La Giornata Mondiale del Malato viene celebrata annualmente l’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes. Ogni tre anni, la celebrazione della Giornata si svolge in forma solenne presso un santuario mariano. A causa del Giubileo 2025, Papa Francesco ha disposto che la celebrazione, che avrebbe dovuto tenersi quest’anno, si terrà invece l’11 febbraio 2026, presso il Santuario Mariano della Virgen de Chapi, di Arequipa, in Perù.

Nel 2025, in cui la Chiesa ci invita a farci “pellegrini di speranza”, per celebrare la Giornata dedicata agli ammalati il Santo Padre ha scelto un passo della Lettera di San Paolo ai Romani, nella quale l’apostolo infonde coraggio alla comunità cristiana di Roma. Il messaggio pontificio è incentrato sul tema "La speranza non delude (Rm 5,5) e ci rende forti nella tribolazione”, con un evidente richiamo al tema giubilare.

La speranza, dunque, messaggio centrale del Giubileo, e insieme l’augurio, del Papa a tutti coloro che soffrono e a coloro che degli infermi si prendono cura. Una speranza che ci rende saldi nelle difficoltà, e offre alimento a quella virtù che è chiamata fortezza ed è - come la speranza – un dono di Dio.

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Un saluto del Papa a medici e personale del Bambin Gesù. Foto: Vatican Media 

Proprio il dono è uno degli aspetti attraverso cui si manifesta la presenza di Dio nella nostra vita. “Mai come nella sofferenza, infatti – si legge nel Messaggio - ci si rende conto che ogni speranza viene dal Signore, e che quindi è prima di tutto un dono da accogliere e da coltivare, rimanendo «fedeli alla fedeltà di Dio» (La speranza è una luce nella notte, 2024).” E un dono è anche la possibilità di camminare accanto al Risorto, che quella sofferenza riempie di senso, per cui anche noi, come i discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-53) “possiamo condividere con Lui il nostro smarrimento, le nostre preoccupazioni e le nostre delusioni, possiamo ascoltare la sua Parola che ci illumina e infiamma il cuore e riconoscerlo presente nello spezzare del Pane”.

“Cari malati, cari fratelli e sorelle che prestate la vostra assistenza ai sofferenti, in questo Giubileo voi avete più che mai un ruolo speciale. Il vostro camminare insieme, infatti, è un segno per tutti, «un inno alla dignità umana, un canto di speranza» (Bolla Spes non confundit, 11), la cui voce va ben oltre le stanze e i letti dei luoghi di cura in cui vi trovate, stimolando e incoraggiando nella carità «la coralità della società intera» (ibid.), in una armonia a volte difficile da realizzare, ma proprio per questo dolcissima e forte, capace di portare luce e calore là dove più ce n’è bisogno”.

Leggi qui il Messaggio di Francesco in occasione della 33.ma Giornata mondiale del malato.

Le date del Giubileo degli ammalati e dei disabili

Nell’Anno Giubilare 2025 la Chiesa celebrerà la Giornata Mondiale del Malato in forma ordinaria, a livello diocesano, l’11 febbraio, il Giubileo degli Ammalati e del Mondo della Sanità, il 5 e 6 aprile, e il Giubileo delle Persone con Disabilità, il 28 e 29 aprile.

* Ufficio generale per la comunicazione

 

 

 

XI Giornata Mondiale di preghiera e riflessione contro la Tratta di Persone

Nella memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, donna e suora sudanese vittima di tratta, che si celebra oggi, 8 febbraio, Papa Francesco esorta tutti ad “un grande sforzo” per bandire lo sfruttamento e la tratta di persone, che nascono delle guerre, conflitti, carestie e conseguenze dei cambiamenti climatici. Esorta a guardare ai giovani che in tutto il mondo lottano “con tenacia e amore”, in ascolto delle vittime.

Sin da bambina vittima di tratta, Santa Bakhita è divenuta simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro questo terribile fenomeno.

È stato proprio Papa Francesco a voler istituire nel 2015 questa Giornata, affidandone la promozione all’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG) e all’Unione dei Superiori Generali (USG) e il coordinamento a Talitha Kum, la rete internazionale anti-tratta che conta più di 6000 suore, amici e partner in tutto il mondo.

