La novena a San Giuseppe Allamano inizia il 7 febbraio e si conclude il 15 febbraio, giorno precedente a quello in cui lui nacque al cielo, nel 1926. Quest’anno è la prima volta che celebriamo la festa liturgica del Fondatore dei missionari e missionarie della Consolata dopo la sua canonizzazione, avvenuta il 20 ottobre 2024.
E ci piace ricordare che fu proprio il 7 febbraio 1996 che, al Catrimani (foresta amazzonica brasiliana), avvenne l’assalto del giaguaro a Sorino Yanomami e la sua guarigione miracolosa, grazie all’accorata invocazione al nostro santo Fondatore.
Con la sua festa (16 febbraio 2025) inizieremo anche l’anno di preparazione per il Centenario della sua morte (16 febbraio 2026), un cammino di approfondimento sulla santità, tempo per fermarci, ascoltare la sua voce e vivere ciò che ci ha insegnato.
Facendo questa Novena, impariamo dagli esempi della sua vita, chiedendo la sua intercessione.
Trovi qui la Novena aggiornata dalla Postulazione, nelle diverse lingue.
Come in tutte le comunità IMC e MC nel mondo anche la comunità di Casa Generalizia a Roma si è radunata, il mercoledì 29 gennaio, nella celebrazione del 124° anniversario della fondazione del nostro Istituto e 115 anni della fondazione delle Suore della Consolata con una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Consigliere Generale, padre Juan Pablo de los Ríos.
Il celebrante, prendendo spunto dalle letture della celebrazione odierna, ha elaborato il suo pensiero sull’insegnamento del Fondare sul vivere comunitario come elemento necessario all’agire missionario.
Padre Juan Pablo de los Ríos e padre Mathews Odhiambo Owuor
Diceva l’Allamano che san Giovanni ripeteva costantemente ai suoi discepoli: “Figlioli amatevi l’un l’altro”, e aggiunge: “Io farò lo stesso, ripeterò sempre la stessa cosa così la ricorderete quando sarete in missione…..Voglio poter dire: ci mancheranno tante virtù, ma la carità c’è”.
Oggi per la prima volta dopo la canonizzazione del Fondatore, celebriamo 124 anni di storia missionaria che a partire dal santuario della Consolata di Torino ha poi dilagato nel continente Africano, seguito dalle Americhe e finalmente è approdata anche in Asia.
Sorta nel cuore del nostro Fondatore, certamente come intuizione dallo Spirito, questa particolare “missione della Consolata” si è poi dilatata nei due istituti missionari e da piemontese prima e italiana poi la famiglia della Consolata si è arricchita di tanta internazionalità.
124 anni di storie missionarie alle volte semplici, alle volte complesse e intricate, alle volte eroiche ma comunque tutte vissute con passionale dedizione.
E’ la vita del nostro Fondatore, le vite di tante suore e di tanti padri e fratelli, famosi o per la maggior parte semplici lavoratori del regno che hanno scritto questa lunga storia.
Fra loro non sono mancati certamente i peccatori, ma innumerevoli sono i santi ordinari e gli anonimi martiri.
Siamo fieri di questa significativa storia che non ha avuto pause, sempre rinnovandosi nelle sue diverse mutazioni storiche.
Come sempre, la missione non si adagia mai nell’acquisito e appunto perché spinta dallo Spirito ha lo sguardo in avanti decifrando il nuovo e l’inatteso come ha fatto il nostro santo Giuseppe Allamano.
C’è bisogno di coraggio, di fantasia, di creatività, di decisione per percorrere strade inesplorate e abitare luoghi nuovi che vanno dalla formazione, allo stile e alla prassi missionaria, ai luoghi di presenza, a quel processo di rinnovamento personale continuamente indicato dai documenti dell’Istituto.
Fare memoria della fondazione ha forse questo semplice significato: ringraziare Dio per tanti anni di missione già compiuti, per tante missionarie e missionari che ci hanno preceduti ma con la seria responsabilità di essere gli eredi e attuali continuatori di questa santa avventura nello stile del Fondatore.
E’ bello in questa occasione augurarci e ripeterci le parole del Santo Giuseppe Allamano: Coraggio e avanti in Domino.
* Padre Ernesto Viscardi, IMC, Casa Generalizia.
Con gioia e speranza l’Istituto Missioni Consolata ha raggiunto i 124 anni di vita e missione e, nello stesso tempo anche la Congregazione delle Missionarie della Consolata celebra 115 anni di fondazione.
