“laudato si’, mi signore”- “alabado seas, mi Señor”, “cantaba san Francisco de Asís. En ese hermoso cantico nos recordaba que nuestra casa común es también como una hermana, con la cual compartimos la existencia, y como una madre bella que nos acoge entre sus brazos”.
Con estas hermosas palabras inicia el papa Francisco su encíclica Laudato Si y toda ella es una invitación al cuidado de la casa común que es la tierra. En respuesta a este llamado, la pastoral juvenil del Vicariato Puerto Leguízamo solano los días 21,22 y 23 del mes de agosto organizó un encuentro juvenil cuyo lema general fue “JOVEN ATIENDE EL CLAMOR DE LA CASA COMUN”. Con este lema se trato de recoger la preocupación cada vez más creciente por el cuidado de la tierra.
Participaron 100 jóvenes, provenientes de Italia, Perú, y de distintas regiones de Colombia: Bucaramanga y Manizales. También se unieron las parroquias de nuestro vicariato (Nuestra Señora de las Mercedes de Solano, El Sagrado Corazón de Jesús de la Tagua, Nuestra Señora de Fátima de Puerto Ospina, el Divino Niño y Nuestra Señora del Carmen de Puerto Leguízamo).
El encuentro tenía como objetivo ayudar a los jóvenes a tomar conciencia del cuidado y conservación que se debe tener con toda la creación. Para lograr tal objetivo se dividió el encuentro en tres días.
El primer día tuvo como lema: “Nuestros Orígenes: Armonía con el creador y la creación” para desarrollar esta primera parte tuvimos un encuentro con los abuelos y caciques de la maloca de ASILAPP, que congrega a las distintas comunidades indígenas del Putumayo. Ellos expusieron la cosmovisión de los pueblos indígenas y el llamado urgente a respetar la naturaleza viviendo en armonía con ella. Además exhortaron a los jóvenes a no ver la naturaleza como un medio para lucrarse económicamente, sino como nuestra madre tierra la cual debemos respetar y querer. Fue un momento de espiritualidad dentro del espacio sagrado que es la maloca.
En el segundo día el lema que nos inspiró fue “los orígenes de nuestros pueblos” “Génesis y anti-génesis”. En la mañana los jóvenes representaron mitos y leyendas de sus pueblos de origen; posteriormente monseñor Joaquín Humberto Pinzón orientó una reflexión desde el libro del génesis, referente a la creación con el tema "una maloca para todos". En la tarde vivimos el momento del “anti_ génesis” en el cual los jóvenes experimentaron en distintos espacios las problemáticas que esta atravesando nuestro planeta (desechos, ruido, emision de gases, calentamiento global, deforestación, etc.) Esto llevó a los jóvenes a tomar conciencia de que nos encontramos ante una realidad de destrucción en la cual debemos buscar urgentemente respuestas empezando por nuestros lugares de origen. En la noche junto con la comunidad, se ha dado el espacio para que los jóvenes muestren sus talentos por medio del canto, la danza etc.
El tercer momento lo vivimos el Domingo que tenía como lema “un llamado urgente al compromiso: somos parte de la creación”. Tomando los distintos elementos de la naturaleza, se generaron compromisos: siembra de árboles, la no contaminación del agua y al mismo tiempo valorarla, el cuidado de los animales que se encuentran el peligro de extinción, entre otros. Al final de la jornada concluímos el encuentro con una eucaristía precedida por Mons. Joaquín Humberto Pinzón.
Finalmente queremos agradecer como vicariato, por su valiosa colaboración. Sin su apoyo estas actividades no serían posible. Dios les bendiga por su generosidad y seguramente con su aporte han contribuido para que muchos jóvenes tomen compromisos concretos en el cuidado de la “casa Común”.
Dios le bendiga.
párroco Nuestra Señora del Carmen Puerto Leguízamo
Dal Comune delle vergini o delle sante, con salmodia del giorno dal salterio.
