Il Superiore dei Missionari della Consolata esprime la gioia dell'Istituto per la prossima canonizzazione del Fondatore. I 900 religiosi sparsi alle frontiere della nuova evangelizzazione sono impegnati in via prioritaria nell'educazione e nella promozione umana di gruppi etnici ancora non integrati appieno nelle società. È il caso, per esempio, degli afrodiscendenti, dei Pigmei, degli indigeni nelle Americhe. "Abbiamo un'età media di 53 anni ma possiamo fare ancora tanto"

"È un momento di grazia". Così il keniano padre James Lengarin IMC, Superiore Generale dei Missionari della Consolata, commenta la notizia della imminente canonizzazione del fondatore, il beato Giuseppe Allamano. Con 900 religiosi sparsi nel mondo, con una età media di 53 anni, la congregazione nata poco più di un secolo fa può contare su molti anziani i quali, tuttavia, "ancora possono fare tanto", portando avanti il carisma di andare alle frontiere, con entusiasmo, dedizione e creatività.

Andare "ad gentes"

Ci risponde dall'Argentina, il Superiore: "Mi trovavo in Colombia per la XIII Conferenza regionale con una sessantina di padri, quando è giunta la notizia: è una gioia immensa perché l'abbiamo attesa per tanti anni. È un momento di grazia". Padre Lengarin ricorda l'origine della costituzione di questa famiglia di consacrati: "Noi siamo stati fondati soprattutto per i non cristiani. Il nostro fondatore fu ispirato molto dall'attività missionaria dei sacerdoti di Don Bosco. Per lui la massima preoccupazione è sempre stata quella di andare a portare il Vangelo a coloro che non conoscono Dio. Inoltre, la promozione umana è stata un aspetto molto importante che lui ha sempre sottolineato". 

Ascolta l'intervista a padre James Lengarin - Radio Vaticana

 

Cresciuto fra i salesiani, Allamano a 22 anni è sacerdote e coltiva il sogno di partire in missione, ma la salute cagionevole non glielo permette. All'età di 29 anni lo mandano a dirigere il più grande Santuario mariano di Torino dedicato alla Madonna Consolata che riporta agli splendori di un tempo. Il fuoco per la missione lo trasmette a giovani preti che, formati alla scuola del loro rettore, si preparano a salpare per le terre lontane. Così si gettano le basi per l’Istituto Missioni Consolata (IMC), che fonda nel 1901 costituendo, su richiesta di Pio X, anche un ramo femminile con le Suore Missionarie della Consolata (MC) nel 1910. Il miracolo che porterà alla canonizzazione ci riporta in Brasile, nello Stato di Roraima, in piena foresta amazzonica, che resta dal 1948 una delle mete dell'impegno missionario.

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Beato Giuseppe Allamano

Come cambia la geografia della missione

Padre James racconta come nel tempo, soprattutto dalla fine degli anni Novanta, l'evangelizzazione sia cambiata moltissimo. E ricorda quando, dopo la prima parte della sua formazione in Inghilterra, venne in Italia:"Erano tempi difficili poiché noi eravamo stati formati per la missione 'ad gentes' e l'epoca ci imponeva di restare in missione in Europa, cosa che non ci saremmo aspettati. Perché, ci dicevano, la missione ora è ovunque". Del resto, è evidente che sia l'Africa a maturare oggi tante vocazioni e che i bacini delle vocazioni stesse si siano quasi completamente ribaltati rispetto ai secoli scorsi. "Io ricordo che quando sono entrato nella congregazione desideravo andare in Amazzonia, la cosa infatti che mi attraeva di più era lavorare con gli Indios. Invece mi hanno detto che sarei dovuto restare in Italia. L'allora Superiore mi disse che l'Italia era terra di missione e che dovevo rimanere qua. Non ci ho dormito tutta la notte. Sono stato mandato al Sud, vicino Lecce, a Galatina". Racconta che all'inizio la gente del posto lo guardava con sospetto rivendicando il fatto che loro non erano come le persone "che non conoscevano Dio". Ci restò cinque anni, scoprendo poi che quella esperienza era stata inaspettatamente bella e capace di cambiargli la vita. 

