Nel cuore della pittoresca Certosa di Pesio, tra le maestose vette delle Alpi Marittime, si staglia la figura di Fratel Gaetano Borgo, missionario della Consolata e custode di una melodia unica di dedizione e armonia. Con una laurea in Ingegneria Meccanica conseguita presso il London Hendon College, ha plasmato una carriera che lo ha portato da Sagana Technical in Kenya al Consolata Seminary, per poi radicarsi saldamente nella comunità della Certosa di Pesio in Italia.
Nato ad Alpignano, Torino nel 1939, Fratel Borgo non è solo un "fratello lavorioso", ma un artigiano che intreccia l'amore per la vita in ogni suo gesto. Dalla meccanica alla carpenteria, dalle connessioni elettriche alla manutenzione quotidiana, affronta ogni compito con una fusione di pazienza, maestria e amore. La sua dedizione emerge come una melodia che permea il tessuto stesso della Certosa.
Il primo incontro con Fratel Gaetano è stato un'immersione in questa melodia. La sua accoglienza calorosa, la gioia nel salutare un nuovo "fratello" e il suo sorriso gentile hanno gettato le basi per una storia di ispirazione. Durante il mio soggiorno alla Certosa, ho avuto il privilegio di partecipare a un corso pratico organizzato da Fratel Gaetano. Egli ha dedicato del tempo speciale per me, organizzando un corso mirato a insegnarmi pratiche competenze come la meccanica, l'elettricità, la manutenzione, e altro ancora.
Nel suo laboratorio, la sua prima parola fu un invito a unirsi alla melodia dell'amore fraterno: "La nostra vita religiosa deve essere un esempio senza rumore, come insegnava il Beato Giuseppe Allamano: 'Il bene deve essere fatto senza rumore'".
Il corso pratico è stata un'esperienza unica, un'armonia di apprendimento e condivisione. Gaetano ha condiviso le sue conoscenze con passione, sottolineando che la vita religiosa va oltre l'opera meccanica, abbracciando l'arte di vivere con amore e dedizione. Alla fine del corso, oltre all'attestato di partecipazione, mi ha accolto con un gesto di generosità: un buon vino, dolci preparati con cura e un fiore, creando un momento di armonia comunitaria.
Nel suo laboratorio, la sua maestria abbraccia la manutenzione delle turbine, dimostrando una versatilità che riflette la sua dedizione al servizio incondizionato. La sua melodia si fa sentire in ogni gesto, in ogni competenza condivisa.
La lezione più preziosa di Fratel Gaetano è l'amore per il lavoro. Ogni mattina, nonostante la sua età, si alza presto per pulire e organizzare la Certosa, dimostrando che la dedizione al lavoro è un atto di amore, una testimonianza tangibile della sua fede e della sua missione. La sua passione per l'agricoltura non è solo un contributo pratico alla comunità, ma una testimonianza della sua connessione profonda con la natura.
Fratel Borgo emerge come una sinfonia di dedizione, versatilità e amore. La sua vita racconta una storia di armonia fraterna e competenza pratica, una storia che ha il potere di trasformare il mondo, una nota alla volta. Un incontro con Fratel Gaetano è un viaggio nell'anima di un uomo che ha dedicato la sua vita a intessere una melodia unica di amore e competenza nella Certosa di Pesio.
* Fratel Adolphe Mulengezi, IMC, studente in Comunicazione a Roma.
La seconda Conferenza della Regione IMC Europa, che si svolge dal 22 al 27 gennaio a Fátima, nel Portogallo, riflette su una serie di tematiche che fanno parte della vita e della missione dell’Istituto. Pubblichiamo di seguito la cronaca del lavoro svolto il 24 e il 25 gennaio, quando i 51 partecipanti alla Conferenza hanno riflettuto su i migranti, i giovani, la formazione, la comunicazione e il carisma.
Iniziata la giornata sotto la protezione di San Francesco di Sales, uno dei patroni dell’Istituto, la maratona continua! E come qualsiasi corsa che si rispetti il ritmo resta essere serrato.