“Un saluto fraterno in questo tempo ricco di grazia, dove la benedizione di Dio si rende presente in tutta la Famiglia Missionaria della Consolata, nella Chiesa e nel mondo intero. Abbiamo celebrato da poco la Canonizzazione del nostro Fondatore, in cui ci siamo abbeverati del suo spirito in modo tutto speciale, da poco abbiamo iniziato l’anno giubilare, un’occasione speciale in cui la Chiesa mette a nostra disposizione mezzi straordinari per aiutarci a sperimentare l’immensa misericordia di Dio”.
Queste le parole di padre James Lengarin, IMC, Superiore Generale e di Suor Lucia Bortolomasi, MC, Superiora Generale, all'inizio del loro Messaggio in occasione della Festa della Fondazione dei dui Istituti celebrata il 29 gennaio, “un dono immenso da ringraziare il Signore per tutta l’eternità”.
Di seguito il testo integrale del Messagio con informazioni sulla preparazione del Centenario della morte del Fondatore (16 febbraio 2026).
Nella mattinata di martedì 21 gennaio 2025 a Castelnuovo don Bosco alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni e di altre realtà territoriali si è svolta la cerimonia di inaugurazione del nuovo allestimento di "Casa Allamano", la casa natale del Fondatore.
Sono intervenuti portando il loro saluto la superiora della comunità delle Missionarie della Consolata, suor Cecilia Pedroza, il superiore della Regione Europa dei Missionari della Consolata, padre Gianni Treglia, il Sindaco di Castelnuovo don Bosco Umberto Musso, la coordinatrice del progetto di allestimento dottoressa Simona Borello della società Mediacor srl di Torino, il progettista architetto Danilo Manassero. Questi ultimi hanno presentato le caratteristiche peculiari del nuovo allestimento sia a livello tecnico che narrativo. Tra il folto pubblico erano presenti anche la superiora regionale dei Missionari della Consolata, suor Generosa Iruma Ireri, il Parroco don Marco Cena, il direttore della comunità dei Salesiani del Colle don Bosco, vari responsabili di imprese e associazioni, altri missionari e missionarie della Consolata.
Successivamente è stata effettuata una visita guidata nelle sale di "Casa Allamano" dove i partecipanti, guidati da coloro che hanno ideato e realizzato questi interventi, hanno potuto percorrere l'intero spazio espositivo multimediale, ascoltando i contributi audio e visionando i video proiettati sulle differenti superfici a disposizione. Il nuovo percorso narrativo guidato dalla voce stessa di San Giuseppe Allamano che accompagna i visitatori nei diversi ambienti con il supporto di alcuni pannelli esplicativi e di altri pannelli con brevi frasi tratte dai suoi scritti.
Il percorso incomincia dal piano terra e in particolare dalla stalla (oggi cappella) nella quale Allamano rivolge un benvenuto ricordando il valore della stalla nella vita di una famiglia contadina come la sua. Nello stesso piano incontriamo la cucina e qui la narrazione si sofferma, attraverso una proiezione sul tavolo posto al centro della sala, a presentare la realtà di Castelnuovo alla metà dell’Ottocento.
Suor Cecilia Pedroza, MC
Nel primo piano la narrazione ci porta nella stanza dove Allamano è nato, proprio il 21 gennaio del 1851. Qui una proiezione sulla parete che sovrasta il letto racconta come era composta la sua famiglia. Nell’attigua stanza conosceremo alcune delle figure di Castelnovesi che sono stati particolarmente importanti nelle scelte e nella vita di Allamano (tra questi la maestra Savio). Sempre su questo piano c’è una sala dove, un’altra proiezione su un tavolo posto al centro della stanza, ci racconta il percorso di formazione di Allamano, da quella iniziale avuta a Castelnuovo fino all’ingresso nell’Oratorio di Valdocco e poi nel Seminario diocesano di Torino.
Al secondo piano, una suggestiva proiezione a pavimento presenta la conoscenza che Allamano ha avuto con le altre tre figure di santità Castelnovese: Giuseppe Cafasso, Giovanni Bosco e Domenico Savio. A fianco è situata la stanza dove proprio il Cafasso, zio materno di Allamano, occasionalmente veniva ospitato.
