Il Santo Padre ha nominato oggi, 16 gennaio, Vescovo Coadiutore di Meru (Kenya) il Rev.do padre Jackson Murugara, Missionario della Consolata, finora parroco e Rettore del Consolata Shrine, nell’Arcidiocesi di Nairobi.

Mons. Jackson Murugara è nato il 7 aprile 1970 a Kamanyaki, Contea di Tharaka Nithi, nella Diocesi di Meru. Dopo essere entrato nell’Istituto dei Missionari della Consolata, ha completato gli studi di Filosofia presso il Consolata Institute of Philosophy di Nairobi e di Teologia presso il Missionary Institute di Londra. Ha emesso la Professione Perpetua il 18 novembre 2000 ed è stato ordinato sacerdote il 15 agosto 2001, nella Diocesi di Meru.

Ha ricoperto i seguenti incarichi e svolto ulteriori studi: Collaboratore parrocchiale di Kagaene e Mujwa, nella Diocesi di Meru (2001-2002); Vicario parrocchiale della Chiga, nell’Arcidiocesi di Kisumu (2002-2003); Formatore dei postulanti presso il Consolata Seminary di Nairobi (2003-2009); Licenza in Teologia Spirituale presso il Pontificio Istituto di Spiritualità «Teresianum» di Roma (2011); Direttore dei Centri pastorali Bethany House e Charity Home, nella Diocesi di Muranga (2011-2018).

Dal 2018 è Parroco e Rettore del Consolata Shrine, nell’Arcidiocesi di Nairobi.

Il Superiore dei Missionari della Consolata nella Regione Kenya, padre Zachariah Kariuki, ha salutato il nuovo vescovo: “Congratulazioni Padre e che il Buon Dio, che ti ha ritenuto degno di coadiuvare la Chiesa della diocesi di Meru, per intercessione di nostra Signora Consolata, di San Giuseppe Allamano e delle Beate Irene Stefani e Leonella Sgorbati, ti conceda le grazie necessarie nel tuo nuovo apostolato”.

Fonte: Bollettino Sala Stampa della Santa Sede

Nel giorno dell'Epifania, il 6 gennaio 2025, due novizi colombiani hanno iniziato il loro anno di formazione nel Noviziato Continentale Sant'Oscar Arnolfo Romero dei Missionari della Consolata, nel cuore dell'Amazzonia brasiliana.

Il maestro, padre José Martín Serna, IMC, accompagnerà i due giovani, Jhon Anderson Guerrero Useche e Sergio Andrés Warnes Alcazar.

L'inizio ufficiale è avvenuto con una celebrazione Eucaristica presso la sede del Noviziato, situata nella zona nord di Manaus e presieduta da padre Julio Caldeira, IMC, consigliere Regionale in Brasile, e concelebrata dai missionari che lavorano a Manaus, i padri Gabriel Oloo, Martin Serna, Manoel Monteiro (Neo) e Antony Murigi.

In questa tappa del Noviziato, secondo le Costituzioni dell’Istituto (nn. 96-98), “il novizio approfondisce le ragioni della sua vocazione di missionario della Consolata e intensifica il processo di maturazione attraverso una speciale esperienza di unione con Dio, fino a donarsi totalmente a Lui per la missione, con la Professione Religiosa”.

Novizi

Sergio Andrés Warnes Alcázar, 24 anni, nato a Cartagena de Indias (nei Caraibi colombiani), ha iniziato il suo percorso vocazionale presso il seminario diocesano di San Carlo Borromeo, dove ha scoperto la sua passione per il servizio e la missione e ha deciso di dedicarsi alla missione ad gentes, entrando nell'Istituto Missioni Consolata (IMC).

Il suo desiderio è quello di “seguire le orme di Gesù e portare il Vangelo a chi ne ha più bisogno, con determinazione e amore per la missione”. A tal fine, “in questa nuova tappa, porto nell'anima la fiamma e la ferma determinazione di essere un missionario della Consolata; per dirla con San Giuseppe Allamano, la fiamma arde, e in questo Noviziato mi impegno a farla bruciare con amore”, conclude Sergio.

