Su L'Osservatore Romano una riflessione della prefetta del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica sul contributo dei religiosi alla crescita della sinodalità nella Chiesa

Il Documento Finale del Sinodo sulla sinodalità afferma che: «La vita consacrata è chiamata a interpellare la Chiesa e la società con la propria voce profetica. Nella loro secolare esperienza, le famiglie religiose hanno maturato sperimentate pratiche di vita sinodale e di discernimento comunitario, imparando ad armonizzare i doni individuali e la missione comune. Ordini e Congregazioni, Società di vita apostolica, Istituti secolari, come pure Associazioni, Movimenti e Nuove Comunità hanno uno speciale apporto da dare alla crescita della sinodalità nella Chiesa. Oggi molte comunità di vita consacrata sono un laboratorio di interculturalità che costituisce una profezia per la Chiesa e per il mondo» (DF, 65).

Papa Francesco ha più volte parlato della chiamata a passare dall’io al noi, del bisogno di «incontrarci in un noi che sia più forte della somma di piccole individualità» (Fratelli tutti, 78),  della «sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme» (Evangelii Gaudium, 87), dell’«esperienza liberante e responsabile di vivere come Chiesa la “mistica del noi”» (Veritatis gaudium circa le Università e le Facoltà ecclesiastiche, 4). Il processo sinodale ha ripreso, tra altre, l’immagine paolina dell’unico corpo (DF, 16, 21, 26, 27, 36, 57, 88) e «ci ha fatto provare il “gusto spirituale” (EG 268) di essere Popolo di Dio, riunito da ogni tribù, lingua, popolo e nazione, che vive in contesti e culture diverse. Esso non è mai la semplice somma dei Battezzati, ma il soggetto comunitario e storico della sinodalità e della missione» (DF,  17.).

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Il Papa durante la celebrazione dei Primi Vespri della Festa della Presentazione del Signor. Foto: Vatican Media

«Tutto è in relazione», «tutto è collegato», «tutto è connesso»: questo è il ritornello che attraversa la Laudato si’ di Papa Francesco. L’immagine del corpo esprime in modo plastico e chiaro la connessione che esiste fra noi: noi creature, noi umani, noi cristiani, noi membra del Corpo di Cristo che è la Chiesa, noi appartenenti a un Istituto di Vita Consacrata, a una Società di Vita Apostolica, a una Famiglia spirituale animata da un carisma unico e originale. Proprio come in un corpo fisico, ogni parte, ogni organo, ogni cellula di un “corpo carismatico” ha influenza sul resto. Ciò che succede in una parte del corpo ha ripercussione sul tutto. E ciò che capita a tutto il corpo come tale, si ripercuote in qualche modo in ogni sua parte.

Nel “corpo carismatico” circola ciò che i membri immettono. Ogni nostro atto e parola, ogni nostro pensiero e sentimento è energia che percorre la fitta rete dei nostri rapporti, e arriva a interessare tutti, perché tutti siamo uniti in un solo corpo, irrorati dallo stesso sangue del carisma vivo. Nessuna parola, nessun gesto, nessun pensiero e sentimento sono neutri: ogni espressione vitale ha conseguenze, nel bene e nel male. Misteriosamente, in virtù del fatto che siamo tutti connessi — a livello profondissimo, di spirito, di carisma — ciò che sento, penso, dico, faccio, desidero, viene immesso nella circolazione del corpo e porta le sue conseguenze, benefiche o malefiche. Accompagnare un “corpo carismatico”, organismo vivente, a esprimere la sua generatività, la sua fecondità, il fine per cui è venuto al mondo, significa anzitutto accompagnarlo a connettersi e riconnettersi continuamente con ciò che lo anima, al carisma. E significa curare ciò che circola all’interno delle connessioni vitali.