Dall'Africa vocazioni in crescita

Quanto contano i numeri? Contano, spiega padre Lengarin, perché quando si può contare su un numero consistente di giovani energie si può progettare di "aprire nuovi luoghi di sfida". Accenna, per esempio, alla condizione degli afro-discendenti tra i quali, osserva, ci sarebbe molto da fare perché generalmente "siamo portati ancora a non riconoscere i loro valori". Precisa che in diverse regioni essi non hanno ancora avuto una piena integrazione: accade, per esempio, in Brasile, Colombia, Venezuela, Nicaragua. In Africa, i Pigmei della foresta tropicale del Congo, destano molta attenzione da parte dei Missionari della Consolata che avrebbero in animo di operare maggiormente in loro favore anche per promuovere una sana e non traumatica attivazione di collegamenti tra i loro gruppi chiusi e il resto della società. Proprio dall'Africa, peraltro, "prevediamo che nasceranno ancora vocazioni, se si segue la tendenza attuale, una decina o una ventina l'anno". Le priorità apostoliche dell'Istituto restano gli indigeni d'America, gli abitanti nella vasta regione amazzonica, i centri urbani con le parrocchie e, attività ritenuta fondamentale, i centri educativi.

Fonte: Pubblicato  originalmente in Vatican News

“Ogni comune o villaggio del Caquetá ha qualcosa di un missionario della Consolata"

In un'intervista rilasciata sul sito dell'arcidiocesi di Florencia nel Caqueta - Colombia, padre Óscar Javier Medina, IMC, offre una panoramica sul lavoro dei Missionari della Consolata, sulla figura ispiratrice del Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano e sull'importanza del prossimo XIII Congresso Missionario Nazionale, che si terrà dal 5 al 7 luglio nell’arcidiocesi di Bogotá.

“Abbiamo concluso il mese di maggio dedicato a Maria e iniziamo il mese di giugno in cui celebriamo la festa del Cuore Immacolato di Maria (Patrona dell’Arcidiocesi di Florencia) e noi missionari festeggiamo il 20 giugno, la nostra Patrona, la Consolata. Quindi un momento di espressione di grande amore per la nostra Madre celeste, la prima missionaria che è andata a portare la Buona Novella", ha sottolineato padre Óscar, animatore missionario e vocazionale in Colombia e vicario nella parrocchia del Cuore Immacolato di Maria a Florencia.

“Siamo nati dal cuore di Dio. Siamo una famiglia di consacrati per la missione ad gentes”.

Vedi qui il video con l'intervista a padre Oscara Medina (in spagnolo)

I Missionari della Consolata della Regione Argentina si riuniscono dal 28 al 31 maggio presso la Villa Marista di Luján, nella provincia di Buenos Aires, per riflettere profondamente sul cammino della missione e per pianificare i prossimi sei anni.

Per illuminare i lavori dell'XI Conferenza è stato scelto il motto: “Mossi dallo Spirito” (Atti 8, 26-40).20240529Argentina6

Padre James Macharia ha condiviso il simbolismo che accompagna l'incontro, nel quale si rappresenta la Regione Argentina con dei fiori bisognosi di cure. Mentre portiamo il Vangelo alle genti, specialmente nelle periferie del Paese, abbracciamo la ricchezza dell'interculturalità animati dall’ispirazione del nostro Fondatore, il Beato Allamano, e dalla guida di Nostra Madre Consolata. L’espressione “Alzati e vai” riassume l'atteggiamento del missionario.

Il Superiore regionale, padre Marcos Im Sang Hun, ha aperto la Conferenza illustrando la situazione attuale della Regione e stabilendo le regole del lavoro. “Chiediamo le vostre preghiere per noi e per il bene dell'umanità”, ha detto il Superiore in un video messaggio.

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Partecipano nell’assemblea il padre James Lengarin, Superiore Generale, il Consigliere Generale per l'America, padre Juan Pablo De los Ríos, 19 sacerdoti residenti nella Regione, sette seminaristi della Comunità Apostolica Formativa (CAF) Cura Brochero, la Missionaria della Consolata Suor Rubi Sánchez e i laici responsabili delle due collegi della IMC in Argentina: l'ingegnere Diana Sosa e il maestro Lucio Tortosa.

