Gen 9,8-15;
Sal 24;
1Pt 3,18-22;
Mc 1,12-15.
Il tema dell'alleanza permea le tre letture di questa prima domenica di Quaresima. Con il diluvio, il peccato dell'umanità fu annegato e da quelle acque nacque una nuova umanità, simboleggiata da Noè e dalla sua famiglia. Con questa umanità, Dio stabilì un'alleanza frutto del suo amore incondizionato, della sua misericordia e della sua generosità, ma anche frutto della sua pazienza, come dice Pietro nella seconda lettura: “Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l'arca”. Il nostro Dio è un Dio d’amore che aspetta pazientemente la nostra conversione. È lui che stringe l'alleanza con tutti gli esseri viventi. Quanto è grande l'amore misericordioso di Dio! Com'è bello sentire le parole: “non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra”! Quali parole confortanti pronunciate solennemente da Dio dopo la punizione del diluvio.
Nel Vangelo ascoltiamo le prime solenni parole di Gesù, il mediatore della nuova alleanza: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”. Come dice l'autore della Lettera agli Ebrei, Cristo è sommo sacerdote e mediatore della nuova alleanza, all'inizio del suo ministero pubblico, come si legge nel Vangelo, comunica che con Lui, nella sua persona, si sta compiendo, il tempo delle promesse messianiche. Il regno di Dio è vicino, si è avvicinato: è qui ... è Lui stesso in persona. Come Dio stipula la sua alleanza con la nuova umanità, dopo un diluvio, così Gesù, dopo un momento di smarrimento nel deserto, pronuncia le parole che inaugurano, non solo la sua vita pubblica, ma solennemente anche "il regno di Dio" per la nuova umanità dove Lui stesso è il mediatore della nuova alleanza. Sarà un Regno di amore e di pace, un Regno in armonia con Dio, con gli uomini e con la natura dove si potrà anche “convivere con animali selvatici”, come all'inizio della creazione, quando Adamo fu posto tra gli animali. Attraverso la persona di Gesù, il regno di Dio viene concretizzato, e diventa il criterio di vita per la nuova umanità.
Colpisce che Gesù non inauguri il regno di Dio subito dopo il battesimo, ma dopo quaranta giorni nel deserto. Un luogo scelto non di sua libera iniziativa, ma per opera dello Spirito Santo ... anzi è stato trascinato come sottolinea la sfumatura del verbo greco: "lo Spirito sospinse Gesù nel deserto".
Marco vuole sottolineare che il passaggio nel deserto non è stato accidentale, ma è opera dello Spirito Santo. Gesù va nel deserto perché lo Spirito Santo vuole che vada lì per essere tentato, come ogni uomo è soggetto alla tentazione. Gesù, come Noè, con la fede sconfigge le tentazioni e proclama la sua vittoria: l'istituzione del regno di Dio. Pertanto, non si può essere membri di questa nuova famiglia, nuova umanità, se non si superano con fede le tentazioni nei nostri deserti quotidiani, dobbiamo attraversare il deserto ogni giorno per purificarci. Questo è il tempo della Quaresima: un tempo di deserto, dove affrontiamo "animali selvaggi" come un luogo in cui non solo identifichiamo le nostre tentazioni ma siamo in grado di affrontarle e purificarle per vincere ed entrare in relazione con il regno di Dio
A tal fine, Gesù indica due vie: la prima è quella della conversione e la seconda è quella del credere al Vangelo. Infatti, dice "convertitevi e credete nel Vangelo". La prima via da percorrere è quella della conversione, metanoia, cioè, cambiare stile di vita, è una svolta decisiva che consiste nell'allontanarsi dal passato per iniziare un nuovo cammino orientato verso Cristo, la Buona Novella della salvezza. La seconda via da imboccare è vivere e credere al Vangelo, aderire pienamente al Regno di Dio, che si manifesta in Gesù. Credere è aprirsi e avere piena fiducia in questo nuovo progetto del Regno, è quindi seguire Gesù. Gesù dice che è giunto il momento perché il Regno di Dio è presente, attraverso la sua persona, e dobbiamo, conseguentemente, comportarci in modo nuovo: convertirci per camminare verso il Regno, credendo al Vangelo.