La prima bella salita che oggi abbiamo attaccato ci ha portato a condividere il nostro vissuto e la nostra riflessione su una realtà che ci contraddistingue e che è parte del nostro DNA: la consolazione. Padre Edwin Osaleh che lavora con i migranti a Oujda in Marocco ci ha portato attraverso l’icona biblica della visitazione di Maria a Elisabetta a vivere la consolazione come esperienza personale di essere consolati per poter uscire dinamicamente verso chi ha bisogno di consolazione: i “pauperes” (i poveri).
Partecipanti alla Seconda Conferenza della Regione IMC Europa a Fatima, Portogallo.
Essere consolati e consolatori è un processo continuo di ascolto, attenzione, vicinanza fisica, presenza reale nei contesti di povertà. Per noi la scelta dei poveri non è solo una opzione di vita ma è necessaria alla possibilità di essere e vivere la nostra identità come missionari della Consolata.
Il nostro sguardo si è poi focalizzato sul gruppo dei “pauperes” che è trasversale a tutta la geografia abitata da noi in Europa cioè i migranti. L’esperienza di Oujda non esaurisce il nostro impegno come regione verso i migranti ma è solo l’avamposto di un impegno che ci deve vedere in prima fila in tutte le nostre realtà nella accoglienza concreta, la difesa e la cura dei migranti. I tavoli di condivisione hanno poi apportato una serie di riflessioni e proposte concrete anche ardite per realizzare questa nostra caratteristica.
Protagonisti della seconda parte sono stati i giovani. Da sempre al centro della nostra animazione ed attenzione, diventano ora l’ambito privilegiato della nostra azione pastorale. Padre Piero Demaria ci ha presentato le caratteristiche di questi giovani, considerati generazione fragile, che vivono con un senso di precarietà e con una serie di problematiche psicologiche che li rendono bisognosi di presenze adulte, vicine ed identificate con la loro vocazione.
Sono giovani che vivono nel digitale e del digitale, mondo nel quale dobbiamo essere presenti in modo qualificato e competente. Appassionarli alla missione significa accompagnarli con le loro difficoltà e fragilità certi che queste non spengono gli aneliti profondi di una vita nello Spirito né il desiderio di una vita per gli altri o il fascino di una vita donata alla missione. I tavoli poi pur riaffermando l’opzione del mondo giovanile hanno messo in evidenza che questa non può essere sganciata dal mondo delle famiglie e dei rapporti tra le generazioni che anche noi siamo chiamati a vivere nelle nostre comunità.
L’invito è di lavorare in rete con tutti coloro che si interessano e vivono i giovani e con i giovani ed essere capaci da parte nostra di creare esperienze significative di accoglienza, crescita e spiritualità missionaria anche ridimensionando con serenità certe nostre presenze. Il mandato è a lavorare sulla significativa e qualità delle nostre presenze che diventano criteri per le scelte future.
San Paolo con la festa della sua conversione apre la giornata di oggi invitandoci a metterci proprio in quest’ottica per affrontare i temi che ci attendono in questa sessione dei lavori: la formazione continua, la formazione di base, la comunicazione e il carisma.
Coscienti della vastità dei contenuti di questi ambiti ci siamo messi inizialmente all’ascolto di padre Antonio Rovelli. Con le sue doti oratorie ha illustrato come il cambio del nome da formazione permanete a continua implica una vera conversione: si passa dalla concezione di una formazione fatta di momenti di aggiornamento, studio, riflessione spirituale alla coscienza di essere in una tensione formativa costante che coincide con tutte le età evolutive della nostra vita.
Una formazione quindi attenta a tutte le nostre dimensioni l’umana, quella relazionale, l’intellettuale, quella spirituale e quella pastorale. Si deve passare quindi dal paradigma della formazione in generale a quello della cura: la cura di sé stessi e degli altri in tutti gli aspetti della nostra vita. Alcuni sono preposti più di altri a questo scopo come il superiore locale, la direzione generale e quella regionale, la commissione apposita, ma ciò non toglie che sia necessario un prendersi cura gli uni degli altri. Nessuno è privo del bisogno di cura e tutti siamo chiamati ad esse cura per gli altri. Aspetti questi che sono stati poi sottolineati anche con alcune proposte concrete dai tavoli di condivisione.
