La Commissione ad gentes della Regione Europa (REU) si è incontrata a Torino nei giorni 27 - 31 maggio 2024, con lo scopo di valutare il cammino fatto e programmare gli incontri e le attività per il nuovo anno pastorale.
È una commissione creata per aiutare i missionari a riflettere, pensare e lavorare nei vari contesti della missione ad gentes che sono specificati dal Progetto Missionario Regionale del 2021 (PMR, 12):
Alla luce di questi contesti, la Commissione ad gentes, ha il mandato di:
Commissione creata per aiutare i missionari a riflettere, pensare e lavorare nei vari contesti della missione ad gentes
La Commissione ad gentes è un laboratorio di pensiero e di azione, un volano della missione in Europa con un raggio di azione complesso, in territori diversificati che spaziano dalla Spagna, l’Italia e il Portogallo, includendo la Polonia e, dal novembre 2020, la parrocchia di San Luigi a Oujda in Marocco, totalmente dedicata ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati.
Per poter realizzare efficacemente il mandato, facilitare l’operatività e soprattutto qualificare le scelte e le iniziative dell’azione missionaria, all’interno della Commissione, si sono creati alcuni tavoli di lavoro, di riflessione sui vari contesti dell’ad gentes.
Nella fattispecie: i migranti e la mobilità umana, le parrocchie, la pastorale giovanile e l’animazione missionaria e poi c’è anche un tavolo che cura l’accompagnamento dei missionari giovani di tutta la Regione Europa.
I tavoli sono composti da missionari e, in alcuni, anche dai Laici Missionari della Consolata (LMC) il cui contributo è sempre molto arricchente e professionale. I tavoli lavorano autonomamente nella programmazione degli incontri e delle iniziative, facendo sempre riferimento al coordinatore della Commissione ad gentes.
Il cortile della parrocchia Maria Speranza Nostra, periferia Nord di Torino
L’incontro di maggio si è svolto presso la parrocchia Maria Speranza Nostra, periferia Nord di Torino, nella cosiddetta Barriera di Milano dove i commercianti provenienti da Milano, nei secoli scorsi, si fermavano per pagare “la tassa” sui prodotti che portavano a Torino. La Barriera nel ventesimo secolo ha accolto ondate diverse di migranti, dal Sud Italia, poi dall’Est Europa e infine, in tempi recenti, dal Nord e Centro Africa. diventando così un crocevia di culture e popoli. Una periferia dal tessuto sociale molto fragile, caratterizzato da “solitudini”, disagio e marginalità.
La parrocchia, affidata ai missionari della Consolata nel 2013, ha trasformato il nome impegnativo che porta, in una visione pastorale: essere segno di speranza, accoglienza e convivenza pacifica per tutti senza distinzione. Dove la Consolazione è vissuta come riscatto e promessa di redenzione dalle difficoltà, pregiudizi e miseria. Da settembre dell’anno scorso, la Parrocchia è anche sede di una Comunità Apostolica Formativa (CAF) di cinque studenti di teologia provenienti da diversi Paesi e l’equipe formativa composta da padre Samuel Kibara Kabiru, formatore responsabile, padre Nicholas Muthoka Nyamasyo, parroco e il suo collaboratore padre Elmer Palaez Epitacio.
Non ci poteva essere miglior posto per l’incontro della Commissione che è iniziato con una sessione con la Direzione Regionale per verificare insieme il mandato che il PMR ci ha consegnato.
La giornata di martedì 28 ha vissuto tre momenti importanti: il primo è stato di formazione, al Polo “Cultures and Mission” (CAM), con la partecipazione di un buon numero di nostri confratelli della comunità di Casa Madre. Il tema era sull’Europa, nostra terra di missione: “Quale futuro per l’Europa?”, quali scenari si potrebbero aprire dopo le elezioni per rinnovare il Parlamento europeo in programma 8-9 giugno. Il Prof. Luca Giordana, coordinatore dell’Associazione Per l’Incontro delle Culture in Europa (APICE) ha trattato il tema con competenza.
