Dal 14 al 16 febbraio, il Centro Indigeno di Formazione e Cultura Raposa Serra do Sol (CIFCRSS) ha accolto la popolazione delle quattro regioni che compongono la Terra Indigena Raposa Serra do Sol (TI RSS) nello Stato di Roraima, in Brasile, per fare memoria del loro cammino e celebrare San Giuseppe Allamano. Il centro è una scuola situata nella comunità indigena Barro, nella regione Surumu, un luogo simbolico della resistenza indigena.

Il 14 e il 15 si è svolta la “Giornata con l'Allamano”, durante la quale i missionari e i catechisti hanno presentato riflessioni sulla vita di San Giuseppe Allamano, con l'obiettivo di alimentare la fede e rinvigorire la speranza per assumere con maggiore impegno e zelo la missione che il Signore ci ha affidato.

20250302Roraima3

La giornata è iniziata con la Santa Messa presieduta da padre Luiz Carlos Emer della missione di Maturuca, che, ispirandosi alla liturgia del giorno, ha presentato l'Allamano come una persona preoccupata della fame di Vangelo nel mondo. “Di fronte a questa fame, non si è lasciato sconfiggere dalla fragilità della sua salute e, pur non potendo lasciare l'Italia, ha creduto di poter collaborare a soddisfare la fame del mondo. San Giuseppe Allamano continua a distribuire pane e pesce agli affamati di oggi attraverso i missionari che vengono inviati in tutto il mondo come portatori della Buona Novella”.

Chi è San Giuseppe Allamano?

La vita di San Giuseppe Allamano è stata presentata da padre Julius Masere, missionario keniota che opera nella regione Raposa, insieme al seminarista congolese, Tamwele Severin, studente di teologia a San Paolo. “L'Allamano è come un granello di senape. Così piccolo, quasi insignificante. 'Fai del bene, ben fatto e in silenzio', era uno dei suoi motti. Il seme gettato nel terreno attraverso il dono di sé e la fiducia incrollabile in Dio è germogliato e oggi l'albero dà rifugio a molti uccelli, portando la Consolazione ai pellegrini di questo mondo in 35 Paesi di quattro continenti”.

20250302Roraima11

Padre Luiz Carlos Emer, missionario a Maturuca

Padre James Murimi, che lavora nella Missione di Maturuca, ha parlato di “Giuseppe Allamano e la missione”, invitando l'assemblea a contemplare l'immagine del santo, che, ha detto, “mostrava uno sguardo sereno ma penetrante”.

Popoli indigeni

Per contestualizzare il percorso storico dei popoli indigeni seguiti dai missionari e delle missionarie della Consolata, il leader del popolo macuxi, Jacir José de Souza e la catechista, Deolinda Melchior da Silva hanno presentato il tema: “L'Allamano tra i popoli indigeni”. Jacir è uno dei maggiori leader indigena di Roraima. Con il sostegno dei missionari della Consolata, insieme ad altri leader, ha iniziarono la lotta per la demarcazione del loro territorio.  Nella sua missione, Jacir ha viaggiato per il mondo portando il grido dei popoli indigeni contro la violenza e la discriminazione.

202050302Roraima14

Il leader del popolo macuxi, Jacir José de Souza

Durante i suoi viaggi, ha avuto la grazia di essere ricevuto in udienza da due pontefici: San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. La lotta iniziata nel 1977 è durata fino al 2005, quando la demarcazione del territorio è stata finalmente ratificata con un decreto del Presidente della Repubblica, Luiz Inácio Lula da Silva. Oggi, con un cuore profondamente grato, Jacir già anziano, continua a formare nuovi leader, trasmettendo loro la storia della lotta e della conquista del territorio. “I missionari sono stati gli unici compagni fedeli che ci hanno sostenuto, soprattutto nei momenti decisivi della nostra storia”, ha sottolineato Jacir.

20250302Roraima4

La catechista, Deolinda Melchior da Silva

Deolinda Melchior da Silva è la prima donna indigena a essere istituita catechista dalla Conferenza episcopale brasiliana nell'aprile 2024. La catechista ha espresso gratitudine a Dio per la presenza di “questi uomini (missionari) che sono venuti da così lontano per annunciare il Vangelo”, ha detto, chiedendo la collaborazione di tutti per rendere più efficace il lavoro missionario.

