Sostenere i popoli indigeni nel loro impegno di prendersi cura della nostra casa comune. Motivata da questa causa urgente, l’Associazione “Il mondo di Tommaso” ha organizzato il 5 e 6 aprile 2025 la terza edizione del Convegno “Un grido dall’Amazonia”. 

“Ringrazio ‘Il mondo di Tommaso’ e voi tutti presenti per il sostegno che date al Popolo Yanomami di Roraima. Ringrazio in particolare per il sostegno da voi offerto per la promozione di una scuola per i nostri ragazzi e per la formazione dei professori bilingue. Se gli Yanomami, e in modo speciale, i giovani, si reimpossesseranno della loro cultura ancestrale, il nostro Popolo avrà più forza per fare fronte ai continui attacchi dei non-indigeni che vogliono cancellarci dalla nostra casa-foresta”. 

20250414Grido5

Era un Davi Kopenawa sorridente e appassionato quello che parlava da Boa Vista, nel corso di un collegamento internet con Vittorio Veneto (Italia) dove, negli stessi giorni di aprile dello scorso anno, aveva partecipato di persona a un grande incontro con diverse associazioni e tanta gente per dare voce al grido della foresta amazzonica. Anche quest’anno l’appuntamento si è riprodotto, e l’intervento del grande sciamano e portavoce dei popoli originari del Brasile ne ha costituto il momento più alto.

Seduto accanto al missionario della Consolata, fratel Carlo Zacquini, che da ben 60 anni vive con gli Yanomami in Roraima, Kopenawa ha ricordato anche l’impegno de “Il mondo di Tommaso” per garantire il controllo dei confini del Territorio Indigeno, un’area estesa oltre 9 milioni di ettari ratifica dal Governo federale nel 1992.

20250414Grido3

  Claudio Corazza, fondatore dell’Associazione “Il mondo di Tommaso"

Aprendo il Convegno, sabato 5 aprile, al parco Fenderl di Vittorio Veneto, il fondatore dell’Associazione “Il mondo di Tommaso”, Claudio Corazza, ha rimarcato con vigore il grande impegno dei numerosi aderenti a favore del progetto sostenuto dai Missionari della Consolata, di un Centro di Documentazione Indigena (CDI) sulla storia e la cultura dei popoli indigeni di cui fratel Carlo Zacquini, 87 anni, ha raccolto più di seimila documenti ed oggetti. Un progetto prezioso, sul quale ha parlato all’incontro il padre brasiliano, Jaime C. Patias, direttore dell’Ufficio per la comunicazione dell’Istituto Missioni Consolata, congregazione presente nell’Amazzonia dal 1948, sottolineandone il grande valore educativo e storico, in un orizzonte che va ben oltre i confini del Brasile.

20250414Grido

Padre Jaime C. Patias: "tutto è interconnesso e se gli indigeni muoiono, la foresta scomparirà, e quindi anche noi"

Il popolo Yanomami conta circa 30mila individui sparsi nei territori di Brasile e Venezuela. Si stima che nel 2023 fossero oltre 20 mila i cercatori d’oro (garimpeiros) illegalmente presenti nelle loro terre. “Questo popolo subisce una violenza totale perché, oltre alla degradazione della foresta e all' avvelenamento dei fiumi, aumenta anche la diffusione di malattie, l’epidemia di malaria, la denutrizione, le violenze sulle donne, l'introduzione di armi di fuoco, della droga, ecc. Quindi, è una violenza totale, violenza sociale, ma anche una violenza spirituale” - ha ricordato padre Patias - “questo perché, tutto è interconnesso e se gli indigeni muoiono, la foresta scomparirà, e quindi anche noi”.

Attualmente almeno 15 missionari e missionarie della Consolata sono impegnati nell'accompagnamento delle comunità nella Terra Indigena Raposa Serra do Sol (con circa 1,7 milioni di ettari) e nella Missione Catrimani fondata nel 1965 tra gli Yanomami.

