Dal 18 al 25 gennaio 2025 si vive la "Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani" ispirata quest’anno al versetto del Vangelo di Giovanni "Credi tu questo?" (Gv 11,26)

Le preghiere e le riflessioni sono state preparate dai fratelli e dalle sorelle della Comunità monastica di Bose nel nord Italia. Come di consueto, un gruppo internazionale nominato congiuntamente dal DPUC e dalla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese ha lavorato sul materiale insieme ai redattori, per finalizzarlo.

Il 2025 segnerà il 1.700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico. Questa commemorazione offre un’occasione unica per riflettere e celebrare la fede comune dei cristiani, così come è stata espressa nel Credo formulato in quel Concilio.

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2025 è un invito ad attingere a tale eredità comune e ad approfondire la fede che unisce tutti i cristiani.

I sussidi includono un'introduzione al tema, un servizio ecumenico, una selezione di brevi letture e preghiere per ogni giorno della Settimana. Considerato il significato ecumenico del 2025, sono stati inseriti anche brevi testi patristici, per lo più del primo millennio, per offrire uno spaccato della riflessione cristiana dell’epoca e per aiutare a situare le definizioni del Concilio di Nicea nel contesto in cui hanno avuto origine e dal quale sono state influenzate. Le risorse possono essere utilizzate in vari modi e sono concepite non solo per la Settimana di preghiera, ma per tutto l’anno 2025.

Sussidio Settimana unità preghiera 2025

Locandina SPUC 2025

Preghiera

20250118Unita

Il 25 giugno è la Giornata di preghiera per la riconciliazione e l’unità nazionale che la Chiesa coreana celebra dal 1965.

È un momento speciale in cui tutta la comunità cattolica coreana si rivolge in modo speciale all'Altissimo invocando un’autentica pace tra la Corea del Nord e la Corea del Sud, pregando per  la riconciliazione e l’unità nazionale.

La giornata risulta tanto più importante e attuale perché, nel tempo presente le relazioni tra Corea del Nord e quella del Sud sono quanto mai lontane dalla pace e dalla riconciliazione. Ogni canale di dialogo è chiuso  e l’accordo militare del 19 settembre 2018, concepito per prevenire scontri accidentali, è stato parzialmente sospeso dal governo di Seoul. Quel patto puntava a ridurre le tensioni lungo il confine inter-coreano, tramite la rimozione di mine antiuomo, posti di guardia, armi e personale da entrambi i lati del confine e  anche con la creazione di zone cuscinetto militari congiunte.

La Corea del Nord, nota il governo di Seoul, continua a condurre test missilistici e continuano esercitazioni militari e ha dichiarato di concepire i rapporti inter-coreani come quelli tra "due paesi ostili, belligeranti", ricordando che la guerra di Corea (1950-1953) si è conclusa con un armistizio, non con un trattato di pace.

Hanno trovato rilievo sui media internazionali gli ultimi "incidenti" al confine: la Corea del Sud ha affermato soldati nordcoreani hanno attraversato - pur accidentalmente - il confine mentre stavano realizzando delle fortificazioni nella "zona demilitarizzata", la  striscia di terra pesantemente fortificata che separa il Nord dal Sud, il secondo  incidente di attraversamento nell'arco di due settimane.

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I vescovi della Corea pregano per la pace nella chiesa del 38° parallelo nei confine con la Corea del Nord. Foto: CBCK

L'esercito sudcoreano ha sparato colpi di avvertimento dando l'allarme tramite un altoparlante. La Corea del Nord, si afferma, ha inviato un gran numero di truppe nella "zona demilitarizzata" per eliminare costruire nuove fortificazioni o disporre mine terrestri.

Le tensioni tra la Corea del Nord e la Corea del Sud hanno preso, poi, anche una piega insolita, come quella di una sorta di "guerra psicologica". Fotografie diffuse dai media mostrano palloni aerostatici  gonfi, lanciati da Pyongyang, che, una volta atterrati, trasportano un miscuglio di spazzatura e letame. Le autorità sudcoreane hanno lanciato avvisi ai residenti nelle aree di confine, esortandoli a evitare il contatto con questi oggetti. Tali lanci non sono solo una violazione del decoro ma rappresentano anche un chiaro sfregio alle normative internazionali, hanno  sottolineato le autorità sudcoreane, denunciando tali atti come “disumani e volgari”.

