In continuità alla preparazione per la canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano, pubblichiamo la terza riflessioni dal titolo “Il Fondatore e la Missione”. L’invito è quello di “ascoltare un Padre che ama i suoi figli e figlie, seduti attorno a Lui, sentendolo vicino e presente nelle nostre vite e nei cammini della missione” in vista del grande evento il prossimo 20 ottobre 2024 a Roma e Torino.

La prima riflessioni pubblicata il 16 giugno ci invitava a meditare sul Fondatore e la “sua Consolata”. La meditazione per il 16 luglio 2024, a sua volta, evidenziava l'amore del Beato Allamano per l'Eucaristia. Questa terza riflessione presenta “Il Fondatore e la Missione”

“La missione fu per Padre Fondatore un sogno e una vocazione, che Egli realizzò secondo i piani di Dio, sempre attento a comprendere la sua Volontà. Giuseppe Allamano nasce, infatti, in un’epoca di forte fervore missionario. Ha l’occasione, da giovane, di incontrare Fra Guglielmo Massaia, Cappuccino diventato famoso per la sua incredibile attività di evangelizzazione nel Kaffa (Etiopia): l’Etiopia e la missione resteranno per sempre nel cuore del Fondatore”, ricorda la meditazione dalle due Direzioni Generali IMC – MC per il 16 agosto 2024 che pubblichiamo di seguito.

Percorso spirituale 16 agosto 2024: “Il Fondatore e la Missione”

A dieci anni dalla visita di Francesco per VI Giornata della Gioventù Asiatica, da Daejeon la testimonianza di padre Diego Cazzolato, missionario della Consolata.

Illustra l'opera di prossimità ai nuovi poveri, i migranti, che arrivano da soprattutto da Filippine e Nigeria, l'impegno a favore del dialogo interreligioso e la speranza che con la GMG del 2027 a Seoul le nuove generazioni trovino stabilità, accompagnamento, guide sapienti e attente

Ritrovare lo slancio che Papa Francesco aveva impresso nella popolazione della Corea del Sud in occasione del viaggio che, dieci anni fa, dal 13 al 18 agosto del 2014 lo aveva portato in quella regione del mondo per la VI Giornata della Gioventù Asiatica. Questo il messaggio che oggi padre Diego Cazzolato, missionario della Consolata da oltre trent’anni nel Paese asiatico, condivide con Radio Vaticana – Vatican News. Dalla sfida del dialogo interreligioso a quella del sostegno ai nuovi poveri - i tanti migranti che giungono dalle Filippine ma anche dalla Nigeria -, l’opera di questi religiosi tiene viva la speranza per una riconciliazione interna e per una fratellanza universale.

Guarda il video sul viaggio del Papa in Corea

La consolazione di Francesco e le molte conversioni

Daejeon, dieci anni dopo la visita del Pontefice per la VI Giornata della Gioventù Asiatica. Padre Cazzolato vive qui dal 1988 e se li ricorda molto bene i momenti in cui ebbe modo di incontrare il Papa in quel viaggio apostolico: nella Messa allo stadio, poi in un grande centro per disabili e nella celebrazione conclusiva. “È stato molto bello perché qualche mese prima era successa una grande tragedia che aveva scosso profondamente il cuore dei coreani. C’era una nave traghetto che trasportava studenti delle superiori che andavano in gita in un’isola semi tropicale al sud della Corea. Per cause ancora non pienamente identificate quella nave affondò e morirono 360 ragazzi e ragazze di 17-18 anni. Il Papa con il suo arrivo effettivamente è riuscito a ridare pace e speranza a tutto il popolo. È stata una visita provvidenziale”.

Ancora si compiace, il religioso, per il bel modo in cui la televisione nazionale trasmise integralmente quei momenti, per i gesti e le parole di Francesco che volle incontrare anche alcuni genitori di figli annegati. “È riuscito a dare una certa consolazione al Paese e tutti glielo riconoscono tuttora”, sottolinea. E rileva che quella fu una occasione propizia da cui nacquero molte conversioni: “C’è stato un aumento considerevole dei catecumeni, infatti in diversi sono rimasti molto toccati e hanno deciso di diventare cattolici”.

