I giovani di "rinascere"

Il gruppo dei Giovani Missionari della Consolata della Missione di Nzinje in Mozambico, è stato per noi missionari l’occasione di un nuovo inizio, una rinascita, una luce dentro e dopo l'esperienza dolorosa e oscura della pandemia. Il 23 marzo 2020 il governo del Mozambico aveva chiuso tutti i luoghi pubblici e religiosi come misura per contrastare l'estendersi della pandemia di Covid19. Sono stati cinque mesi di paura, dolore, dubbi per non sapersi opportunamente prevenire; abbiamo vissuto la morte di amici, familiari e conoscenti.

In tempi di crisi come quella il popolo trova consolazione nella sua dimensione spirituale e religiosa, si avvicina ai luoghi di culto e di devozione popolare, ma anche quella possibilità era stata negata dal diffondersi dalla pandemia.

Eppure Dio si rivela in ogni momento e in ogni tempo attraverso il suo Spirito che ci illumina e ci mostra le vie per rinascere: dobbiamo essere attenti e disponibili perché la sua grazia ci spinga avanti con nuove idee, nuovi progetti che diano sapore e ricchezza alla dinamica missionaria. I primi cinque mesi di reclusione ci hanno portato a pensare, interrogarci e riflettere: dopo tutto questo che è successo, che novità porteremo alla missione? Come rinascere?

Abbiamo iniziato la nuova esperienza con 23 giovani che venivano da un cammino fatto nell'infanzia e nell'adolescenza missionaria, tra i 15 e i 18 anni. Siamo partiti da una più profonda formazione cristiana, e abbiamo anche voluto dare un’impronta Allamaniana e Consolatina. Non si trattava solo di conoscere il carisma, ma anche viverlo e condividerlo con altri giovani, dando alla parrocchia un nuovo slancio dinamico e giovanile.

Dopo nove mesi di formazione settimanale il giorno della festa della Consolata del 2021 nella Chiesa delle Rocce del Santuario della Consolata di Massangulo, e con la benedizione del Vescovo della Diocesi di Lichinga, Mons. Atanasio Amisse Canira, nasce questa nuova luce, il primo gruppo giovanile di spiritualità consolatina della Regione del Mozambico.

La spiritualità allamaniana li ha portati a vivere uno spirito di famiglia in cui ciascuno si sente fratello contribuendo con la propria ricchezza umana e cristiana. Hanno un profilo definito nel loro manuale e una metodologia missionaria: settimanalmente fanno un incontro formativo il sabato pomeriggio; il mercoledì animano la messa con canti e letture; collaborano con lavori manuali in parrocchia ogni sabato mattina e mensilmente, nei quartieri della parrocchia, visitano i malati e aiutano qualche famiglia povera e bisognosa.

Questo gruppo è nato con 23 giovani e oggi, solo nella sede della parrocchia, sono 56; poi ci sono antri due gruppi in due comunità, tutti formati e accompagnati da loro stessi, raggiungendo in soli due anni il numero di 87 giovani che vivono e condividono il nostro meraviglioso carisma.

Non importa quanto siano difficili i tempi, non importa quanto siano bui i momenti, la luce della risurrezione e la forza dinamica del fuoco di Pentecoste saranno sempre più forti. Dobbiamo aprirci alla grazia di Dio che si rivela a noi e ci illumina in ogni momento. Il nostro carisma e il nostro modo di essere nella missione sono fonte di salvezza per le generazioni presenti e future.

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I Missionari della Consolata in Portogallo accoglieranno 140 pellegrini provenienti da circa 20 Paesi per la celebrazione delle “Giornate della Consolata” che precederanno la loro partecipazione alla GMG Lisbona 2023 che si aprirà ufficialmente il primo di Agosto.

Sono attesi giovani dall’Italia (22), gli Stati Uniti (19), il Brasile (16), Eswatini (16), Colombia (10), Sudafrica, Congo e Kenya (con 4 iscritti ciascuno), Mozambico (3), Argentina e Tanzania (2 ciascuno), Burkina Faso, Madagascar, Messico, Venezuela e Zimbabwe (tutti con un partecipante ciascuno).

Per il Portogallo, Paese anfitrione, i partecipanti saranno 32 e con questo gruppo, che rappresenta la Famiglia della Consolata nel mondo, saremo presenti alla GMG 2023. 

