Una rivolta che cresce, tra morti e feriti, con migliaia di persone che protestano contro i brogli elettorali in Mozambico. «In piazza in questi giorni abbiamo visto sia giovani senza futuro né occupazione, ma soprattutto nuove generazioni disorientate, donne e uomini ingannati dalla politica che tanto ha promesso e nulla mantenuto», racconta da Maputo il vescovo ausiliare dell’arcidiocesi della capitale, mons. Osório Citora Afonso, Missionario della Consolata.

Dalle elezioni del 9 ottobre, il Mozambico sta assistendo a una radicalizzazione dei discorsi politici e a una spirale di violenza preoccupante. Infatti, Venancio Mondlane, leader dell’opposizione, ha organizzato diverse proteste a Maputo, contro il governo, a seguito delle controverse elezioni presidenziali dello scorso mese di ottobre.

Mondlane, ex deputato e pastore riformato, aveva inizialmente promesso di guidare una marcia per contestare la vittoria del candidato del partito al governo, Daniel Chapo, che ha ottenuto il 71% dei voti secondo i risultati ufficiali.

Intanto le manifestazioni dei giorni scorsi hanno provocato almeno 24 morti e spinto le autorità a limitare l’accesso a internet. L’Onu e diversi ambasciatori hanno esortato alla calma, mentre il Sudafrica ha chiuso il principale confine terrestre e sconsigliato viaggi in Mozambico.

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Sul tema si sono espressi anche i vescovi cattolici del Mozambico hanno definito le elezioni del 9 ottobre come “fraudolente” e “manipolate” e hanno esortato le autorità a non “certificare una bugia”. Il presidente della conferenza episcopale, l’arcivescovo Inacio Saure, ha lamentato gravi irregolarità, come brogli elettorali e falsificazioni nei risultati, denunciando anche l’assassinio di due leader dell’opposizione prima del voto.

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I quattro principali candidati alle elezioni mozambicane del 9 ottobre. Foto: CNE

I vescovi hanno avvertito del rischio di un ritorno alla violenza, invocando pace e giustizia per il Mozambico. Sullo sfondo delle tensioni politiche, la provincia settentrionale di Cabo Delgado continua a soffrire per l’insurrezione islamista, attiva dal 2017, che ha causato oltre un milione di sfollati e migliaia di vittime

Human Rights Watch ha denunciato la polizia che avrebbe sparato con proiettili veri e di gomma per disperdere la folla, causando numerosi feriti, compresi bambini colpiti da gas lacrimogeni nelle proprie abitazioni. A Chimoio e Gondola, nella provincia di Manica, e a Nampula, diverse persone sono morte per ferite da arma da fuoco, mentre a Maputo le forze di sicurezza hanno lanciato gas lacrimogeni indiscriminatamente nelle case vicine alle proteste. Human Rights Watch ha chiesto un’indagine imparziale sugli episodi di violenza e ha esortato le autorità a garantire il rispetto dei diritti alla libertà di espressione e di assemblea previsti dalla Costituzione.

Gran parte dei mozambicani ha avuto esperienza diretta o indiretta della guerra civile, durata 16 anni fino al 1992. Per questo in molti, a partire dai vescovi e dai preti delle parrocchie del Paese si stanno dimostrando particolarmente apprensivi davanti alla crescente radicalizzazione dei discorsi, senza che all’orizzonte sia visibile una soluzione politica.

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Mons. Osório Citora Afonso durante messa nella chiesa di San Giuseppe Allamano a Torino, Italia. Foto: Jaime C. Patias

Eppure è proprio dalla Chiesa locale che molto prima della tornata elettorale, era portato un progetto di sensibilizzazione e informazione delle persone, come racconta mons. Osório Citora Afonso, IMC, nato a Ribaue in Mozambico:

«La comunità cristiana è stata preparata attraverso una nota pastorale dei vescovi della Conferenza Episcopale del Mozambico, del 22 di aprile scorso, in occasione della realizzazione censimento elettorale e anche dell'elezione generale del 9 ottobre. Con questa nota pastorale, firmata dall’Arcivescovo di Nampula e presidente della conferenza episcopale, (CEM), il Missionario della Consolata, mons. Inacio Saure, abbiamo preparato i cristiani ad arrivare a quel momento così importante della vita del popolo mozambicano, consapevoli della loro responsabilità. Per questo motivo avevamo preso la frase biblica del Salmo 106, 3 “Beati coloro che osservano ciò ch'è prescritto, che fanno ciò ch'è giusto, in ogni tempo”. In questa nota, il primo aspetto che, come vescovi, abbiamo sottolineato è quello del camminare insieme, la sinodalità: “Insieme per una nazione più fraterna e democratica».

