Il corso di formazione permanente per i formatori affronta diverse tematiche. “Formati al Carisma dell’Istituto Missioni Consolata” è stato il tema di studio presentato da padre Nicholas Muthoka, IMC, nel pomeriggio di giovedì 5 settembre. Tredici sono i formatori che partecipano al corso che si svolge a Roma dal 2 al 17 settembre.
Padre Nicholas è keniano, sacerdote dal 2011, con una licenza in teologia pastorale. Ha lavorato come animatore missionario nella diocesi di Torino. Dal 2013 vive e lavora nella parrocchia Maria Speranza Nostra, nello storico quartiere di Barriera di Milano, il più multietnico della città de Torino, prima come vice parroco e dal novembre 2017 è stato nominato parroco. Inoltre, collabora insieme a padre Samuel Kabiru, nell’accompagnamento della Comunità Apostolica Formativa (CAF) con cinque studenti professi.
“La formazione e la missione devono essere collegate perché formiamo i seminaristi per la missione”, afferma il Nicholas. In questo video realizzato dal Segretariato per la Comunicazione, il missionario presenta una sintesi della sua relazione condivisa con i formatori a Roma.
Secondo padre Nicholas, “la formazione deve aiutarci a farci innamorare della missione, e preparando, in questo modo, anche il futuro della Chiesa. Il Signore ha scelto noi formatori e siamo noi che dobbiamo fare innamorare i ragazzi della missione. Perciò dobbiamo riflettere su vari aspetti che sono importanti per aiutare un giovane che vuole essere missionario delle Consolata”:
Siamo abituati ad essere missionari “multitasking”: psicologi, infermieri, portinai, che riceve la gente, idraulici che sistemano la casa, ecc. Dobbiamo imparare ad essere animatori, evitando il clericalismo e a fare tante cose contemporaneamente.
Formatori identificati: appassionati, identificati con il nostro carisma e pieni di zelo.
Umiltà dei seminaristi: vivere una formazione collegata alla missione, formare i ragazzi ad una missione molto esigente. Questo perché dei seminaristi bene formati sono il tesoro della Chiesa. Prepararsi per la missione ad gentes, esige gente forte. “Seminaristi è attivi, lo saranno anche da prete, viceversa dei seminaristi menefreghisti, saranno così anche, e questo vale anche: impazienti, aggressivi, intoccabili…
Cultura post-moderna: oggi si vive una confusione a livello culturale che è importante conoscere. Usciamo dai villaggi, per studiare nelle grandi città e non assimilano bene la cultura in cui viviamo. Padre Nicholas, ci invita studiare la cultura e farne una lettura critica, “perché i nostri studenti sono già molto influenzati dalla cultura post-moderna. Tutto questo esige un cambiamento interiore, si fanno esperienze che non li toccano con la tendenza è tornare alla loro terra di origine”.
A Livello personale: si constata una grande fragilità a livello umano, vivono un’esperienza familiare di frammentazione, vivono traumi le cui ferite rimangono poi nel tempo. Tutto questo porta ad una difficoltà ad accettare se stessi e nel costruire delle relazioni positive con gli altri. Questa cultura di consumismo, dell’individualismo fa vedere la vita religiosa come un cammino di uscita dalla precarietà che offre una possibilità di conforto importante, e tutto questo può portare a una vita comoda, passiva, a una pastorale minimalista senza zelo missionario.
- fare una lettura critica della cultura contemporanea che aiuti i missionari.
- studiare e approfondire con i ragazzi in formazione tutto quanto si riferisce alla cultura, perché non potranno fare un vero annuncio quando non c’è chiarezza.
- avere una forte spiritualità.
- non sottovalutare le ferite, facendosi aiutare delle scienze umane per lavorare sulla personalità dei candidati.
Dopo l’intervento di padre Nicholas, i 13 formatori partecipanti al corso hanno svolto una sessione di lavoro di gruppo guidati dalle seguenti domande:
1. Che cosa sto facendo come formatore per decifrare la cultura dei seminaristi?
2. Nel mio lavoro di formatore, come cerco capire e vivere il contesto dove si trova la comunità formativa?
Il risultato del lavoro di gruppo è stato condiviso nella sessione plenaria con del tempo per alcune riflessioni conclusive.
* Padre José Martín Serna, IMC, Maestro di novizi a Manaus, Brasile.
Il secondo giorno del corso di formazione per i formatori ha visto i 13 partecipanti dei tre continenti (Africa, Europa, America) impegnati in una lunga e approfondita analisi della realtà della formazione nell’Istituto soprattutto riguardo agli anni del noviziato e del post noviziato. Il corso si svolge nella casa generalizia a Roma, dal 2 al 17 settembre.