I “Giorni della Consolata”

L'incontro internazionale che precede la GMG avrà luogo presso le strutture della Consolata a Fatima e si svolgerà dal 26 al 30 luglio. In questi giorni sono previste diverse attività. Padre Simão Pedro, che conduce l'animazione missionaria della comunità IMC residente in quella città santuario, afferma entusiasta che il gruppo più numeroso dei giovani portoghesi iscritti proviene da Fatima e dai villaggi circostanti, e hanno svolto “un eccellente lavoro come ospiti di questo incontro: hanno dipinto, sistemato e allestito tutti gli spazi che accoglieranno gli altri giovani che arriveranno da varie parti del mondo.

“Vogliamo accogliervi, perché tutti si sentano a casa”, dice il coordinatore della Gmg dei Missionari della Consolata, padre Álvaro Pacheco, e poi aggiunge: “Non è solo la celebrazione della GMG ma anche l’incontro della grande Famiglia Consolata, e questo –conclude– crea un altro livello di affetto e relazione”.

Il programma di queste “Giornate Consolata” prevede diverse attività, come la visita guidata al Santuario e ai luoghi dei pastori, una giornata di spiritualità e anche una all'insegna della musica. Si tratta del “Festival Jovem” nel quale ciascuno dei gruppi di giovani partecipanti è invitato a comporre un brano originale, testo e melodia, ispirato al testo biblico guida di questa GMG: “Maria si alzò e andò in fretta”. La giornata si conclude con un grande concerto della band cattolica “Os Discipulos de Fátima”, progetto musicale nato nel 2017.

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I giorni della GMG Lisbona 2023

Padre Álvaro Pacheco, che ha fatto da tramite per stabilire contatti con i missionari della Consolata in tutto il mondo, racconta che all'inizio il progetto prevedeva riunire dai 100 ai 120 giovani nella comunità della Consolata a Cacém, ma col tempo si è visto necessario trovare uno spazio che potesse accogliere un numero maggiore di partecipanti. “Ho notato che c'era tanta voglia di esserci e di stare insieme, perché tutti siamo Consolata”.

Ed è così che, in un dialogo con il Dr. Manuel Girão, Direttore Generale della Santa Casa da Misericórdia da Amadora e dove la comunità della Consolata di Zambujal presta servizio pastorale, ha messo a disposizione gli spazi della Scuola Luís Madureira, una delle più grandi Case della Misericordia dal paese. Grazie a questo gesto di generosità l'organizzazione ha potuto pensare a un maggior numero di iscritti che ora raggiungono quota 140.

Padre Alvaro Pacheco spiega che quando tutti si saranno sistemati presso la Scuola Luís Madureira, ad Amadora, che accoglie i giovani Consolatini durante la GMG, si dedicherà una giornata per conoscersi meglio e un’altra per avvicinarsi alle attività del progetto Zambujal 360, Saranno guidati da Mário Linhares, dei Laici Missionari della Consolata e coordinatore del progetto, e si potranno visitare, sparsi nelle strade del Bairro do Zambujal, tutte le attività che si realizzano per promuovere lo sviluppo sostenibile delle persone di questo quartiere. 

E dopo?

Padre Simão si dice fiducioso che la Gmg sarà “un formidabile momento di incontro per i nostri giovani” ma esprime anche quella che definisce “una speranza e una preoccupazione”. E spiega: “la mia preoccupazione è sapere cosa lascerà nella vita di questi giovani l'esperienza del giorni della Consolata e la GMG; la mia speranza è che si possa fare tesoro delle parole di Papa Francesco e che da quella esperienza nascano nuove linee guida e nuovi percorsi”.

Padre Álvaro dice che tutta la preparazione è stata impegnativa anche da un punto di vista burocratico per avere i visti di ingresso in Portogallo per questi giovani provenienti da diverse parti del mondo. Tuttavia, padre Álvaro non ha dubbi che l'incontro sarà “un successo”. Dice che durante tutto questo processo, e dopo tanti contatti e incontri on line con altri coordinatori in tutto il mondo, “è bello rendersi conto che la Consolata ci fa una grande famiglia”.

Alla domanda su cosa pensa di provare il 7 agosto, quando calerà il sipario, confessa di sperare solo di “provare gratitudine”, soprattutto perché “come Consolata abbiamo potuto vivere questa grande festa della gioventù e conoscere altre realtà ”. E auspica che “tutti i giovani partecipanti possano portare con sé lo spirito della GMG e –per quanto riguarda in particolare quelli della Consolata–consolidino il senso di appartenenza, sperimentando che siamo una famiglia diffusa in tutto il mondo”.