All'approssimarsi dell'elezione generale, «ci siamo detti», continua il vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Maputo «vogliamo offrire ai fedeli una riflessione che nasce dalle varie lezioni imparate dalle ultime elezioni in Mozambico. E allora abbiamo sottolineato quanto fosse importate camminare insieme per costruire una nazione più fraterna e più democratica. Abbiamo fatto un Appello a tutti coloro che sono coinvolti nel processo elettorale: agli organi elettorali, i partiti politici, i candidati, le organizzazioni della società civile, gli osservatori elettorali, i media e tutti i, i partiti politici, i candidati, le organizzazioni della società civile, gli osservatori elettorali, i media e tutti i mozambicani».

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Le manifestazioni in Mozambico hanno provocato almeno 24 morti e spinto le autorità a limitare l’accesso a internet.

Questo documento è stato inviato i cristiani e a tutte le parrocchie nell'aprile di quest’anno, così che avessero diversi mesi per arrivare pronti alle elezioni di ottobre. Purtroppo, però non ha arginato le violente proteste per presunti brogli elettorali. «In questi giorni abbiamo visto in piazza e per le strade abbiamo visto dei mozambicani affamati della giustizia elettorale. Hanno difeso la verità delle urne elettorali che, secondo loro, non erano trasparenti e che c'erano molte frodi. Sono delle generazioni disorientate, donne e uomini che si sentono ingannati dai politici che tanto hanno promesso e nulla mantenuto. Questo li ha portati nelle strade di Maputo, ma anche di grandi città come Beira e Nampula. Queste persone vogliono il cambiamento. La società ha bisogno di un cambiamento, un’alternativa governativa ed un nuovo modello di governo. Dopo 50 anni con lo stesso partito nel potere hanno bisogno di un altro modo di fare governare che risponde alle ansietà dei giovani e che cerca il bene comune, dove i giovani hanno un luogo e un valore nella gestione della nazione», commenta mons. Osório Afonso.

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Che conclude:«Davanti alle atrocità che si vedevano nel dopo elezione, noi i vescovi abbiamo fatto una seconda nota, del 22 ottobre scorso, dove affermavamo: “Chiediamo il rispetto del diritto alla manifestazione politica, ma avvertiamo anche i giovani di non lasciarsi strumentalizzare e trascinare in azioni di vandalismo e destabilizzazione”.

Messaggio do mons. Joao Carlos, Arcivescovo di Maputo e vice-presidente della Conferenza episcopale

Inoltre, si leggeva che “noi, i vescovi cattolici del Mozambico, chiediamo a tutti coloro che sono direttamente coinvolti in questo processo elettorale e nel conflitto generato di fare l'esercizio del riconoscimento della colpa e del perdono e del coraggio della verità. Il Mozambico non deve tornare alla violenza”, hanno insistito.

Questo messaggio è stato ripetuto da mons. Joao Carlos, Arcivescovo di Maputo e vice-presidente della Conferenza episcopale, la sera del 6 novembre quando si aspettava la giornata del 7 in cui si era programmato una grandissima manifestazione nella capitale: “Evitiamo spargimenti di sangue e violenze. Viviamo questa situazione nei vespri del giubileo dell’Anno Santo che ha come tema: “pellegrini di speranza”. Invitiamo a tutti noi ad essere i pellegrini di speranza in questo Mozambico».

* Originalmente pubblicato in: www.famigliacristiana.it

Es 20,1-17
Sal 18
1Cor 1,22-25
Gv 2,13-25

Nella liturgia della III Domenica di Quaresima (B) viene sottolineato il vero culto che l’uomo può fare: non agli idoli ma a Dio. Ecco perché Gesù caccia quelli che avevano trasformato la casa del padre in luogo di commercio, luogo degli idoli.

