Parlando alla conclusione della XIII Conferenza della Regione Kenya, il Superiore Generale, padre James Lengarin, ha messo in guardia i missionari dal rischio di perdere l'attenzione all'essenziale della vita consacrata vivendo "una vita mediocre" che produce "...superficialità, perdita di entusiasmo, e una serie di altri problemi che condizionano poi le scelte di alcuni missionari".

La Conferenza tenutasi a Sagana, dal 26 febbraio al 1° marzo, ha riunito 46 delegati rappresentanti dei missionari della Consolata che lavorano in Kenya e Uganda con l'obiettivo di pianificare la vita e la missione per i prossimi sei anni.

All'incontro con il Padre Generale hanno partecipato anche il Vice Superiore Generale, padre Michelangelo Piovano e il Consigliere Generale incaricato del Continente Africa, padre Erasto Mgalama.

Nel sollecitare una forte fraternità tra i missionari, il Padre Generale ha osservato che la superficialità e l’individualismo nella vita comunitaria sono spesso il risultato di "una mancanza di chiarezza dei ruoli all'interno della comunità, della scarsa volontà di alcuni dei loro membri di assumere il proprio ruolo con coscienza, responsabilità e servizio”. P. James ha poi aggiunto che “l'entusiasmo per la vita consacrata sta diminuendo e la fedeltà a questo ideale è diventata fragile e difficile da mantenere".

A questo scopo il padre Lengarin ha sottolineato l’importanza che ogni comunità pianifichi insieme, permettendo la viva partecipazione di tutti i suoi membri, con l’obbligo della comunità di chiarire il ruolo, le capacità e i doveri di ciascuno in conformità alle nostre regole di vita.  

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La Conferenza ha riunito 46 delegati rappresentanti dei missionari della Consolata che lavorano in Kenya e Uganda.

"È essenziale riaffermare lo spirito con cui ciascuno deve incarnare il proprio ruolo: è un servizio per tutti, da svolgere con senso di responsabilità, impegno, preparazione e generosità", ha spiegato aggiungendo che “il superiore locale di ogni comunità dovrebbe creare un clima di fiducia reciproca in cui il ruolo di ciascuno sia rispettato, attuando decisioni attraverso un discernimento comunitario”.

In questo "spirito di famiglia, la comunicazione vera, sincera e fraterna all’interno della comunità locale può contribuire a costruire un forte senso di appartenenza all'Istituto”.

Il Superiore Generale ha anche incoraggiato i missionari a mettere in pratica le norme e la disciplina economica dell'Istituto. "Constatiamo con preoccupazione” ha affermato “alcune prassi economiche in cui aumentano le mancanze contro la povertà, la trasparenza finanziaria e la condivisione fraterna. Facciamo ancora fatica a capire che il tempo delle "vacche grasse" è finito, che l'Europa non ha più la forza di "mantenere l'Istituto… che dobbiamo avere il coraggio di lavorare per sostenere le nostre comunità e la nostra missione".

Infine, ha esortato i missionari ad avere sempre a cuore le persone. "Siamo uomini consacrati e come tali siamo uomini con dei limiti ma dobbiamo andare oltre l'ordinario per promuovere l’essere umano nella nostra società"

La XIII Conferenza della Regione Kenya, nel suo evolversi, ha cercato di integrare le decisioni del XIV Capitolo Generale che si è svolto a Roma nel 2023 e le indicazioni dell’Assemblea Continentale dell’Africa tenutesi in Tanzania nel mese di dicembre 2023.

Attualmente lavorano nel Kenya e Uganda 125 missionari della Consolata nelle circoscrizioni Ecclesiastiche di Embu, Isiolo, Jinja, Kakamega, Kampala, Kasaana Luwero, Kisumu, Lugazi, Malindi, Maralal, Marsabit, Meru, Mombasa, Murang’a, Nairobi, Nyahururu e Nyeri. Nella Regione studiano 32 seminaristi e 9 novizi.

I missionari della Consolata originari dal Kenya sono 260 (196 sacerdoti, 9 fratelli, 5 diaconi, 3 vescovi, 40 studenti e 7 novizi).  Quelli provenienti dall'Uganda sono 39 (20 sacerdoti, 1 diacono, 15 studenti e 3 novizi).

* Lourine Oluoch è giornalista presso la rivista The Seed.