La condivisione ha evidenziato aspetti positivi e spazi di problematicità che riguardano le personalità degli studenti che arrivano ai nostri centri con tutto il bagaglio di tante positività ma anche di situazioni da redimere proprie di questi tempi, i metodi della formazione da rinnovare, il ruolo e la preparazione dei formatori per i quali la solo buona volontà non basta più per essere dei saggi accompagnatori di queste generazioni.
Li ha aiutati in questo processo di analisi e di interpretazione di quanto era emerso il padre Méthode Gahungu, sacerdote diocesano di origine burundese con studi in Scienze dell’Educazione fino al Dottorato (1998) presso l’Università Pontificia Salesiana a Roma dove attualmente fa parte dell’Istituto di Pedagogia Vocazionale di cui è il Direttore. Le sue pubblicazioni riguardano soprattutto l’indirizzo progettuale (progettare, programmare e valutare, formazione iniziale e permanente, formazione inculturata e interculturale) con applicazione alla formazione presbiterale e religiosa.
In questo video realizzato dal Segretariato per la Comunicazione, Prof. Méthode Gahungu ci presenta una sintesi di ciò che è stato discusso durante la sessione della mattinata del terzo giorno.
* Padre Josephat Mwanake, IMC, Comunità formativa di Porta Pia a Roma
Al termine della loro visita ad limina a Roma, i vescovi del Kenya missionari della Consolata, hanno visitato la comunità della Casa Generalizia IMC, dove dal 2 al 17 settembre si svolge il corso di formazione per formatori delle tappe del noviziato, teologia e specializzazione.
Mons. Anthony Mukobo, vescovo della Diocesi di Isiolo, Mons. Peter Makau, vescovo coadiutore di Isiolo, Mons. Peter Kihara, vescovo della Diocesi di Marsabit e Mons. Joya Hieronymus, vescovo della Diocesi di Maralal, rappresentano alcuni dei frutti più belli dell'evangelizzazione in Kenya dove, nel 1902, arrivarono i primi missionari della Consolata inviati dal Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano. L’ispirazione per la fondazione maturò presso il Santuario della Consolata di Torino, ai piedi della Madonna “nostra Madre e Fondatrice”, come diceva l'Allamano stesso.
Mons. Anthony Mukobo e Mons. Peter Makau
La messa celebrata mercoledì, 4 settembre, è stata presieduta da Mons. Anthony Mukobo insieme a Mons. Peter Makau, che ha tenuto l'omelia. Ai formatori presenti, il vescovo Makau ha presentato San Paolo come “un fondatore e un formatore”, prendendo lo spunto soprattutto dalla prima lettura (cfr. 1 Cor. 3,1-9). “L’Apostolo Paolo ha fondato tantissime comunità, ma soprattutto le accompagnava, le seguiva e perciò era un formatore”. Quando sorgevano delle difficoltà o divisioni, “Paolo cercava di correggere le comunità che lui aveva fondato”.
Secondo Mons. Makau, “Paolo ci insegna, come sacerdoti, pastori, vescovi, missionari e formatori, a non stancarci della formazione continua e dell’accompagnamento continuo delle nostre comunità. Vediamo che San Paolo era molto convinto di questo”, ha osservato. “Con alcune comunità Paolo è riuscito, in altre ha incontrato molte difficoltà, ma non ha mai perso il coraggio, è sempre andato avanti. Questo ci ricorda la nostra missione che è di non stancarci di ripetere con pazienza tutto ciò che è necessario per aiutare le comunità che il Signore ci ha affidati”.
Nella sua riflessione, il nuovo vescovo ha incoraggiato a lavorare guardando verso il futuro. “Siamo invitati a continuare a essere fondatori e formatori pensando al futuro della nostra Congregazione. Ciò che sarà l'Istituto in futuro dipende da quello che noi facciamo oggi. Vi chiediamo di aiutarci a continuare questa missione”.
Mons. Peter Makau ha anche ricordato che oggi, quando si parla di formazione, si parla di formazione degli adulti. Secondo lui, oltre ai vari aspetti da considerare, come quelli accademici, umani e di altro tipo, “dobbiamo aiutare i giovani ad avere un incontro personale con Cristo. Tutta la nostra formazione deve essere incentrata su questo, affinché i nostri giovani possano avere un incontro personale con Cristo. Quando tocchiamo il cuore dei giovani, trasformiamo la loro vita. E una volta trasformati, anche loro trasformeranno i cristiani del futuro. In questo modo, metteremo in pratica le parole di San Paolo quando ha detto: “Imitatemi come io imito Cristo” (1Cor 11,1). Paolo è un esempio di apostolo e formatore”.
