio e dell'inferno...nella verità, nella pratica di ogni giorno e di ogni momento. Libero di spezzare il pane della bontà, della comprensione, ma che farà sgorgare lo Spirito Santo Consolatore dal cuore di chi, unita a Gesù, si dona a Lui per essere trasformata in Lui stesso, Consolazione.
Sorelle, siamo disposte ad andare a cercare coloro che il messaggio dell’amore di Dio non l’hanno mai conosciuto, anche se questo implica distacco e sacrificio fino a dare la vita?
Siamo disposte a dare la vita, a dare il sangue se occorre, testimoniando la mitezza e la mansuetudine del Figlio? Sì, io credo di sì» (Lettera del 18 gennaio 1994)
Lettrice 1: Se il mio corpo e il Suo sono una cosa sola, se il mio sangue e il Suo sono una cosa sola, allora è possibile essere sempre dono d'amore per tutti. Sempre, in ogni momento... Allora è possibile testimoniare sempre che Lui c'è e ci ama». (Sabbatico Castelnuovo 2006)
[Breve riflessione del celebrante o testimonianza di un/a missionario/a]
Guida / Celebrante: Padre Santo, che ci rendi tutti liberi nell’amore verso te, ascolta questa nostra preghiera che con umile voce ti presentiamo.
Rit.: Ascoltaci, o Signore
(Altre preghiere...)
CANTO: Siamo Discepoli tuoi
Siamo Discepoli tuoi, impariamo da te. Sei il nostro Pastore,
sei la guida sicura e dalla tua Parola sgorga la novità.
E con la forza della libertà, noi camminiamo insieme a Te Gesù
E il nostro amore confini non ha perché l’amore sei tu.
Testimoni di Te fino a dove tu vuoi, sale che dona sapore
Ci vuoi luce del mondo E nello Spirito doni coraggio e lealtà.
Guida: L'esperienza dei martiri e dei testimoni della fede non è caratteristica soltanto della Chiesa degli inizi, ma connota ogni epoca della sua storia. Nel secolo ventesimo, poi, forse ancor più che nel primo periodo del cristianesimo, moltissimi sono stati coloro che hanno testimoniato la fede con sofferenze spesso eroiche. Quanti cristiani, in ogni Continente, nel corso del Novecento hanno pagato il loro amore a Cristo anche versando il sangue! Essi hanno subito forme di persecuzione vecchie e recenti, hanno sperimentato l'odio e l'esclusione, la violenza e l'assassinio. Molti Paesi di antica tradizione cristiana sono tornati ad essere terre in cui la fedeltà al Vangelo è costata un prezzo molto alto. Nel nostro secolo "la testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti" (Tertio millennio adveniente, 37) L'esperienza della seconda guerra mondiale e degli anni successivi mi ha portato a considerare con grata attenzione, l'esempio luminoso di quanti, dai primi anni del Novecento sino alla sua fine, hanno provato la persecuzione, la violenza, la morte, per la loro fede e per il loro comportamento ispirato alla verità di Cristo. E sono tanti! La loro memoria non deve andare perduta, anzi va recuperata in maniera documentata. I nomi di molti non sono conosciuti; i nomi di alcuni sono stati infangati dai persecutori, che hanno cercato di aggiungere al martirio l'ignominia; i nomi di altri sono stati occultati dai carnefici. I cristiani serbano, però, il ricordo di una grande parte di loro. (S. Giovanni Paolo II)
(Durante la lettura del martirologio viene portato all’altare, davanti alla croce, un ramo d’ulivo con il nome di suor Leonella.)
Assemblea:
Vi ricordiamo uno per uno, una per una, per dire a tutti e a tutte con un solo prorompere di voce, di amore e di impegno: martiri nostri!
Donne, uomini, bambini, anziani, indigeni, contadini, operai, studenti, madri di famiglia, avvocati, maestre, artisti e comunicatori, operatori pastorali, pastori, sacerdoti, catechisti, vescovi…
Nomi conosciuti e già inseriti nel nostro martirologio o nomi sconosciuti ma incisi nel santorale di Dio. Ci sentiamo vostra eredità.
