Cari amici giovani economisti, imprenditori e imprenditrici di tutto il mondo,
vi scrivo per invitarvi ad un’iniziativa che ho tanto desiderato: un evento che mi permetta di incontrare chi oggi si sta formando e sta iniziando a studiare e praticare una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda. Un evento che ci aiuti a stare insieme e conoscerci, e ci conduca a fare un “patto” per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani.
Sì, occorre “ri-animare” l’economia! E quale città è più idonea per questa di Assisi, che da secoli è simbolo e messaggio di un umanesimo della fraternità?
Qui infatti Francesco si spogliò di ogni mondanità per scegliere Dio come stella polare della sua vita, facendosi povero con i poveri, fratello universale. Dalla sua scelta di povertà scaturì anche una visione dell’economia che resta attualissima. Essa può dare speranza al nostro domani, a vantaggio non solo dei più poveri, ma dell’intera umanità. È necessaria, anzi, per le sorti di tutto il pianeta, la nostra casa comune, «sora nostra Madre Terra», come Francesco la chiama nel suo Cantico di Frate Sole.
Nella Lettera Enciclica Laudato si’ ho sottolineato come oggi più che mai tutto è intimamente connesso e la salvaguardia dell’ambiente non può essere disgiunta dalla giustizia verso i poveri e dalla soluzione dei problemi strutturali dell’economia mondiale. Occorre pertanto correggere i modelli di crescita incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente, l’accoglienza della vita, la cura della famiglia, l’equità sociale, la dignità dei lavoratori, i diritti delle generazioni future.
Francesco d’Assisi è l’esempio per eccellenza della cura per i deboli e di una ecologia integrale. Mi vengono in mente le parole a lui rivolte dal Crocifisso nella chiesetta di San Damiano: «Va’, Francesco, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». Quella casa da riparare ci riguarda tutti. Riguarda la Chiesa, la società, il cuore di ciascuno di noi. Riguarda sempre di più anche l’ambiente che ha urgente bisogno di una economia sana e di uno sviluppo sostenibile che ne guarisca le ferite e ne assicuri un futuro degno.
Ho pensato di invitare in modo speciale voi giovani perché, con il vostro desiderio di un avvenire bello e gioioso, voi siete già profezia di un’economia attenta alla persona e all’ambiente.
Carissimi giovani, io so che voi siete capaci di ascoltare col cuore le grida sempre più angoscianti della terra e dei suoi poveri in cerca di aiuto e di responsabilità, cioè di qualcuno che “risponda” e non si volga dall’altra parte. Se ascoltate il vostro cuore, vi sentirete portatori di una cultura coraggiosa e non avrete paura di rischiare e di impegnarvi nella costruzione di una nuova società. Gesù risorto è la nostra forza! Come vi ho detto a Panama e scritto nell’Esortazione apostolica postsinodale Christus vivit: «Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! Attraverso di voi entra il futuro nel mondo» (n. 174).
Le vostre università, le vostre imprese, le vostre organizzazioni sono cantieri di speranza per costruire altri modi di intendere l’economia e il progresso, per combattere la cultura dello scarto, per dare voce a chi non ne ha, per proporre nuovi stili di vita. Finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale.
Per questo desidero incontrarvi ad Assisi**: per promuovere insieme, attraverso un “patto” comune, un processo di cambiamento globale che veda in comunione di intenti non solo quanti hanno il dono della fede, ma tutti gli uomini di buona volontà, al di là delle differenze di credo e di nazionalità, uniti da un ideale di fraternità attento soprattutto ai poveri e agli esclusi.
1 maggio 2019. memoria di San Giuseppe Lavoratore
** L'evento era previsto per marzo 2020 poi venne sospeso a causa della pandemia de Covid19 ed è stato celebrato nei giorni 24 settembre 2022
Noi, giovani economisti, imprenditori, changemakers, chiamati qui ad Assisi da ogni parte del mondo, consapevoli della responsabilità che grava sulla nostra generazione, ci impegniamo ora, singolarmente e tutti insieme, a spendere la nostra vita affinché l’economia di oggi e di domani diventi una Economia del Vangelo. Quindi:
un’economia di pace e non di guerra,
un’economia che contrasta la proliferazione delle armi, specie le più distruttive, un’economia che si prende cura del creato e non lo depreda,
un’economia a servizio della persona, della famiglia e della vita, rispettosa di ogni donna, uomo, bambino, anziano e soprattutto dei più fragili e vulnerabili,
un’economia dove la cura sostituisce lo scarto e l’indifferenza,
un’economia che non lascia indietro nessuno, per costruire una società in cui le pietre scartate dalla mentalità dominante diventano pietre angolari,
un’economia che riconosce e tutela il lavoro dignitoso e sicuro per tutti, in particolare per le donne, un’economia dove la finanza è amica e alleata dell’economia reale e del lavoro e non contro di essi,
un’economia che sa valorizzare e custodire le culture e le tradizioni dei popoli, tutte le specie viventi e le risorse naturali della Terra,
un’economia che combatte la miseria in tutte le sue forme, riduce le diseguaglianze e sa dire, con Gesù e con Francesco, “beati i poveri”,
un’economia guidata dall’etica della persona e aperta alla trascendenza,
un’economia che crea ricchezza per tutti, che genera gioia e non solo benessere perché una felicità non condivisa è troppo poco.