Documentario "La Nuvola" realizzato dall'Associazione "Il mondo di Tommaso"

E proprio a Roraima, Claudio Corazza e altri membri dell’associazione si sono recati lo scorso gennaio per incontrare Carlo Zacquini e l’associazione Hutukara Yanomami (fonda nel 2004 e presieduta da Kopenawa), oltre al vescovo di Boa Vista, don Evaristo Spengler. Un viaggio che ha dato vita a un bel Documentario, che è stato proiettato nel corso del recente Convegno.

20250414Grido3

Il giornalista e vaticanista, Raffaele Luise durante il Convegno a Vittorio Veneto

Nel suo intervento, Raffaele Luise (autore del libro “Amazzonia. Viaggio al tempo della fine”), ha riassunto il drammatico quadro geopolitico che sconvolge il mondo, tra guerre guerreggiate, guerre commerciali e aggressione generalizzata all’ambiente, per denunciare come tutte queste dinamiche perverse confluiscano nel peggiorare enormemente l’integrità e la salute della Madre Terra e a rendere sempre più incerta la sopravvivenza dell’umanità. “Un’umanità che, attentando alla vita del pianeta, sta pericolosamente tagliando il ramo sul quale essa stessa è appoggiata”, ha detto Luise. Che ha poi voluto sottolineare l’importanza, tanto più grande in questa temperie drammatica, di un incontro che per il terzo anno consecutivo (nell’aprile del 2023 era presente il portavoce del popolo Mayuruna, Marcos Goncalves; l’anno scorso il portavoce degli Yanomami, Davi Kopenawa; quest’anno, ancora Kopenawa, ma a distanza) sta come tracciando il solco prezioso di una memoria e di un impegno generoso a difesa dei popoli indigeni e dell’Amazzonia. 

20250414Grido4

Un concetto questo, ripreso, nelle conclusioni, dall’ambientalista Toio de Savorgnani e dal direttore dell’Ecoistituto Veneto, Michele Boato. E sottolineato a più voci, il giorno successivo, nel “plein air” di una suggestiva camminata dialogata nel cuore della foresta del Cansiglio. Secondo l’agroecologo, Luis J. Carlos Barbato, “la velocità con cui si sta deforestando genera la ‘grande accelerazione’ del cambiamento climatico che spinge la popolazione mondiale a dei capovolgimenti di comportamento: guerre, migrazioni, nazionalismi, autarchie se non ‘dittature’, lotte sociali, abbrutimento e degrado psicologico, ad esempio, sono il ‘campanello d’allarme’ dell’emarginazione dell’homo sapiens verso il ‘collasso’ e la foresta ne è l’attenta antenna”.

20250414Grido8

L'intervento dell’agroecologo, Luis J. Carlos Barbato durante la passeggiata nella Foresta del Cansiglio

La forestale e scrittrice, Paola Favero, autrice del libro “La foresta racconta”, ha sottolineato la necessità di “essere ben informati, cercare di sapere da dove vengono le informazioni e capire cosa sta succedendo; intervenire nei processi politici e rimanere uniti lavorando in rete perché la base ha un grande potere. La coscienza si crea dal basso, e quindi bisogna lavorare e protestare per cambiare le decisioni. Abbiamo forza anche se pensiamo di non averne più”, ha avvertito. 

È stata una vera immersione in un incantevole mare verde, molto partecipata, che in cinque tappe ha visto le riflessioni di diversi scienziati della natura, e l’affascinante esecuzione di musiche e danze dall’intenso sapore “ecologico integrale”. Per dirla con Papa Francesco, che lo scorso aprile ha ricevuto in udienza privata Kopenawa e fratel Carlo, accompagnati da Raffaele Luise. I quali hanno poi condiviso quell’ emozionante esperienza con i missionari della Consolata, nella loro casa generalizia a Roma.

 20250414Grido9

Tutto converge e contribuisce al sostegno dei popoli indigeni che sono i più colpiti dal sistema capitalistico predatorio. In questo senso, il Convegno era in sintonia piena con la 21esima edizione dell'Accampamento Terra Livre, la più grande assemblea di comunità indigene del Brasile, che quest’anno ha mobilitato, dal 7 al 13 aprile, circa 10.000 partecipanti, compresi i leader di nove Paesi del bacino amazzonico. Tra gli obiettivi c'era l'articolazione di un'alleanza internazionale per difendere i diritti dei popoli indigeni durante la COP 30, la conferenza sui Cambiamenti Climatici, che si terrà a Belém in Brasile, dal 10 al 21 novembre 2025.

