“Beato chi decide nel suo cuore il santo viaggio” (Sal 84,6)
Siamo verso la fine di un viaggio, manca poco per celebrare Giuseppe Allamano come santo, per cui, vogliamo vivere questa tappa di preparazione alla canonizzazione, come pellegrini in viaggio, che possa diventare occasione di cambiamento.
Per mettersi in viaggio, non bastano solo le gambe, bisogna preparare il cuore e la mente, avere delle aspettative chiare da raggiungere durante il pellegrinaggio. È necessario quindi un coinvolgimento di tutta la persona, tutto quello che siamo in compagnia di tanti altri pellegrini che troveremo strada facendo, tappa dopo tappa, perché la gioia dell’incontro nella diversità manifesti l’universalità della Chiesa e la gioia missionaria.
Questo programma per la canonizzazione è un pellegrinaggio che deve appassionare il nostro cuore e sospingere il nostro passo per ringraziare il Signore che fa dono alla sua Chiesa della santità di Giuseppe Allamano che “è anzitutto l’esperienza di essere amati da Dio, di ricevere gratuitamente il suo amore, la sua misericordia…con la certezza di poter affrontare tutto con la grazia e l’audacia che provengono da Dio” (Papa Francesco, 6 ottobre 2022).
Ci affidiamo a Maria Consolata, donna del cammino e chiediamo la sua benedizione per vivere con intensità tutte le tappe che celebreremo a Roma e si concluderanno a Torino, proprio dove l’Allamano ha speso tutta la sua vita.
* Suor Luz Mery, MC, Commissione per la canonizzazione.
In risposta al mandato dell'ultimo Capitolo generale (2023) dell'Istituto Missioni Consolata, il Segretariato per la Formazione promuove dal 2 al 17 settembre a Roma, il primo corso di formazione permanente per i formatori delle tappe del noviziato, teologia e specializzazione. Un secondo corso è previsto per settembre 2028.
La sede è la Casa Generalizia con la partecipazione di 13 formatori provenienti dall'Africa, dall'America e dall'Europa.
Fanno parte del Segretariato per la Formazione il Consigliere Generale, padre Mathews Odhiambo Owuor e i padri Antonio Rovelli ed Ernesto Viscardi che coordinano i lavori.
Nel presentare la programmazione dell’evento, padre Mathews Odhiambo, a nome della Direzione Generale, ha ringraziato i formatori per il loro lavoro e ha parlato dell’obiettivo dell’iniziativa: “fare una pausa nelle attività ordinarie, stare insieme per condividere e realizzare un aggiornamento”.
Padre Mathews Odhiambo Owuor, Consigliere Generale per la formazione
Poi, padre Mathews ha evidenziato le motivazioni per la realizzazione del corso desunte dagli Atti del XIV Capitolo Generale che ha chiesto alla Direzione Generale di avviare “una riflessione globale sulla nostra formazione che coinvolga tutti i missionari” (XIV CG 42); “in collaborazione con le Direzioni di Circoscrizione, individuare e preparare un numero adeguato di missionari per il servizio della formazione di base” (XIV CG 45); “offrire a tutti i formatori un’adeguata preparazione soprattutto nell’ambito del carisma” (XIV CG 46) e inoltre, dare continuità al corso “Immersione nel Carisma” come “parte integrante della nuova visione della formazione e cura del missionario” (XIV CG 32).
I vari temi proposti nel programma del corso fanno riferimento a delle situazioni importanti che il recente Capitolo Generale ha evidenziato, come: “tendenze all’individualismo, il materialismo e relativismo; dipendenze, problemi di affettività, denaro; crisi d’identità con l’Istituto; stanchezza emozionale; aridità spirituale; la presenza di diversi approcci formativi e calo delle vocazioni”.
Tenendo conto di queste considerazioni, sono state formulate delle tematiche che verranno trattate nello svolgimento del programma del corso: il formatore e la cura di sé stesso; il carisma e il Beato Allamano nella formazione; la psicologia e la formazione oggi; il formatore come testimone; programmazione e valutazione nella formazione e riflessione globale sulla formazione nell’Istituto oggi.