Il miracolo di Sorino Yanomami

Attraverso San Giuseppe Allamano, Dio ha visitato i popoli indigeni in un modo singolare. Il tema “San Giuseppe Allamano e il miracolo” è stato presentato dall'insegnante Ingrid de Souza Menandro, catechista e coordinatrice dei catechisti della TI RSS. Ingrid ha raccontato come l'indigeno Sorino sia stato guarito dopo essere stato attaccato e gravemente ferito da un giaguaro nel 1996. Le missionarie della Consolata pregarono Dio per la sua guarigione con la novena al Beato Allamano. Sorino guarì miracolosamente e 30 anni dopo conduce una vita normale, senza conseguenze, nella sua comunità di Catrimani. Questo miracolo, riconosciuto dalla Chiesa, ha aperto il cammino per la canonizzazione di Giuseppe Allamano avvenuta il 20 ottobre 2024 a Roma.

20250302Roraima13

Ingrid de Souza Menandro, catechista e coordinatrice dei catechisti della TI RSS

Messa di ringraziamento

Il 16 febbraio, la Santa Messa di ringraziamento per la canonizzazione di San Giuseppe Allamano è stata presieduta da Mons. Evaristo Spengler, OFM, vescovo di Roraima, e concelebrata da Mons. Zenildo Luiz Pereira da Silva della diocesi di Borba, oltre che dalla maggior parte dei padri della Consolata che operano nel territorio indigeno RSS. Erano presenti due seminaristi della Consolata, Wilbroad Akampurira e Tamwele Séverin, e Djavan André da Silva della comunità di Maturuca, che sarà ordinato diacono della Chiesa di Roraima in aprile.

20250302Roraima8

 Mons. Evaristo: “Dio ha amato ciascuno di voi e ora vi manda in missione”

Surumu è un luogo di grande importanza storica per i popoli indigeni. Mons. Evaristo ha ricordato che nel 2005, sono stati bruciati la chiesa, la casa delle Suore e l'ospedale, in rappresaglia per l'omologazione della Terra Indigena RSS. “Stiamo quindi celebrando in questo luogo la resistenza dei popoli indigeni nella lotta per la liberazione della terra ereditata dagli  antenati. Questo luogo è anche un punto di forte alleanza tra la Chiesa e i popoli indigeni nella lotta per il loro pieno diritto a questa terra Raposa Serra do Sol”, ha detto il vescovo. È anche importante ricordare il giorno storico in cui i popoli indigeni, hanno fatto un'opzione preferenziale per la comunità dicendo no alla bevanda alcolica. Il 26 aprile 1977 è stato registrato come il “giorno della decisione” (ou vai ou racha).

20250302Roraima7

Con sguardo sereno e voce ferma, Mons. Evaristo rifletteva: “Dio vi ha amato. Dio ha amato ciascuno di voi e ora Dio vi manda in missione. Come Vescovo di questa diocesi, voglio ringraziare molto per la presenza dei missionari della Consolata. Le missionarie oggi, non sono qui, ma le ringrazio ugualmente per il lavoro che hanno fatto e stanno facendo nella nostra diocesi”.

La terra di Makunaima ha tante storie da raccontare. Come nella storia del roveto ardente (Es 3,2), quando si arriva qui bisogna togliersi i sandali perché questa è terra santa. Il messaggio del Vangelo permea la storia di questo popolo, segnata da lotte e resistenze. “Il metodo di evangelizzazione assunto dai missionari è il metodo dell'incontro che implica l'apprendimento della lingua e il rispetto alla cultura. Che il Vangelo trasformi la vita minacciata in una vita più dignitosa, una vita rispettata e valorizzata. Fin dall'inizio i missionari e le missionarie della Consolata hanno avuto questa chiarezza e hanno fatto questa opzione molto esplicita per le popolazioni indigene”, ha detto il vescovo. “Il riconoscimento del miracolo compiuto attraverso San Giuseppe Allamano della guarigione di Sorino Yanomami è un segno forte che Dio sta benedicendo la missione dei missionari della Consolata e conferma che questa è la strada da seguire”.

* Padre Victor Mbesi Wafula, IMC, missionario nella Tarra Indigena RSS a Roraima.