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 Il Papa con alcuni membri della Rete "Talitha Kum" nella casa Santa Marta. Foto: Vatican Media

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Francesco ha inviato in occasione dell’XI Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone e che quest’anno ha per tema “Ambasciatori di speranza: insieme contro la tratta di persone”.

 Flash-mob a Roma contro la Tratta di Persone

Live streaming Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone

* Ufficio per la Comunicazione

 

Francesco incontra i partecipanti del Giubileo della Comunicazione: centinaia di operatori dell’informazione riuniti in Aula Paolo VI da diverse parti del mondo. Dopo il dialogo tra la premio Nobel Ressa e lo scrittore McCann, l’udienza del Pontefice che mette da parte il testo scritto e pronuncia un saluto a braccio: “Comunicare è uscire da sé stessi. Grazie del vostro lavoro, è importante. A patto che sia vero”. Nel discorso preparato l'invito a difendere la libertà di stampa

“Grazie per quello che fate!”. Una parola, a braccio, mirata, quella che Papa Francesco rivolge a coloro che della parola – scritta, letta, trasmessa, condivisa – fanno una professione: gli operatori dell’informazione. Migliaia quelli riuniti in Aula Paolo VI per il Giubileo della Comunicazione. A loro il Papa rivolge alcune parole a braccio, mettendo da parte il discorso scritto in cui lancia forti appelli per la libertà di stampa, per la scarcerazione dei giornalisti "ingiustamente" imprigionati e ricorda i reporter morti in guerra.

“Nelle mani ho un discorso di 9 pagine. A quest’ora con lo stomaco che comincia a muoversi leggere un discorso di 9 pagine sarebbe una tortura…”, dice il Pontefice, sorridendo alla platea che ricambia con un applauso. Lo stesso che ha salutato il suo ingresso, circa un’ora prima del previsto, accompagnato dal coro in spagnolo: “¡Esta es la juventud del Papa!”.

Uscire per incontrare l'altro

Il Papa non manca di lasciare comunque un messaggio ai suoi ospiti. Un messaggio di gratitudine per un lavoro, quello giornalistico, “importante” per costruire la Chiesa e la società: “A patto che sia vero”.

Comunicare è uscire un po’ di sé stessi, per dare del mio all’altro e la comunicazione non solo è l’uscita ma anche l’incontro con l’altro. Saper comunicare è una grande saggezza, una grande saggezza

LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO

Essere "veri"

Francesco si dice “contento” del Giubileo dei comunicatori, primo grande appuntamento degli oltre 35 che scandiranno l’Anno Santo. “Il vostro lavoro è un lavoro che costruisce, costruisce la società, costruisce la Chiesa, fa andare avanti tutti, a patto che sia vero”, dice il Papa, inscenando un dialogo con un fedele, caratteristico della sua predicazione: “Eh padre, io sempre dico le cose vere”. “Ma tu sei vero? Non solo le cose che tu dici. Ma tu, nel tuo interiore, sei vero?”.

“È una prova tanto grande, ma comunicare quello che fa Dio col figlio e la comunicazione di Dio col figlio è lo Spirito Santo”, aggiunge, ancora a braccio.

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Riflessione con la giornalista filippina Maria Ressa e lo scrittore irlandese Colum McCann, moderato da Mario Calabresi

Il dialogo tra Ressa e McCann

Il Papa benedice infine tutta l’assemblea e uno ad uno saluta i suoi ospiti, a cominciare da quelli presenti sul palco dell’Aula, in primis il prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, e poi quanti sono seduti in prima fila. Tra loro, la giornalista filippina Maria Ressa, premio Nobel per la Pace nel 2021, e lo scrittore irlandese Colum McCann, autore di 14 best seller tra cui l’acclamato Apeirogon, che racconta la storia di Bassam Aramin e Rami Elhanan, uno israeliano e uno arabo, uniti dal dolore per la morte delle figlie di 10 e 13 anni, uccise in circostanze diverse (Francesco li ha incontrati nell’aprile 2024). I due sono stati protagonisti poco prima - dopo un pellegrinaggio di tutti i partecipanti alla Porta Santa - di un appassionante momento di dialogo e confronto, moderato da Mario Calabresi, prima dell’arrivo del Papa. A seguire un’esibizione musicale del celebre violinista Uto Ughi con la sua orchestra di brani di Bach e Oblivion di Astor Piazzolla, autore argentino molto apprezzato da Jorge Mario Bergoglio.

