Pubblichiamo di seguito il testo del Video del Papa con l’intenzione di preghiera per il mese di gennaio 2025- diffusa attraverso la Rete Mondiale di Preghiera del Papa - sul tema “Per il diritto all’educazione”. Preghiamo perché i migranti, i rifugiati e le persone colpite dalla guerra vedano sempre rispettato il proprio diritto all’educazione, necessaria per costruire un mondo migliore.

Oggi si vive una “catastrofe educativa”. E non è un’esagerazione. A causa delle guerre, delle migrazioni e della povertà, circa 250 milioni di bambini e bambine non hanno accesso all’istruzione.

Tutti i bambini e i giovani hanno diritto a frequentare la scuola, indipendentemente dalla loro situazione migratoria.

L’educazione è una speranza per tutti: può salvare migranti e rifugiati dalla discriminazione,  dalle reti criminali e dallo sfruttamento… Tanti minori sfruttati! E può aiutarli a integrarsi nelle  comunità che li stanno accogliendo.

L’educazione ci apre le porte a un futuro migliore. E così, i migranti e i rifugiati possono  contribuire alla società, sia nel loro nuovo Paese sia nel Paese d’origine, se decidono di tornare.

E non dimentichiamo mai che chi accoglie lo straniero accoglie Gesù Cristo.

Preghiamo perché i migranti, i rifugiati e le persone colpite dalla guerra vedano sempre rispettato il proprio diritto all’educazione, educazione necessaria per costruire un mondo più umano.

Fonte: Rete Mondiale di Preghiera del Papa

L'obiettivo della scuola è quello di contribuire alla formazione dei giovani offrendogli un'istruzione di qualità

I missionari della Consolata sono arrivati in Madagascar il 13 marzo 2019 per lavorare nella diocesi di Ambanja, nel nord-ovest dell'Isola Grande. Dopo un congruo periodo di studio della lingua malgascia, il 20 ottobre 2019 hanno iniziato il loro servizio pastorale nella nuova missione di Beandrarezona, creata con l'arrivo dei primi tre missionari, i padri Jean Tuluba (RD Congo), Jared Makori (Kenya) e Kizito Mukalazi (Uganda).

La nostra missione è l'ultima parrocchia creata nella diocesi e si trova a quasi 1000 chilometri da Antananarivo, la capitale del Paese. Si estende su tre comuni rurali e conta più di 80 villaggi, di cui solo 12 hanno comunità cristiane. I villaggi sono molto distanti tra loro e l’unico mezzo di trasporto possibile per visitarli è la moto, ma nella maggior parte ci si arriva quasi sempre solo a piedi. Per raggiungere alcune comunità dobbiamo camminare fino a 14 ore. Ci vuole forza e determinazione per affrontare le difficoltà delle strade. Dei 2.587.014 abitanti (censimento 2022) della diocesi, solo il 7% della popolazione è cattolica e nella nostra missione i cattolici sono circa il 3% del totale di 21.170 abitanti (censimento 2018). Come si vede, è davvero una missione ad gentes che ha bisogno della nostra presenza e attenzione.

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Le attività principali della missione sono le visite alle comunità, la catechesi sacramentale, la formazione dei catechisti, l'animazione missionaria e vocazionale, la formazione dei giovani e dei bambini... La maggioranza della popolazione della nostra missione è costituita da giovani e bambini. Infatti, si stima che il 75% della popolazione del Madagascar sia costituito da giovani e bambini.

Un progetto educativo

Dopo il nostro contatto con la realtà locale, abbiamo notato che a Beandrarezona, che è il centro della missione, e negli altri villaggi, ci sono scuole private e pubbliche: scuole materne, elementari e primo ciclo delle medie, ma mancano le scuole del secondo ciclo delle medie e delle superiori.

Dopo uno scambio di idee con i leaders locali e i genitori, abbiamo sentito la necessità di costruire una scuola secondaria perché i giovani di Beandrarezona e degli altri villaggi vicini sono costretti a lasciare le loro famiglie dopo la scuola primaria per continuare gli studi in città. Questo ha un notevole impatto economico sulle famiglie, che hanno bisogno di più denaro per pagare gli spostamenti, il cibo e l'affitto per i figli mentre il loro income è decisamente inferiore alle spese da sostenere. Di conseguenza, molti giovani abbandonano la scuola per andare lavorare nei campi.

