Alla fine dell’udienza generale di mercoledì 29 gennaio, il Papa Francesco ha lanciato un forte appello per la pace nella Repubblica Democratica del Congo, in questi giorni nel caos dopo l'assedio dei ribelli sostenuti dal Rwanda alla grande città di Goma nella zona Est del paese innescando poi anche nella capitale Kinshasa tensioni e violenze contro le presenze straniere ritenute in qualche modo conniventi per interessi economici con le milizie ribelli.
Il missionario della Consolata, Fratel Adophe Mulengezi che studia a Roma, in un'intervista a Vatican News, descrive la terribile situazione del Paese.
“Esprimo la mia preoccupazione - ha affermato il Santo Padre - per l’aggravarsi della situazione nella Repubblica Democratica del Congo”, nazione africana da lui stesso visitata nel gennaio 2023, dove mercoledì 29, era previsto l’incontro - convocato dal Kenya - tra il presidente Félix Tshisekedi e l’omologo rwandese Paul Kagame per tentare di risolvere la nuova crisi deflagrata furiosamente in questi giorni nella regione del Nord Kiwu, una zona scossa da trent’anni di violenze tra gruppi armati, violenze mai assopite e ora esplose nuovamente con l’assedio della città di Goma da circa 3.500 ribelli M23 sostenuti dal Rwanda. L’epicentro degli scontri è appunto la città di Goma, dove il Papa – nel primo programma del viaggio, poi rimandato per motivi di salute – aveva espresso il desiderio di recarsi in visita.
Il Papa Francesco nell'udienza generale di mercoledì 29 gennaio. Foto: Vatican Media
“Esorto tutte le parti in conflitto ad impegnarsi per la conclusione delle ostilità e per la salvaguardia della popolazione civile di Goma e delle altre zone interessate dalle operazioni militari. Seguo con apprensione anche quanto accade nella Capitale, Kinshasa, auspicando che cessi quanto prima ogni forma di violenza contro le persone e i loro beni”, ha dichiarato il Santo Padre. Leggi qui il testo integrale delle parole di Papa Francesco
Papa Francesco eleva un appello anche per la capitale Kinshasa da dove testimoni e media locali diffondono notizie di una situazione fuori controllo con le ambasciate estere prese d’assalto e manifestazioni per le strade. A Goma la grave situazione ha visto banche e supermercati svaligiati, ospedali che non riescono più a contenere le vittime (oltre cento i morti e un migliaio i feriti, stando a rapporti ospedalieri), corpi in stato di decomposizione lungo le strade. Molta gente, dopo essere rimasta per tre giorni chiusa in casa, senza elettricità a causa degli incendi, è uscita cautamente in cerca di acqua e cibo.
“Mentre prego per il pronto ristabilimento della pace e della sicurezza, invito le Autorità locali e la Comunità Internazionale al massimo impegno per risolvere con mezzi pacifici la situazione di conflitto”, ha concluso il Papa.
Il missionario della Consolata, Fratel Adophe Mulengezi che studia comunicazione a Roma, in un'intervista a Vatican News, descrive la terribile situazione del Paese.
Dal 1994, la Repubblica Democratica del Congo è afflitta da combattimenti. L'instabilità ha segnato il Paese, mentre diversi gruppi armati combattono per il controllo di porzioni del territorio della nazione africana ricca di minerali.
Fr. Adophe Mulengezi, IMC, descrive la terribile situazione di Goma. Foto: Archivio personale
Negli ultimi giorni, il conflitto si è intensificato. A Goma molti, a causa del rapido aumento della violenza, si trovano confinati nelle loro case. È il caso della famiglia di Fr. Adophe Mulengezi che ha raccontato a Vatican News come la gente di Goma stia vivendo in una “paura intensa, con la città ormai in preda al panico”.
Fr. Adophe non è riuscito ad avere alcun contatto con la sua famiglia da lunedì 27ennaio g, quando le forze ribelli dell'M23 hanno dichiarato di aver conquistato la città di Goma. “Continuo a pregare costantemente per la loro sicurezza”, ha detto, “poiché la situazione è incerta e ‘molti vivono in estrema sofferenza”.
I ribelli dell'M23 hanno preso il controllo dell'aeroporto di Goma. La situazione in città si sta “deteriorando rapidamente” con interruzioni di internet, di corrente elettrica, mancanza di acqua e saccheggi. Fr. Adophe ha spiegato che queste condizioni hanno “lasciato la popolazione in uno stato di vulnerabilità, tagliata fuori dai servizi essenziali e dalle comunicazioni”.