La Giornata Mondiale della Gioventù, considerata il più grande evento della Chiesa cattolica in quest’anno 2023, si svolgerà a Lisbona tra il primo e il 6 agosto. Si prevede la partecipazione di circa un milione di persone  e sarà presente Papa Francesco che si recherà anche a Fatima. Il testo del vangelo di  Luca “Maria si alzò e andò in fretta” (1,39) sarà l’orizzonte missionario di tutto l’evento.

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Una scuola nella scuola

Ci siamo riuniti a Bucaramanga, provenienti da diverse parti della Colombia e anche del Paraguay. Eravamo 74 giovani che dal 23 giugno al 2 luglio 2023 abbiamo partecipato alla Scuola per Leaders Giovanili Missionari: alcuni di noi erano in vacanza, altri disoccupati e altri ancora molto occupati. 

Come Giovanni ai suoi discepoli, qualcuno ci ha detto: “Guardate! ecco l'Agnello di Dio!”: noi la notizia l’abbiamo ricevuta da un amico, un'amica, un parente, un conoscente o addirittura l’abbiamo saputo per mezzo dei social network ma, come i discepoli di Giovanni che dopo averlo udito seguirono Gesù, lo stesso facemmo anche noi. Gesù si guardò intorno e vide che lo seguivano. «Cosa volete?» chiese loro. Risposero: «Maestro, dove abiti?». «Venite e vedete», disse loro (cfr Gv 1,35-41).

Siamo stati dieci giorni con lui

E così abbiamo scoperto che non eravamo stati noi a cercare il Maestro, ma che in modo sorprendente era stato Lui ad invitarci a seguirlo: per ascoltarlo, per imparare,  per allenarci ad andare oltre i nostri confini, per condividere la vera Consolazione con gli umani desolati e la madre terra devastata (cfr Mc 3, 14).

Nell’ultimo giorno, dopo corsi, seminari, laboratori, esperienze spirituali individuali, comunitarie e sociali, con metodologie e dinamiche ludiche e pedagogiche... abbiamo tirato le somme e siamo stati sfidati a immaginare quell'altro mondo possibile che cerchiamo. L’abbiamo fatto a partire dalla nostra diversità e l’abbiamo fatto come artisti, acrobati, ballerini, musicisti, cantanti e clown.

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Le nostre conclusioni si sono rivelate solo l'inizio di un percorso, in cui ci siamo ascoltati con rispetto, ammirazione e gratitudine. Molte riflessioni e osservazioni sono state una vera scuola dentro la scuola.

“Io sono arrivato alla conclusione - è Johan che parla, uno studente all’ultimo anno delle  superiori -  che durante questi 10 giorni di scuola abbiamo imparato molte cose che ci aiuteranno ad essere leader migliori e migliori discepoli. Saremo in grado di testimoniare ad altre persone che insieme, come famiglia, possiamo essere la migliore chiesa in uscita.  Porteremo nel cuore quella gioia che saprà illuminare quei luoghi che sono nell'oscurità e così creare quel mondo migliore che sappiamo possibile”.

Manuel, studente di Ingegneria Elettrica all'Università Nazionale, confessa che alla Scuola per Animatori Giovanili Missionari “ho ricevuto strumenti di spiritualità e formazione pastorale, per mezzo dei quali il Dio della vita ci accompagnerà nella nostra quotidianità. Con Lui sarà possibile goderci ogni passo verso l'altro mondo possibile che vogliamo»

Alejandro, studente di giurisprudenza all'Università Nazionale, ci ricorda che “essere leaders non è semplicemente comandare gli altri o dirigere le masse. Si tratta invece di essere una guida e un missionario che, per mezzo del lavoro di équipe, impara a servire la comunità, in una Chiesa in uscita, con fervore, umiltà e formazione spirituale. Vedo che, se sei in pace con te stesso e con Gesù, puoi facilitare il cammino a più persone che non sono alla ricerca di emozioni forti, effimere e fugaci, ma di quella piccola luce che non si spegne mai: la luce di Cristo".

«Questa scuola – parla Carlos, studente di contabilità pubblica del Paraguay – mi ha aiutato a riconoscere qual è la mia vera vocazione, e a guardare oltre i confini che ci intrappolano e ci fanno perdere la speranza che esista un altro mondo possibile». 