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Padre Jean Tuluba durante la inaugurazione della nuova scuola nella missione di Beandrarezona

Così, con l'aiuto del nostro recentemente scomparso confratello, padre Noè Cereda (che il Signore gli conceda l'eterno riposo) e dei suoi amici in Italia, abbiamo iniziato a costruire la scuola nel 2021 dopo l'epidemia di Covid-19. Con molti sacrifici e determinazione la scuola ha preso forma fino al suo completamento quest'anno 2024. Ci sono state molte difficoltà nella realizzazione dell'opera, come il costoso trasporto dei materiali, acquistati ad Antananarivo, la regolarità degli operai, ecc.

Inaugurazione e benedizione

Finalmente, il 2 settembre 2024, la scuola è stata ufficialmente inaugurata e aperta  con la celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Francis Donatien Randriamalala, vescovo diocesano di Ambanja e con la benedizione dello stabile. Alla celebrazione hanno partecipato altri sacerdoti, religiose, autorità amministrative e politiche locali, rappresentanti delle confessioni religiose locali, cristiani della nostra missione, amici e conoscenti. Il giorno successivo sono iniziate  subito le classi con 30 studenti.

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Mons. Francis Donatien Randriamalala, vescovo diocesano di Ambanja

Nei loro discorsi, le autorità e i cristiani hanno ringraziato la diocesi per aver invitato i Missionari della Consolata a lavorare nella diocesi, hanno ringraziato per l’opera di padre Noé Cereda  e dei sacerdoti venuti in questa missione e per aver costruito una scuola di qualità. La popolazione era pronta a collaborare con noi affinché i loro giovani potessero studiare in buone condizioni e diventare in futuro persone con grandi ruoli nella società.

Abbiamo scelto di gestire la scuola in modo graduale, aprendo una classe all'anno fino al completamento del ciclo triennale. Questo perché il livello di formazione degli studenti è molto basso. Aprire una classe all'anno ci aiuterà ad accompagnare la formazione degli studenti e anche la formazione permanente degli insegnanti.

La scuola come mezzo di evangelizzazione

L'obiettivo della scuola è quello di contribuire alla formazione dei giovani della nostra missione, offrendogli un'istruzione di qualità che dia loro pari opportunità rispetto agli altri giovani delle città. La scuola è un grande strumento di evangelizzazione in molti modi. Sebbene molti giovani non sono molto interessati alla religione, attraverso la scuola possono scoprire il messaggio del Vangelo e anche le loro famiglie possono essere raggiunte.

Tra i primi 30 alunni, luna buona percentuale proviene da altre confessioni religiose. La scuola diventa anche un modo per dialogare con le altre religioni attraverso l'educazione che diamo ai loro figli, dato che fin dall'inizio queste altre confessioni hanno riposto la loro fiducia in noi mandando i loro figli a studiare nella nostra scuola. In questo modo, la scuola non è solo un centro di istruzione, ma anche un luogo di incontro tra le confessioni religiose.

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La nostra gratitudine a padre Cereda e ai suoi amici e ai missionari della Consolata per questo grande e prezioso dono ai giovani. Speriamo che questa scuola sia davvero uno strumento di consolazione per la gente di Beandrarezona, affinché possano diventare persone utili alla società malgascia, alla Chiesa e al mondo intero.

Una grande sfida è lo stipendio degli insegnanti. In tutte le scuole pubbliche qui, gli insegnanti sono pagati con le rette degli alunni. Al momento, nella nostra scuola, il denaro versato mensilmente dai genitori dei nostri 30 studenti non è sufficiente per pagare uno stipendio minimo agli insegnanti. Dobbiamo quindi cercare altri mezzi per completare gli stipendi.

Ma di fronte a questa sfida non ci scoraggiamo. Come ci ha insegnato il nostro Padre Fondatore Giuseppe Allamano, confidiamo nella Divina Provvidenza e nell'aiuto dei nostri amici per continuare questa buona opera di consolazione. L'abbiamo iniziata e non può più fermarsi. Lo Spirito Santo, protagonista della missione, e la Vergine Consolata illuminino i nostri passi per camminare sempre con la gente.

* Padre Jean Tuluba, IMC, Missione di Beandrarezona, Madagascar.

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Il pensiero di Don Lorenzo Milani, a cento anni dalla sua nascita, continua ad essere di importanza vitale perché contiene una visione che pone al centro la libertà e il superamento delle diseguaglianze sociali. Sacerdote ed educatore, nacque a Firenze il 27 maggio 1923.

