“Una festa che tocca il nostro cuore” così è stata definita da Madre Lucia Bortolomasi, Superiora Generale delle Missionarie della Consolata, la celebrazione della prima festa di San Giuseppe Allamano dopo la sua canonizzazione. La Santa Messa si è svolta la mattina del 16 febbraio 2025 nella Chiesa e Santuario a lui dedicato nella Casa Madre dei Missionari della Consolata.
Una celebrazione di famiglia tra missionari e missionarie, laici, amici, benefattori e fedeli che ogni domenica partecipano alla messa in questa chiesa. Presenti le due Direzioni generali, missionari e missionarie delle comunità di Torino e dintorni, i giovani in formazione e le novizie che hanno animato con canti in più lingue la celebrazione.
Messa presieduta da Padre James Lengarin nella Chiesa di San Giuseppe Allamano. Foto: Sergio Frassetto
La Messa è stata presieduta da Padre James Lengarin, Superiore generale dei Missionari della Consolata che nella sua omelia ci ha portati a guardare alla Parola annunciata da Gesù nella Sinagoga di Nazareth come Parola che si fa viva ed azione nella sua vita, ministero e missione. Una Parola che diventa vicinanza e attenzione a tutti ed in particolare ai più poveri e dimenticati. In questa Parola vi leggiamo anche l’invito per ogni missionario e missionaria nel vivere la nostra vocazione specifica alla missione nel segno della consolazione.
Così è stata la vita di San Giuseppe Allamano, vissuta nella tensione costante alla santità che lui ha raggiunto nel compimento quotidiano del suo dovere, nel fare in modo straordinario le cose ordinarie e sempre con un profondo spirito di umiltà. La celebrazione odierna ha anche voluto avviare il cammino che ci porterà alla celebrazione del centenario della sua nascita in cielo e che celebreremo il 16 febbraio de 2026. Un cammino che vuole coinvolgere tutte e tutti e che sarà segnato da momenti di riflessione che devono innanzitutto trasformare la nostra vita personale e quella delle nostre comunità.
Al termine della celebrazione Madre Lucia Bortolomasi ha ringraziato per il dono del cuore missionario di San Giuseppe Allamano che invita anche noi a vivere e ad agire, aprendo il nostro cuore per accogliere tutti.
Alla celebrazione era anche presente Suor Simona Brambilla, Prefetta per il Dicastero degli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica. Nel suo ringraziamento, partendo dalle parole di Paolo nella lettera ai Tessalonicesi, nella quale dice di essersi fatto amorevole in mezzo a loro, come una madre ha cura dei propri figli, così anche noi, guardando alla vita ed esempio dell’Allamano, siamo chiamati ad avere questa amorevolezza paterna e soprattutto materna verso tutti.
Anche Padre Oscar Clavijo, superiore della Casa Madre, ha ringraziato tutti per la bella partecipazione e per la Famiglia della Consolata e dell’Allamano lì riunita in questo giorno di festa.
La celebrazione si è conclusa presso la tomba di San Giuseppe Allamano con la preghiera delle due Direzioni generali insieme a tutti i partecipanti, presentando a lui la vita dei nostri Istituti, le richieste a noi affidate e le realtà dei Paesi nei quali lavoriamo.
Preghiera presso la tomba di San Giuseppe Allamano. Foto: Sergio Frassetto
È seguito poi il pranzo festivo di famiglia con tutti i missionari e le missionarie presenti alla celebrazione, nel refettorio c’è stato posto per tutti e si è così continuata la condivisione e la comunione che rendono vivo quello spirito che l’Allamano tanto desiderava e invitava a vivere nei nostri Istituti.
Il luogo in cui San Giuseppe Allamano ha vissuto il suo servizio sacerdotale, il luogo che ha abbellito e ingrandito, facendolo diventare un importante centro di devozione mariana, il luogo in cui ha maturato il progetto degli Istituti Missionari, in dialogo e preghiera con la Madonna, è il Santuario della Consolata.