 20250302Roraima

Padre Victor Mbesi Wafula e padre James Njimia Murimi

Per una settimana, i Missionari della Consolata che operano nell'Amazzonia colombiana si sono riuniti a Puerto Leguízamo per condividere esperienze, riflettere sulle sfide del territorio e rafforzare il loro impegno missionario. Con la presenza del Superiore regionale e la partecipazione di tredici missionari provenienti da cinque giurisdizioni ecclesiastiche di Colombia ed Ecuador, questo incontro ha permesso di rinnovare il senso della missione in una delle regioni più complesse e vitali per la Chiesa e per il mondo. 

L'Amazzonia colombiana è una vasta regione situata nel sud del paese, caratterizzata da una grande ricchezza ecologica, una diversità culturale e una profonda interconnessione tra popoli indigeni, comunità contadine e ambiente naturale. Tuttavia, affronta gravi problematiche come la deforestazione, l'estrattivismo, il conflitto armato e la migrazione forzata, che mettono a rischio non solo l'ecosistema, ma anche la vita e la dignità dei suoi abitanti. 

20250210Amazzonia7

Visita missionaria alla comunità indigena di Puerto Refugio in Peru. Foto: Jaime C. Patias

Fin dal loro arrivo in Colombia, i Missionari della Consolata hanno delimitato e assunto opzioni missionarie: la stessa Amazzonia, la comunità afrodiscendente, i popoli indigeni, i giovani e le periferie urbane. In ognuna di queste aree, la missione si adatta alle esigenze locali, promuovendo il dialogo interculturale, l'evangelizzazione e lo sviluppo umano integrale. 

L'incontro dei missionari in Amazzonia è stato segnato dalla riflessione sull'appello di Papa Francesco per una Chiesa sinodale, interculturale ed ecologica, in sintonia con il Sinodo per l'Amazzonia (2019) e l'esortazione apostolica Querida Amazonia. In questa prospettiva, i partecipanti hanno approfondito la necessità di una Chiesa che cammini con i popoli indigeni, ascolti le loro voci e valorizzi le loro spiritualità. 

20250210Amazzonia3

I missionari presenti provenivano da diverse giurisdizioni ecclesiastiche, tra cui l'Arcidiocesi di Florencia e le Diocesi di San Vicente del Caguán e Mocoa-Sibundoy, territori in cui l'evangelizzazione si svolge in contesti urbani e rurali, con un forte accompagnamento alle comunità contadine e indigene. Erano presenti anche missionari dei Vicariati Apostolici di Puerto Leguízamo-Solano (Colombia), San Miguel de Sucumbíos (Ecuador) e San José del Amazonas (Perù), regioni di missione dove la Chiesa è chiamata a un profondo dialogo con la cultura e la realtà dei popoli amazzonici. 

20250210Amazzonia

Celebrazione eucaristica di chiusura nella parrocchia La Consolata, nell'ambito del Giubileo della Vita Consacrata nel Vicariato Apostolico di Puerto Leguízamo-Solano

Alcune delle principali preoccupazioni emerse durante l'incontro sono state: 

- Riaffermare la missione in Amazzonia come un impegno per la vita e la giustizia, promuovendo la difesa dei diritti umani, culturali e ambientali. 

- Rafforzare il lavoro di squadra e la cooperazione tra le Chiese locali, integrando sacerdoti diocesani, religiosi e laici nell'evangelizzazione del territorio. 

- Adeguare i progetti comunitari e pastorali alle realtà amazzoniche, rispondendo alle esigenze concrete dei loro abitanti. 

- Rivitalizzare le comunità locali in chiave interculturale, seguendo le linee guida delle Conferenze Regionali dell'IMC. 

20250210Amazzonia4

L'incontro si è concluso con la Celebrazione Eucaristica nella parrocchia La Consolata, nell'ambito del Giubileo della Vita Consacrata nel Vicariato Apostolico di Puerto Leguízamo-Solano. Questa celebrazione è stata un momento di ringraziamento per la missione in Amazzonia e un segno di speranza per il futuro. 

Inoltre, i missionari hanno dato inizio alla Novena a San Giuseppe Allamano, fondatore dell'IMC, il cui lascito continua a ispirare l'opera missionaria nei luoghi più remoti del mondo. 

* Santiago Quiñónez è giornalista dell'IMC in Colombia.

20250210Amazzonia2

Una veglia il 10 gennaio nella basilica di San Bartolomeo all’Isola, a Roma, per la religiosa americana uccisa per la sua battaglia per i diritti delle popolazioni indigene e contro la deforestazione nel Brasile.