Il ricordo dei reporter morti in guerra

Nel discorso preparato e consegnato ai partecipanti al Giubileo della Comunicazione, il Papa ricorda anzitutto i “colleghi che hanno firmato il loro servizio con il proprio sangue”, tutti i giornalisti morti durante quest’anno che definisce tra i più “letali” per i reporter. Centoventi quelli rimasti uccisi sotto le bombe e in attentati nei territori di guerra, secondo il rapporto annuale della Federazione internazionale dei giornalisti.

Il Giubileo si celebra in un momento difficile della storia dell’umanità, con il mondo ancora ferito da guerre e violenze, dallo spargimento di tanto sangue innocente. Per questo voglio prima di tutto dire grazie a tutti gli operatori della comunicazione che mettono a rischio la propria vita per cercare la verità e raccontare gli orrori della guerra.

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Maria Ressa, Mario Calabresi e Colum McCann

Liberare i giornalisti ingiustamente incarcerati

Non dimentica il Papa anche “coloro che sono imprigionati soltanto per essere stati fedeli alla professione di giornalista, fotografo, video operatore, per aver voluto andare a vedere con i propri occhi e aver cercato di raccontare ciò che hanno visto. Sono tanti!”. Le cifre le ha fornite un comunicato di Reporter Senza Frontiere pubblicato a fine 2024: circa 500 sotto detenzione. Il Papa lancia un appello per la loro liberazione:

In questo Anno Santo, in questo Giubileo del mondo della comunicazione, chiedo a chi ha potere di farlo che vengano liberati tutti i giornalisti ingiustamente incarcerati. Sia aperta anche per loro una “porta” attraverso la quale possano tornare in libertà, perché la libertà dei giornalisti fa crescere la libertà di tutti noi. La loro libertà è libertà per ognuno di noi

Difendere la libertà di stampa e di pensiero

L’altra “libertà” che domanda Francesco, sulla scia dei suoi predecessori, è “la libertà di stampa e di manifestazione del pensiero insieme al diritto fondamentale a essere informati”. “Un’informazione libera, responsabile e corretta è un patrimonio di conoscenza, di esperienza e di virtù che va custodito e va promosso”, sottolinea. “Senza questo, rischiamo di non distinguere più la verità dalla menzogna; senza questo, ci esponiamo a crescenti pregiudizi e polarizzazioni che distruggono i legami di convivenza civile e impediscono di ricostruire la fraternità”.

Nel messaggio per la 59.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, reso noto il 24 gennaio nella memoria liturgica di San Francesco di Sales Francesco, patrono dei ...

Giornalismo, vocazione e missione

Per il Papa, quella del giornalista è più che una professione: “È una vocazione e una missione”. E i comunicatori hanno un ruolo fondamentale per la società oggi: “Il linguaggio, l’atteggiamento, i toni, possono essere determinanti e fare la differenza tra una comunicazione che riaccende la speranza, crea ponti, apre porte, e una comunicazione che invece accresce le divisioni, le polarizzazioni, le semplificazioni della realtà”.

La vostra è una responsabilità peculiare. Il vostro è un compito prezioso. I vostri strumenti di lavoro sono le parole e le immagini. Ma prima di esse lo studio e la riflessione, la capacità di vedere e di ascoltare; di mettervi dalla parte di chi è emarginato, di chi non è visto né ascoltato e anche di far rinascere – nel cuore di chi vi legge, vi ascolta, vi guarda – il senso del bene e del male e una nostalgia per il bene che raccontate e che, raccontando, testimoniate

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Papa Francesco nell'Aula Paolo VI

Coraggio per il cambiamento

Un altro concetto sul quale Francesco insiste è il “coraggio”. Coraggio “per avviare il cambiamento che la storia ci chiede”, per “superare la menzogna e l’odio”, per “ascoltare con il cuore, parlare con il cuore, custodire la sapienza del cuore, condividere la speranza del cuore”. Insieme alla liberazione dei giornalisti Bergoglio chiede allora “la “liberazione della forza interiore del cuore. Di ogni cuore”.