Il Card. Roberto Repole, arcevescovo di Torino. Foto: Stefania Raspo
La Diocesi di Torino ha voluto ricordare la festa liturgica del nuovo Santo torinese con una celebrazione presieduta dal Card. Roberto Repole. Facendo riferimento al Vangelo domenicale sulle Beatitudini secondo il Vangelo di Luca, che rivelano lo sguardo e la presenza di Gesù nelle situazioni anche più dolorose della vita, il Card. Repole ha presentato San Giuseppe Allamano come l’uomo che ha saputo porre la sua fiducia in Dio: il grande sogno missionario dell’Allamano, che si realizza fino ad oggi, nasce dall’intuizione che questo sguardo di Cristo poteva continuare ad essere il nostro sguardo. Ha sentito il fervore della missione perché ha sentito la necessità di tanti uomini e donne di incontrare Cristo, il suo sguardo.
Il Card. Roberto Repole benedice la nuova pala d’altare dedicata a San Giuseppe Allamano. Foto: Gigi Anataloni
Al termine della celebrazione, il Cardinale ha benedetto la nuova pala d’altare dedicata a San Giuseppe Allamano, in cui il Santo sacerdote è attorniato dalle Beate Leonella Sgorbati e Irene Stefani, il Can. Camisassa e il Beato Boccardo, suoi collaboratori, e San Giuseppe Cafasso. Nel presentare l’opera, Mons. Giacomo Maria Martinacci, rettore del Santuario della Consolata, ha sottolineato che l’Allamano operò sempre insieme ad altre persone nel suo instancabile lavoro ecclesiale, per questo anche nel quadro votivo è attorniato da tante persone significative. In alto, la Consolata, la “sua” Madonna. E nella parte bassa del dipinto vi è una schiera numerosa di persone di tante culture differenti, a rappresentare i popoli che hanno accolto l’opera missionaria iniziata da San Giuseppe Allamano.
Santuario della Consolata e Casa Madre sono due luoghi importanti nella vita di San Giuseppe Allamano, in cui si è solennizzata la festa liturgica oggi. Ma anche a Castelnuovo Don Bosco, suo paese natale, si è celebrata la ricorrenza, preceduta da un triduo animato dai Missionari e dalle Missionarie della Consolata. I Castelnovesi hanno accolto con gioia e con orgoglio il loro quarto santo, dopo San Giuseppe Cafasso, San Giovanni Bosco e San Domenico Savio. Nella preghiera si è riflettuto sulla santità come chiamata per tutti, anche oggi.
* Padre Michelangelo Piovano, IMC, e Suor Stefania Raspo, MC
Suor Lucia Bortolomasi, padre James Lengarin e Suor Simona Brambilla
Nella mattinata di martedì 21 gennaio 2025 a Castelnuovo don Bosco alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni e di altre realtà territoriali si è svolta la cerimonia di inaugurazione del nuovo allestimento di "Casa Allamano", la casa natale del Fondatore.
Sono intervenuti portando il loro saluto la superiora della comunità delle Missionarie della Consolata, suor Cecilia Pedroza, il superiore della Regione Europa dei Missionari della Consolata, padre Gianni Treglia, il Sindaco di Castelnuovo don Bosco Umberto Musso, la coordinatrice del progetto di allestimento dottoressa Simona Borello della società Mediacor srl di Torino, il progettista architetto Danilo Manassero. Questi ultimi hanno presentato le caratteristiche peculiari del nuovo allestimento sia a livello tecnico che narrativo. Tra il folto pubblico erano presenti anche la superiora regionale dei Missionari della Consolata, suor Generosa Iruma Ireri, il Parroco don Marco Cena, il direttore della comunità dei Salesiani del Colle don Bosco, vari responsabili di imprese e associazioni, altri missionari e missionarie della Consolata.
Successivamente è stata effettuata una visita guidata nelle sale di "Casa Allamano" dove i partecipanti, guidati da coloro che hanno ideato e realizzato questi interventi, hanno potuto percorrere l'intero spazio espositivo multimediale, ascoltando i contributi audio e visionando i video proiettati sulle differenti superfici a disposizione. Il nuovo percorso narrativo guidato dalla voce stessa di San Giuseppe Allamano che accompagna i visitatori nei diversi ambienti con il supporto di alcuni pannelli esplicativi e di altri pannelli con brevi frasi tratte dai suoi scritti.
Il percorso incomincia dal piano terra e in particolare dalla stalla (oggi cappella) nella quale Allamano rivolge un benvenuto ricordando il valore della stalla nella vita di una famiglia contadina come la sua. Nello stesso piano incontriamo la cucina e qui la narrazione si sofferma, attraverso una proiezione sul tavolo posto al centro della sala, a presentare la realtà di Castelnuovo alla metà dell’Ottocento.
