L'obiettivo della scuola è quello di contribuire alla formazione dei giovani offrendogli un'istruzione di qualità

I missionari della Consolata sono arrivati in Madagascar il 13 marzo 2019 per lavorare nella diocesi di Ambanja, nel nord-ovest dell'Isola Grande. Dopo un congruo periodo di studio della lingua malgascia, il 20 ottobre 2019 hanno iniziato il loro servizio pastorale nella nuova missione di Beandrarezona, creata con l'arrivo dei primi tre missionari, i padri Jean Tuluba (RD Congo), Jared Makori (Kenya) e Kizito Mukalazi (Uganda).

La nostra missione è l'ultima parrocchia creata nella diocesi e si trova a quasi 1000 chilometri da Antananarivo, la capitale del Paese. Si estende su tre comuni rurali e conta più di 80 villaggi, di cui solo 12 hanno comunità cristiane. I villaggi sono molto distanti tra loro e l’unico mezzo di trasporto possibile per visitarli è la moto, ma nella maggior parte ci si arriva quasi sempre solo a piedi. Per raggiungere alcune comunità dobbiamo camminare fino a 14 ore. Ci vuole forza e determinazione per affrontare le difficoltà delle strade. Dei 2.587.014 abitanti (censimento 2022) della diocesi, solo il 7% della popolazione è cattolica e nella nostra missione i cattolici sono circa il 3% del totale di 21.170 abitanti (censimento 2018). Come si vede, è davvero una missione ad gentes che ha bisogno della nostra presenza e attenzione.

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Le attività principali della missione sono le visite alle comunità, la catechesi sacramentale, la formazione dei catechisti, l'animazione missionaria e vocazionale, la formazione dei giovani e dei bambini... La maggioranza della popolazione della nostra missione è costituita da giovani e bambini. Infatti, si stima che il 75% della popolazione del Madagascar sia costituito da giovani e bambini.

Un progetto educativo

Dopo il nostro contatto con la realtà locale, abbiamo notato che a Beandrarezona, che è il centro della missione, e negli altri villaggi, ci sono scuole private e pubbliche: scuole materne, elementari e primo ciclo delle medie, ma mancano le scuole del secondo ciclo delle medie e delle superiori.

Dopo uno scambio di idee con i leaders locali e i genitori, abbiamo sentito la necessità di costruire una scuola secondaria perché i giovani di Beandrarezona e degli altri villaggi vicini sono costretti a lasciare le loro famiglie dopo la scuola primaria per continuare gli studi in città. Questo ha un notevole impatto economico sulle famiglie, che hanno bisogno di più denaro per pagare gli spostamenti, il cibo e l'affitto per i figli mentre il loro income è decisamente inferiore alle spese da sostenere. Di conseguenza, molti giovani abbandonano la scuola per andare lavorare nei campi.

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Padre Jean Tuluba durante la inaugurazione della nuova scuola nella missione di Beandrarezona

Così, con l'aiuto del nostro recentemente scomparso confratello, padre Noè Cereda (che il Signore gli conceda l'eterno riposo) e dei suoi amici in Italia, abbiamo iniziato a costruire la scuola nel 2021 dopo l'epidemia di Covid-19. Con molti sacrifici e determinazione la scuola ha preso forma fino al suo completamento quest'anno 2024. Ci sono state molte difficoltà nella realizzazione dell'opera, come il costoso trasporto dei materiali, acquistati ad Antananarivo, la regolarità degli operai, ecc.

Inaugurazione e benedizione

Finalmente, il 2 settembre 2024, la scuola è stata ufficialmente inaugurata e aperta  con la celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Francis Donatien Randriamalala, vescovo diocesano di Ambanja e con la benedizione dello stabile. Alla celebrazione hanno partecipato altri sacerdoti, religiose, autorità amministrative e politiche locali, rappresentanti delle confessioni religiose locali, cristiani della nostra missione, amici e conoscenti. Il giorno successivo sono iniziate  subito le classi con 30 studenti.