Nel suo discorso di apertura, padre Juan Pablo ha sottolineato che questo incontro “è un momento opportuno per disegnare e progettare il futuro, partendo da come è nata la missione in Argentina”. Il Consigliere generale ha spiegato che attualmente “c'è un grande cambiamento nell'Istituto e molti dei giovani missionari che arrivano alle missioni provengono dall'Africa. Questa è la nuova realtà che dobbiamo abbracciare. Anche se abbiamo molte cose buone, ci sono anche aspetti che dobbiamo migliorare. Non possiamo fare missione come all'inizio; abbiamo bisogno di creatività e di una nuova prospettiva per andare avanti con la nostra missione ad gentes”.

Padre Juan Pablo ha anche sottolineato che “ci sono eredità che non cambieranno mai, soprattutto i valori del Fondatore. Dobbiamo superare i confini e incoraggiare la Chiesa con grande entusiasmo, guardando a nuove proposte. La creatività è fondamentale in un mondo in continuo cambiamento. L'approccio principale alla nuova realtà è quello di rompere gli schemi con coraggio e audacia. La Chiesa sinodale ci invita a camminare insieme, con una grande chiamata a vivere e ad annunciare.

Il Superiore Generale, padre James Lengarin ha sottolineato che “il nostro ad gentes è ascoltare, costruire la missione con la gente nel cuore”. Ha anche riconosciuto e ringraziato la Regione IMC Argentina per il suo contributo al consolidamento del nuovo modello di formazione basato su piccole comunità formative e ha espresso l'augurio che “la Conferenza sia un momento sereno e che la Provvidenza apra i nostri occhi e i nostri cuori per essere attenti a tutta l'umanità”.

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"La creatività è fondamentale in un mondo in continuo cambiamento." Padre Juan Pablo de los Ríos

Presenza IMC in Argentina

Il primo missionario della Consolata, padre Mario Viola, arrivò a Buenos Aires il 30 settembre 1946, dove stavano arrivando molti emigranti italiani, e fra questi alcuni devoti della Consolata e benefattori delle nostre missioni. Pochi mesi dopo arrivarono altri missionari e nel 1947 ci stabilimmo nella diocesi di Rosario.

Successivamente, l'Istituto ha esteso la sua presenza ad altre diocesi e ai territori del Chaco e di Formosa, considerati campi di attività specificatamente missionaria.

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"Il nostro ad gentes è ascoltare, costruire la missione con la gente nel cuore". Padre James Lengarin

Attualmente, 23 Missionari della Consolata (con una età media di 63 anni) lavorano in Argentina distribuiti in cinque parrocchie: Medalla Milagrosa a Jujuy, San Miguel Arcángel a Yuto, Nuestra Señora de la Misericordia a Mendoza, Nuestra Señora de Andacollo a San Juan e Cura Brochero a Merlo. Quest'ultima parrocchia è anche la sede della Comunità Apostolica Formativa (CAF) con sette studenti di teologia provenienti da diversi paesi. Nella Regione si sviluppano anche attività di Animazione Missionaria Giovanile e Vocazionale (AMGV) e sono attivi gruppi di Laici Missionari della Consolata.

La Casa Regionale e l'infermeria si trovano a Buenos Aires, nel quartiere di Flores. Fanno parte anche del nostro impegno due collegi: Nuestra Señora de la Consolata a Mendoza e l'Istituto Paolo VI, a San Francisco, Córdoba.

* Padre Donald Mwenesa, IMC, missionario a Mendoza e Diana Sosa, missionaria laica dedicata all'educazione.

Le celebrazioni del centenario della presenza dei Missionari della Consolata in Mozambico sono state aperte ufficialmente questa domenica 26 maggio 2024 da una solenne Eucaristia celebrata nella parrocchia di Nostra Signora dell'Assunzione nel quartiere Liberdade (Matola), nella regione metropolitana di Maputo.

Il primo arrivo dei Missionari della Consolata in Mozambico, è stato nella provincia di Tete, il 15 aprile 1925.

La Messa, nella Solennità della Santissima Trinità è stata presieduta dall'arcivescovo di Nampula e presidente della Conferenza Episcopale del Mozambico, mons. Inácio Saure, IMC, e concelebrata dal vescovo ausiliare di Maputo, mons. Osório Citora Afonso, IMC, che ha tenuto l'omelia. Il nuovo vescovo della Consolata ha sottolineato il mandato di Gesù: “Andate, dunque, e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19).