Infine, si giunge nella sala più “immersiva” di questo percorso, quella nella quale Allamano condivide con i visitatori la nascita della sua vocazione missionaria e descrive la fondazione dei due istituti da lui voluti e guidati all’inizio della loro esperienza e quindi il loro successivo sviluppo in Italia e nel mondo fino ai giorni nostri. Una grande proiezione su uno schermo occupa un’intera parete di questa sala, dove dalle immagini storiche delle colline di Castelnuovo si passa a quelle contemporanee delle savane africane, delle foreste amazzoniche, delle periferie urbane delle grandi città del sud del pianeta e dei villaggi più dispersi della Mongolia, alcuni dei luoghi dove vivono e lavorano i Missionari e le Missionarie della Consolata diffusi nel mondo.
Al termine i partecipanti hanno visitato gli spazi più circoscritti di "Casa Cafasso", anch'essa oggetto di alcuni interventi di allestimento, che dista poche centinaia di metri da "Casa Allamano". In questo video si può vedere il trailer di presentazione di Casa Allamano e di Casa Cafasso.
Sono in corso di conclusione i lavori di traduzione di tutti contenuti di Casa Allamano in altre lingue. A breve sarà anche disponibile il Virtual Tour di Casa Allamano che consentirà a tutti coloro che non riusciranno ad arrivare a Castelnuovo di poter fare una visita degli spazi seppur a distanza. Questa soluzione tecnologica è anche a servizio dell’accessibilità per tutti degli spazi di Casa Allamano a partire da coloro che hanno disabilità motorie.
Il Percorso espositivo è stato voluto dalla Regione Europa dell’Istituto Missioni Consolata e dalla Fondazione Missioni Consolata Onlus e ideato e realizzato dalla società Mediacor srl di Torino, specializzata in questo ambito di interventi e con un’ampia esperienza di allestimenti analoghi su tutto il territorio nazionale.
Padre Gianni Treglia, IMC, Superiore della Regione Europa
Il coordinamento del progetto e dei lavori è stato guidato da Simona Borello e Paolo Pellegrini, i testi sono stati scritti da Anna Peiretti, i video prodotti da Luca Olivieri, la graphic animation è stata elaborata da Virginia Carollo, la voce è di Danilo Bruni, il progetto grafico e allestitivo è stato ideato da Danilo Manassero, le tecnologie multimediali sono state fornite da Acuson. Le stampe dei pannelli sono state realizzate da Eurocolor. Le immagini originali sono state concesse dall’ Archivio Fotografico e Audiovisivo dell'Istituto Missioni Consolata di Torino, dall’Associazione La Cabalesta OdV di Castelnuovo don Bosco.
A questo link sono disponibili alcune foto di Casa Allamano e altri materiali utili
* Paolo Pellegrini è presidente di Mediacor
La Casa Cafasso a Castelnuovo don Bosco
Il corso sulla causa dei santi mi ha introdotto in un mondo a cui non avevo mai pensato profondamente: le reliquie.
In generale, sembra che, mentre in Europa e in Asia la questione delle reliquie sia ben nota e diffusa, in molte parti dell'Africa non lo è, e probabilmente questo ha contribuito alla mancanza di informazioni sulle stesse in molte persone.
Nella Chiesa, una reliquia è solitamente costituita dai resti fisici o dagli effetti personali di un santo o di un beato. In genere, le reliquie sono conservate a scopo di venerazione, come ricordo tangibile di quella particolare persona (o persone) per tre motivi: primo, perché i corpi dei beati e dei santi sono destinati alla resurrezione. In secondo luogo, perché i corpi dei beati e dei santi sono stati templi dello Spirito Santo durante la loro vita. Terzo, perché i loro corpi erano strumenti della loro santità sulla Terra.
È importante distinguere tra reliquie ed esuvie. Mentre le reliquie appartengono a santi e beati, le esuvie sono resti mortali di Servi di Dio e di persone venerabili, le cui cause di beatificazione e canonizzazione sono in corso. Finché non saranno elevati agli onori degli altari attraverso la beatificazione o la canonizzazione, i loro resti mortali non potranno godere di alcuna venerazione pubblica, né di quei privilegi che sono riservati solo al corpo di coloro che sono stati beatificati o canonizzati.
In generale, le reliquie si dividono in tre classi. La prima classe comprende l'intero corpo del beato o del santo, una parte significativa del corpo o anche le ceneri dopo la cremazione. Le reliquie di seconda classe sono beni che il beato o il santo possedeva. Le reliquie di terza classe sono oggetti che hanno toccato i resti del santo o che hanno avuto a che fare con la tomba del santo.