Cogliamo l’occasione del Giubileo per rinnovare, per ritrovare questo coraggio. Il coraggio di liberare il cuore da ciò che lo corrompe. Rimettiamo il rispetto per la parte più alta e nobile della nostra umanità al centro del cuore, evitiamo di riempirlo di ciò che marcisce e lo fa marcire

Con la Messa internazionale della memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il vicario generale del Papa per la diocesi di Roma ha aperto nella basilica ...

Lo scrolling che causa "putrefazione cerebrale"

La raccomandazione è di espellere la “putrefazione cerebrale” causata dalla dipendenza dal continuo scrolling (scorrimento) sui social media. Una “malattia” che colpisce in particolare i giovani. Per loro e per tutti il Pontefice chiede “un’alfabetizzazione mediatica” che educhi “al pensiero critico, alla pazienza del discernimento necessario alla conoscenza”. Al contempo domanda la collaborazione di imprenditori e ingegneri informatici “coraggiosi” perché “non sia corrotta la bellezza della comunicazione”.

I grandi cambiamenti non possono essere il risultato di una moltitudine di menti addormentate, ma prendono inizio piuttosto dalla comunione dei cuori illuminati

In mattinata il pellegrinaggio alla Porta Santa dei partecipanti al Giubileo della Comunicazione

Raccontare "storie di speranza"

Un ultimo focus, da parte del Papa, è sul “potere trasformativo” della narrazione, del racconto e dell’ascolto delle storie. Non tutte “sono buone” ma “anche queste vanno raccontate”: “Il male va visto per essere redento; ma occorre raccontarlo bene per non logorare i fili fragili della convivenza”, afferma Francesco. Il suo invito ai professionisti dell’informazione è a raccontare in questo Giubileo “storie di speranza” che “nutrono la vita”. E rendere lo storytelling anche un hopetelling: “Quando raccontate il male, lasciate spazio alla possibilità di ricucire ciò che è strappato, al dinamismo di bene che può riparare ciò che è rotto”.

Raccontare la speranza significa vedere le briciole di bene nascoste anche quando tutto sembra perduto, significa permettere di sperare anche contro ogni speranza

* Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano. Originalmente pubblicato in: www.vaticannews.va

Nel messaggio per la 59.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, reso noto il 24 gennaio nella memoria liturgica di San Francesco di Sales Francesco, patrono dei giornalisti e comunicatori, Francesco invita i professionisti dei media a prediligere un modo di comunicare e informare che “non venda illusioni o paure” ma sappia cercare e diffondere “storie intrise di bene” che rendano “il mondo meno sordo al grido degli ultimi”

Comunicatori miti in mezzo alle guerre fatte di parole, che non di rado accendono la miccia di guerre fatte di bombe e sangue. Donne e uomini simili ai cercatori di pepite, a caccia di “scintille del bene”, di storie che allargano il cuore e generano fraternità, mentre dissipano indifferenza, diffidenze, odio. In una parola, cronisti della speranza ovunque si annidi. Ecco il “sogno” del Papa per i professionisti dei media nell’anno del Giubileo.

Comunicazione che provoca ad arte

Francesco ne parla nel suo messaggio per la 59.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, reso noto oggi, 24 gennaio, giorno in cui la Chiesa ricorda San Francesco di Sales Francesco, patrono dei giornalisti e comunicatori. Un messaggio che parte da una disamina dei modi attuali di fare informazione spesso tutt’altro che creatrice di speranza. C’è una comunicazione, scrive, che genera “paura e disperazione, pregiudizio e rancore, fanatismo e addirittura odio”. Che troppe volte “semplifica la realtà” riducendola a slogan “per suscitare reazioni istintive” o “usa la parola come una lama” arrivando a diffondere “informazioni false o deformate ad arte per lanciare messaggi destinati a eccitare gli animi, a provocare, a ferire”. Un modo di esprimersi, osserva ancora Francesco, che tradisce una comunicazione basata sull’aggressività dove, dai talk show alle “guerre verbali sui social media”, rischia di vedere ogni momento il prevalere del “paradigma della competizione, della contrapposizione” fino alla “manipolazione dell’opinione pubblica”.