* Raffaele Luise e padre Jaime C. Patias, IMC, Ufficio per la comunicazione.

Documentario Convegno "Un Grido dall'Amazzonia", aprile 2024

20250414Grido10

Un Manifesto delle donne indigene

Nel cuore dell’Amazzonia, dove il fiume Putumayo bagna le terre peruviane e colombiane, sorge Puerto Leguízamo, in Colombia. È in questa cittadina di confine che, dal 21 al 23 marzo, si sono date appuntamento più di trenta donne indigene (adolescenti, giovani, adulte e nonne), per un incontro dal titolo suggestivo di «Mujer amazonica. Sembrando esperanza – cosechando vida» (Donna amazzonica. Seminare speranza – raccogliere vita).

Provenienti dalle comunità di confine di Perù e Colombia, le donne appartenevano ai popoli indigeni Kichwa, Murui Muina (noti anche come Huitoto o Witoto) e Siona. L’incontro – organizzato dalla «Misión Putumayo» di Soplín Vargas, in Perù – si è basato su tre pilastri: territorio, cultura e vita.

20250402Putumayo1

Un momento celebrativo del Convegno delle donne indigene del Rio Putumayo, tenutosi a Puerto Leguízamo, in Colombia.

Lo scopo del convegno – arrivato alla terza edizione e ospitato negli spazi del Vicariato apostolico di Puerto Leguízamo-Solano – era quello di condividere i ricordi di lotta e resistenza, discutere delle proprie conoscenze in materia di medicina, agricoltura e arte, sostenere la difesa dei diritti territoriali e impegnarsi nella cura della nostra Casa comune.

Dopo tre giorni di dibattito, le donne indigene, «seminatrici di speranza e mietitrici di vita», con il supporto delle organizzazioni indigene presenti (la peruviana Feconafropu e la colombiana Acilapp), hanno elaborato un Manifesto in nove punti da diffondere quanto più possibile.

Danze delle donne indigene negli spazi messi a disposizione dal Vicariato apostolico di Vicariato apostolico di Puerto Leguízamo-Solano. Foto Fernando Flórez Arias.

Nel primo e nel secondo punto si dice che «i territori delle comunità indigene sono patrimonio collettivo, ancestrale e di gestione esclusiva» e che va fermata l’espansione della «frontiera estrattiva» che minaccia le comunità e gli ecosistemi. Il terzo punto chiede «il rispetto e la difesa dei diritti, della vita e dell’integrità delle donne indigene». Il quarto e il quinto riguardano il diritto alla salute e la richiesta di implementare «un nostro sistema sanitario, basato sulla medicina tradizionale e sulle conoscenze ancestrali». Il sesto punto affronta il problema economico chiedendo ai governi di dare «priorità alla produzione delle famiglie indigene e contadine del territorio» e di formalizzare le piccole imprese comunitarie. Il settimo punto riguarda la questione educativa e con esso si chiede di «formalizzare sistemi educativi indigeni» tali da consentire la sopravvivenza ancestrale come popoli indigeni. Infine, gli ultimi due punti affrontano i problemi della discriminazione e della violenza chiedendo alle autorità di «combattere con risolutezza ogni forma di violenza, discriminazione e violazione dei diritti delle donne, nel rispetto della vita e di Madre Terra».

20250402Putumayo3

Il signor Pablo e la figlia Consuelo. Il passaggio di generazione in generazione dalla connessione con la Madre Terra. Foto: Missione Putumayo

L’appello finale è una dichiarazione di volontà, di amore e d’intenti. «Il nostro impegno – scrivono le donne amazzoniche – come donne native dell’Amazzonia è prenderci cura della Casa comune (il territorio). Restiamo impegnate a rivitalizzare e rafforzare la nostra identità culturale come contributo alla nuova generazione, come gratitudine e riconoscimento ai nostri saggi antenati, nonni e nonne. Continueremo a lottare per il rispetto dei diritti, della giustizia e dell’uguaglianza nei nostri territori e nella società in generale».