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Anderson e Sergio, novizi dell'IMC 2025 a Manaus in Brasile

Jhon Anderson Guerrero Useche ha 26 anni ed è nato a San Vicente del Caguán (Caquetá), nell'Amazzonia colombiana. Ha studiato presso il Collegio dei Fratelli di La Salle, dove ha sviluppato una grande passione per Gesù e la missione. Dopo aver studiato filosofia, ha iniziato il suo percorso formativo con i Missionari della Consolata.

Jhon Anderson esprime grande gioia perché “mi sento legato alle radici del Fondatore, San Giuseppe Allamano e alla sua proposta di missione e consolazione”. Il giovane Anderson dice di voler “vivere questo anno di Noviziato a Manaus, con grande gioia e speranza camminando con i missionari della Consolata”.

Noviziato Continentale

Dal 2021 il Noviziato Continentale si trova nel cuore dell'Amazzonia a Manaus e ha come protettore sant'Oscar Arnulfo Romero, profeta dei poveri e martire per la giustizia e la pace. I novizi sono accompagnati anche dall'équipe missionaria IMC del Gruppo di Manaus che lavorano nell’Area Missionaria Famiglia di Nazareth e nella Parrocchia di Santa Luzia.

Nel passato, questo Noviziato ha già funzionato nella città di Bucaramanga, Colombia (1981 - 1994) e a Martin Coronado, Argentina (1995-2019).

Chiediamo a Maria Consolata, nostra cara Madre, e a San Giuseppe Allamano, nostro Padre e Fondatore, di aiutare e sostenere i due novizi in questo importante anno di grazie e benedizioni, nell'ambito del Giubileo 2025, “pellegrini di speranza”.

* Padre Júlio Caldeira, IMC, missionario a Manaus (AM).

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Il giovane novizio colombiano Johan Andrey Acero Villamizar ha emesso la prima professione religiosa come missionario della Consolata, il 27 dicembre 2024, nella comunità San Giuseppe dell'Area Missionaria Famiglia de Nazareth a Manaus, Brasile.

“Ringrazio i sacerdoti, le religiose, la mia famiglia, gli amici e tutte le persone delle quattordici comunità di questa Area missionaria di Manaus, che mi sono sempre state vicine, sostenendomi e tenendomi sempre nelle loro preghiere. Sono sicuro che ogni passo che facciamo non lo facciamo da soli, ma con Gesù e con voi”, ha detto il neo-professo Johan Acero, IMC, dopo aver emesso la sua prima professione religiosa nell’Istituto Missioni Consolata (IMC).

Dopo l’anno canonico di formazione presso il Noviziato Continentale San Oscar Romero a Manaus è arrivato il momento di essere al servizio del Regno, nella missione della Chiesa. Johan Andrey ha emesso i voti di obbedienza, castità e povertà, come religioso che “sviluppa la consacrazione battesimale e la configura in modo particolare al mistero della morte e risurrezione di Gesù Cristo”, come scritto nelle Costituzioni IMC.

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 Johan Andrey ha emesso i voti di obbedienza, castità e povertà

Una risposta alla chiamata di Gesù

La professione religiosa è l'atto con il quale, pubblicamente, davanti alla Chiesa, i professi rispondono alla chiamata di Cristo; vengono consacrati a Dio come religiosi per la missione ad gentes e si impegnano a vivere lo stile di vita della famiglia religiosa in cui sono stati accolti per diventare servitori del Vangelo.

La celebrazione eucaristica è stata presieduta da padre Paulo Mzé, Superiore Regionale IMC in Brasile e concelebrata dai padri José Martín Serna, Gabriel Oloo, Antony Murigi, Neo Monteiro e Júlio Caldeira. Hanno inoltre partecipato le suore missionarie della Consolata e altre religiose, i fedeli delle comunità dell’Area Famiglia di Nazareth e della parrocchia di Santa Luzia, gli amici e molte persone hanno seguito in collegamento online.

Sentirsi con Gesù

Nell'omelia, padre Paulo ha ricordato che “da oggi, ufficialmente, il nostro confratello Johan passa a fare parte della nostra famiglia religiosa attraverso le promesse di obbedienza, castità e povertà, seguendo Gesù nell'Istituto Missioni Consolata”. Il superiore, che il 29 dicembre celebrerà il suo 25° anniversario di professione religiosa, ha invitato Johan e tutti i presenti a gioire per la chiamata di Dio rispondendo generosamente nella missione.