La speranza di una riconciliazione

Nel ricordo lieto che padre Diego ha di quelle giornate alberga tuttavia l’amarezza, espressa senza infingimenti, per una sorta di occasione per così dire 'sfumata' nel tempo: “Allora c’erano molte speranze anche riguardo alla riconciliazione tra le due Coree. Il presidente cattolico che subentrò alla presidente in carica in quel momento fece di tutto per aprire vie di dialogo e offrire opportunità di unione. Da un paio di anni a questa parte, purtroppo, quel lavoro di ricucitura è andato completamente distrutto soprattutto da parte dell’atteggiamento di chi governa la Corea del Nord ma anche dal governo attuale che riafferma la contrapposizione con la Corea del Nord più che la ricerca di una pacificazione. In questo momento direi che le relazioni sono al loro punto più basso nella storia degli ultimi 50 anni”.

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La fede cristiana e il servizio accogliente per i migranti

Missionari tra i migranti, i “nuovi poveri”

Il missionario italiano trapiantato in Corea dà conto di come nel tempo è cambiata la prossimità umana e spirituale ai coreani: “All’inizio il nostro desiderio era stare accanto ai poveri, evangelizzare i poveri. Eravamo riusciti ad avere una presenza molto semplice in uno dei quartieri periferici della grande città di Seoul dove allora i poveri si radunavano a vivere in case malfatte, senza tanti servizi però con un minimo di dignità umana ed economica. Poi, i piani governativi di ammodernamento di quelle zone - prima con le Olimpiadi dell’88, poi con i Mondiali di calcio del 2002 – le hanno di fatto smantellate e i poveri sono andati via”. Si rimodula pertanto la missione che si orienta verso “i nuovi poveri”. Sono i migranti che, riferisce padre Cazzolato, arrivano da tante parti del mondo in cerca di un po’ di sicurezza economica. “Ce ne sono tanti! La maggior parte dalle Filippine, poi un grosso gruppo arriva dalla Nigeria. Dall’America Latina, in particolare dal Perù, arrivavano di più in passato, ora sono stati quasi tutti rimpatriati. Poi c’è il sud est asiatico: Vietnam, Timor-Leste, Cambogia, Thailandia, alcuni dalla Mongolia”.

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La comunità cristiana accoglie i piccoli

Quella frontiera asiatica dove il Papa torna per dare impulso al dialogo

Sì, la Mongolia, quella terra sconfinata dove il Papa si è recato esattamente un anno fa, confermando la volontà di abbracciare chiese minuscole ma calorose. Lo sguardo costante alla frontiera asiatica, dove Papa Bergoglio è in procinto di tornare a settembre, “è importante perché si fa presente nelle periferie, perché è segno di entusiasmo. Sono molto incuriosito dalla tappa in Indonesia – confida Cazzolato -, il Paese con più alto numero di musulmani, dove le relazioni tra cristianesimo e islam non sono facilissime. Credo che il Papa darà ancora impulso al dialogo”.

Di dialogo si intende padre Diego: a questo ambito si dedica la sua comunità a Daejeon. “Entriamo in contatto con leaders e fedeli di altre religioni, soprattutto con buddisti e confuciani o di altre religioni autoctone della Corea. Cerchiamo di creare relazioni di pace tra tutti e di ricerca insieme della verità”. Ammette che dopo una stagione più entusiasta si sta vivendo ora una stagione più di “bassa marea” ma, dice, “andiamo avanti”.

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L'impegno in parrocchia

Verso la GMG 2027, serve una proposta per lo scoraggiamento dei giovani

Che ne è di quei giovani che dieci anni fa incontravano in Corea la guida della Chiesa cattolica universale? Il missionario non nega che oggi i giovani, in generale, “cercano la verità fuori dalle chiese, dalle parrocchie, dai templi buddisti”. Esprime lo stato di forte preoccupazione che hanno per il proprio futuro, per un lavoro che non è più così sicuro. A dispetto degli elevati livelli di progresso tecnologico che il Paese ha raggiunto sul piano internazionale, le nuove generazioni “fanno fatica a trovare un impiego, si sentono abbastanza abbandonati dagli adulti e hanno un estremo bisogno di guide capaci che li sostengano. E devo dire che non sempre, come cristiani, riusciamo a provvedere a questa necessità”. La speranza è riposta nei preparativi della GMG del 2027 che in Corea avrà luogo e per la quale, dice padre Diego, si sta pensando a molte iniziative. “Il mood tra i ragazzi è di grande scoraggiamento. Speriamo si riallaccino i rapporti con la gioventù che negli ultimi anni si sono persi. Serve una proposta buona, seria”.

* Antonella Palermo - Città del Vaticano. Originalmente pubblicato in:www.vaticannews.va/it

I missionari della Consolata celebrano con gioia e gratitudine a Dio, dieci anni di presenza in Angola (2014-2024).