Apparteneva ad una ricca, laica e colta famiglia borghese di origini ebraiche. Ordinato sacerdote il 13 luglio 1947, dapprima fu inviato a Montespertoli, e poi a San Donato di Calenzano, vicino Firenze. Don Milani cercava i poveri, i bisognosi, gli esclusi, ne abbracciava le ragioni opponendosi allo sfruttamento lavorativo, e attuando così gli insegnamenti del Vangelo. A San Donato, don Milani creò una scuola popolare serale per i giovani operai e contadini della sua parrocchia. Poi, la Curia fiorentina lo nominò priore di Barbiana e lo inviò a Sant’Andrea di Barbiana, una pieve sperduta sul monte dei Giovi nel Mugello. 

La nuova sede era una chiesetta con annessa una povera canonica nell’Appennino toscano, in cui negli anni Cinquanta e Sessanta sopravvivevano contadini di un'Italia marginale e povera. Don Milani raggiunse Barbiana a piedi attraverso una mulattiera. Arrivò nella piccola parrocchia di montagna il 7 dicembre 1954. In breve tempo organizzò una nuova scuola popolare. In canonica, ogni pomeriggio, si svolgeva il doposcuola per i ragazzi della scuola elementare statale, soprattutto per i bocciati e gli esclusi, figli di contadini. 

Nel maggio 1958 diede alle stampe “Esperienze pastorali”, opera che gli richiese ben dieci anni di lavoro, ma la lettura fu ritenuta “inopportuna”, e nel dicembre 1958 fu ritirata dal commercio per disposizione del Sant’Uffizio. Nel luglio 1966 insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana cominciò a scrivere “Lettera a una professoressa”. Il 26 giugno del 1967, dopo sette anni di malattia, Don Lorenzo morì a Firenze, a soli 44 anni per il morbo di Hodgkin. Solo dopo la sua morte “Lettera a una professoressa” divenne un caso letterario e, soprattutto, uno dei testi che denunciava fortemente l’arretratezza e il classismo della scuola italiana di quegli anni. 

Dobbiamo ricordare Don Lorenzo Milani per questa e per tante altre lettere con le quali comunicava il suo pensiero. Utilizzava il genere epistolare per esprimere il suo senso umano in modo schietto e diretto, il suo essere sacerdote, la sua passione civile, come in Lettera ai cappellani militari e Lettera ai giudici. Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri io non ho Patria” scrisse nella Lettera ai cappellani militari “e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro”. Anche se il pensiero e la didattica di 

Don Milani sono state di esempio per molti maestri, la sua vita ebbe pieno riconoscimento solamente in data 20 giugno 2017, quando Sua Santità Papa Francesco si recò in pellegrinaggio sulla sua tomba, a Barbiana. Nel discorso commemorativo, tra le altre, il Santo Padre disse: “Ridare ai poveri la parola, perché senza la parola non c’è dignità e quindi neanche libertà e giustizia: questo insegna Don Milani. Ed è la parola che potrà aprire la strada alla piena cittadinanza nella società, mediante il lavoro, e alla piena appartenenza alla Chiesa, con una fede consapevole. […] Non posso tacere che il gesto che ho oggi compiuto, vuole essere una risposta a quella richiesta più volte fatta da Don Lorenzo al suo Vescovo, e cioè che fosse riconosciuto e compreso nella sua fedeltà al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale”. 

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Il Centenario della nascita di Don Lorenzo Milani è una occasione preziosa per riflettere sul suo pensiero alla luce “del contesto attuale e nelle sue dimensioni più importanti“: la dimensione ecclesiale, quella scolastica, per poter parlare “di dispersione scolastica e funzione della scuola pubblica“, e infine quella socio-politica, con “la lotta alle disuguaglianze, alla povertà, e la dignità del lavoro“. 

L’esperienza di don Lorenzo Milani, all’interno di queste tre dimensioni, si tradusse sempre in un forte impegno religioso, politico ed educativo, ed è  condensato nel motto “I care” cioè, “mi importa”, “mi sta a cuore”, perché la libertà, la fede e la consapevolezza critica provengono dalla conoscenza e ognuno ha il diritto di istruirsi in una scuola pubblica inclusiva.   