Parlando ai missionari della Consolata che lavorano in Kenya e Uganda riuniti a Sagana per la loro 13 Conferenza Regionale, il vescovo della diocesi di Maralal, Mons. Hieronymus Joya, li ha incoraggiati “a mettersi al servizio di tutti, nei diversi luoghi di missione dove lavorano”.

Monsignor Joya ha presieduto la Messa con il 46 delegati della Conferenza il 28 febbraio. "Come leader della Chiesa, - ha detto - dobbiamo essere pronti a servire gli altri con sacrificio e con amore", sottolineando che “i missionari devono essere umili, amorevoli, altruisti e servitori di tutti”.

Ha ringraziato per l’invito a celebrare la Santa Messa, "mentre pianificate la vita e le attività missionarie della Regione Kenya – Uganda per i prossimi sei anni".

Originario di Asinge nella diocesi di Bongoma, nell’Ovest del Kenya, alla frontiera con l’Uganda, il secondo vescovo della diocesi di Maralal, Monsignor Joya è stato nominato dal papa Francesco nel luglio 2023 e consacrato il 22 ottobre dello stesso anno. È succeduto a monsignor Virgilio Pante, missionario della Consolata, primo vescovo della Diocesi di Maralal, un “pastore del gregge” molto attivo e sempre presente sul territorio, tra la sua gente.

Come membro della congregazione dei missionari della Consolata, monsignor Joya ha ricordato che la presenza del Superiore Generale, padre James Lengarin, e di alcuni membri del suo Consiglio, i padri Michelangelo Piovano ed Erasto Mgalama, è una testimonianza dell’importanza della Conferenza Regionale, non solo per la missione in Kenya e in Uganda, ma per tutto Istituto.

Ha ricordato a tutti che "State reincarnando ciò che i primi dieci missionari fecero nel 1904, nelle loro “conferenze” per pianificare la loro vita e le loro attività missionarie a Murang'a, nella stessa zona dove si trova Sagana dove si sta svolgendo ora la 13ª Conferenza regionale".

Facendo riferimento al Vangelo del giorno, Matteo 20, 17-28, Mons. Joya ha osservato che, in quanto agenti di evangelizzazione il cui mandato principale è la missione ad gentes, i missionari dovrebbero evitare quella che ha definito come “la sindrome dei figli di Zebedeo, cioè la ricerca di privilegi e dei posti migliori nella missione”.

"Oggi un buon numero di missionari soffre della sindrome dei figli di Zebedeo: cercano favori dalle persone che hanno autorità e cercano i posti migliori nelle missioni con tanti mezzi e strutture, ma non sono disposti a fare alcun sacrificio per la salvezza del popolo di Dio, come fecero i primi missionari", ha specificato il Vescovo, che in passato è stato, per due mandati, Superiore della Regione Kenya/Uganda.

Secondo monsignor Joya, un missionario che non è disposto ad andare a servire i poveri, gli emarginati e i gruppi vulnerabili della società non risponde allo scopo della Congregazione.

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Continuando la sua riflessione, il vescovo ha manifestato una preoccupazione per il fatto che oggi tante congregazioni religiose sono esageratamente preoccupate dei loro investimenti, per la loro sopravvivenza, poiché "in questo modo rinunciamo al senso della provvidenza divina e cerchiamo la sicurezza nella capitalizzazione delle ricchezze materiali per il nostro sostentamento, senza risparmiare nulla per la costruzione del Regno".

"In mezzo alle sfide economiche del nostro tempo, - ha dichiarato il vescovo - è necessaria un giusto utilizzo delle risorse, una corretta gestione e amministrazione e l'investimento in progetti che producono reddito".

Secondo il vescovo Joya, “consolidare le risorse finanziarie nel fondo comune e condividerle garantisce un'economia sostenibile che permette ai missionari di avere le risorse sufficienti per vivere con dignità e svolgere le loro attività missionarie senza problemi”.

Ha quindi ricordato i principi basilari del nostro stile di amministrazione nella missione: “la fiducia nella provvidenza divina, la moderazione negli acquisti, la responsabilità e la trasparenza nell'uso delle risorse”.

