Il 20 ottobre 2024, giorno della Canonizzazione di San Giuseppe Allamano a Roma, due membri della parrocchia e Santuario della Consolata di Nairobi, Kenya, sono partiti per salire sulla vetta più alta dell’Africa, il monte Kilimanjaro (mt. 5.895) raggiungendola il giorno seguente il 21 ottobre, portandovi una bandiera con l’immagine di San Giuseppe Allamano affinché a quelle altezze potesse sventolare e mostrare la santità di colui che per l’Africa ha dato tutto di sé.

Questi due laici, Richard e Franklin, hanno voluto incontrare la Direzione Generale a Nairobi il 27 novembre per raccontare questa loro bella iniziativa ed esperienza e consegnare la bandiera portata sulla vetta del Kilimanjaro e un quadro con la foto di questo momento memorabile.

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Queste le loro parole:

Stimati Membri della Direzione Generale dei Missionari della Consolata

È con grande onore e orgoglio che oggi siamo qui  per consegnarvi la bandiera di San Giuseppe Allamano. Questa bandiera, che abbiamo issato nella vetta più alta dell'Africa, l'Uhuru Peak (Monte Kilimanjaro mt. 5.895), simboleggia il nostro impegno condiviso per i valori e la missione del nostro fondatore, San Giuseppe Allamano.

Quando sventoliamo questa bandiera, ci vengono ricordate le vette che possiamo raggiungere quando lavoriamo insieme con fede e dedizione. Serve come faro di speranza, unità e perseveranza, riflettendo la nostra aspirazione a portare avanti l'eredità dei missionari della Consolata nel nostro continuo viaggio.

Possa questa bandiera ispirare tutti voi a rimanere saldi nella vostra missione, guidando gli altri con compassione, servizio e amore. Mentre prendete questa bandiera sotto la vostra cura, possa essa sventolare in alto, non solo come simbolo del nostro passato, ma come fonte di motivazione per il futuro. Grazie.

Richard Katambane e Franklin Mwango. Nairobi, 27 novembre 2024

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Il missionario della Consolata colombiano, padre José Martín Serna Jurado, che quest'anno festeggia il suo 25° anniversario di ordinazione, dal 2022 è maestro dei novizi nel Noviziato del Continente americano e vicario parrocchiale dell'Area Missionaria Famiglia di Nazareth a Manaus, nell'Amazzonia brasiliana.

“Il Noviziato ha come protettore Sant'Oscar Romero, martire della giustizia e della pace”, spiega il maestro in un'intervista rilasciata all’Ufficio per la Comunicazione a Roma in questo video della serie Formatori e Formazione.

Con lui fanno parte della comunità il Fratel Tarcisio Lot, padre Gabriel Oloo, responsabile dell'Area Missionaria Famiglia de Nazareth dove svolgono la loro attività pastorale, e un novizio che si sta preparando per i primi voti a dicembre. Recentemente anche padre Júlio César Caldeira si è unito alla comunità.

Padre Martín Serna ha partecipato al corso di formazione permanente per i formatori che si è tenuto a Roma a settembre di questo anno. “Questo corso è stato molto importante perché ci aiuta nel rinnovamento e aggiornamento della nostra vita spirituale e pastorale. Le tematiche presentati erano molto interessanti. Mi ha particolarmente interessato il tema della cura della persona del missionario. Come agenti di pastorale, dobbiamo sempre prestare particolare attenzione a noi stessi per poter dare attenzione agli altri”, afferma padre Martín Serna.

San Giuseppe Allamano

“Vorrei anche cogliere l'occasione per ringraziare il Signore per questa grazia che sta dando a tutto l'Istituto dei Missionari della Consolata con la canonizzazione del nostro Padre e Fondatore, per noi un momento molto importante per il nostro Istituto e naturalmente anche per la Chiesa. Chiediamo anche al Signore che, con questa grazia della canonizzazione di Giuseppe Allamano, dia alla nostra comunità del Noviziato di Manaus le grazie di cui abbiamo bisogno e che il Signore aiuti tutti i missionari e le missionarie della Consolata a svolgere il loro lavoro missionario”, ha concluso il maestro.

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Padre Martín Serna festeggia il suo 25° anniversario di ordinazione. Comunità di San Michele, Area Missionaria Famiglia di Nazareth, a Manaus. Foto: Milena Ferreira

José Martín Serna è nato a Marulanda, Caldas, Colombia, l'11 gennaio 1968. Figlio di Luiz Eduardo Serna (in memoria) e Maria Nely Jura, genitori di nove figli. È stato battezzato due giorni dopo la nascita a Marulanda. Più tardi è diventato chierichetto e ha ricevuto il resto sacramenti.

