Tra preghiera, pittura e pennelli, padre Carlo Mondini, 86 anni dei quali 55 anni come sacerdote, prima di tornare in Italia parla dei 25 anni di servizio missionario in Argentina. Il suo impegno per la missione è evidente in ogni aspetto della sua vita.
Nella Casa Regionale dei Missionari della Consolata, nel quartiere di Flores, a Buenos Aires, da un quarto di secolo batte forte un cuore italiano. Padre Carlo Federico Mondini, 86 anni, bresciano di origine, ha dedicato una parte della sua vita a portare un messaggio di speranza e consolazione in Sud America.
Arrivò in Argentina il 7 luglio 1999 con la speranza di condividere la sua fede e servire i più bisognosi. Dopo un intenso periodo di studio dello spagnolo, la sua prima destinazione è stata la parrocchia di Pompeya, a Merlo, provincia di Buenos Aires. Lì, immerso nel calore della comunità di Buenos Aires, ha iniziato a costruire le basi di quella che sarebbe stata la sua missione in Argentina: il seminario di San Miguel, la pastorale di Jujuy, a stretto contatto con le comunità indigene, e poi Mendoza.
Padre Mondini ha lasciato la sua impronta artistica in Africa e in Argentina, dove ha dipinto immagini religiose
Nella vita del padre Mondini la formazione è stato un aspetto importante; in Kenya e in Italia, prima ancora che in Argentina, ha dedicato forze e tempo all’animazione missionaria e alla formazione di giovani missionari. Con una profonda sensibilità interculturale e una solida conoscenza della spiritualità della Consolata, padre Mondini ha saputo trasmettere ai suoi studenti la passione per la missione ad gentes. La sua esperienza di animazione missionaria è stata fondamentale per rafforzare la vocazione di molti giovani.
“Nella preghiera non siamo mai da soli. Abbiamo un dialogo intimo con Dio, il nostro Padre amorevole. È in questo incontro personale che Egli ci rivela i suoi progetti e ci guida sulla strada che ha tracciato per ognuno di noi. Osate chiedergli: “Signore, cosa vuoi che faccia? Illuminami con il tuo Spirito Santo e dammi la forza di fare la tua volontà. Parlami, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” è il consiglio che padre Mondini dà ai giovani che iniziano la loro vocazione al sacerdozio.
Padre Mondini ha unito la sua vocazione religiosa alla passione per la pittura. In Africa ha decorato cappelle e ha organizzato mostre d'arte con la comunità locale, i cui dipinti sono stati venduti per sostenere progetti comunitari. In Argentina, ha lasciato la sua impronta artistica a Jujuy, dove ha dipinto immagini religiose come la Vergine Consolata e il Sacro Cuore di Gesù, donando le sue opere alla comunità. Sebbene per lui la pittura sia solo un hobby, il suo talento ha contribuito a decorare gli spazi e a stabilire un contatto con le persone. Con le sue pennellate missionarie dimostra che l'arte può essere un potente strumento di evangelizzazione e di promozione dei valori umani e cristiani.
Negli ultimi tre anni, padre Mondini ha fatto della spiritualità il centro della sua vita inspirandosi alla figura di Santa Teresa di Gesù Bambino, patrona delle missioni. Ogni sua parola, ogni suo pensiero e ogni sua azione sono concepiti come un'offerta al Signore.
“Tutto ciò che faccio, ciò che dico, ciò che penso, ogni respiro della mia bocca e ogni battito del mio cuore è un'offerta al Signore”, dice padre Mondini, riflettendo la profondità della sua dedizione. Nella sua vita consacrata il missionario cerca di unire il suo cuore a quello di Dio e quindi di intercedere per tutte le persone, soprattutto quelle più bisognose. La sua testimonianza ci invita a riflettere sull'importanza della preghiera e dell'offerta personale come mezzi per trasformare il mondo.
Missionari della Consolata residenti nella Casa Regionale: Guillermo Pinilla, Mario Guglielmin, James Macharia, Carlos Monidini, Marcos Im Sang Hun e Nino Bigani.
Oggi padre Carlo, che ha lasciato un segno profondo e tanta gratitudine nella comunità argentina, ha deciso di tornare in Italia, sua terra d'origine. All’età di 86 anni, questo ritorno è il risultato di una maturazione personale e spirituale che si è sviluppata negli ultimi mesi. Padre Mondini sente il bisogno di riconnettersi alle sue radici, alla sua lingua, alla sua cultura e, soprattutto, ai suoi cari. In Italia lo aspettano nipoti, parenti e amici con cui condividerà questa nuova tappa.
Ad ogni modo questa sua partenza non significa la conclusione della sua vocazione missionaria: porterà con sé il fuoco dell'apostolato che ha acceso in tanti cuori. Dalla sua patria, continuerà a dedicarsi alla preghiera e alle offerte per le necessità del mondo, ispirando altri a seguire le sue orme.
* Padre Guillermo Pinilla, IMC, superiore della Casa Regionale di Buenos Aires e Celina Atencio, insegnante a Mendoza.
Nipote di san Giuseppe Cafasso per parte di madre, Giuseppe Allamano nasce a Castelnuovo d'Asti il 21 gennaio 1851. Frequenta il ginnasio a Valdocco e, come educatore, vanta nientemeno che don Bosco. A 22 anni è ordinato sacerdote a Torino e subito incaricato della formazione dei giovani seminaristi. A 29 è rettore del santuario mariano della città, dedicato alla «Madonna Consolata», e formatore del giovane clero al Convitto ecclesiastico.