Popolo testimone, Chiesa di martiri, diaconi in cammino in questa lunga notte pasquale del Continente, ancora tanto oscura, ma tanto invincibilmente vittoriosa.
Non cederemo, non ci venderemo, non rinunceremo a questo grande paradigma delle vostre vite che è stato il paradigma dello stesso Gesù e che è il sogno del Dio vivente per tutti i suoi figli e figlie di tutti i tempi e di tutti i popoli, in tutto il mondo, fino al Mondo unico e pluralmente fraterno: Il Regno, il Regno, il suo Regno!
(Pedro Casaldaliga)
Celebrante: Uniti in Cristo con tutto l’amore diciamo insieme:
PADRE NOSTRO...
CANTO: O Consolata Madre d’amor…
Le père Alain écrit qu’il est très heureux du travail missionnaire qu’il accomplit en Équateur. Non seulement son apostolat missionnaire le comble de joie, mais donne un sens à sa vie comme homme et comme missionnaire de la Consolata. Le travail en Amazonie équatorienne ne manque pas. Le territoire de sa mission est très grand et compte un peu plus de 110 communautés indiennes réparties sur tout le vicariat. Père Forcier et son équipe pastorale (4 collaborateurs) ont la responsabilité missionnaire d’évangéliser. Le travail pour préparer la célébration de Pâques dans toutes ces communautés a été plus particulièrement intense.
Il demande à Dieu la grâce de servir le plus longtemps possible comme missionnaire de la Consolata.
Marco Roy, nato a Sigmaringen, a nord del lago di Costanza, nel 1578, laureatosi in filosofia e diritto civile e ecclesiastico, fu abile e celebre avvocato. Entrato nell'Ordine dei Cappuccini, assunse il nome di Fedele, divenne sacerdote e si dedicò alla predicazione, accompagnando la parola con la testimonianza di una vita austera e di intensa preghiera. La Sacra Congregazione di Propaganda Fide lo incaricò di predicare la dottrina cattolica nella Rezia, dove incontrò l'ostilità dei calvinisti. Da questi fu martirizzato, il 24 aprile 1622 a Seewis (Svizzera).
Il beato Giuseppe Allamano lo propose come particolare patrono dell'Istituto, perché primo martire di Propaganda Fide, per essere stato «fedele» di nome e di fatto alla vocazione missionaria. Nel giorno della sua festa, il 24 aprile 1900, da Rivoli, dove trascorreva la convalescenza dopo la grave malattia del gennaio precedente, spedì la lettera «in cui si decideva la fondazione» dell'Istituto (cf. Con! I, 65, 333).
Assieme a questi eventi, con s. Fedele, facciamo memoria dei nostri missionari martiri, che con il sangue hanno testimoniato la loro fedeltà a Cristo e alla Missione.
(Introduzione alla Memoria di S. Fedele di Sigmaringen in IMC - Celebrazioni Liturgiche Proprie, 16)
O Padre,
che al tuo sacerdote San Fedele di Sigmaringen,
ardente di carità,
hai dato la grazia di testimoniare con il sangue
l'annunzio missionario del Vangelo,
per sua intercessione concedi anche a noi
di essere radicati e fondati nell'amore di Cristo,
per conoscere la gloria del Signore risorto.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
Il nostro Istituto deve essere devoto di S. Fedele da Sigmaringen e considerarlo come speciale protettore, insieme con S. Francesco Saverio e S. Pietro Claver. È il primo missionario mandato da “Propaganda Fide” ad evangelizzare la Rezia. Fu anche il primo martire di Propaganda. Un missionario e una missionaria devono sempre essere disposti al martirio; offrirsi
vittima al Signore, disposti a qualsiasi sacrificio.
Per noi c’è un motivo speciale di esserne devoti. Fu infatti nel giorno della sua memoria, 24 aprile 1900, che a Rivoli (Torino), celebrando la Messa in suo onore, deposi sull’altare una lettera indirizzata al nostro arcivescovo, in cui domandavo la parola definitiva per la fondazione dell’Istituto dei missionari e la ricevetti. Se volete, aggiungete la speciale predilezione che ebbi per questo santo fin da chierico; predilezione certamente infusami da Dio in previsione del futuro.