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Mons. Francis Donatien Randriamalala, vescovo diocesano di Ambanja

Nei loro discorsi, le autorità e i cristiani hanno ringraziato la diocesi per aver invitato i Missionari della Consolata a lavorare nella diocesi, hanno ringraziato per l’opera di padre Noé Cereda  e dei sacerdoti venuti in questa missione e per aver costruito una scuola di qualità. La popolazione era pronta a collaborare con noi affinché i loro giovani potessero studiare in buone condizioni e diventare in futuro persone con grandi ruoli nella società.

Abbiamo scelto di gestire la scuola in modo graduale, aprendo una classe all'anno fino al completamento del ciclo triennale. Questo perché il livello di formazione degli studenti è molto basso. Aprire una classe all'anno ci aiuterà ad accompagnare la formazione degli studenti e anche la formazione permanente degli insegnanti.

La scuola come mezzo di evangelizzazione

L'obiettivo della scuola è quello di contribuire alla formazione dei giovani della nostra missione, offrendogli un'istruzione di qualità che dia loro pari opportunità rispetto agli altri giovani delle città. La scuola è un grande strumento di evangelizzazione in molti modi. Sebbene molti giovani non sono molto interessati alla religione, attraverso la scuola possono scoprire il messaggio del Vangelo e anche le loro famiglie possono essere raggiunte.

Tra i primi 30 alunni, luna buona percentuale proviene da altre confessioni religiose. La scuola diventa anche un modo per dialogare con le altre religioni attraverso l'educazione che diamo ai loro figli, dato che fin dall'inizio queste altre confessioni hanno riposto la loro fiducia in noi mandando i loro figli a studiare nella nostra scuola. In questo modo, la scuola non è solo un centro di istruzione, ma anche un luogo di incontro tra le confessioni religiose.

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La nostra gratitudine a padre Cereda e ai suoi amici e ai missionari della Consolata per questo grande e prezioso dono ai giovani. Speriamo che questa scuola sia davvero uno strumento di consolazione per la gente di Beandrarezona, affinché possano diventare persone utili alla società malgascia, alla Chiesa e al mondo intero.

Una grande sfida è lo stipendio degli insegnanti. In tutte le scuole pubbliche qui, gli insegnanti sono pagati con le rette degli alunni. Al momento, nella nostra scuola, il denaro versato mensilmente dai genitori dei nostri 30 studenti non è sufficiente per pagare uno stipendio minimo agli insegnanti. Dobbiamo quindi cercare altri mezzi per completare gli stipendi.

Ma di fronte a questa sfida non ci scoraggiamo. Come ci ha insegnato il nostro Padre Fondatore Giuseppe Allamano, confidiamo nella Divina Provvidenza e nell'aiuto dei nostri amici per continuare questa buona opera di consolazione. L'abbiamo iniziata e non può più fermarsi. Lo Spirito Santo, protagonista della missione, e la Vergine Consolata illuminino i nostri passi per camminare sempre con la gente.

* Padre Jean Tuluba, IMC, Missione di Beandrarezona, Madagascar.

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Il 21 settembre è stata celebrata la festa per i dieci anni di presenza dei Missionari della Consolata a Taiwan. Le celebrazioni si sono svolte con una messa nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, a Hsinchu, gestita dai missionari dal 2017.

L’inizio

Era il 12 settembre del 2014, quando tre missionari atterravano all’aeroporto Taoyouan di Taipei. Iniziava così l’avventura dell’istituto fondato da Giuseppe Allamano a Taiwan. I tre erano i padri Eugenio Boatella (Spagna), Mathews Odhiambo Owuor (Kenya) e Piero de Maria (Italia).

Oggi i missionari sono sette. Alcuni sono partiti e altri sono arrivati. Padre Jasper Kirimi, keniano, arrivato nel 2017, è l’attuale coordinatore dei missionari della Consolata a Taiwan. Con lui a Hsinchu, lavora padre Caius Moindi, anch’esso keniano.

