Proseguendo la serie di testimonianze dei formatori, padre Marcelo De Losa, IMC, presenta la Comunità Apostolica Formativa (CAF) di Buenos Aires in Argentina. Nel 2021 questa CAF è stata trasferita da Mendoza nel Sud del Paese alla nuova Parrocchia di Santo Cura Brochero appartenente alla diocesi di Merlo-Moreno periferia di Buenos Aires.

In questo video realizzato dall’Ufficio per la Comunicazione, il missionario argentino, che é anche formatore e parroco, parla dell'importanza del corso per i formatori realizzato a Roma nel settembre scorso e ha commentato l’importante evento della canonizzazione di Giuseppe Allamano. L’opportunità di visitare i luoghi del Fondatore a Torino e Castelnuovo Don Bosco, ha detto, “ha rafforzato il suo carisma in noi e ci ha confermato la volontà di continuare la missione come lui la voleva, cioè una missione fatta di fraternità, di lavoro insieme, di tensione verso la santità”.

La CAF Santo Cura Brochero è una comunità di 7 studenti di 4 nazionalità (Kenya, Etiopia, Colombia e Venezuela), con un'équipe di 3 formatori (P. Marcelo De Losa, P. Luigi Manco e P. Romanus Khataka).

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CAF Santo Cura Brochero nella messa di rinnovo dei voti il 14 dicembre 2024. Foto: Emanuel Adriano Jefter

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Gli studenti della CAF Cura Brochero con il padre Luigi Manco nell'anniversario della sua ordinazione sacerdotale

* Padre Jaime C. Patias, IMC, Ufficio comunicazione a Roma.

Il vescovo di Pinheiro, nello stato di Maranhão, nel nord-est del Brasile, mons. Elio Rama, IMC, ha partecipato alle celebrazioni della canonizzazione di Giuseppe Allamano nel mese di ottobre scorso. Tutti i 15 vescovi missionari della Consolata erano presenti a Roma in questo momento di gioia per i due istituti e per la Chiesa. Pubblichiamo il messaggio lasciato dal vescovo brasiliano.

“Il mio saluto a tutti coloro che ci accompagnano in questo momento di grazia e di benedizione in cui stiamo vivendo e ringraziando Dio per il dono della vita del nostro Fondatore, il padre Giuseppe Allamano, oggi dichiarato santo dalla Chiesa. È una gioia, una soddisfazione dopo tanti anni di vita, di ascolto e di preghiera perché lui diventasse Beato e ora Santo, un altro Santo nella Chiesa. Un protettore soprattutto dei missionari e delle missionarie. Un protettore del clero diocesano dove lui stesso è stato diocesano, ha fondato due istituti religiosi missionari ed è rimasto diocesano. Quindi, un grande missionario che ha fatto sì che la Chiesa si specchiasse in molti Paesi del mondo”, ha sottolineato il vescovo di Pinheiro (MA).

Mons. Elio Rama è nato a Tucunduva nel Rio Grande do Sul, il 28 ottobre 1953. Ha frequentato i Seminari IMC di Três de Maio e poi di Erexim (RS). Gli studi di filosofia ha fatto nella Facultà Assunzione a San Paolo (1975-1977) e il anno di Noviziato ad Aparecida de São Manuel. Ha studiato la teologia con specializzazione in missiologia all'Università Urbaniana di Roma. È stato ordinato sacerdote il 10 novembre 1984 a Três de Maio (RS) e, seguendo lo spirito di San Giuseppe Allamano, è stato inviato alle missioni in Mozambico nel 1985. Ha trascorso 18 anni in quel Paese africano svolgendo un lavoro pastorale e di evangelizzazione, servendo come parroco, formatore e Superiore Regionale dell’Istituto (due mandati).

Tornato in Brasile nel 2002, è stato formatore al Seminario Teologico di San Paolo, direttore del Centro di animazione missionaria e vocazionale, vicario a Cascavel (PR), parroco a San Paolo e Superiore dei Missionari della Consolata in Brasile (2011-2012). È stato nominato vescovo di Pinheiro il 17 ottobre 2012 e ordinato vescovo il 30 dicembre 2012.

