“Dopo cento anni dalla nascita al cielo di San Giuseppe Allamano, i nostri due istituti si sono evoluti e trasformati; lungo gli anni si sono evidenziate situazioni nuove e nuove problematiche, ma la canonizzazione del Padre Fondatore ci aiuta a superare tutto e a dare risposte adeguate ai nuovi contesti se saremo capaci di riavvicinarci e identificarci al carisma da lui trasmesso”.

Con queste parole il Superiore Generale, padre James Lengarin, IMC, ha animato i partecipanti della seconda riunione della Commissione Centrale del Carisma (CCC) che si è svolta il 27 e 28 febbraio 2025, nella Casa Generalizia IMC a Roma. Il mandato primario della CCC è essenzialmente quello dell’animazione che renda attuale e incarnato nella vita dei missionari, missionarie e laici della Consolata il carisma del Fondatore.

L’incontro ha visto la presenza di rappresentanti del “trio consolatina” (IMC-MC-LMC) e i temi all’ordine del giorno erano: il dopo canonizzazione di San G. Allamano per la missione oggi; il mandato della Commissione; fare memoria delle proposte e adempimenti delle precedenti Commissioni; fare proposte operative per i prossimi anni.

Rivitalizzare lo spirito del carisma

Il Consigliere Generale, padre Mathews Odhiambo Owuor, IMC, ricorda la storia e il percorso della Commissione, frutto della riflessione svolta negli ultimi capitoli generali (2017 e 2023) alla quale era stato demandato il compito di “animare tutta la famiglia Consolata a ravvivare e rivitalizzare lo spirito del carisma e gli insegnamenti del nostro Santo Fondatore, Giuseppe Allamano”. L’ultimo Capitolo Generale “ha ripetuto il bisogno di continuare questo spirito di riflessione e rivitalizzazione. Quindi, la Commissione continua”.

A conclusione delle due giorni di incontro, la Commissione ha formulato una serie di proposte che verranno sottomesse alle due Direzioni Generali per approvazione. “Non posso dire quali siano, ma sono proposte bellissime per il ‘trio consolatino’ per animare (tutta la famiglia Consolata) nei continenti a vivere lo spirito del Fondatore”.

Padre Mathews spiega che l’obbiettivo di questo incontro è stato: “programmare i quattro anni che rimangano” e ha ricordato che il 16 febbraio 2025 con il celebrare per la prima volta la solennità di San Giuseppe Allamano dopo la sua canonizzazione, la famiglia Consolata ha iniziato un percorso di animazione verso il Centenario della morte del Fondatore (16 febbraio 2026).

Anche a livello dei continenti e delle circoscrizioni ci sono commissione del carisma che collaborano con la commissione centrale.

“Quindi, per ora inviterei tutta la famiglia Consolata a prepararsi a ravvivare e a rivitalizzare questo spirito di vita Consolata con questo bellissimo carisma che abbiamo nello spirito di santità di San Giuseppe Allamano. Lui ci sta chiedendo di vivere come santi, perché ci ha detto, ‘prima santi e poi missionari’ e non possiamo non mettere questo al centro”, esorta padre Mathews.

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Vivere il carisma più profondamente

Suor Joan Agnes Njambi Matimu, MC, a sua volta, sottolinea l’importanza del cammino fatto insieme IMC-MC-LMC, uniti dallo stesso carisma. “Questa è una commissione che va avanti dall’ultimo sessennio e che vuole aiutare ad accompagnare la nostra Famiglia consolatina nel vivere il carisma più profondamente e recuperare ancora quei valori che ci ha insegnato il nostro santo Padre Allamano, come per esempio, la unità di intenti, come vivere insieme i valori che lui ci ha lasciato. In questo incontro vogliamo riprende il cammino che già è stato fatto specialmente le conclusioni della conferenza di Murang’a che abbiamo vissuto con tanta gioia (maggio 2017 a Roma) e che ci ha lasciato delle proposte da portare avanti”.

Secondo Suor Joan Agnes “l’intenzione centrale è recuperare le cose comuni del nostro carisma che ci fa consolatini perché sono i valori che Allamano ci ha lasciato e che ci aiutano a vivere meglio la nostra vocazione come missionari, missionarie e laici della Consolata”.