La teologa Laurie Johnston: “in lei la missione cristiana andava oltre la spiritualità personale, includendo l’impegno per i dimenticati, per le vittime del degrado ambientale e delle disuguaglianze sociali”

Suora, missionaria, martire, ma soprattutto una donna impegnata contro la deforestazione e per i diritti delle popolazioni autoctone brasiliane, suor Dorothy Stang “è stata un esempio di come mettere in pratica l’Enciclica di Papa Francesco Laudato sì, ecco perché era una persona scomoda e perché, vent’anni fa, è stata uccisa a colpi di pistola da una serie di criminali”, spiega la professoressa Laurie Jonhston, docente di teologia presso l’Emmanuel College di Boston, che il 10 gennaio, ha partecipato alla veglia, presieduta da monsignor Fabio Fabene, segretario del Dicastero delle Cause dei Santi, in memoria di suor Dorothy nel Santuario dei Nuovi Martiri di San Bartolomeo all’Isola e organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio.

Le memorie di suor Dorothy

Durante l’evento sono state consegnate due preziose memorie di suor Dorothy Stang, religiosa della congregazione di Nostra Signora di Namur, nata a Dayton, Ohio, nel 1931 e uccisa nel 2005 ad Anapu, nel Pará brasiliano: un pugno di terra proveniente dal luogo dell’assassinio e una maglia indossata dalla suora americana, la cui figura è stata ricordata nel recente Sinodo per l'Amazzonia. Terra e maglia, elementi simbolo di dedizione e sacrificio, di chi si sporca le mani restando attaccato alla quotidianità, necessari per una persona che, per diffondere il suo messaggio, è partita dalle basi: ha insegnato agli indigeni il rispetto e l’importanza della foresta, che non va aggredita e calpestata bensì va protetta e amata perché patrimonio di tutti, specie di chi la abita. Suor Dorothy ha tenuto corsi e incontri per formare le donne contadine, ha fatto studiare i diritti sociali, le politiche pubbliche per la salute, la maternità e la sessualità. Senza mai dimenticare l’importanza della Bibbia, volta a scoprire e ad approfondire il protagonismo delle donne negli strumenti necessari a compiere la liberazione di un popolo.

20250114Dorathy2

La tomba di Suor Dorothy Stang ad Anapu nello Stato di Pará in Brasile

Il giorno dell’omicidio

Generare consapevolezza, aprire spazi, lottare per la giustizia. “Forse proprio per la sua dedizione a certi impegni suor Dorothy era diventata una persona scomoda, da rimuovere”, commenta Johnston. L’omicidio avviene il 12 febbraio 2005. Come suo solito, suor Dorothy si stava recando a fare visita ad alcune famiglie di contadini nella foresta. Aveva già ricevuto minacce di morte, fino ad allora, però, aveva sempre risposto “non scapperò, né abbandonerò la lotta di questi agricoltori, che vivono senza protezione, in mezzo alla foresta”. Con un sorriso, suor Dorothy, aggiungeva che “nessuno uccide una vecchia signora di più di 70 anni”. Eppure, quella mattina, la banda di giovani armati rifiutò persino i soldi offerti in cambio della vita. Lo scontro con la popolazione locale era arrivato a livelli insopportabili e le capacità di suor Dorothy avevano generato risultati tanto stravolgenti quanto fastidiosi. Così, sei colpi di pistola sparati dai nemici della natura, della popolazione locale, del creato, uccisero suor Dorothy.

L’impegno per il creato e per le donne

Ricordarla oggi, vent’anni dopo, è quindi ancora più importante perché, indica la professoressa, “specie nell’anno del Giubileo, occorre riaffermare la centralità della missione cristiana nella società contemporanea”. Il messaggio di suor Dorothy, dunque, “è perfettamente in linea col pontificato di Papa Francesco che, nel luglio 2023, ha istituito la Commissione dei nuovi Martiri, testimoni della fede e nel 2015 aveva dedicato la seconda enciclica del suo pontificato al creato”. La figura di suor Dorothy ricorda come “la missione cristiana si estende oltre l'impegno personale. Include l’impegno per i dimenticati, per le vittime del degrado ambientale e delle disuguaglianze sociali”.