In cerca di sicurezza, gli abitanti delle zone rurali si sono rriversati in città. Lì hanno trovato “un diffuso senso di paura e impotenza”.
In pochi giorni, circa 300.000 persone che vivevano nei campi intorno a Goma sono state sradicate a causa della violenza. L'ufficio di coordinamento degli aiuti delle Nazioni Unite, OCHA, ha riferito che sono stati colpiti un magazzino umanitario e strutture sanitarie.
Il vescovo di Goma, William Gumbi ha pubblicato una lettera, datata il 27 gennaio, dove condanna gli attacchi. Ha inoltre denunciato il bombardamento di un'unità neonatale dell'ospedale generale Charity Matano, che ha causato la morte di alcuni neonati. Mons. Gumbi ha incoraggiato la comunità a mostrare la propria solidarietà con gli sfollati offrendo assistenza e pregando.
Manifestanti davanti all'ambasciata francese danneggiata a Kinshasa durante una marcia. Foto: Vatican Media
Sono passati solo due anni dalla visita di Papa Francesco nel Paese e tuttavia Fr. Adophe ha descritto la situazione come immutata. “È come se stessimo parlando a un contenitore vuoto che non riesce a cogliere il messaggio”, ha lamentato, affermando che, semmai, la situazione è peggiorata.
Per decenni il Paese è stato in guerra e di conseguenza, ha spiegato Fr. Adophe, “non c'è dignità della vita”. “In Congo non si può parlare di dignità della vita”, ha detto: “Non mi è mai piaciuto essere un essere umano in questo Paese che è davvero sommerso nel sangue ovunque”.
Ha chiesto l'aiuto della comunità internazionale per intervenire e sostenere la popolazione della Repubblica Democratica del Congo. La guerra deve finire, ha esortato Fr. Adophe. “Dobbiamo lasciare che Goma e la stessa Repubblica Democratica del Congo, respiri e viva come qualsiasi altra nazione, perché abbiamo il diritto di vivere anche noi. Anche noi abbiamo diritto alla vita come qualsiasi altra nazione”.
* Ufficio Generale per la Comunicazione con informazioni di Vatican News.
Nel 2026 ricorrerà il 25° anniversario della creazione della parrocchia Medalla Milagrosa a Jujuy, nel nord dell'Argentina. I Missionari della Consolata, con il loro particolare stile di vicinanza, sono una vera consolazione per questo quartiere: la costruzione di cappelle, il sostegno scolastico, le aule, la gioia evangelica, il ministero della musica, l'attenta cura pastorale sono attività che producono consolazione per l’estesa e diversificata periferia di Jujuy.
Nel quartiere Alto Comedero di San Salvador de Jujuy si trova la Parroquia “Medalla Milagrosa”. Questa parrocchia si trova in un settore conosciuto come i 30 ettari di Alto Comedero. I Missionari della Consolata, Olivier Bingidimi Sala (41 anni, della Repubblica Democratica del Congo, Parroco), Iga Michel (37 anni, ugandese, Vicario) ed Enrique Blussant (80 anni, argentino, Vicario), sono riusciti a costruire, per mezzo di questa attività di pastorale urbana periferica, un luogo di incontro spirituale e comunitario di fede vibrante che parte dal Centro Parrocchiale e raggiunge anche le sue otto Cappelle: Sacro Cuore di Gesù e di Maria, Santissimo Salvatore, Virgen del Valle, Santa Rosa, San Cayetano, San Roque, Immacolata Concezione e Nostra Signora della Consolata.
Comunità parrocchiale di Virgen de la Medalla Milagrosa
Alto Comedero è uno dei quartieri più grandi e popolati di San Salvador de Jujuy. Secondo stime recenti, conta più di 100 mila abitanti, una crescita dovuta in parte all'espansione urbana e allo sviluppo di nuovi complessi abitativi nella zona. In questa popolosa periferia convivono numerose espressioni di popoli nativi che mantengono vive le loro tradizioni culturali e spirituali, organizzando cerimonie e feste che rafforzano la loro identità e promuovono la diversità culturale della regione: Kolla, Ava Guaraní, Tupi Guaraní, Qom, Mocoví, Mapuche, Comechingón, Diaguita, Quilmes, Chorote, Aymara, Uitoto, Piratapuyo, Pilagá, Charrúa, Paypaya, Ocloyas e Osas.