Non ti prostrerai davanti agli idoli

Dio, il creatore, cerca sempre di costruire una relazione d’amore con i suoi figli. Egli rivendica, infatti, una relazione tra un “Io” e un “tu”: “Io sono il Signore, tuo Dio”. Una relazione di paternità che ha come conseguenza la liberazione dalla condizione servile dal peccato. Ecco perché Dio detterà le norme e le regole per vivere in modo completo tale relazione, darà all’uomo i dieci comandamenti, che conosciamo a memoria fin dalla più giovane età.

È essenziale sapere che Dio vuole essere il punto di riferimento fondamentale nella vita del suo popolo, essere il centro intorno al quale tutta l’esistenza umana gira. Nessuno può occupare il posto di Dio nel cuore e nella storia del suo popolo: “Io sono il Signore, tuo Dio, non avrai altri dèi di fronte a me”. Ecco perché Dio proibisce all’uomo di costruire idoli, immagini, di prostrarsi e tanto meno di servirli. Infatti, all’inizio del cammino quaresimale, tempo cosiddetto di lotta e di resistenze alle tentazioni, siamo stati invitati ad entrare con Gesù nel deserto ma soprattutto a vincere, con Lui, le diverse tentazioni. In Matteo, satana, nella terza tentazione, era disposto a dare tutto quello che si può avere, ricchezza, gloria, potere, in cambio dell’adorazione da parte di Gesù. Era una forma d’idolatria.  Gesù dirà “Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”.

Portate via di qui queste cose: non prostratevi davanti ad esse

Alcune traduzioni bibliche, della pagina del Vangelo, chiamano comunemente questa narrazione di “purificazione del tempio” e segue immediatamente “le nozze di Cana di Galilea”, sono strettamente unite tra loro, ambedue sottolineano la ragione per la quale Gesù è venuto, pongono in rilievo la sua missione: rinnovare e trasformare il culto da rendere a Dio. In questo processo di trasformazione del culto Egli è il fondamento. Mentre nelle nozze di Cana Gesù si presenta come “vino nuovo” e dà senso nuovo al culto, nella purificazione, Egli è il tempio nuovo, il centro del nuovo culto.

Gesù si sposta dalla Galilea a Gerusalemme e si reca nel Tempio. Lo fa subito dopo il miracolo delle nozze, in occasione della festa della Pasqua ebraica. Secondo il Vangelo di Giovanni, è la prima volta che Gesù si reca a Gerusalemme ed entra nel Tempio. Giovanni situa quest’ingresso all'inizio dell’attività pubblica di Gesù per sottolineare l’importanza della sua missione rinnovatrice e rigeneratrice. Il tutto posto all’inizio del suo ministero pubblico.

 Il popolo ebraico stava certamente per festeggiare la Pasqua religiosamente, ma con sua sorpresa Gesù non trova persone che pregano e si preparano spiritualmente per la festa, ma scopre invece che il tempio è stato trasformato in un luogo di commercio dove il culto è un grande commercio in cui tutti ci guadagnano: un’occasione per fare dei soldi. Tutti, inclusi i sacerdoti, sono talmente attaccati ai beni materiali da trasformare la ricchezza in un idolo. Tutti preoccupati per i beni materiali. Con sorpresa di tutti, Gesù li scaccia fuori, insieme alle pecore e buoi, getta a terra, sparpaglia il denaro contato e posto ordinatamente e rovescia i banchi, gesti forti che devono rovesciare una mentalità e la ragione fondamentale è che “la casa del Padre” è stata trasformata in un “luogo di commercio”, in luogo di idoli, il Signore aveva detto: “non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai “.

Gesù, nel suo primo viaggio a Gerusalemme e nel suo primo ingresso nel tempio, richiede sicuramente una rapida trasformazione o rinnovamento di mentalità sul vero culto: il tempio non è un luogo di commercio ma di preghiera. All'interno e intorno al tempio c'è Dio che dovrebbe essere al centro dell'interesse di tutti, non possono trovare posto dei venditori e dei cambia denaro; è il luogo dove è situata l'arca, simbolo dell'alleanza tra Dio e gli uomini e non dei beni materiali: buoi, pecore, colombe e denaro. Inoltre, vuole che tutti siano in grado di capire che Gesù è il nuovo tempio, è il nuovo centro di culto di Dio, il nuovo tempio della nuova alleanza; nuovo luogo di incontro tra Dio e gli uomini.

