Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi (cfr Is 40,31)
“Viviamo tempi segnati da situazioni drammatiche, che generano disperazione e impediscono di guardare al futuro con animo sereno: la tragedia della guerra, le ingiustizie sociali, le disuguaglianze, la fame, lo sfruttamento dell’essere umano e del creato”.
Queste le parole di Papa Francesco nel suo messaggio per la XXXIX Giornata Mondiale della Gioventù 2024, diffusa questo martedì, 17 settembre. Il Papa parla delle nuove generazioni, che spesso pagano il prezzo più alto a cause delle guerre, di ingiustizie sociali, delle povertà, dello sfruttamento dell’essere umano e del creato. L'invito, in vista del Giubileo, è a superare apatia e il fuga nelle trasgressioni: mettersi in viaggio non, però, da semplici turisti, ma da pellegrini.
Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio che il Santo Padre ha inviato ai giovani e alle giovani del mondo per la XXXIX Giornata Mondiale della Gioventù, che sarà celebrata nelle Chiese particolari in occasione della Solennità di Cristo Re, il 24 novembre 2024, sul tema: Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi (cfr Is 40,31).
A dieci anni dalla visita di Francesco per VI Giornata della Gioventù Asiatica, da Daejeon la testimonianza di padre Diego Cazzolato, missionario della Consolata.
Illustra l'opera di prossimità ai nuovi poveri, i migranti, che arrivano da soprattutto da Filippine e Nigeria, l'impegno a favore del dialogo interreligioso e la speranza che con la GMG del 2027 a Seoul le nuove generazioni trovino stabilità, accompagnamento, guide sapienti e attente
Ritrovare lo slancio che Papa Francesco aveva impresso nella popolazione della Corea del Sud in occasione del viaggio che, dieci anni fa, dal 13 al 18 agosto del 2014 lo aveva portato in quella regione del mondo per la VI Giornata della Gioventù Asiatica. Questo il messaggio che oggi padre Diego Cazzolato, missionario della Consolata da oltre trent’anni nel Paese asiatico, condivide con Radio Vaticana – Vatican News. Dalla sfida del dialogo interreligioso a quella del sostegno ai nuovi poveri - i tanti migranti che giungono dalle Filippine ma anche dalla Nigeria -, l’opera di questi religiosi tiene viva la speranza per una riconciliazione interna e per una fratellanza universale.
Daejeon, dieci anni dopo la visita del Pontefice per la VI Giornata della Gioventù Asiatica. Padre Cazzolato vive qui dal 1988 e se li ricorda molto bene i momenti in cui ebbe modo di incontrare il Papa in quel viaggio apostolico: nella Messa allo stadio, poi in un grande centro per disabili e nella celebrazione conclusiva. “È stato molto bello perché qualche mese prima era successa una grande tragedia che aveva scosso profondamente il cuore dei coreani. C’era una nave traghetto che trasportava studenti delle superiori che andavano in gita in un’isola semi tropicale al sud della Corea. Per cause ancora non pienamente identificate quella nave affondò e morirono 360 ragazzi e ragazze di 17-18 anni. Il Papa con il suo arrivo effettivamente è riuscito a ridare pace e speranza a tutto il popolo. È stata una visita provvidenziale”.
Ancora si compiace, il religioso, per il bel modo in cui la televisione nazionale trasmise integralmente quei momenti, per i gesti e le parole di Francesco che volle incontrare anche alcuni genitori di figli annegati. “È riuscito a dare una certa consolazione al Paese e tutti glielo riconoscono tuttora”, sottolinea. E rileva che quella fu una occasione propizia da cui nacquero molte conversioni: “C’è stato un aumento considerevole dei catecumeni, infatti in diversi sono rimasti molto toccati e hanno deciso di diventare cattolici”.
Nel ricordo lieto che padre Diego ha di quelle giornate alberga tuttavia l’amarezza, espressa senza infingimenti, per una sorta di occasione per così dire 'sfumata' nel tempo: “Allora c’erano molte speranze anche riguardo alla riconciliazione tra le due Coree. Il presidente cattolico che subentrò alla presidente in carica in quel momento fece di tutto per aprire vie di dialogo e offrire opportunità di unione. Da un paio di anni a questa parte, purtroppo, quel lavoro di ricucitura è andato completamente distrutto soprattutto da parte dell’atteggiamento di chi governa la Corea del Nord ma anche dal governo attuale che riafferma la contrapposizione con la Corea del Nord più che la ricerca di una pacificazione. In questo momento direi che le relazioni sono al loro punto più basso nella storia degli ultimi 50 anni”.
