Questa canzone, “Mtakatifu Yosefu Allamano”, è stata composta come tributo al nostro Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano, che sarà canonizzato il 20 ottobre 2024, a Roma, proprio nella Giornata Missionaria Mondiale.
La sua vita di dedizione e di lavoro missionario mi ha ispirato profondamente e questa canzone è un inno alla sua eredità, fede incrollabile e amore universale che lui ha condiviso attraverso il carisma donato ai suoi missionari e missionarie, oggi presenti in 35 paesi. Che il suo esempio possa aiutarci a continuare il suo sogno di vivere come una famiglia, in unità e pace.
* Fratel Adolphe Mulengezi, IMC, studia Comunicazioni Sociali a Roma.
Suor Felicita Muthoni, missionaria della Consolata del Kenya, ha condiviso la vita con il popolo Yanomami, nella missione di Catrimani. Attualmente vive in Italia e si occupa di animazione missionaria.
Racconta con emozione il grave incidente accaduto a Sorino Yanomami, aggredito da un giaguaro. I primi soccorsi la preghiera al Beato Giuseppe Allamano, fondatore dei missionari e missionarie della Consolata. L'esperienza della guarigione miracolosa, con la carità e attenzione straordinari delle sorelle in Boa Vista a Roraima, che hanno accompagnato Sorino nella lunga e delicata degenza, affidandolo all'intercessione del Beato Allamano.
La guarigione di Sorino è stata riconosciuta miracolosa dalla Chiesa cattolica riconoscendo l'intercessione del Beato Giuseppe Allamano. Per questo riconoscimento ufficiale, il sacerdote torinese sarà canonizzato il 20 ottobre 2024 da Papa Francesco.
* Video realizzato dall'equipe di comunicazione per la canonizzazione
Nelle prime ore del 7 febbraio 1996, Sorino Yanomami partì per la caccia dalla sua maloca (abitazione collettiva Yanomami). Mentre era in foresta fu assalito e gravemente ferito da un giaguaro.
Secondo la popolazione locale, questo fu il secondo caso di un attacco di un giaguaro nella regione della Missione Catrimani, situata a 150 chilometri da Boa Vista, nello stato di Roraima in Brasile. Nel primo assalto, avvenuto alla fine del 1995, furono ritrovate solo resti del corpo della vittima.
Come sappiamo, Sorino Yanomami è stato soccorso in gravi condizioni dai Missionari e le Missionarie della Consolata che operano nella Missione Catrimani. Fu necessario trasferirlo d'urgenza all'Ospedale Generale della città di Boa Vista con un aerotaxi. La gente rimase scioccata e spaventata, e tutti credettero che non potesse sopravvivere. Per questo chiesero che Sorino rimanesse nella sua maloca per morire in compagnia della sua famiglia.
Con fede, fiducia e speranza, come coloro che nel Vangelo trasportarono il paralitico nella barella e lo calarono attraverso il buco nel tetto davanti a Gesù per essere guarito, così le Suore Missionarie della Consolata, dopo aver prestato il primo soccorso, rischiarono tutto per portare Sorino a Boa Vista. Cominciarono a pregare il Beato Giuseppe Allamano perché intercedesse per la sua guarigione. A Boa Vista, le suore fecero i turni all'Ospedale Generale per assistere Sorino e facilitare la visita e il soggiorno dei parenti.
Il canonico Giuseppe Allamano fondò l'Istituto dei Missionari della Consolata nel 1901 e la congregazione delle Suore Missionarie della Consolata nel 1910. Perciò, lui è il Padre Fondatore, un uomo tutto per Cristo e per la missione. Nel contesto della storia della guarigione miracolosa di Sorino Yanomami, Giuseppe Allamano è quel “buco nel tetto” attraverso il quale i quattro uomini del Vangelo fecero passare il paralitico perché potesse raggiungere Gesù ed essere guarito. Le suore hanno pregato costantemente il Beato Giuseppe Allamano per la guarigione di Sorino.
(La guarigione sciamanica di Sorino. Disegno: Trento Yanomami 2017)
I quattro uomini del Vangelo (Mt 9,1-8; Mc 2,1-12, Lc 5,17-18) ebbero fede in Gesù, credettero nel suo potere di guarigione. Era una fede pratica che li spinse a cercare a tutti i costi la guarigione del loro amico paralitico. Il paralitico sulla barella è in una situazione di impotenza, ha bisogno di aiuto. I quattro amici si fanno carico di lui, con fede libera, viva, incarnata in vari gesti. Secondo San Giacomo, “la fede senza le opere è morta” (Gc 2,17).