La Beata Suor Irene (Auelia Iacoba Mercede Stefani) nacque il 22 agosto 1891 a Anfo (Brescia). Fin da giovane dimostrò spiccato impegno di vita cristiana e apostolica, che la portò alla vocazione missionaria tra le Suore Missionarie della Consolata. Dopo la prima professione (29 gennaio 1914), fu destinata alle missioni del Kenya e vi rimase ininterrottamente fino alla morte. Durante la prima guerra mondiale, fu destinata alla assistenza dei portatori indigeni ricoverati negli ospedali militari in Kenya e Tanzania, in situazioni ripugnanti. Con dolcezza e sorriso, diede prova di eroica carità e dedizione. Terminata la guerra, ritornò in Kenya. Morì il 31 ottobre 1930 per infezione contratta per assistere un ammalato di peste. Gli africani affermarono: «l’ha uccisa l’amore». E continuano a chiamarla Nyaatha: madre tutta misericordia. Altrettanto travolgente fu la sua ansia di annunciare Gesù per condurre al battesimo. Fu beatificata il 23 maggio 2015.
Dalle Conferenze spirituali del Beato Giuseppe Allamano alle Suore Missionarie
(Vol. I, 39-40; II, 484-485; III, 15, 101; VS 460-461)
Santità e Missione
Ricordatevi che l’opera della missione esige una grande santità. Non basta una santità mediocre, ci vuole gran santità. L’opera dell’apostolato è un’opera divina. S. Paolo diceva: “Noi siamo aiutanti di Dio”. Siamo corredentori; corredentrici voi altre.
Quante anime battezzerete! Quante anime potrete attirare a Nostro Signore. Siete “ministresse” della Chiesa. Nostro Signore ha dato l’ordine d’insegnare a tutto il mondo: Andate, dunque, istruite tutte le genti. Ora chi è che va a spargere la parola di Dio? I missionari e le missionarie. Gli altri non vanno a predicare. Vedete l’opera dei missionari che cos’è! È proprio un’opera divina. Sia perché sono aiutanti di Dio, sia perché sono ministri della Chiesa, la quale ha l’ordine di spargere il Vangelo per tutto il mondo. All’eccellenza dell’apostolato deve corrispondere la nostra santità. Se alle altre suore basta essere sante, le missionarie devono esserlo doppiamente, perché tanto quanto sarete sante, altrettanto sarete migliori aiutanti di Dio, migliori corredentrici e migliori ministresse della Chiesa.
Siete qui per farvi sante e poi missionarie. Tenete bene in mente: per salvare gli altri prima dovete farvi sante voi. Dovrò rendere conto di me prima di tutto e poi delle anime che il Signore mi ha affidate. Dovete prima farvi sante; se sarete così, sarete pure valenti missionarie; se non sarete sante religiose, non sarete niente. Farete come il vento che fa un po’ di rumore e niente altro; lavorerete molto, forse, ma rimarrete colle mani vuote perché le opere si misurano non nella materialità, ma col cuore, collo spirito con cui si fanno. È lo spirito religioso che deve informare la vostra vita. Pregate il Signore perché possiate formarvi vere religiose di spirito e intanto preparatevi, studiate, fate tutto quello che è necessario per poter fare del bene.
La conversione dipende dalla santità dei missionari. E quale dev’essere questa santità? Maggiore di quella dei semplici cristiani, superiore a quella dei semplici religiosi, più distinta che quella dei sacerdoti secolari. La santità dei missionari deve essere speciale, anche eroica e all’occasione straordinaria da operare miracoli.
Non sarà da attribuire alla deficienza di questa pingue santità, che dopo tanti secoli ancora tutto il mondo pagano non sia convertito; e mentre nei primi secoli la parola di Dio venne seminata e produsse conversioni in tutto il mondo allora conosciuto, nei secoli posteriori il lavoro dei missionari non produsse più simile frutto, pari al loro numero abbastanza considerevole, inviati ovunque?
Persuasi i nostri giovani missionari di questa verità s’impegnino a divenire santi, ma tutti; ed usando di tutti i mezzi che propriamente a questo scopo ci sono in questa Casa Madre. Questo sia il proposito comune qui e nelle missioni, di voler essere santi e grandi santi.