La fede cristiana e il servizio accogliente per i migranti
Il missionario italiano trapiantato in Corea dà conto di come nel tempo è cambiata la prossimità umana e spirituale ai coreani: “All’inizio il nostro desiderio era stare accanto ai poveri, evangelizzare i poveri. Eravamo riusciti ad avere una presenza molto semplice in uno dei quartieri periferici della grande città di Seoul dove allora i poveri si radunavano a vivere in case malfatte, senza tanti servizi però con un minimo di dignità umana ed economica. Poi, i piani governativi di ammodernamento di quelle zone - prima con le Olimpiadi dell’88, poi con i Mondiali di calcio del 2002 – le hanno di fatto smantellate e i poveri sono andati via”. Si rimodula pertanto la missione che si orienta verso “i nuovi poveri”. Sono i migranti che, riferisce padre Cazzolato, arrivano da tante parti del mondo in cerca di un po’ di sicurezza economica. “Ce ne sono tanti! La maggior parte dalle Filippine, poi un grosso gruppo arriva dalla Nigeria. Dall’America Latina, in particolare dal Perù, arrivavano di più in passato, ora sono stati quasi tutti rimpatriati. Poi c’è il sud est asiatico: Vietnam, Timor-Leste, Cambogia, Thailandia, alcuni dalla Mongolia”.
La comunità cristiana accoglie i piccoli
Sì, la Mongolia, quella terra sconfinata dove il Papa si è recato esattamente un anno fa, confermando la volontà di abbracciare chiese minuscole ma calorose. Lo sguardo costante alla frontiera asiatica, dove Papa Bergoglio è in procinto di tornare a settembre, “è importante perché si fa presente nelle periferie, perché è segno di entusiasmo. Sono molto incuriosito dalla tappa in Indonesia – confida Cazzolato -, il Paese con più alto numero di musulmani, dove le relazioni tra cristianesimo e islam non sono facilissime. Credo che il Papa darà ancora impulso al dialogo”.
Di dialogo si intende padre Diego: a questo ambito si dedica la sua comunità a Daejeon. “Entriamo in contatto con leaders e fedeli di altre religioni, soprattutto con buddisti e confuciani o di altre religioni autoctone della Corea. Cerchiamo di creare relazioni di pace tra tutti e di ricerca insieme della verità”. Ammette che dopo una stagione più entusiasta si sta vivendo ora una stagione più di “bassa marea” ma, dice, “andiamo avanti”.
L'impegno in parrocchia
Che ne è di quei giovani che dieci anni fa incontravano in Corea la guida della Chiesa cattolica universale? Il missionario non nega che oggi i giovani, in generale, “cercano la verità fuori dalle chiese, dalle parrocchie, dai templi buddisti”. Esprime lo stato di forte preoccupazione che hanno per il proprio futuro, per un lavoro che non è più così sicuro. A dispetto degli elevati livelli di progresso tecnologico che il Paese ha raggiunto sul piano internazionale, le nuove generazioni “fanno fatica a trovare un impiego, si sentono abbastanza abbandonati dagli adulti e hanno un estremo bisogno di guide capaci che li sostengano. E devo dire che non sempre, come cristiani, riusciamo a provvedere a questa necessità”. La speranza è riposta nei preparativi della GMG del 2027 che in Corea avrà luogo e per la quale, dice padre Diego, si sta pensando a molte iniziative. “Il mood tra i ragazzi è di grande scoraggiamento. Speriamo si riallaccino i rapporti con la gioventù che negli ultimi anni si sono persi. Serve una proposta buona, seria”.
* Antonella Palermo - Città del Vaticano. Originalmente pubblicato in:www.vaticannews.va/it
I Missionari della Consolata ci siamo riuniti a Fatima (Portogallo) con giovani provenienti da diversi paesi e continenti nei quali lavoriamo. Questo incontro prepara la Giornata Mondiale della Gioventù che si celebrerà a Lisbona dal 01 al 06 agosto 2023 con il tema "Maria si alzò e andò in fretta" (Lc 1,39) e alla quale parteciperà anche il papa Francesco.
I giovani amici dei Missionari della Consolata che dal 26 luglio sono riuniti nei pressi di questo santuario mariano provengono da Argentina, Colombia, Brasile, Sudafrica e Swatini, Portogallo, Messico e Italia (alcuni studenti professi dei nostri seminari).
La Giornata Mondiale delle Gioventù è stata una bella creazione del papa Giovanni Paolo II. Nel 1984 infatti, decise di organizzare un incontro la Domenica delle Palme, a Roma, per celebrare il Giubileo dei giovani nell'Anno Santo della Redenzione 1983-1984. Erano attesi sessantamila pellegrini, ma all'evento parteciparono 250 mila giovani provenienti da diversi paesi del mondo.
L'esperienza era stata così significativa per tutta la Chiesa che il Santo Padre decise di ripetere la celebrazione l'anno successivo nel 1985. In quell’incontro, 300 mila giovani pellegrini furono distribuiti tra le chiese della città per momenti di preghiera e catechesi, con un incontro finale per tutti, in Piazza San Pietro, con la celebrazione della Messa presieduta dal il Papa.