Noi in questa economia crediamo. Non è un’utopia, perché la stiamo già costruendo. E alcuni di noi, in mattine particolarmente luminose, hanno già intravisto l’inizio della terra promessa.
Sr. Francesca Allasia, Originaria di Torino, dopo la laurea in Filosofia e un'esperienza in Kenya, è entrata tra le Missionarie della Consolata e lo scorso 18 agosto, precisamente nel santuario della Consolata e dalle mani di Giorgio Marengo, da poco cardinale di Ulan Bator, ha ricevuto il suo primo mandato missionario che la porterà prossimamente in Mongolia.
Ho 34 anni e sono Missionaria della Consolata dal 2020. Mi piacciono i tulipani, le montagne e la primavera, che mi parla della forza, del garbo e della novità del Dio della Vita. Amo camminare e leggere e mi affascina l’incontro e l'intreccio tra le culture. Gioisco delle relazioni, ma allo stesso tempo cerco di custodire spazi di silenzio per ricaricare le batterie. Attualmente mi trovo a Nepi, in provincia di Viterbo, mentre mi preparo alla partenza per la prima destinazione missionaria: la Mongolia! In comunità faccio un po' di tutto, cercando di avere mani, occhi e cuore attenti a dove c’è bisogno. Qui ospitiamo due famiglie dell’Afghanistan e sono coinvolta in questo percorso con loro, in modo speciale con i bambini, che sono sette, con i quali abbiamo costituito “la banda dei piccoli di casa”!
Quando sono venuta a contatto con le Missionarie mi hanno subito colpito l’accoglienza, la semplicità e lo spirito di famiglia che si respirava nelle loro comunità. Lo stile affabile e sciolto con cui si relazionano con le persone e i racconti delle loro esperienze tra i popoli più diversi mi hanno immediatamente affascinato. La loro testimonianza era viva, ricca di volti e di eventi concreti, intessuta sempre di profonda spiritualità e di preghiera pratica, e per questo rivolta anche verso l’altro, in modo attento e costante. Spesso sentivo affermare che dobbiamo vivere il quotidiano con un’intensità d’amore straordinaria, nelle relazioni, nei piccoli gesti, nella cura dell’ambiente; essere sante senza strepiti, facendo bene il bene e senza rumore; insomma, ho incontrato un carisma umile e profondo che mi ha conquistato e che non smetto mai di scoprire!
Tutte le volte che inizio a immaginare la mia presenza in terra mongola, il cuore accelera e il respiro si ferma per l’emozione. Penso che i primi tempi tutte le energie saranno impegnate nello studio della lingua: ascoltare, osservare, conoscere, lasciarmi guidare dalle sorelle della comunità che sono lì da più tempo e cercare di entrare con cuore, anima, forze nell’incontro con questa terra e con queste persone. Ho l’opportunità di ricevere la novità che per me costituisce una cultura nomade; incontrare una spiritualità nuova sciamanica, buddhista; conoscere valori e tradizioni per poi camminare con la piccola comunità cristiana del posto ed essere segno della presenza di Dio tra chi incontrerò. Saranno necessarie tanta delicatezza, umiltà, pazienza, silenzio, preghiera e fiducia in un cammino di relazione trasformante con il popolo mongolo e con le mie sorelle.
Ho da poco concluso un anno di studi interreligiosi alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, studi che mi hanno appassionata. Ho ascoltato testimonianze di missionarie che non hanno fatto altro che alimentare il desiderio di essere già lì. Leggo alcuni articoli o studi sulla missione e porto in preghiera questo nuovo inizio, chiedendo al Signore di insegnarmi ad uscire e ad entrare.
Suor Francesca dopo aver ricevuto la croce dell'invio missionario da Mons. Giorgio Marengo nel santuario della Consolata lo scorso 18 agosto
Articolo pubblicato su Andare alle genti, rivista delle Missionarie della Consolata