La fede, la fiducia nell'incrollabile bontà della potenza di Dio e la speranza spingono i quattro uomini a compiere un'azione senza precedenti. Superando i loro limiti, scoperchiarono il tetto della casa aprendolo e calando il paralitico con la sua barella al centro della casa dove si trovava Gesù. Non hanno paura della reazione della gente. Vogliono vedere il loro amico guarito.
La fiducia è la quinta essenza della speranza, diceva il padre Giuseppe Allamano ai suoi missionari e missionarie. Nella cosmologia greca, il quinto elemento è l'etere, qualcosa di magnifico, grande, molto più grande dell'aria che respiriamo. La quinta essenza è l'etere. Si può avere tutto: aria, fuoco, acqua e terra, ma se non si ha fiducia e speranza, si può morire.
Il ruolo degli sciamani nel sostenere la volta celeste ed accompagnare i loro cari al momento della morte affinché possano attraversare la finestra verso l'eternità. Foto: Missione Catrimani
Nel Vangelo leggiamo che Gesù guarisce tutti i malati che incontra o che gli vengono portati. “... la gente gli portava tutti quelli che soffrivano di vari disturbi e tormenti: gli indemoniati, gli epilettici e i paralitici; ed egli li guariva” (Mt 4,24). Ma Gesù guarisce anche grazie alla fede di coloro che si rivolgono a lui per ottenere la guarigione, come nel caso dei quattro amici che, con fede, fiducia e speranza, fanno passare l'uomo paralitico attraverso il buco del tetto per ricevere la guarigione di Gesù.
La guarigione miracolosa di Sorino, come quella del paralitico, mette in evidenza il valore della fede concreta, della fiducia e della speranza, dimostrando che Dio è attento a coloro che lo invocano e si rivolgono a Lui nel momento del bisogno.
La guarigione dell'indigeno Sorino in piena foresta amazzonica è un segno visibile della presenza del Creatore nella vita del popolo Yanomami e conferma il carisma della missione ad gentes lasciata in eredità dal Beato Giuseppe Allamano.
* Suor Mary Agnes Njeri Mwangi è missionaria della Consolata keniota che lavora nella Missione Catrimani a Roraima.
Il miracolo compiuto per intercessione del Beato Giuseppe Allamano conferma il carisma lasciato in eredità ai suoi missionari inviati ad gentes.
Abbiamo ricevuto con gratitudine la notizia che il Fondatore dei missionari e delle missionarie della Consolata, il Beato Giuseppe Allamano, sarà canonizzato il 20 ottobre 2024 a Roma, proprio nella Giornata Missionaria Mondiale. Secondo le procedure canoniche, la dichiarazione di santità dell'Allamano richiedeva il riconoscimento di un miracolo compiuto da Dio per sua intercessione. Questo è accaduto, nella foresta amazzonica, con Sorino Yanomami, che era stato aggredito e gravemente ferito da un giaguaro il 7 febbraio 1996 e recuperò completamente la salute grazie all'intercessione di Giuseppe Allamano.
Se il Fondatore aveva detto, con un certo tono di rimprovero, che avrebbe mandato dei fulmini dal cielo per far sentire la sua voce, nel caso in cui i missionari avessero agito senza carità, oggi possiamo consolarci nel sapere che il miracolo che lo porta agli altari è una chiara conferma della missione ad gentes che ha affidato ai suoi figli e figlie attraverso il carisma, dono dello Spirito Santo, che permette la partecipazione alla missione affidata alla Chiesa e guidata dallo stesso Spirito. Possiamo dire che il Fondatore ha voluto ripetere una sua conosciuta espressione esortativa: “così vi voglio!”.
Cosa potrebbe significare questo miracolo? Sono convinto che questo fatto confermi l'attualità degli insegnamenti di Giuseppe Allamano e il cammino missionario che la Chiesa sta seguendo. Nelle Costituzioni dell'Istituto Missioni Consolata (nn. 4 e 5) è chiaramente espresso lo scopo che ci caratterizza nella Chiesa: l'evangelizzazione dei popoli e la missione ad gentes. Sotto l'impulso dello Spirito, l'Allamano forma i primi missionari e missionarie per una missione incarnata nella realtà. Con questo miracolo il Fondatore dimostra di accompagnare i missionari e la Chiesa in uno stile di missione universale, audace e prudente, aperta all'incontro e al dialogo con le culture e i popoli. In questo senso vorrei segnalare tre elementi di riflessione.