Il vescovo ha concluso sottolineando l’importanza della testimonianza. “I giovani non ci amano per le parole che diciamo, ma per l'esempio che diamo, per il nostro modo di fare e di essere. Credo che sia per questo che è difficile trovare dei formatori. L'esempio che dobbiamo dare diventa una sfida”, ha affermato.
“Preghiamo che il Signore ci aiuti a vedere Paolo come un modello di apostolo e di missionario, e quindi, a formare i giovani per servire il popolo di Dio in futuro”.
Peter Munguti Makau è nato il 6 maggio 1975 a Nairobi dove ha ingressato nell’Istituto e ha fatto la sua formazione religiosa. L'anno di noviziato l’ha compiuto a Sagana (Kenya) dove ha emesso i primi voti il 6 agosto 1999. Pois ha fatto gli studi teologici a Kinshasa, RD Congo e è stato ordinato presbitero il 20 novembre 2004 nella Diocesi di Machakos (Kenya).
Dopo l'ordinazione è stato inviato in Venezuela dove ha lavorato nella pastorale e nell’animazione missionaria. È stato Superiore Delegato IMC per il Venezuela per due mandati (2014-2019). Poi, nel 2019 è tornato in Kenya come Superiore Regionale IMC.
Alla età di 49 anni, Mons. Peter Makau è stato nominato dal Papa Francesco vescovo coadiutore della diocesi di Isiolo nel Kenya il 4 maggio 2024. La sua ordinazione episcopale ha avuto luogo il 27 luglio 2024, nella cattedrale di Sant'Eusebio nella Diocesi di Isiolo.
* Padre Jaime C. Patias, IMC, Segretariato per la Comunicazione.
In risposta al mandato dell'ultimo Capitolo generale (2023) dell'Istituto Missioni Consolata, il Segretariato per la Formazione promuove dal 2 al 17 settembre a Roma, il primo corso di formazione permanente per i formatori delle tappe del noviziato, teologia e specializzazione. Un secondo corso è previsto per settembre 2028.
La sede è la Casa Generalizia con la partecipazione di 13 formatori provenienti dall'Africa, dall'America e dall'Europa.
Fanno parte del Segretariato per la Formazione il Consigliere Generale, padre Mathews Odhiambo Owuor e i padri Antonio Rovelli ed Ernesto Viscardi che coordinano i lavori.
Nel presentare la programmazione dell’evento, padre Mathews Odhiambo, a nome della Direzione Generale, ha ringraziato i formatori per il loro lavoro e ha parlato dell’obiettivo dell’iniziativa: “fare una pausa nelle attività ordinarie, stare insieme per condividere e realizzare un aggiornamento”.
Padre Mathews Odhiambo Owuor, Consigliere Generale per la formazione
Poi, padre Mathews ha evidenziato le motivazioni per la realizzazione del corso desunte dagli Atti del XIV Capitolo Generale che ha chiesto alla Direzione Generale di avviare “una riflessione globale sulla nostra formazione che coinvolga tutti i missionari” (XIV CG 42); “in collaborazione con le Direzioni di Circoscrizione, individuare e preparare un numero adeguato di missionari per il servizio della formazione di base” (XIV CG 45); “offrire a tutti i formatori un’adeguata preparazione soprattutto nell’ambito del carisma” (XIV CG 46) e inoltre, dare continuità al corso “Immersione nel Carisma” come “parte integrante della nuova visione della formazione e cura del missionario” (XIV CG 32).
I vari temi proposti nel programma del corso fanno riferimento a delle situazioni importanti che il recente Capitolo Generale ha evidenziato, come: “tendenze all’individualismo, il materialismo e relativismo; dipendenze, problemi di affettività, denaro; crisi d’identità con l’Istituto; stanchezza emozionale; aridità spirituale; la presenza di diversi approcci formativi e calo delle vocazioni”.
Tenendo conto di queste considerazioni, sono state formulate delle tematiche che verranno trattate nello svolgimento del programma del corso: il formatore e la cura di sé stesso; il carisma e il Beato Allamano nella formazione; la psicologia e la formazione oggi; il formatore come testimone; programmazione e valutazione nella formazione e riflessione globale sulla formazione nell’Istituto oggi.
La metodologia adottata si baserà sui lavori di gruppo con dinamiche appropriate a cui seguirà la condivisione in plenaria per giungere a delle proposte chiare che orientino il cammino futuro.