Per dimostrare questo Giovanni usa quattro verbi decisi e violenti, mostrando fino a che punto Gesù vuole operare immediatamente questa trasformazione. Egli, infatti, caccia coloro che stanno profanando il tempio con culti malvagi caratterizzati da una vita che non è conforme alle richieste di Dio. I verbi “scacciò fuori”, “gettò a terra”, “rovesciò i banchi” e “portate via” sono verbi seguiti da locuzioni avverbiali che caratterizzano il fare di Gesù forte e deciso ogni qualvolta noi trasformiamo il tempio in luogo di commercio; tutte le volte in cui mettiamo al centro dei nostri interessi “i beni materiali” visti come idoli. Inoltre, Gesù si mostra come il nuovo tempio, dirà, “distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Egli parla del tempio del suo corpo, alludendo alla vera Pasqua, la Pasqua della nuova alleanza.

Per sottolineare che Gesù è il nuovo Tempio, Giovanni usa un gioco di parole greche: nel dire che Gesù entra nel Tempio, usa la parola “τό ἱερόν” che indica l’intero tempio, l’intero luogo consacrato, “il tempio come edificio, il recinto che occupava la spianata del tempio, uno spazio molto vasto e aperto, luogo sacro perché segno della presenza di Dio”, invece, quando riferisce Gesù come Tempio adopera la parola “ναός” che indica “la parte più interna del tempio, la cella in cui dimora la divinità, il santuario, il Sancta Sanctorum”. Gesù è il nuovo tempio, luogo della presenza divina in mezzo agli uomini. Anche se verrà distrutto, sarà ricostruito in tre giorni, cioè, risorgerà.

Il discepolo missionario “spalanca le sue porte a Cristo” affinché vi entri e faccia la polizia nel suo cuore. Infatti, come afferma Papa Francesco, “Gesù farà pulizia con tenerezza, con misericordia, con amore. La misericordia è il suo modo di fare pulizia. Lasciamo - ognuno di noi - lasciamo che il Signore entri con la sua misericordia - non con la frusta, no, con la sua misericordia - a fare pulizia nei nostri cuori. La frusta di Gesù con noi è la sua misericordia. Apriamogli la porta perché faccia un po’ di pulizia”.

* Mons. Osório Citora Afonso, IMC, è vescovo ausiliare dell’Archidiocesi di Maputo, Mozambico.

Mons. Osório Citora Afonso, missionario della Consolata, è stato ordinato vescovo questa domenica, 28 gennaio, nell’archidiocesi di Nampula, in Mozambico. La solenne celebrazione eucaristica con il rito dell'ordinazione è iniziata alle 9 ora locale nel padiglione sportivo del Clube Ferroviário, una squadra della città locale. Il nuovo vescovo ausiliare dell’archidiocesi di Maputo ha scelto come motto del suo episcopato "La tua parola è lampada per i miei passi" (Sal 119,105).

Il Cardinale Luiz Antônio Tagle, Pro-Prefetto della Sezione per la Prima Evangelizzazione e le Nuove Chiese Particolari del Dicastero per l'Evangelizzazione a Roma, ha presieduto la celebrazione ed è stato l'ordinante principale di una celebrazione a cui hanno partecipato quasi tutti i vescovi della Conferenza Episcopale del Mozambico. Hanno concelebrato anche un numero considerevole di sacerdoti delle diocesi del nord del Paese e Missionari della Consolata; numerosa la presenza di religiose, fedeli e autorità civili dello Stato e della municipalità della città di Nampula.

20240129Osorio5Il candidato all'episcopato è stato presentato dal padre Sisto Pedro, Superiore regionale dei Missionari della Consolata in Mozambico e durante il solenne rito di ordinazione episcopale, vissuto con grande animazione e gioia, il card. Tagle si è rivolto all'ordinando e a tutta l'assemblea sottolineando alcuni aspetti della missione del vescovo; lui deve essere colui che testimonia con la sua vita la Chiesa di Gesù Cristo.

