Pubblichiamo di seguito il testo del Video del Papa con l’intenzione di preghiera per il mese di gennaio 2025- diffusa attraverso la Rete Mondiale di Preghiera del Papa - sul tema “Per il diritto all’educazione”. Preghiamo perché i migranti, i rifugiati e le persone colpite dalla guerra vedano sempre rispettato il proprio diritto all’educazione, necessaria per costruire un mondo migliore.

Oggi si vive una “catastrofe educativa”. E non è un’esagerazione. A causa delle guerre, delle migrazioni e della povertà, circa 250 milioni di bambini e bambine non hanno accesso all’istruzione.

Tutti i bambini e i giovani hanno diritto a frequentare la scuola, indipendentemente dalla loro situazione migratoria.

L’educazione è una speranza per tutti: può salvare migranti e rifugiati dalla discriminazione,  dalle reti criminali e dallo sfruttamento… Tanti minori sfruttati! E può aiutarli a integrarsi nelle  comunità che li stanno accogliendo.

L’educazione ci apre le porte a un futuro migliore. E così, i migranti e i rifugiati possono  contribuire alla società, sia nel loro nuovo Paese sia nel Paese d’origine, se decidono di tornare.

E non dimentichiamo mai che chi accoglie lo straniero accoglie Gesù Cristo.

Preghiamo perché i migranti, i rifugiati e le persone colpite dalla guerra vedano sempre rispettato il proprio diritto all’educazione, educazione necessaria per costruire un mondo più umano.

Fonte: Rete Mondiale di Preghiera del Papa

Il Messaggio di Papa Francesco per la 58ª Giornata Mondiale della Pace, che si celebrerà il prossimo 1° gennaio 2025, raccomanda tre azioni che possano realmente segnare un cammino di pace: il condono del debito internazionale; l’abolizione della pena di morte; la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame.

Il Papa Francesco rivolge un Messaggio di auguri e di speranza ai Capi di Stato e di Governo, ai responsabili delle organizzazioni internazionali, ai leader delle diverse religioni e ad ogni persona di buona volontà. Proprio la speranza, che caratterizza anche l’Anno Giubilare 2025, è il tema preponderante di questo Messaggio. Il Santo Padre ci invita a guardare alle tante sfide che mettono a dura prova la sopravvivenza dell’umanità e del Creato con il cuore colmo di speranza.

Il messaggio viene dedicato a “chi si sente prostrato dalla propria condizione esistenziale, condannato dai propri errori, schiacciato dal giudizio altrui e non riesce a scorgere più alcuna prospettiva per la propria vita”.

"La vera pace potrà nascere solo da un cuore disarmato dall’ansia e dalla paura”

Un messaggio che vuole infondere speranza in tutto, e perciò il Papa suggerisce tre azioni possibili per “riaprire la via della speranza per ciascuno di noi”. “La speranza, scrive, che nasce dall’esperienza della misericordia di Dio, che è sempre illimitata”. La prima azione è la ripresa dell’appello lanciato da San Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo dell’anno 2000, di pensare a una «consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni».

La seconda “un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro, desiderando lo sviluppo e la felicità per sé e per i propri figli”.

La terza infine consiste nel destinare “almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico”.

Campagna di comunicazione

Il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale mette a disposizione una serie di materiale per la diffusione e la promozione del Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace 2025.

Scarica qui tutto il materiale pubblicato.

Leggi qui il testo integrale del Messaggio di Papa Francesco

 

* Padre Jaime C. Patias, IMC, Ufficio per la Comunicazione, Roma.

Dalla Loggia centrale della basilica vaticana, Papa Francesco pronuncia il tradizionale messaggio di Natale alla città e al mondo. Nel secondo giorno del Giubileo della speranza inaugurato con il rito di apertura della Porta Santa della basilica di San Pietro nella notte di Natale, Francesco ripete più volte questo appello alla città e al mondo, esortando ad avere l’audacia e il coraggio di cercare la pace, il dialogo e la riconciliazione, senza paura, fiduciosi nella misericordia di Dio.