“Compagni di strada” in un tempo travagliato

Di fronte a questo scenario che il Papa vede “segnato dalla disinformazione e dalla polarizzazione”, con “pochi centri di potere che controllano una massa di dati e di informazioni senza precedenti”, e inoltre caratterizzato, sottolinea, da una “dispersione programmata dell’attenzione” - causata dai sistemi digitali che ci profilano “secondo le logiche del mercato” e “modificano la nostra percezione della realtà” - è necessario, afferma con forza Francesco, sottrarsi alla logica di una comunicazione che ha bisogno di individuare e quindi scagliarsi contro un “nemico”. L’auspicio, anzi il “sogno” di Francesco, è invece quello di “una comunicazione che sappia renderci compagni di strada di tanti nostri fratelli e sorelle”, che riaccenda “in loro la speranza in un tempo così travagliato”. Che parli “al cuore” suscitando “non reazioni passionali di chiusura e rabbia, ma atteggiamenti di apertura e amicizia; capace di puntare sulla bellezza e sulla speranza anche nelle situazioni apparentemente più disperate”.

Sì alla mitezza, no al “parlarsi addosso”

Il paradigma che ispira la visione del Papa, si legge nel messaggio, viene dalla prima lettera di Pietro, in cui l’apostolo invita i cristiani a essere “pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”. Uno sprone nel quale Francesco individua tre messaggi tipici della comunicazione cristiana: saper “vedere le briciole di bene nascoste anche quando tutto sembra perduto”, saper riverberare la bellezza dell’amore di Dio e la sua novità, saper comunicare con “mitezza”. Sogno, soggiunge Francesco, “una comunicazione che non venda illusioni o paure, ma sia in grado di dare ragioni per sperare”. Per fare ciò, indica il Papa, “dobbiamo guarire dalle ‘malattie’ del protagonismo e dell’autoreferenzialità, evitare il rischio di parlarci addosso”.

Storie di speranza

E inquadrando la comunicazione ancor più nella dimensione giubilare, densa di “implicazioni sociali”, Francesco torna a suggerire il ricorso alle “storie intrise di speranza”, quelle “storie di bene” da “scoprire e raccontare” rintracciandole “fra le pieghe della cronaca”. “È bello - conclude - trovare questi semi di speranza e farli conoscere. Aiuta il mondo ad essere un po’ meno sordo al grido degli ultimi, un po’ meno indifferente, un po’ meno chiuso”.

Fonte: Vatican News

«La speranza non delude» è il tema del Giubileo 2025 inaugurato dal Papa Francesco il 24 dicembre 2024, con l'apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro a Roma.

Il primo dei 36 grandi eventi dell’Anno Santo sarà il Giubileo dedicato al Mondo della Comunicazione che avrà luogo in Vaticano, dal 24 al 26 gennaio. Nei giorni successivi, dal 27 al 29 gennaio, il Dicastero per la Comunicazione ha programmato un Convegno internazionale al quale parteciperanno 200 tra vescovi Presidenti delle Commissioni per la Comunicazione e Direttori degli Uffici di Comunicazione.

Iniziare il calendario dei principali eventi giubilari con la comunicazione non è una semplice coincidenza, ma un fatto di grande rilevanza che porta con sé alcune sfide, opportunità e impegni per il futuro. Comunicazione è rendere le informazioni accessibili, condividere notizie e fatti, riflessioni e idee che contribuiscano al bene comune. La missione degli operatori della comunicazione e dei media in generale è quella di rafforzare la partecipazione, la comunione, la solidarietà, la difesa dei diritti umani, della democrazia, la giustizia e la pace e la cura della nostra Casa comune.

Siamo tutti consapevoli dell'importanza della comunicazione nel mondo, nella società e nella Chiesa. La neutralità dei media è solo apparente. Purtroppo, siamo costantemente condizionati da una certa informazione che spesso distorce il messaggio, dissimula e nasconde la realtà. Questo contribuisce alla indifferenza e all’individualismo, al nazionalismo che alimenta l'odio e l'avversione verso i migranti, i poveri, gli stranieri... Ecco perché un'informazione seria ed etica è la prima forma di solidarietà.