Ricorrete all’intercessione di S. Fedele per ottenere di arricchire la vostra mente con lo studio delle varie discipline e allenare l’animo nella pratica costante di tutte le virtù. Egli vi aiuterà a superare le tentazioni di scoraggiamento e a controllare il giovanile desiderio del ministero. Per essere apostoli occorre prepararsi seriamente e lungamente; occorre quel corredo di cognizioni divine ed umane richieste dai tempi e dalle popolazioni da evangelizzare; occorre avere virtù non comuni ed un eccellente spirito di immolazione.
Preghiamolo e prendiamolo a modello nella virtù che formò la sua caratteristica, cioè la fedeltà alla vocazione. Da giovane studente fu fedele a tutti i doveri cristiani, ugualmente alla sua professione di avvocato e alla voce di Dio che lo chiamava, scegliendo l’umile saio dei Cappuccini. Osservò con somma fedeltà le regole del suo Ordine, prima come semplice frate, poi come superiore. Proposto per la difficile missione in Rezia, obbedì con fedeltà, assolvendo il suo compito fino al martirio.
Ecco perché questo santo viene proposto a voi come modello di vita consacrata e apostolica. Imitatelo nella fedeltà ai vostri doveri presenti e futuri, fedeltà universale, cordiale e semplice. Fedeltà nelle cose grandi e nelle cose piccole, fedeltà a corrispondere alle grazie di Dio e a lasciarvi formare; fedeltà alla regola e ai mezzi che Dio vi dà per riuscire degni missionari e missionarie e ai vostri propositi, fedeltà in tutto, perché come dice la Chiesa nell’orazione della Messa, «anche noi siamo trovati fedeli fino alla morte». Così riceverete il premio promesso da nostro Signore al suo servo: «Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto» (Mt 25,21).
(Beato Giuseppe Allamano, in Cosi vi Voglio, 268-270)
Padre Buono,
che ami tutte le tue creature
e desideri farne tua dimora,
donaci un cuore che ascolti,
capace di posarsi sul cuore di Cristo
e battere al ritmo della tua Vita.
Signore Gesù, amante della vita,
allargaci il cuore alla tua misura;
raccontaci il tuo desiderio
e compilo nella nostra carne.
Sprigiona in noi le energie
della tua Risurrezione
e contagiaci di vita eterna.
Spirito Santo, ospite atteso,
vieni e mostraci la bellezza di una vita
che appartenga tutta a Cristo.
A te, Maria, Madre sempre presente,
affidiamo il desiderio di Pienezza
che attende di esplodere
dentro il cuore di molti giovani.
Tu che hai accolto l’Inedito,
suscita anche in noi
l’audacia del tuo Sì.
Amen.
Dammi, Signore,
un cuore che ti pensi,
un’anima che ti ami,
una mente che ti contempli,
un intelletto che t’intenda,
una ragione che sempre aderisca
fortemente a te, dolcissimo;
e sapientemente, o Amore sapiente, ti ami.
O vita per cui vivono tutte le cose,
vita che mi doni la vita,
vita che sei la mia vita,
vita per la quale vivo,
senza la quale muoio;
vita per la quale sono risuscitato,
senza la quale sono perduto;
vita per la quale godo,
senza la quale sono tormentato;
vita vitale, dolce e amabile,
vita indimenticabile.
Sant’Agostino
Dio grande e meraviglioso,
molte volte, nelle nostre litanie,
abbiamo detto: «Ascoltaci, Signore»,
senza esserci prima chiesti
se noi abbiamo ascoltato te,
se siamo stati in sintonia
con le tue parole, con i tuoi silenzi.
Vogliamo che tu porga l’orecchio
alla nostra supplica,
senza preoccuparci di correggere
la nostra sordità,
la durezza del nostro cuore.
Interpreta tu, Padre,
la nostra povera preghiera;
ed ogni volta che ci senti ripetere:
Ascoltaci, Signore,
sappi che intendiamo dirti:
Apri il nostro orecchio
ad ascoltare la tua voce.
Apri i nostri occhi
a vedere te ovunque.
Apri le nostre labbra per lodare te.
Donaci un cuore che ascolta te,
Padre di misericordia,
con il Figlio e lo Spirito d’amore:
ascolta Dio, e perdona!
Bernard Häring