I padri Bernado Kim (Corea) e Antony Chomba (Kenya) hanno preso in carico la parrocchia san Joseph di Xinpu, una città vicina a Hsinchu, mentre il padre Emanuel Temu (Tanzania) segue da alcuni mesi la parrocchia di Xinfong, la terza gestita dai missionari della Consolata a Taiwan. I padri Thiago Giacinto da Silva (Brasile) e Pablo Souza Martin (Argentina) stanno attualmente studiando la lingua cinese.

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La voce del vescovo

La celebrazione dei dieci anni ha visto la partecipazione del vescovo di Hsinchu, monsignor John Baptist Lee e del pro-chargé d’affaires della Nuziatura apostolica di Cina, Taipei, monsignor Stefano Mazzotti.

Nella lunga omelia, il vescovo Lee ha esordito dicendo: «Oggi è un giorno di gioia nel quale celebriamo dieci anni di contributi e sacrifici dei Missionari della Consolata nella diocesi di Hsinchu. Non si tratta di un periodo lungo nella storia della chiesa di Taiwan, ma una volta arrivati in questa terra ci si scontra con grandi sfide e difficoltà e la Consolata, affrontandole, ci ha manifestato la grazia di Dio. Carente di vocazioni, la diocesi di Hsinchu è molto grata alla generosità della Consolata nell’aiuto al lavoro pastorale».

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Monsignor John Baptist Lee, vescovo di Hsinchu

Il vescovo ha poi sottolineato come sia cambiata l’origine dei missionari: «Il Dicastero per l’evangelizzazione in Vaticano ha visto un grande numero di missionari africani lavorare in Europa, invertendo la regola per cui i missionari arrivati dal vecchio continente andavano a predicare in Africa. Adesso la buona notizia è che li vediamo arrivare in direzione di Taiwan, nella diocesi di Hsinchu».

Monsignor Lee ha chiesto ai cristiani locali di «lavorare con i missionari, supportarli e aiutarli nei bisogni della missione». Perché, ha detto rivolgendosi a loro: «dopotutto, ognuno di voi è un missionario ed è vostro dovere partecipare all’evangelizzazione, vivendo a pieno la sinodalità».

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La Consolata a Taiwan

Padre Jasper Kirimi, arrivato nel 2017, è il coordinatore dei missionari nel paese, dopo la celebrazione e la festa di condivisione ci dice: «è stato emozionante. In primo luogo, perché ho visto questi video con le testimonianze dei missionari che hanno lavorato qui (video di saluto e augurio sono stati mostrati dopo la messa, nda). Ho lavorato con tutti ed è passato un bel po’ di tempo. Quando io sono arrivato, non pensavo di stare tanto così, perché era davvero dura. Imparare questa lingua e la cultura così diversa. Invece sono ancora qui. In secondo luogo, la partecipazione oggi è stata davvero importante. Io penso che la gente sia venuta anche per la Consolata. Questo vuol dire che c’è un nuovo riferimento che aggrega i cristiani di Taiwan ed è proprio la Consolata. Giuseppe Allamano, che sta per diventare santo, penso che non abbia mai immaginato di arrivare fino a questa terra».

Padre Jasper conclude: «Taiwan è molto diversa da Africa e America Latina. Noi siamo qui per imparare un nuovo modo di fare missione».

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Dall’Asia

Una delegazione dei missionari della Consolata dalla Mongolia, con padre Dieudonné Mukadi Mukadi (congolese), e dalla Corea, con i padri Pedro Han Kyeong Ho (coreano) e Clement Kinyua Gachoka, superiore della Regione Asia, è venuta a Taiwan per l’occasione.

Secondo padre Clement: «Siamo la presenza più giovane nella diocesi. Dal 2014 a Taiwan sono passati undici missionari della Consolata, che voglio ringraziare tutti per l’apporto che hanno dato.  È una presenza giovane, che ha affrontato tante sfide: la lingua, la cultura, la fatica ad adattarsi. Dall’altra parte c’è stata la perseveranza che hanno avuto e la collaborazione con la chiesa di Hsinchu, a tutti i livelli. La celebrazione dei primi dieci anni ci dà la speranza, che nonostante le sfide, le difficoltà e le paure, il cammino andrà avanti e la presenza sarà significativa».

