Nelle prime ore del 7 febbraio 1996, Sorino Yanomami partì per la caccia dalla sua maloca (abitazione collettiva Yanomami). Mentre era in foresta fu assalito e gravemente ferito da un giaguaro.
Secondo la popolazione locale, questo fu il secondo caso di un attacco di un giaguaro nella regione della Missione Catrimani, situata a 150 chilometri da Boa Vista, nello stato di Roraima in Brasile. Nel primo assalto, avvenuto alla fine del 1995, furono ritrovate solo resti del corpo della vittima.
Come sappiamo, Sorino Yanomami è stato soccorso in gravi condizioni dai Missionari e le Missionarie della Consolata che operano nella Missione Catrimani. Fu necessario trasferirlo d'urgenza all'Ospedale Generale della città di Boa Vista con un aerotaxi. La gente rimase scioccata e spaventata, e tutti credettero che non potesse sopravvivere. Per questo chiesero che Sorino rimanesse nella sua maloca per morire in compagnia della sua famiglia.
Con fede, fiducia e speranza, come coloro che nel Vangelo trasportarono il paralitico nella barella e lo calarono attraverso il buco nel tetto davanti a Gesù per essere guarito, così le Suore Missionarie della Consolata, dopo aver prestato il primo soccorso, rischiarono tutto per portare Sorino a Boa Vista. Cominciarono a pregare il Beato Giuseppe Allamano perché intercedesse per la sua guarigione. A Boa Vista, le suore fecero i turni all'Ospedale Generale per assistere Sorino e facilitare la visita e il soggiorno dei parenti.
Il canonico Giuseppe Allamano fondò l'Istituto dei Missionari della Consolata nel 1901 e la congregazione delle Suore Missionarie della Consolata nel 1910. Perciò, lui è il Padre Fondatore, un uomo tutto per Cristo e per la missione. Nel contesto della storia della guarigione miracolosa di Sorino Yanomami, Giuseppe Allamano è quel “buco nel tetto” attraverso il quale i quattro uomini del Vangelo fecero passare il paralitico perché potesse raggiungere Gesù ed essere guarito. Le suore hanno pregato costantemente il Beato Giuseppe Allamano per la guarigione di Sorino.
(La guarigione sciamanica di Sorino. Disegno: Trento Yanomami 2017)
I quattro uomini del Vangelo (Mt 9,1-8; Mc 2,1-12, Lc 5,17-18) ebbero fede in Gesù, credettero nel suo potere di guarigione. Era una fede pratica che li spinse a cercare a tutti i costi la guarigione del loro amico paralitico. Il paralitico sulla barella è in una situazione di impotenza, ha bisogno di aiuto. I quattro amici si fanno carico di lui, con fede libera, viva, incarnata in vari gesti. Secondo San Giacomo, “la fede senza le opere è morta” (Gc 2,17).
La fede, la fiducia nell'incrollabile bontà della potenza di Dio e la speranza spingono i quattro uomini a compiere un'azione senza precedenti. Superando i loro limiti, scoperchiarono il tetto della casa aprendolo e calando il paralitico con la sua barella al centro della casa dove si trovava Gesù. Non hanno paura della reazione della gente. Vogliono vedere il loro amico guarito.
La fiducia è la quinta essenza della speranza, diceva il padre Giuseppe Allamano ai suoi missionari e missionarie. Nella cosmologia greca, il quinto elemento è l'etere, qualcosa di magnifico, grande, molto più grande dell'aria che respiriamo. La quinta essenza è l'etere. Si può avere tutto: aria, fuoco, acqua e terra, ma se non si ha fiducia e speranza, si può morire.
Il ruolo degli sciamani nel sostenere la volta celeste ed accompagnare i loro cari al momento della morte affinché possano attraversare la finestra verso l'eternità. Foto: Missione Catrimani
Nel Vangelo leggiamo che Gesù guarisce tutti i malati che incontra o che gli vengono portati. “... la gente gli portava tutti quelli che soffrivano di vari disturbi e tormenti: gli indemoniati, gli epilettici e i paralitici; ed egli li guariva” (Mt 4,24). Ma Gesù guarisce anche grazie alla fede di coloro che si rivolgono a lui per ottenere la guarigione, come nel caso dei quattro amici che, con fede, fiducia e speranza, fanno passare l'uomo paralitico attraverso il buco del tetto per ricevere la guarigione di Gesù.