Suor Cecilia Pedroza, MC
Nel primo piano la narrazione ci porta nella stanza dove Allamano è nato, proprio il 21 gennaio del 1851. Qui una proiezione sulla parete che sovrasta il letto racconta come era composta la sua famiglia. Nell’attigua stanza conosceremo alcune delle figure di Castelnovesi che sono stati particolarmente importanti nelle scelte e nella vita di Allamano (tra questi la maestra Savio). Sempre su questo piano c’è una sala dove, un’altra proiezione su un tavolo posto al centro della stanza, ci racconta il percorso di formazione di Allamano, da quella iniziale avuta a Castelnuovo fino all’ingresso nell’Oratorio di Valdocco e poi nel Seminario diocesano di Torino.
Al secondo piano, una suggestiva proiezione a pavimento presenta la conoscenza che Allamano ha avuto con le altre tre figure di santità Castelnovese: Giuseppe Cafasso, Giovanni Bosco e Domenico Savio. A fianco è situata la stanza dove proprio il Cafasso, zio materno di Allamano, occasionalmente veniva ospitato.
Infine, si giunge nella sala più “immersiva” di questo percorso, quella nella quale Allamano condivide con i visitatori la nascita della sua vocazione missionaria e descrive la fondazione dei due istituti da lui voluti e guidati all’inizio della loro esperienza e quindi il loro successivo sviluppo in Italia e nel mondo fino ai giorni nostri. Una grande proiezione su uno schermo occupa un’intera parete di questa sala, dove dalle immagini storiche delle colline di Castelnuovo si passa a quelle contemporanee delle savane africane, delle foreste amazzoniche, delle periferie urbane delle grandi città del sud del pianeta e dei villaggi più dispersi della Mongolia, alcuni dei luoghi dove vivono e lavorano i Missionari e le Missionarie della Consolata diffusi nel mondo.
Al termine i partecipanti hanno visitato gli spazi più circoscritti di "Casa Cafasso", anch'essa oggetto di alcuni interventi di allestimento, che dista poche centinaia di metri da "Casa Allamano". In questo video si può vedere il trailer di presentazione di Casa Allamano e di Casa Cafasso.
Sono in corso di conclusione i lavori di traduzione di tutti contenuti di Casa Allamano in altre lingue. A breve sarà anche disponibile il Virtual Tour di Casa Allamano che consentirà a tutti coloro che non riusciranno ad arrivare a Castelnuovo di poter fare una visita degli spazi seppur a distanza. Questa soluzione tecnologica è anche a servizio dell’accessibilità per tutti degli spazi di Casa Allamano a partire da coloro che hanno disabilità motorie.
Il Percorso espositivo è stato voluto dalla Regione Europa dell’Istituto Missioni Consolata e dalla Fondazione Missioni Consolata Onlus e ideato e realizzato dalla società Mediacor srl di Torino, specializzata in questo ambito di interventi e con un’ampia esperienza di allestimenti analoghi su tutto il territorio nazionale.
Padre Gianni Treglia, IMC, Superiore della Regione Europa
Il coordinamento del progetto e dei lavori è stato guidato da Simona Borello e Paolo Pellegrini, i testi sono stati scritti da Anna Peiretti, i video prodotti da Luca Olivieri, la graphic animation è stata elaborata da Virginia Carollo, la voce è di Danilo Bruni, il progetto grafico e allestitivo è stato ideato da Danilo Manassero, le tecnologie multimediali sono state fornite da Acuson. Le stampe dei pannelli sono state realizzate da Eurocolor. Le immagini originali sono state concesse dall’ Archivio Fotografico e Audiovisivo dell'Istituto Missioni Consolata di Torino, dall’Associazione La Cabalesta OdV di Castelnuovo don Bosco.
A questo link sono disponibili alcune foto di Casa Allamano e altri materiali utili
* Paolo Pellegrini è presidente di Mediacor
La Casa Cafasso a Castelnuovo don Bosco
Castelnuovo don Bosco il paese dei santi
Il paese sulla collina dell’alto astigiano oggi è tirato a festa. Bandierine di tutte le nazioni attraversano le sue vie arroccate. Alle finestre e ai balconi è stato appeso il foulard con l’immagine del nuovo santo. I bambini della scuola elementare hanno affisso sulla via i loro disegni: ritraggono un Giuseppe Allamano del tutto originale. Hanno anche preparato un canto per l’occasione.