* Padre Fernando Flórez Arias, IMC, Misión Putumayo di Soplín Vargas, in Perù. Pubblicato originalmente in: www.rivistamissioniconsolata.it

20250402Putumayo2

Le donne indigene del Convegno in un momento all’aria aperta

Dal 14 al 16 febbraio, il Centro Indigeno di Formazione e Cultura Raposa Serra do Sol (CIFCRSS) ha accolto la popolazione delle quattro regioni che compongono la Terra Indigena Raposa Serra do Sol (TI RSS) nello Stato di Roraima, in Brasile, per fare memoria del loro cammino e celebrare San Giuseppe Allamano. Il centro è una scuola situata nella comunità indigena Barro, nella regione Surumu, un luogo simbolico della resistenza indigena.

Il 14 e il 15 si è svolta la “Giornata con l'Allamano”, durante la quale i missionari e i catechisti hanno presentato riflessioni sulla vita di San Giuseppe Allamano, con l'obiettivo di alimentare la fede e rinvigorire la speranza per assumere con maggiore impegno e zelo la missione che il Signore ci ha affidato.

20250302Roraima3

La giornata è iniziata con la Santa Messa presieduta da padre Luiz Carlos Emer della missione di Maturuca, che, ispirandosi alla liturgia del giorno, ha presentato l'Allamano come una persona preoccupata della fame di Vangelo nel mondo. “Di fronte a questa fame, non si è lasciato sconfiggere dalla fragilità della sua salute e, pur non potendo lasciare l'Italia, ha creduto di poter collaborare a soddisfare la fame del mondo. San Giuseppe Allamano continua a distribuire pane e pesce agli affamati di oggi attraverso i missionari che vengono inviati in tutto il mondo come portatori della Buona Novella”.

Chi è San Giuseppe Allamano?

La vita di San Giuseppe Allamano è stata presentata da padre Julius Masere, missionario keniota che opera nella regione Raposa, insieme al seminarista congolese, Tamwele Severin, studente di teologia a San Paolo. “L'Allamano è come un granello di senape. Così piccolo, quasi insignificante. 'Fai del bene, ben fatto e in silenzio', era uno dei suoi motti. Il seme gettato nel terreno attraverso il dono di sé e la fiducia incrollabile in Dio è germogliato e oggi l'albero dà rifugio a molti uccelli, portando la Consolazione ai pellegrini di questo mondo in 35 Paesi di quattro continenti”.

20250302Roraima11

Padre Luiz Carlos Emer, missionario a Maturuca

Padre James Murimi, che lavora nella Missione di Maturuca, ha parlato di “Giuseppe Allamano e la missione”, invitando l'assemblea a contemplare l'immagine del santo, che, ha detto, “mostrava uno sguardo sereno ma penetrante”.

Popoli indigeni

Per contestualizzare il percorso storico dei popoli indigeni seguiti dai missionari e delle missionarie della Consolata, il leader del popolo macuxi, Jacir José de Souza e la catechista, Deolinda Melchior da Silva hanno presentato il tema: “L'Allamano tra i popoli indigeni”. Jacir è uno dei maggiori leader indigena di Roraima. Con il sostegno dei missionari della Consolata, insieme ad altri leader, ha iniziarono la lotta per la demarcazione del loro territorio.  Nella sua missione, Jacir ha viaggiato per il mondo portando il grido dei popoli indigeni contro la violenza e la discriminazione.

202050302Roraima14

Il leader del popolo macuxi, Jacir José de Souza

Durante i suoi viaggi, ha avuto la grazia di essere ricevuto in udienza da due pontefici: San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. La lotta iniziata nel 1977 è durata fino al 2005, quando la demarcazione del territorio è stata finalmente ratificata con un decreto del Presidente della Repubblica, Luiz Inácio Lula da Silva. Oggi, con un cuore profondamente grato, Jacir già anziano, continua a formare nuovi leader, trasmettendo loro la storia della lotta e della conquista del territorio. “I missionari sono stati gli unici compagni fedeli che ci hanno sostenuto, soprattutto nei momenti decisivi della nostra storia”, ha sottolineato Jacir.