La guarigione miracolosa di Sorino, come quella del paralitico, mette in evidenza il valore della fede concreta, della fiducia e della speranza, dimostrando che Dio è attento a coloro che lo invocano e si rivolgono a Lui nel momento del bisogno.
La guarigione dell'indigeno Sorino in piena foresta amazzonica è un segno visibile della presenza del Creatore nella vita del popolo Yanomami e conferma il carisma della missione ad gentes lasciata in eredità dal Beato Giuseppe Allamano.
* Suor Mary Agnes Njeri Mwangi è missionaria della Consolata keniota che lavora nella Missione Catrimani a Roraima.
Il Beato Giuseppe Allamano, che sarà dichiarato santo il 20 ottobre 2024, è una occasione per ricordare che la santità si ottiene facendo la volontà di Dio e mettendo in pratica i due principali comandamenti dell'amore: amare Dio e amare il prossimo (Mt 22,36-40). La vita di santità che il Beato Giuseppe Allamano ha vissuto in parole e opere, l'ha insegnata e trasmessa ai missionari e alle missionarie della Consolata. Di seguito vorrei mettere in evidenza gli elementi chiave del suo insegnamento sulla santità.
La ragione principale dell'esistenza delle due comunità della Consolata è la santificazione dei loro membri. Il Beato Giuseppe Allamano lo ha ribadito in innumerevoli occasioni: “Il fine primario dell’Istituto è la santificazione dei suoi membri. Chi viene qui, viene per abbracciare questo fine. Se volete davvero farvi santi, l’Istituto ve ne dà i mezzi. (Così vi voglio, n. 2). Ciò significa che la ragione fondamentale dell'esistenza della Famiglia della Consolata è la ricerca della santità e la santificazione dei suoi membri e delle persone a cui sono inviati.
Il Beato Giuseppe Allamano diceva: “Siete qui per essere Missionari e Missionarie della Consolata. Non potete esserlo se non vivendo e operando in conformità al fine dell’Istituto, che è la santificazione dei membri e la conversione dei popoli. (...) Sbaglierebbe chi dicesse: «Sono venuto per farmi missionario e basta!». No, non basta affatto. Non bisogna cambiare i termini: prima la nostra santificazione, poi la conversione degli altri. Missionari e missionarie sì, ma santi. (Così vi voglio, n. 3). L'Istituto è una famiglia dove i missionari crescono nella santità per poterla testimoniare nel loro impegno missionario.
Dio è la fonte della santità. Infatti, Gesù ha detto: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). La fiducia totale in Dio è il fondamento della santità e l'abbandono nelle mani di Dio è la condizione primaria della santità. Ecco perché nessuno può essere santo senza una fiducia assoluta in Lui. Il beato Giuseppe Allamano lo ha detto chiaramente: “ Il segreto di tutti i santi fu questo: confidare in Dio e diffidare di sé, senza scoraggiarsi per i propri limiti (...) Non scoraggiarci, ma confidare sempre, in ogni occasione; confidare soprattutto dopo le nostre mancanze, purché ci sia in noi la buona volontà di amare Dio e di servirlo con perfezione. (Così vi voglio, n. 12).
Evangelizzazione e santità sono inseparabili. Il beato Allamano ha ripetuto in molte occasioni la stretta relazione tra evangelizzazione e santità: le anime si salvano con la santità . Volere, cioè, far buoni gli altri senza esserlo noi è volere l’impossibile. Nessuno può dare ciò che non ha. Potremmo amministrare un sacramento anche se non siamo santi; ma convertire persone, no. Dio ordinariamente non concede di toccare i cuori a chi non è unito a Lui (Così vi voglio, n. 3). Pertanto, l'annuncio di Gesù Cristo è reso più efficace dalla santità di vita dei missionari.
La santità evangelizza più di qualsiasi metodo pastorale, perché porta le persone all'incontro con Cristo attraverso la testimonianza dell'evangelizzatore. L'evangelizzazione attraverso la santità di vita permette alle persone di vedere Dio in colui che annuncia la Buona Novella. Giuseppe Allamano chiarisce a questo proposito: Non basta l’abito e non bastano le parole a dimostrarvi veri missionari e missionarie, ci vogliono le opere. Sono queste che rendono testimonianza di voi davanti alla gente. (Così vi voglio, n. 7).