Secondo il censimento nazionale del 2001, Jujuy è la provincia con la più alta percentuale di famiglie discendenti da popoli nativi, con quasi l'11% della popolazione. Basta vedere alcuni numeri della catechesi sacramentale dell'anno 2024, per misurare l'intensa attività di questo importante centro di evangelizzazione: 219 battesimi, 215 comunioni, 149 cresime, 15 matrimoni.
Padre Enrique Blussant amministra i battesimi
Nella chiesa parrocchiale si celebra l'Eucaristia ogni giorno e nelle cappelle le celebrazioni sono settimanali. Per la catechesi sacramentale c'è un'équipe conformata da 116 catechisti che si impegnano in una capillare catechesi familiare accompagnando i genitori dei bambini nella formazione dei loro figli in incontri che si svolgono nelle case in cui vivono le famiglie.
L'animazione missionaria di questa comunità non si limita alla catechesi sacramentale; c'è un'équipe di coordinatori laici che lavorano con i Missionari della Consolata. “Il ruolo dei laici è fondamentale: la maggior parte delle attività sono programmate da loro e noi, come missionari, li accompagniamo. Sono persone molto responsabili e coscienziose. Posso dire con certezza che la parrocchia è loro”, dice p. Olivier. “Dietro questa gestione c'è un grande lavoro di pianificazione, di valutazione a metà anno e di studio di nuove proposte. Il Consiglio pastorale, i coordinatori dei diversi gruppi e le parrocchie si incontrano mensilmente per procedere coordinati. Esiste anche una équipe incaricata della comunicazione, chiamata “Voci mariane”, che per mezzo dei social e di Facebook si incarica di diffondere proposte che aiutano la popolazione a crescere nella fede.
Padre Olivier Bingidimi Sala con gruppo di parrocchiani
I laici di Alto Comedero sono corresponsabili di molteplici proposte che arricchiscono la vita cristiana di questa comunità: i responsabili della pastorale della salute, per esempio, oltre a portare l'Eucaristia ai malati, accompagnano gli anziani in stato di abbandono e, quando necessario, sono loro che li portano ai centri medici. Caritas gestisce una mensa dove si offrono dei pasti –50 famiglie che ricevono il pranzo ogni giorno– ma anche prodotti alimentari di prima necessità e capi di abbigliamento. Anche le coppie hanno uno spazio per condividere aspetti della loro esperienza di vita, si riuniscono nel gruppo “Nuova Alleanza” e quelli che non sono sposati partecipano del gruppo “Nuovi focolari domestici”.
Il ricordato e amato Padre Rubén López ha iniziato un progetto pastorale con le persone che sono vittime di qualche tipo di dipendenza. L’ha fatto per offrire qualche segno di consolazione tra i giovani, e padre Olivier continua questa eredità. Si tratta di uno spazio di ascolto in cui si cerca di riavvicinare i genitori di questi giovani che, a causa delle loro dipendenze, vivono spesso come senzatetto. Si tratta di ristabilire quel sostegno che è necessario per garantire la frequenza alle relative terapie. Attualmente sono 15 i ragazzi inseriti in questo programma con l'accompagnamento di laici.
Esistono anche vari gruppi di giovani ed è lodevole notare come si integrino e collaborino in diversi servizi che la parrocchia offre.
Padre Iga Michel in processione a Tumbaya
San Giuseppe Allamano era un fervente difensore della collaborazione tra sacerdoti, religiosi e laici nella missione della Chiesa: “Siamo tutti missionari: alcuni con la loro vita, altri con il loro lavoro, altri con la loro preghiera e i loro sacrifici”; in Lui era chiara l’idea che ogni persona, secondo il suo stato di vita, ha un ruolo essenziale nell'opera missionaria della Chiesa.
Papa Francesco non ha mai smesso di motivare la corresponsabilità dei laici: “Un buon pastore non si mette al di sopra del gregge né lo lascia indietro, ma cammina con esso, a volte davanti, a volte in mezzo o dietro, sempre ascoltandolo e accompagnandolo” (P. Francesco, omelia 2018). La Parrocchia della Medaglia Miracolosa materializza in modo testimoniale e provvidenziale questo segno di sinodalità, nello stile Allameno.
* Padre Olivier Bingidimi Sala, IMC, e Diana Sosa, insegnante presso la Scuola della Consolata a Mendoza.
