Mancano ormai due mesi all’evento tanto atteso della canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari e Missionarie della Consolata.
Per l’occasione è stato ideato un logo in varie lingue, che con linee e colori vuole comunicare la Santità del Canonico Allamano e il suo significato per la Chiesa di oggi. Il logo è stato realizzato da Suor Luz Mary, MC, a partire di diverse idee raccolte e messe insieme.
Il volto di Giuseppe Allamano, sulla sinistra, è tratto da una foto celebre del sacerdote.
Al suo fianco, stilizzato, il Santuario della Consolata, da cui tutto è partito: l’ispirazione della fondazione dei due Istituti, i valori fondanti del Carisma, la protezione e benedizione della Madonna Consolata; l’Allamano affermava: “Lei è la Fondatrice!”
In alto, a destra: cinque persone stilizzate, unite in una danza: sono di diversi colori per rappresentare tutti i popoli che hanno accolto il Vangelo e quelli che ancora attendono l’annuncio della Buona Nuova.
Il tutto è abbracciato da una striscia verde, che rappresenta la vita, in particolare la vita rigogliosa dell’Amazzonia, luogo in cui è avvenuto il miracolo attribuito all’Allamano, a favore di Sorino Yanomami.
Infine, la frase: “Prima Santi, poi Missionari”, che era ripetuta da Giuseppe Allamano ai suoi giovani figli e figlie: non si può convertire le persone, diceva il Fondatore, se prima non si arde d’amore per Dio: non possiamo dare ciò che non abbiamo. Non possiamo parlare di Dio, se con Lui non abbiamo una relazione profonda e autentica.
Equipe Comunicazione per la Canonizzazione
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Il 12 Agosto 2024 i missionari della Consolata della Regione Kenya-Uganda si sono riuniti nel seminario Allamano House per la celebrazione della professione perpetua di cinque giovani missionari che hanno terminato i loro studi in Kenya. Con tale professione perpetua sono diventati membri permanenti della Famiglia Consolata, un passo importante nel loro cammino spirituale. I cinque missionari provengono da differenti paesi dell’Africa, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Mozambico, Kenya, a testimonianza dell’internazionalità dell’Istituto dei Missionari della Consolata.
Coloro che hanno preso parte alla cerimonia all’Allamano House, hanno condiviso la gioia e l’orgoglio di questi giovani missionari che con la professione perpetua hanno donato la loro vita al servizio della missione. Assieme a questi cinque missionari altri venti hanno rinnovato la loro professione temporanea, confermando il loro desiderio di donarsi alla missione.
La santa Messa fu presieduta dal Padre Evans Mchama, Consigliere della Regione Kenya-Uganda. Nella sua omelia padre Mchama ha parlato con passione della missione di Gesù Cristo e del privilegio di essere parte della Famiglia della Consolata. «Cristo ci permette di condividere la sua missione – ha affermato – per questo è bello appartenere a questa nostra bella famiglia. Cari fratelli, dobbiamo essere orgogliosi di questa vita che abbiamo scelto. Onoriamo questa famiglia nell’essere fieri di appartenervi, ed essendo una benedizione per questa famiglia con il nostro impegno di evangelizzatori del popolo di Dio».
Padre Mchama quindi ha incoraggiato i nuovi professi a fare loro il sogno del Fondatore che verrà canonizzato il prossimo 20 Ottobre a Roma. "Come fiori siete stati piantati in questa famiglia e ci aspettiamo che ognuno di voi continui a crescere, e come i fiori emanare la dolce fragranza che attrae la gente a Cristo", ha concluso Padre Mchama.
I cinque giovani che hanno pronunciato i voti perpetui saranno ordinati diaconi il 23 agosto 2024 al centro Resurrection Garden di Nairobi. La loro ordinazione sarà un altro passo importante nel loro cammino al servizio del popolo di Dio con zelo e dedizione.
La celebrazione all'Allamano House è stata una conferma della bellezza e della ricchezza della vocazione missionaria. Ha messo in mostra l'unità, nonostante la diversità di provenienza, dei membri Famiglia della Consolata, una comunità radicata nell'amore di Cristo e impegnata a diffondere il Vangelo in ogni angolo del mondo. Mentre questi giovani missionari intraprendono la fase successiva del loro cammino spirituale, l'intera comunità della Consolata gioisce dell’impegno preso e guarda con fiducia al contributo che daranno alla Chiesa e al mondo.
* Fratel Adolphe Mulengezi, IMC, studia Comunicazioni Sociali a Roma.
I missionari della Consolata celebrano con gioia e gratitudine a Dio, dieci anni di presenza in Angola (2014-2024).