In fine, ha espresso la fiducia che, come Congregazione, "possiamo pianificare bene gli obiettivi e le attività dei prossimi sei anni, per dotarci di una buona struttura organizzativa e promuovere iniziative e processi a tutti i livelli della congregazione, a servizio della Missione ".

Concludendo la sua omelia, il vescovo ha affidato i lavori della Conferenza alla materna protezione della Madre Consolata, del Beato Fondatore, Giuseppe Allamano, e delle Beate Irene e Leonella.

Maralal è una diocesi relativamente giovane, creata nel 2001 dalla scissione della diocesi di Marsabit, si estende per una superficie di 20.800 chilometri quadrati, nel centro Nord del Kenya, dove vivono diversi popoli, in prevalenza nomadi dediti all’allevamento del bestiame: Samburu, Turkana, Pokot, Rendille, Gabbra, a cui si sono uniti Somali, Kikuyu, Luo e Akamba.

* Padre Daniel Onyango Mkado, IMC, comunicazione Regione Kenya

Il vescovo della diocesi di Murang'a, in Kenya, Mons. James Maria Wainaina Kung'u, ha invitato i missionari della Consolata a vivere secondo la loro vocazione e “non a comportarsi come i farisei e gli scribi del Vangelo”.

Il 28 febbraio scorso, Mons. Wainaina, nell’omelia della S. Messa di apertura, della 13ª Conferenza Regionale dei missionari della Consolata in Kenya che si svolge nella Casa Bethany a Sagana, a circa 100 km a nord di Nairobi, ha rivolto parole di sostegno, di incoraggiamento, ma anche di “provocazione” ai nostri missionari

"Mentre vi sedete nei prossimi giorni per riflettere sulla vostra missione in mezzo al popolo di Dio, lasciate che sia Lui a guidare i vostri pensieri", ha detto il vescovo all'inizio della sua omelia.

I 44 missionari, delegati alla Conferenza, rappresentano i 166 missionari che lavorano in Kenya e Uganda, sono stati sollecitati a concentrarsi sull’essenziale nelle varie sessioni della Conferenza, da lui definita, “un incontro spirituale e pastorale”.

Mons. Wainaina ha inoltre affermato che "come missionari dovreste pensare a voi stessi come se foste seduti sulla cattedra di Mosè. La Chiesa ci ha dato quella cattedra, la sfida è che purtroppo ciò che insegniamo spesso non è ciò che viviamo", ha detto il vescovo citando il Vangelo del giorno tratto da Matteo 23, 1-12.

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In riferimento all’accenno di Mosè nel Vangelo del giorno, Mons. Wainaina ha poi aggiunto che che egli era molto ben preparato per la sua missione.

"Come religiosi missionari, fate molti anni di formazione prima di essere ordinati sacerdoti o di prendere i voti perpetui che questa preparazione” si è augurato il vescovo “possa rendervi veramente persone preparate per la missione a cui Dio vi ha chiamati. È questo il motivo per cui questa Conferenza è importante, perché vi chiama a tornare ad essere come a Mosè piuttosto che diventare degli scribi e dei farisei", ha affermato Mons. Wainana, il terzo vescovo di Murang'a.

Ha poi sfidato i missionari ad essere degli “autentici Mosè” dei nostri giorni e, così facendo, “a pascere il popolo di Dio, a nutrirlo, a guidarlo e a proteggerlo, perché questo è il lavoro di un vero pastore”.

Nella Bibbia, i farisei e gli scribi sono noti per incentrare la loro vita su sé stessi. "Dove è centrata la vostra vita? È centrata su Dio? È centrata sui valori e sulle convinzioni giuste?”, ha domandato il vescovo. “Questa è sempre la nostra sfida. Dove è il centro della mia vita, della mia missione". Se non stiamo attenti, "possiamo finire per incentrare la nostra propria missione su noi stessi", ha osservato.

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"Mettere al centro della vita Dio è un dovere per tutti i cristiani, ma in modo del tutto speciale è richiesto a noi pastori del gregge. Abbiamo davvero bisogno di ricentrare la nostra vita su Cristo. Quello che predichiamo deve essere coerente con quello che facciamo", e poi il vescovo, con un pizzico di umore, ha aggiunto: "Non dite ai vostri cristiani che non devono mangiare la carne il venerdì mentre voi siete i primi a mangiarla!".

La Conferenza Regionale è iniziata lunedì 26 febbraio e si concluderà venerdì 1 marzo.