Nella chiesa di sant’Andrea, dove il santo ha celebrato la sua prima messa, nel 1873 all’età di 22 anni, fervono i preparativi. All’esterno due pannelli: quello a sinistra dell’ingresso, ritrae san Giuseppe Allamano e quello a destra i quattro santi del paese: san Giuseppe Cafasso, san Giovanni Bosco, san Domenico Savio, oltre a colui che si festeggia oggi. Il giovane sindaco di Castelnuovo, Umberto Musso, dirà, alla fine della messa, in italiano e in inglese: «Abbiamo un record del mondo, siamo l’unico comune ad aver dato la nascita a quattro santi!».
I pellegrini si ritrovano in piazza e piano salgono sul colle. Una volontaria con la pettorina gialla spiega, in francese, a un gruppo di congolesi, alcuni aspetti storici del piccolo comune. Allo stesso modo altri accompagnano alla chiesa i mozambicani, gli ivoriani, i colombiani, parlando loro, nelle diverse lingue, francese, inglese, spagnolo.
Alle 10 sant’Andrea è già piena e mezz’ora dopo parte puntuale la celebrazione. La musica del coro del Colle don Bosco accoglie i celebranti. Prende quindi la parola padre Gianni Treglia, superiore della Regione Europa, che in diverse lingue introduce la celebrazione: «Quattro giorni fa è stato canonizzato Giuseppe Allamano. Adesso la sua vita è riconosciuta dalla Chiesa universale. […] Oggi esprimiamo la nostra gratitudine per quest’uomo, figlio di Castelnuovo. “Ho portato con me il mondo contadino e la vita tra queste colline, una comunità di relazioni e di speranze”, diceva, “In mezzo ai miei figli e figlie missionari, mi sono sempre sentito come in famiglia”. Essere famiglia, essere insieme, dare testimonianza di unità e di amore vicendevole. Questa esperienza lui l’aveva dentro fino dall’infanzia, vissuta in questa terra».
La chiesa di sant’Andrea è colma e sono state messe pure alcune panche all’esterno. Oltre ai pellegrini da diversi paesi, Congo Rd, Mozambico, Marocco, Costa d’Avorio, Colombia, Brasile, Kazakistan, e altri ancora, ci sono gli abitanti di Castelnuovo, che testimoniano il loro sentire verso il nuovo santo uno di loro.
«Siamo qui per ringraziare il Signore per questa canonizzazione. Qui Giuseppe ha mosso i primi passi. […] Ringraziamo gli abitanti di questa terra speciale, per la loro grande accoglienza», così esordisce nella sua omelia padre James Lengarin, superiore generale dei Missionari della Consolata nono successore di Allamano e primo di origine africana. Ricorda poi la giovinezza del fondatore dei due istituti, che è cresciuto, anche spiritualmente, in questo paese del Piemonte. E di come abbia vissuto un clima missionario alla «scuola di don Giovanni Bosco». Ma dice anche che Allamano è riuscito ad andare al di là, a «interpretare queste situazioni per andare oltre Torino, il Piemonte, per aprirsi alle persone più lontane, nelle periferie del mondo», perché ha compreso che «la salvezza è per tutti».
E continua: «La festa di oggi non è soltanto nostra, ma è di tantissime persone nel mondo che hanno conosciuto i missionari della Consolata». Parla a un pubblico variopinto, padre James: «Siamo tutti cittadini del mondo, e sappiamo che purtroppo milioni di persone soffrono, sperimentano le devastazioni della guerra, le malattie, la fame, l’umiliazione della povertà. Oltre alle condizioni fisiche, molti vivono in povertà spirituale [...]». Il fatto di avere tante persone a Castelnuovo, di differente origine, vuol dire che «la missione continua».
Padre James ricorda pure «tante nostre sorelle e fratelli hanno anche perso la vita, mentre erano missionari in paesi lontani, e sono stati sepolti laggiù». Una Chiesa feconda quella del Piemonte, «di missionari e missionarie, anche di laici e laiche, che sono andati in missione dappertutto. Il mondo era pieno di missionari piemontesi. [...]