In risposta all'XI Capitolo Generale del 2005 tenutosi a San Paolo (Brasile), si sono aperte nuove strade nel Continente Africano, con l’apertura di una nuova presenza dei missionari della Consolata in Angola. Era il 1° agosto 2014 quando i primi tre missionari, padre Fredy Gomez (Colombiano), padre Dani Romero (Venezuelano) e padre Sylvester Ogutu (Keniano), sono arrivati nella diocesi di Viana. Lì hanno iniziato la loro missione nella neonata parrocchia di Santo Agostinho, situata alla periferia di Luanda, nel quartiere di Capalanga.
Dopo due anni, nel 2016, è stata avviata una seconda missione nella diocesi di Caxito, nella zona agricola di Funda, dove è iniziata la nuova parrocchia della Consolata. Desiderosi di riaffermare il carisma ad gentes dei missionari della Consolata di una missione oltre i confini, nel 2018 fu iniziata una nuova avventura missionaria nella diocesi di Luena nell'Angola orientale, esattamente nel remoto territorio di Luacano, con la creazione della parrocchia di Santa Maria Madre di Dio.
Siamo grati a Dio per le meraviglie di questi primi anni di missione, per le gioie e i dolori, per i sogni e per la grande apertura e accoglienza del popolo Angolano. La missione della Consolata in Angola ha come obiettivo principale l'evangelizzazione e la promozione umana, aiutando a consolidare la Chiesa locale, creando nuove comunità cristiane e accompagnando famiglie e giovani.
"Dieci anni di missione, dieci anni di consolazione, dieci anni di evangelizzazione"
Il Beato Giuseppe Allamano, fondatore dei missionari e delle missionarie della Consolata, ha sempre incoraggiato i suoi figli e le sue figlie a elevare l'ambiente circostante nella loro evangelizzazione. Questa è stata una delle grandi sfide e dei compiti portati avanti in questi anni in Angola. Le attività sociali e umanitarie più importanti della missione in Angola comprendono il prendersi cura dei bambini malnutriti, la formazione e l'emancipazione delle donne in vista di una loro autonomia, l'alfabetizzazione e l'accompagnamento dei giovani.
Nel 2014 abbiamo iniziato la nostra missione in Angola durante l'anno dedicato al Beato Giuseppe Allamano. Ora, nel 2024, mentre celebriamo dieci anni di presenza, abbiamo la grata notizia della canonizzazione del nostro Fondatore da parte di Papa Francesco a Roma il 20 ottobre prossimo. Questo è un grande segno che il nostro Fondatore e la nostra Madre Consolata continuano a benedire, curare e proteggere i loro missionari.
Questa gioia non è solo nostra, dei missionari della Consolata in Angola, ma di tutta la Famiglia della Consolata, che rimane fedele al carisma ricevuto dallo Spirito Santo attraverso la Consolata e il Beato Allamano.
Dieci anni di missione, dieci anni di consolazione, dieci anni di evangelizzazione. Continuiamo il nostro cammino con la stessa fede, dedizione e amore che ci hanno portato fin qui, cercando sempre più di annunciare il messaggio di speranza e consolazione in ogni angolo dell'Angola.
I cattolici della diocesi di Viana a Capalanga e della diocesi di Caxito a Funda si sono riuniti domenica 4 agosto 2024 per celebrare, con gioia e gratitudine a Dio, il decennio di presenza dei Missionari della Consolata in Angola.
La celebrazione di ringraziamento tenutasi nella parrocchia di Santo Agostinho, nella diocesi di Viana, è stata presieduta dal Superiore, padre Sisto Elias, giunto dal Mozambico appositamente per rappresentare la Regione del Mozambico e dell'Angola. Egli ha dato testimonianza della dedizione e del duro lavoro di evangelizzazione e promozione umana svolto dai missionari in questi dieci anni.
Nella sua omelia, padre Sisto ha espresso la sua profonda gratitudine al popolo Angolano per aver accolto i missionari e aver camminato con loro in questa missione fatta di evangelizzazione e promozione umana. Ha evidenziato le sfide affrontate e i risultati raggiunti, sottolineando l'importanza della collaborazione e dello spirito comunitario.
Alla celebrazione erano presenti i padri Fredy Gomez, Dani Romero, John Kyara e Douglas Getanda, punti di riferimento della missione in Angola, e dalla lontana missione di Luacano, i padri Fernando Chissano e Bernard Maina. Tutto questo simbolizza la continuità e l'impegno dell'Istituto Missioni Consolata nel portare avanti la sua missione evangelizzatrice in questa terra d’Angola.