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“Siccome domenica prossima compio 25 anni di professione e ho detto sì, e Johan sta dicendo il suo sì oggi, davanti a questa comunità come testimone, vi invito a non perdere la vostra gioia: 'Rallegratevi ed esultate', come ha detto Papa Francesco, ricordandoci che siamo tutti chiamati alla santità. L'evangelizzazione si fa con la gioia, che viene da Gesù. Quindi, che la gioia continui a essere la caratteristica della tua vita, Johan, una gioia vera nel portare Gesù nel tuo cuore per evangelizzare sempre con gioia”, ha affermato padre Paulo, concludendo:

“In questo anno in cui il nostro Padre Fondatore, José Allamano è stato canonizzato, il tuo si è un segno nel cammino di santità missionaria. Che tu possa essere fedele ogni giorno della tua vita a ciò che prometti oggi”.

Gesù nel cuore

Le parole di San Giuseppe Allamano, “abbandoniamoci a Gesù senza riserve, sottomettiamoci alla sua Divina Volontà; e lasciamo che faccia di noi ciò che vuole”, è fonte di ispirazione per Johan Acero, che nel 2025 continuerà la sua formazione con gli studi di teologia nella CAF di Torino, in Italia.

“Ringrazio Dio per la vocazione di Johan, per il suo sforzo e la sua dedizione. L'unico vero formatore è Gesù, che mette nel cuore delle persone la loro vocazione e questo desiderio di consacrarsi e dare la vita per la missione, come ha fatto con Johan”, ha detto il maestro dei novizi, padre José Martín Serna, IMC. “Continueremo a pregare per lui e speriamo di incontrarlo da qualche parte nel mondo missionario. Che Dio benedica la sua famiglia in Colombia e che possano continuare a sostenere il suo cammino missionario”.

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Chi è Johan Acero?

Johan Andrey Acero Villamizar è nato il 7 marzo 1999 a El Playón, Santander - Colombia. Figlio di José Eduviges Acero e Mery Villamizar, ha due fratelli, Wendy e Richard.

È stato battezzato nella parrocchia di Santa Maria Maddalena, nel quartiere di Betania, l'8 dicembre 1999 ed è stato confermato nella parrocchia dei Sacri Cuori (nella zona in cui vive attualmente la sua famiglia) nel 2016. Ha completato gli studi primari presso la scuola El Pino e quelli secondari presso il Colegio Camilo Torres di Santander. Ha un diploma tecnico in amministrazione e sistemi.

Nel 2018 è entrato nel Seminario diocesano di Bucaramanga, dove ha completato l'anno propedeutico, ha studiato filosofia e ha svolto un anno di servizio pastorale nel Vicariato di Puerto Leguízamo-Solano, dove ha conosciuto i Missionari della Consolata. Dopo questo periodo, ha continuato la sua formazione, iniziando gli studi di Teologia e facendo un processo di discernimento vocazionale.

Nel 2022 ha iniziato un'esperienza con i Missionari della Consolata a Florencia, nell'Amazzonia colombiana. In seguito ha continuato a studiare altre materie di teologia all'Università Santo Tomás e ha completato il postulandato nel seminario filosofico IMC di Bogotá.

L'8 gennaio 2024 ha iniziato il noviziato a Manaus, tappa che ha completato il 27 dicembre con la sua consacrazione religiosa.

* Padre Júlio Caldeira, IMC, missionario a Manaus (AM).

Presenti in Mongolia dal 2003, i Missionari e le Missionarie della Consolata presentano le loro attività di evangelizzazione svolte in quel Paese dell’Asia centrale che confina con Cina e Russia. Pubblichiamo un estratto del “giornalino” inviato agli amici della missione in occasione del Natale 2024.

“È sempre bello fare memoria dell’anno passato e di tutto ciò che la vita ci ha presentato, attraverso eventi ed incontri che trasformano e toccano i cuori. La nostra gratitudine e il nostro ringraziamento vanno a voi per il vostro generoso e sentito sostegno in questa Missione. Per quanto fisicamente lontani, siete vicini al cuore della missione. Sentiamo la vostra presenza.