Questo ringraziamento alla santità non ci faccia abbandonare l’apertura. Preghiamo perché Castelnuovo e l’Italia tornino a essere fonte di buoni e santi missionari che aprano il cuore al mondo intero».
Chiede dell’intercessione del «beato Giuseppe Allamano», ma si ferma. «Non siamo ancora abituati: del santo Allamano!», e dal pubblico si leva una risatina di compiacimento. «Chiediamo di avere la forza e il coraggio di vivere anche lontani, anche quando le energie umane sono poche, e la speranza sarà l’unica cosa che ci salverà».
Dopo la messa e le foto di rito, i pellegrini si raggruppano per lingua. Ogni gruppo segue un volontario che regge un cartello colorato, e tutti invadono pacificamente il paese, prima le sue locande e poi alcuni luoghi storici. Sono visitate, in particolare, la casa natale di san Giuseppe Allamano e quella di suo zio, san Giuseppe Cafasso.
Dopo le nuvole del mattino, il sole è comparso e pare di vivere in una splendida giornata primaverile che ben si adatta al momento di festa.
Verso le cinque tutti si ritrovano in piazza don Bosco. È il momento dei saluti. Suor Lucia Bortolomasi, madre superiore delle Missionarie della Consolata ringrazia le autorità presenti, poi ricorda una frase di Allamano, appena letta nella sua casa natale: «A Casteluovo ho incontrato tante persone che hanno preso a cuore la mia vita». Suor Lucia riprende: «Vogliamo dire grazie, perché è stato un giorno speciale, un giorno bellissimo. Voi di Castelnuovo avete vissuto le parole di Allamano quando dice che il bene bisogna farlo bene. Abbiamo visto ogni cosa, ogni dettaglio, fatto bene con il tocco speciale dell’amore». Inoltre, continua: «Abbiamo visto da parte vostra un lavoro di squadra. Il fondatore ci ha sempre detto: “Mai missionari solitari in missione, ma vivere insieme, in comunione, perché l’unione fa la forza”. Per realizzare la santità delle piccole cose, nella vita ordinaria».
* Marco Bello, rivista Missioni Consolata.
I pellegrini di San Giuseppe Allamano sono stato accolti dalla gente di Castelnuovo in modo splendido. Ecco le parole del Sindaco Umberto Musso e alcune immagini dell'accoglienza. (Video realizzato da Suor Stefania Raspo)
“Venite in disparte e riposatevi un po’” (Mc 6, 31)
Questo invito amorevole del Maestro diventa più che mai necessario ai nostri tempi: viviamo in un’epoca in cui il mondo è super globalizzato; è stordito da tanti frastuoni, rumori e clamori; le persone, perennemente connesse ai mezzi audiovisivi, sembrano prigioniere di questi mezzi.
Serve distaccarsi dalla normalità, come dicevano i Padri del deserto: “Fuggi, fai silenzio, cerca quiete”. Questo è vero per tutti ma vale in modo speciale per religiosi, sacerdoti, missionari, chiamati per vocazione a prendersi cura degli altri. Serve coraggio, quando è possibile, per dedicare tempo, almeno una volta in vita, e fare un ritiro prolungato, anche di un mese.
Era da diversi anni che dentro di me coltivavo il desiderio e il sogno di poter vivere un mese di esercizi spirituali. Nella vita occorre fermarsi per ricaricarsi. A volte per dei momenti lunghi. Guai a noi se non lo facciamo. Si corre il pericolo di fare più danni, se non ci si ferma. Siccome è sempre difficile aver un periodo così prolungato, l’occasione opportuna non poteva essere migliore che alla fine di un mandato e prima di intraprenderne un altro.
È stato un momento per me molto speciale dove ho potuto godere dei doni spirituali dall’alto, vivendo, leggendo, riflettendo, “ruminando”, e pregando. Ho dedicato tempo a contemplare le meraviglie di Dio nella vita e nel nostro agire.
Tutto questo acquisisce un significato particolare quando si realizza nei luoghi che hanno visto crescere quell’uomo santo consacrato alla missione, il padre fondatore Giuseppe Allamano e altri santi originari di Castelnuovo: Giuseppe Cafasso, Giovanni Bosco e Domenico Savio.