Dalla formazione continua si è passati a trattare il tema della comunicazione rilevando, innanzi tutto, come non si sia ancora riusciti a realizzare i punti presenti nella programmazione precedente. Ribadite sia l’importanza sia la necessità di una comunicazione di contenuto ed efficace, ci si è proposti di riprendere seriamente, anche attraverso interventi concreti gli obiettivi che già erano stati fissati.
Nel pomeriggio, padre George Kibeu si è cimentato nella presentazione della formazione di base presentando sia la conformazione attuale dei giovani in formazione sia gli obiettivi e gli strumenti che caratterizzano la nostra formazione di base IMC. Interessante è stata la sottolineatura dell’appartenenza dei nostri giovani in formazione al mondo digitale entrato anche lui a pieno titolo nella realtà delle comunità formative.
Di nuovo è emerso un quadro molto ambizioso, ma anche impossibile, sia del profilo del formatore sia degli obiettivi da tener presente per formare i nostri seminaristi ed offrire loro la possibilità di diventare uomini sereni con se stessi, con la propria vocazione, capaci di un rapporto costante con il Signore, preparati per una pastorale di prossimità e consolazione, capaci di essere uomini di vicinanza e condivisione fuori e dentro le nostre comunità.
Come era prevedibile, il tema della formazione di base ha reso molto vivaci i tavoli di conversazione dai quali possiamo dire che seppur sia uscita una preoccupazione per la difficoltà di formare oggi e trovare formatori preparati, nello stesso tempo si è evinta una sollecitudine comune per questo ambito che stimola la nostra regione ad una coscienza che la formazione di base non può essere delegata ad alcuni ma deve essere impegno di tutti. In particolare l’esperienza delle nuove comunità pastorali formative ha catalizzato l’interesse e parte della discussione.
Padre Piero Trabucco chiamato a parlare del Carisma, ha voluto declinarlo attraverso la presentazione di iniziative concrete che la commissione regionale ha già messo in cantiere. L’invito è quello di approfondire e riappropriarci del carisma sia a livello personale che comunitario non solo attraverso gli strumenti e proposte offerti ma anche rendendosi fisicamente presenti sui luoghi del fondatore.
L’Eucarestia celebrata da padre Erasto Colnel della Direzione Generale ha chiuso questa lunga giornata ricordandoci come l’Allamano, ispirandosi proprio all’apostolo delle genti, abbia incitato i suoi missionari ad essere forti, determinati e generosi nella nostra vita missionaria come San Paolo lo fu nell’annuncio del Vangelo.
L'obiettivo della Conferenza è analizzare il lavoro missionario svolto dai Missionari della Consolata in Europa negli ultimi anni e delineare un piano d'azione per i prossimi sei anni alla luce del XIV Capitolo Generale.
* Padre Enzo Viscardi, IMC, residente a Biella, Piemonte.
È iniziata nel pomeriggio di questo lunedì 22 gennaio, presso il Seminario della Consolata a Fátima, nel Portogallo, la seconda Conferenza della Regione IMC Europa. La programmazione che durerà fino a sabato 27, è stata posta sotto la protezione della Vergine di Fátima, con l’intercessione del Beato Allamano –all'inizio del triennio a lui dedicato (2024-2026)– e della Fondatrice dell’Istituto, la Madre Consolata.
Partecipano alla Conferenza 51 missionari, una suora missionaria della Consolata e due laici provenienti dalle nazioni in cui siamo presenti nel Continente (Italia, Portogallo, Spagna, Polonia) in rappresentanza di quasi tutte le comunità IMC. È presente anche tutta la Direzione Generale che ha già partecipato alle assemblee post Capitolo Generale dell'America a San Paolo (Brasile) e dell'Africa a Dar es Salaam (Tanzania) e alla Conferenza dell'Asia a Taiwan, secondo il programma sessennale dell'Istituto.