Il carisma non è proprietà di un Istituto, di una Società, di una Famiglia carismatica. Esso è dono di Dio al mondo, è Spirito, è Vita. L’Istituto (o Società, o Famiglia) e ogni sorella e fratello che ne è membro, lo riceve come dono gratuito, forza vitale da lasciar scorrere in sé creativamente, liberamente, non certo da “mummificare” o imbalsamare come un pezzo da museo. Nelle parole di Papa Francesco: «Ogni carisma è creativo, non è una statua di museo, no, è creativo. Si tratta di rimanere fedeli alla fonte originaria sforzandosi di ripensarla ed esprimerla in dialogo con le nuove situazioni sociali e culturali. Ha radici ben fisse, ma l’albero cresce in dialogo con la realtà. Quest’opera di aggiornamento è tanto più fruttuosa quanto più viene realizzata armonizzando creatività, saggezza, sensibilità verso tutti e fedeltà alla Chiesa» (Al Movimento dei Focolari,  6 febbraio 2021).

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Suor Simona Brambilla, MC. Foto: Jaime C. Patias

L’energia del carisma attraversa ogni cellula del corpo: ogni sorella/fratello ne è portatore ed espressione. Non solo. Il “corpo carismatico”, quale organismo vivo, ha i propri “sensi”, e tra essi il “senso del carisma”, un “fiuto”, per dirla ancora con Papa Francesco, che gli permette di distinguere il profumo del carisma, di sentirne la melodia, di scorgerne la luce, di gustarne il sapore, di riconoscerne il tocco. E di vibrare a contatto con esso, di lasciarsene attrarre e di seguirlo. Come corpo, come organismo. Quanto è importante allora che la/il leader di una Famiglia carismatica, come buon pastore, cammini col gregge «a volte davanti, a volte in mezzo e a volte dietro: davanti, per guidare la comunità; in mezzo, per incoraggiarla e sostenerla; dietro, per tenerla unita perché nessuno rimanga troppo, troppo indietro, per tenerla unita, e anche per un’altra ragione: perché il popolo ha “fiuto”!» (Assisi, 4 ottobre 2013).

La vibrazione e il movimento di un organismo in risposta a ciò che il suo “fiuto” e tutti i suoi sensi percepiscono non è semplicemente la somma delle vibrazioni e dei movimenti di ogni sua parte; è ben di più. Un po’ come succede per una sinfonia suonata da un’orchestra: essa non è semplicemente la somma dei vari suoni degli strumenti; è molto di più. Parlando ai neo cardinali durante il Concistoro del 30 settembre 2023, il Santo Padre propose proprio questa immagine, legandola alla sinodalità: «il Collegio Cardinalizio è chiamato ad assomigliare a un’orchestra sinfonica, che rappresenta la sinfonicità e la sinodalità della Chiesa. Dico anche la “sinodalità”, non solo perché siamo alla vigilia della prima Assemblea del Sinodo che ha proprio questo tema, ma perché mi pare che la metafora dell’orchestra possa illuminare bene il carattere sinodale della Chiesa. Una sinfonia vive della sapiente composizione dei timbri dei diversi strumenti: ognuno dà il suo apporto, a volte da solo, a volte unito a qualcun altro, a volte con tutto l’insieme.

La diversità è necessaria, è indispensabile. Ma ogni suono deve concorrere al disegno comune. E per questo è fondamentale l’ascolto reciproco: ogni musicista deve ascoltare gli altri. Se uno ascoltasse solo sé stesso, per quanto sublime possa essere il suo suono, non gioverà alla sinfonia; e lo stesso avverrebbe se una sezione dell’orchestra non ascoltasse le altre, ma suonasse come se fosse da sola, come se fosse il tutto. E il direttore dell’orchestra è al servizio di questa specie di miracolo che ogni volta è l’esecuzione di una sinfonia. Egli deve ascoltare più di tutti gli altri, e nello stesso tempo il suo compito è aiutare ciascuno e tutta l’orchestra a sviluppare al massimo la fedeltà creativa, fedeltà all’opera che si sta eseguendo, ma creativa, capace di dare un’anima a quello spartito, di farlo risuonare nel qui e ora in maniera unica».