Parlando della Santissima Trinità, il vescovo ha ricordato che "Dio è famiglia (Padre, Figlio e Spirito Santo), ed è anche comunità". Pertanto, "la celebrazione del Centenario della presenza dell'Istituto nel Paese deve aiutarci a concretizzare il fatto che la missione è comunione".

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La Messa è stata presieduta da mons. Inácio Saure e concelebrata da mons. Osório Citora Afonso, e da un gruppo di sacerdoti

Hanno concelebrato l’Eucaristia quasi tutti i sacerdoti Missionari della Consolata che operano in Mozambico e Angola e che, nella settimana dal 20 al 25 maggio, hanno partecipato alla loro decima Conferenza Regionale. Erano presenti anche un gruppo di Suore Missionarie della Consolata, membri di altre comunità religiose, i seminaristi del seminario filosofico e propedeutico di Matola e un gran numero di parrocchiani.

Messaggi e ringraziamenti

Prima della benedizione finale, c'è stato tempo per alcuni messaggi. L'animatrice della parrocchia ha ringraziato i Missionari della Consolata per l’evangelizzazione realizzata in Mozambico e per l'impatto socio-economico sulle comunità in cui sono presenti con i loro progetti.

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Il rappresentante del sindaco di Matola ha chiesto ai missionari di continuare la missione con entusiasmo, non solo il Mozambico, ma nel mondo intero.

Da parte sua, il vice Superiore Generale, padre Michelangelo Piovano, ha ringraziato tutti i presenti per aver “accolto i Missionari della Consolata in questa gloriosa terra e ha auspicato che questo centenario rinnovi la consolazione in tutto il territorio del Mozambico".

Il Superiore Regionale, padre Pedro Elias Sisto, ha sottolineato che "il Centenario è un'occasione per ringraziare Dio e rinnovare la nostra fede". Tutti insieme, "con l'immagine pellegrina della Madonna Consolata –che visiterà tutte le presenze IMC durante l'anno–, consoliamo tutti. Il Centenario non è solo per i missionari, ma per tutti e per ciascuno", ha spiegato padre Sisto.

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La celebrazione è stata animata dal coro parrocchiale con canti in portoghese e in altre lingue locali.

Alla fine della celebrazione, dopo la benedizione finale, c’è stato un momento di festa e ricreazione.

Programma del Centenario

La celebrazione del Centenario è stata organizzata nelle varie riunioni zonali dove è stato scelto il motto dell’evento: "Missionari della Consolata, 100 anni di missione in Mozambico".

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L'immagine della Consolata, che si trova a Massangulo, nella regione del Niassa, sarà portata in pellegrinaggio nei luoghi dove lavorano i missionari con il seguente calendario:

Fra giugno a settembre l'immagine visiterà la zona di Tete; in ottobre e novembre sarà a Maputo; da dicembre 2024 fino a febbraio 2025, la Consolata sarà nella zona di Inhambane e infine, da marzo a giugno 2025,l’immagine farà un pellegrinaggio nelle comunità del nord nella Provincia del Niassa.

Le celebrazioni del Centenario si concluderanno con un pellegrinaggio e una Eucaristia nella Festa della Consolata, il 20 giugno 2025, presso il Santuario di Massangulo, nella diocesi di Lichinga, dove è conservata una delle prime immagini della Consolata arrivate in Mozambico.

Oltre alle “capulane” (tessuto tipico della cultura locale ndt.) e alle magliette, è stato preparato anche un libretto con preghiere, riflessioni e canti da utilizzare durante il pellegrinaggio della Madonna.

Diverse parrocchie insieme ai seminaristi hanno composto l'Inno del Centenario, che dice: "100 anni sono passati al servizio della Chiesa, 100 anni sono passati al servizio dei nostri fratelli e sorelle, 100 anni sono passati evangelizzando. È il giubileo! Gioisci Mozambico, terra feconda, al suono di tamburi e trombe. Che la fiamma del Vangelo arda sempre. È un giubileo!"

Questo Giubileo Centenario, che coincide con il grande Giubileo 2025 convocato dal papa Francesco per tutta la Chiesa, è una bella occasione per celebrare, fare memoria, ringraziare e rinnovare l'impegno di annunciare la Buona Novella del Vangelo di Gesù.

* Padre Andrew Kasumba, IMC, missionario in Mozambico.