20250302Roraima4

La catechista, Deolinda Melchior da Silva

Deolinda Melchior da Silva è la prima donna indigena a essere istituita catechista dalla Conferenza episcopale brasiliana nell'aprile 2024. La catechista ha espresso gratitudine a Dio per la presenza di “questi uomini (missionari) che sono venuti da così lontano per annunciare il Vangelo”, ha detto, chiedendo la collaborazione di tutti per rendere più efficace il lavoro missionario.

Il miracolo di Sorino Yanomami

Attraverso San Giuseppe Allamano, Dio ha visitato i popoli indigeni in un modo singolare. Il tema “San Giuseppe Allamano e il miracolo” è stato presentato dall'insegnante Ingrid de Souza Menandro, catechista e coordinatrice dei catechisti della TI RSS. Ingrid ha raccontato come l'indigeno Sorino sia stato guarito dopo essere stato attaccato e gravemente ferito da un giaguaro nel 1996. Le missionarie della Consolata pregarono Dio per la sua guarigione con la novena al Beato Allamano. Sorino guarì miracolosamente e 30 anni dopo conduce una vita normale, senza conseguenze, nella sua comunità di Catrimani. Questo miracolo, riconosciuto dalla Chiesa, ha aperto il cammino per la canonizzazione di Giuseppe Allamano avvenuta il 20 ottobre 2024 a Roma.

20250302Roraima13

Ingrid de Souza Menandro, catechista e coordinatrice dei catechisti della TI RSS

Messa di ringraziamento

Il 16 febbraio, la Santa Messa di ringraziamento per la canonizzazione di San Giuseppe Allamano è stata presieduta da Mons. Evaristo Spengler, OFM, vescovo di Roraima, e concelebrata da Mons. Zenildo Luiz Pereira da Silva della diocesi di Borba, oltre che dalla maggior parte dei padri della Consolata che operano nel territorio indigeno RSS. Erano presenti due seminaristi della Consolata, Wilbroad Akampurira e Tamwele Séverin, e Djavan André da Silva della comunità di Maturuca, che sarà ordinato diacono della Chiesa di Roraima in aprile.

20250302Roraima8

 Mons. Evaristo: “Dio ha amato ciascuno di voi e ora vi manda in missione”

Surumu è un luogo di grande importanza storica per i popoli indigeni. Mons. Evaristo ha ricordato che nel 2005, sono stati bruciati la chiesa, la casa delle Suore e l'ospedale, in rappresaglia per l'omologazione della Terra Indigena RSS. “Stiamo quindi celebrando in questo luogo la resistenza dei popoli indigeni nella lotta per la liberazione della terra ereditata dagli  antenati. Questo luogo è anche un punto di forte alleanza tra la Chiesa e i popoli indigeni nella lotta per il loro pieno diritto a questa terra Raposa Serra do Sol”, ha detto il vescovo. È anche importante ricordare il giorno storico in cui i popoli indigeni, hanno fatto un'opzione preferenziale per la comunità dicendo no alla bevanda alcolica. Il 26 aprile 1977 è stato registrato come il “giorno della decisione” (ou vai ou racha).

20250302Roraima7

Con sguardo sereno e voce ferma, Mons. Evaristo rifletteva: “Dio vi ha amato. Dio ha amato ciascuno di voi e ora Dio vi manda in missione. Come Vescovo di questa diocesi, voglio ringraziare molto per la presenza dei missionari della Consolata. Le missionarie oggi, non sono qui, ma le ringrazio ugualmente per il lavoro che hanno fatto e stanno facendo nella nostra diocesi”.

La terra di Makunaima ha tante storie da raccontare. Come nella storia del roveto ardente (Es 3,2), quando si arriva qui bisogna togliersi i sandali perché questa è terra santa. Il messaggio del Vangelo permea la storia di questo popolo, segnata da lotte e resistenze. “Il metodo di evangelizzazione assunto dai missionari è il metodo dell'incontro che implica l'apprendimento della lingua e il rispetto alla cultura. Che il Vangelo trasformi la vita minacciata in una vita più dignitosa, una vita rispettata e valorizzata. Fin dall'inizio i missionari e le missionarie della Consolata hanno avuto questa chiarezza e hanno fatto questa opzione molto esplicita per le popolazioni indigene”, ha detto il vescovo. “Il riconoscimento del miracolo compiuto attraverso San Giuseppe Allamano della guarigione di Sorino Yanomami è un segno forte che Dio sta benedicendo la missione dei missionari della Consolata e conferma che questa è la strada da seguire”.