Dall’Ohio, dove suor Dorothy era nata, alla basilica di San Bartolomeo all’Isola, luogo di memoria per i martiri moderni, conclude Johnston, “le testimonianze di violenze terribili e le debolezze umane s’intrecciano con storie di speranza, mostrando che è possibile creare comunità capaci di vivere in armonia con l’ambiente e con gli insegnamenti di Dio”.

* Guglielmo Gallone - Città del Vaticano. Originalmente pubblicato in: www.vaticannews.va

Nel giorno dell'Epifania, il 6 gennaio 2025, due novizi colombiani hanno iniziato il loro anno di formazione nel Noviziato Continentale Sant'Oscar Arnolfo Romero dei Missionari della Consolata, nel cuore dell'Amazzonia brasiliana.

Il maestro, padre José Martín Serna, IMC, accompagnerà i due giovani, Jhon Anderson Guerrero Useche e Sergio Andrés Warnes Alcazar.

L'inizio ufficiale è avvenuto con una celebrazione Eucaristica presso la sede del Noviziato, situata nella zona nord di Manaus e presieduta da padre Julio Caldeira, IMC, consigliere Regionale in Brasile, e concelebrata dai missionari che lavorano a Manaus, i padri Gabriel Oloo, Martin Serna, Manoel Monteiro (Neo) e Antony Murigi.

In questa tappa del Noviziato, secondo le Costituzioni dell’Istituto (nn. 96-98), “il novizio approfondisce le ragioni della sua vocazione di missionario della Consolata e intensifica il processo di maturazione attraverso una speciale esperienza di unione con Dio, fino a donarsi totalmente a Lui per la missione, con la Professione Religiosa”.

Novizi

Sergio Andrés Warnes Alcázar, 24 anni, nato a Cartagena de Indias (nei Caraibi colombiani), ha iniziato il suo percorso vocazionale presso il seminario diocesano di San Carlo Borromeo, dove ha scoperto la sua passione per il servizio e la missione e ha deciso di dedicarsi alla missione ad gentes, entrando nell'Istituto Missioni Consolata (IMC).

Il suo desiderio è quello di “seguire le orme di Gesù e portare il Vangelo a chi ne ha più bisogno, con determinazione e amore per la missione”. A tal fine, “in questa nuova tappa, porto nell'anima la fiamma e la ferma determinazione di essere un missionario della Consolata; per dirla con San Giuseppe Allamano, la fiamma arde, e in questo Noviziato mi impegno a farla bruciare con amore”, conclude Sergio.

20250107Novizi3

Anderson e Sergio, novizi dell'IMC 2025 a Manaus in Brasile

Jhon Anderson Guerrero Useche ha 26 anni ed è nato a San Vicente del Caguán (Caquetá), nell'Amazzonia colombiana. Ha studiato presso il Collegio dei Fratelli di La Salle, dove ha sviluppato una grande passione per Gesù e la missione. Dopo aver studiato filosofia, ha iniziato il suo percorso formativo con i Missionari della Consolata.

Jhon Anderson esprime grande gioia perché “mi sento legato alle radici del Fondatore, San Giuseppe Allamano e alla sua proposta di missione e consolazione”. Il giovane Anderson dice di voler “vivere questo anno di Noviziato a Manaus, con grande gioia e speranza camminando con i missionari della Consolata”.

Noviziato Continentale

Dal 2021 il Noviziato Continentale si trova nel cuore dell'Amazzonia a Manaus e ha come protettore sant'Oscar Arnulfo Romero, profeta dei poveri e martire per la giustizia e la pace. I novizi sono accompagnati anche dall'équipe missionaria IMC del Gruppo di Manaus che lavorano nell’Area Missionaria Famiglia di Nazareth e nella Parrocchia di Santa Luzia.

Nel passato, questo Noviziato ha già funzionato nella città di Bucaramanga, Colombia (1981 - 1994) e a Martin Coronado, Argentina (1995-2019).

Chiediamo a Maria Consolata, nostra cara Madre, e a San Giuseppe Allamano, nostro Padre e Fondatore, di aiutare e sostenere i due novizi in questo importante anno di grazie e benedizioni, nell'ambito del Giubileo 2025, “pellegrini di speranza”.

* Padre Júlio Caldeira, IMC, missionario a Manaus (AM).

20250107Novizi

Accompagnare, sostenere e rafforzare la difesa dei popoli indigeni è sempre stata una priorità per la diocesi di Roraima.