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Il vice Superiore Generale, padre Michelangelo Piovano

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Mons. Osório Citora Afonso, vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Maputo

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 Dopo la celebrazione c’è stato un momento di festa

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Foto: Comunità  Santa Ana Mastrong, Matola

La XIII Conferenza Regionale dei missionari della Consolata in Colombia, Ecuador e Perù, incontro che si tiene ogni sei anni, si è svolta dal 20 al 25 maggio 2024 presso il Centro di Missione e Culture "Giuseppe Allamano" di Bogotá.

È stata una settimana di ricerca e discernimento nello Spirito e si è conclusa con una visita a Tunja, presso la tomba di mons. Luis Augusto Castro Quiroga, Missionario della Consolata mancato nel 2022 a Bogotà.

I partecipanti all'incontro hanno lavorato con una metodologia sinodale che ha riunito il gruppo di 61 missionari nell'aula generale e lo ha diviso in tre tavole di lavoro, guidati dall'Instrumentum Laboris, un documento elaborato da tutti nei tre mesi precedenti e approvato per l'occasione.

La Conferenza e ha visto la partecipazione del Superiore Generale, il padre keniota James Lengarin, del Consigliere Generale per l’America, il padre colombiano Juan Pablo de los Ríos, rappresentanza delle Suore missionarie della Consolata, Suor Angélica, il laico missionario della Consolata, Pedro Cortez, e i due vescovi missionari della Consolata in Colombia, mons. Francisco Javier Múnera Correa, arcivescovo di Cartagena e Joaquín Umberto Pinzón, del Vicariato di Leguízamo - Solano.

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 Lavorano nella Colombia, Ecuador e Peru,  83 missionari (2 vescovi, 1 fratelli, 66 sacerdoti e 14 studenti di teologia)

Quadro contestuale

Lo scenario della Conferenza è stato inquadrato da tre grandi contesti: due dei quali disegnati dal cardinale Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá, primate della Chiesa in Colombia e presidente della Conferenza episcopale, e l'altro dalla Liturgia della settimana:

Il contesto dello stato. I tre assi politici nello scenario latinoamericano

1.1. Il progetto governativo “Pace totale”: come Chiesa lo accompagniamo con un atteggiamento profetico, paziente e fiducioso, generando fraternità, fiducia e speranza; promuovendo il dialogo e facilitando l'incontro. Siamo la componente spirituale.

1.2. La situazione ambientale: attenti all’ecologia integrale che si prende cura dell'essere umano e della Casa Comune, consapevoli che tutto è interconnesso.

1.3. Le riforme sociali: la solidarietà con gli esclusi e gli scartati– che richiedono un cambiamento, una conversione di mentalità, di stile e di pratiche politiche e sociali.

Il contesto della chiesa. I tre assi di evangelizzazione

2.1. La Sinodalità non come strategia, ma come conversione nello Spirito che implica dialogo, ascolto e silenzio; uno stile di vita di vicinanza, compassione e tenerezza come quello del nostro Dio.

2.2. La solidarietà come un nuovo stile di vita che cerca riforme sociali nello spirito e nella pratica della misericordia.

2.3. La missione come Chiesa in uscita, partendo da un circolo interno verde costituito dal 15% dei 50 milioni di colombiani credenti e praticanti e da lì uscendo verso un cerchio giallo di coloro che sono lontani o appartengono ad altre fedi, fino a raggiungere il cerchio rosso dei non credenti.

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Padre Juan Pablo de los Ríos durante una delle celebrazioni della Conferenza

Il contesto liturgico

3.1. La festa di Pentecoste che ha indicato lo Spirito Santo, l'altro Consolatore, come il protagonista della settimana sarà.

3.2. La promulgazione del Decreto del Dicastero vaticano per le Cause dei Santi, con l'approvazione del miracolo attribuito al Beato Giuseppe Allamano a favore dell'indigeno Sorino Yanomami, nello Stato di Roraima, in piena foresta amazzonica brasiliana. Indicando che lo "spirito donato dal Fondatore", come lui stesso ha detto, continua ad agire tra noi.

3.3. La festa della Santissima Trinità che indica che la migliore comunità si costruisce, a immagine del Dio Trinità, con la partecipazione di persone diverse e la comunione tra uguali.