Dopo le parole de benvenuto da parte del Superiore Regionale, P. Gianni Treglia, che ha ringraziato tutti per la presenza e si è congratulato per lo svolgimento di questa seconda Conferenza, il Vice Superiore Generale, P. Michelangelo Piovano, ha fatto una riflessione spirituale per illuminare i lavori programmati.
Il Vice Superiore Generale, P. Michelangelo Piovano e il Superiore della Regione IMC Europa, P. Gianni Treglia.
“All’inizio del cammino di questa seconda Conferenza, andiamo all’immagine biblica ed icona che aveva ispirato le due fasi della prima Conferenza svoltasi on line a inizio giugno del 2021 e poi in presenza, qui a Fatima in settembre”, ha ricordato il P. Michelangelo. “L’immagine era quella dei germogli tratta da Isaia 43, 19 “Ecco, io sto per fare una cosa nuova; essa sta per germogliare; non ve ne accorgete? Sì, io aprirò una strada nel deserto, farò scorrere dei fiumi nella steppa”, sottolinea il Vice Superiore Generale e continua: “Assieme alla Parola di Dio vogliamo anche farci ispirare ed illuminare dal nostro Fondatore e da alcuni aspetti emersi maggiormente nel XIV Capitolo Generale. La nostra missione e presenza in Europa è il germoglio di una realtà che è sbocciata, che sta crescendo, ma che non è ancora compiuta, sempre in divenire, nuova e antica, compiuta e imperfetta”. Oggi, si chiede il padre Michelangelo, “quale immagine o icona evangelica potrebbe guidarci in questo momento del cammino dell'Istituto in Europa? Propongo l'icona della nuova famiglia di Gesù, la famiglia che germoglia dalla sua predicazione e che si costituisce attorno a Lui”. Padre Michelangelo ricorda che “il Maestro, apre su una famiglia più grande: quella dei suoi discepoli, quella della Chiesa, quella delle nostre comunità, quella dell'umanità che gli sta attorno”. Anche noi missionari in Europa possiamo riconoscerci “come il germoglio di una famiglia e di una missione, quella nata attorno al carisma del Beato Allamano”.
“Dalle caratteristiche indicate ed espresse da Gesù –prosegue P. Michelangelo– possiamo fare alcune applicazioni anche per la nostra vita e missione in quattro momenti: volgere lo sguardo (senti); sedersi (racconta); ascoltare (risuona); e praticare (sintetizza)”.
E conclude con una citazione della XIV Capitolo Generale sulla composizione dell’Istituto: “Siamo una famiglia interculturale e intergenerazionale. Il tesoro del nostro carisma ci porta a essere fratelli e sorelle nella comunione, in unità nella diversità: missionari, missionarie, laici e laiche che vivono la missione in uscita. Il ‘bene fatto bene’ del Beato Allamano è un richiamo ancor oggi a una vita semplice, umile, vicina alla gente, carica di umanità” (XIV CG – Allegato 2). “Siamo la famiglia di coloro che hanno accolto nella loro vita la chiamata alla vita missionaria nella volontà di Dio che per noi si è manifestata con il dono del carisma del beato Giuseppe Allamano”.
"Valgono allora anche qui gli insegnamenti indicati da Gesù: lo sguardo l'ascolto e la fedeltà".
La programmazione
L'obiettivo della Conferenza è analizzare il lavoro missionario svolto dalla comunità dei Missionari della Consolata in Europa negli ultimi anni e delineare un piano d'azione per i prossimi sei anni alla luce del XIV Capitolo Generale.
La programmazione prevedi momenti di riflessione, preghiera, discernimento, condivisione, ascolto e dibattito dove tutti i partecipanti daranno il loro contributo. L'incontro sarà l'occasione per discutere una serie di tematiche che fanno parte della vita e della missione dell’Istituto, come i contesti della consolazione e della Chiesa Locale, formazione e carisma, comunicazione, economia e amministrazione, cooperazione e Animazione Missionaria, governo e altri temi emersi in Assemblea.