In risposta all'XI Capitolo Generale del 2005 tenutosi a San Paolo (Brasile), si sono aperte nuove strade nel Continente Africano, con l’apertura di una nuova presenza dei missionari della Consolata in Angola. Era il 1° agosto 2014 quando i primi tre missionari, padre Fredy Gomez (Colombiano), padre Dani Romero (Venezuelano) e padre Sylvester Ogutu (Keniano), sono arrivati nella diocesi di Viana. Lì hanno iniziato la loro missione nella neonata parrocchia di Santo Agostinho, situata alla periferia di Luanda, nel quartiere di Capalanga.

Dopo due anni, nel 2016, è stata avviata una seconda missione nella diocesi di Caxito, nella zona agricola di Funda, dove è iniziata la nuova parrocchia della Consolata. Desiderosi di riaffermare il carisma ad gentes dei missionari della Consolata di  una missione oltre i confini, nel 2018 fu iniziata una nuova avventura missionaria nella diocesi di Luena nell'Angola orientale, esattamente nel remoto territorio di Luacano, con la creazione della parrocchia di Santa Maria Madre di Dio.

Tre presenze in dieci anni di Consolazione

Siamo grati a Dio per le meraviglie di questi primi anni di missione, per le gioie e i dolori, per i sogni e per la grande apertura e accoglienza del popolo Angolano. La missione della Consolata in Angola ha come obiettivo principale l'evangelizzazione e la promozione umana, aiutando a consolidare la Chiesa locale, creando nuove comunità cristiane e accompagnando famiglie e giovani.

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"Dieci anni di missione, dieci anni di consolazione, dieci anni di evangelizzazione"

Il Beato Giuseppe Allamano, fondatore dei missionari e delle missionarie della Consolata, ha sempre incoraggiato i suoi figli e le sue figlie a elevare l'ambiente circostante nella loro evangelizzazione. Questa è stata una delle grandi sfide e dei compiti portati avanti in questi anni in Angola. Le attività sociali e umanitarie più importanti della missione in Angola comprendono il prendersi cura dei bambini malnutriti, la formazione e l'emancipazione delle donne in vista di una loro autonomia, l'alfabetizzazione e l'accompagnamento dei giovani.

Nel 2014 abbiamo iniziato la nostra missione in Angola durante l'anno dedicato al Beato Giuseppe Allamano. Ora, nel 2024, mentre celebriamo dieci anni di presenza, abbiamo la grata notizia della canonizzazione del nostro Fondatore da parte di Papa Francesco a Roma il 20 ottobre prossimo. Questo è un grande segno che il nostro Fondatore e la nostra Madre Consolata continuano a benedire, curare e proteggere i loro missionari.

Questa gioia non è solo nostra, dei missionari della Consolata in Angola, ma di tutta la Famiglia della Consolata, che rimane fedele al carisma ricevuto dallo Spirito Santo attraverso la Consolata e il Beato Allamano.

Dieci anni di missione, dieci anni di consolazione, dieci anni di evangelizzazione. Continuiamo il nostro cammino con la stessa fede, dedizione e amore che ci hanno portato fin qui, cercando sempre più di annunciare il messaggio di speranza e consolazione in ogni angolo dell'Angola.

Santa Messa di ringraziamento

I cattolici della diocesi di Viana a Capalanga e della diocesi di Caxito a Funda si sono riuniti domenica 4 agosto 2024 per celebrare, con gioia e gratitudine a Dio, il decennio di presenza dei Missionari della Consolata in Angola.

La celebrazione di ringraziamento tenutasi nella parrocchia di Santo Agostinho, nella diocesi di Viana, è stata presieduta dal Superiore, padre Sisto Elias, giunto dal Mozambico appositamente per rappresentare la Regione del Mozambico e dell'Angola. Egli ha dato testimonianza della dedizione e del duro lavoro di evangelizzazione e promozione umana svolto dai missionari in questi dieci anni.

Nella sua omelia, padre Sisto ha espresso la sua profonda gratitudine al popolo Angolano per aver accolto i missionari e aver camminato con loro in questa missione fatta di evangelizzazione e promozione umana. Ha evidenziato le sfide affrontate e i risultati raggiunti, sottolineando l'importanza della collaborazione e dello spirito comunitario.