Ispirato dall'esempio di suo cugino, il missionario della Consolata, padre Ariel Serna Granada, ucciso in Mozambico nel 1991, è entrato nel Propedeutico della Consolata all'età di 19 anni, ha studiato filosofia a Bogotá, ha fatto il Noviziato a Bucaramanga (Colombia) e teologia a Roma (Italia). È stato ordinato sacerdote il 13 marzo 1999 a Manizales. Prima di diventare maestro dei novizi nel 2022, Martín Serna ha lavorato per 19 anni in Costa d'Avorio (Africa).

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Incontro dei formatori del Continente America nella sede del Noviziato a Manaus, settembre 2022. Foto: Jaime C. Patias

Un può di storia

Il Noviziato Continentale dell'Istituto Missioni Consolata (IMC) prima dell’attuale sede è stato aperto successivamente in diverse nazioni: a Bucaramanga, in Colombia prima (1981-1994), poi a Buenos Aires (1995-2019). In linea con le riflessioni del Sinodo per l'Amazzonia (ottobre 20219) e con il processo di ristrutturazione delle presenze nel Continente americano, l'Istituto ha deciso di trasferire il Noviziato da Buenos Aires, in Argentina, a Manaus, nel nord del Brasile. L'inizio di questa nuova tappa nel quartiere Santa Etelvina, alla periferia della città, è avvenuto il 6 gennaio 2021, festa dell'Epifania del Signore, con solo due novizi e il padre Paco López come maestro. Inoltre, i missionari della Consolata hanno la cura pastorale dell'Area Missionaria Famiglia di Nazareth con 13 comunità cristiane nella periferia di Manaus.

* Padre Jaime C. Patias, IMC, Ufficio per la Comunicazione, Roma.

L'arcivescovo di Cali in Colombia, monsignor Luis Fernando Rodríguez Velásquez, ha registrato un messaggio ai missionari della Consolata in occasione della Messa di ringraziamento per la canonizzazione di Giuseppe Allamano celebrata nella cattedrale di San Pedro Apóstol il 17 novembre scorso.

La Messa è stata presieduta dal Superiore Regionale della Colombia, padre Venanzio Mwangi e concelebrata dal delegato per la Pastorale Afro, padre Elias Dominick Libando, IMC, e dal parroco della parrocchia Cristo Maestro, padre Gabriel Armando, IMC.

Video realizzato dalla Pastorale Afro dell'arcidiocesi di Cali

“Desidero inviare il mio saluto gioioso e riconoscente a Dio e a voi per la canonizzazione del padre Giuseppe Allamano, vostro Fondatore. Per motivi di salute non ho potuto presiedere personalmente l'Eucaristia prevista per questo giorno, ma sono stato unito a tutti e vorrei esprimere il mio ringraziamento a Dio per il grande dono che padre Giuseppe Allamano ci ha fatto affinché prendiamo coscienza della missione ineludibile che abbiamo di essere discepoli missionari, testimoni del Signore, ieri, oggi e sempre.

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Messa di ringraziamento per la canonizzazione di Giuseppe Allamano nella cattedrale di San Pedro Apóstol di Cali, Colombia. Foto: Pastorale Afro

Che la comunità dei Missionari della Consolata continui a consolidarsi e a crescere e, che per intercessione di San Giuseppe Allamano, si arricchisca di tante buone e sante vocazioni e la sua presenza nei tanti Paesi del mondo sia anche fonte di speranza, di amore e di Vangelo. Vi benedico tutti e mi unisco alla grande festa implorando grazie e benedizioni sui i Missionari della Consolata e la mia gratitudine per il servizio che da tanti anni svolgono nella nostra cara arcidiocesi. Il Signore li benedica e San Giuseppe Allamano interceda per tutti”.

* Ufficio per la Comunicazione, Roma.

Alcune foto della Messa di ringraziamento nella cattedrale di Cali (Foto: Pastorale Afro)

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Padre Elias Dominick Libando, padre Venanzio Mwangi e padre Gabriel Armando

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La parrocchia Maria Speranza Nostra del quartiere della Barriera di Milano nella città di Torino, il 24 novembre ha celebrato la “Domenica della Comunità Intergenerazionale”. In questa occasione abbiamo deciso di aprire il “cuore” del nostro Oratorio all’artista argentino Cristian Daniel Camargo che ha dipinto due murales per la pace ispirandosi alla frase del nostro Fondatore, San Giuseppe Allamano: “Dobbiamo essere sempre allegri”.

L’oratorio della parrocchia è diventato uno spazio di Speranza e di Gioia sempre aperto a tutte le culture del mondo che crea legami di amicizia e felicità familiare. I murales sono stati realizzati con la partecipazione dei fedeli e soprattutto dei bambini che il sabato si ritrovano per stare insieme, giocare, imparare e pregare insieme agli animatori.

20241125Murales5La nostra comunità parrocchiale è composta per il 95% da persone che arrivano da diverse parti del mondo alla ricerca di lavoro, di una vita più dignitosa. Il volto di molti di loro è il volto del bisogno, della necessità di ricevere sostegno e aiuto.