La metodologia adottata si baserà sui lavori di gruppo con dinamiche appropriate a cui seguirà la condivisione in plenaria per giungere a delle proposte chiare che orientino il cammino futuro.
Questo perché il coinvolgimento dei formatori è fondamentale in questo corso, non semplici uditori, quindi, ma protagonisti nell’esplorare e deliberare sui temi previsti dal corso.
Ai formatori è stato chiesto anche di svolgere alcuni servizi previsti dall’organizzazione. Dall’animazione liturgica a quello della comunicazione, dall’animazione dei lavori di gruppo e quello redazionale a cui è stato chiesto di raccogliere in un libretto i punti salienti emersi dalla trattazione delle sette tematiche e i relativi lavori di gruppo.
Per avere una visione d'insieme, nel primo giorno di attività, i formatori hanno presentato le rispettive comunità formative e hanno condiviso la realtà dei diversi contesti in cui sono inserite, rivelando una ricchezza e grande quantità di informazioni.
Sono stati inoltre presentati i principali documenti dell'Istituto con particolare attenzione a quelli concernenti la formazione raccolti in un database digitale creato appositamente da padre Pedro Louro, il nostro Segretario Generale, che ha poi spiegato come utilizzarlo.
Secondo l’ultimo Capitolo Generale l’accompagnamento e la cura dei missionari è uno dei principali impegni dell’Istituto oggi. In tal senso, nel sessennio la Direzione Generale ha programmato una serie di iniziative di formazione permanete: due corsi per i formatori (questo anno e a settembre 2028), corsi per i giubilari (25 e 50 anni di ordinazione o professione perpetua): riflessione sulla formazione (maggio 2024 – maggio 2026); Anno della vita comunitaria (marzo 2026 – marzo 2027) e Anno dei Fratelli (maggio 2027 – maggio 2028). Altre iniziative saranno realizzate a livello continentale e di circoscrizione.
L'Istituto Missioni Consolata conta attualmente con 355 seminaristi, di cui 133 studenti professo nella teologia (CAF Buenos Aires in Argentina 7, Seminario di San Paolo in Brasile 20, CAF Bogotá 6 e CAF Medellin in Colombia 7, Seminario di Bravetta 26, CAF Torino 5 e CAF Porta Pia in Italia 11, Seminario di Nairobi in Kenya 34, Seminario di Merrivale in Sudafrica 12 e Seminario di Abijan in Costa d'Avorio 5).
I novizi sono 30 (Noviziato di Manaus in Brasile 1, Morogoro in Tanzania 12 e Sagana in Kenya 17).
I seminaristi in filosofia sono 150 (Kenya 57, Tanzania, 47, RD Congo 13, Etiopia 13, Mozambico 9, Colombia 7, Brasile 1, Messico 1).
Nel propedeutico ci sono 42 (Kenya 23, RD Congo 9, Mozambico 9, Etiopia 2, Tanzania in attesa di nuovi candidati).
Nei prossimi giorni continueremo a tenervi informati sulle varie attività del corso. Per il momento chiediamo a tutti di seguirci con il ricordo e la preghiera affinché il corso si proficuo per ogni partecipante e realizzi gli obiettivi prefissi.
Lo affidiamo al nostro Beato Fondatore, presto Santo, “Padre e Maestro di missionari”, affinché diventi un modello per chi è stato “eletto” per il servizio di formatore oggi nell’Istituto.
* Padre Jaime C. Patias, IMC, Segretariato per la Comunicazione
La canonizzazione di Giuseppe Allamano è una occasione per “approfondire il senso più profondo del nostro esse missionari della Consolata”
“Beato il popolo scelto dal Signore”. Partendo dal ritornello del Salmo 32 proposto dalla liturgia, all’omelia della Messa presso la Casa Generalizia a Roma, sabato 31 agosto, il cardinale Giorgio Marengo, IMC, ha riflettuto sul breve tempo che ci separa dalla canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano, il prossimo20 ottobre 2024.
Il cardinale e Prefetto Apostolico di Ulaanbaatar (Mongolia) era a Roma per partecipare alla Plenaria del Dicastero per l'Evangelizzazione che includeva un'udienza con Papa Francesco.