Per Claudia, anche lei studentessa all’ultimo anno della scuola superiore, “il discepolo missionario è un albero: espande le sue radici per riconoscere le realtà; forgia un grosso tronco che fa andare avanti la costruzione della chiesa; dà conforto sotto forma di ombra; stendete le braccia verso il cielo, come tralci, per accogliere le proposte di Gesù e costruire l’altro mondo possibile”.

Oscar, sacerdote missionario della Consolata, conclude dicendo che questa Scuola è una proposta formativa, evangelizzatrice e consolatrice per i giovane e per chiunque voglia farne parte. Apre a una nuova speranza per la Chiesa e anche per la società. “Ciascuno dei giovani qui presenti sarà il seme del Regno nelle loro realtà particolari alle quali torneranno con gioia e impegno”.

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Testimoni di ciò che viviamo

Non trascriviamo altri interventi che abbiamo ascoltato. Solo ricordiamo l’abbraccio finale con il quale abbiamo lasciato la città di Bucaramanga, famosa per i suoi parchi. Abbiamo fatto ritorno alle diverse regioni della Colombia e, i più lontani da casa, al nativo Paraguay. Come il discepolo Andrea continuiamo il cammino della vita: dopo l'esperienza vissuta con il Maestro, andò a cercare suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" (cfr Jn 1,41).

* P. Salvador Medina è Missionario della Consolata in Colombia.

“Voi direte (parlando ai giovani) abbiamo tempo a farci santi … No, cominciamo subito: la montagna della santità è molto alta e non ci arriverete mai alla cima; non c’è mai stato alcun santo che si sia lamentato d’essersi fatto troppo santo, o troppo presto” (Beato Allamano, Conf. IMC I, 385-386)

Dal 24 luglio al 6 agosto 2023 si terrà in Portogallo la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG). Noi Missionari della Consolata, come abbiamo fatto in edizioni precedenti (soprattutto in Spagna, Brasile e Polonia) vorremmo preparare l’accoglienza e diverse attività per coloro che, legati ai nostri gruppi giovanili, saranno presenti in Portogallo. 

Per noi della Consolata la GMG è composta da due momenti: una prima settimana che faremo fra di noi e una seconda che faremo con tutti a Lisbona. La prima settimana la vorremo dedicata alla formazione e alla celebrazione missionaria: d’accordo al numero di partecipanti staremo in tre delle nostre comunità in Portogallo, poi due giorni tutti assieme a Fatima e da li tutti a Lisbona per la celebrazione ufficiale.

A preparare l’accoglienza sono i nostri missionari animatori insieme ad un folto gruppo di giovani Laici della Consolata e volontari di diversi servizi missionari. Sarà un’occasione di ritrovo e crescita personale, di cammino di fede e di incontro di culture. Ci saranno momenti di festa, dialogo, incontro con missionari, testimonianze di altri giovani del mondo, momenti di ascolto e confronto. Fu il santo papa Giovanni Paolo II a fondare, nel 1984, la GMG. I giovani dovevano essere al centro ed è quello che vogliamo fare nella settimana della Consolata.

Il tema di quest’anno mi sembra specialmente missionario: “Maria si alzò e andò in fretta!” ...per andare dalla cugina Elisabella. (cfr. Lc 1,39) Sono tre gli spunti missionari: la fretta, il cammino e l’incontro.

Iniziamo con la fretta che, funge proprio da apripista della missione. La fretta appartiene alla missione soprattutto dei missionari che sono chiamati a correre, ad incontrare e camminare per arrivare prima possibile a tutti. La fretta di non disperdere e di non sprecare, la fretta di chi vuole solo amare e far crescere le persone.

Il cammino: la missione come viaggio 

L’immagine che caratterizza la missione di Gesù, fin dall’inizio del suo ministero pubblico, è l’itineranza. Lui “percorreva i villaggi d’intorno insegnando” (Mc 6,6). È impossibile riconoscere il suo volto, cogliere realmente i suoi gesti, lasciarsi raggiungere dalle sue parole senza essere per strada con Lui. Da qui, dalla strada, occorre cominciare. 

Se le realtà della fede ci sembrano sfocate, poco significative, di poco impatto sulla nostra vita quotidiana, forse dobbiamo cessare di accusare i tempi cattivi e di puntare il dito sulla mancanza, oggi, di una testimonianza credibile. La causa è più vicina a noi di quanto pensiamo; anzi, è dentro di noi: ci siamo tirati fuori, ci siamo seduti e abbiamo cominciato a fare le nostre analisi per tirare le nostre conclusioni. 