L’augurio è che la missione dei Missionari della Consolata continui a prosperare, portando speranza
A seguito della Messa, ci fu un momento di agape fraterna, segno della comunione e dello spirito di fraternità che caratterizzano le comunità cattoliche locali. Nel pomeriggio poi, si sono svolti attività ricreative, tra cui esibizioni di canti, e manifestazioni culturali e religiose. Queste attività non sono state solo una rappresentazione delle varie realtà culturali delle nostre comunità, ma hanno anche rafforzato i legami di amicizia e solidarietà tra tutti i partecipanti.
Alla celebrazione ha partecipato anche un gruppo di giovani volontari Italiani del "Servizio Empegnase", la cui partecipazione ha sottolineato il carattere internazionale e interculturale della missione dei Missionari della Consolata. La celebrazione del decimo anniversario è stata un'occasione per ringraziare Dio per le benedizioni ricevute e per rinnovare l'impegno nella missione.
La comunità ha espresso un fervido desiderio che la missione continui a dare frutti a Capalanga, Funda e Luacano, chiedendo a Dio un aumento delle vocazioni missionarie. Questo evento non è stato solo la celebrazione del passato, ma anche uno sguardo al futuro con speranza e determinazione, con il grande desiderio di rafforzare la presenza e l'opera dei missionari della Consolata in Angola.
L’augurio è che la missione dei Missionari della Consolata continui a prosperare, portando speranza, fede e amore alle varie comunità. La celebrazione di questi dieci anni è una pietra miliare significativa, ma anche un promemoria del fatto che c'è ancora molto da fare e molte persone a cui annunciare il Vangelo.
* Padre Dani Romero, IMC, missionario venezuelano in Angola.
Dopo 6 ore di attesa a causa del maltempo, il piccolo aereo a quattro posti è partito da Boa Vista verso la Missione di Catrimani (in linea retta circa 150 chilometri), un'area all'interno dello Stato di Roraima, nella terra degli indigeni Yanomami che fa parte della grande Amazzonia brasiliana.
In questa regione i missionari della Consolata Italiani, Giovanni Calleri e Bindo Meldolesi fondarono, nel 1965, una missione molto speciale sulle rive del fiume Catrimani. Ed è lì che i missionari della Consolata sono presenti tra gli indigeni Yanomami da quasi 60 anni, accompagnando alcune comunità di questa etnia, vivendo in semplicità e vicinanza l'inevitabile incontro tra una cultura basata sulle tradizioni secolari che vive in armonia con un ambiente impegnativo come la foresta amazzonica e una cultura occidentalizzata basata sul consumo e sullo sfruttamento di tutto ciò che può generare profitto e guadagno economico.
Pochi giorni di visita non sono ovviamente sufficienti per comprendere tutte le dinamiche che i missionari hanno sviluppato in tutti questi anni nel territorio, ma ci danno alcuni elementi che illuminano la scelta di questa équipe missionaria di essere presente tra gli Yanomami in semplicità, quasi in silenzio, e senza grandi pretese a livello di successi pastorali (intesi come numero di battesimi nell’anno o nella costruzione di cappelle e centri di culto, etc.).
Oltre a essere presenti sul territorio in un atteggiamento di dialogo e fornendo alcuni servizi come l'assistenza sanitaria o risolvendo alcune delle necessità quotidiane di base, il loro l'obiettivo è quello di aiutare a rafforzare e preservare le loro tradizioni con incontri di formazione su temi specifici che riguardano la comunità, soprattutto con giovani e donne, affinché possano affrontare le sfide che provengono dall'invasione dei "garimpeiros" illegali che causano la distruzione dell’ambiente, l'inquinamento dei fiumi e minacciano la vita stessa delle comunità Yanomami. Tutto ciò, assieme alle difficoltà di fornire assistenza sanitaria, sta creando una disastrosa crisi umanitaria.
Senza dubbio, chi beneficia maggiormente in questo incontro e dialogo di vita è certamente l'équipe missionaria stessa, e i nostri due Istituti, perché arricchisce il nostro carisma ad gentes in un dialogo di spiritualità con un popolo che, pur non avendo la parola "religione", né strutture religiose e liturgiche in senso stretto come le nostre, ha una cosmologia che definisce l'essere umano come colui che porta in sé un tesoro immortale. Gli Yanomami credono che il Trascendente, l'Artigiano (Omama) che ha creato il mondo e tutto ciò che vi coesiste, sia anche il mentore di una vita dignitosa e infinita.