Possiamo dire: “Beato sono io, beati siamo noi, per essere figli di San Giuseppe Allamano”, ha sottolineato il cardinale nella sua omelia. Poi, riflettendo sulla parabola dei talenti nel Vangelo di Matteo (Mt 25,14-30) ha posto alcune domande: “Se l’Allamano fosse qui con noi oggi, cosa direbbe? Come lui vedrebbe i nostri istituti? Ci considererebbe tra quelli che hanno fatto fruttare questa grazia che lui in qualche modo ha vissuto nella Chiesa, questa grazia di essere missionario della Consolata? L’abbiamo fatta fruttificare oppure l’abbiamo nascosta? Abbiamo fatto un buco e l’abbiamo sepolta lì? Questo interrogativo ci può accompagnare in questo periodo di preparazione”.
Sempre a proposito della canonizzazione dell'Allamano, Mons. Marengo ha invitato ad “entrare nel senso più profondo, più autentico di questo evento per potere anche noi come ci ha invitato San Paulo (prima lettura 1Cor 1,26-31), vantarci nel Signore. Questo sacro vanto – ha spiegato il cardinale - che non ha niente a che vedere con qualcosa di umano o di mondano, ma è Dio che sceglie il nulla, che siamo noi, per fare compere il suo disegno di salvezza”.
“Allora, possiamo continuare questa Eucaristia con questo senso di grande e profonda gratitudine e anche con un desiderio, in queste poche settimane che ci separano della canonizzazione, di approfondire il senso più profondo del nostro essere missionari della Consolata come voleva il Fondatore. Amare come amava lui, usare dei beni materiali come ha usato lui. Riscoprire la bellezza della nostra vocazione per farla fruttificare. È questo quello che vogliamo chiedere in questa Eucaristia. Affidiamo questo nostro desiderio alla Vergine Consolata”, ha concluso il cardinale.
Mons. Giorgio Marengo, il primo porporato dei Missionari della Consolata, nato il 7 giugno 1974 a Cuneo (Italia), è il più giovane cardinale del Collegio. Dal 1993 al 1995 ha studiato Filosofia presso la Facoltà teologica dell'Italia Settentrionale e dal 1995 al 1998 Teologia nella Pontificia Università Gregoriana (Roma). Nel 2006 ha conseguito la Licenza e il Dottorato in Missionologia. Ordinato sacerdote il 26 maggio 2001 a Torino, dal 2003 in Mongolia. Il 2 aprile del 2020 viene nominato Prefetto Apostolico di Ulaanbaatar e l’8 agosto dello stesso anno ha ricevuto la consacrazione episcopale. Nel Concistoro del 27 agosto 2022 il Papa Francesco lo ha nominato cardinale, all’età di 48 anni.
* Padre Jaime C. Patias, IMC, Segretariato per la Comunicazione.
Missionario della Consolata italiano in Corea del Sud, racconta il suo incontro con Giuseppe Allamano, quando negli Anni Ottanta, da ragazzo, aveva ricevuto un libro sul Fondatore.
Da subito lo ha sentito una presenza viva nella sua vita, fino ad oggilo sente ripetere: "Avanti in Domino!"
* Video realizzato dall'equipe di comunicazione per la canonizzazione
Tra preghiera, pittura e pennelli, padre Carlo Mondini, 86 anni dei quali 55 anni come sacerdote, prima di tornare in Italia parla dei 25 anni di servizio missionario in Argentina. Il suo impegno per la missione è evidente in ogni aspetto della sua vita.
Nella Casa Regionale dei Missionari della Consolata, nel quartiere di Flores, a Buenos Aires, da un quarto di secolo batte forte un cuore italiano. Padre Carlo Federico Mondini, 86 anni, bresciano di origine, ha dedicato una parte della sua vita a portare un messaggio di speranza e consolazione in Sud America.
Arrivò in Argentina il 7 luglio 1999 con la speranza di condividere la sua fede e servire i più bisognosi. Dopo un intenso periodo di studio dello spagnolo, la sua prima destinazione è stata la parrocchia di Pompeya, a Merlo, provincia di Buenos Aires. Lì, immerso nel calore della comunità di Buenos Aires, ha iniziato a costruire le basi di quella che sarebbe stata la sua missione in Argentina: il seminario di San Miguel, la pastorale di Jujuy, a stretto contatto con le comunità indigene, e poi Mendoza.