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I vescovi missionari della Consolata con la Direzione Generale a Roma durante la canonizzazione di Giuseppe Allamano

Con questa vasta esperienza di missione ad gentes, Mons. Elio Rama è grato a Dio per l’opportunità di aver visto Giuseppe Allamano diventare Santo. “La mia gratitudine, la mia considerazione e allo stesso tempo la mia gioia di poter avere un protettore in più presso Dio che certamente continuerà a intercedere perché la missione continui a diffondersi nel mondo. Il mio saluto e la mia benedizione”, ha concluso il vescovo.

* Padre Jaime C. Patias, IMC, Ufficio per la Comunicazione

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Nelle nostre presenze in Asia “le persone che incontriamo possono essere cristiane, non cristiane, fedeli di altre religioni, per esempio, i buddisti o fedeli del buddismo won, di altre religioni autoctone in Corea. Però ciò che è fondamentale non sono le opere o quello che facciamo, ma è soprattutto il fatto di stare con le persone e quindi, parlare con le persone, aprirci a loro e lasciare che loro si aprano a noi”.

Queste le parole di padre Diego Cazzolato, missionario della Consolata, che opera in Corea del Sud da 36 anni. In questa intervista rilasciata all’Ufficio per la Comunicazione a Roma, il missionario originario di Biadene - Treviso - riassume la sua esperienza di missione nel Centro di Dialogo Interreligioso a Daejeon e parla dell’evangelizzazione unita alla promozione umana portata avanti dal gruppo di 21 missionari della Consolata nella sette comunità presenti in Corea, Mongolia e Taiwan.

“Noi cerchiamo di incontrare le persone, soprattutto le persone che non sono cristiane. Naturalmente non sempre si parla di Gesù o di Cristo, ma si condivide la vita, si condividono i problemi, si ascoltano l’opinione, si dà opinione, insomma cerchiamo di diventare amici. Questo è la cosa più importante direi della missione in Corea”, spiega padre Diego.

La presenza IMC in Asia

L’apertura dell’Istituto Missioni Consolata all’Asia è stata “profetizzata” dal Fondatore, San Giuseppe Allamano: “Io non lo vedrò, ma forse andrete nel Giappone, nella Cina, nel Tibet...”. Ma la concretizzazione di questo sogno viene prospettato dal VII Capitolo Generale (1981) ed approvato dal VIII Capitolo il 12 Giugno 1987.

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I primi quattro Missionari (Diego Cazzolato, Paco Lopez, Luiz Carlos Emer e Alvaro Yepes) partirono per la Corea il 18 gennaio di 1988 e furono accolti nella diocesi di Incheon dal vescovo mons. William J. McNaughton.

Nel 2003, in comunione con le Missionarie della Consolata, la presenza in Asia venne arricchita dall’apertura in Mongolia, dove l’Istituto è presente con il suo lavoro nel campo del primo annuncio e della formazione della chiesa locale. Un riconoscimento del lavoro missionario svolto in quel Paese arriva con la nomina di monsignor Giorgio Marengo, IMC, a vescovo, prefetto Apostolico di Ulaanbaatar nel 2021 e poi nominato cardinale da Papa Francesco nel 2022.

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Seguendo le indicazioni date dal Capitolo Generale del 2011 (Cfr. Atti XII CG, 47), l’Istituto, il 20 settembre 2014, ha aperto una nuova presenza presso la Diocesi di Hsinchu, nell’isola di Taiwan.

Il 21 marzo 2016, i Missionari della Consolata che operano nella tre Paesi asiatiche sono state riunite nella nuova Regione Asia, con sede ufficiale a Incheon (Corea del Sud). L’attuale Superiore è il padre Clement Gachoka.

* Padre Jaime C. Patias, IMC, Ufficio per la Comunicazione.

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“Lavoro a San Paolo nella regione Ipiranga dove si trova il nostro Seminario Teologico Internazionale e dove giovani di otto nazionalità studiano teologia per prepararsi ad andare in missione come sacerdoti missionari”, spiega padre Mauricio Guevara, missionaria della Consolata argentino, rettore del Seminario Padre Giovanni Battista Bisio in Brasile.

Nella sua storia il Seminario teologico in Brasile ha già funzionato nel Jardim São Bento presso la Casa Regionale e poi nel quartiere di Pedra Branca e nella parrocchia di Jardim Peri, zona nord di San Paolo. Nel 1987 questa tappa formativa in Brasile è stata chiusa e riaperta soltanto nel 1997 nella attuale sede. La Regione Brasile è anche sede del Noviziato del Continente americano a Manaus.