Attendono la Conferenza anche il Superiore Generale, padre James Bhola Lengarin, il Vice Superiore Generale, padre Michelangelo Piovano e il Consigliere Generale incaricato del Continente Africa, padre Erasto Mgalama.

* Padre Daniel Onyango Mkado, IMC, responsabile della comunicazione del Kenya.

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Il vescovo della diocesi di Murang'a, in Kenya, Mons. James Maria Wainaina Kung'u

I missionari delle missioni di Weragu, Gambo, Halaba, Modjo, pieni di zelo e con il cuore colmo di storie e di esperienze trasformative, si sono uniti ai loro fratelli nella casa regionale di Addis Abeba, il Lunedì 12 febbraio, con un obiettivo principale: elaborare un programma di lavoro regionale per i prossimi 6 anni. L'occasione è stata anche un momento per ritrovarsi dopo un periodo di lontananza.

Con noi erano presenti anche alcuni membri del Governo Generale, il Superiore Generale, padre James Lengarin, il Vice Superiore Generale, padre Michelangelo Piovano e il Consigliere Generale per l'Africa, padre Erasto Mgalama.

I lavori veri e propri sono iniziati il giorno 13 con la messa presieduta dal superiore regionale, padre Tamene Safato con i suoi consiglieri. Il superiore, nel suo discorso introduttivo alla messa, ha sottolineato l'importanza dell'esercizio che i missionari stavano per intraprendere. Ha incoraggiato la piena partecipazione di tutti i missionari appunto perché questo è un progetto che riguarda la nostra vita e gli obiettivi da raggiungere nei prossimi 6 anni. Da parte sua, il vice superiore regionale, padre Kidane Abebe, nella sua omelia ha esortato i membri sulla necessità di mantenere lo spirito di famiglia e la nostra identità di missionari della Consolata attraverso la testimonianza della nostra vita.

La nostra missione in Etiopia

La Conferenza è iniziata con le parole del superiore che ha dato il benvenuto a tutti i membri e ha dichiarato ufficialmente aperta l'VIII Conferenza Regionale. L'ordine dei lavori è stato presentato dal superiore regionale e approvato all'unanimità dai membri della conferenza. Sono stati approvati anche i moderatori e il segretario del convegno ed indicato l’incaricato di far rispettare l’orario dei lavori. Per agevolare il lavoro e le consultazioni, i partecipanti sono stati inseriti in tre gruppi di lavoro: Formazione (di base e permanente), animazione missionaria e vocazionale; Evangelizzazione e missione ad gentes; La nostra economia per la missione.

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Messa della Festa del Fondator presieduta dal Superiore Generale con la partecipazione dei nostri seminaristi e delle missionarie della Consolata.

La domanda di fondo che ha diretto i lavori della Conferenza è stata: “Quali sono i punti più critici o le scelte più urgenti da considerare per la Regione Etiopia? Quali sono gli indicatori da ricercare? Quando agire e come valutare?”

Nel suo discorso di apertura nella Sala delle Conferenze, dopo aver accolto i membri del Governo Generale, padre Tamene ha disegnato un quadro generale dell'intera Regione circa le questioni correnti, le missioni e il personale. In successione ha dato la parola a padre Erasto Mgalama, consigliere per l’Africa che in sintesi ha condiviso prospettive e progetti dell’insieme del continente. Padre Mgalama in particolare ha sottolineato che l'Africa e in special modo l'Etiopia erano il sogno del nostro Beato Fondatore, Giuseppe Allamano. Allora il concetto di missione era andare, partire e incontrare gente semplice nelle loro case. Ha inoltre sottolineato che l'Africa è il luogo della missione e della formazione. Il Consigliere per l'Africa ha concluso incoraggiando i membri della Conferenza ad abbracciare lo spirito dell'IMC.

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Padre Michelangelo Piovano da parte sua ha brevemente condiviso alcune informazioni riguardanti le regioni dell'Europa e dell'Asia. Ha poi augurato ai membri il meglio per la loro programmazione.