Dovuto all’inverno particolarmente duro e alle pesanti nevicate, l’anno è iniziato con l’emergenza dello Dzuud. Questo ha lasciato molte persone nel dolore per la perdita dei loro cari e di migliaia di animali che ha causato una grave crisi economica. Abbiamo cercato di collaborare in diversi modi e di unire le forze insieme agli altri missionari presenti sul territorio, in una costruttiva collaborazione con Caritas Mongolia e con la commissione di Giustizia, pace e integrità del creato.

Un altro evento che ha fortemente marcato questo anno è stata la canonizzazione del nostro padre fondatore Giuseppe Allamano il 20 ottobre 2024 in piazza san Pietro. Due sorelle e un padre hanno avuto l’opportunità di prendere parte a tutte le celebrazioni tenutesi in Italia e il resto di noi ha celebrato con gioia qui, nelle nostre parrocchie, condividendo questo grande dono con la comunità ecclesiale e seguendo online quello che accadeva dall’altra parte del mondo. Sono stati momenti indimenticabili.

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Questa festa ci ha incoraggiati molto e ci ha dato la speranza di raggiungere lo scopo della nostra vita donata come Missionari e Missionarie della Consolata. La santità di Giuseppe Allamano riconosciuta dalla chiesa ha confermato che abbiamo origini sante. È un appello per noi ad essere testimoni credibili e a continuare ad annunciare Gesù a tutte le nazioni, soprattutto a coloro che ancora non lo conoscono.

Un altro evento che ci ha visti tutti coinvolti è stato l’incontro con il gruppo del Gen Rosso verso la fine di novembre. Sono rimasti con noi 10 giorni organizzando tre giorni di workshop di canto e danza per i giovani, momenti di testimonianza, di preghiera e poi un concerto finale dal tema Hoping together a cui hanno partecipato 850 persone.

Siamo coinvolti anche nell’aiuto alla Chiesa locale con tanti piccoli e grandi servizi nella Caritas e nelle diverse commissioni (Liturgica, Dialogo ecumenico e interreligioso, Giustizia e pace, Giovani). Il fatto di essere una comunità cristiana piccola permette di conoscerci bene e di avere tanti momenti di riflessione, preghiera, condivisione e fraternità insieme a tutti gli altri missionari; momenti che marcano il nostro camminare come Chiesa.

La nostra presenza, nella sua piccolezza, cerca di essere una presenza di condivisione di vita e di amore, attraverso la quale la consolazione diventa un’esperienza concreta nel cuore delle persone nelle diverse realtà in cui siamo inseriti.

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Ulaanbaatar

Nel nostro centro-biblioteca “Il sole che nasce”, a Chingeltei, abbiamo portato avanti le attività con i bambini tra compiti, giochi, feste e uscite. Il centro è un bel punto di riferimento e un luogo dove loro si sentono a casa.

Durante l’estate abbiamo organizzato una speciale settimana di giochi e formazione a cui hanno partecipato circa 50 energetici e gioiosi bambini di tutte le età. Abbiamo poi deciso di tenere aperto il centro per tutto il mese di luglio, dando la possibilità ai bambini rimasti in città, di avere un luogo dove passare il tempo e impegnarsi in alcune attività. Ad agosto, poi, abbiamo organizzato due settimane di corso di inglese a cui circa 25 bambini hanno partecipato.

Gli ultimi missionari arrivati continuano a impegnarsi con passione nello studio della lingua mongola.

Arvaikheer

Ringraziamo Dio che ci accompagna nel portare avanti le attività sociali nella nostra Parrocchia: il progetto di cucito, il programma di doposcuola, le docce pubbliche, il gruppo alcolisti anonimi, l'asilo, le lezioni di lingua inglese e di musica per i giovani. Insegniamo anche inglese nell' Ufficio dell'Agenzia Esecutiva generale della Corte del nostro distretto. Questi sono per noi molti modi che ci aiutano ad entrare in comunione con la vita delle persone rafforzando la nostra amicizia.