Nella conclusione dei lavori, i missionari dovranno prendere una serie di decisioni e delineare un “percorso per i prossimi sei anni fatto di proposte concrete”, affermano gli organizzatori dell’incontro in un comunicato. “Si tratta essenzialmente di un esercizio di ascolto. Ascoltiamoci a vicenda”.
* Padre Jaime C. Patias, IMC, con informazione di Padre Albino Braz.
Nel pomeriggio di mercoledì 15 novembre, nel Municipio di Castelnuovo Don Bosco, si è tenuto il conferimento della cittadinanza onoraria per Padre James Bhola Lengarin e Madre Lucia Bortolomasi, Superiori generali dei Missionari e Missionarie della Consolata.
Tale evento è ormai una tradizione che si ripete da più di vent’anni, ma è soprattutto il segno forte di un legame profondo, che unisce i nostri Istituti missionari alle radici del Padre Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano. Come ha affermato Padre James: “Fin dai primi passi nell’Istituto, il legame con questa terra fa parte di ogni missionario della Consolata”.
Il Sindaco, Antonio Rago, ha sottolineato che, attraverso questo gesto, i Castelnovesi vogliono arrivare a tutti i Missionari e Missionarie della Consolata, ai quali sono grati sia per la presenza significativa nel paese, sia per il servizio missionario in tante parti del mondo.
Alla cerimonia erano presenti le due Direzioni generali e un gruppo di Missionari e Missionarie provenienti da Torino. Nel primo pomeriggio si è celebrata nella casa del Fondatore la Messa di suffragio per i confratelli e consorelle deceduti nell’ultimo anno.
*Suor Stefania Raspo è Missionaria della Consolata
Siamo veramente orgogliosi di ricevere questo riconoscimento perché non è un riconoscimento personale, ma è riferito ad un noi, Missionari e Missionarie della Consolata sparsi nel mondo. Siamo e ci sentiamo sempre stati parte di voi. Questo è quel che conta per me ed è per questo che vi ringrazio dal profondo del cuore perché questo segno è la conferma di questa reciproca appartenenza.
Castelnuovo Don Bosco è per noi, Missionari e Missionarie della Consolata, il luogo in cui è conservata come un tesoro, la nostra memoria storica. Tutti noi, appena entrati nella Famiglia della Consolata, studiamo e facciamo tesoro della storia di Castelnuovo, terra di Santi, recuperando e valorizzando le sane e profondamente sentite tradizioni della gente di questa terra.
Sono vivamente grato a Lei ed al Consiglio Comunale per questo gradito privilegio che, attraverso la mia persona, onora l'intero Istituto Missioni Consolata e rafforza la memoria del Beato Giuseppe Allamano che, insieme ad altre grandi figure, come il Cardinale Guglielmo Massaja, San Giuseppe Cafasso, San Giovanni Bosco, San Domenico Savio, Monsignor Francesco Cagliero, Monsignor Giovanni Battista Bertagna etc... hanno illustrato il nome e l'operosità di Castelnuovo Don Bosco nel mondo. Con voi come non ricordare con stima e profonda gratitudine, tutti i cittadini e le cittadine che hanno dato la vita per questa terra rendendola ricca di fede, di spiritualità e di umanità.
"Esprimiamo solidarietà e rinnoviamo il nostro impegno per la vita dei Popoli Indigeni dell'Amazzonia, in particolare degli Yanomami che si trovano ad affrontare gravi minacce alla loro sopravvivenza". Questo è un estratto del messaggio diffuso dai Missioni Consolata giovedì 16 febbraio, festa del Fondatore, a conclusione dell'Assemblea del Continente Americano in preparazione del prossimo Capitolo Generale.
L'incontro online ha riunito per tre giorni 35 missionari che lavorano in diversi Paesi del continente e la Direzione Generale da Roma. "Siamo indignati per questa tragedia inflitta a un popolo che conosciamo da tempo, pieno di vitalità, bellezza e ricchezza spirituale, senso della festa e della condivisione. Questa barbarie è il risultato di un progetto di sfruttamento che la società non indigena ha imposto agli Yanomami", sottolinea la nota della Congregazione che da 75 anni accompagna i popoli indigeni in Amazzonia.