Un grande grazie all'Equipe Missionaria Catrimani (P. Bob Mulega, P. Filbert Nkanga e Fr. Ayres Osmarin; Sr. Mary Agnes, Sr. Suzana Kihoo e Sr. Argentina Paulo) per l'accoglienza e la fraternità che abbiamo sperimentato in questi giorni; anche perché ci incoraggiano a continuare a credere profondamente che il nostro carisma missionario e la spiritualità della consolazione, ereditati dal nostro Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano, che verrà proclamato santo il 20 ottobre, sono ancora validi e attuali per il mondo di oggi. Qui si impara ad accogliere il bene e a riconoscerlo in tutti e in tutto; ma allo stesso tempo a individuare il male attraverso il grido del popolo e della terra, nostra "Casa Comune", perché, come dice Papa Francesco, “tutto è interconnesso”, il mondo visibile e quello invisibile o spirituale.
* Padre Juan Pablo De Los Ríos, IMC, Consigliere generale per l'America.
Visita a Sorino Yanomami che ha ricevuto la grazia della guarigione per intercessione del Beato Allamano
C'è un tempo per ogni cosa”, dice il libro del Qoelet (3,1). Quindi, dopo un anno a Roma è tempo per me di partire per Kinshasa nella Repubblica Democratica del Congo. Il 19 giugno 2023 ero arrivato in Italia per un periodo sabbatico dopo alcuni anni in Venezuela; questo tempo è stato per me un vero momento di grazia. Come non ringraziare la mia Congregazione per avermi offerto questa esperienza prima di ritornare in missione!
Quando sono arrivato a Roma ho cominciato subito a studiare la lingua italiana per tre mesi. Anche questa prima tappa è stata importante perché non solo stavo imparando la lingua ma mi stavo anche immergendo nella cultura italiana. La scuola, che ringrazio, ci ha permesso di conoscere la grande città di Roma, mostrando località storiche e turistiche e spiegandoci ogni luogo in cui siamo stati.
Appena terminato lo studio della lingua, sono andato in Piemonte, per vedere con i miei occhi e calpestare con i miei piedi il luogo dove tutto ha avuto inizio. Per prima cosa sono andato a Castelnuovo dove è nato il Beato Giuseppe Allamano, il nostro Fondatore. Che emozione! Sono entrato nella casa dove viveva, ho visto il letto dove dormiva, la cucina... insomma la terra dov’era nato. Poi, di ritorno a Torino, è stata la volta di visitare il bel santuario della Consolata e inginocchiarmi e pregare davanti alla tomba del padre Fondatore in Casa Madre. Un altro momento commovente, memorabile e indimenticabile per me.
Per concludere c’è stata anche una tappa importante ad Alpignano nella quale ho potuto visitare i grandi combattenti della missione. In quel municipio torinese la comunità ha una casa destinata ai missionari anziani che hanno donato tutta la loro vita al Signore e alla missione. Si tratta quindi di un ambiente fatto apposta per il riposo e la tranquillità di persone cariche di anni e con qualche problema di salute. Ne ho trovati tanti: alcuni conosciuti e altri a me sconosciuti. Ma una cosa è chiara: tutti aspettano la corona; perché, come dice l'apostolo Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione” (2 Tim 4,7-8). Questa è la sensazione che ho provato parlando con alcuni di loro; sono l’esempio vivente di cosa vuol dire donare la propria vita al Signore! È stato un onore per me averli conosciuti.
Padre Genaro Ardila, padre Innocent Mbisamulo e padre Edilberto Meza Olivera
Tutte queste esperienze mi hanno rinnovato; arrivare alle fonti ha prodotto in me una importante ricarica spirituale e vocazionale.
Ora mi sto preparando per andare in Congo, la mia nuova destinazione. Posso dire che grazie a questo periodo sabbatico mi sento fresco e pronto ad iniziare una nuova sfida missionaria. Vorrei quindi cogliere l'occasione per ringraziare tutti i confratelli della casa generalizia per avermi accolto. Con loro ho trascorso momenti piacevoli. Ho imparato molto da ciascuno di loro. Vi porterò sempre nelle mie umili preghiere quotidiane.
In particolare, ringrazio padre José Martins Fernandes, superiore della comunità, che per me è stato davvero un padre e mi ha messo in condizione di vivere questo periodo in modo proficuo. E anche Padre Gabriele Casadei, economo della casa, per avermi sempre accolto e servito con un sorriso contagioso e caloroso.
Vorrei anche ringraziare tutti coloro che collaborano alla manutenzione quotidiana della casa: cucina, pulizia delle camere, portineria, lavanderia, giardino. Vi porterò tutti nel mio cuore.
Lo Spirito del nostro Padre Fondatore, che presto sarà proclamato santo, possa sempre mantenerci uniti. Saluto tutti e ci vediamo la prossima volta!
* Padre Innocent Bakwangama Mbisamulo, IMC, missionario nella RD del Congo.