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La dimensione spirituale

È importante notare che questo primo grande raduno dell'Anno Santo lancia un appello a quanti lavorano come “pellegrini della speranza nel settore mediatico”. In un tempo di contrapposizioni e polarizzazioni, il Giubileo interpella gli operatori della comunicazione e dell’informazione sulla loro vera e propria vocazione. Infatti, il Giubileo ricorda la “dimensione spirituale” dell’opera comunicativa, insieme al suo valore sociale che si concretizza nel contributo alla fratellanza universale.

Il Papa Francesco nel suo discorso ai membri del Corpo Diplomatico, il 9 gennaio 2025, ha affermato: “Siamo di fronte a una società sempre più polarizzata, nella quale cova un generale senso di paura e di sfiducia verso il prossimo e verso il futuro. Ciò è aggravato dal continuo creare e diffondersi di fake news, che non solo distorcono la realtà dei fatti, ma finiscono per distorcere le coscienze, suscitando false percezioni della realtà e generando un clima di sospetto che fomenta l’odio, pregiudica la sicurezza delle persone e compromette la convivenza civile e la stabilità di intere nazioni”.

E proprio di fronte alla “minaccia di una guerra mondiale”, il Santo Padre ricordava “la vocazione della diplomazia è quella di favorire il dialogo con tutti”. Credo che questa sia anche la missione degli operatori dei mezzi di comunicazione: costruttori di dialogo, di comunione e di pace. Per la sua natura e vocazione democratica, la comunicazione ha il compito di dar voce a tutti i gruppi umani e, al contempo, di diffondere messaggi di solidarietà, amore e speranza. Osando la pace in tempo di guerra; l'accoglienza dei migranti a fronte dell’esclusione; la difesa dei diritti umani contro la violenza; la cura del Creato invece del negazionismo climatico.

La particolarità di quest’anno giubilare consiste nel porre “segni di speranza”, capaci di renderla reale ed evidente non solo a livello personale, ma anche sociale e globale.

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Il programma del Giubileo

In questo senso il programma del Giubileo del Mondo della Comunicazione prevede una serie di incontri e workshop fino alla celebrazione finale. Venerdì 24 gennaio: ci sarà l’accoglienza nella Basilica di San Giovanni in Laterano, la celebrazione penitenziale e la messa per la festa del santo patrono dei giornalisti, Francesco di Sales. Durante la giornata di sabato 25 gennaio ci sarà, invece, il pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro, un incontro dal titolo “In dialogo con Maria Ressa e Colum McCann”, un’esibizione musicale e l’incontro con Papa Francesco in Aula Paolo VI. Inoltre, nel pomeriggio ci saranno diversi incontri in varie sedi, con il programma “Dialoghi con la città”: meeting di carattere culturale e spirituale che si svolgeranno contemporaneamente in vari luoghi della città. Fino ad arrivare a domenica 26 gennaio, con la messa presieduta da Papa Francesco presso la Basilica di San Pietro.

Dal 27 al 29 gennaio è previsto inoltre il Convegno internazionale dei comunicatori istituzionali cattolici, al quale parteciperanno 200 tra Vescovi Presidenti delle Commissioni Episcopali per la Comunicazione e Direttori degli uffici di comunicazione delle Conferenze Episcopali e delle famiglie religiose. Il convegno tratterà i seguenti temi, tra gli altri: “Orientarsi nell’ambiente mediatico contemporaneo”; “Cambiamento del paradigma della comunicazione: l’ascesa dei social media e degli influencer cattolici”; “Chiesa e Intelligenza Artificiale”; “Cosa può portare ordine nel disordine della comunicazione”; “Riflessione spirituale”; “Cambiamento delle narrative e storytelling”; Tutti sono temi importanti e attuali che certamente aiuteranno a migliorare la comunicazione nella Chiesa.

Il Giubileo 2025 costituisce un tempo di grazia per la comunità cattolica e non solo che, come sempre, invita alla riconciliazione, alla penitenza e alla conversione. Come pellegrini di speranza siamo invitati a compiere un viaggio spirituale attraverso questo movimento varcando la Porta Santa disponibile in tutto il mondo. Quindi, anche per gli operatori dei media quest’Anno santo è un invito a rinnovare la propria vocazione ritornando all’essenziale. La speranza, tema centrale, diventa un prezioso stimolo in questa missione appassionante e, allo stesso tempo, sfidante di comunicare.

* Padre Jaime C. Patias, IMC, Ufficio Generale per la Comunicazione.

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