* Padre Victor Mbesi Wafula, IMC, missionario nella Tarra Indigena RSS a Roraima.

 20250302Roraima

Padre Victor Mbesi Wafula e padre James Njimia Murimi

Per una settimana, i Missionari della Consolata che operano nell'Amazzonia colombiana si sono riuniti a Puerto Leguízamo per condividere esperienze, riflettere sulle sfide del territorio e rafforzare il loro impegno missionario. Con la presenza del Superiore regionale e la partecipazione di tredici missionari provenienti da cinque giurisdizioni ecclesiastiche di Colombia ed Ecuador, questo incontro ha permesso di rinnovare il senso della missione in una delle regioni più complesse e vitali per la Chiesa e per il mondo. 

L'Amazzonia colombiana è una vasta regione situata nel sud del paese, caratterizzata da una grande ricchezza ecologica, una diversità culturale e una profonda interconnessione tra popoli indigeni, comunità contadine e ambiente naturale. Tuttavia, affronta gravi problematiche come la deforestazione, l'estrattivismo, il conflitto armato e la migrazione forzata, che mettono a rischio non solo l'ecosistema, ma anche la vita e la dignità dei suoi abitanti. 

20250210Amazzonia7

Visita missionaria alla comunità indigena di Puerto Refugio in Peru. Foto: Jaime C. Patias

Fin dal loro arrivo in Colombia, i Missionari della Consolata hanno delimitato e assunto opzioni missionarie: la stessa Amazzonia, la comunità afrodiscendente, i popoli indigeni, i giovani e le periferie urbane. In ognuna di queste aree, la missione si adatta alle esigenze locali, promuovendo il dialogo interculturale, l'evangelizzazione e lo sviluppo umano integrale. 

L'incontro dei missionari in Amazzonia è stato segnato dalla riflessione sull'appello di Papa Francesco per una Chiesa sinodale, interculturale ed ecologica, in sintonia con il Sinodo per l'Amazzonia (2019) e l'esortazione apostolica Querida Amazonia. In questa prospettiva, i partecipanti hanno approfondito la necessità di una Chiesa che cammini con i popoli indigeni, ascolti le loro voci e valorizzi le loro spiritualità. 

20250210Amazzonia3

I missionari presenti provenivano da diverse giurisdizioni ecclesiastiche, tra cui l'Arcidiocesi di Florencia e le Diocesi di San Vicente del Caguán e Mocoa-Sibundoy, territori in cui l'evangelizzazione si svolge in contesti urbani e rurali, con un forte accompagnamento alle comunità contadine e indigene. Erano presenti anche missionari dei Vicariati Apostolici di Puerto Leguízamo-Solano (Colombia), San Miguel de Sucumbíos (Ecuador) e San José del Amazonas (Perù), regioni di missione dove la Chiesa è chiamata a un profondo dialogo con la cultura e la realtà dei popoli amazzonici. 

20250210Amazzonia

Celebrazione eucaristica di chiusura nella parrocchia La Consolata, nell'ambito del Giubileo della Vita Consacrata nel Vicariato Apostolico di Puerto Leguízamo-Solano

Alcune delle principali preoccupazioni emerse durante l'incontro sono state: 

- Riaffermare la missione in Amazzonia come un impegno per la vita e la giustizia, promuovendo la difesa dei diritti umani, culturali e ambientali. 

- Rafforzare il lavoro di squadra e la cooperazione tra le Chiese locali, integrando sacerdoti diocesani, religiosi e laici nell'evangelizzazione del territorio. 

- Adeguare i progetti comunitari e pastorali alle realtà amazzoniche, rispondendo alle esigenze concrete dei loro abitanti. 

- Rivitalizzare le comunità locali in chiave interculturale, seguendo le linee guida delle Conferenze Regionali dell'IMC. 

20250210Amazzonia4

L'incontro si è concluso con la Celebrazione Eucaristica nella parrocchia La Consolata, nell'ambito del Giubileo della Vita Consacrata nel Vicariato Apostolico di Puerto Leguízamo-Solano. Questa celebrazione è stata un momento di ringraziamento per la missione in Amazzonia e un segno di speranza per il futuro. 