Il secondo momento, nel pomeriggio, quando la Commissione ad gentes si è presentata ai missionari della Casa Madre. Caratterizzato da fraternità e condivisione, un bel segnale di interessamento e di incoraggiamento per il lavoro della Commissione. Poi, rientrati in parrocchia, la celebrazione della Messa con la gente, e dopo cena incontro con alcuni rappresentanti di gruppi e associazioni della parrocchia.
Laici e consacrati che lavorano in alcuni ambiti della consolazione: il cortile della parrocchia che funge da Oratorio, ogni pomeriggio si riempie di “mondialità”: ragazzi e ragazze di “mille” paesi che giocano insieme e sono aiutati dai volontari con il doposcuola due giorni alla settimana; le famiglie più bisognose (circa 150), sono accolte e aiutate dai volontari del Centro di Ascolto e sempre nei locali della parrocchia, c’è il progetto di accoglienza di una ventina donne rifugiate fatta in collaborazione con il CISV, una Ong locale (acronimo per: Comunità, Impegno, Servizio, Volontariato). La missione si vive e si fa in vari modi, però sempre secondo il carisma della Consolazione vissuto e ispirato dal nostro “Santo” Padre Fondatore, Giuseppe Allamano.
Prof. Luca Giordana: In quale modo dobbiamo essere missionari nell’ “Oggi” della missione?
La giornata di lavoro di Mercoledì 29 è stata introdotta da una riflessone biblica sulla nostra missione, alla luce dell’episodio di Gesù nella sinagoga di Nazareth (Luca 4:16-30): “oggi” questa scrittura si compie in ciascuno di noi. In quale modo dobbiamo essere missionari nell’ “Oggi” della missione? Come Gesù Re, Profeta e Sacerdote! (cfr. Preghiera dell’Unzione col Sacro Crisma nel rito battesimale).
Durante la giornata i diversi “tavoli”, si sono alternati nel presentare il rapporto sul cammino fatto e i punti della verifica. Ha iniziato il Tavolo Migranti e poi, nel pomeriggio, è toccato al tavolo dei Missionari Giovani e poi quello delle Parrocchie. Ogni Tavolo sta gradualmente prendendo coscienza dell’importanza del loro contributo per aiutare nella realizzazione della missione in Europa. Anche se le difficoltà non mancano, abbiamo valutato positivamente il lavoro fatto e per questo, abbiamo chiesto ai coordinatori di ringraziare tutti per la costanza di partecipare agli incontri e la serietà con cui hanno lavorato.
In serata, dopo la celebrazione della Santa Messa con i fedeli della parrocchia, abbiamo avuto un incontro con i nostri studenti della CAF, e con gli altri membri del team formativo: padre Samuel e padre Elmer. Molto importante far conoscere come si cerca di vivere concretamente la missione ad gentes in Europa. Abbiamo ribadito che come missionari dobbiamo sentirci sempre in formazione, alla sequela di Gesù Missionario del Padre. E quindi lasciarci formare anche dalla vita e dagli altri con cui viviamo.
Giovedì 30 maggio, dopo la riflessione biblico-missionaria su Gesù “Profeta e Sacerdote”, abbiamo ascoltato la presentazione della verifica e valutazione di tavoli rimanenti, quello della Cooperazione Missionaria e poi, della Pastorale Giovanile e Animazione Vocazionale che ha condiviso le proposte fatte ai giovani e lo sforzo in atto per coordinarsi maggiormente a livello regionale.
Le sessioni di lavoro si sono concluse prima di pranzo con la programmazione del calendario degli incontri della Commissione per l’anno pastorale 2024-2025. Nel pomeriggio, per conoscere e imparare, abbiamo visitato l’Ufficio Pastorale Migranti, dell’Archidiocesi di Torino.
