“Facciamo pace. Umanità in cammino verso la fratellanza”. Questo è il tema centrale del corso di formazione organizzato dal Centro Missionario della Diocesi di Roma che prevede sei incontri a cadenza mensile, da gennaio a giugno, pensato in particolare per animatori missionari, catechisti, insegnanti di religione e operatori pastorali.
La prima conferenza tenutasi il 18 gennaio 2025, presso la Sala della Conciliazione nel Palazzo Lateranense, è stata guidata da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, sul tema della profezia missionaria della Pace in tempi di guerra.
Nell’introdurre il tema, il padre Giulio Albanese, mccj, direttore dell’Ufficio per la cooperazione missionaria tra le Chiese della diocesi di Roma ha ricordato le parole del Papa Francesco nel suo discorso ai membri del Corpo Diplomatico, il 9 gennaio 2025: “Purtroppo, iniziamo questo anno mentre il mondo si trova lacerato da numerosi conflitti, piccoli e grandi, più o meno noti e anche dalla ripresa di esecrabili atti di terrore…”. Di “fronte alla sempre più concreta minaccia di una guerra mondiale”, il Papa propone una “diplomazia della speranza”. In questo Giubileo bisogna dunque “superare la logica dello scontro e abbracciare invece la logica dell’incontro”.
In tal senso, “lo scopo di questo corso – ha spiegato padre Albanese - è quello di promuovere la cultura della pace nelle nostre comunità. Questo perché è inammissibile che alla domenica nell’intenzione di preghiera dei fedeli si parli di tutto, meno che della pace. Questo è un peccato di omissione. Lo sforzo che dobbiamo fare è quello di far sì che la pace diventi parte integrante della pastorale ordinaria”.
L’obiettivo del corso di formazione è proprio quello di stimolare l’impegno personale e comunitario per la pace. Secondo padre Albanese, “purtroppo, viviamo costantemente condizionati da una certa informazione che spesso distorce il messaggio. Ecco perché “l’informazione è la prima forma di solidarietà. Allora, dobbiamo avere un atteggiamento di ascolto”.
Nel saluto rivolto ai partecipanti all’incontro, il cardinale vicario di Roma, Baldo Reina, ha espresso la sua soddisfazione per la realizzazione del corso. “È una vera sfida quella di formarsi a una cultura della pace, anzitutto, da proporre all’interno delle nostre comunità. Noi abbiamo il compito di diffondere questa cultura. Grazie per la vostra presenza e per la vostra sensibilità”, ha concluso il cardinale Reina.
“Oggi parlerò di due temi che non sono di moda: il discorso missionario e la pace. Ma che centra il discorso missionario con la pace?” si chiede Andrea Riccardi, che è anche presidente della Società Dante Alighieri, all’inizio della sua conferenza sulla “profezia missionaria della pace in tempi di guerra”.
Riguardo all’impegno per la pace nel mondo, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha ricordato che “un cristiano, un cattolico non può rinchiudersi nel solo ambito parrocchiale”. La profezia missionaria è radicata nelle parole di Gesù e del Vangelo. L’Apostolo Paolo dice: “Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per sé stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro” (2 Cor 5, 14-15).
Piste di riflessione del corso
Come professore di storia contemporanea, Andrea Riccardi ha studiato i nuovi martiri del nostro secolo, tra cui, i missionari sono un gran numero. Loro partivano e non tornavano più, sono morti nei paesi dove lavoravano. “Queste storie in modo complesso hanno espresso il legame tra mondi, il senso del destino comune tra il nord e sud. Questa gente ha avuto alle proprie spalle congregazione missionarie, ma anche ambienti diocesane sensibili ai temi della missione. Molte cose del passato sono superate, ma resta il fatto fondamentale che attorno alla esperienza missionaria, la cultura missionaria, si è articolata la estroversione dei cristiani dal proprio ambiente, dal provincialismo verso il mondo. Non parlo soltanto dei missionari che hanno compreso di non potere vivere per sé stessi, ma parlo anche di molti diocesani, cattolici che hanno capito di non potere vivere chiusi nel proprio ambiente”.