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Quest'anno abbiamo organizzato un campo estivo a cui hanno partecipato un buon numero di bambini e ragazzi. Abbiamo invitato alcuni professionisti mongoli come medici di primo soccorso, psicologi, medici odontoiatri etc… per dare loro qualche input. Hanno anche avuto una giornata fuori con i giovani. Abbiamo aiutato alcuni giovani bisognosi del nostro distretto dando loro materiale scolastico

Quest'anno la nostra parrocchia ha accompagnato sei persone nel cammino di conoscenza e approfondimento della fede. Alcuni hanno ricevuto il sacramento del Battesimo e altri la prima Comunione durante la Pasqua. Ringraziamo Dio per questo dono prezioso nella nostra Famiglia cristiana. Continuiamo a vivere e testimoniare la nostra fede con la nostra piccola comunità cristiana, insegnando catechismo, visitando le famiglie, con la preghiera quotidiana e con la formazione continua attraverso vari seminari.

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Kharkhorin

La nostra Casa dell'Amicizia a Kharkhorin quest'anno ha ricevuto tante visite da gruppi stranieri e da persone mongole. Abbiamo avuto l'opportunità di incontrare persone diverse: religiose e non. Il nostro centro è sempre la loro casa ogni volta che vengono. Si tratta di ampliare le opportunità di amicizia, come suggerisce il nome di questo centro. La nostra ospitalità coltiva buone relazioni che portano al dialogo interreligioso e alla ricerca culturale in questa missione.

Continuiamo ad avvicinarci alle persone insegnando loro l'inglese e aiutandole nella traduzione di alcuni testi, soprattutto collaborando con il personale del museo storico della città.

Il vostro gesto d'amore per le persone che serviamo ha un grande impatto nelle loro vite e nelle nostre. La vostra amicizia, le vostre preghiere e il vostro aiuto concreto danno anche a noi la certezza che non siamo soli e ci spingono a donarci sempre di più a Cristo attraverso il servizio alla gente. Vi siamo davvero grati e preghiamo affinché Cristo, l'Emmanuele, sia veramente Dio tra voi e tra noi. Possa la gioia e la pace del Natale riempire i vostri cuori e le vostre famiglie. Grazie a voi tutti.

A voi i nostri migliori auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo 2025.

* I Missionari e le Missionarie della Consolata in Mongolia: www.consolatamissionmongolia.net

In un mondo che oggi guarda troppo al futuro, molte persone non vedono il valore della storia. La preoccupazione per il futuro ci tiene sulle spine e l'ansia di raggiungere gli obiettivi prima ancora di averli stabiliti ci tiene svegli. La preoccupazione per il futuro sembra farci vivere nel futuro.

Questa tendenza è però controproducente, perché non c'è futuro senza uno sguardo al passato che trasformi il presente. Questo spiega perché la storia è fondamentale. Lo studio e la scrittura della storia mantengono viva la coscienza collettiva delle persone. Questo ci porta al punto di questa riflessione: Nel nostro Istituto dobbiamo far rivivere l'amore per la storia dell'Istituto. Siamo ciò che siamo grazie agli sforzi e ai sacrifici di molti missionari precedenti. Sappiamo quello che sappiamo dell'Istituto grazie a missionari che, oltre alle tante attività che potevano svolgere, hanno anche trovato il tempo di scrivere e documentare le cose.

L'Ufficio Storico dell'Istituto

La futura generazione dell'Istituto Missioni Consolata si aspetta di imparare da noi, così come noi abbiamo imparato dagli altri. L'Ufficio Storico dell'Istituto ci ricorda questo nobile dovere. Per chi non lo sapesse, l'Ufficio Storico dell'Istituto è uno degli uffici che assistono la Direzione Generale nelle attività previste dalla nostra Costituzione, numero 132. L'Ufficio storico ha quattro compiti principali.

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Padre Gabriele Perlo con gruppo di giovani a Tuthu, la prima missione nel Kenya. Foto: Archivio IMC

Primo, raccogliere materiali, documenti e testi sul fondatore, sulla vita dell'Istituto e dei suoi membri, sulle missioni, sugli scritti e sui testi dei missionari (vivi e defunti). Secondo, conservare e curare la catalogazione scientifica di tutto il materiale, in modo da facilitarne la consultazione. Terzo, produrre il materiale sugli argomenti del primo punto. Infine, diffondere all'interno e all'esterno dell'Istituto quanto prodotto o raccolto.