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Pensando al Beato Giuseppe Allamano, Clement ci dice: «Siamo a un mese dalla canonizzazione e poco più di un anno dai cento anni della sua scomparsa. Penso che sia contento e ci guardi con orgoglio e stima, perché vede che stiamo camminando nella via dei sogni che lui aveva per la missione. Questo ci incoraggia a dare delle risposte alle sfide attuali della chiesa di Hsinchu».

Dopo la celebrazione la festa è continuata ed erano presenti anche i parrocchiani di Xinpu e Xinfong, oltre che diversi amici e membri di congregazioni venute anche dalla capitale Taipei.

* Marco Bello, direttore della rivista Missioni Consolata, da Hsinchu (Taiwan) con l’aiuto di Lucia Ku (per traduzioni).

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Video di saluto inviato dal Consigliere Generale, padre Mathews Odhiambo Owuor, uno dei tre primi missionari ad arrivare in Taiwan nel 2014

Il gruppo di formatori riunito a Roma per il corso di formazione permanente, questo sabato 7 settembre, ha visitato la comunità formativa di Porta Pia - Nomentana.

Dall'inizio del corso, il 2 settembre, è stata la prima volta che il gruppo è uscito della Casa Generalizia, sede del corso. La visita era contemplata nel programma come un momento di famiglia tra formatori e formandi che fanno parte delle nostre comunità a Roma.

La comunità di Porta Pia è stata aperta ufficialmente nel 2015 e successivamente, nel 2022, è stata costituita come casa di specializzazione dove gli studenti professi, dopo la teologia di base, vivano la loro fase finale di formazione e fanno la specializzazione in vari campi teologici presso le università pontificie di Roma. Attualmente la comunità è composta da 9 studenti, 3 diaconi che stanno completando i loro programmi di specializzazione e 3 sacerdoti. Due dei membri pionieri di questa comunità sono già stati ordinati sacerdoti: padre Yowasi Tumusiime il 10/08/2024 in Uganda e padre Henrinques Mario Juma il 01/09/2024 in Mozambico. Padre Yowasi è stato destinato in Taiwan, mentre padre Juma in Argentina.

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Il padre Antonio Rovelli presiede la santa messa

L'incontro è iniziato con le preghiere dei primi vespri seguite dalla benedizione e poi dalla celebrazione eucaristica. La chiesa della comunità, Corpus Domini, è aperta al pubblico e questo ha dato ai formatori l'opportunità di interagire con i cristiani e di animarli attraverso il canto e la celebrazione eucaristica. È stato un momento per condividere con la comunità le attività formative dell'Istituto e per conoscere i luoghi delle nostre missioni in cui abbiamo una casa di formazione nel mondo.

Al riflettere sulla Parola di Dio e in particolare il Vangelo, che presentava l'episodio di un sordomuto che viene a Gesù accompagnato dagli abitanti del suo villaggio per esse guarito, padre Antonio Rovelli, ha spiegato che il lavoro dei formatori è quello di accompagnare i formandi all'incontro con Gesù, che li apre alla sua missione e dà loro il potere di ascoltare la sua parola e di parlarne agli altri nel loro ministero di evangelizzazione. Padre Rovelli ha sottolineato il fatto che è Cristo ad agire sugli studenti, come nel caso del sordomuto. Dopo che il sordo è stato presentato a Cristo dal suo popolo, è stata l'azione di Cristo a permettergli di riacquistare l'udito e la parola. È Cristo che con la sua azione prepara e potenzia i suoi ministri.

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Dopo la condivisione alla mensa del Signore, la comunità si è riunita intorno alla tavola con i visitanti per condividere il pasto. È stato un momento gioioso non solo di famiglia e condivisione del pasto, ma anche di ricongiungimento, dato che alcuni studenti nelle fasi precedenti della formazione (noviziato e teologia di base) avevano vissuto con alcuni di questi formatori.