La Nord Corea ha riferito che tali azioni sono una risposta diretta ai volantini anti-nordcoreani lanciati oltre confine dalla Corea del Sud. Volantini e discorsi attraverso altoparlanti portano messaggi che criticano il regime nordcoreano e incoraggiano il dissenso tra i cittadini del Nord. In questa situazione, il governo sudcoreano sta enfatizzando la propria potenza militare, in stile Guerra Fredda su fronti contrapposti (da un lato Corea del Nord, Cina e Russia, dall'altro Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone).

“Cosa possiamo fare ora che le relazioni inter-coreane sono sull’orlo del collasso?”, si chiede anche con un atteggiamento di amarezza e di dolore il Vescovo Simon Kim Jong-gang, presidente del Comitato di riconciliazione nazionale della Conferenza episcopale di Corea. “Quello che possiamo fare è la  nostra conversione”, ripete. L’idea è “riflettere se abbiamo veramente trattato i fratelli in Corea del Nord come 'compatrioti' in questi anni di divisione . Dobbiamo iniziare il nostro nuovo cammino con cuore umile e con spirito di conversione sincera. Questo perché la vera unità può essere raggiunta quando ci sforziamo di cambiare noi stessi, con un cuore accogliente e comprensivo verso gli altri”.

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Peninsola coreana: “L’educazione del cittadino cattolico e la pace”. Dialogo, cooperazione e convivenza.

Con questo spirito i fedeli in Corea del Sud hanno avviato una speciale novena di  preparazione alla Giornata di preghiera per la riconciliazione e l'unità nazionale, che prevede anche la celebrazione di due simposi.

La novena di preghiera, iniziata il 17 giugno, va avanti fino al 25  in ogni parrocchia del Paese, e ogni comunità recita con fede la stessa “Preghiera per la riconciliazione e l'unità nazionale”, diffusa dalla Conferenza episcopale, prima e dopo ogni messa. Un simposio si tiene domani, 20 giugno all'Auditorium  del complesso della Cattedrale di Seoul , sul tema «Chiesa cattolica ed educazione alla pace».

La professoressa Julia Kim Nam-hee, dell’Università cattolica della Corea, parlerà sul tema “L’educazione del cittadino cattolico e la pace”, mentre la ricercatrice Beatrice  Seo-jeong Son presterà il tema “I giovani e l’educazione alla pace”.  Un ulteriore convegno  intitolato “Il cammino dei credenti per la pace nella penisola coreana” organizzato  dall'arcidiocesi di Seoul, si terrà il 25 giugno, e vuol essere espressione della volontà dei laici cattolici di assumere l'iniziativa nel migliorare le relazioni inter-coreane.

Il Vescovo Simon Kim Joo-young ha detto: “Sono preoccupato perché vediamo quasi svanire la  speranza che i conflitti possano essere risolti attraverso il dialogo e la cooperazione, perché sembra che si enfatizzi solo la sicurezza attraverso l’uso della forza militare”. In una situazione molto difficile, “bisogna chiedere l'aiuto di Dio e c'è bisogno che i laici prendano l'iniziativa” per la prospettiva di riaprire un canale di dialogo, per la pace, ha auspicato. Ahn Jae-hong, presidente della Korea Catholic Lay Apostolate Association, afferma in proposito: “Come cattolico, non posso accettare l’insistenza solo sulla ‘pace attraverso la forza’ mentre sono sotto gli occhi di tutti gli orrori della guerra Ucraina-Russia e della guerra Israele-Hamas. Faremo sentire la nostra voce per chiedere e per  operare per il miglioramento delle relazioni”.

Nel 2024, anno in cui ricorre il 74° anniversario dello scoppio della guerra di Corea, che portò a consolidare la divisione della penisola coreana, le relazioni inter-coreane sembrano essere al loro punto più basso, ma il popolo coreano non dimentica di essere “un unico popolo”, facendo memoria delle stagioni passate nell'arco di 70 anni, quando si parlava di dialogo, cooperazione e convivenza.

Fonte: Agenzia Fides. Originalmente pubblicato in: www.fides.org

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