Molto interessante la condivisione di tutti i servizi che vengono offerti ai migranti, con la sottolineatura che non sono “casi”, ma persone da ascoltare, accompagnare e sostenere nel cammino di integrazione. “Ciliegina sulla torta” è stata la concelebrazione della Santa Messa nel “nostro” Santuario della Consolata (foto), offrendo nella Eucaristia il lavoro di queste giornate e quello dei diversi tavoli nei contesti della missione in Europa. Orgogliosi di essere figli del Rettore della Consolata che prossimamente sarà proclamato “San Giuseppe Allamano”.
Non è mancato il ringraziamento ai confratelli della Casa Madre per l’ospitalità, l’interessamento e l’accompagnamento con la preghiera. E anche alla comunità della Parrocchia Maria Speranza per lo spirito di Famiglia e il “sapore” della missione che abbiamo vissuto e percepito tutto intorno a noi.
* Commissione ad gentes della Regione Europa (REU).
Il Santuario della Consolata a Torino
Il programma dell'XI Conferenza Regionale dei Missionari della Consolata in Argentina, svoltasi a Luján dal 28 al 31 maggio, ha offerto molti contributi arricchenti sulla missione ad gentes, sul luogo teologico della missione e sulla sfida dell'interculturalità.
Nei loro progetti di evangelizzazione i Missionari della Consolata in Argentina cercano di camminare in armonia con la Chiesa locale e questo è stato riconosciuto dal Vescovo della Diocesi di Merlo-Moreno, Mons. Juan José Chaparro, presiedendo l'Eucaristia del secondo giorno della Conferenza, in occasione della memoria liturgica di San Paolo VI.
Nell'omelia il vescovo ha sottolineato l'insegnamento e la dedizione missionaria di Papa Paolo VI e ha ringraziato i laici della Consolata per il loro impegno missionario nella diocesi insieme alla presenza della Comunità Apostolica Formativa (CAF). “Ogni Istituto religioso arricchisce la Chiesa locale e noi apprezziamo molto la presenza della CAF; gli studenti con la loro gioventù e diversità sono un dono per tutta l'Argentina. Oggi –ha sottolineato– non viviamo tempi facili, ma la Chiesa, aderendo personalmente a Gesù e ascoltando il grido del popolo, propone il Vangelo per la trasformazione del mondo”. Nel CAF, che si trova accanto alla parrocchia del Santo Cura Brochero a Merlo, sono presenti sette studenti di teologia provenienti da diversi Paesi.
Il programma della Conferenza prevedeva lavori di gruppo su temi quali: il missionario in comunità, il missionario in formazione, la missione ad gentes, l'organizzazione dell'Istituto e l'economia della missione.
La Conferenza ha dedicato molto tempo a riflettere sul Progetto di Vita Comunitaria (PCV), riconosciuto come un vero indicatore per le comunità missionarie che si prendono cura e si rispettano reciprocamente. In esso trovano spazio elementi fondamentali come la costruzione della vita fraterna; l'unità nello svolgimento delle attività (unità di intenti); un programma che preveda almeno un incontro mensile; la distribuzione dei compiti nella comunità sempre in armonia con i valori e gli atteggiamenti che abbiamo imparato da Giuseppe Allamano.
Juan Pablo de los Ríos, Consigliere generale per l'America, ha detto ai missionari presenti che la Conferenza è finita, le linee guida sono state date, ma non bisogna smettere di cercare nuove strade. “È stato fatto un buon lavoro e possiamo guardare al futuro con ottimismo: l'Argentina ha missionari giovani e sacerdoti anziani, che danno esperienza e solidità alla nuova missione. Vedremo i risultati tra qualche anno, abbiamo molta speranza”.
Padre Juan Pablo ha anche evidenziato alcuni punti su cui si è lavorato durante la Conferenza, come la necessità che il Superiore Regionale aiuti, accompagni e riveda il Progetto Comunitario di Vita e Missione in linea con il desiderio della Direzione Regionale che ha riservato un tempo di riflessione sulla Comunità.