In quello stesso anno, il papa scrisse un'esortazione apostolica destinata ai giovani e il 20 dicembre di quell’anno annunciò l'istituzione della Giornata Mondiale della Gioventù. "Tutti i giovani devono sentirsi accompagnati dalla Chiesa –diceva– e per questo tutta la Chiesa, in unione con il Successore di Pietro, si sente maggiormente impegnata, a livello mondiale, verso i giovani di oggi, le loro preoccupazioni e richieste, le loro aperture e speranze. Per rispondere ai loro bisogni dobbiamo trasmettere la certezza che è Cristo, la Verità che è Cristo, l'amore che è Cristo, attraverso un adeguato processo di sviluppo”.
Il 27 luglio p. Josky Menga, IMC, ha presieduto la celebrazione eucaristica che ha segnato l'inizio di questo evento. La messa è stata animata dal gruppo dei giovani brasiliani che ci hanno aiutato a pregare e a cantare chiedendo al Signore di concederci l'energia necessaria per continuare a servirlo e lodarlo con la nostra vita.
Durante la sua omelia, p. Josky ci ha ricordato che quella era la prima celebrazione eucaristica che facevamo, come famiglia missionaria, i giovani convenuti per la preparazione del GMG. Ci ha ricordato con la Parola di Dio che abbiamo bisogno di aprire il nostro cuore perché il Signore possa farsi presente: "In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo udirono!”.
Per i discepoli non sempre la Parola di Dio è chiara ma quel che è davvero necessario è un atteggiamento di disponibilità ed apertura, lasciarci guidare perché questa parola entri alla nostra vita e la trasformi. Ci vuole prontezza e apertura alla Parola lasciandoci condurre da essa perché produca i suoi effetti in noi. Questo vale per la quotidianità e anche in occasione delle grandi decisioni della nostra vita, con maggior ragione se scegliamo la missione come orizzonte nel quale ci muoviamo. Lasciare il nostro paese, i parenti, le abitudini, uno stile di vita... è conseguenza e frutto dell’apertura alla Parola di Dio.
Nel pomeriggio di questo stesso giorno abbiamo svolto diverse attività: alcuni hanno visitato il Museo Missionario, altri sono andati a dipingere un mural sulla parete del museo, altri hanno fatto dei giochi.
Dopo cena abbiamo assistito a un meraviglioso concerto nel quale, ognuno dei gruppi presenti ha animato una parte della serata. I giovani hanno invitato a lodare il Signore con musiche, canti e danze.
Questa esperienza ha motivato tutti noi ad andare avanti nel nostro servizio missionario e la gioia che ne è scaturita ci ha ricordato ciò che aveva detto San Giovanni Paolo II quando spiegò il motivo della creazione della Giornata Mondiale della Gioventù: "Tutti i giovani devono sentirsi accompagnati dalla Chiesa".
La giornata del 28 luglio è stata dedicata al ritiro e alla visita agli anziani.
Il gruppo del Sudafrica e Swatini ha guidato la preghiera del mattino, poi siamo poi andati a Valinhos in pellegrinaggio. Valinhos è una località di campagna alla periferia di Fátima, divenuto famoso per l'apparizione della Madonna il 19 agosto 1917 e, precedentemente, per la prima e la terza apparizione dell'Angelo Custode del Portogallo (chiamato anche Angelo della Pace) ai tre pastorelli.
A Valinhos oggi vi sono alcuni punti di interesse significativi come la Via Sacra, il “Caminho dos Pastorinhos” (sentiero dei pastorelli), che conduce i pellegrini lungo le 14 cappelle che rappresentano le diverse stazioni della Via Crucis.
Tra l'ottava e la nona stazione della Via Sacra si trova una cappellina con una statua della Madonna dove è avvenuta la quarta apparizione, il 19 agosto 1917. Li vicino si trova anche la “Loca do Anjo”, il luogo in cui sono avvenute le apparizioni dell'Angelo ai veggenti; ricorda il luogo di queste apparizioni una bella statua dell’Angelo con in mano il calice e l’ostia che presenta ai pastorelli inginocchiati davanti a lui.
Terminato il nostro pellegrinaggio a Valinhos, abbiamo pranzato ed in seguito siamo andati a visitare alcuni anziani con i quali abbiamo potuto condividere la grazia di questa giornata offrendo solidarietà e consolazione ad alcuni nonni presenti in diverse case di riposo nei pressi di Fatima.
La sera, tornati a casa, abbiamo avuto un incontro con i Missionari della Consolata della comunità di Fátima che si sono presentati ed hanno condiviso con noi alcune parole sulla loro missione. Abbiamo concluso le attività di questa giornata con la celebrazione eucaristica animata dal gruppo colombiano.