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L'assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi nell'Aula Paolo VI a Roma. Foto: Jaime C. Patias

Un organismo vitale è necessariamente sempre in movimento, in adattamento e in rinnovamento. Quando il movimento, l’adattamento e il rinnovamento cessano, subentra la morte. Per dirla ancora con Papa Francesco: «chi è fermo finisce per corrompersi. Come l’acqua: quando l’acqua è ferma lì, vengono le zanzare, mettono le uova, e tutto si corrompe. Tutto» (Omelia, Cappella di Casa Santa Marta, 2 ottobre 2018).

La/il leader di una Famiglia di consacrati/e è chiamato a facilitare un continuo ritorno e re-immersione nel carisma, nell’energia vitale che anima il “corpo carismatico”, nella musica che lo sostiene, nelle origini vive e palpitanti da cui è possibile ripartire, essere rilanciati nell’oggi dalla fecondità inesauribile dell’ispirazione da cui si è nati. Allora, la musica può esprimersi oggi nell’orchestra, dando vita e anima allo spartito nel qui ed ora. Allora, sciolto da strutture, geometrie e geografie che forse lo appesantivano, il flusso vitale del carisma può liberarsi in una danza che muove, accende, vivifica l’intero corpo, la Chiesa, il mondo.

* Suor Simona Brambilla, MC, Prefetta del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Originalmente pubblicato in: www.vaticannews.va

Papa Francesco ha scelto la religiosa delle Missionarie della Consolata alla guida del dicastero insieme al cardinale Ángel Fernández Artime, nominato Pro-prefetto. Aumenta così il numero delle donne in posizioni di rilievo in Vaticano

Compirà 60 anni il prossimo 27 marzo suor Simona Brambilla, già superiora generale in Italia delle Missionarie della Consolata, nominata oggi dal Papa prefetta del Dicastero per la vita consacrata e le Società di vita apostolica di cui era segretario a partire dal 7 ottobre 2023; seconda donna a ricoprire questo incarico nella Curia romana dopo la nomina nel 2021 di suor Alessandra Smerilli al Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Francesco ha scelto come Pro-prefetto del dicastero Ángel Fernández Artime, 65 anni, creato cardinale nel Concistoro del 30 settembre 2023.

Suor Simona Brambilla, prima prefetta in Vaticano, vanta nel suo curriculum un’esperienza missionaria in Mozambico dopo aver conseguito il diploma di infermiera professionale ed essere entrata nell’Istituto Suore Missionarie della Consolata, che ha guidato dal 2011 fino al 2023. L’8 luglio 2019 il Papa ha nominato per la prima volta sette donne membri del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Poi la scelta di suor Brambilla prima come segretaria del Dicastero e oggi come prefetto.

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Suor Simona Brambilla durante i lavori dell'assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi nell'Aula Paolo VI a Roma. Foto: Jaime C. Patias

Dall’inizio del magistero di Papa Francesco la presenza delle donne è sensibilmente aumentata. Secondo i dati complessivi riferiti sia alla Santa Sede che alla Città dello Stato del Vaticano e che vanno dal 2013 al 2023, la percentuale femminile è passata da quasi il 19,2 al 23,4 per cento. Un cammino tracciato con la Costituzione apostolica Praedicate Evangelium del 2022, Francesco ha reso possibile che in futuro anche i laici, e quindi anche donne, possano dirigere un dicastero e diventare prefetti, incarico che in precedenza era riservato a cardinali e arcivescovi.

Nello Stato della Città del Vaticano, Papa Francesco ha nominato due donne in posizioni di vertice nei dieci anni del suo pontificato: nel 2016, Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani, da sempre guidati da laici. Risale al 2022, la nomina di suor Raffaella Petrini, segretario generale del Governatorato, ruolo solitamente assegnato a un vescovo.