Il Sinodo per l’Amazzonia (2019) ha riflettuto su nuovi cammini di evangelizzazione che possono essere tracciati con atteggiamenti ispirati alla “cultura dell’incontro” (DF 60), stabilendo ponti con le visioni del mondo dei popoli amazzonici. Papa Francesco ha ribadito che “la Chiesa ha bisogno di ascoltare la sua saggezza ancestrale, […] riconoscere i valori presenti nello stile di vita delle comunità originarie, recuperare in tempo le preziose narrazioni dei popoli” (QA 70). Quest’attenzione che mira a “stabilire ponti” con la saggezza ancestrale è motivata dalla consapevolezza che è lo Spirito Santo “che suscita una molteplice e varia ricchezza di doni e al tempo stesso costruisce un’unità che non è mai uniformità ma multiforme armonia che attrae” (EG 117), poiché “non renderebbe giustizia alla logica dell’incarnazione pensare ad un cristianesimo monoculturale e monocorde” (EG 117).
(La guarigione sciamanica di Sorino. Disegno: Trento Yanomami)
Il miracolo avvenuto nella foresta amazzonica ci permette di stabilire un dialogo tra la nostra prospettiva cristiana e altre prospettive. Le suore missionarie, recitando la novena al Padre Fondatore, chiesero la sua intercessione presso Dio per la guarigione dell'indigeno Sorino, cura che permettesse anche di ristabilire la pace e calmare l'angoscia. Da parte loro, gli sciamani Yanomami – mentre il paziente era in ospedale e quando era tornato alla sua comunità – hanno eseguito rituali affrontando l’immagine spirituale del giaguaro che continuava ad attaccare il parente, mettendo a rischio il ripristino della sua salute. Il dialogo tra queste diverse prospettive, lungi dall'essere un relativismo semplicistico, un sincretismo forzato o una ricerca di uniformità che, nella maggior parte dei casi, implica l'imposizione del punto di vista del più forte, esige rispetto e apprezzamento per le diverse tradizioni spirituali. Quest’apertura ci permette di apprezzare valori e segni di grazia che sbocciano nei diversi contesti culturali e davanti ai quali ci lasciamo evangelizzare.
Nel pensiero del Fondatore e dei primi missionari era chiaro che l'evangelizzazione non poteva essere dissociata dalla “formazione dell'ambiente”. Un termine che oggi può essere sostituito dal concetto di “ecologia integrale”, a cui Papa Francesco fa spesso riferimento e che spiega dettagliatamente nell'Enciclica Laudato sì', come l’unica via corretta e possibile per stabilire relazioni e prendersi cura della Casa Comune con i suoi abitanti. Dopo alcuni anni di lavoro apostolico in Kenya, il decreto di lode concesso dalla Sacra Congregazione dei Religiosi (28/12/1909) – una prima approvazione pontificia – evidenziava come i missionari dell'Istituto si distinguessero per il loro impegno nella vita della gente (Lettera V, p. 304f). Quel decreto diede grande gioia e soddisfazione al Fondatore, che vi lesse l'approvazione del metodo missionario studiato e attuato insieme ai suoi figli, che oltre ad offrire alla gente le promesse di un'altra vita, la rendeva più felice sulla terra.
(La guarigione sciamanica di Sorino. Disegno: Trento Yanomami)
Il miracolo compiuto per intercessione del Beato Allamano, con l'inspiegabile guarigione di un paziente che era stato soccorso presso l'ambulatorio della Missione Catrimani e successivamente trasferito a Boa Vista dove era stato sottoposto ad interventi chirurgici, è, ancora una volta, la conferma della validità di una presenza missionaria tra le popolazioni indigene, ispirata al servizio di una Chiesa diaconale che valorizza la difesa della vita in tutte le sue dimensioni.
La missione della Chiesa, pur sviluppandosi in modi diversi nei diversi contesti, è rivolta a tutti gli uomini perché “Dio non fa differenze di persone” (Rm 2,11) e Cristo “ha abbattuto il muro di separazione” (Ef 2: 14) che è l'inimicizia tra le genti.
Il miracolo della guarigione del signor Sorino, indigeno Yanomami che vive nella sua comunità nella foresta amazzonica, raccogliendo insieme ai suoi parenti le risorse di questa terra, raccontando e ascoltando le storie dei suoi antenati, e celebrando riti e feste che offrono significato alla riproduzione della vita, ci conferma come Dio guarda con cura a tutti i popoli. L’Allamano, Fondatore di una famiglia missionaria ad gentes, non poteva non fare suo questo sguardo di Dio e lo vuole infondere nei suoi discepoli: guardare al popolo Yanomami, perché possa avere una vita piena.
Quest’ultimo elemento ci apre ad una riflessione urgente e importante. Dio, attraverso il miracolo compiuto per intercessione dell'Allamano che suscita oggi tanta curiosità, ci indica la via del prendersi cura, del rispetto e della tutela della vita. Non possiamo quindi ignorare che il popolo Yanomami subisce ancora oggi violenze atroci nelle proprie comunità, con l’invasione del suo territorio da parte di attività minerarie illegali, traffico di armi, droga e persone, controllati da fazioni criminali. Ciò, insieme alle difficoltà dell’assistenza sanitaria, sta generando una catastrofica crisi umanitaria e sanitaria. Le risposte date dalle autorità richiedono tempo per stabilire la difesa del territorio e la protezione della popolazione, mentre le leggi proposte minano la garanzia dei diritti di queste persone così come di altri popoli indigeni del Brasile.