Eppure, l’insegnamento di Gesù, ancora oggi, è inseparabile dalla via polverosa su cui muove i suoi passi. La strada non è diversa da quella su cui ci troviamo quando siamo in movimento con Lui oppure siamo fermi ai margini con la pretesa di capire tutto quello che succede ancora prima di muovere un passo. 

Come interpretiamo lo smarrimento del tempo che stiamo vivendo? Come camminiamo? Chi sono i miei compagni di viaggio? Che posto occupano i poveri, gli ultimi nel mio viaggio? Non possiamo entrare in relazione con Gesù e il suo insegnamento senza aprirci ai “villaggi d’intorno” e alla “gente” che Lui amava, cercava ed evangelizzava.

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L’incontro: l’esercizio della fraternità 

L’impegno che immediatamente segue è la chiamata inseparabile dall’esercizio della fraternità: “Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due” (Mc 6,7). Mi piace pensare al duplice gesto di Gesù come generatore di una tensione permanente, impossibile da sciogliere. Lasciarsi attirare individualmente da Gesù oppure curare il rapporto con l’altro? In realtà, il movimento è duplice: il Signore ci chiama a Lui e, nel medesimo tempo, dà fondamento nuovo al rapporto con il fratello e la sorella con cui mi trovo immediatamente inviato nel mondo. 

Dobbiamo riconoscere umilmente la grande difficoltà a vivere questa dimensione: quante belle iniziative finiscono prima o poi per arrancare o addirittura morire, solo perché la missione viene pensata come impresa individuale, come opera costruita dal singolo, come impegno in solitaria. È vero che lo Spirito distribuisce i carismi a piene mani e tutti sono portatori di una ricchezza unica e insostituibile ma l’esperienza però dimostra che la loro genuinità finisce per essere adulterata quando non vi è confronto costante con il fratello o la sorella mandati con noi dal Signore. 

Questo è un punto di partenza insostituibile anche se spesso arriviamo con una rapidità impressionante a trascurare il rapporto costitutivo che ci lega all’altro a partire da Gesù che invia. Basta un’incomprensione, un litigio, un’insofferenza per un modo di fare, di parlare o di ragionare, che subito lasciamo perdere e non c’è più spazio in noi per pensarci indissolubilmente legati, nella missione evangelizzatrice, a chi è stato inviato con noi nella stessa direzione. 

È vero, molte volte è difficile trovare la modalità concreta per collaborare. Siamo di origini diverse e le nostre impostazioni sembrano incompatibili, per età, cultura, lingua e formazione. Sembra quasi di vivere in mondi diversi, destinati a non incontrarsi mai. 

Eppure, la sfida del Vangelo si misura proprio qui. Non è vinta con sorrisi di facciata o linguaggio mellifluo per nascondere i rancori, ma con il coraggio di andare in profondità, di raggiungere la radice delle relazioni e, all’occorrenza, di riconoscerci poveri e mendicanti proprio nella nostra capacità di avvicinarci gli uni agli altri, di guardarci in faccia, di ascoltarci anche quando siamo infastiditi da quello che viene detto e il dialogo ci sembra diventato improduttivo. 

C’è da purificare la memoria da ogni residuo negativo di esperienze passate, di percorsi interrotti, di fallimenti. Il Signore ci sta chiamando ora a prenderci cura gli uni degli altri, a intessere relazioni significative, a fare delle differenze tra noi un’occasione di apertura alle novità di Dio. 

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Conclusione

Noi rimaniamo “quelli della Via” anche in questo tempo di generale incertezza. Tendiamo l’orecchio alla Parola, sappiamo che in mezzo a noi c’è Qualcuno che corrisponde così intimamente alla Novità che desideriamo, da essere sempre Colui che non conosciamo ancora (cfr. Gv 1,26) e perciò incessantemente può sorprenderci. 

Non perdiamoci di coraggio davanti alla lentezza dei nostri progressi, alla diminuzione dei nostri effettivi, alla fragilità dei nostri progetti e delle nostre iniziative. La missione non è un’impresa mondana da portare a termine con successo secondo i nostri criteri. È il viaggio da compiere con quello che siamo, sulla terra che ci è stata affidata, con questi fratelli sorelle che abbiamo incontrato sui sentieri della storia. Non cessiamo di impegnarci, di lavorare, di cercare, di credere e di pregare per scoprire insieme l’abbondanza di grazia racchiusa in questo nostro umile vaso di argilla (cf. 2 Cor 4,7).  