Con l'avvicinarsi della fine dell'anno, l'Ufficio Storico invita tutti noi a partecipare allo sforzo di recuperare la memoria storica del nostro Istituto. Sarebbe incoraggiante se ogni missionario fosse abbastanza attento da identificare gli “oggetti” che definiscono la nostra identità, o che rimandano alla nostra storia, ma soprattutto se si mettesse in contatto con i superiori per capire come prendersi cura di questo materiale. È doloroso quando lasciamo le parrocchie con tutti gli oggetti storici dei missionari, che avrebbero dovuto essere conservati dall'Istituto.

È nostro dovere mantenere viva la memoria

L'Ufficio Storico chiede a tutti noi di essere orgogliosi di ciò che siamo, e quindi di essere disposti e pronti a fare lo sforzo necessario per ricordare la testimonianza di molti missionari che hanno definito una certa epoca della vita dell'Istituto.

In secondo luogo, l'Ufficio Storico invita tutti noi a ricordare il dovere di comunicare la nostra storia. Non basta accumulare bei ricordi dell'Istituto che hanno fatto la sua storia. Abbiamo tutti il dovere di condividere, comunicare e far sì che le nuove generazioni sappiano chi siamo e cosa siamo stati nel corso degli anni. Lo sforzo di raccontare la nostra storia è molto importante. Attribuisce un significato all'esistenza di ciascuno di noi. Ci permette di essere radicati in ciò che siamo. E dà un significato a ciò che è stato raggiunto finora.

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Padre Jonah M. Makau, IMC, Direttore dell'Ufficio Storico

In terzo luogo, l'Ufficio Storico ricorda a tutti noi il dovere di mantenere vivi i diversi “strumenti” che hanno caratterizzato la nostra storia. Questi strumenti includono, tra l'altro, i diari dei nostri missionari. Questi sono una fonte preziosa di informazioni su ciò che sappiamo della vita dell'Istituto agli inizi. Anche il fondatore San Giuseppe Allamano trovò il modo di seguire la vita dei missionari e di vedere, mentre era a Torino, come si svolgeva l'organizzazione delle missioni. I musei e i centri culturali sono altri strumenti in cui abbiamo raccolto i simboli della nostra storia. Abbiamo il dovere di mantenerli vivi, facendoli conoscere di più alle persone che ci circondano.

Il dovere di conservare e a far conoscere

Infine, Ufficio Storico ci invita a conservare e a far conoscere le opere di tanti missionari operosi che, giorno e notte, lottano per mantenere vive le vicende del loro lavoro. Abbiamo un patrimonio prezioso, espresso dalla testimonianza di molti missionari. In verità, il dono più grande che abbiamo è l'esempio e la testimonianza dei nostri missionari. Abbiamo il dovere di rendere la loro vita e i loro scritti parte di noi, perché solo così possiamo far parte della loro grande storia.

Mentre ci avviciniamo alla fine dell'anno, l'Ufficio Storico ci ricorda che nessuno può conoscere veramente l'identità più profonda o ciò che desidera essere in futuro senza occuparsi dei legami che lo uniscono alle generazioni precedenti. Quindi risvegliare un adeguato senso della storia con l'avvicinarsi del nuovo anno ci aiuterà a sviluppare un migliore senso delle proporzioni e della prospettiva nel comprendere la realtà dell'Istituto e dell'intera Chiesa, così com'è e non come la immaginiamo o vorremmo che fosse. Questo tipo di sforzo servirà come misura correttiva all'approccio sbagliato che vede le cose da una difesa trionfalistica della nostra funzione o del nostro ruolo nella Chiesa.

* Padre Jonah M. Makau, IMC, Direttore dell'Ufficio Storico, Roma

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L'arazzo di Giuseppe Allamano visualizzata sulla facciata della Basilica di San Pietro in Vaticano nel giorno della canonizzazione il 20 ottobre 2024. Foto: Jaime C. Patias

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