Questo perché il coinvolgimento dei formatori è fondamentale in questo corso, non semplici uditori, quindi, ma protagonisti nell’esplorare e deliberare sui temi previsti dal corso.
Ai formatori è stato chiesto anche di svolgere alcuni servizi previsti dall’organizzazione. Dall’animazione liturgica a quello della comunicazione, dall’animazione dei lavori di gruppo e quello redazionale a cui è stato chiesto di raccogliere in un libretto i punti salienti emersi dalla trattazione delle sette tematiche e i relativi lavori di gruppo.
Per avere una visione d'insieme, nel primo giorno di attività, i formatori hanno presentato le rispettive comunità formative e hanno condiviso la realtà dei diversi contesti in cui sono inserite, rivelando una ricchezza e grande quantità di informazioni.
Sono stati inoltre presentati i principali documenti dell'Istituto con particolare attenzione a quelli concernenti la formazione raccolti in un database digitale creato appositamente da padre Pedro Louro, il nostro Segretario Generale, che ha poi spiegato come utilizzarlo.
Secondo l’ultimo Capitolo Generale l’accompagnamento e la cura dei missionari è uno dei principali impegni dell’Istituto oggi. In tal senso, nel sessennio la Direzione Generale ha programmato una serie di iniziative di formazione permanete: due corsi per i formatori (questo anno e a settembre 2028), corsi per i giubilari (25 e 50 anni di ordinazione o professione perpetua): riflessione sulla formazione (maggio 2024 – maggio 2026); Anno della vita comunitaria (marzo 2026 – marzo 2027) e Anno dei Fratelli (maggio 2027 – maggio 2028). Altre iniziative saranno realizzate a livello continentale e di circoscrizione.
L'Istituto Missioni Consolata conta attualmente con 355 seminaristi, di cui 133 studenti professo nella teologia (CAF Buenos Aires in Argentina 7, Seminario di San Paolo in Brasile 20, CAF Bogotá 6 e CAF Medellin in Colombia 7, Seminario di Bravetta 26, CAF Torino 5 e CAF Porta Pia in Italia 11, Seminario di Nairobi in Kenya 34, Seminario di Merrivale in Sudafrica 12 e Seminario di Abijan in Costa d'Avorio 5).
I novizi sono 30 (Noviziato di Manaus in Brasile 1, Morogoro in Tanzania 12 e Sagana in Kenya 17).
I seminaristi in filosofia sono 150 (Kenya 57, Tanzania, 47, RD Congo 13, Etiopia 13, Mozambico 9, Colombia 7, Brasile 1, Messico 1).
Nel propedeutico ci sono 42 (Kenya 23, RD Congo 9, Mozambico 9, Etiopia 2, Tanzania in attesa di nuovi candidati).
Nei prossimi giorni continueremo a tenervi informati sulle varie attività del corso. Per il momento chiediamo a tutti di seguirci con il ricordo e la preghiera affinché il corso si proficuo per ogni partecipante e realizzi gli obiettivi prefissi.
Lo affidiamo al nostro Beato Fondatore, presto Santo, “Padre e Maestro di missionari”, affinché diventi un modello per chi è stato “eletto” per il servizio di formatore oggi nell’Istituto.
* Padre Jaime C. Patias, IMC, Segretariato per la Comunicazione
I missionari della Consolata che operano in Venezuela si sono radunati per la loro IX Conferenza con il motto "Camminatori della consolazione e della speranza". Il gruppo incontrandosi vuole ricollegarsi alle parole che più volte hanno ispirato il Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano: "Consolate, consolate il mio popolo" (Is 40,1).
Questo momento di grazia si svolge dall'8 al 12 luglio presso il Centro di Animazione Missionaria (CAM) di Barquisimeto con la partecipazione dei membri della Direzione Generale: padre James Lengarin, padre Michelangelo Piovano e padre Juan Pablo De los Rios, arrivati da Roma, i 14 missionari della Consolata insieme a tre LMC, tutti che operano nelle missioni di Caracas, Barlovento, Barquisimeto, Tucupita e Nabasanuka.
È questa anche una un’occasione di gioia dare il benvenuto ai nuovi missionari che si uniscono alla nostra Delegazione. La nostra missione in Venezuela è offrire la consolazione che Dio stesso offre all'umanità.
Il Consigliere Generale per l’America, padre Juan Pablo ha ricordato le parole di Papa Francesco che ci invita a non dimenticare di essere una Chiesa in uscita, sottolineando la necessità di concentrarsi sull'ad gentes del nostro Istituto.