A tutti e a ciascuno: Coraggio e avanti in Domino! Buona missione, buon incontro buona GMG! 

*Padre Stefano Camerlengo ha da poco concluso il suo servizio come Superiore Genereale dei Missionari della Consolata

 

Missione in cammino

Come avete potuto vedere è un po’ che non scrivo; sono più concentrato sulla comprensione di questa nuova realtà. Non è stato facile trasferirsi dalla Costa d'Avorio al Messico e non è stato facile lasciare San Antonio Juanacaxtle e venire a Tuxtla.

Mi sento un po’ addosso la “sindrome dell'impostore” perché mi sento come se avessi declassato il mio impegno missionario. Questa realtà è molto diversa: la vita missionaria è meno aspra, anche se poi le sfide missionarie siano molto presenti. La mia qualità di vita è migliorata, non c’è più la malaria e io mi sento in forma (nonostante gli anni che passano).

Attualmente sono molto concentrato sui giovani della parrocchia e sull'ascolto in chiave sinodale di tutte le persone che chiedono accompagnamento. 

Sto creando legami che mi avvicinano alle periferie esistenziali; sto toccando da vicino tanti drammi quotidiani, tanti itinerari storici stroncati da scelte sbagliate o delusioni inaspettate. Allo stesso tempo vedo che molte persone perdono l'opportunità di lasciarsi aiutare: ognuno di noi si costruisce la propria storia di salvezza.

Negli ultimo tre mesi sono stato particolarmente vicino alla nostra comunità indigena Tzeltal: un paio di domeniche al mese ci vado e creo anche dei legami, dando spazio a loro che sono  sempre stati esclusi e ignorati.

La promozione umana della nostra presenza passa attraverso un dispensario, un'équipe di psicologi e tanatologi, aiuti economici a persone in difficoltà, aiuti per l'educazione dei bambini di famiglie in difficoltà, formazione di gruppi e animatori parrocchiali.

Quello che resta forse un po’ in sospeso è l'animazione vocazionale: mi hanno mandato a Tuxtla apposta per questo ma non si trovano giovani con queste preoccupazioni;  c'è chi vuole essere sacerdote diocesano ma essere missionari ad gentes è difficile. La terra, la famiglia e anche solo l’alimentazione hanno molto peso esistenziale nelle loro opzioni. È vero che la chiamata missionaria è una grazia e una vocazione, ma ciò non mi impedisce di sentire che mi sostengo maggiormente dove ci sono oasi (come i giovani, l’ascolto in chiave sinodale, le periferie esistenziali, i popoli originari e la promozione umana) che dove c’è l'aridità (le vocazioni e l’animazione missionaria della chiesa locale).

Altri temi continuano ad essere assenti dal mio quotidiano e diventano una sfida alla mia missione: la costruzione della pace in una realtà così violenta; le alternative all'alcool e alla droga così diffuse in tante famiglie, il silenzio ecologico nella pastorale ordinaria. Sono attività per adesso in sospeso.

Il nuovo itinerario che si apre è quello della collaborazione con le persone che migrano. Il Chiapas è per loro una porta e un luogo di passaggio. L'obiettivo sono gli Stati Uniti o, se ciò non è possibile, Città del Messico, Guadalajara, Monterrey... Mi sto informando sulle possibilità che il Chiapas ci darebbe per avere una presenza più significativa in quest'area: è una realtà che ci interpella soprattutto come missionari della Consolata.

Per il resto sto bene, sono sereno e ringrazio Dio ogni giorno perché mi offre la possibilità di essere al servizio del suo Regno. Un servizio che ha senso malgrado la quantità di formalismi liturgici, strutture ecclesiali anchilosate, parrocchia stagnanti e una realtà clericalizzata, rigida e sacramentalista.

È l'acqua nella quale bisogna nuotare controcorrente, seguendo la spiritualità della trota. Vi ringrazio per il vostro sostegno, la vostra preghiera e le vostre preoccupazioni. È bello sapere che ci siete sempre. This is the way.

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* Ramón Lázaro Esnaola è Missionario della Consolata e lavora in Messico

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