* Padre Josephat Mwanake, IMC, Comunità Formativa Porta Pia di Roma.

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Questa canzone, “Mtakatifu Yosefu Allamano”, è stata composta come tributo al nostro Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano, che sarà canonizzato il 20 ottobre 2024, a Roma, proprio nella Giornata Missionaria Mondiale.

La sua vita di dedizione e di lavoro missionario mi ha ispirato profondamente e questa canzone è un inno alla sua eredità, fede incrollabile e amore universale che lui ha condiviso attraverso il carisma donato ai suoi missionari e missionarie, oggi presenti in 35 paesi. Che il suo esempio possa aiutarci a continuare il suo sogno di vivere come una famiglia, in unità e pace.

* Fratel Adolphe Mulengezi, IMC, studia Comunicazioni Sociali a Roma.

Il Missionario della Consolata, padre Iseo Antonio Zanette, è morto il 18 agosto 2024 a Rivoli, in Italia. Aveva 85 anni, 63 di professione religiosa e 58 di sacerdozio. Come missionario del Beato Allamano, possiamo dire che la sua vita è stata segnata dal carisma ad gentes.

La sua ferma scelta per la missione ad gentes

Per presentare padre Iseo Antonio Zanette è sufficiente ricorrere agli appunti del mio diario di campo; la mattina del 30 giugno 2010 ebbi un incontro con lui che era parroco nella missione di Sanza in Tanzania ma stava per trasferirsi nella missione di Manda. Queste le sue raccomandazioni:

«Qui c'è bisogno di una persona che ami i Wagogo. Sono necessari diversi progetti per la cura della vita spirituale e la promozione umana di queste persone; vorrei citarne alcuni: organizzare una scuola materna; promuovere lo sport; cinema per bambini e giovani; catechesi per i giovani organizzata in tre anni. Nel terzo anno dovrebbero essere introdotti alle responsabilità e agli impegni comunitari. In questo programma”, mi disse, ”fate in modo che conoscano bene Mwalimu Julius Kambarage Nyerere”.

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Padre Antonio Zanette saluta la comunità di Manda prima di trasferirsi al Noviziato di Morogoro nel 2018

Attenzione! L'economia è la spina dorsale di tutto. Con essa si può impoverire ulteriormente la gente o salvare la vita di molti. Studiate bene il programma di economia in partita doppia dei Missionari della Consolata. Curate il diario delle entrate e uscite della parrocchia: annotate tutto, tutto per favore! L'autofficina dovrebbe avere un registro indipendente; il motivo è semplice, è l'unico posto dove si spendono molti soldi e serve ad aiutare il tuo confratello a non avere problemi con te. Altrimenti un solo registro di entrate e uscite potrebbe essere sufficiente.

Assicuratevi di fare quotidianamente il registro contabile; se non ci riuscite, non lasciate mai passare più di una settimana, altrimenti avrete problemi non indifferenti. Il giorno 25 di ogni mese presentate i conti alla comunità e ogni tre mesi inviateli anche all’amministratore provinciale. Non lasciate i registri solo sul computer, ma tenetene una copia su disco.

Ogni due mesi fate una riunione con i catechisti per valutare e organizzare i mesi successivi, fissate le date delle visite alle comunità per tutto l'anno e siate chiari nel programma parrocchiale. Tutti i catechisti devono sostenere l'esame orale e, se non lo superano, non possono essere catechisti.

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 La comunità di Manda ringrazia il padre Zanette per la sua dedizione alla missione 

E per concludere occupatevi della casa degli anziani; formate gli operai perché siano disciplinati nel lavoro; insegnate loro a risparmiare, ne avranno bisogno quando saranno vecchi o malati; curate la chiesa parrocchiale in tutti i suoi dettagli».

Padre Iseo Antonio era un uomo di preghiera, lo vedevo sempre con il breviario in mano, soprattutto quando era in parrocchia. A volte si sedeva da solo nel cortile, fumando la sigaretta e meditando durante le ore del mattino e della sera prima della preghiera comunitaria.