Video serie Formatori e formazione

Quest'anno la comunità formativa è composta da 2 padri e 17 studenti (2 sono a Curitiba e 2 nella Casa Regionale). “Una delle sfide deriva dalla realtà di periferia una volta che la casa confina con una ‘favela’ chiamata Boqueirão. Questi sono i nostri vicini con cui condividiamo la nostra vita quotidiana come missionari, anche ad alcune situazioni di estreme difficoltà e di bisogno. Ma la cosa importante di questa casa è che è il luogo in cui i governi missionari si preparano a confrontarsi e ad affrontare le grandi sfide della missione in cui saranno poi inviati a lavorare in qualsiasi parte dei quattro continenti nel mondo in cui lavoriamo”, sottolinea padre Mauricio.

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Comunitá del Seminario Teologico Padre Bisio a San Paolo, Brasile, con la Direzione Regionale. Foto: Archivio Seminario

Formazione continua

Riguardo al corso di formazione permanente a cui ha partecipato nel mese di settembre scorso, padre Mauricio rimarca che i 14 formatori dell’Istituto da diverse parti del mondo si sono trovati “per aggiornarsi sulle grandi sfide della società e della cultura di oggi. Per esempio, c'è la questione della tecnologia, dell'intelligenza artificiale, di tutto ciò che ha a che fare con questi cambiamenti, comprese le nuove generazioni; quindi, ci siamo confrontati e abbiamo dialogato, tra altre, sul tema dell'individualismo e del materialismo che il mondo globale sta vivendo oggi. Il corso è stato molto bello perché in questo modo possiamo anche accompagnare i nostri giovani in modo più inculturato ed essere più inseriti in questa realtà”.

Dopo il Noviziato a Martin Coronado (2000) in Argentina, padre Mauricio ha studiato teologia presso l'allora Seminario internazionale di Kinshasa (2000-2005), nella Repubblica Democratica del Congo, dove ha stato ordinato diacono ed esercitato questo ministero. Dopo la ordinazione sacerdotale in Argentina (2005) ha lavorato nell'Animazione Missionaria e Vocazionale in Portogallo e poi è stato Superiore Regionale in Argentina per sei anni, accompagnando così la vita e la missione di molti confratelli. Secondo lui, il bello del corso fatto a Roma è che ha concepito la formazione “non come una tappa che dura cinque o dieci anni nella vita. La formazione inizia dal momento in cui bussiamo alle porte dell’Istituto e decidiamo di entrare in questa vita. Questa è la grande novità. In passato si parlava di formazione iniziale che durava dieci anni. Oggi non più. Si entra nella congregazione e si sa che la formazione è per tutta la vita, finché si è missionari si viene formati”, ribadisce.

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 I formatori partecipanti del corso di formazione continua nella Casa Generalizia a Roma con il card. Lazzaro You

San Giuseppe Allamano

Il formatore ha concluso esprimendo la sua grande gioia di vedere il nostro Fondatore proclamato santo per tutta la Chiesa. “Essere qui a Roma e anche nella terra del Fondatore è una grande gioia e allo stesso tempo una grande motivazione vocazionale, guardando a questo grande uomo che ci ha lasciato una grande eredità e una grande missione per portare la Consolazione di Maria al mondo intero”.

* Padre Jaime C. Patias, IMC, Ufficio per la Comunicazione

Non appena abbiamo saputo la data della canonizzazione del nostro Fondatore, il nostro Superiore Regionale, padre Clement Gachoka, è andato visitando i vescovi delle tre diocesi della Corea del Sud in cui operiamo come Missionari della Consolata, per dare la bella notizia e anche per accordare in ogni diocesi una data per poter celebrare degnamente una messa solenne di ringraziamento.

Il vescovo della diocesi di Daejeon ha scelto per la celebrazione la data dell’8 dicembre, Solennità dell’Immacolata, e così proprio ieri, abbiamo avuto il nostro grande evento.