* Antonella Rita Roscilli è giornalista e scrittrice, Direttore Responsabile Sarapegbe - Rivista italiana Bilingue di Dialogo Interculturale. Articolo pubblicato nel Periodico IGEA, Dicembre 2023. 

Infermiere missionario

Ho incontrato, a San Luis (La Unión, Colombia), un giovane indigeno che viveva, studiava e lavorava, insieme ad altri giovani del popolo Embera Chami, nella comunità dei padri Carlos Zuluaga e Javier Velásquez, missionari della Consolata, al servizio della Pastorale indigena della diocesi di Cartago.

Ho saputo che si era laureato come infermiere all'Università di Pereira e che, a differenza di molti altri professionisti che grazie agli studi cercano di allontanarsi dal loro contesto, Carlos si è dedicato a vivere in mezzo alla sua gente, mettendo la sua professione al servizio della salute e del benessere della sua stessa gente, soprattutto i più fragili e bisognosi che, nel suo caso, sono i bambini fra zero e cinque anni. Un servizio educativo, di promozione e prevenzione delle malattie, realizzato nella lingua madre e nel pieno rispetto della cultura.

Un giorno gli chiesi: 
– Quando ci scriverai un paio di paginette che descrivono la salute nel mondo indigeno? 
Poco tempo dopo ho ricevuto la sua risposta:

“Le comunità indigene sono sopravvissute per molti anni grazie ai loro processi organizzativi e anche la salute fa parte di tutto questo cammino. Nell’ambito della salute le comunità indigene hanno rafforzato e salvato gran parte della loro medicina tradizionale, che hanno saputo integrare con quanto offerto dai servizi pubblici a favore della prima infanzia. 

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L'obiettivo è accompagnare i bambini nei loro processi di sviluppo e apprendimento senza separarli dal contesto culturale in cui sono nati; per questo abbiamo avuto bisogno di professionisti in diversi ambiti: nutrizionisti, psicologi, educatori, sociologi e professionali della salute che lavorano insieme e sempre con un approccio differenziato e attento alla realtà del popolo Embera Chami.

Nel mio caso, ho coordinato un programma statale, attraverso l'Istituto Colombiano del Benessere Familiare, finalizzato all'educazione e alla prevenzione sanitaria nelle famiglie con bambini di età inferiore ai cinque anni.

Il contesto non è facile. Come conseguenza del conflitto armato, le comunità indigene sono state spesso sfollate, hanno abbandonato i loro territori originari e si sono trasferite nelle aree urbane. La maggior parte dei destinatari del nostro lavoro educativo appartiene a questa popolazione di vittime espropriata dei propri territori. L’assistenza sanitaria e psicosociale è molto necessaria soprattutto per i bambini che vivono proiettati in un territorio sconosciuto, il più delle volte urbano, dove interagiscono con diversi contesti culturali e senza avere gli strumenti per farlo, né loro e nemmeno le loro famiglie.

Siamo stati accolti bene anche dalla Pastorale Sociale e dalla Pastorale Indigenista, e dai molti volontari laici con i quali loro lavorano, e insieme abbiamo fatto in modo che i bambini fossero puntuali ai programmi di vaccinazione, partecipassero agli appuntamenti per la crescita e lo sviluppo e a tutti i programmi a favore della salute e dell'educazione iniziale. 

Questo è il lavoro che faccio, Padre: continuare ad accompagnare perché i bambini non muoiano e non scompaia la cultura del popolo con le sue tradizioni e la sua storia. 

In questo momento, per esempio, ci stiamo rendendo conto che molta tradizione orale si sta perdendo con la morte di molti anziani che conoscevano tutti i processi nei territori. Per questo diventa importante anche scrivere tutto, e questo è un altro compito che resta a noi giovani".

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La rete di scuole dei Missionari della Consolata in Argentina e Colombia offre una formazione integrale e un'esperienza di fede diretta agli studenti, agli educatori e alle loro famiglie.

L'ultima Conferenza Continentale dei Missionari della Consolata in America è stata molto significativa per le scuole che la comunità gestisce in America. Rafforzano un'identità carismatica e sono anche un grande sostegno finanziario per le missioni più vulnerabili, che molto spesso comportano molti investimenti. Ma non è tutto. Tra le altre cose, abbiamo scoperto questi valori:

- Sono una porta d'accesso all'umanesimo cristiano (giovani e famiglia).
- Svolgono una funzione sociale.
- Sono un centro di riflessione e produzione sulla pedagogia allamanniana.
- Contribuiscono alla formazione degli educatori.
- Promuovono la partecipazione delle famiglie alla chiesa.
- Hanno una dimensione vocazionale.