La Quaresima è un percorso necessario per la nuova umanità che deve, come Cristo, fare propria la presenza del Regno di Dio nella vita quotidiana. Dovremmo essere noi stessi il Regno di Dio in mezzo alla società. Per questo è imperativo convertirsi, pentirsi e credere nel Vangelo.
Il Discepolo missionario è invitato a seguire Gesù poiché la “conversione è seguire il modello di Dio” che è amare. “L’amore è sempre libero ed essendo libero richiede una risposta libera: cioè richiede la nostra conversione. Si tratta, cioè di cambiare mentalità – questa è la conversione, cambiare mentalità - cambiare vita: non seguire più il modello del mondo, ma quello di Dio, che è Gesù. Seguire Gesù, come aveva fatto Gesù e come ci ha insegnato Gesù”.
* Mons. Osório Citora Afonso, IMC, è vescovo ausiliare dell’Archidiocesi di Maputo, Mozambico.
Lv 13,1-2.45-46
Sal 31
1Cor 10,31-11,1
Mc 1,40-45
L’evangelista ha scritto che Gesù insegna in tutta la Galilea ed ecco gli echi del suo insegnamento, la risposta alla buona notizia; e chi sono? Sono gli emarginati dalla religione. Sono quelli che la religione ha catalogato come impuri e per essi non c’è speranza. L’unico che li può salvare sarebbe Dio, ma loro in quanto sono impuri, non possono rivolgersi a Dio; quindi, vivono una situazione disperata.
Leggiamo quello che ci scrive Marco in questo bellissimo brano, è il capitolo primo, dal versetto 40. “Venne da lui un lebbroso”, questa è una sorpresa. Il lebbroso non è considerato soltanto un ammalato, ma un peccatore castigato da Dio. La lebbra era una piaga tremenda per la quale non c’era salvezza. In tutta la Bibbia si legge che soltanto due lebbrosi sono stati guariti; devono stare lontani, fuori dalle città, non devono né avvicinare né possono essere avvicinati e, se vedono qualcuno, devono guidare “Immondo! Immondo!”.
Ebbene, questo lebbroso che ha sentito l’insegnamento di Gesù, comprende che ci può essere una speranza pure per lui e trasgredisce la legge, si avvicina a Gesù. Però non sa la reazione di Gesù, per questo si mette in ginocchio e non è certo, chiede “Se vuoi” e stranamente non chiede di essere guarito dalla febbre, chiede di essere purificato. Questa espressione apparirà tre volte per indicare che è quello che sta a cuore all’evangelista; cioè, questo è un uomo che ha perso tutto con la lebbra, ha perso la famiglia, il lavoro, la dignità, gli amici, ma ha perso anche Dio. Allora lui chiede a Gesù che ristabilisca questo contatto con Dio, che lo purifichi.
Ebbene, Gesù dovrebbe inorridirsi di fronte a questo essere immondo, peccatore, che continua a trasgredire legge e si rivolge a lui; dovrebbe allontanarlo. Invece scrive l’evangelista che “Gesù ne ebbe compassione”, termine con il quale si indica la restituzione della vita a chi non ce l’ha.
E l’evangelista crea una suspense, perché dice “Tese la mano”. Questa è un’espressione tecnica che Marco prende dal libro dell’Esodo per indicare l’azione di Mosè quando stende la mano contro i nemici. Allora uno si chiede: ma cosa farà Gesù? Lo castigherà perché ha trasgredito la legge? “Lo toccò”, non era necessario toccarlo, “e gli disse: lo voglio” e all'imperativo “Sii purificato, lo voglio”. La volontà di Dio, perché Gesù è Dio, è l’eliminazione di ogni emarginazione attuata in nome suo cancellando definitivamente la categoria del puro e dell’impuro.