Essere persone innamorate di Dio

“Una cosa che noi della Commissione vogliamo chiedere alla nostra famiglia: questo mese di marzo comincia un cammino di riflessione sulla santità del nostro Fondatore San Giuseppe Allamano. Lui in questa occasione della sua canonizzazione ci ha lasciato un regalo così grande, di ripensare, di valorizzare il nostro cammino di santità vissuta nella vita quotidiana. Tutti noi cristiani siamo chiamati a vivere lì dove siamo ovunque facciamo missione. Quello che chiediamo è che ci impegniamo in questo cammino. Ogni mese ci saranno dei messaggi relativi alla santità del nostro Fondatore però anche come punto di riflessione che ci aiuterà a vivere meglio, in sintonia con gli insegnamenti del Padre Fondatore aiutandoci ad impegnarsi di più, ad essere veramente quello che Dio ci chiama ad essere, persone innamorate di Dio come il nostro Fondatore”, conclude Suor Jean Agnes.

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P. Ernesto Viscardi, Mauro Brucalassi, Sr. Renata Conti, P. Mathews Odhiambo, Maria Angela, P. Jonah Makau, Sr. Joan Agnes, Sr. Generosa Iruma e Rui Antunes Sousa.

Incarnare nell’oggi il carisma

Mauro Brucalassi, LMC di Grugliasco (Italia), uno dei tre rappresentanti dei laici missionari nella Commissione, spiega che il loro scopo è quello di “condividere il carisma e la spiritualità di San Giuseppe Allamano. Sono onorato di partecipare a questa Commissione e spero di dare un piccolo contributo alla causa consolatina”.

Riguardo all’identità dei LMC, Mauro Brucalassi dice che la prima finalità è “offrire ai membri un cammino di formazione umana e cristiana attraverso l’approfondimento della Parola di Dio e della spiritualità di San Giuseppe Allamano per incarnare nell’oggi il suo carisma, specialmente in questo periodo in cui ci stiamo preparando per il centenario della sua morte”.

Il messaggio congiunto IMC-MC-LMC dell’incontro tenutosi nei giorni 3 e 4 giugno 2023 durante i due capitili generali, tra le altre cose, aveva chiesto di dare continuità alla costituita Commissione Centrale del Carisma e al lavoro da essa realizzato nel sessennio precedente. “Siamo una famiglia interculturale e intergenerazionale. Il tesoro del nostro carisma ci porta a essere fratelli e sorelle nella comunione, in unità nella diversità: missionari, missionarie, laici e laiche che vivono la missione in uscita” (Messaggio Congiunto IMC-MC-IMC).

Su questo mandato la CCC si è impegnata a continuare il lavoro di animazione in collaborazione con le commissioni continentali del carisma.

* Padre Ernesto Viscardi e padre Jaime C. Patias, Ufficio per la Comunicazione.

Il missionario della Consolata Mons. Lisandro Rivas Durán, vescovo ausiliare di Caracas in Venezuela, è già a Roma per partecipare agli eventi della canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano e lascia il suo messaggio sul momento di grazia che la famiglia della Consolata e la Chiesa stanno vivendo con il nuovo santo.

"Questo evento universale ci offre l'opportunità di rinnovare l'essenziale del nostro essere missionari. Annunciare Gesù Cristo come ha fatto l'Allamano in modo molto concreto, rendendo straordinarie le cose ordinarie per comunicare Cristo come salvatore dell'umanità”. 

* Video realizzato dall'equipe di comunicazione per la Canonizzazione

Pubblichiamo il video del quarto incontro programmato dai Missionari e delle Missionarie della Consolata di Torino per approfondire la figura del Beato Giuseppe Allamano in preparazione alla sua canonizzazione in 20 ottobre 2024.

Il tema di questo incontro è “Il carisma del Beato Giuseppe Allamano per una Chiesa senza frontiere” e si inserisce nel Festival dell’accoglienza 2024, un cammino da fare insieme. Questa puntata ha la partecipazione del padre Ugo Pozzoli, Vicario per la Vita Consacrata nella archidiocesi di Torino, e le testimonianze di Suor Maresa Sabena, padre Sandro Faedi e padre Kinyua Nkinga del CAM di Torino. Modera la giornalista Marina Lomunno.

Video CAM Cultures And Mission – IMC Torino

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Il corso di formazione permanente per i formatori che si è svolto a Roma dal 2 settembre, si è concluso con una messa presieduta dal Superiore Generale, padre James Lengarin nel giorno della memoria della Beata Leonella Sgorbati, martire, questo martedì, 17 settembre.