Il luogo prescelto per la celebrazione è stata la parrocchia di Jon-min-dong, il cui attuale parroco, padre Byeon Yun Chui Damiano, è stato missionario in Mongolia per vari anni, e conosce bene i nostri missionari di quel Paese. Lui si è subito detto entusiasta dell’iniziativa e davvero ha fatto tutto quanto in suo potere per accogliere questo evento nella sua parrocchia e facilitarci al massimo le cose.

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Il Superiore della Regione Asia, padre Clement Gachoka, si rivolge all'assemblea durante la Messa

Una volta stabiliti data e luogo della celebrazione abbiamo cominciato a pensare alla preparazione. E qui sono venute alla luce le caratteristiche dei coreani quando c’è da fare qualcosa insieme: organizzazione, suddivisione delle responsabilità, serietà nell’attuazione delle stesse.

I membri del nostro Gruppo Amici IMC non sono certo stati un’eccezione, e ci ha fatto bene al cuore vedere con quanta passione, senso di partecipazione, e gioia si siano dedicati a preparare la festa, fin nei minimi dettagli: dalla tradizionale offerta di un mazzo di fiori al vescovo, al momento del suo arrivo in parrocchia per la celebrazione… fino al momento della benedizione finale alla fine del pranzo per gli invitati. Passando per la meticolosa attenzione a come disporre davanti all’altare il quadro grande di San Giuseppe Allamano, fino agli striscioni da appendere all’ingresso della parrocchia e nel grande salone dove si sarebbe tenuto il pranzo. E senza tralasciare il modo migliore di consegnare ad ogni persona che sarebbe venuta alla messa il libretto sulla vita dell’Allamano, con il santino-ricordo, e, all’uscita, il regalino-ricordo che avevamo preparato.

Insomma, ognuno aveva qualcosa da fare, e tutti hanno svolto il proprio compito, piccolo o grande che fosse, con attenzione ed amore. Siamo davvero fieri del nostro Gruppo di Amici!

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Un altro dato che ci ha riscaldato il cuore è stato vedere la partecipazione delle più diverse realtà della diocesi e della Corea in generale. Mentre la partecipazione dei sacerdoti diocesani è stata molto ridotta (ma si sapeva già, essendo domenica…), i religiosi/e hanno invece risposto molto bene.

C’erano suore di varie comunità, religiosi dei Salesiani, dei Francescani Missionari (un Istituto radicato qui a Daejeon); i Focolarini consacrati; diversi rappresentanti dei Neo catecumenali… e non mancava neppure un nutrito gruppo di Migranti, appartenenti alla locale comunità cattolica dei Migranti “Moyse”, i quali non sanno il coreano, ma hanno partecipato bene lo stesso, fino alla fine. Tutta questa partecipazione ci ha dato la piacevole e grata sensazione di essere ben “radicati” nel tessuto ecclesiale locale!

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Il vescovo, Mons. Kim Jong-su Agostino (foto), ha fatto una bella omelia, ripercorrendo le varie tappe della vita di San Giuseppe Allamano, e mettendo in risalto i vari aspetti della sua santità: dall’obbedienza ai suoi vescovi, alla costante ricerca della volontà di Dio, fino alla grande passione missionaria. La gente ascoltava con grande attenzione, e poteva avere la riprova di quanto il vescovo andava dicendo, nel libretto sull’Allamano che avevano ricevuto all’entrare in chiesa.

Alla fine, tutti abbiamo visto un breve video, sempre sulla vita di San Giuseppe Allamano, e abbiamo ascoltato il coro della parrocchia cantare “O Consolata”, in coreano, con grande solennità!

Anche il pranzo si è svolto bene, con grande gioia. Avevamo previsto un centinaio di partecipanti, ma alla fine sono stati abbastanza di più. Poco male, perché l’impresa di catering alla quale ci eravamo affidati aveva fatto le cose con parecchia abbondanza, e non è mancato niente a nessuno.

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Alla fine i saluti, gli abbracci, gli arrivederci… e il gran lavoro delle nostre signore per rimettere a posto ogni cosa. Sono davvero ammirabili!

E così abbiamo ringraziato con gioia il Signore per la santità del nostro Fondatore. Ci rimane nel cuore la certezza che adesso lui è un po’ più conosciuto ed amato anche nella nostra diocesi di Daejeon. Come non rendere grazie al Signore anche per questo?

* Padre Diego Cazzolato, IMC, missionario in Corea del Sud.

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