Ispirarci in Maria missionaria

La Conferenza Regionale, come momento di gioia missionaria, è stata avviata il lunedì successivo alla festa di Pentecoste, nel giorno dedicato da Papa Francesco a Maria, Madre della Chiesa, come la chiamavano i Padri conciliari e San Paolo VI.

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Il Superiore Generale, padre James Lengarin

I lavori hanno cominciato precisamente con una solenne Eucaristia nella parrocchia Madre delle Missioni, dedicata alla nostra tenera Madre Consolata e, inspirati dall'omelia del cardinale Luis José Rueda e abbiamo concluso la Conferenza con tre direttrici chiave: Comunità, Missione e Speranza, che costituiscono un'unica realtà che sarà registrata nel Documento finale da presentare alla Direzione Generale per l'approvazione e poi a tutti i missionari della Regione per la sua attuazione, sotto la guida del Superiore Regionale, padre Venazio Mwangi e del suo Consiglio.

Maria Consolata - secondo Giuseppe Allamano nostra Fondatrice - costruisce comunità e ci riunisce perché non siamo soli. Ci accoglie come un buon samaritano, ci ascolta, ci guarisce con l'olio della consolazione e ci rallegra con il vino della speranza, ci accompagna. Ci invita a superare l'egoismo, la chiusura, l'individualismo, per poter vivere in comunità e portare avanti la missione come una squadra, con "spirito di corpo", come ci ha indicato padre Jair Idrobo, quando con la sua illuminazione ci ha richiamato alle nostre radici. Questo spirito ci invita ad accogliere le conclusioni su "una sola comunità” e cercare di metterle in pratica nei nostri contesti di missione.

Maria ha accompagnato suo Figlio in ogni fase della sua vita, lo ha portato nel suo grembo e con lei ha imparato a vivere, a pregare e a lavorare. Con lui si è messa in cammino verso la montagna, verso l'anziana Elisabetta, per servirlo, per aiutarlo a far nascere una nuova vita, mentre suscitava gioia nel suo cuore e nel figlio del suo grembo. Ella stessa proclamava la grandezza di quel Dio che guarda gli umili, rende fecondi gli sterili, fa nascere la vita e restituisce giustizia ai poveri, per pura misericordia.

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A Maria –che ha accompagnato la vita missionaria di suo Figlio, a partire da Cana di Galilea, quando lo spinse a trasformare l'acqua in vino, anticipando la sua ora, affinché la festa della vita potesse continuare ed era con Lui e con i discepoli sul Calvario, presso la croce, al culmine della sua missione– chiediamo di continuare ad accompagnare la nostra missione nel Caquetá e nel Putumayo; ai confini con l'Ecuador e il Perù; nelle regioni del Cauca e del Valle; nelle grandi città e in mezzo all'Amazzonia; con gli indigeni e gli afrodiscendenti; con i giovani e i migranti; nell'animazione dei giovani e delle Chiese locali; nella promozione e formazione vocazionale.

A Lei chiediamo di accompagnarci nella gioia della festa e nei calvari di questa geografia che abitiamo e serviamo, come ci ha proposto padre Fernando Flórez, quando ci ha chiesto, nella sua illuminazione, se eravamo contenti di quello che siamo e facciamo.

Cercheremo di ispirarci in Maria missionaria quando svolgeremo gli impegni che abbiamo approvato nella parte del documento conclusivo dal titolo "una missione".

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La Sinodalità come conversione nello Spirito che implica dialogo, ascolto e silenzio

Oggi è un tempo di speranza in questo mondo ferito, smarrito, confuso, che cammina nelle tenebre. Papa Francesco, nella sua Bolla di indizione del Giubileo 2025, ci ricorda che "la speranza non delude" (Rom 5,5). Ci invita a vivere come "pellegrini della speranza", a parlarne, ad annunciarla con atteggiamenti e a concretizzarla in segni.

Nel caso nostro seminiamo speranza con segni concreti, tra i popoli indigeni, in Amazzonia, tra gli afrodiscendenti, nelle città e nelle loro diverse periferie, tra i giovani; ci facciamo promotori di un patto di speranza quando cerchiamo di avvicinare le generazioni e ci impegniamo per la pace, il perdono e la riconciliazione, il rispetto della vita, i diritti umani, la giustizia sociale e l'ecologia integrale.

* Padre Salvador Medina, IMC, Centro Missione e Culture di Bogotá.

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