Ed ecco la sorpresa “E subito la lebbra scomparve” letteralmente “partì da lui”, “ed egli fu purificato”. Che meriti aveva questo lebbroso per essere purificato? Nessuno; anzi, ha continuato a trasgredire la legge. Allora Gesù insegna che non è vero, come insegna la religione, che ti devi purificare per avvicinarti a Lui, ma avvicinati a Lui, accoglie il Signore ed è lui che ti purifica. Quindi questa la grande novità di Gesù.
Però stranamente Gesù adesso scrive l’evangelista “ammonendolo”, letteralmente “rimproverandolo”. È strano: se doveva rimproverarlo doveva farlo prima quando si è avvicinato, perché lo rimprovera ora? E dice “Lo cacciò via subito”, ma da dove lo caccia via e perché lo rimprovera? Qual è l’azione di Gesù? Lo rimprovera per aver creduto in un Dio che lo aveva escluso dal suo amore e da dove lo caccia via? Lo caccia via da un’istituzione religiosa che, anziché la volontà di Dio, insegna i pensieri degli uomini che sono lontani da Dio. Quindi dopo averlo liberato lo aiuta a liberarsi da se stesso e dice “Adesso va, va dai sacerdoti, mostrati da loro e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto”, dice “Mosè”, non Dio, “come testimonianza” e non è “per loro”, ma “contro di loro”. Qui l’evangelista cita il libro del Deuteronomio dove Mosè stesso dice “Prendete questo libro della legge e vi rimanga come testimonio contro di te”.
Qual è questa testimonianza contro? La prova è che Dio agisce esattamente al contrario di quello che i sacerdoti insegnano e pretendono, che non è vero che c’è bisogno di portare delle offerte per essere graditi a Dio, per essere purificati, ma è Dio che continuamente si offre per purificare le persone.
“Ma quello”, scrive l’evangelista, “uscì”, non va dai sacerdoti, ha compreso. Si allontana da un’istituzione religiosa che lo aveva emarginato e “si mise a predicare” esattamente come Gesù e a “divulgare il fatto”, letteralmente non l’episodio: il termine è “la parola”, cioè il messaggio che c’è in questo e qual è il messaggio? Che Dio non discrimina le persone, che per lui non ci sono persone pure o impure, che non è vero che bisogna purificarsi per accogliere il Signore, ma è accogliere il Signore quello che purifica; che l’accettazione di Dio non è una conseguenza della purezza dell’uomo, ma è quello che lo precede.
Questo lebbroso, una volta purificato, incomincia a predicare, ma la conseguenza è che Gesù non poteva entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori. Perché? Per Gesù, per l’amore, per aver toccato questo lebbroso adesso diventa lui ritualmente impuro. Per purificare l’uomo lebbroso, l’uomo impuro, Gesù agli occhi della religione è diventato lui un impuro. Ma ormai è fatta e la gente accorre a Gesù, ha capito che in Gesù c’è un'immagine nuova di Dio.
* Padre Alberto Maggi, OSM, Centro Studi Biblici G. Vannucci, a Montefano (Mc).
Gb 7,1-4.6-7
Sal 146
1Cor 9,16-19.22-23
Mc 1,29-39
A Cafarnao, nella sinagoga, Gesù insegna per la prima volta e la gente capisce che la volontà di Dio non viene espressa attraverso la dottrina imposta dai loro scribi, il magistero ufficiale del tempo, ma nell’azione liberatrice di Gesù.
Ecco perché, è il vangelo di oggi, il capitolo primo di Marco dal versetto 29, appena usciti dalla sinagoga andarono nella casa di Simone e Andrea insieme agli altri due discepoli, i primi chiamati da Gesù, in compagnia di Giacomo e Giovanni e lì c'è la suocera di Simone che era letto con la febbre.