“Tacciano le armi!” Nel suo messaggio natalizio “Urbi et Orbi”, il Papa esortò al coraggio di “far tacere le armi e superare le divisioni” e invitò a pregare per la fine dei conflitti e delle crisi in Ucraina, Medio Oriente, nella Repubblica Democratica del Congo, come pure alle popolazioni dell’Est di quel Paese e a quelle del Burkina Faso, del Mali, del Niger e del Mozambico, Myanmar, Cipro e diversi Paesi del continente americano. Nell’Anno Giubilare, l’invito è a non avere paura, perché la misericordia di Dio “dissolve l’odio”

“Il Giubileo sia l’occasione per rimettere i debiti, specialmente quelli che gravano sui Paesi più poveri. Ciascuno è chiamato a perdonare le offese ricevute, perché il Figlio di Dio, che è nato nel freddo e nel buio della notte, rimette ogni nostro debito. Egli è venuto per guarirci e perdonarci. Pellegrini di speranza, andiamogli incontro! Apriamogli le porte del nostro cuore. Apriamogli le porte del nostro cuore, come Lui ci ha spalancato la porta del suo Cuore”, ha affermato il Pontefice.

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Leggi qui il Messaggio integrale di papa francesco

* Ufficio per la Comunicazione, Roma

Francesco compie il rito che dà inizio all’Anno Santo. Per primo attraversa il varco di San Pietro, dietro di lui oltre 50 pellegrini di ogni angolo del mondo in abiti tradizionali. Circa 25 mila persone in Piazza, altre 6 mila in Basilica dove il Pontefice celebra la Messa della Notte di Natale. Nell’omelia l’invito a “trasformare” un mondo piagato da povertà, schiavitù, conflitti: “Pensiamo ai bambini mitragliati, alle bombe su scuole e ospedali”

In silenzio, sulla sedia a rotelle, con il capo chino in preghiera e l’espressione assorta. Due colpi alle valve di bronzo tra le formelle che narrano la storia della salvezza. La Porta Santa della Basilica di San Pietro si spalanca e Papa Francesco per primo la attraversa.

Inizia il Giubileo. Inizia l’Anno Santo della speranza. Inizia il tempo delle indulgenze, del perdono, della rinascita, del rinnovamento. Il tempo dell’impegno a “portare speranza là dove è stata perduta”

Dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore; nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nella sofferenza che scava l’anima; nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde dei poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza

Leggi qui il testo integrale dell’omelia di Papa Francesco

"Pellegrini di speranza" da ogni angolo del mondo

Il momento è solenne. I rintocchi delle campane accompagnano il lento incedere di Francesco. I fedeli – 25 mila fuori nella Piazza a seguire la celebrazione dai maxi schermi, circa 6 mila all’interno di San Pietro –, che fino a quel momento hanno atteso l’arrivo del Papa con la preghiera, rimangono per tutto il tempo in silenzio. Si uniscono alla Schola Cantorum intonando l’inno d’ingresso che risuona nell’atrio e all’esterno.

Cinquantaquattro pellegrini di diverse nazionalità, anche da Cina, Iran e zone dell’Oceania, attraversano la Porta Santa dopo il Papa. Si vedono copricapi piumati, cerchietti di fiori, sombrero, turbanti, mettersi in fila e attraversare il varco che il Pontefice chiuderà il 6 gennaio 2026. Sono i primi “pellegrini di speranza”, insieme a cardinali, vescovi, concelebranti, rappresentanti di altre religioni cristiane, autorità tra cui il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e la premier Giorgia Meloni.