Un altro aspetto che ha sottolineato è la preparazione di un formatore perché, anche se è vero che al momento non abbiamo seminaristi locali, “dobbiamo essere pronti ad accogliere persone disposte a fare un'esperienza con noi”.
Il Consigliere Generale ha messo in evidenza le nuove sfide che la Regione Argentina vuole raccogliere: la pastorale afro e la pastorale nelle “villas” (periferie povere) a queste si aggiunge anche la Pedagogia Allamaniana nel campo dell'educazione. Allo stesso tempo ha apprezzato lo stile sinodale della conferenza in cui erano presenti una Suora Missionaria della Consolata e i responsabili laici delle scuole IMC in Argentina.
Il Superiore Generale, Padre James Lengarin, ha lasciato un messaggio finale alla Conferenza: “Siamo qui per accompagnare e consolare le persone, questo è il nostro servizio e il nostro cammino. Sono felice perché abbiamo sognato la missione con i migranti, gli afro e le Villas; oggi dobbiamo mettere in pratica questo sogno”.
In questo modo i 23 missionari della Consolata presenti in Argentina sono incoraggiati a continuare ad andare avanti e, con la gioia di dare tutto, l'Argentina si alza, canta e cammina!
* Padre Donald Mwenesa e Diana Sosa, comunicazione Regione Argentina.
I Laici Missionari della Consolata (LMC) della Regione Colombia si sono riuniti nei giorni 1 e 2 giugno 2024 per celebrare la XIX Assemblea Nazionale presso la Casa Regionale IMC a Bogotá.
Abbiamo vissuto un bellissimo incontro come famiglia missionaria. Ci siamo trovati sacerdoti, religiose e laici provenienti da diversi luoghi in cui promuoviamo e viviamo la missione con il carisma e gli insegnamenti del Beato Giuseppe Allamano, prossimo Santo della nostra Chiesa.
I presenti erano in tutto 41: le comunità laicali di Bogotà, Bucaramanga, Cali e Medellín; due missionarie della Consolata, Angélica e Inés, e tre padri: Claudio Brualdi, Venanzio Mwangi, Superiore Regionale, e Oscar Medina, responsabile dei gruppi di LMC. Altri sacerdoti e laici hanno partecipato virtualmente.
Messa presieduta da padre Oscar Medina nella cappella della Casa Regionale IMC a Bogota.
Il tema di questo incontro era “Missione e Santità” e con il motto “L'Allamano ci invita a lavorare insieme: tutti per uno e uno per tutti” abbiamo riflettuto sull'importanza della missione nel cammino della santità e visto come le diverse esperienze mettono alla prova lo spirito di chi ha il coraggio di dire il proprio sì per servire dove c'è più bisogno, lasciando la propria famiglia per avventurarsi in un mondo completamente nuovo nel quale ci confrontiamo con noi stessi.
Durante l'incontro sono state condivise esperienze missionarie di compagni con svariati anni di servizio o di altri che hanno appena cominciato. Abbiamo anche ascoltato le preoccupazioni di coloro che sono prossimi a fare il primo passo.
È stato bello sentire come Dio chiami ciascuno di noi in modi diversi e ci conduca su strade insospettabili, perché nessuno di noi ha previsto o anche solo immaginato di andare a servire nei luoghi in cui siamo stati destinati. Abbiamo tutti affrontato grandi difficoltà e ci siamo trovati in situazioni in cui a un certo punto non sapevamo cosa fare, ma siamo stati tutti d'accordo sul fatto che, sebbene in molte occasioni crediamo di non essere fatti per ciò che ci è stato affidato, Dio ci forma, ci guida e ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno per compiere la missione che Lui, attraverso la Consolata, ha voluto per ciascuno di noi.