Ci vuol fuoco per essere apostoli. Essendo né caldi né freddi, cioè tiepidi, non si riuscirà mai a niente. L’uomo vive in quanto è attivo per amor di Dio. Si può stare in intima comunione con Dio ed operare nel medesimo tempo. Se c'è amore, c'è zelo; e lo zelo farà sì che non poniamo riserve o indugi nella dedizione di noi stessi per la salvezza delle anime. Quel che si può fare oggi, non bisogna lasciarlo per domani. Ah, che non sarà mai missionario, chi non arde di questo fuoco divino!
Non solamente il nostro zelo dev’essere infiammato dall’amore verso Dio, ma altresì dall’amore verso il prossimo. Bisogna aver tanta carità da dare la vita. Noi Missionari siamo votati a dare la vita per la salvezza delle anime. Amare il prossimo più di noi stessi, dev'essere il programma di vita del missionario. Se non si viene al punto di amare le anime più che la propria vita, potrete avere il nome, ma non la realtà, la sostanza dell'uomo apostolico. Noi dovemmo avere per voto di servire alle Missioni anche a costo della vita; dovremmo essere contenti di morire sulla breccia.
Responsorio Cf. Fil. 2, 4; 1Ts 5, 14-15
R/. Abbiate in voi la carità di Cristo: *ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
V/. Sostenere chi è debole, siate magnanimi con tutti, cercate sempre il bene tra voi e con tutti;
* ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
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Dal Comune dei Santi e delle Sante o delle Vergini
Antifona d’ingresso [Da Com. Vergini 3]
Vieni, sposa di Cristo, ricevi la corona che il Signore da sempre ha preparato per te.
Colletta
Dio di infinita tenerezza,
che hai acceso nella Beata Irene, vergine,
un ardente desiderio di essere tutta e sempre di Gesù
per dedicarsi all’annuncio del Vangelo
e servire i bisognosi con generosità materna,
fino alla offerta di se stessa,
concedi anche a noi, per sua intercessione,
di diventare missionari/e del tuo amore,
testimoniando ovunque consolazione e pienezza di vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, che è Dio e vive e regna …..
Sulle offerte [Da Com. Vergini 3]
Accetta, Signore, l’umile servizio che ti offriamo
nel ricordo della Beata Irene Stefani, religiosa missionaria,
e per il santo sacrificio di Cristo tuo figlio
trasformaci in ardenti apostoli del tuo amore.
Per Cristo nostro Signore.
Antifona alla comunione Gv 15, 4-5 [Da Com. Missionari]
«Rimanete in me e io in voi», dice il Signore,
«chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto».
Preghiera dopo la comunione [Da Com. Santi e Sante 11]
O Dio, presente e operante nei tuoi santi sacramenti
illumina e infiamma il nostro spirito,
perché ardenti di santi propositi
portiamo frutti abbondanti di opere buone.
Per Cristo nostro Signore.
LETTURE BIBLICHE DELLA MESSA
PRIMA LETTURA
Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio
Dal libro del profeta Isaia (52, 7-10)
Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce,
insieme esultano,
poiché vedono con gli occhi
il ritorno del Signore a Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutte le nazioni;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale (95, 1-2a. 2b-3. 7-8. 10.)
R/. Popoli tutti, lodate il Signore!
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra,
Cantate al Signore, benedite il suo nome. R/.
Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza,
in mezzo ai popoli narrate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. R/.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome. R/.
Dite tra le genti: “Il Signore regna!”
É stabilisce il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine. R/.
SECONDA LETTURA
Sopra tutte queste cose rivestitevi della carità.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi (3, 14-17)
Fratelli, rivestitevi, dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!
La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. 17E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.
Parola di Dio.
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Oppure - Più grande è la carità
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (13, 1-13)
Fratelli, se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!
Parola di Dio
CANTO AL VANGELO Gv 13,34
R/ Alleluia, alleluia.