Nella sua riflessione, Andrea Ricardi ha riportato la sua esperienza di mediatore di pace in diverse parte del mondo, tra cui in Mozambico, Colombia e Medio Oriente.
“Le guerre sono frutto dell’odio, ma anche producono l’odio”. “L’odio trova un terreno fertile nel nazionalismo che si manifesta nell’odio verso i migranti, i rifugiati, e gli stranieri… Purtroppo, il nazionalismo è entrato anche nel mondo cattolico”.
“L’odio, le guerre, la cultura della forza, ci hanno anestetizzati davanti il dolore del mondo. La impossibilità di fare qualcosa ci porta all’indifferenza e alla rassegnazione per la sofferenza. Questo perché molti sono mal informati sulle conseguenze delle guerre”.
La condivisione tra i partecipanti del corso è stata motivata dalla seguente domanda: Noi che crediamo nella profezia della pace, siamo un resto del passato o profezia del futuro?
Secondo Andrea Riccardi, “noi non siamo un resto del passato, ma profezia del futuro”.
Tutti gli incontri si terranno dalle 9 alle 12.30 nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense
Il 22 febbraio sarà protagonista invece Fabrizio Battistelli, presidente dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo, che parlerà di “Il business delle armi nell’attuale congiuntura internazionale. Una minaccia alla pace”. Sugli “Effetti del neocolonialismo sulla pace nelle periferie del mondo” rifletterà invece, il 15 marzo, Marco Massoni, docente alla Luiss “Guido Carli” presso la facoltà di Scienze Politiche, mentre Maria Grazia Galantino, coordinatrice dell’Area di ricerca di Archivio Disarmo, il 12 aprile, affronterà il tema: “Come essere costruttori di pace. L’impegno civile nel contrastare il ricordo alle armi”.
Il 17 maggio interverrà la giornalista Lucia Bellaspiga, che terrà una relazione su “Guerra e pace nell’informazione giornalistica internazionale”. Le conclusioni il 21 giugno con frate Alberto Parise, che terrà la relazione finale e condurrà i laboratori.
* Padre Jaime C. Patias, IMC, Ufficio per la Comunicazione
Quando si pensa al lavoro missionario, spesso si immaginano i missionari: le figure visibili che portano speranza e fede alle comunità remote. Tuttavia, dietro ogni missione c'è uno sforzo collettivo, una rete di mani e cuori che lavorano insieme. Al centro di questa rete ci sono le comunità locali, la cui conoscenza, forza e dedizione sono essenziali per dare vita a ogni progetto.
A Wamba, nel Kenya settentrionale, tra la comunità Samburu, la missione è uno sforzo condiviso. Qui, Padre Joseph Omondi Omollo, keniota, e Padre Ansoni Camacho Cruz, messicano, guidano una missione che sarebbe impossibile senza la partecipazione attiva di uomini e donne locali. Questi individui fanno più che assistere; sostengono, insegnano e arricchiscono. Dal loro lavoro nelle scuole e nell'evangelizzazione ai loro contributi ai progetti presenti e futuri, sono la forza trainante silenziosa dietro il successo della missione.
Il loro coinvolgimento va ben oltre il supporto pratico. Attraverso di loro, c'è uno scambio continuo di culture e conoscenze. Nelle loro parole, nei loro gesti e nelle loro tradizioni, puoi rintracciare l'influenza dei missionari del passato che sono passati di qui. Imparano nuove parole in lingue diverse, preparano piatti di terre lontane e, senza lasciare questo piccolo angolo di mondo, ampliano i loro orizzonti, trasformando ogni incontro in un momento di crescita reciproca.
L'inizio di ogni anno offre un'opportunità speciale per rafforzare questi legami con un raduno di missionari e lavoratori locali. Questa è più di una semplice celebrazione; è una riaffermazione dell'unità che sostiene la missione. È un momento per rinnovare l'impegno a viaggiare insieme e per ricordare che la missione non si basa sull'individualismo, ma sulla comunità.