Negli ultimi anni, come già accaduto decenni fa con il popolo Macuxi, gli Yanomami hanno subito le gravi conseguenze dell'estrazione mineraria illegale nel loro territorio, causando una grave crisi umanitaria che è stata denunciata in varie istanze a livello nazionale e internazionale, comprese quelle vaticane.

All'Angelus del 20 ottobre 2024, data della canonizzazione di Giuseppe Allamano, il Fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata, canonizzato dopo il riconoscimento della guarigione miracolosa di Sorino Yanomami, assalito e gravemente ferito da un giaguaro, il Santo Padre ha detto: «La testimonianza di San Giuseppe Allamano ci ricorda la necessaria attenzione verso le popolazioni più fragili e più vulnerabili. Penso in particolare al popolo Yanomami, nella foresta amazzonica brasiliana, tra i cui membri è avvenuto proprio il miracolo legato alla canonizzazione odierna. Faccio appello alle autorità politiche e civili, affinché assicurino la protezione di questi popoli e dei loro diritti fondamentali e contro ogni forma di sfruttamento della loro dignità e dei loro territori».

Il 18 dicembre, secondo informazioni della Radio Monte Roraima, si è tenuto un incontro tra i rappresentanti della diocesi di Roraima, con la presenza del suo vescovo, Mons. Evaristo Spengler, che presiede anche la Rete Ecclesiale Pan-Amazzonica (REPAM Brasile), e il grande leader del popolo Yanomami, Davi Kopenawa, lo sciamano e portavoce del popolo Yanomami, rappresentante dell'Associazione Hutukara Yanomami. L'incontro è stato un'occasione per riflettere insieme sulla lotta dei popoli indigeni e sulle sfide che devono affrontare di fronte a minacce come il “Marco Temporal”.

20241222Roraima

Incontro tra i rappresentanti della diocesi di Roraima e Davi Kopenawa, leader del popolo Yanomami. Foto: Radio Monte Roraima

Il “Marco Temporal” è una tesi giuridica che sostiene un cambiamento nella politica di demarcazione delle terre indigene in Brasile. Secondo questa tesi, solo gli indigeni che occupavano già la terra al momento della promulgazione della Costituzione federale, il 5 ottobre 1988, possono rivendicarne i diritti.

Ruolo della Chiesa cattolica nella lotta per i diritti degli indigeni

Davi Kopenawa ha sottolineato il ruolo della Chiesa cattolica nella lotta per i diritti indigeni e ha denunciato i rischi del “Marco temporal”, che minacciano la permanenza delle comunità indigene nei loro territori ancestrali. “I popoli indigeni di tutto il Brasile affrontano lo stesso problema. La Chiesa sta accompagnando la nostra lotta contro il “Marco Temporal”, che prima non si conosceva. È una grande minaccia”, ha affermato il leader indigeno.

“Il “Marco temporal” era nascosto in un buco. Sa cos'è un buco a Brasilia? È un luogo dove ci sono interessi nascosti. Migliaia di nostri indigeni sono già stati assassinati in Brasile, e noi non vogliamo più questo. Vogliamo che tutti possano usare il territorio in cui sono nati, che è loro di diritto”, ha detto Davi Kopenawa, manifestando la sua preoccupazione per le minacce che attualmente i popoli indigeni del Brasile devono confrontare.

L'impegno della diocesi di Roraima

Come accade da decenni nella diocesi di Roraima, il vescovo Evaristo Spengler ha ribadito l'impegno della Chiesa cattolica nella difesa dei popoli indigeni, delle loro tradizioni e dei loro territori. Secondo il vescovo, “la Terra, quando viene attaccata, reagisce, e le reazioni hanno gravi conseguenze, come il cambiamento climatico che stiamo vivendo”. Il presidente della REPAM-Brasil ha sottolineato l'importanza di imparare dai popoli nativi come prendersi cura della “Casa Comune” e mantenere un rapporto armonioso con la natura. Il vescovo di Roraima ha evidenziato come la Chiesa cattolica difende i diritti dei popoli indigeni e ha ringraziato Davi Kopenawa per l'incontro.