Per lui la formazione dei catechisti era fondamentale: ogni comunità aveva un catechista ben preparato e un asilo infantile. Il numero di bambini in ogni centro era impressionante: io, che amo registrare tutto, sapevo che c'erano più di tremila giovani nel programma catechistico di tutta la parrocchia.

Padre Iseo Antonio aveva uno stile di vita semplice. Molto attento ai bisognosi, era uomo di poche parole ma duro contro le ingiustizie, trasparente e povero nell'uso del denaro, discreto ed equilibrato.

“Watu waache vizuri” (lasciateli mangiare bene). Aveva un programma per distribuire cibo a tutti gli anziani in tempi di siccità, il loro numero era impressionante. Aveva un magazzino con più di duemila sacchi di mais, ognuno del peso di cento chili. E poi c'era anche il bisogno di acqua. Furono aperti pozzi d'acqua in quasi tutti i villaggi; si può dire che l'organizzazione del villaggio si costruiva intorno al pozzo d'acqua.

Padre Zanette era anche un punto di riferimento a livello governativo. Molti venivano a chiedere il suo parere prima di avviare un programma di sviluppo nella regione in cui viveva.

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Biografia

Nato il 14 giugno 1939 a S. Biagio Callalta, in provincia di Treviso, Zanette era entrato nell'Istituto in giovane età. Fece la prima professione religiosa il 2 giugno 1960 nella Certosa di Pesio e la professione perpetua il 2 ottobre 1964 a Torino. Qui è stato ordinato diacono il 3 ottobre 1965 e sacerdote il 18 dicembre dello stesso anno a Pero (Treviso).

Dopo l'ordinazione è stato inviato a Londra dove ha studiato dal 1966 al 1967 e poi è andato come missionario in Tanzania. Vi rimase per tutti gli anni attivi della sua vita missionaria. È stato viceparroco a Kipengere (1967-1969), parroco a Makambako (1969-1970), parroco a Kipengere (1970-1971), parroco a Kisinga (1971-1974), parroco a Igwachanya (1974-1975) e parroco a Kipengere (1975-1987). Nel 1987 ha prestato servizio come amministratore regionale a Iringa ma, al termine del suo servizio, è tornato al lavoro pastorale nella missione di Sanza (2001-2012). Nel periodo 2012-2018 è stato assegnato alla cura pastorale di Manda e la sua ultima missione in Tanzania è stata quella di far parte dell'équipe di formazione del Noviziato di Morogoro (2018-2022).

Nel 2022 è tornato in Italia e ha trascorso i due anni che gli restavano tra la Casa Madre di Torino e la casa per missionari anziani di Alpignano, dove è morto il 18 agosto.

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Un gruppo di studenti ringrazia padre Zanette per il suo contributo alla loro formazione

In conclusione

Padre Zanette ci insegna tre cose: A) “Bisogna avere il fuoco per essere missionari” Sono parole dello stesso Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano. La missione ha bisogno di persone determinate; la missione ad gentes ci pone di fronte a sfide davvero difficili. Spesso la nostra gente vive in situazioni molto precarie e noi dobbiamo essere lì con loro. B) “Dobbiamo fare il bene, bene e senza rumore”. Padre Zanette era un uomo che parlava poco anche se alzava la voce quando scopriva che qualcuno veniva manipolato e privato dei suoi diritti fondamentali. Ha sempre lavorato in zone con scarsissima comunicazione e mezzi poveri: mancanza di Internet, di trasporti, di acqua... questo non era un motivo per chiedere di essere sostituito. C) Infine, padre Antonio Zanette ci invita a dare priorità all'educazione per integrare le nostre comunità.

* Padre Thomas Ishengoma, missionario della Consolata proveniente dalla Tanzania, lavora nella parrocchia di San Miguel Arcangel a Yuto, in Argentina.

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Chiesa parrochiale di Manda in Tanzania costruita da padre Zanette

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