La donna è considerata in quella cultura l’essere umano più lontano da Dio e comunque è irrilevante, la donna non conta nulla nella famiglia; e invece qui subito gli parlano di lei. Hanno compreso una novità dell’insegnamento di Gesù, dove il bene dell’uomo viene messo al primo posto, prima ancora dell’osservanza della legge divina. Perché questo? Perché questo giorno è sabato; in giorno di sabato sono proibiti compiere ben 1521 azioni e tra queste c’è anche la visita e la cura dei malati. Ebbene, i discepoli hanno compreso, hanno compreso che il bene dell’uomo è il valore più importante e per questo parlano di lei.
Gesù avrebbe potuto dire “Aspettiamo, aspettiamo che passi il sabato”; no, il bene dell’uomo è più importante dell’osservanza della legge divina. Ricordiamo che il comandamento del riposo del sabato non era un comandamento tra gli altri, ma era il comandamento più importante di tutti perché si riteneva che Dio stesso l’osservasse. L’osservanza di questo unico comandamento equivaleva all’osservanza di tutta la legge, la trasgressione di questo unico comandamento equivaleva alla trasgressione di tutta la legge e per questo era prevista la pena di morte.
Ma nel gruppo di Gesù hanno capito che c’è un’aria nuova. Allora Gesù si avvicina, “la fece alzare” ed è sorprendente quello che fa Gesù, la prende per la mano. Perché? Non c’era bisogno, ma perché è proibito. Gesù tutte le volte che si è trovato in conflitto tra la legge, la tradizione e il bene dell’uomo, ha scelto sempre il bene dell’uomo e qui il clamoroso è che Gesù, toccando la mano di una donna che è impura, non riceve lui l’impurità della donna, ma gli trasmette la sua forza, la sua energia. Infatti “La febbre la lasciò ed ella li serviva.
L’evangelista per il verbo servire adopera il termine “diaconeo”, che conosciamo anche nella lingua italiana, diacono, che è colui che liberamente serve per amore. È importante questo termine perché è apparso nel vangelo dopo le tentazioni, quando gli angeli, cioè gli esseri più vicini a Dio, servivano Gesù. Ebbene, la donna con Gesù, che era considerata l’essere più lontano da Dio, più inutile, più insignificante, una volta che accoglie il messaggio di Gesù, la comunità cristiana, diventa l’essere più vicino a Dio. Questo in casa di Simone e Andrea.
Ma fuori, scrive l’evangelista “Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati”. Perché hanno atteso? Perché hanno osservato la legge, il riposo del sabato. Mentre in casa la necessità, il bene della persona era più importante dell’osservanza del sabato, nella città il sabato era più importante del bene delle persone. L’osservanza della legge ha rallentato l’incontro con la vita che Gesù poteva comunicare.
Tutta la città è riunita davanti alla porta, Gesù guarisce le persone e il brano termina in una maniera sorprendente alla fine; scrive l’evangelista che Gesù andò per tutta la Galilea “predicando nel loro sinagoghe e scacciando i demòni”.
L’evangelista sta denunciando che le sinagoghe, cioè i luoghi di culto, il luogo dell’insegnamento religioso è lì dove si annidano i demòni. Sono le persone sottomesse a un insegnamento che si fa credere proveniente da Dio quando invece non viene da Dio, Gesù denuncerà questi scribi che insegnano dottrine di uomini, ebbene, la gente è sottomessa a questo ordinamento ed è proprio nella sinagoga. E allora saranno le sinagoghe i luoghi più ostili e refrattari a Gesù nei quali Gesù con il suo insegnamento cercherà di liberare le persone.
* Padre Alberto Maggi, OSM, Centro Studi Biblici G. Vannucci, a Montefano (Mc).
Dt 18,15-20
Sal 94
1Cor 7,32-35
Mc 1-21-28
Nel vangelo di Marco Gesù per tre volte entra in una sinagoga e ogni volta sarà occasione di conflitto. Il numero tre, secondo il linguaggio simbolico della Bibbia, significa quello che è completo. L’evangelista intende segnalare la completa opposizione tra Gesù, il figlio di Dio che è venuto a liberare il popolo, e un’istituzione che pretende di dominare Dio, ma che in realtà domina il popolo.