Il 29 gennaio 1901 fonda a Torino l'Istituto dei Missionari della Consolata. L'8 maggio 1902 partono per il Kenya i primi quattro missionari, due sacerdoti e due fratelli coadiutori, seguiti, alla fine dello stesso anno, da altri quattro sacerdoti e un laico. Nel 1910 Allamano fonda le Missionarie della Consolata.
Muore a Torino il 16 febbraio 1926. La sua salma è conservata e venerata nella Casa Madre dei Missionari della Consolata, a Torino. Il Fondatore dei missionari e delle missionarie della Consolata è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 7 ottobre 1990 e la sua festa è stata fissata per il 16 febbraio, giorno del suo ritorno alla Casa del Padre.
Durante il Concistoro Ordinario Pubblico del lunedì 1° luglio 2024, Papa Francesco ha annunciato che la canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano si terrà domenica 20 ottobre 2024 a Roma, giornata missionaria Mondiale.
* Video realizzato dall'equipe Comunicazione per la Canonizzazione
Missionario della Consolata italiano in Corea del Sud dal 1988, padre Diego racconta chi è Giuseppe Allamano per lui.
Dai ricordi del Seminario minore al cammino di tutta una vita missionaria, l'Allamano per lui è IL FONDATORE e una guida che illumina le strade della missione.
Mancano ormai due mesi all’evento tanto atteso della canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari e Missionarie della Consolata.
Per l’occasione è stato ideato un logo in varie lingue, che con linee e colori vuole comunicare la Santità del Canonico Allamano e il suo significato per la Chiesa di oggi. Il logo è stato realizzato da Suor Luz Mary, MC, a partire di diverse idee raccolte e messe insieme.
Il volto di Giuseppe Allamano, sulla sinistra, è tratto da una foto celebre del sacerdote.
Al suo fianco, stilizzato, il Santuario della Consolata, da cui tutto è partito: l’ispirazione della fondazione dei due Istituti, i valori fondanti del Carisma, la protezione e benedizione della Madonna Consolata; l’Allamano affermava: “Lei è la Fondatrice!”
In alto, a destra: cinque persone stilizzate, unite in una danza: sono di diversi colori per rappresentare tutti i popoli che hanno accolto il Vangelo e quelli che ancora attendono l’annuncio della Buona Nuova.
Il tutto è abbracciato da una striscia verde, che rappresenta la vita, in particolare la vita rigogliosa dell’Amazzonia, luogo in cui è avvenuto il miracolo attribuito all’Allamano, a favore di Sorino Yanomami.
Infine, la frase: “Prima Santi, poi Missionari”, che era ripetuta da Giuseppe Allamano ai suoi giovani figli e figlie: non si può convertire le persone, diceva il Fondatore, se prima non si arde d’amore per Dio: non possiamo dare ciò che non abbiamo. Non possiamo parlare di Dio, se con Lui non abbiamo una relazione profonda e autentica.
Equipe Comunicazione per la Canonizzazione
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Il 12 Agosto 2024 i missionari della Consolata della Regione Kenya-Uganda si sono riuniti nel seminario Allamano House per la celebrazione della professione perpetua di cinque giovani missionari che hanno terminato i loro studi in Kenya. Con tale professione perpetua sono diventati membri permanenti della Famiglia Consolata, un passo importante nel loro cammino spirituale. I cinque missionari provengono da differenti paesi dell’Africa, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Mozambico, Kenya, a testimonianza dell’internazionalità dell’Istituto dei Missionari della Consolata.
Coloro che hanno preso parte alla cerimonia all’Allamano House, hanno condiviso la gioia e l’orgoglio di questi giovani missionari che con la professione perpetua hanno donato la loro vita al servizio della missione. Assieme a questi cinque missionari altri venti hanno rinnovato la loro professione temporanea, confermando il loro desiderio di donarsi alla missione.
La santa Messa fu presieduta dal Padre Evans Mchama, Consigliere della Regione Kenya-Uganda. Nella sua omelia padre Mchama ha parlato con passione della missione di Gesù Cristo e del privilegio di essere parte della Famiglia della Consolata. «Cristo ci permette di condividere la sua missione – ha affermato – per questo è bello appartenere a questa nostra bella famiglia. Cari fratelli, dobbiamo essere orgogliosi di questa vita che abbiamo scelto. Onoriamo questa famiglia nell’essere fieri di appartenervi, ed essendo una benedizione per questa famiglia con il nostro impegno di evangelizzatori del popolo di Dio».
Padre Mchama quindi ha incoraggiato i nuovi professi a fare loro il sogno del Fondatore che verrà canonizzato il prossimo 20 Ottobre a Roma. "Come fiori siete stati piantati in questa famiglia e ci aspettiamo che ognuno di voi continui a crescere, e come i fiori emanare la dolce fragranza che attrae la gente a Cristo", ha concluso Padre Mchama.
I cinque giovani che hanno pronunciato i voti perpetui saranno ordinati diaconi il 23 agosto 2024 al centro Resurrection Garden di Nairobi. La loro ordinazione sarà un altro passo importante nel loro cammino al servizio del popolo di Dio con zelo e dedizione.
La celebrazione all'Allamano House è stata una conferma della bellezza e della ricchezza della vocazione missionaria. Ha messo in mostra l'unità, nonostante la diversità di provenienza, dei membri Famiglia della Consolata, una comunità radicata nell'amore di Cristo e impegnata a diffondere il Vangelo in ogni angolo del mondo. Mentre questi giovani missionari intraprendono la fase successiva del loro cammino spirituale, l'intera comunità della Consolata gioisce dell’impegno preso e guarda con fiducia al contributo che daranno alla Chiesa e al mondo.
* Fratel Adolphe Mulengezi, IMC, studia Comunicazioni Sociali a Roma.