Durante la celebrazione il Padre Generale ha invitato a guardare all'esempio della vita dei santi, dai quali “possiamo attingere sempre qualcosa”. Questo perché “la nostra vita è sempre un attingere degli altri come esempio da imitare”. Suor Leonella uccisa a Mogadiscio in Somalia il 17 settembre 2006 e proclamata Beata nel 2018, "è una martire perché non ha pensato solo a sé stessa, ma ha pensato sempre a lavorare, a insegnare, a formare infermiere, cioè, a donare la propria vita come missionaria. Alla fine ha dovuto dare ancora di più, fino a dare la propria vita”, ha sottolineato padre Lengarin.

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“Donarsi per gli altri ci spiazza ma è sempre un guadagnare, non è mai una perdita. Per noi, Leonella è una sorella che amava la vita, la missione, una sorella martire. Ecco quello che l’Allamano voleva. Noi siamo una di quelle opere che il Fondatore ha compiuto e lui è contento per questa sorella, è contento per l’evangelizzazione che facciamo, per questo donare noi stessi fino alla fine”, ha evidenziato padre Lengarin nella sua omelia.

Rivolgendosi ai 13 formatori presenti, provenienti dall'Africa, dall'America e dall'Europa, padre Lengarin ha ricordato: “La vostra missione è sempre donarsi, lasciare tutto per donare la vita agli altri perché loro diventino il di più e noi diminuiamo”. Nella formazione oggi, “ci sono tante sfide, ma possiamo sempre andare oltre con la nostra umiltà, la nostra semplicità, il nostro ascolto ed accompagnamento, anche con il nostro silenzio”.

Il Superiore Generale ha poi ricordato che “nel martirio continuiamo la tradizione di Gesù. È un episodio quotidiana perché ogni giorno noi lasciamo qualcosa di noi stessi per donare agli altri…”. Tutto questo per amore. “Un cristiano è colui che ama Gesù e tutti sono fratelli e sorelle, lontani e vicini. Quindi, amare è amare fino in fondo, un amore che ci fa sentire martiri. Allora diventiamo il quinto Vangelo che si realizza nel donare, nell’avvicinarci alla gente. Lasciamoci trasportare dalla Parola di Dio”. Nelle comunità formative, “avete i ragazzi, amateli, per trasmette loro sempre la Parola di Dio”.

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“Allora preghiamo perché come i martiri, il Signore ci conceda la grazia di diventare totalmente liberi, fedelmente spogliati da tutte le cose che ci fanno attaccati a questo mondo per andare oltre, al dipiù. Essere santi per potere essere missionari. Questo è il testamento che l’Allamano ci ha lasciato”.

Dopo aver ringraziato i formatori per il compito al quale l’Istituto li ha chiamati, il Padre Generale ha finalizzato con queste parole: “Vi auguro ogni bene nel vostro servizio di accompagnare questi ragazzi. L’Istituto è sempre con voi in tutto quello che fate”.

Una visione generale del corso

La realizzazione del corso è la prima risposta alle indicazioni del  XIV Capitolo Generale (2023) che aveva chiesto alla Direzione Generale di avviare “una riflessione globale sulla nostra formazione” (XIV CG 42). La programmazione dell’evento è stata organizzata dal Segretariato per la Formazione il cui responsabile è il Consigliere Generale, padre Mathews Odhiambo Owuor. Collaborano in questo ufficio i padri Antonio Rovelli ed Ernesto Viscardi che coordinarono i lavori. Un secondo corso è previsto per settembre 2028.

Oltre ai temi studiati con l'aiuto di esperti, ai momenti di condivisione, preghiera e celebrazione, la Direzione Generale ha fornito ai formatori una panoramica globale dell'Istituto, in particolare della sua organizzazione, programmi di formazione, dell’economia e missione. In questa sezione erano presenti anche il Superiore General, padre James Lengarin e il Consigliere per l’Africa, padre Erasto Mgalama.

Al termine dei lavori, in un video realizzato dal Segretariato per la Comunicazione, il padre Mathews Odhiambo ha commentato le tematiche del programma dei 15 giorni di corso e ha rilasciato la sua valutazione dell'evento. Vedi il video.

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Gruppo dei formatori con la comunità della Casa Generalizia a Roma. Foto: Edilberto Maza

* Padre Jaime C. Patias, IMC, Segretariato per la Comunicazione.

“Siamo ormai vicini alla canonizzazione dell’Allamano e per noi c’è un obbligo maggiore di guardare alla sua esemplarità di vita”, ha esordito padre Pietro Trabucco parlando ai formatori riuniti a Roma per il corso di formazione permanente dal 2 al 17 settembre 2024.