Inoltre, i missionari hanno dato inizio alla Novena a San Giuseppe Allamano, fondatore dell'IMC, il cui lascito continua a ispirare l'opera missionaria nei luoghi più remoti del mondo. 

* Santiago Quiñónez è giornalista dell'IMC in Colombia.

20250210Amazzonia2

Una veglia il 10 gennaio nella basilica di San Bartolomeo all’Isola, a Roma, per la religiosa americana uccisa per la sua battaglia per i diritti delle popolazioni indigene e contro la deforestazione nel Brasile.

La teologa Laurie Johnston: “in lei la missione cristiana andava oltre la spiritualità personale, includendo l’impegno per i dimenticati, per le vittime del degrado ambientale e delle disuguaglianze sociali”

Suora, missionaria, martire, ma soprattutto una donna impegnata contro la deforestazione e per i diritti delle popolazioni autoctone brasiliane, suor Dorothy Stang “è stata un esempio di come mettere in pratica l’Enciclica di Papa Francesco Laudato sì, ecco perché era una persona scomoda e perché, vent’anni fa, è stata uccisa a colpi di pistola da una serie di criminali”, spiega la professoressa Laurie Jonhston, docente di teologia presso l’Emmanuel College di Boston, che il 10 gennaio, ha partecipato alla veglia, presieduta da monsignor Fabio Fabene, segretario del Dicastero delle Cause dei Santi, in memoria di suor Dorothy nel Santuario dei Nuovi Martiri di San Bartolomeo all’Isola e organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio.

Le memorie di suor Dorothy

Durante l’evento sono state consegnate due preziose memorie di suor Dorothy Stang, religiosa della congregazione di Nostra Signora di Namur, nata a Dayton, Ohio, nel 1931 e uccisa nel 2005 ad Anapu, nel Pará brasiliano: un pugno di terra proveniente dal luogo dell’assassinio e una maglia indossata dalla suora americana, la cui figura è stata ricordata nel recente Sinodo per l'Amazzonia. Terra e maglia, elementi simbolo di dedizione e sacrificio, di chi si sporca le mani restando attaccato alla quotidianità, necessari per una persona che, per diffondere il suo messaggio, è partita dalle basi: ha insegnato agli indigeni il rispetto e l’importanza della foresta, che non va aggredita e calpestata bensì va protetta e amata perché patrimonio di tutti, specie di chi la abita. Suor Dorothy ha tenuto corsi e incontri per formare le donne contadine, ha fatto studiare i diritti sociali, le politiche pubbliche per la salute, la maternità e la sessualità. Senza mai dimenticare l’importanza della Bibbia, volta a scoprire e ad approfondire il protagonismo delle donne negli strumenti necessari a compiere la liberazione di un popolo.

20250114Dorathy2

La tomba di Suor Dorothy Stang ad Anapu nello Stato di Pará in Brasile

Il giorno dell’omicidio

Generare consapevolezza, aprire spazi, lottare per la giustizia. “Forse proprio per la sua dedizione a certi impegni suor Dorothy era diventata una persona scomoda, da rimuovere”, commenta Johnston. L’omicidio avviene il 12 febbraio 2005. Come suo solito, suor Dorothy si stava recando a fare visita ad alcune famiglie di contadini nella foresta. Aveva già ricevuto minacce di morte, fino ad allora, però, aveva sempre risposto “non scapperò, né abbandonerò la lotta di questi agricoltori, che vivono senza protezione, in mezzo alla foresta”. Con un sorriso, suor Dorothy, aggiungeva che “nessuno uccide una vecchia signora di più di 70 anni”. Eppure, quella mattina, la banda di giovani armati rifiutò persino i soldi offerti in cambio della vita. Lo scontro con la popolazione locale era arrivato a livelli insopportabili e le capacità di suor Dorothy avevano generato risultati tanto stravolgenti quanto fastidiosi. Così, sei colpi di pistola sparati dai nemici della natura, della popolazione locale, del creato, uccisero suor Dorothy.