Dobbiamo invocare l'Allamano perché interceda per un altro miracolo?
* Padre Corrado Dalmonego, IMC, missionario a Roraima.
Casa e foresta: abitazione colletiva Yanomami lungo il fiume Catrimani. Foto: Corrado Dalmonego, 2011
Il fiume Catrimani nella Terra Yanomami a Roraima nell'Amazzonia brasiliana. Foto: Jaime C. Patias
Dopo 6 ore di attesa a causa del maltempo, il piccolo aereo a quattro posti è partito da Boa Vista verso la Missione di Catrimani (in linea retta circa 150 chilometri), un'area all'interno dello Stato di Roraima, nella terra degli indigeni Yanomami che fa parte della grande Amazzonia brasiliana.
In questa regione i missionari della Consolata Italiani, Giovanni Calleri e Bindo Meldolesi fondarono, nel 1965, una missione molto speciale sulle rive del fiume Catrimani. Ed è lì che i missionari della Consolata sono presenti tra gli indigeni Yanomami da quasi 60 anni, accompagnando alcune comunità di questa etnia, vivendo in semplicità e vicinanza l'inevitabile incontro tra una cultura basata sulle tradizioni secolari che vive in armonia con un ambiente impegnativo come la foresta amazzonica e una cultura occidentalizzata basata sul consumo e sullo sfruttamento di tutto ciò che può generare profitto e guadagno economico.
Pochi giorni di visita non sono ovviamente sufficienti per comprendere tutte le dinamiche che i missionari hanno sviluppato in tutti questi anni nel territorio, ma ci danno alcuni elementi che illuminano la scelta di questa équipe missionaria di essere presente tra gli Yanomami in semplicità, quasi in silenzio, e senza grandi pretese a livello di successi pastorali (intesi come numero di battesimi nell’anno o nella costruzione di cappelle e centri di culto, etc.).
Oltre a essere presenti sul territorio in un atteggiamento di dialogo e fornendo alcuni servizi come l'assistenza sanitaria o risolvendo alcune delle necessità quotidiane di base, il loro l'obiettivo è quello di aiutare a rafforzare e preservare le loro tradizioni con incontri di formazione su temi specifici che riguardano la comunità, soprattutto con giovani e donne, affinché possano affrontare le sfide che provengono dall'invasione dei "garimpeiros" illegali che causano la distruzione dell’ambiente, l'inquinamento dei fiumi e minacciano la vita stessa delle comunità Yanomami. Tutto ciò, assieme alle difficoltà di fornire assistenza sanitaria, sta creando una disastrosa crisi umanitaria.
Senza dubbio, chi beneficia maggiormente in questo incontro e dialogo di vita è certamente l'équipe missionaria stessa, e i nostri due Istituti, perché arricchisce il nostro carisma ad gentes in un dialogo di spiritualità con un popolo che, pur non avendo la parola "religione", né strutture religiose e liturgiche in senso stretto come le nostre, ha una cosmologia che definisce l'essere umano come colui che porta in sé un tesoro immortale. Gli Yanomami credono che il Trascendente, l'Artigiano (Omama) che ha creato il mondo e tutto ciò che vi coesiste, sia anche il mentore di una vita dignitosa e infinita.
Un grande grazie all'Equipe Missionaria Catrimani (P. Bob Mulega, P. Filbert Nkanga e Fr. Ayres Osmarin; Sr. Mary Agnes, Sr. Suzana Kihoo e Sr. Argentina Paulo) per l'accoglienza e la fraternità che abbiamo sperimentato in questi giorni; anche perché ci incoraggiano a continuare a credere profondamente che il nostro carisma missionario e la spiritualità della consolazione, ereditati dal nostro Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano, che verrà proclamato santo il 20 ottobre, sono ancora validi e attuali per il mondo di oggi. Qui si impara ad accogliere il bene e a riconoscerlo in tutti e in tutto; ma allo stesso tempo a individuare il male attraverso il grido del popolo e della terra, nostra "Casa Comune", perché, come dice Papa Francesco, “tutto è interconnesso”, il mondo visibile e quello invisibile o spirituale.
* Padre Juan Pablo De Los Ríos, IMC, Consigliere generale per l'America.
Visita a Sorino Yanomami che ha ricevuto la grazia della guarigione per intercessione del Beato Allamano