Recentemente è stato proiettato il film “La caduta del cielo”, interpretato da Davi Kopenawa, sulla lotta degli Yanomami per preservare la loro cultura e i loro territori. Nel libro “La caduta del cielo” che ispira il film, il leader Yanomami spiega che “la nostra immagine, lo Yamam, è la nostra anima, che rimane con noi. Questa lotta, che è cresciuta, maturata e rafforzata, è davvero molto significativa. Questo film è molto importante per tutti voi, per coloro che vogliono vedere la nostra vera origine”.

20240411DaviKopenawa3

Davi Kopenawa Yanomami durante conferenza stampa dopo l'incontrato con Papa Francesco a Roma, il 10 aprile 2024. Foto: Jaime C. Patias

Un film che egli vede come una risposta a una società che ancora ignora l'esistenza e la lotta dei popoli indigeni. “È così che, sognando, abbiamo fatto questo bel lavoro anche per i nostri figli. E gli Yamam guarderanno questo lavoro e vedranno la forza della nostra lotta”, ha detto il protagonista.

Questo è un altro passo che rafforza l'importanza del dialogo tra i diversi settori della società e la Chiesa nell'affrontare le sfide ambientali e sociali, una pratica che la diocesi di Roraima ha adottato da decenni e che mira a camminare mano nella mano con i popoli indigeni a favore della giustizia, della pace e della conservazione della loro cultura e dei territori in Brasile.

Fonte: Radio Monte Roraima con CNBB Norte 1

Gli ultimi articoli

III Domenica di Quaresima / C -“Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”

20-03-2025 Domenica Missionaria

III Domenica di Quaresima / C -“Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”

Es 3,1-8.13-15; Sal 102; I Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9 Siamo già nella terza tappa del cammino verso la Pasqua. Questa domenica...

Chiamati alla missione: discernimento e accompagnamento vocazionale

20-03-2025 I missionari dicono

Chiamati alla missione: discernimento e accompagnamento vocazionale

I Missionari della Consolata in Colombia inaugurano l'Anno dell'Accompagnamento e del Discernimento Vocazionale e presentano il documento guida con un...

Effetti del neocolonialismo sulla pace nel mondo

19-03-2025 Missione Oggi

Effetti del neocolonialismo sulla pace nel mondo

“Facciamo pace”, il corso di formazione promosso dal Centro Missionario della Diocesi di Roma. L'intervento del professor Marco Massoni. Quando...

Suor Lígia Cipriano: La missione tra gli Yanomami, un atto di grande amore

19-03-2025 I missionari dicono

Suor Lígia Cipriano: La missione tra gli Yanomami, un atto di grande amore

All’età di 42 anni Lígia Cipriano ha chiesto di entrare nell'Istituto delle Suore Missionarie della Consolata. Oggi vive la sua...

RD Congo: Nord Kivu, una guerra nell’indifferenza

18-03-2025 Notizie

RD Congo: Nord Kivu, una guerra nell’indifferenza

Il conflitto nel Nord Kivu, Repubblica Democratica del Congo, ha raggiunto nuovi vertici di violenza, con oltre 3mila morti e...

“Andate e invitate”. Giornata dei Missionari Martiri 2025

18-03-2025 Missione Oggi

“Andate e invitate”. Giornata dei Missionari Martiri 2025

Materiale per la celebrazione della Giornata e del tempo di Quaresima Il 24 marzo 2025 celebriamo la trentatreesima Giornata dei Missionari...

L'interesse di San Giuseppe Allamano per la missione

18-03-2025 I missionari dicono

L'interesse di San Giuseppe Allamano per la missione

Il nostro fondatore, San Giuseppe Allamano, aveva un interesse speciale e concreto per le missioni. Padre Lorenzo Sales nota, infatti...

“Il commercio delle armi. Una minaccia alla pace”

16-03-2025 Missione Oggi

“Il commercio delle armi. Una minaccia alla pace”

l Centro Missionario della Diocesi di Roma promuove, presso la Sala della Conciliazione nel Palazzo Lateranense, un corso di formazione...

Sinodo: percorso di accompagnamento. Nel 2028 Assemblea ecclesiale

15-03-2025 Notizie

Sinodo: percorso di accompagnamento. Nel 2028 Assemblea ecclesiale

La Segreteria Generale del Sinodo ha inviato a tutti i Vescovi ed Eparchi e, attraverso di essi, a tutto “il...

onlus

onlus

consolata news 2

 

Contatto

  • Viale Mura Aurelie, 11-13, Roma, Italia
  • +39 06 393 821