È interessante notare che la questione dei poteri dei corpi umani non è recente. La realtà è evidente anche nelle Scritture. Nell'Antico Testamento, troviamo alcuni testi che riguardano la questione. Innanzitutto, notiamo che le tombe dei patriarchi di Israele erano rispettate e i loro corpi erano considerati preziosi. In Esodo 13:19, ad esempio, Mosè portò con sé le ossa di Giuseppe quando il popolo d'Israele lasciò l'Egitto. I preziosi resti di Giuseppe non potevano essere lasciati in una terra pagana. In Giosuè 24:32, le stesse ossa di Giuseppe sono sepolte a Sichem nel terreno che Giacobbe aveva acquistato per 100 pezzi d'argento dai figli di Camor, padre di Sichem, e che i figli di Giuseppe avevano ricevuta in eredita. In 2 Re 13:21 scopriamo il potere del corpo morto di un profeta. Mentre un tale veniva seppellito, coloro che lo stavano seppellendo videro un gruppo di Moabiti avvicinarsi a loro, così gettarono il corpo del morto in una tomba vicina. A loro insaputa, si trattava della tomba del profeta Eliseo. Quando il corpo del morto toccò le ossa del profeta Eliseo, l'uomo tornò in vita.
Nel Nuovo Testamento, leggiamo in Mt. 14,35 che quando Gesù visitava dei luoghi, la gente lo pregava di fargli toccare la frangia del suo mantello. Tutti coloro che lo toccavano guarivano dalle loro malattie. Questo è esattamente ciò che accadde alla donna che aveva un'emorragia da 12 anni. Rendendosi conto della vergogna di dover dare spiegazioni a Gesù davanti a tutti e conoscendo le conseguenze di trovarsi in mezzo alla folla mentre era in uno stato considerato impuro, scelse di toccare in silenzio la frangia del mantello di Gesù, credendo che toccandolo avrebbe cambiato la sua vita. La sua fede non la deluse. Tutto funzionò come aveva previsto: fu guarita (Luca 8:41-56). Questi eventi miracolosi non erano associati solo a Gesù e ai profeti. Negli atti degli apostoli, leggiamo che i fazzoletti o i grembiuli che avevano toccato San Paolo, offrivano la guarigione alle persone malate, e in effetti anche gli spiriti maligni uscivano da essi (Atti 19:12). Si tratta di esempi chiari e concreti, che dimostrano come Dio ha dato potere ai corpi di persone che vivevano in stretta relazione con lui.
Oggi la Chiesa insegna che i santi non sono solo uomini e donne che hanno vissuto vite eroiche per Gesù Cristo, ma sono anche i nostri amici in cielo che intercedono per noi. Chiediamo ai Santi e ai Beati di pregare per noi e per i nostri cari, e di presentare le nostre richieste di preghiera in modo speciale, poiché sono più vicini al Signore di quanto lo siamo noi sulla terra. Pregare davanti alla reliquia di un Santo deve essere fatto per amore e ringraziamento verso il Santo e verso Dio.
Mostriamo la nostra gratitudine per l'intercessione di un santo venerando la sua reliquia con riverenza. La questione della venerazione è molto delicata. Va notato che le reliquie dei Beati o dei Santi non sono magiche. Le reliquie stesse non sono fonte di guarigione, miracoli o grazia. Ciò significa che non devono essere trattate in modo superstizioso. Al contrario, le guarigioni miracolose e la grazia vengono solo da Dio. Ecco perché la genuflessione e il segno della croce dovrebbero essere riservati solo a Gesù Cristo.
Per mantenere la disciplina in questa materia, la Chiesa esige che le reliquie dei beati e dei santi possano essere esposte alla venerazione dei fedeli solo quando sono certificate dall'autorità ecclesiastica che ne garantiscono l'autenticità. Naturalmente, i vescovi diocesani (e coloro che sono equiparati ad essi dal diritto) e la Congregazione per le Cause dei Santi riservano particolare cura e vigilanza per assicurarne la conservazione e la venerazione e per evitarne l'abuso.
Allo stesso modo, le reliquie devono essere conservate in speciali urne sigillate e collocate in luoghi che ne garantiscano la sicurezza, ne rispettino la sacralità e ne promuovano il culto. Mentre continuiamo a ricevere reliquie di santi e beati, siamo invitati a conservarle con dignità e a venerarle con riverenza.
* Padre Jonah M. Makau, IMC, è postulatore e direttore dell’Ufficio Storico