A continuazione il messaggio completo diffuso il 16 febbraio. Festa del Beato Giuseppe Allamano:
"Dobbiamo ascoltare di più i popoli indigeni e imparare dal loro modo di vivere per capire bene che non possiamo continuare a divorare avidamente le loro risorse naturali" (Papa Francesco, 6° Incontro Mondiale del Forum dei Popoli Indigeni, Roma, 10/02/2023).
Noi, Missionari della Consolata riuniti online per l'Assemblea Continentale dal 14 al 16 febbraio 2023 in preparazione al XIV Capitolo Generale, esprimiamo solidarietà e rinnoviamo il nostro impegno per la vita dei popoli indigeni dell'Amazzonia, in particolare degli Yanomami che si trovano ad affrontare gravi minacce alla loro sopravvivenza.
Le immagini e le informazioni diffuse sugli Yanomami, all'interno del loro territorio legalmente riconosciuto nello stato del Roraima, hanno avuto grande risonanza in Brasile e in tutto mondo, generando diverse manifestazioni di indignazione, solidarietà e richieste di indagini sui vari crimini che sono stati commessi. Siamo indignati per questa tragedia che è stata inflitta a un popolo che conosciamo da molto tempo, pieno di vitalità, bellezza e ricchezza spirituale, senso di festa e condivisione. Questa barbarie è il risultato di un progetto di sfruttamento che la società non indigena ha imposto agli Yanomami.
Ciò che è emerso dai mezzi di comunicazione non è nuovo. Negli ultimi cinque anni, le organizzazioni indigene e i loro alleati hanno fatto innumerevoli denuncie: dall'invasione delle terre degli Yanomami fino all'abbandono della assistenza sanitaria pubblica
Senza ottenere una risposta adeguata, che avrebbe potuto evitare questa situazione di sterminio, l'omissione delle autorità pubbliche è stata notoria.
Le prove indicano che negli ultimi anni la combinazione di incentivi sistematici per l'estrazione mineraria, la negligenza con rispetto all’assistenza sanitaria hanno finito per minacciare la vita fisica e culturale del popolo Yanomami. Questi fattori hanno generato, tra gli altri mali, una crescente violenza contro le comunità, la distruzione dell'ambiente, la contaminazione dei fiumi, l'aumento della malaria, della malnutrizione, della verminosi e delle malattie respiratorie.
Come fratelli e sorelle degli Yanomami, ribadiamo gli appelli della Chiesa in Amazzonia, del Consiglio Missionario Indigeno (Cimi), delle organizzazioni indigene e dei loro alleati, affinché le autorità governative competenti affrontino il problema alla radice con misure volte allo smantellamento dell’attività mineraria illegale, all'immediata espulsione dei garimpeiros dal territorio indigeno, alla protezione permanente del territorio, nonché all'indagine e alla punizione rigorosa dei responsabili dei crimini commessi contro il popolo Yanomami.
Appoggiamo tutte le misure di emergenza adottate dal governo federale per salvare vite umane, ma allo stesso tempo chiediamo la ripresa dell'assistenza sanitaria all'interno del territorio in conformità con la Costituzione.
In spirito di comunione, esprimiamo anche il nostro sostegno e la nostra solidarietà alla Diocesi di Roraima e a quei Missionari della Consolata che da 75 anni accompagnano le popolazioni indigene del Roraima. La missione svolta con rispetto, dialogo e testimonianza profetica contribuisce alla difesa delle comunità, dei loro territori e delle loro culture, e alla cura integrale della Casa Comune. L'opzione storica per i popoli indigeni e l'Amazzonia ci aiuti a essere più fedeli alla missione ad gentes e al carisma ereditato dal Fondatore.
I partecipanti all'Assemblea Precapitolare IMC del Continente Americano.