Il volto di questa periferia di Torino è illuminato dall’immagine del Santo Fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata divenuto padre di tutti.

San Giuseppe Allamano diceva:” Dobbiamo essere sempre allegri”. Torino è una città di Santi sociali, una città dove coesistono tante realtà. In alcune di esse la povertà, le sofferenze della migrazione e la mancanza di lavoro rendono i volti di uomini e donne tristi e preoccupati. In queste realtà l’Allamano invita alla gioia rispondendo ai problemi sociali con la missione.

Papa Francesco fa lo stesso invito: “Non lasciamoci rubare la gioia”, questa è la caratteristica di ogni missionario e di ogni battezzato. L’Allamano, nel contesto del suo tempo, non si è lasciato rubare la gioia. Con la sua creatività ha cercato il modo di rispondere ai problemi della chiesa locale aprendosi al mondo. La sua felicità centrata su Maria Consolata e su Gesù Eucarestia ha riempito la sua vocazione e la sua missione.

La gioia è nascosta nella missione, tutti siamo chiamati a trovarla e, a partire da essa, riempire la nostra vita. La gioia è contagiosa e condivisibile. ricordiamoci la frase dell’Allamano “Chi non brucia non infiamma”. Per trasmettere gioia dobbiamo essere prima gioiosi noi stessi. L’Allamano invita ed insegna ad essere allegri. Respira e sorridi. Viva la missione.

* Padre Elmer Peláez Epitacio, IMC, parrocchia Maria Speranza Nostra di Torino, Italia.

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“Lodo, benedico e glorifico Dio per questo importante momento che stiamo vivendo nella Chiesa con il riconoscimento dei nuovi santi, e in modo molto particolare di San Giuseppe Allamano”, dice monsignor Roque Paloschi, arcivescovo di Porto Velho, Stato di Rondônia, nell'Amazzonia brasiliana.

Originario di Lajeado nel Rio Grande do Sul, il vescovo si è sempre identificato con il carisma trasmesso da San Giuseppe Allamano e come sacerdote diocesano è partito in missione in Mozambico (Africa) e a Roraima, diocesi dove è stato vescovo negli anni 2005 a 2015. In questo video prodotto dall’Ufficio per la Comunicazione a Roma, mons. Roque evidenzia le principali caratteristiche del nuovo santo.

“Per questa consapevolezza che il Vangelo doveva essere conosciuto da tutti i popoli e da tutte le nazioni (Allamano) ha creato gli istituti missionari della Consolata, maschile e femminile, e ha inviato missionari e missionarie ai popoli ad gentes, ed è stato anche per noi, in Brasile, in modo molto particolare a Roraima dove ho lavorato, questa presenza profetica con i popoli originari, con i popoli indigeni. L'amore di Dio, la grazia di Dio si manifesta in ogni modo e crediamo anche, come ha sottolineato il Sinodo per l'Amazzonia, che l'Amazzonia sia il luogo della manifestazione di Dio”, ricorda il vescovo. “Il riconoscimento del miracolo avvenuto all'allora giovane Sorino del popolo Yanomami in mezzo alla foresta è la manifestazione della tenerezza e della bontà di Dio che è stata resa presente anche dalla cura e dallo zelo dei missionari verso questi popoli spesso sfruttati, disprezzati e maltrattati”.

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Mons. Roque con i leader indigeni durante il Sinodo per l'Amazzonia a Roma, nell'ottobre 2019. Foto: Guilherme Cavalli

Mons. Roque Paloschi è impegnato da molti anni nella difesa dell'ambiente e dei diritti dei popoli indigeni. Tra il 2015 e il 2023 è stato presidente del Consiglio Indigeno Missionario (CIMI), organismo della Chiesa cattolica in Brasile. In molte occasioni il vescovo ha unito la sua voce alla voce dei diversi leaders, come Davi Kopenawa, Raoni Metuktire, Júlio Ye'Kwana, Sonia Guajajara, Joênia Whapichana, tra altri, per denunciare le violazioni dei diritti, l'invasione dei territori e le persecuzioni, che questi popoli stanno subito da parte degli allevatori di bestiame e ricercatori d’oro (garimpeiros). Nel 2022, il vescovo ha ricevuto minacce e vari attacchi come ritorsione per le sue denunce.

“Che Dio sia lodato e che la testimonianza di San Giuseppe Allamano ci aiuti ad allargare i nostri cuori e a vivere soprattutto la gioia di una Chiesa in uscita, di una Chiesa accogliente, di una Chiesa che serve, di una Chiesa impegnata a prendersi cura di tutto il creato”, ha concluso il vescovo.

* Padre Jaime C. Patias, IMC, Ufficio per la Comunicazione, Roma.

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Mons. Roque Paloschi consegna a Papa Francesco il Rapporto sulla violenza contro i popoli indigeni in Brasile. Foto: REPAM

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