Benedetto colui che viene nel nome del Signore! (Gv 12,12-16)
È indescrivibile la gioia con cui è stato accolto il Sommo Pontefice papa Francesco nella Repubblica Democratica del Congo. Erano già passati diversi decenni dall’ultima volta che un papa aveva messo piede in questa nazione e l'ultimo era stato papa Giovanni Paolo II che questo paese l’aveva visitato nel 1985, quando si chiamava ancora Zaire. Per questo è più che comprensibile l’entusiasmo e l’aspettativa che ha circondato questa visita apostolica di papa Francesco della quale mi sembra opportuno sottolineare un prima, un durante e un poi.
PRIMA. Va ricordato che questo viaggio era inizialmente previsto per il 2-5 luglio 2022 ma poi, come conseguenza dei vari problemi di salute del Vescovo di Roma, non è stato possibile realizzarlo. L’annuncio del rinvio si è abbattuto sul paese dove tutti stavano aspettando il Santo padre come la prima pioggia dopo la siccità: questo momento si stava aspettando come un dono del cielo; per l’occasione erano anche state composte canzoni come “Congo mobimba toyambi yo” (Tutto il Congo ti dà il benvenuto); erano state create diverse commissioni per dare un'accoglienza senza precedenti al successore di Pietro. Quando finalmente il papa è arrivato la mobilitazione è stata totale, nessuno è rimasto inattivo, il paese era in fermento come il giorno dell'ingresso di Cristo a Gerusalemme.
DURANTE. Quando il Papa dei poveri è arrivato è venuto a consolare i cuori di chi per anni non ha smesso di piangere i morti, con la speranza di vedere un giorno la presenza di un buon samaritano disposto a curare le ferite di questa popolazione impoverita. Il suo messaggio, che suona come uno slogan, dice "siamo tutti riconciliati per mezzo di Gesù Cristo".
Francesco viene come Cristo con una parola di consolazione per tutti i congolesi senza fare nessuna distinzione. Anche il logo utilizzato in occasione della visita raccoglieva vari simboli: una mappa della Repubblica Democratica del Congo con i colori della bandiera nazionale il giallo, il rosso e il blu; il colore giallo indica le molteplici ricchezze che abbondano nel Paese e la natura esuberante; il rosso simboleggia il sangue versato dai suoi figli e dalle sue figlie e il blu il desiderio di pace. All'interno erano rappresentati elementi della biodiversità del Paese, una croce come segno di speranza, una palma e la presenza di esseri umani che simboleggiano la fratellanza.
Con questa insegna tutta la popolazione si è alzata come un solo uomo per accompagnare il successore di Pietro dall'aeroporto al palazzo della nazione e in quel luogo il papa Francesco ha tenuto il primo discorso alla presenza del Presidente della Repubblica, i membri del governo, il corpo diplomatico, le autorità politiche e militari e la società civile. In sostanza, il Santo Padre ha invitato tutti i congolesi a risollevarsi con coraggio e coloro che li sfruttano a smettere di farlo, perché la vera ricchezza del paese, i veri diamanti, sono le sue persone così ingiustamente castigate.
L’evento più affollato è stata la celebrazione eucaristica del primo febbraio nella quale hanno partecipato più di un milione di persone tra cattolici, protestanti e musulmani. Nell’omelia il Papa ha insistito sul perdono che deve essere il criterio per una vera riconciliazione, una riconciliazione che è poi stata invocata anche nell’incontro con le vittime delle atrocità che si sono registrate soprattutto nella parte orientale del paese.
Il 2 febbraio, Giornata mondiale della vita consacrata, il papa argentino ha voluto incontrare sacerdoti, religiosi e seminaristi: tutti sono stati invitati a non cedere alla mediocrità o alla superficialità; a cercare l’essenziale della consacrazione religiosa e quindi mettere Cristo al centro della vita per trasformarsi a sua immagine. In una cattedrale piena all’inverosimile i consacrati del Congo hanno rinnovato il loro impegno con la preghiera e la liturgia delle candele propria della festa della presentazione di Gesù al tempio.
L’incontro nello stadio dei Martiri, dedicato a giovani e catechisti, ha visto la partecipazione di più di ottanta mila persone. In questa occasione il Papa che ha esortato i giovani ad abbandonare la strada della corruzione. Per concludere l'ultimo incontro è stato dedicato ai vescovi della Conferenza Episcopale del Congo nel quale il vescovo di Roma ha invitato i pastori del Congo a imitare Cristo, il Buon Pastore che dà la vita, e a essere perseveranti nella testimonianza in ogni momento, anche quando le condizioni non possono essere più complicate.
DOPO. Le parole di Papa Francesco sono state come la pioggia che non ritorna in cielo senza avere fecondato la terra così come dice il profeta Isaia (cfr. Is 55,10). Nella sua visita apostolica ha gettato un seme nel cuore di tutti e, grazie al dono dello Spirito, osiamo credere che i frutti seguiranno. Molti hanno notato con gioia che la sua presenza è stata di conforto nelle situazioni difficili che il Paese sta attraversando; tutta l’umanità ha forse avuto occasione di capire ciò che non voleva capire e vedere ciò che non voleva vedere. Facciamo tutti, con un cuore solo, tesoro dei frutti di questa visita per un nuovo Congo.... tutti finalmente riconciliati in Cristo Gesù.