L'impatto formativo della nostra educazione

Conoscersi e raccogliere informazioni sulle nostre scuole ci ha permesso di misurare l'impatto evangelizzatore della Rete di scuole IMC. Offrono un'esperienza di fede diretta ad almeno 20 mila persone, considerando che le nostre aule hanno più di seimila studenti.

Anche i loro 500 educatori hanno il potenziale per essere agenti pastorali missionari qualificati. Molti di loro attualmente collaborano attivamente al Progetto Continentale IMC, nell'area della comunicazione, dell'animazione missionaria, del volontariato, portando il carisma della Consolata alla Chiesa locale con proposte come le Scuole del Perdono e della Riconciliazione, Consolata Intergentes, Un altro mondo possibile, Aguapanelazo.

Tutte le nostre scuole hanno programmi di missione per tutti i membri della comunità scolastica. 

Per i bambini e i giovani, oltre alla formazione religiosa offerta dalle nostre scuole, ci sono proposte di approfondimento del carisma dell'IMC che provengono dalle comunità di animazione missionaria e di formazione IMC, spesso vicine alle scuole. C'è un'attenzione particolare alla formazione missionaria degli educatori in tutti i nostri collegi.

 Rete di scuole IMC in America

Solo nell'anno 2006 le nostre scuole si sono messe in contatto e hanno cominciato un percoso formativo comune. Il primo incontro si è celebrato in Argentina e poi, nel 2013, ci siamo incontrati a Bucaramanga e in quell'occasione sono state delineate le basi per l'identificazione della Pedagogia Allamana.

Nell'anno 2021 abbiamo tenuto un incontro virtuale per condividere le proposte di Formazione Missionaria e le attività carismatiche che le nostre scuole offrono alle loro famiglie e nell'incontro virtuale del 2022 abbiamo riflettuto insieme per dare un contributo al documento preparatorio del prossimo Capitolo Generale.

Le Scuole IMC Consolata d'America si trovano in Argentina e Colombia: Bilingüe José Allamano (Bogotá, Colombia), Nuestra Señora de la Consolata (Mendoza, Argentina), Bilingüe La Consolata (Bucaramanga, Colombia), Pablo VI (Córdoba, Mendoza), Gimnasio Campestre La Consolata (Manizales, Colombia).

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Impatto dell'educazione cattolica nel mondo

Le scuole cattoliche, oltre a essere una "grande parrocchia" che condivide la fede e i valori cristiani, hanno un impatto positivo sui sistemi educativi dei Paesi e delle comunità attraverso il loro contributo.

Secondo una ricerca del Global Catholic Education Reports, nel 2020 le iscrizioni all'istruzione cattolica nel mondo saranno di 68 milioni di studenti (34,6 milioni nella scuola primaria). I primi 5 Paesi per iscrizioni ai livelli prescolare, primario e secondario sono tutti a reddito basso o medio-basso: Congo, Kenya, Malawi, India, Uganda (classificazione del reddito della Banca Mondiale).

Il contributo ai sistemi educativi dei Paesi è insostituibile: nell'Africa subsahariana, l'11% degli studenti della scuola primaria frequenta una scuola cattolica. Nei Paesi a basso reddito, il 13,7% degli studenti della scuola primaria frequenta una scuola cattolica.

Soprattutto, l'educazione cattolica contribuisce al pluralismo educativo e al diritto all'istruzione. Inoltre, in molte scuole cattoliche l'apprendimento tende a essere comparativamente più elevato.

Le scuole cattoliche contribuiscono allo sviluppo della comunità perché pongono l'accento sui valori e sullo sviluppo umano integrale, iscrivendo bambini di ogni provenienza e religione.

Il risparmio di bilancio per gli Stati nazionali nell'educazione cattolica è di oltre 100 miliardi di dollari all'anno in 38 Paesi e il contributo al reddito futuro dei lavoratori di oggi è di almeno 12 mila miliardi di dollari.

"Ogni cambiamento ha bisogno di un percorso educativo per ricostruire il tessuto delle relazioni e per far maturare una nuova solidarietà con i poveri". (Papa Francesco, Patto educativo globale).

* Membri dell'Equipe Continentale dei Missionari della Consolata (IMC) per l'educazione formale e non formale.

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