Vi do un comandamento nuovo:
amatevi come io ho amato voi.
R/ Alleluia, Alleluia
VANGELO
Il Giudizio finale
Dal Vangelo secondo Matteo (25, 31-40)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me».
Parola del Signore.
Solo citazioni
PRIMA LETTURA: Dal libro del profeta Isaia = 52, 7-10
Salmo Responsoriale : 95, 1-2a. 2b-3. 7-8. 10.
R/. Popoli tutti, lodate il Signore!
SECONDA LETTURA: Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi: (3, 14-17) Oppure - Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (13, 1-13)
CANTO AL VANGELO (Gv 13,34)
VANGELO: Dal Vangelo secondo Matteo (25, 31-40)
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Sotto si può scaricare il file
“ Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Gv. 6,51-58
Nel brano evangelico di oggi, troviamo la conclusione del discorso sul pane della vita, così come viene riferita da s. Giovanni, e che abbiamo meditato nelle Domeniche precedenti.
Tutto il discorso riflette il ricordo serbato da Giovanni, della rivelazione che Gesù ha fatto di se stesso, attraverso la sua parola e la sua croce: Egli è stato e continua ad essere per noi il pane vivo disceso dal cielo, carne e sangue donati per la vita del mondo, comunione col Padre e con lo Spirito, cibo di vita eterna e pegno di risurrezione. La conclusione del discorso si riferisce in maniera esplicita all’Eucaristia, con parole che si ricollegano strettamente ai racconti dell’ultima Cena.
Gesù, nel suo sacrificio, sta per offrire la propria persona concreta, come cibo e bevanda, che bisognerà mangiare e bere.
/ Quando Gesù disse: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo”, i suoi ascoltatori, forse avevano capito che questa affermazione poteva prendersi come riguardante la fede, che aveva come oggetto il Figlio di Dio incarnato, oppure si riferiva alla sua dottrina o alla sapienza di Dio. Ma quando Gesù insiste sul pane come “sua carne da mangiare”, il discorso si fa più serio e più realistico, con espressioni di verismo che raggiungono, umanamente parlando, l’assurdo e lo scandalo, poiché il Signore non esita ad affermare che bisogna “mangiare la carne del Figlio dell’uomo e bere il suo sangue”. Cosa, oltre tutto, ributtante: mangiare la sua persona fisica! Di qui l’ovvio imbarazzo e obiezione dei giudei: “come può costui darci la sua carne da mangiare”? Ma Gesù non si sgomenta, anzi procede anche più chiaro nel suo discorso, e sa dove vuole arrivare. E se ciò non avviene, dice ancora Gesù, non ci sarà né vita, né risurrezione, né comunione con Dio.
/ Ora Gesù non lascia dubbi e comincia a “scandalizzare” i suoi interlocutori. Non usa più semplicemente la parola “pane”, ma va oltre, usa la parola “corpo”, anzi nel linguaggio semitico, ha parlato di “carne”: “questa è la mia carne”. Gesù offre se stesso, la sua realtà, una realtà quasi fisica, reale, percepibile: questo sarà il vostro pane. La mia carne e il mio sangue, saranno il vostro cibo!. L’espressione era ancora più scandalizzante per gli ebrei che ascoltavano. Il sangue per un ebreo era simbolo di impurità; non lo si poteva mai toccare. E Gesù invece dice: voi berrete il mio sangue, perché è vera bevanda! La carne, il corpo, era considerato soltanto “tomba dell’anima”, Gesù invece dice: la mia carne è vero cibo: la mia carne è il grande segno della mia continua presenza tra voi. Attraverso l’Eucaristia, segno sacramentale del sacrificio della Croce, Gesù diventerà il cibo e la bevanda che nutriranno la vita di fede dei discepoli.
/ Il linguaggio ridonda di verismo. Il verbo greco “trogo” usato qui dal Signore(vv.56-57), dice il “masticare, sminuzzare coi denti, maciullare” il cibo per farne il proprio nutrimento. L’effetto di simile manducazione sarà la trasformazione dell’uomo, dotato ora della vita divina originata dal cibo che è la carne di Cristo. Simile vita non può perire, perché è “eterna”.