Il Superiore Generale, padre James Lengarin, nel suo intervento introduttivo, ha dato un quadro più ampio dell'intero Istituto anche circa il personale (vescovi, sacerdoti, fratelli e studenti) e come è distribuito nei diversi luoghi delle nostre missioni nel mondo. Ha invitato i missionari a vivere in comunione nelle loro diverse comunità prendendosi cura gli uni degli altri. Ha sottolineato che i membri dovrebbero essere pronti a notare che siamo missionari non perché le persone hanno bisogno di noi, ma perché noi abbiamo ugualmente bisogno di loro. Padre James ha poi concluso augurando buon lavoro sia nei dibattiti che nelle risoluzioni da prendere.

Il pomeriggio è stato dedicato alla presentazione della Relazione finanziaria regionale e dell'intrumentum laboris della conferenza. Successivamente i membri hanno iniziato a lavorare recandosi nei rispettivi gruppi per proposte e per programmi. Sono state poi condivise le presentazioni delle relazioni discusse nei gruppi ispirate anche dal XIV Capitolo Generale e dal Piano Continentale.

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Visita al Nunzio Apostolico in Etiopia, Mons. Antoine Camilleri di Malta.

Il terzo giorno abbiamo avuto il privilegio di ricevere la visita di Sua Eminenza il Cardinale Berhaneyesus Demerew, Ordinario locale dell'Arcidiocesi di Addis Abeba, che ha condiviso il pranzo con noi. Il Cardinale ha espresso il suo apprezzamento per il grande lavoro che i Missionari della Consolata hanno svolto e continuano a svolgere in Etiopia. Nella sua ricca conoscenza della storia dell'IMC, ha riconosciuto il grande lavoro svolto dai primi missionari e la loro dedizione alla missione. Il cardinale ha incoraggiato i missionari a mantenere vivo lo spirito del Beato Allamano in Etiopia.

Celebrazione della festa del Fondatore

L'ultimo giorno del nostro Convegno, il 16 febbraio, festa del nostro Beato Fondatore, ci siamo riuniti come Famiglia della Consolata (IMC e MC). La colorata celebrazione eucaristica è stata presieduta dal Superiore Generale. Nella sua omelia, padre Lengarin ha incoraggiato i membri della Regione ad essere orgogliosi perché l'Etiopia è stato il Paese che era nella mente del nostro Beato Fondatore. Sebbene sia già una benedizione per l’Istituto, il processo di canonizzazione quasi concluso è una benedizione ancora più grande per noi che lavoriamo nella terra dei suoi sogni. Forte di carattere, Giuseppe Allamano ebbe il coraggio di fondare una Congregazione per la missione.

20240224Etiopia6Successivamente, oltre a sottolineare che incontri come la nostra conferenza sono importanti e che dobbiamo ugualmente ricordarci di pregare per gli altri missionari nel mondo, soprattutto per i malati, il Superiore Generale ha indicato tre principali punti di riflessione:

a) Lavorare come IMC. Padre James Lengarin ha sottolineato l'importanza di essere consapevoli del nostro passato, presente e futuro e come attraverso questo potremo vivere la nostra realtà di persone consacrate, obbedienti ai nostri consigli evangelici. Dovremmo sempre sforzarci di trasformare i nostri problemi in opportunità.  Il nostro Fondatore era ispirato dallo spirito di famiglia; quindi, i suoi missionari devono essere un riflesso di questo stile di vita. Una famiglia unita, serena, ordinata e mariana (Bella).

b) Fondatore e Padre. Come l'Allamano, anche noi dobbiamo essere uniti a tutti i membri dell'Istituto, nelle loro gioie e sofferenze, coltivare lo spirito di responsabilità e di servizio, facendo di questo la nostra priorità. Evitare di confondere responsabilità con autorità. Solo nella diaconia si può comprendere il ministero dell'autorità. Ciascuno dovrebbe quindi assumersi positivamente la propria responsabilità

c) Amore per la gente. Il Fondatore aveva la gente nel cuore e se fosse qui e vedesse che abbiamo la gente nel cuore, sarebbe felice. Il nostro scopo come missionari è promuovere gli uomini e le donne della nostra società.

Il Padre Generale ha concluso la sua riflessione ponendo una domanda: come possiamo noi missionari essere testimoni di questo amore? La Scrittura del giorno risponde comandandoci di “ANDARE” e fare discepoli di tutte le nazioni. Padre Lengarin ha infine incoraggiato i membri ad essere missionari di consolazione e speranza ovunque si trovino e lavorino.