Il 24 gennaio, con grande gioia e gratitudine al Dio della vita, il popolo di San Antonio Juanacaxtle, nella cappellania di San Giuda Tadeo e nel decanato di San José Castillo, a Guadalajara -Messico, ha festeggiato il 90° compleanno di padre Clovis Audet, IMC.
Questa celebrazione si è svolta in tre momenti significativi. Venerdì 24 gennaio, alcuni sacerdoti del decanato hanno organizzato un piccolo incontro nella casa dei Missionari della Consolata.
Sabato 25 gennaio è stata la volta degli operatori pastorali di San Antonio, dei Missionari Laici della Consolata e degli Amici della Consolata.
Infine, gli operatori pastorali di Villa Andalucia, El Faro e La Esperanza si sono uniti in una celebrazione eucaristica presieduta da padre Alex Conti, coordinatore dei Missionari della Consolata che vivono in Messico.
Padre Clovis vive nella comunità di San Antonio Juanacaxtle insieme ai padri Felix Shitakha Mukaala, Silvanus Ngugi Omuono e Patrick Irungu Mungai. Nonostante l'età, è stato un missionario molto attivo sia nella vita comunitaria che nelle attività pastorali: è sempre stato un buon esempio da seguire.
Da sottolineare la sua vita semplice, il suo impegno nella preghiera e la sua attenzione agli altri missionari. Quando uno di noi non è in casa, è il primo che chiede dove è; il suo atteggiamento attira la nostra attenzione ed è stato una grande lezione per tutti noi.
Nel ministero pastorale della cappellania di San Giuda Taddeo, con frequenza sentiamo commenti del tipo “mi piace confessarmi con padre Clovis”, “bello come presiede l’eucaristia”, “fa delle ottime omelie”, “volevo che officiasse il nostro matrimonio perché mi ha accompagnato in diverse occasioni”, “è un ottimo sacerdote”. La gente è grata a Dio perché è stato un grande dono per ciascuna delle nostre comunità.
Siamo tutti uniti nella preghiera perché possa vivere molto bene questo decennio che sta iniziando e che lo porterà, se Dio vuole, a un secolo di vita. Certamente noi giovani missionari chiediamo a Dio di non fargli mancare il dono della salute perché possa continuare ad accompagnarci con i suoi buoni esempi. Lunga vita al padre Clovis!
* Padre Patrick Irungu Mungai, IMC, missionario in Messico.
Con gioia e speranza l’Istituto Missioni Consolata ha raggiunto i 124 anni di vita e missione e, nello stesso tempo anche la Congregazione delle Missionarie della Consolata celebra 115 anni di fondazione.
“Un saluto fraterno in questo tempo ricco di grazia, dove la benedizione di Dio si rende presente in tutta la Famiglia Missionaria della Consolata, nella Chiesa e nel mondo intero. Abbiamo celebrato da poco la Canonizzazione del nostro Fondatore, in cui ci siamo abbeverati del suo spirito in modo tutto speciale, da poco abbiamo iniziato l’anno giubilare, un’occasione speciale in cui la Chiesa mette a nostra disposizione mezzi straordinari per aiutarci a sperimentare l’immensa misericordia di Dio”.
Queste le parole di padre James Lengarin, IMC, Superiore Generale e di Suor Lucia Bortolomasi, MC, Superiora Generale, all'inizio del loro Messaggio in occasione della Festa della Fondazione dei dui Istituti celebrata il 29 gennaio, “un dono immenso da ringraziare il Signore per tutta l’eternità”.
Di seguito il testo integrale del Messagio con informazioni sulla preparazione del Centenario della morte del Fondatore (16 febbraio 2026).
Viaggio verso Kisangani e Kinshasa nella Repubblica Democratica del Congo, seconda tappa della Visita Canonica compiuta dal Superiore Generale, padre James Lengarin, accompagnato dal Vice Superiore Generale, padre Michelangelo Piovano e dal Consigliere, padre Erasto Mgalama.
Terminata la visita Canonica alle missioni del Nord, martedì 21 gennaio, ci rimettiamo in cammino per poter raggiungere Kinshasa. Non essendoci l’aereo da Isiro facciamo nuovamente il viaggio per strada per raggiungere Kisangani passando la notte a Bayenga dove abbiamo ancora alcuni momenti di condivisione e scambio con P. Flavio Pante.
Appena usciamo da Bayenga troviamo già qualche mezzo in difficoltà a causa del fango, ma grazie a Dio riusciamo a passare e a raggiungere Kisangani dopo 13 ore di viaggio. Lungo il cammino ogni tanto si trovano dei camion in difficoltà, qualcuno fermo da più di una settimana.