/ Certo Gesù non parla di manducazione del suo corpo fisico, tanto è vero che nell’ultima Cena, quando istituirà l’Eucaristia, paragona la sua persona sotto il segno del pane(=corpo di Cristo) da mangiare, e sotto il segno del vino(=sangue di Cristo) da bere, per avere la vita eterna. Tuttavia il discorso di Gesù è fin troppo chiaro, anche se sconcertante.
/ Una volta accettato nella fede il realismo dell’Incarnazione di Cristo, cioè che Gesù è una persona(=carne) che si dona per la vita del mondo, allora bisogna accettare anche le conseguenze di questa fede: cioè mangiare il suo corpo e bere il suo sangue. Dobbiamo però stare attenti a non cadere nei malintesi dei giudei. L’Eucaristia non è solo corpo(pane) e sangue(vino) eucaristici, ma anche “credere” alla Parola di Cristo per avere la vita eterna.
/ Scrive il Card. C.M.Martini: “La Comunione frequente fatta per abitudine, come si dice, per “avere la grazia di Dio”, non ha fondamento, quasi fosse solo una medicina per curare i nostri peccati, o un rito magico! Ricevere l’Eucaristia(mangiare il Corpo di Cristo e bere il suo Sangue), vuol dire essere assimilati e identificati con Lui. Gesù non intende “chi mi mangia” nel senso di “chi fa la comunione”, ma intende piuttosto “chi riceve me con fede sotto il segno sacramentale”, ossia chi accetta in senso ecclesiale il dono della mia morte e risurrezione. Difatti Gesù dice pure:
”Lo Spirito è quello che vivifica, la carne non giova a niente”. Questo mangiare e bere di Lui significa perciò unirsi, per mezzo del segno sacramentale, alla Passione e Morte di Cristo: significa entrare nel suo mistero per ricevere e donare la vita. Va benissimo la Comunione frequente e quotidiana, che è certamente mezzo sicuro di santificazione, però attenti a non trasformare questa Comunione in rito magico e senza fede!”.
/ Difatti quando i giudei dissero a Gesù: “Questo discorso è duro, e molti se ne andarono”, è appunto dovuto ad un malinteso, all’interpretazione fondamentalista e materialista delle parole di Cristo.
/ Nel banchetto si esprime meglio l’accoglienza, la comunicazione, l’ospitalità. Non per caso, proprio durante un banchetto, Gesù ha comunicato ai peccatori il perdono, ha rivelato ai poveri il pane che viene dal cielo, si è confidato con umanissima intimità ai suoi discepoli e ha donato la sua stessa vita.
/ Gli uomini, a differenza degli animali, vogliono stare insieme a condividere il cibo. Non si tratta semplicemente dell’azione materiale del mangiare, ma di un incontro di persone. Anche l’incontro eucaristico è posto sotto il segno della legge della carità e del servizio reciproco.
/ Un pezzo di pane consacrato, è tutto ciò che ci rimane di Gesù, con le sue parole che chiariscono il gesto di prendere e mangiare, entrando in comunione con Lui, ed essere assimilato a Lui.
Potremmo sperare una prova d’amore più grande di questo straordinario scambio?
/ Se consideriamo che Giovanni non riporta le parole del Signore sul pane e sul calice, nell’ultima Cena, allora immaginiamo che il presbitero delle comunità giovannee, dopo aver fatto la sua omelia sulla Parola, che è presenza di Dio pane di vita, e sulla seconda presenza, il pane di vita che è la Carne e il Sangue di Cristo, in quel momento stendesse le mani e consacrasse:
“Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”(Gv.6,51).
Questa forse era la formula di consacrazione nelle chiese giovannee. Il pane che Cristo offre e che è davanti a noi sulla mensa eucaristica, è la “mia carne”, la realtà del Cristo, per la nostra vita e per la vita di tutto il mondo.