La santità si vive nelle piccole cose
Il beato Giuseppe Allamano proponeva di vivere la santità nell'esperienza ordinaria, quotidiana: La santità che io vorrei da voi non è fare miracoli, ma fare tutto bene. Leggiamo nel Vangelo che, dopo il miracolo operato da Gesù della guarigione del sordomuto, le folle meravigliate esclamarono: «Ha fatto bene tutte le cose» (Mc 7,37) Con queste parole la gente fece di Gesù il più bello degli elogi, perché affermarono che non solo nelle cose straordinarie, ma anche nelle ordinarie e comuni faceva tutto bene. (Così vi voglio, n. 5).
La santità è la vocazione di tutti i discepoli di Cristo e la sequela di Cristo ci porta alla santità. La canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano, che avverà il 20 ottobre di quest'anno, ricorda ai missionari e alle missionarie della Consolata che la ragion d'essere della loro vocazione missionaria è la costante ricerca della santità.
* Lawrence Ssimbwa, IMC, parroco di San Martin de Porres a Buenaventura, Colombia.
Nipote di san Giuseppe Cafasso per parte di madre, Giuseppe Allamano nasce a Castelnuovo d'Asti il 21 gennaio 1851. Frequenta il ginnasio a Valdocco e, come educatore, vanta nientemeno che don Bosco. A 22 anni è ordinato sacerdote a Torino e subito incaricato della formazione dei giovani seminaristi. A 29 è rettore del santuario mariano della città, dedicato alla «Madonna Consolata», e formatore del giovane clero al Convitto ecclesiastico.
Il 29 gennaio 1901 fonda a Torino l'Istituto dei Missionari della Consolata. L'8 maggio 1902 partono per il Kenya i primi quattro missionari, due sacerdoti e due fratelli coadiutori, seguiti, alla fine dello stesso anno, da altri quattro sacerdoti e un laico. Nel 1910 Allamano fonda le Missionarie della Consolata.
Muore a Torino il 16 febbraio 1926. La sua salma è conservata e venerata nella Casa Madre dei Missionari della Consolata, a Torino. Il Fondatore dei missionari e delle missionarie della Consolata è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 7 ottobre 1990 e la sua festa è stata fissata per il 16 febbraio, giorno del suo ritorno alla Casa del Padre.
Durante il Concistoro Ordinario Pubblico del lunedì 1° luglio 2024, Papa Francesco ha annunciato che la canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano si terrà domenica 20 ottobre 2024 a Roma, giornata missionaria Mondiale.
* Video realizzato dall'equipe Comunicazione per la Canonizzazione
La missionaria della Consolata colombiana, Suor Cecilia Pedroza Saavedra, vive accanto alla casa natale del Beato Giuseppe Allamano, in Castelnuovo Don Bosco.
La religiosa ci racconta chi è il Fondatore per lei e per la nostra famiglia missionaria. “Un richiamo a vivere sempre secondo il suo spirito nel carisma che lui ci dà”. La fedeltà carismatica...
* Video realizzato dall'equipe Comunicazione per la Canonizzazione
In continuità alla preparazione per la canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano, pubblichiamo la terza riflessioni dal titolo “Il Fondatore e la Missione”. L’invito è quello di “ascoltare un Padre che ama i suoi figli e figlie, seduti attorno a Lui, sentendolo vicino e presente nelle nostre vite e nei cammini della missione” in vista del grande evento il prossimo 20 ottobre 2024 a Roma e Torino.
La prima riflessioni pubblicata il 16 giugno ci invitava a meditare sul Fondatore e la “sua Consolata”. La meditazione per il 16 luglio 2024, a sua volta, evidenziava l'amore del Beato Allamano per l'Eucaristia. Questa terza riflessione presenta “Il Fondatore e la Missione”
“La missione fu per Padre Fondatore un sogno e una vocazione, che Egli realizzò secondo i piani di Dio, sempre attento a comprendere la sua Volontà. Giuseppe Allamano nasce, infatti, in un’epoca di forte fervore missionario. Ha l’occasione, da giovane, di incontrare Fra Guglielmo Massaia, Cappuccino diventato famoso per la sua incredibile attività di evangelizzazione nel Kaffa (Etiopia): l’Etiopia e la missione resteranno per sempre nel cuore del Fondatore”, ricorda la meditazione dalle due Direzioni Generali IMC – MC per il 16 agosto 2024 che pubblichiamo di seguito.
Percorso spirituale 16 agosto 2024: “Il Fondatore e la Missione”