L'VIII Conferenza Regionale si è concluso in bellezza con un pranzo condiviso come un'unica grande famiglia del Beato Giuseppe Allamano, ambasciatori e appassionati della consolazione. È stato davvero un grande momento di lavoro, condivisione, preghiera e incontro come figli dello stesso Padre sotto il patrocinio di Nostra Signora della Consolata.

Attualmente lavorano nel paese 17 missionari della Consolata in cinque distinti missioni nella capitale Addis Abeba, nel Vicariato di Meki e nel Vicariato di Nekemte. Svolgono essenzialmente una missione fatta di evangelizzazione e promozione umana, come disiderava il Fondatore.

* Padre Edgar Nyangiya, IMC, dal Kenya, missionario in Etiopia.

Valutare e programmare la missione ad gentes per i prossimi sei anni. Questo è stato l'obiettivo principale della XII Conferenza regionale dei Missionari della Consolata in Tanzania. L'incontro si è svolto dal 2 al 9 febbraio 2024 presso il Consolata Mission Centre Bunju, a Dar es Salaam.

Alla conferenza hanno partecipato 35 missionari di diverse comunità con la presenza del Superiore Generale, padre James Lengarin, del Consigliere Generale per l'Africa, padre Erasto Mgalama, e dell'Amministratore Generale, padre Fredrick Agalo.

Le riflessioni sono state guidate dagli Atti del XIV Capitolo Generale, dal Progetto Missionario Continentale (PMC) e dal Documento della Assemblea Continentale Post XIV Capitolo Generale.

Prima di questo incontro, era stata conclusa un'indagine per elaborare un Instrumentum Laboris che servisse da documento guida. Per tale valutazione sono state create quattro commissioni corrispondenti alle seguenti dimensioni: Formazione di base, Formazione continua, Evangelizzazione e promozione dello spirito missionario ed Economia per la missione.  Le stesse commissioni hanno condiviso fra loro un'esperienza arricchente e allo stesso tempo impegnativa.

Formazione

Dal settore della formazione di base sono state comunicate alcune notizie positive, come l'aumento del numero di giovani che vogliono entrare nel nostro Istituto. Si tratta di una buona notizia, ma allo stesso tempo di una sfida dovuta alla mancanza di spazi sufficienti per accogliere un numero maggiore di giovani. Per questo, la Conferenza ha proposto un Piano di Formazione che prevede la disponibilità di formatori qualificati, un fondo per la formazione, con la collaborazione di tutti i missionari in termini di sostenibilità economica, la costruzione di un nuovo Seminario Filosofico, ecc.

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Il settore formazione continua ha elencato una serie di risultati come, per esempio, alcuni missionari hanno fatto il corso di formazione permanente (Bunju, Sagana, Italia) come parte del piano dell'Istituto. Inoltre, sono stati forniti materiali sufficienti e sono state tenute alcune conferenze sul Biennio della persona, è però anche emerso che l'inserimento nella missione è ancora un problema per alcuni missionari. Inoltre, per quanto riguarda i missionari che stanno affrontando alcune particolari situazioni nella loro vita, è stata evidenziata la mancanza di un piano chiaro relativo ai programmi e agli esperti destinati ad aiutarli.

Riguardo a questo, la Conferenza ha aderito al piano proposto dalla XIII Capitolo Generale cercando di capire come concretizzarlo. Inoltre alcune delle questioni che richiedono ancora un'attenzione particolare sono la vita comunitaria, l'importanza della lingua locale per i nuovi missionari, l'accompagnamento dei missionari in difficoltà e di gruppi particolari in base agli anni di professione religiosa o di sacerdozio.

Missione ad gentes

L'ambito dell'evangelizzazione ha rivelato la dedizione e lo zelo apostolico di alcuni missionari nelle attività ad gentes. Tuttavia, è stato valutato che negli ultimi sei anni non abbiamo aperto nessuna presenza ad gentes. Al contrario, abbiamo consegnato una parrocchia ad gentes (Tosamaganga) alla diocesi di Iringa e mentre la parrocchia di Sanza, anch’essa, una significativa presenza ad gentes, è in processo di essere consegnata alla diocesi di Singida.