L’impegno per il creato e per le donne

Ricordarla oggi, vent’anni dopo, è quindi ancora più importante perché, indica la professoressa, “specie nell’anno del Giubileo, occorre riaffermare la centralità della missione cristiana nella società contemporanea”. Il messaggio di suor Dorothy, dunque, “è perfettamente in linea col pontificato di Papa Francesco che, nel luglio 2023, ha istituito la Commissione dei nuovi Martiri, testimoni della fede e nel 2015 aveva dedicato la seconda enciclica del suo pontificato al creato”. La figura di suor Dorothy ricorda come “la missione cristiana si estende oltre l'impegno personale. Include l’impegno per i dimenticati, per le vittime del degrado ambientale e delle disuguaglianze sociali”.

Dall’Ohio, dove suor Dorothy era nata, alla basilica di San Bartolomeo all’Isola, luogo di memoria per i martiri moderni, conclude Johnston, “le testimonianze di violenze terribili e le debolezze umane s’intrecciano con storie di speranza, mostrando che è possibile creare comunità capaci di vivere in armonia con l’ambiente e con gli insegnamenti di Dio”.

* Guglielmo Gallone - Città del Vaticano. Originalmente pubblicato in: www.vaticannews.va

Gli ultimi articoli

Cristo, mia speranza, è davvero risorto. Alleluia!

20-04-2025 I missionari dicono

Cristo, mia speranza, è davvero risorto. Alleluia!

San Giuseppe Allamano ha riflettuto profondamente sul significato della festa della risurrezione di Gesù. Per il Fondatore dei Missionari e...

Domenica di Pasqua / C - “È risorto… Alleluia, Alleluia, Alleluia!”

20-04-2025 I missionari dicono

Domenica di Pasqua / C - “È risorto… Alleluia, Alleluia, Alleluia!”

Risurrezione del Signore At 10,34.37-43; Sal 117; Col 3,1-4; Gv 20,1-9 Fin dall'antichità la liturgia del giorno di Pasqua inizia con...

Superiore Generale: “Cristo ha vinto la morte e ci ricorda che la speranza è viva”

19-04-2025 I missionari dicono

Superiore Generale: “Cristo ha vinto la morte e ci ricorda che la speranza è viva”

“Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, affinché abbondiate nella speranza per la potenza...

Sabato Santo / C - “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”

19-04-2025 I missionari dicono

Sabato Santo / C - “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”

Veglia Pasquale nella Notte Santa Tutte le letture si concludono con il Vangelo della Resurrezione Luca 24, 1-12 Nel silenzio di questa...

Nascono le POM in Ucraina, padre Bovio: la missione, portare aiuti e speranza

18-04-2025 Missione Oggi

Nascono le POM in Ucraina, padre Bovio: la missione, portare aiuti e speranza

Il religioso della Consolata, nominato primo direttore delle Pontificie Opere Missionarie nel Paese europeo, ha visto più volte in prima...

Corea del Sud: Via Crucis per la Conversione Ecologica

18-04-2025 I missionari dicono

Corea del Sud: Via Crucis per la Conversione Ecologica

Un cammino per la giustizia climatica e la riconciliazione con l’Ordine del Creato Nel Venerdì Santo della Settimana Santa, giorno in...

Venerdì Santo / C - “Egli è stato trafitto per le nostre colpe!”

18-04-2025 Domenica Missionaria

Venerdì Santo / C - “Egli è stato trafitto per le nostre colpe!”

Is 52,13- 53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1-19,42 Il Venerdì Santo è il giorno più grande della speranza, maturata...

Il Papa ai sacerdoti: uscire dal clericalismo per diventare annunciatori di speranza

17-04-2025 Notizie

Il Papa ai sacerdoti: uscire dal clericalismo per diventare annunciatori di speranza

Nella Basilica di San Pietro la Messa crismale del Giovedì Santo presieduta dal cardinale Calcagno su delega di Francesco. Nell’omelia...

“Prendete e mangiate”. L’amore servito a tavola

17-04-2025 I missionari dicono

“Prendete e mangiate”. L’amore servito a tavola

La tavola, luogo di incontro e di gratitudine La tavola è uno degli altari più umili e, allo stesso tempo, più...

onlus

onlus