Il lavoro di questi uomini e donne va ben oltre ciò che è visibile. I loro sforzi quotidiani, spesso silenziosi, sono il fondamento su cui si costruisce ogni progetto. Sono il cuore vivo della missione, trasformando le sfide in opportunità e le piccole azioni in semi di speranza.
Quest'anno, la missione guarda avanti con la ferma convinzione che il progresso passi attraverso il rafforzamento dei legami. Riconoscere il contributo di ogni persona e imparare gli uni dagli altri è il modo per costruire un futuro pieno di promesse.
Riconosciamo il ruolo essenziale di tutti costoso che lavorano nella missione, sia a Wanba che in tutto il mondo.
Padre Joseph Omondi Omollo e padre Ansoni Camacho Cruz
Sono loro che rendono il lavoro missionario un atto vivente di umanità, un ponte tra culture e un'espressione concreta di amore per gli altri. Attraverso la loro dedizione e il loro sforzo, ogni missione diventa uno spazio di connessione, solidarietà e speranza.
Insieme, ispiriamo!
* Francisco Martínez, LMC, colombiano missionario in Kenya.
Passare due settimane durante il periodo di Natale nel Centro di Animazione Missionaria (CAM) di San Pedro in Costa d’Avorio come diacono è stata un'esperienza profondamente arricchente e memorabile. Sotto la guida del padre Ariel Tosoni e del padre Raphael Njoroge, ho avuto numerose occasioni per crescere nel mio ministero diaconale e scoprire la ricchezza della vita comunitaria.
Durante i giorni feriali e le domeniche, ho attivamente esercitato il mio ministero assistendo all'altare, proclamando il Vangelo e guidando i fedeli nella preghiera. Ho avuto il privilegio di tenere omelie durante le messe in settimana, un'esperienza sia umile che stimolante, in cui ho cercato di ispirare e guidare la comunità attraverso la Parola di Dio. Inoltre, dirigere la Liturgia delle Ore e l'Adorazione ha rafforzato la mia connessione con il popolo e arricchito la mia vita così come quella della comunità.
Un momento speciale è stata la benedizione della casa di una famiglia cristiana, un'opportunità che mi ha permesso di offrire cure pastorali e manifestare la presenza di Dio nella loro dimora. Il culmine della mia esperienza è stato servire come diacono principale nella Cattedrale di San Pierre durante la messa di apertura della Porta Santa per l'Anno Giubilare 2025, presieduta da Sua Eccellenza il Cardinale Jean-Pierre Kutwa, arcivescovo emerito di Abidjan. È stata la mia prima grande esperienza come diacono, un momento di grazia e umiltà per servire in una celebrazione così solenne e significativa.
Ho apprezzato molto la vita comunitaria calda e fraterna con i missionari di San Pedro. I momenti trascorsi in preghiera comune e gli scambi fraterni hanno creato un profondo senso di appartenenza e sostegno reciproco che porterò sempre nel cuore.
* Diacono Fredrick Maina Mwangi, IMC, studente in Costa d’Avorio.
Cardinale Jean-Pierre Kutwa, arcivescovo emerito di Abidjan
Nel mistero della Natività, colui che per natura è invisibile si rende visibile ai nostri occhi. (Prefazione II della Natività)
La seconda edizione del “Natale in Famiglia” al Centro di animazione missionaria (CAM) di San Pedro in Costa d’Avorio è stato un evento celebrato con fervore, convivialità e fraternità. La serata è iniziata con la messa della Natività, un momento spirituale forte che ha riunito le famiglie attorno alla nascita del nostro Salvatore, con i padri Raphael Ndirangu, Ariel Tosoni e il diacono Frederick Maina.
Dopo la messa, gli Amici della Consolata e gli amici che frequentano il CAM hanno avuto l'occasione di scattare foto in famiglia vicino al “Murale di Natale”, immortalando questi istanti di gioia e di ricordi natalizi. Quest'anno, abbiamo anche voluto invitare i vicini non cristiani per condividere questo momento conviviale e far loro scoprire la gioia del Natale. Il pasto è stato benedetto, aggiungendo una dimensione sacra a questo momento di condivisione per la grande famiglia Consolata di San Pedro. Gli ambienti del CAM erano stati accuratamente preparati e decorati dai giovani e dalle “mamme Consolata” per accogliere le varie attività che sarebbero seguite.