Padre Mondini ha lasciato la sua impronta artistica in Africa e in Argentina, dove ha dipinto immagini religiose
Nella vita del padre Mondini la formazione è stato un aspetto importante; in Kenya e in Italia, prima ancora che in Argentina, ha dedicato forze e tempo all’animazione missionaria e alla formazione di giovani missionari. Con una profonda sensibilità interculturale e una solida conoscenza della spiritualità della Consolata, padre Mondini ha saputo trasmettere ai suoi studenti la passione per la missione ad gentes. La sua esperienza di animazione missionaria è stata fondamentale per rafforzare la vocazione di molti giovani.
“Nella preghiera non siamo mai da soli. Abbiamo un dialogo intimo con Dio, il nostro Padre amorevole. È in questo incontro personale che Egli ci rivela i suoi progetti e ci guida sulla strada che ha tracciato per ognuno di noi. Osate chiedergli: “Signore, cosa vuoi che faccia? Illuminami con il tuo Spirito Santo e dammi la forza di fare la tua volontà. Parlami, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” è il consiglio che padre Mondini dà ai giovani che iniziano la loro vocazione al sacerdozio.
Padre Mondini ha unito la sua vocazione religiosa alla passione per la pittura. In Africa ha decorato cappelle e ha organizzato mostre d'arte con la comunità locale, i cui dipinti sono stati venduti per sostenere progetti comunitari. In Argentina, ha lasciato la sua impronta artistica a Jujuy, dove ha dipinto immagini religiose come la Vergine Consolata e il Sacro Cuore di Gesù, donando le sue opere alla comunità. Sebbene per lui la pittura sia solo un hobby, il suo talento ha contribuito a decorare gli spazi e a stabilire un contatto con le persone. Con le sue pennellate missionarie dimostra che l'arte può essere un potente strumento di evangelizzazione e di promozione dei valori umani e cristiani.
Negli ultimi tre anni, padre Mondini ha fatto della spiritualità il centro della sua vita inspirandosi alla figura di Santa Teresa di Gesù Bambino, patrona delle missioni. Ogni sua parola, ogni suo pensiero e ogni sua azione sono concepiti come un'offerta al Signore.
“Tutto ciò che faccio, ciò che dico, ciò che penso, ogni respiro della mia bocca e ogni battito del mio cuore è un'offerta al Signore”, dice padre Mondini, riflettendo la profondità della sua dedizione. Nella sua vita consacrata il missionario cerca di unire il suo cuore a quello di Dio e quindi di intercedere per tutte le persone, soprattutto quelle più bisognose. La sua testimonianza ci invita a riflettere sull'importanza della preghiera e dell'offerta personale come mezzi per trasformare il mondo.
Missionari della Consolata residenti nella Casa Regionale: Guillermo Pinilla, Mario Guglielmin, James Macharia, Carlos Monidini, Marcos Im Sang Hun e Nino Bigani.
Oggi padre Carlo, che ha lasciato un segno profondo e tanta gratitudine nella comunità argentina, ha deciso di tornare in Italia, sua terra d'origine. All’età di 86 anni, questo ritorno è il risultato di una maturazione personale e spirituale che si è sviluppata negli ultimi mesi. Padre Mondini sente il bisogno di riconnettersi alle sue radici, alla sua lingua, alla sua cultura e, soprattutto, ai suoi cari. In Italia lo aspettano nipoti, parenti e amici con cui condividerà questa nuova tappa.
Ad ogni modo questa sua partenza non significa la conclusione della sua vocazione missionaria: porterà con sé il fuoco dell'apostolato che ha acceso in tanti cuori. Dalla sua patria, continuerà a dedicarsi alla preghiera e alle offerte per le necessità del mondo, ispirando altri a seguire le sue orme.
* Padre Guillermo Pinilla, IMC, superiore della Casa Regionale di Buenos Aires e Celina Atencio, insegnante a Mendoza.