La prima volta, come vedremo nel brano che adesso esaminiamo, Gesù viene interrotto; la seconda volta i farisei con gli erodiani decidono di farlo morire, perché ha trasgredito pubblicamente al comandamento del sabato, e la terza volta addirittura nel suo paese, a Nazareth, lo prendono per uno stregone. E Gesù si meraviglia della loro incredulità.
Vediamo cosa ci scrive l’evangelista. “Giunsero a Cafarnao e subito, Gesù entrato di sabato nella sinagoga”, il sabato è il giorno del culto, “insegnava”. L’evangelista non segnala che Gesù partecipa al culto della sinagoga, ma entra nella sinagoga e immediatamente si mette a insegnare. “Ed erano stupiti del suo insegnamento”, l’insegnamento di Gesù stupisce.
“Egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi”. Gli scribi erano laici e, dopo tutta una vita dedicata allo studio, all’approfondimento della Sacra Scrittura, ricevevano, attraverso l’imposizione delle mani, la trasmissione dello Spirito di Mosè, dello Spirito dei profeti. Da quel momento diventavano i teologi ufficiali del sinedrio e la loro autorità era più grande di quella del sommo sacerdote e dello stesso re.
Dice il Talmud, il libro sacro degli ebrei, che le decisioni e le parole degli scribi sono superiori alla Torah. Erano pertanto il magistero infallibile dell’epoca. L’insegnamento degli scribi era la stessa parola di Dio, anzi era superiore perché in caso di controversia bisognava credere agli scribi. Ebbene, mentre Gesù arriva a Cafarnao e si mette a insegnare, la gente è stupita, sente un insegnamento diverso.
Il messaggio di Gesù è la risposta di Dio al desiderio di pienezza di vita che ogni uomo si porta dentro. Il messaggio degli scribi, che poi Gesù denuncerà, in realtà erano precetti d’uomini. Contrabbandavano come insegnamento divino quella che invece era la loro volontà, i loro precetti per dominare il popolo.
Già Geremia riporta la denuncia del Signore che dice, rivolto a questi scribi: “Come potete dire ‘noi siamo saggi perché abbiamo la legge del Signore?’ A menzogna l’ha ridotta lo stilo menzognero degli scribi”.
Quindi gli scribi per il proprio potere, per il proprio dominio, per la propria convenienza, hanno deturpato la legge di Dio. E, come Gesù denuncerà, insegnano precetti di uomini annullando la parola di Dio. Ebbene, di fronte a questa novità dell’insegnamento di Gesù, che viene accolto con stupore e con meraviglia perché è qualcosa di nuovo, “Ecco”, letteralmente “subito, immediatamente”. E’ la stessa espressione che l’evangelista ha indicato nel momento in cui Gesù entra a Cafarnao e si mette ad insegnare.
Quindi appena Gesù si mette a insegnare, subito, “nella loro sinagoga”; l’evangelista prende le distanze. La sinagoga non appartiene più alla comunità cristiana. “Vi era un uomo”, quindi un singolo individuo, “posseduto da uno spirito impuro”. Cosa significa “spirito impuro”? Spirito significa forza, energia. Quando questa forza proviene da Dio si chiama “santo”, non soltanto per la qualità, ma per l’attività, di santificare, cioè separare l’uomo dalla sfera e attirarlo in quella del bene.
Dalla sfera delle tenebre a quella della luce. Quindi lo spirito, quando proviene da Dio, attrae l’uomo dentro la dimensione divina dell’amore. Quando questo spirito proviene da forze contrarie a Dio si chiama impuro perché mantiene l’uomo nella cappa delle tenebre e quindi della morte.
Quindi c’è un uomo che è posseduto da uno spirito impuro. Essere posseduti da uno spirito impuro significa aver dato adesione a una ideologia, a una dottrina che rende incompatibili con l’insegnamento di Gesù, come vedremo qui.