Le animazioni sono state varie e dinamiche, includendo una selezione di canti cristiani per dare inizio alle festività. I giochi, come il concorso di danza, hanno permesso ai bambini, giovani e adulti di divertirsi insieme. Il karaoke, con un brano proposto per il primo momento della celebrazione è stato molto apprezzato, seguito da un'animazione festosa che ha riempito la sala.
I partecipanti hanno potuto mostrare i loro talenti e partecipare a concorsi per mamme, giovani e bambini, aggiungendo un tocco di felicità alla serata. L'evento è culminato con l'attesissimo arrivo di Babbo Natale, che ha fatto un giro d'onore, portando gioia e meraviglia ai più piccoli. La distribuzione dei regali è stata un momento forte, riempiendo i cuori di felicità, anche per le famiglie che hanno ricevuto cesti natalizi affinché la festa potesse continuare a casa durante l’Ottava.
Natale in famiglia si è concluso intorno alle due del mattino con la benedizione finale. Ogni famiglia è tornata a casa con il cuore colmo di gioia, rafforzando così lo spirito di famiglia che ha caratterizzato questa celebrazione. Questa seconda edizione ha saputo coniugare spiritualità, gioia e impegno comunitario, creando ricordi indimenticabili per tutte le famiglie.
* Padre Ariel Tosoni, IMC, è missionario argentino nella Costa d’Avorio.
Il Natale dei bambini della parrocchia Notre Dame de la Consolata di Sago, nella diocesi di San Pedro in Costa d'Avorio, è stato celebrato con entusiasmo e gioia, come ogni anno.
Il 21 dicembre è stato il turno dei settori Nord ed Est della parrocchia, mentre il settore Sud ha celebrato il 23 dicembre. Questo evento ha riunito un impressionante totale di 1190 bambini, accompagnati da 33 animatori, che hanno contribuito a rendere questa festa un momento indimenticabile. Una tale partecipazione testimonia l'importanza di questa celebrazione nella vita comunitaria e spirituale delle famiglie della parrocchia Notre Dame de la Consolata.
Il Natale dei bambini nella parrocchia della Consolata a Sago. Foto: Gregory Mduda
La giornata è iniziata con una messa solenne, animata dai padri Greyson e Gregory, insieme al nuovo diacono Aria. Questo momento spirituale ha permesso ai bambini di riunirsi in un contesto festivo e religioso, rafforzando così la loro fede e il loro senso di comunità. Dopo la messa, è stato condiviso un pasto conviviale, favorendo gli scambi e le risate tra i bambini e i responsabili. Questa atmosfera calorosa ha preparato il terreno per le attività ludiche che sono seguite.
I bambini hanno quindi potuto partecipare a una varietà di attività ricreative. Tra queste c'erano degli sketch in cui hanno mostrato i loro talenti, così come concorsi di danza che hanno animato l'atmosfera con ritmi gioiosi. La kermesse è stata anche il momento principale, offrendo giochi divertenti e premi, permettendo ai bambini di divertirsi mentre sviluppavano il loro spirito di squadra. Queste attività non solo hanno intrattenuto i bambini, ma hanno anche favorito la loro creatività e la loro espressione personale.
Un aspetto significativo di questa celebrazione è stato l'impegno dei bambini in azioni comunitarie. Hanno partecipato a una pulizia intorno alla chiesa, raccogliendo i rifiuti, dimostrando così la loro preoccupazione per l'ambiente e il desiderio di migliorare il loro contesto di vita.
La giornata si è conclusa con una preghiera collettiva e una benedizione del Padre Gregory, cappellano dei bambini, rafforzando il sentimento di unità e appartenenza alla comunità Consolata.
* Padre Ariel Tosoni, IMC, è missionario argentino nella Costa d’Avorio.