La presenza dei sacerdoti e delle suore, come sempre, con il loro messaggio, ci permette di tracciare la rotta per fissare obiettivi in linea con il carisma dell'Istituto. Padre Oscar Medina, membro del Consiglio della Regione Colombia e incaricato di accompagnare e fare da ponte tra i laici e l'Istituto, ha illustrato le conclusioni del XIV Capitolo Generale e i cammini nuovi che l’Istituto vuole fare nelle sue dimensioni spirituale, missionaria e organizzativa. Lo stesso hanno fatto le missionarie della Consolata nel loro Capitolo Generale che si è celebrato poco prima di quello dei missionari. Ora tocca a noi riflettere su questi aspetti per vedere come continuare a vivere un laicato conforme alle linee guida.
Padre Claudio Brualdi, trattando il tema sulla “santità dell'Allamano e i laici” ci ha raccontato gli inizi della sua vocazione missionaria quando, a vent’anni, ha incontrato per la prima volta i seminaristi e i Missionari della Consolata. Lui era rimasto impressionato dall’Istituto perché aveva come fondatore un sacerdote diocesano e portava il nome di Maria Consolata. Padre Claudio ha ricordato che perfino nel primo gruppo di missionari inviati in Africa nel 1901, il Beato Giuseppe Allamano, oltre a due sacerdoti, mandava anche due laici che avevano il compito di accompagnare i missionari condividendo la loro professionalità e la conoscenza di arti e mestieri. Uno stile missionario niente affatto lontano da quello di Papa Francesco e di una Chiesa sinodale, guidata dallo Spirito Santo, in cui i laici sono grandi protagonisti.
Padre Venanzio Mwangi ha salutato l'Assemblea, a nome di tutti i missionari, e ha sottolineato l'importanza di questi incontri che ci riportano alle radici. “Giuseppe Allamano –ha detto– quando parla di missione invitava a un cammino di santità e ha fondato due Istituti Missionari per la santificazione dei suoi membri. Dobbiamo chiederci che cosa significa questo per coloro che oggi vogliono essere Laici Missionari della Consolata”.
Poi ci invita a meditare sulla chiesa in uscita di Papa Francesco. Lui, come superiore dei missionari della Consolata vorrebbe “vedere più laici nella missione, magari rendendo la vita dei padri più complicata, ma alla fine tutti disposti a fare del bene”. Per concludere ci invita a prepararci al grande evento della canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano, annunciando la buona notizia dai nostri quartieri, parrocchie e ambienti di vita.
Domenica abbiamo celebrato l’ingresso ufficiale di nuovi membri al gruppo e il rinnovo dell’impegno di quelli che sono con noi da più tempo. L'équipe di coordinamento ha presentato lo stato attuale della comunità dal punto di vista organizzativo e ci ha invitato a dare un rinnovato “sì”, poiché ci sono luoghi che oggi hanno bisogno del servizio dei laici. È stato anche deciso che la prossima Assemblea nazionale (2025) si terrà a Cali. Siete tutti invitati.
* Germán Fernando Angulo Asprilla, missionario laico della Consolata a Cali, Colombia.
In un mondo segnato dall'individualità, la tavola si pone come luogo d'incontro dove si creano legami di appartenenza e di gratitudine.
Basta osservare i bambini intorno a un tavolo, che condividono e spezzano il pane, per comprendere il profondo insegnamento di Gesù: una pagnotta intera non ha lo stesso significato di una pagnotta spezzata. Il pane, per essere pane, deve essere condiviso, distribuito e gustato in comunità. Questo atto, più che una semplice azione, diventa un comportamento di vita cristiana: vivere con cuore aperto, generosità e in comunione con gli altri.
Sedendo a tavola con gli altri, riaffermiamo la nostra appartenenza a qualcosa di più grande di noi, la famiglia, la città, il Paese, il pianeta terra. La tavola diventa un luogo di incontro dove si creano legami di appartenenza e di comunità. In un mondo sempre più segnato dall'individualità e dall'isolamento, la tavola ci offre, ancora una volta, la salvezza.