“Cominciò a gridare”, quindi appena Gesù inizia ad insegnare, subito c’è uno che incomincia a gridare. “Dicendo: «Che vuoi da noi?»” E’ strano, è una persona singola eppure parla al plurale. E lo chiama “Gesù Nazareno”, cioè ricorda la sua origine. Nazareth infatti era il covo dei bellicosi nazionalisti.
“«Sei venuto a rovinarci?»” Ma chi è che Gesù sta rovinando? Chi è che si sente minacciato dall’insegnamento di Gesù? Non certo i presenti che anzi sono stupiti favorevolmente da questo insegnamento, che sentono come la risposta di Dio al loro desiderio di pienezza di vita. Chi è che Gesù sta rovinando con il suo insegnamento? Sta rovinando l’autorità degli scribi, quelli che pretendevano di parlare in nome di Dio. E’ questa la classe che si sente minacciata. E dice: “«Io so chi tu sei: il santo di Dio!»”
Il “santo di Dio” è un’espressione che indica il messia che doveva osservare la legge e imporre l’osservanza di questa legge. Quindi richiama Gesù a quello che è il suo compito, alla tradizione, alla legge. Gesù non entra in dialogo, “gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!»” Nel conflitto tra lo spirito di Dio e lo spirito impuro è il primo ad avere la meglio. “E lo spirito impuro straziandolo…” Perché “straziandolo”?
Dover riconoscere a un certo punto della propria esistenza che l’insegnamento religioso al quale si è aderito non proveniva da Dio, ma addirittura allontanava da lui, ecco tutto questo causa una profonda lacerazione nell’individuo. Ci hanno insegnato da sempre che certe cose erano sacre e scoprire che, non solo non erano sacre, ma addirittura allontanavano da Dio, questo è lo strazio, la lacerazione profonda.
“E, gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi …”, qui la traduzione CEI traduce con “timore”, ma non è timore, è stupore, meraviglia. Non è paura, è una piacevole sorpresa; “tanto che si chiedevano a vicenda: «Chi è mai questo? Un insegnamento nuovo»”. Non è un nuovo insegnamento, che si va ad aggiungere a quello degli scribi, ma un insegnamento nuovo. Il termine adoperato dall’evangelista per “nuovo”, indica una qualità migliore superiore.
Quindi la gente sente nel messaggio di Gesù un’eco nuova, sente nel messaggio di Gesù la parola di Dio che arriva al cuore delle persone. L’insegnamento degli scribi era un insegnamento ripetitivo, teso soprattutto ad inculcare sempre il senso di colpa, l’indegnità delle persone. L’insegnamento di Gesù è l’eco della parola di Dio, una parola che, se accolta, trasforma la vita delle persone.
“«Un insegnamento nuovo dato con autorità»”. La gente riconosce che il mandato divino di annunciare la parola non è degli scribi, ma è di Gesù. Ecco perché l’uomo che aveva aderito alla dottrina degli scribi si sente minacciato e con lui sente minacciata tutta la categoria di questi teologi, e per questo ha detto “sei venuto a rovinarci”.
Ecco la rovina. La gente riconosce che nell’insegnamento di Gesù c’è l’autorità divina, c’è il mandato divino. La gente ha capito che Dio non si manifesta nella dottrina imposta dagli scribi, ma nell’attività liberatrice di Gesù. “«Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!»” L’evangelista indica che la liberazione dalla dottrina degli scribi è ormai iniziata e infatti “La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea”.
Quindi l’annunzio di Gesù ormai dilaga. Questa proposta di pienezza di vita viene fatta propria dalle persone che l’attendevano con ansia.
* Padre Alberto Maggi, OSM, Centro Studi Biblici G. Vannucci, a Montefano (Mc).