Alla celebrazione erano presenti i padri Fredy Gomez, Dani Romero, John Kyara e Douglas Getanda, punti di riferimento della missione in Angola, e dalla lontana missione di Luacano, i padri Fernando Chissano e Bernard Maina. Tutto questo simbolizza la continuità e l'impegno dell'Istituto Missioni Consolata nel portare avanti la sua missione evangelizzatrice in questa terra d’Angola.

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L’augurio è che la missione dei Missionari della Consolata continui a prosperare, portando speranza

Momenti di condivisione e fraternizzazione

A seguito della Messa, ci fu un momento di agape fraterna, segno della comunione e dello spirito di fraternità che caratterizzano le comunità cattoliche locali. Nel pomeriggio poi, si sono svolti attività ricreative, tra cui esibizioni di canti, e manifestazioni culturali e religiose. Queste attività non sono state solo una rappresentazione delle varie realtà culturali delle nostre comunità, ma hanno anche rafforzato i legami di amicizia e solidarietà tra tutti i partecipanti.

Ringraziamenti e speranza per il futuro

Alla celebrazione ha partecipato anche un gruppo di giovani volontari Italiani del "Servizio Empegnase", la cui partecipazione ha sottolineato il carattere internazionale e interculturale della missione dei Missionari della Consolata. La celebrazione del decimo anniversario è stata un'occasione per ringraziare Dio per le benedizioni ricevute e per rinnovare l'impegno nella missione.

La comunità ha espresso un fervido desiderio che la missione continui a dare frutti a Capalanga, Funda e Luacano, chiedendo a Dio un aumento delle vocazioni missionarie. Questo evento non è stato solo la celebrazione del passato, ma anche uno sguardo al futuro con speranza e determinazione, con il grande desiderio di rafforzare la presenza e l'opera dei missionari della Consolata in Angola.

L’augurio è che la missione dei Missionari della Consolata continui a prosperare, portando speranza, fede e amore alle varie comunità. La celebrazione di questi dieci anni è una pietra miliare significativa, ma anche un promemoria del fatto che c'è ancora molto da fare e molte persone a cui annunciare il Vangelo.

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* Padre Dani Romero, IMC, missionario venezuelano in Angola.

Dopo 6 ore di attesa a causa del maltempo, il piccolo aereo a quattro posti è partito da Boa Vista verso la Missione di Catrimani (in linea retta circa 150 chilometri), un'area all'interno dello Stato di Roraima, nella terra degli indigeni Yanomami che fa parte della grande Amazzonia brasiliana.

In questa regione i missionari della Consolata Italiani, Giovanni Calleri e Bindo Meldolesi fondarono, nel 1965, una missione molto speciale sulle rive del fiume Catrimani. Ed è lì che i missionari della Consolata sono presenti tra gli indigeni Yanomami da quasi 60 anni, accompagnando alcune comunità di questa etnia, vivendo in semplicità e vicinanza l'inevitabile incontro tra una cultura basata sulle tradizioni secolari che vive in armonia con un ambiente impegnativo come la foresta amazzonica e una cultura occidentalizzata basata sul consumo e sullo sfruttamento di tutto ciò che  può generare profitto e guadagno economico.

20240805CatrimaniPochi giorni di visita non sono ovviamente sufficienti per comprendere tutte le dinamiche che i missionari hanno sviluppato in tutti questi anni nel territorio, ma ci danno alcuni elementi che illuminano la scelta di questa équipe missionaria di essere presente tra gli Yanomami in semplicità, quasi in silenzio, e senza grandi pretese a livello di successi pastorali (intesi come numero di battesimi nell’anno o nella costruzione di cappelle e centri di culto, etc.).

Oltre a essere presenti sul territorio in un atteggiamento di dialogo e fornendo alcuni servizi come l'assistenza sanitaria o risolvendo alcune delle necessità quotidiane di base, il loro l'obiettivo è quello di aiutare a rafforzare e preservare le loro tradizioni con incontri di formazione su temi specifici che riguardano la comunità, soprattutto con giovani e donne, affinché possano affrontare le sfide che provengono dall'invasione dei "garimpeiros" illegali che causano la distruzione dell’ambiente, l'inquinamento dei fiumi e minacciano la vita stessa delle comunità Yanomami. Tutto ciò, assieme alle difficoltà di fornire assistenza sanitaria, sta creando una disastrosa crisi umanitaria.