Ogni volta che ci sediamo a tavola, siamo invitati a partecipare a un esercizio di gratitudine e generosità. Condividere il cibo è un modo per riconoscere e ringraziare per i doni ricevuti. Ci insegna a dare valore a ciò che abbiamo e ad essere disposti a condividerlo con gli altri. Questo atto di condivisione va oltre il semplice scambio, è un gesto di ospitalità e di pura generosità. La tavola ci ricorda che il cibo è un dono della “Madre Terra” e che dobbiamo riceverlo non come un diritto, ma come un dono che merita di essere condiviso con tutti gli altri esseri umani.
Sacramento, segno e strumento di comunione
Non basta mangiare, è essenziale imparare a gustare. Non abbiamo solo denti per masticare, ma anche papille gustative per assaporare i sapori e apprezzare la bontà degli alimenti. Assaggiare con attenzione ci permette di renderci conto della qualità del cibo e ci mette in contatto con la “bontà della vita” e in comunione con il presente e il passato. È un invito a vivere con maggiore consapevolezza, gratitudine e saggezza.
L'antico sogno di Gesù era che tutti i popoli e le culture si riunissero intorno a un tavolo per spezzare il pane. Oggi questo sogno sta diventando realtà in molte case e ambienti di lavoro, dove la multiculturalità arricchisce le nostre tavole e ci apre a nuove esperienze di sapori e sensi. La tavola diventa un luogo di incontro e di apprendimento, dove possiamo apprezzare le differenze e trovare un terreno comune. Gesù ci ha insegnato ad amare il prossimo, indipendentemente dalle sue origini o dal suo credo. Condividendo la nostra tavola con persone di culture diverse, abbracciamo la comunione universale.
Quando il pavimento diventa una tavola di consolazione
Festeggiare, nel suo senso più completo, significa riconoscere e ringraziare per i doni che abbiamo ricevuto e condividerli con gli altri. Ci ricorda che le nostre vite sono interconnesse e che la vera felicità si trova nella comunione e nella generosità. Gesù ci invita a vivere ogni giorno come una celebrazione della vita e dei doni che abbiamo ricevuto, condividendoli con chi ci circonda. La tavola ci apre alla celebrazione comunitaria e all'Eucaristia che illumina la nostra vita quotidiana. La celebrazione del sacramento ci iscrive in un'esistenza segnata dalla benedizione e dalla tenerezza di Dio, portandoci a scegliere un altro mondo possibile e a riaffermarlo alle nostre tavole quotidiane.
Spezzando e condividendo il pane, viviamo il messaggio di Gesù e troviamo il vero senso della nostra vita. La tavola diventa così un simbolo potente che ci invita alla comunità, alla gratitudine, alla generosità, all'apprendimento e alla festa. Che la nostra vita sia come la tavola di Gesù: un luogo di incontro, uno spazio per contribuire, un luogo per ritirarsi e ricevere, dove celebriamo e accogliamo la proposta di Gesù di riconoscere un padre e gli altri come miei fratelli e sorelle.
* Francisco Martínez è un laico missionario colombiano della Consolata in Kenya - Africa.
Un viaggio nella savana africana dove la dolcezza delle caramelle diventa la chiave che apre le porte alla connessione umana e alla gioia inaspettata.
Nel cuore di Wamba, dove il sole accarezza la terra con il suo calore, i nostri piedi si muovevano sul terreno rossiccio. Padre Ansoni Camacho Cruz ed io, guidati da Isac un giovane della parrocchia, visitavamo le comunità attraverso percorsi serpeggianti che collegavano le case. La nostra missione era semplice: condividere la dolcezza, non solo con le parole, ma anche con gesti concreti.