Gio 3,1-5.10
Sal 24
1Cor 7,29-31
Mc 1, 14-20
La vita, la verità e la luce saranno sempre più forti e vittoriose della morte, della menzogna e delle tenebre. Per questo l’evangelista al capitolo primo, versetto 14, ci presenta la stupidità del potere. Il potere crede di soffocare la voce della vita, della verità e della luce, ma non sa che, ogni volta che crede di aver soffocato questa voce, il Signore ne suscita una ancora più potente. Infatti il vangelo di Marco al versetto 14 dice che “Dopo che Giovanni fu arrestato”, Giovanni era scomodo, aveva invitato a un cambiamento e quindi viene eliminato, ebbene il Signore suscita una voce, una forza ancora più potente di Giovanni Battista, quella stessa di Gesù il Figlio di Dio.
“Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio”, la buona notizia di Dio. E qual è la buona notizia di Dio che l’evangelista ci farà scoprire nel suo vangelo? Che Dio non è come è stato insegnato, come è stato creduto; il Dio di Gesù è un Dio di un amore completamente nuovo, che andrà scoperto nelle pagine del vangelo, perché è un amore che non guarda, non è attratto dai meriti delle persone, ma dai loro bisogni. Questa è la buona notizia di Dio.
“E diceva: il tempo è compiuto”, era il tempo dell’alleanza con il suo popolo “e il regno di Dio è vicino”. Per “regno di Dio” non si deve intendere il reame, l’estensione del regno, ma il governo del re; in italiano forse dovremmo adoperare la parola “la signoria di Dio, il governo di Dio”. È Dio che vuole governare Lui i suoi uomini e come direbbe Dio? Non emanando leggi che l’uomo deve osservare, le leggi sono esterne all’uomo, ma comunicando all’uomo la sua stessa capacità d’amore.
Ecco perché di Gesù Giovanni aveva detto “era colui che battezzava in Spirito Santo”, comunicava agli uomini la stessa capacità d’amore. Il regno di Dio è vicino, ma, perché divenga realtà, c’è bisogno di una conversione, ma la conversione l’aveva predicata e annunziata anche Giovanni Battista, ma sono due ambiti diversi.
Ecco perché Gesù è ancora più pericoloso di Giovanni Battista. Giovanni era nell’ambito della religione e la conversione, il cambiamento di vita era rivolto a Dio, era per ottenere il perdono dei peccati; qui con Gesù non si parla di perdono dei peccati, la conversione è per credere a questa buona notizia e realizzare il regno di Dio. Gesù è venuto a inaugurare una società completamente nuova; una società dove, anziché accumulare egoisticamente per sé, si condivida generosamente con gli altri; una società dove, anziché salire al di sopra degli altri, si scenda a fianco degli ultimi, e un mondo dove, anziché pretendere di comandare, di guidare gli altri, ci si mette a servire. Questo è il regno di Dio.
Ma per farlo Gesù ha bisogno di collaborazione; ecco perché, continua l’evangelista, “passò lungo il mare di Galilea”, è il lago di Tiberiade, è chiamato mare per ricordare il mare dell’Esodo, il cammino verso la libertà e soprattutto la frontiera verso i popoli pagani, “vede Simone e Andrea”, sono due fratelli, “che gettavano le reti in mare” ed ecco l’invito di Gesù “Venite dietro di me, vi farò pescatori di uomini”. Qual è il significato dell’invito di Gesù? Abbiamo detto che Gesù vuole inaugurare un mondo nuovo dove, anziché accumulare per sé, si condivida generosamente con gli altri; allora il pescatore cosa fa? Pesca i pesci per il proprio interesse, per il proprio guadagno.
Pescare gli uomini, cioè tirare fuori gli uomini dal mare, dall’ambito che può dare la morte che possono affogare, significa a svolgere questa attività non per il proprio interesse, ma per l’interesse delle persone che vengono salvate. Quindi è un cambio completo, radicale di orientamento della propria vita. “Venite dietro di me”, rinunciate al vostro interesse e questo vi darà la possibilità di tirar fuori le persone che stanno perdendosi e ritrovare la pienezza della vita.
* Padre Alberto Maggi, OSM, Centro Studi Biblici G. Vannucci, a Montefano (Mc).