Ispirandosi alle letture della quarta domenica del Tempo Ordinario, il card. Tagle ha esortato a ravvivare il dono di Dio ricevuto attraverso l'imposizione delle mani. "Il dono che un nuovo vescovo ci assicura è che Dio si prende cura del suo popolo. Caro fratello, monsignor Osorio, come vescovo sarai un segno e uno strumento del fedele servizio di Gesù Cristo a Dio e alla Chiesa. Gesù è e continuerà ad essere il vero Pastore della sua Chiesa. Grazie al dono dello Spirito Santo, siamo diventati suoi ministri, suoi servitori, e quindi ministri e servitori della sua Chiesa e della sua missione. La Parola di Dio –ha sottolineato– ci insegna a seguire e a cercare solo la gloria di Dio”.

Parlando dell'autorità dei profeti e dei ministri, il card. Tagle ha aggiunto: "Sono veri leader solo se servono Dio e la Parola di Dio; se invece servono falsi dei o loro stessi non lo sono e possiamo vedere nel mondo e nella Chiesa gli effetti distruttivi di leader che non sono autentici”. Poi ha ricordato che "il Vangelo ci presenta il più grande di tutti i profeti: Gesù, il Figlio di Dio. Rimanendo fedele a Dio e alla sua Parola, Gesù parla e agisce con autorità" e per quello –ha concluso– il vescovo deve "rimanere sempre umile" nella sua missione.

Al termine delle quasi cinque ore di celebrazione, l'assemblea ha assistito e ascoltato molti messaggi di saluto al nuovo vescovo. Anche il superiore generale dei Missionari della Consolata, padre James Lengarin, ha salutato il nuovo confratello. "Nella nostra vita, e specialmente nell'episcopato, al potere si deve preferire il servizio", ha sottolineato.

Nel suo messaggio, Mons. Afonso ha ringraziato Dio, la sua famiglia e tutti coloro che lo hanno accompagnato in molti Paesi e in vari momenti della sua vita e missione. Allo stesso tempo, ha affidato il suo nuovo ministero alla protezione materna di Nostra Signora Consolata.

 

 Vedi qui il video completo della Celebrazione (Radio e Televisione "Encontro")

Biografia

Osório Citora Afonso, missionario della Consolata, è nato a Iapala, distretto di Ribaue, provincia di Nampula, Mozambico, il 6 maggio 1972. Figlio di Manuel Afonso e Amélia Citora, è il primo di otto fratelli. Dopo un'adolescenza trascorsa nella Cattedrale di Nampula, è entrato nel Seminario della Consolata il 25 gennaio 1991. Ha compiuto gli studi secondari presso il Seminario di Cristo Re e gli studi filosofici presso il Seminario di Sant'Agostino, entrambi a Matola, Mozambico. Dopo un anno di noviziato a Laulane, alla periferia di Maputo, ha emesso i primi voti religiosi come Missionario della Consolata il 30 dicembre 1997.

Gli studi teologici li ha compiuti a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) ed è stato ordinato sacerdote il 3 novembre 2002.

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Ha lavorato nelle missioni della Repubblica Democratica del Congo, dove ha ricoperto i seguenti incarichi e compiuto ulteriori studi: vicario parrocchiale ed economo della parrocchia di St Hilaire a Kinshasa (2002-2005); consigliere regionale per la regione del Congo (2005-2006); licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma (2006-2010); studi presso la Hebrew University di Gerusalemme (2008-2009) e l'École Biblique et Archéologique di Gerusalemme (2010-2011); è stato membro del Consiglio della Casa Generalizia di Roma (2008-2010). È stato collaboratore locale della Nunziatura apostolica a Kinshasa (2011-2013); formatore ed economo del Seminario teologico di Kinshasa (2011-2013).

Successivamente, in Italia, ha lavorato nell'Animazione missionaria nelle diocesi di Vittorio Veneto e Treviso (2014-2016) ed è stato anche Superiore della Casa Milaico di Treviso (2014-2016). Consigliere regionale per l'Italia, ha lavorato in parrocchia e presso il Seminario Teologico Internazionale di Braveta (Roma) come formatore.

Mons. Osório Afonso parla e scrive correntemente portoghese, francese, italiano, emakhuwa, lingala e conosce inglese e spagnolo. Ha studiato anche le seguenti lingue bibliche: ebraico, greco, latino, aramaico e copto.

Negli ultimi sei anni ha lavorato presso il Dicastero vaticano per l'Evangelizzazione, sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari.

* Padre Paulo da Conceição Mzé, IMC, è originario del Mozambico e Superiore regionale in Brasile.

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