Sotto il vasto cielo africano, portavamo sacchi di caramelle, piccoli tesori avvolti in carte colorate. Mano a mano che avanzavamo, fermavamo la macchina, e consegnavamo questi piccoli doni, con la sorpresa che dietro ogni bambino ce n'erano tanti altri che apparivano all'improvviso. Si avvicinavano a noi con stupore, gioia, timidezza e innocenza, il tutto mescolato al caldo sussurro del vento. Un grande sorriso si disegnava sui loro volti quando aperta una caramella la mettevano in bocca e poi correvano a condividere il loro inatteso regalo con gli adulti, che non se lo aspettavano.
Ogni caramella donata era una promessa: "Tu conti. La tua gioia conta, la tua cultura conta".
Questi sono regali a sorpresa e la gioia dei bimbi e degli adulti è una moneta più preziosa di qualsiasi altra. Perché in questi effimeri scambi, scopriamo la vera essenza del donare: non nell'aspettativa, ma nel puro piacere del sorprendere un altro essere umano. In mezzo alla savana africana, dove tutto trascorre con la sua lenta normalità, senza troppa fretta a differenza della grande città, arriva un regalo inaspettato.
Proseguiamo il nostro viaggio e i paesaggi sconosciuti diventano compagni. Un cenno del capo, una mano alzata, una fotografia scattata, un sorriso condiviso, una benedizione sussurrata; tutto tessuto nella trama del nostro incontro. La savana ci ha abbracciati, sussurrandoci segreti di resistenza al caldo implacabile e di saggezza ancestrale presente nelle persone. E in questa immensità, abbiamo trovato la connessione: un ponte tra mondi, fattoi non di mattoni, ma di umanità condivisa.
Arriviamo a conoscere una piccola Mañata (casa tradizionale Samburu), un luogo in mezzo alle montagne, con animali appena nati e uomini Samburu che ci guardano da lontano. Salutiamo la signora e i bambini della casa, e dopo un po' arrivano gli uomini e ci invitano a prendere il Chai. Accettiamo l’invito anche un pò incuriositi di poter assaggiare il latte di cammello. Isac ci porta in cucina, dove in termos tradizionali c'era del latte con un sapore particolare, più dolce e viscoso del latte di mucca. È stato un nuovo incontro con le tradizioni del luogo, il tutto unito in una porzione di esperienza culturale condivisa nella missione.
Ogni caramella donata era una promessa: "Tu conti. La tua gioia conta, la tua cultura conta". Mentre ci preparavamo per tornare, sono apparse persone che dovevano andare a Wamba; con la massima gentilezza, abbiamo offerto loro il nostro trasporto. Mentre loro si accomodavano, noi camminavamo con padre Camacho, osservando la bella scena di come il nostro trasporto diventava una possibilità, di nuovo un regalo inaspettato per loro e per noi.
Le emozioni del viaggio non erano da meno. Isac superava con cautela i dislivelli della strada, e i salti provocavano risate, conversazioni che non capivamo perché la loro lingua era il Samburu, ma le loro emozioni erano come un caleidoscopio di gratitudine, simpatia e gioia. In quei momenti noi non eravamo più estranei di passaggio; eravamo possibilità, missione e un'esistenza condivisa.
Le risate dei bambini, lo scricchiolio degli involucri delle caramelle, il calore delle persone, la gratitudine, sono regali inaspettati che ci offre la missione, che ci offre l'andare incontro all'altro.
E così, caro lettore, ricordiamoci che a volte i regali più preziosi arrivano senza preavviso, avvolti non nella carta, ma nella magia degli incontri inaspettati. Nell'abbraccio di Wamba, abbiamo imparato che la gioia si moltiplica quando viene condivisa liberamente; una lezione impressa per sempre nel linguaggio dei sorrisi e nel sapore delle dolci sorprese.
* Francisco Martinez è Liaco Missionario della Consolata colombiano lavorando nel Kenya.