Gli Esercizi Allamaniani sono stati caratterizzati da quello che potremmo chiamare “un silenzio parlante”, (usando una espressione del padre fondatore muto con le cose che possono recar disturbo, ma loquace con Dio).
Vivendo nella casa natale di san Giuseppe Cafasso, perla del clero, potevo respirare un silenzio unico, essendo la zona poco abitata. Potevo toccare Dio leggendo il Padre fondatore (ma soprattutto scavando nella vita dei santi che egli spesso citava nelle sue conferenze). Potevo meditare e pregare con calma, senza tralasciare le passeggiate in mezzo alle vigne approfittando anche delle diverse cappelle presenti nel territorio. Significativo il momento giornaliero di confronto con il predicatore, guida e fratello.
Castelnuovo si presta molto bene per vivere una esperienza del genere sul carisma cominciando dalle due case che hanno visto la nascita del Beato Giuseppe Allamano e di San Giuseppe Cafasso. Quest’ultima, che non è abitata, offre un’atmosfera che favorisce la concentrazione e il dialogo con il Signore.
Il ritiro Allamaniano di un mese è tempo di ricarica, di profondità e di preghiera; è un modo eccellente per riempirsi di Dio. La nostra epoca richiede uomini e donne pieni di Dio. È il miglior modo di servire il popolo di Dio che ci viene affidato anche perché non si può dare quello che non si ha.
* Padre Godfrey Msumange, IMC, casa natale del Beato Giuseppe Allamano.
Nel pomeriggio di mercoledì 15 novembre, nel Municipio di Castelnuovo Don Bosco, si è tenuto il conferimento della cittadinanza onoraria per Padre James Bhola Lengarin e Madre Lucia Bortolomasi, Superiori generali dei Missionari e Missionarie della Consolata.
Tale evento è ormai una tradizione che si ripete da più di vent’anni, ma è soprattutto il segno forte di un legame profondo, che unisce i nostri Istituti missionari alle radici del Padre Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano. Come ha affermato Padre James: “Fin dai primi passi nell’Istituto, il legame con questa terra fa parte di ogni missionario della Consolata”.
Il Sindaco, Antonio Rago, ha sottolineato che, attraverso questo gesto, i Castelnovesi vogliono arrivare a tutti i Missionari e Missionarie della Consolata, ai quali sono grati sia per la presenza significativa nel paese, sia per il servizio missionario in tante parti del mondo.
Alla cerimonia erano presenti le due Direzioni generali e un gruppo di Missionari e Missionarie provenienti da Torino. Nel primo pomeriggio si è celebrata nella casa del Fondatore la Messa di suffragio per i confratelli e consorelle deceduti nell’ultimo anno.
*Suor Stefania Raspo è Missionaria della Consolata
Siamo veramente orgogliosi di ricevere questo riconoscimento perché non è un riconoscimento personale, ma è riferito ad un noi, Missionari e Missionarie della Consolata sparsi nel mondo. Siamo e ci sentiamo sempre stati parte di voi. Questo è quel che conta per me ed è per questo che vi ringrazio dal profondo del cuore perché questo segno è la conferma di questa reciproca appartenenza.
Castelnuovo Don Bosco è per noi, Missionari e Missionarie della Consolata, il luogo in cui è conservata come un tesoro, la nostra memoria storica. Tutti noi, appena entrati nella Famiglia della Consolata, studiamo e facciamo tesoro della storia di Castelnuovo, terra di Santi, recuperando e valorizzando le sane e profondamente sentite tradizioni della gente di questa terra.
Sono vivamente grato a Lei ed al Consiglio Comunale per questo gradito privilegio che, attraverso la mia persona, onora l'intero Istituto Missioni Consolata e rafforza la memoria del Beato Giuseppe Allamano che, insieme ad altre grandi figure, come il Cardinale Guglielmo Massaja, San Giuseppe Cafasso, San Giovanni Bosco, San Domenico Savio, Monsignor Francesco Cagliero, Monsignor Giovanni Battista Bertagna etc... hanno illustrato il nome e l'operosità di Castelnuovo Don Bosco nel mondo. Con voi come non ricordare con stima e profonda gratitudine, tutti i cittadini e le cittadine che hanno dato la vita per questa terra rendendola ricca di fede, di spiritualità e di umanità.