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Pellegrini da ogni parte del mondo attraversano la Porta Santa

Il dolore per le guerre

“A ogni uomo e donna sia dischiusa la porta della speranza… che non delude”, scandisce Francesco durante il rito nell'atrio della Basilica. Ha il volto serio, ma negli occhi si legge la commozione. È al suo secondo Giubileo, dopo quello straordinario indetto nel 2016 per ricordare al mondo l’importanza della Misericordia. Questo è il XXVII Anno Santo ordinario della Chiesa cattolica, oltre mille anni dopo il primo, venticinque dopo il “grande Giubileo” di San Giovanni Paolo II che traghettò la Chiesa nel nuovo millennio.

Ora un Papa ottantottenne, “venuto dalla fine del mondo”, vuole dare un’iniezione di speranza ad un mondo afflitto come mai negli ultimi decenni da crisi, violenze, guerre che costringono ad assistere a scene drammatiche come “bambini mitragliati” o “bombe su scuole e ospedali”, come Francesco denuncia – a braccio – nell’omelia della successiva Messa della notte di Natale.

Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te! C’è speranza per ognuno di noi. Ma non dimenticatevi, sorelle e fratelli, che Dio perdona tutto, Dio perdona sempre

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Messa della Notte di Natale nella Basilica di San Pietr. Foto: Jaime C. Patias

La speranza una promessa, non un happy end

La “speranza cristiana” che si fa dono nel tempo giubilare “non è un lieto fine da attendere passivamente”, “non è l’happy end di un film”, bensì “la promessa del Signore da accogliere qui e ora, in questa terra che soffre e che geme”, dice il Papa in una Basilica gremita, ornata di fiori, dove all’altare è esposta la statua della Madonna Madre della Speranza. Questa speranza è “qualcos’altro”; chiede di muoverci “senza indugio” verso Dio. “A noi discepoli del Signore, infatti, è chiesto di ritrovare in Lui la nostra speranza più grande, per poi portarla senza ritardi, come pellegrini di luce nelle tenebre del mondo”.

“La speranza non è morta, la speranza è viva, e avvolge la nostra vita per sempre!”

Trasformare il mondo

“Fratelli e sorelle, questo è il Giubileo, questo è il tempo della speranza!”, esclama Papa Francesco. L’Anno Santo “ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare: lo diventi per la nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto; lo diventi per i Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti; lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù”.

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Celebrazione della Notte di Natale a San Pietro. Foto: Jaime C. Patias

"Senza indugio"

Il Papa invita a mettersi in cammino “senza indugio” così da “ritrovare la speranza perduta, rinnovarla dentro di noi, seminarla nelle desolazioni del nostro tempo e del nostro mondo”. Tante desolazioni: “Pensiamo alle guerre”, afferma il Papa. “Non indugiare”, “non trascinarci nelle abitudini”, “non sostare nelle mediocrità e nella pigrizia”, esorta ancora. La speranza “ci chiede di farci pellegrini alla ricerca della verità, sognatori mai stanchi, donne e uomini che si lasciano inquietare dal sogno di Dio, il sogno di un mondo nuovo, dove regnano la pace e la giustizia”.

La speranza che nasce in questa notte non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità, e tanti di noi abbiamo il pericolo di sistemarci nelle nostre comodità. La speranza non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso; è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri

“Audacia”, “responsabilità”, “compassione”, sono le strade che indica il Vescovo di Roma in questo tempo speciale, a partire già da questa notte in cui si apre la “porta santa” del cuore di Dio: “Con Lui – conclude il Papa - fiorisce la gioia, con Lui la vita cambia”. Con Lui “la speranza non delude”.

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Papa Francesco con Gesù Bambino. Foto: Vatican Media

Al presepe della Basilica

Al termine della Messa, il Papa, accompagnato da un gruppo di bambini di diverse nazionalità, si reca al presepe all'interno della Basilica per posare nella grotta la statua di Gesù Bambino. Anche lì qualche istante in preghiera dinanzi alla natività a cui ha esortato a guardare come riferimento per la vita. Poi un passaggio attraverso la navata centrale per salutare le due ali di fedeli.

* Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano. Originalmente pubblicato in: www.vaticannews.va

All'Angelus dell'Immacolata Concezione, il Papa si sofferma sullo sforzo diffuso di possedere e dominare, sulla fame di denaro, sul desiderio di avere "amici potenti", sui "falsi modelli luccicanti" che arrivano dai media e da internet: cedano il posto alla docilità nella misericordia del Padre, come fece la Vergine con il suo "sì" all'Arcangelo Gabriele. "Oggi è un bel giorno per decidersi di fare una bella Confessione", consiglia. "Il Signore perdona tutto"

Maria ha posto il suo destino in buone mani. Ce lo ricorda la catechesi di Papa Francesco all'Angelus domenicale della Solennità dell'Immacolata Concezione, nell'imminenza dell'apertura della Porta Santa del Giubileo. La provenienza periferica di questa umile e sconosciuta fanciulla diventa il centro di una storia nuova. Quanto siamo disposti, in un'epoca angustiata e cupa, a fare come fece lei di fronte all'Arcangelo Gabriele? Questa la domanda centrale che il Pontefice rivolge oggi.

Desiderio di dominio o affidamento alla misericordia di Dio?

La contemplazione della scena raccontata all'inizio del Vangelo di Luca - che il Papa raccomanda di andare a rileggere, spendendoci un poco di tempo, perché "vi assicuro che vi farà bene" - è accordata ai tempi di oggi. Ancora una serie di domande pone il Successore di Pietro, come aveva fatto nell'omelia della Messa celebrata poco prima in basilica. Ancora una volta, è l'individualismo e ciò che ne consegue, a preoccupare il Papa:

Nel nostro tempo, agitato da guerre e concentrato nello sforzo di possedere e dominare, dove ripongo la mia speranza? Nella forza, nel denaro, negli amici potenti, oppure nella misericordia infinita di Dio? E di fronte ai tanti falsi modelli luccicanti che circolano nei media e in internet, dove cerco io la mia felicità? Dov’è il tesoro del mio cuore? Sta nel fatto che Dio mi ama gratuitamente, che il suo amore sempre mi precede, ed è pronto a perdonarmi quando ritorno pentito a Lui? Oppure mi illudo nel cercare di affermare a tutti i costi il mio io e la mia volontà?

Lggi qui il testo integrale della Catechesi

In Maria l'incontro di umano e divino

Umano e divino si congiungono "con una delicatezza meravigliosa" in quella parolina detta da Maria. È "un istante benedetto", sottolinea il Papa. Da quell'atteggiamento di una donna di Nazaret, sono dipese le sorti dell'intera umanità.

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Come nella scena della creazione di Adamo dipinto da Michelangelo nella Cappella Sistina, dove il dito del Padre celeste sfiora quello dell’uomo; così anche qui, l’umano e il divino si incontrano, all’inizio della nostra Redenzione, nell’istante benedetto in cui la Vergine Maria pronuncia il suo “sì”.

Prendersi del tempo per una bella Confessione

Il Papa infine dà appuntamento a piazza di Spagna, dove si recherà nel pomeriggio come di consueto in questo giorno di festa, per l'Atto di venerazione a Maria Immacolata che rimanda, lo ricorda, a quel servizio della Parola di Dio che ciascuno è chiamato a rinnovare nel quotidiano. Qui Francesco a braccio aggiunge un consiglio: "Oggi è un bel giorno per decidersi di fare una bella confessione. Se oggi non potete andare, in questa settimana, fino a domenica prossima, aprite il cuore e il Signore perdona tutto, tutto, tutto. E così nelle mani di Maria saremo più felici...". Perché Maria è affidamento puro, amore incondizionato. 

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In lei non c’è nulla che faccia resistenza alla sua volontà, nulla che si opponga alla verità e alla carità. Ecco la sua beatitudine, che tutte le generazioni canteranno. Rallegriamoci anche noi perché l’Immacolata ci ha donato Gesù nostra salvezza!

* Antonella Palermo - Città del Vaticano. Originalmente pubblicato in: www.vaticannews.va

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