Con una profonda comprensione della vita del Fondatore e della missione dell'Istituto, dove ha svolto diversi servizi, compreso quello di Superiore Generale, padre Trabucco che attualmente risiede nella Casa Natale dell’Allamano a Castelnuovo don Bosco, ha focalizzato la sua riflessione sul formatore como testimone. Secondo lui, il testimone è “una persona che può far fede a un fatto per averne diretta conoscenza”. La parola “testimone” deriva sia dal greco che dal latino e significa “ricordarsi, ripensare”.

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Ricordarsi vuole dire “prendere coscienza di qualcosa di sperimentato e non semplicemente di una cosa saputa. Il testimone racconta, manifesta con la sua vita ciò che ha vissuto, non semplicemente quello che sa. Il ricordare è infine portare a conoscenza di altri questa esperienza vissuta, affinché essi possano partecipare e condividerne il contenuto”.

“Un formatore diventa efficace e efficiente nel suo lavoro quando riflette dei valori che lui stesso vive nella propria vita a cui cerca di dare delle risposte”, afferma padre Trabucco citando come esempio San Paolo che, si considera un testimone di Cristo. “Il Beato Allamano si muoveva nella stessa linea di San Paolo”.

Vedi il video realizzato dal Segretariato Generale per la Comunicazione.

I requisiti per essere testimoni

Nel nostro contesto, secondo padre Trabucco, “il formatore IMC deve essere testimone di Cristo, dei valori del carisma dell’Allamano, del sacerdozio, delle esigenze della missione. Tutte realtà che fanno parte della nostra vocazione e che noi abbiamo vissuto e che vogliamo comunicare anche ad altri. Chi è chiamato ad essere guida di giovani deve avere avuto una esperienza di familiarità con Cristo e della sua sequela, deve cibarsi costantemente di tutti gli elementi carismatici che lo Spirito ci ha donato per mezzo di Giuseppe Allamano”.

Giuseppe Allamano e la testimonianza

“Dopo aver fondato i due Istituti, Giuseppe Allamano si è subito preoccupato che i missionari avessero l’equipaggiamento necessario, fino al punto che i temi delle sue conferenze erano quasi totalmente dedicate a questo”, ha ricordato padre Trabucco. Nelle sue conferenze ai missionari, diceva: “Prima riempiamo la conca della nostra vita e in secondo luogo, nel lavoro missionario, noi daremo a piene mani ciò di cui il nostro cuore è pieno”.

Il cuore del missionario potrà sostenere il ritmo incalzante della missione “soltanto se viene ossigenato e trae forza dall’amore, dalla spiritualità, dalla qualità di vita”, i tre primati su cui si basava la pedagogia missionaria dell’Allamano.

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Il formatore IMC oggi

“Il formatore nell’Istituto” è stato il secondo tema presentato da padre Trabucco. “L’Istituto ha scelto di rimanere unito e interdipendente (non diviso in province). Pertanto, tutte le nostre comunità sono generalmente formate da confratelli di estrazioni diverse. L’interculturalità è ricchezza e sfida, crea opportunità di crescita ma ci costringe a rivedere tante nostre idee. In questi anni il tema dell’interculturalità è stato discusso e approfondito molteplici volte. È di fondamentale importanza per noi”, ha spiegato il relatore.

Parlando sulla realtà dell’Istituto, padre Trabucco ha ricordato che viviamo “un’evoluzione continua di mentalità sociale che plasma soprattutto le giovane generazioni. Questa realtà, sta viaggiando veloce sui mezzi di comunicazione e influenza le generazioni giovani. In questa società liquida (Zygmunt Bauman) ai formatori dell’Istituto è dato il compito di accompagnare i giovani a formarsi allo spirito di Giuseppe Allamano, in una Chiesa anch’essa in costante trasformazione ma che si sforza di portare il Vangelo di Gesù a tutti i settori della società”.

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In fine, per sviluppare il tema, padre Trabucco ha proposto di soffermarsi su due esempi di ispirazione per il nostro lavoro formativo: quello di Gesù e quello del nostro Padre Fondatore.

Gesù è Maestro e formatore dei suoi discepoli. Dal Fondatore, padre Trabucco ha ricordato quattro aspetti importanti per i formatori: “1. Saper accompagnare la persona del giovane in maniera integrale, in tutti i suoi aspetti di vita; 2. Il bisogno di una spiritualità robusta per essere guida; 3. Investire sullo spirito di famiglia e il senso di appartenenza all’Istituto; 4. Promuovere la fedeltà al carisma nelle nostre comunità interculturali”.

* Padre José Martín Serna, IMC, maestro di novizi a Manaus e padre Jaime C. Patias, Segretariato per la Comunicazione.

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