I cristiani, in quel momento, celebravano non più soltanto “l’Eucaristia”, celebravano anche quella che è la “comunione” e che s. Paolo aveva chiamato “koinonìa” con il Corpo di Cristo.
/ Gesù ha mandato i suoi apostoli: la Chiesa manda noi, ci manda “nei crocicchi, nelle piazze e lungo le siepi”, cioè nei punti più bassi della città, là dove di solito ci sono i poveri, gli affamati, gli ultimi, la gente che aspetta qualcosa… La Messa non “è finita” in Chiesa, ma continua fuori!..
Ognuno di noi dovrebbe farsi un impegno di convincere qualcuno di questi fratelli che aspettano fuori, a venire con noi al banchetto dell’Agnello. C’è ancora posto, c’è sempre posto per tutti, perché come ci esorta s. Paolo: “Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finchè egli venga”(1Cor.11,26).
/ Sulla porta di una Chiesa c’era scritto: “Voi non siete tanto cattivi da non poter entrare, e nemmeno tanto buoni da poter stare fuori. Entrate per ascoltare voi stessi, per ascoltare Dio e parlargli”.
Canti
Jésus le Christ
Ubi caritas
Salmo
Tra una strofa e l’altra si può riprendere un Alleluia.
Ti amo, Signore, mia forza,
mio salvatore, mi hai salvato dalla violenza.
Signore, mia roccia, mia fortezza,
mio liberatore, mio Dio.
Mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato.
Nell’angoscia invocai il Signore,
nell’angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
a lui, ai suoi orecchi, giunse il mio grido.
Mi assalirono nel giorno della mia sventura,
ma il Signore fu il mio sostegno;
mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.
dal Salmo 18
Lettura
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Matteo 5,1-12
Canto
Beati voi poveri
Preghiera di frère Alois
Dio di compassione, ti ringraziamo per la vita di frère Roger. In un mondo spesso lacerato dalle violenze, ha creato con la sua vita e quella dei suoi fratelli una parabola di comunione. Ti ringraziamo per la sua testimonianza del Cristo Risorto e per la sua fedeltà fino alla morte.
Manda su di noi il tuo Santo Spirito affinché anche noi siamo dei testimoni di riconciliazione nella nostra vita quotidiana. Facci creature di unità tra i cristiani quando si separano, dei portatori di pace tra i popoli quando si oppongono. Donaci di saper vivere in solidarietà con i più poveri, vicini o lontani.
Con frère Roger vorremmo dirti: Beato chi si abbandona in te, o Dio, nella fiducia del cuore. Tu ci custodisci nella gioia, la semplicità, la misericordia.
Silenzio
Preghiera di lode
Tra un’intenzione e l’altra si può cantare Laudamus te.
O Cristo, hai rivelato l’amore del Padre e sei vivo per sempre, noi ti benediciamo.
Lode a te, Signore risorto.
O Cristo, sei salito verso il Padre tuo e presso di lui intercedi per noi.
Lode a te, Signore risorto.
O Cristo, ti sei fatto vicino ai più piccoli di questo mondo e continui a chiamarli fratelli.
Lode a te, Signore risorto.
O Cristo, come sui tuoi discepoli, soffi su ciascuno di noi il tuo Spirito Santo.
Lode a te, Signore risorto.
O Cristo, ispiri il cuore di tante persone nel mondo ad accogliere dei rifugiati, a venire in aiuto alle vittime di catastrofi naturali, a impegnarsi per la pace e la fraternità.
Lode a te, Signore risorto.
O Cristo, hai chiamato i tuoi discepoli a essere uno affinché il mondo creda. Sostieni gli sforzi di tutti quelli che cercano cammini di unità tra le Chiese cristiane.
Lode a te, Signore risorto.
O Cristo, sei accanto a tutti quelli che operano per la giustizia e per la pace in Siria, in Iraq, in Afghanistan, nel Sud Sudan, a Cuba.
Lode a te, Signore risorto.
Padre Nostro
Canti