“L'obiettivo di ogni cristiano è quello di essere discepolo missionario e di rendere discepoli gli altri. Dobbiamo riflettere personalmente sulla capacità di uscire da noi stessi, dai nostri interessi personali, per lasciare agire lo Spirito, lavorare in unità di intenti, concentrando lo sguardo insieme”.
Per presentare e riflettere sulla realtà del Venezuela, siamo stati aiutati dall'esperienza del gesuita padre Manuel Zapata, sociologo, ricercatore e amico dell'Istituto. Padre Manuel propone il suo intervento come un discernimento e uno sguardo profondo su ciò che stiamo vivendo nel Paese. "Guardare la realtà può generare angoscia e disperazione, ma può anche aiutare a scoprire le manifestazioni dello Spirito di Dio che accompagna le persone” e continua il relatore: “Ci sono fattori che ostacolano il progresso, ma nel popolo venezuelano c'è anche una forza di resilienza molto elevata che si manifesta nel modo in cui le persone vanno avanti, anche di fronte alle avversità”.
In Venezuela esistono diverse forme di povertà ed esclusione sociale: si può parlare di povertà economica; di povertà sociale risultata dalla mancanza di opportunità e da alti livelli di disuguaglianza sociale; di povertà umana o danno antropologico; di povertà spirituale nel deterioramento dei valori; di povertà educativa che si manifesta, tra le altre forme, nelle lacune nell'accesso alle tecnologie di comunicazione e informazione.
La povertà nelle sue diverse realtà riguarda il 51,9% della popolazione. L'89% soffre di insicurezza alimentare. Ci sono carenze nei servizi pubblici, nell’ l'istruzione e nella sanità in tutto il paese.
Il padre Manuel Zapata, SJ, sociologo, ricercatore e amico dell'Istituto in Venezuela
Si parla di 8 a 9 milioni di venezuelani, specialmente giovani, che sono emigrati in altri paesi e molti continuano a migrare, nell’attesa di un possibile cambiamento politico. Le conseguenze di questo fenomeno migratorio includono l'invecchiamento della popolazione , l’aumentano dei bambini non accompagnati dai genitori e affidati ai nonni o ad altri parenti. C'è grande risentimento verso lo Stato a causa del problema migratorio. La pornografia digitale è diffusa come conseguenza della vulnerabilità, così come la presenza di situazioni di traffico di esseri umani.
A livello psicosociale, il Venezuela presenta ferite multiple dovute alla frammentazione delle comunità sociali, delle famiglie e anche delle comunità cristiane. La riconciliazione è una necessità nel Paese, anche se non sappiamo o non c'è una proposta concreta su come attuarla.
Come evidenziato in precedenza, è tuttavia positiva l'alta resilienza dei venezuelani e nonostante il significativo deterioramento della salute mentale e l'aumento dei suicidi, l'ottimismo è ancora alto nel Paese.
Superare la paura di andare oltre le frontiere
I missionari della Consolata sono arrivati in Venezuela nel 1970 con il padre Giovanni Vespertini, inizialmente nella diocesi di Trujillo, assumendo la parrocchia di La Quebrada. Nel 1974, con l'arrivo di padre Francesco Babbini, il Gruppo IMC Venezuela divenne autonomo sotto la responsabilità della Direzione Generale staccandosi dalla Regione Colombia. Nel 1982 il Gruppo è diventato una Delegazione, dedicata alla Vergine di Coromoto, patrona del Venezuela.
Attualmente sono 15 i missionari della Consolata provenienti da diversi Paesi che lavorano in Venezuela: a Caracas (quartiere Carapita e nella sede della Delegazione), Barquisimeto (Centro di Animazione Missionaria), Barlovento (Pastorale afro in quattro parrocchie), Tucupita e Nabasanuka (Pastorale indigena con il popolo Warao). Mons. Lisandro Rivas Durán, IMC, è vescovo ausiliare dell’Archidiocesi di Caracas.
La participazione dei LMC alla IX Conferenza: Fatima Contreras, Roger Quiñones e Damari Mujica.
In Venezuela operano anche le Suore Missionarie della Consolata (MC) e i Missionari Laici della Consolata (LMC) sono presenti in varie attività missionarie.
Il programma della IX Conferenza prosegue con un lavoro di gruppo sulle nostre realtà come Delegazione IMC. Le giornate si concludono sempre con un momento di preghiera animata dalle diverse équipe secondo le opzioni missionarie: pastorale indigena, pastorale afro, pastorale urbana, AMJV, ecc.
* Padre Beni Kapala, IMC, comunicazione IMC Venezuela.