In questo senso, la Conferenza ha avanzato la proposta di aprire una nuova presenza ad gentes nei prossimi sei anni. Inoltre, ha suggerito il gemellaggio delle parrocchie, in modo che le parrocchie economicamente stabili possano sostenere quelle bisognose. Allo stesso modo, le attività di “consolazione”, come per esempio l’ospedale di Ikonda sono preziose e quindi riteniamo sia necessario continuare a mantenerle. Il contributo dei laici è importante per la nostra evangelizzazione e quindi è necessario formarli e coinvolgerli nella nostra missione ad gentes. Come benefattori locali, possono essere di grande aiuto.

L'amministrazione

20240221Tanzania4L'economia per la missione ha svelato alcune realtà positive ma anche impegnative. Così le positive sono: le comunità sono in grado di soddisfare le esigenze dei missionari (vacanze, salute, ecc.). Inoltre, ogni missionario ha un'assicurazione sanitaria che può coprire le spese mediche anche al di fuori della Tanzania (almeno in Africa orientale). Allo stesso modo, il 5% delle decime e delle offerte viene restituita all'Istituto. Tuttavia, quanto già si fa non dovrebbe essere un ostacolo per contribuire maggiormente alle case di formazione, soprattutto se si considera la generosità che alcune delle nostre comunità hanno dimostrato negli ultimi sei anni.

Nei prossimi sei anni, la Conferenza ha dato priorità alle seguenti attività ad gentes:

  • Formazione, conoscenza e applicazione del Direttorio di Amministrazione, e l’attuazione di strategie di sostenibilità con investimenti e cura del nostro patrimonio.

  • Inoltre, ha incoraggiato un'accurata preparazione ed esecuzione dei vari progetti delle missioni

  • la preparazione dei missionari in campo amministrativo,

  • l'attuazione del principio della cassa comune a tutti i livelli, che riguardano le donazioni libere dei benefattori, gli stipendi dei servizi religiosi, il 5% dei progetti, la raccolta di fondi e le adozioni di seminaristi da parte di parrocchie, gruppi e individui. Inoltre, sono importanti i contributi delle varie istituzioni IMC per far fronte al funzionamento quotidiano della Regione.

  • Per migliorare la trasparenza e la responsabilità, la Conferenza ha proposto che l'Amministrazione lavori come una squadra a tutti i livelli, fornendo rapporti progressivi su questioni riguardanti l'amministrazione e promuovendo frequenti revisioni interne per verificare il funzionamento delle missioni e delle istituzioni.

  • Infine, le comunità sotto la cura pastorale dell’Istituto devono avere due conti bancari: uno per la comunità IMC e l'altro per la parrocchia e di conseguenza ci devono essere due scritture contabili diverse: una per l'IMC e l'altra per la parrocchia.

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Altri temi

Altri temi affrontati durante la Conferenza sono stati l'Animazione Missionaria e vocazionale, la missione nella comunità e la Giustizia Pace e l'integrità del Creato (GPIC). Uno sguardo critico alla prima ha rivelato che la commissione di animazione deve avere un piano chiaro e definito e un programma concreto di attività e deve condividerlo con tutti i missionari della Regione.

Per migliorare la vita missionaria, la Conferenza ha stabilito che ogni comunità deve avere un chiaro Progetto di Vita Comunitario in cui siano delineate alcune attività concrete. Questo permette ai suoi membri di dare concretezza ad alcune proposte come la preghiera, le attività pastorali, la formazione permanente, la correzione fraterna, ecc.

Per quanto riguarda il settore GPIC, la Conferenza ha proposto che questioni come la violenza di genere, l'abuso dei minori, le varie dipendenze, il traffico di esseri umani, le questioni legali a livello delle comunità cristiane, lo sfiducia per la diffusa corruzione in tutte le sue forme, la riconciliazione soprattutto tra famiglie e persone, siano condivise e trattate a livello continentale. Inoltre, i missionari sono invitati a utilizzare i mass media come la rivista Enendeni, per educare e diffondere informazioni su questi temi.

Ringraziamo la famiglia Consolata per i suoi instancabili sforzi affinché il messaggio di consolazione sia diffuso in tutto il mondo. La realizzazione delle proposte sollevate da questa Conferenza richiede un approccio sinodale alla missione. Impariamo a lavorare e a camminare insieme.

* Paulino Madeje, IMC, è direttore della rivista Enendeni.

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