Senza dubbio, chi beneficia maggiormente in questo incontro e dialogo di vita è certamente l'équipe missionaria stessa, e i nostri due Istituti, perché arricchisce il nostro carisma ad gentes in un dialogo di spiritualità con un popolo che, pur non avendo la parola "religione", né strutture religiose e liturgiche in senso stretto come le nostre, ha una cosmologia che definisce l'essere umano come colui che porta in sé un tesoro immortale. Gli Yanomami credono che il Trascendente, l'Artigiano (Omama) che ha creato il mondo e tutto ciò che vi coesiste, sia anche il mentore di una vita dignitosa e infinita.

Un grande grazie all'Equipe Missionaria Catrimani (P. Bob Mulega, P. Filbert Nkanga e Fr. Ayres Osmarin; Sr. Mary Agnes, Sr. Suzana Kihoo e Sr. Argentina Paulo) per l'accoglienza e la fraternità che abbiamo sperimentato in questi giorni; anche perché ci incoraggiano a continuare a credere profondamente che il nostro carisma missionario e la spiritualità della consolazione, ereditati dal nostro Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano, che verrà proclamato santo il 20 ottobre, sono ancora validi e attuali per il mondo di oggi. Qui si impara ad accogliere il bene e a riconoscerlo in tutti e in tutto; ma allo stesso tempo a individuare il male attraverso il grido del popolo e della terra, nostra "Casa Comune", perché, come dice Papa Francesco, “tutto è interconnesso”, il mondo visibile e quello invisibile o spirituale.

* Padre Juan Pablo De Los Ríos, IMC, Consigliere generale per l'America.

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Visita a Sorino Yanomami che ha ricevuto la grazia della guarigione per intercessione del Beato Allamano 

Un cuore pronto a partire

Prima di imbarcarci in questa avventura missionaria, la preparazione va oltre l’aspetto materiale. È un processo di alleggerimento dello spirito, di liberarci da ciò che è superfluo e di aprirci a ciò che è essenziale. Questo viaggio non solo trasforma l’ambiente circostante, ma trasforma noi stessi.

Fare le Valigie dell’Essenziale

Nel cammino della missione, fare le valigie è più che riempire una valigia. È selezionare ciò di cui abbiamo veramente bisogno: non solo vestiti e medicine, ma anche una spiritualità rafforzata e un cuore aperto. Mettendoci alla presenza di Dio, chiediamo la sua guida costante e la sua compagnia in ogni passo. Riflettiamo su ciò che ci aspetta, lasciandoci alle spalle le aspettative e aprendoci all’ignoto. Questo viaggio è un’opportunità unica per imparare, crescere e scoprire il vero significato della vita nella missione.

Inizio dell’Avventura

Dopo mesi di preparazione, è arrivato il momento di partire. Lasciamo ciò che conosciamo e ci addentriamo nell’ignoto, con un misto di emozione e aspettativa. Ogni passo ci avvicina a incontri che segneranno la nostra vita. In questo cammino, cerchiamo la presenza di Dio in ogni dettaglio, confidando che ci guiderà e ci darà forza. Ci apriamo a nuove culture, a nuovi modi di vedere il mondo, sapendo che in ogni interazione stiamo già vivendo la missione.

Scoperta e Trasformazione

La missione ci sfida a mettere in discussione tutto: la nostra vita, le nostre relazioni, le nostre finalità. Ogni incontro è un seme che germina dentro di noi, trasformandoci a poco a poco. Questo è il potere della missione: ci aiuta a crescere, a valorizzare l’essenziale e a liberarci da ciò che ci limita. Ci chiediamo quali tracce vogliamo lasciare nel mondo e come possiamo servire gli altri in modo più significativo.

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Viaggiare Leggeri, Vivere Pienamente

La missione ci insegna a viaggiare leggeri, sia fisicamente che emotivamente. Liberando le nostre valigie da oggetti inutili, diamo spazio a esperienze indimenticabili e relazioni autentiche. Questo viaggio ci invita a semplificare la nostra vita, a trovare la felicità nelle piccole cose e a condividere generosamente ciò che abbiamo.

Affidarsi al Cammino

Iniziando questo viaggio, ci apriamo a essere trasformati dalla missione e a lasciarci toccare dal maestro Gesù. Che ogni momento vissuto ci ispiri a vivere con un cuore leggero e una mente aperta. Che possiamo imparare a valorizzare la semplicità, a trovare ricchezza nella diversità e a servire disinteressatamente. Che questa esperienza ci segni per sempre e ci spinga a continuare a crescere come persone e come esseri spirituali.

* Francisco Martínez, laico missionario della Consolata colombiano in Kenya.

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