Rimaniamo a Kisangani ancora quasi due giorni completando la visita ora che è anche presente P. Simon Tshimbombo Tshiani convalescente dopo l’operazione di appendicite. Come sempre i dialoghi e l’incontro comunitario con P. André e P. Simon.
Visitiamo anche il vescovo ausiliare di Kisangani mons. Leonard Ndjadi Ndjate (religioso Comboniano). Siamo accolti con molta fraternità, ci parla delle sfide e vastità della diocesi grande come metà dell’Italia come superficie ed in seguito, ci invita per il pranzo. Dopo pranzo visitiamo anche la cattedrale ed alcune strutture della Procura Diocesana.
Il 24 gennaio ci rechiamo all’aeroporto perché abbiamo l’aereo per Kinshasa dove vi arriviamo verso sera. Là ci aspettano Padre Cesar Balayulu e Padre Jacques Lwanzo. Dovuto al traffico impieghiamo ben tre ore per arrivare alla nostra casa regionale.
Visita al vescovo ausiliare di Kisangani mons. Leonard Ndjadi Ndjate
Il 25 gennaio con il superiore regionale Padre David e Padre Cesar, si fa la visita alla comunità della casa regionale con i dialoghi e la conoscenza delle sue varie attività e opere (scuole, il nuovo salone per incontri ed eventi, lo spazio commerciale Consolata Plaza per la vendita di alimentari, bevande e la distribuzione dell’acqua del pozzo). Con queste ed alcune altre attività la casa e la regione hanno quelle entrate che le sono necessarie per il suo mantenimento.
Scuola Notre Dame Consolata
Domenica 26 gennaio, nella Parrocchia Meter Dei, celebriamo la Messa in francese. Una messa con tanti giovani, ben preparata ed animata con la presenza dei nostri Laici Missionari. Questi, nel giardino della Casa Regionale, hanno preparato una festa ed il pranzo, offrendo però prima alcuni doni al superiore generale ed ai suoi accompagnatori. Il gruppo di questi laici si è anche dato un nome: “FAMICO” che sta per Famiglia Consolata ed è un bel gruppo di laici che ci sono vicini come laici missionari della Consolata. Condividono il nostro spirito e carisma vivendo con spirito missionario nelle loro famiglie e comunità parrocchiali. Un buon gruppo di loro è della parrocchia Mater Dei. Alcuni di loro sono anche stati a Roma per la Canonizzazione del Fondatore.
Incontro con i Laici Missionari nella Parrocchia Meter Dei a Kinshase
Lunedì 27 gennaio visitiamo la parrocchia e Santuario Mater Dei dove vi lavorano padre Nestor Nkulu Iland’a come parroco, Padre Stephano Nangaa Babangenge e P. Maluasa Honoré Tsiditeta come suoi collaboratori. La parrocchia, fondata nel 1979, ha un bel programma di formazione ed attività e iniziative nel decennio 2020/2030 in preparazione alla celebrazione del suo giubileo. In particolare, l’attività della Caritas per l’assistenza ai poveri ed il miglioramento di alcune strutture parrocchiali.
Come sempre il superiore incontra personalmente ogni missionario e, nello stesso tempo, prendiamo conoscenza delle varie realtà e attività della parrocchia. Visitiamo anche la nostra scuola “Notre Dame de la Consolata” in compagnia di P. Stephano, direttore di una delle sezioni e dove ci attende anche P. Jean-Marie Bakonda che in essa insegna lingua inglese. Siamo accolti da tutti i bambini e ragazzi della scuola materna e primaria con canti e messaggi di benvenuto. È una bella realtà educativa e formativa. Ritorniamo in parrocchia per l’incontro con la comunità dei missionari e poi si conclude con il pranzo.
Nei prossimi giorni continueremo la visita alle altre nostre parrocchie a Kinshasa e ai seminari del propedeutico e della filosofia per poi concludere con l’assemblea con tutti i missionari.
Mentre siamo qui arrivano sempre le notizie sulla situazione di guerra nella regione di Goma dove alcuni giorni fa è anche stato ucciso il governatore. Preghiamo affinché la situazione non precipiti e si trovino cammini di pace anche perché sono sempre di più i rifugiati e coloro che devono scappare dalle zone di conflitto.
* Padre Michelangelo Piovano, IMC, è Vice Superiore Generale.
Distribuzione dell'acqua a Kisangani