Diversi sono i sottosegretari donna come Gabriella Gambino e Lina Ghisoni presso il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, mentre al Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica è sottosegretaria suor Carmen Ros Nortes delle Suore di Nostra Signora della Consolazione. Emilce Cuda è segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina; Nataša Govekar, alla guida della direzione teologico-pastorale del Dicastero per la comunicazione; Cristiane Murray, vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede e Charlotte Kreuter-Kirchof è poi vicecoordinatore del Consiglio per l’economia. Anche la segreteria generale del Sinodo ha un sottosegretario donna, la religiosa francese Nathalie Becquart.

Fonte: Vatican News

Il giovane novizio colombiano Johan Andrey Acero Villamizar ha emesso la prima professione religiosa come missionario della Consolata, il 27 dicembre 2024, nella comunità San Giuseppe dell'Area Missionaria Famiglia de Nazareth a Manaus, Brasile.

“Ringrazio i sacerdoti, le religiose, la mia famiglia, gli amici e tutte le persone delle quattordici comunità di questa Area missionaria di Manaus, che mi sono sempre state vicine, sostenendomi e tenendomi sempre nelle loro preghiere. Sono sicuro che ogni passo che facciamo non lo facciamo da soli, ma con Gesù e con voi”, ha detto il neo-professo Johan Acero, IMC, dopo aver emesso la sua prima professione religiosa nell’Istituto Missioni Consolata (IMC).

Dopo l’anno canonico di formazione presso il Noviziato Continentale San Oscar Romero a Manaus è arrivato il momento di essere al servizio del Regno, nella missione della Chiesa. Johan Andrey ha emesso i voti di obbedienza, castità e povertà, come religioso che “sviluppa la consacrazione battesimale e la configura in modo particolare al mistero della morte e risurrezione di Gesù Cristo”, come scritto nelle Costituzioni IMC.

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 Johan Andrey ha emesso i voti di obbedienza, castità e povertà

Una risposta alla chiamata di Gesù

La professione religiosa è l'atto con il quale, pubblicamente, davanti alla Chiesa, i professi rispondono alla chiamata di Cristo; vengono consacrati a Dio come religiosi per la missione ad gentes e si impegnano a vivere lo stile di vita della famiglia religiosa in cui sono stati accolti per diventare servitori del Vangelo.

La celebrazione eucaristica è stata presieduta da padre Paulo Mzé, Superiore Regionale IMC in Brasile e concelebrata dai padri José Martín Serna, Gabriel Oloo, Antony Murigi, Neo Monteiro e Júlio Caldeira. Hanno inoltre partecipato le suore missionarie della Consolata e altre religiose, i fedeli delle comunità dell’Area Famiglia di Nazareth e della parrocchia di Santa Luzia, gli amici e molte persone hanno seguito in collegamento online.

Sentirsi con Gesù

Nell'omelia, padre Paulo ha ricordato che “da oggi, ufficialmente, il nostro confratello Johan passa a fare parte della nostra famiglia religiosa attraverso le promesse di obbedienza, castità e povertà, seguendo Gesù nell'Istituto Missioni Consolata”. Il superiore, che il 29 dicembre celebrerà il suo 25° anniversario di professione religiosa, ha invitato Johan e tutti i presenti a gioire per la chiamata di Dio rispondendo generosamente nella missione.

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“Siccome domenica prossima compio 25 anni di professione e ho detto sì, e Johan sta dicendo il suo sì oggi, davanti a questa comunità come testimone, vi invito a non perdere la vostra gioia: 'Rallegratevi ed esultate', come ha detto Papa Francesco, ricordandoci che siamo tutti chiamati alla santità. L'evangelizzazione si fa con la gioia, che viene da Gesù. Quindi, che la gioia continui a essere la caratteristica della tua vita, Johan, una gioia vera nel portare Gesù nel tuo cuore per evangelizzare sempre con gioia”, ha affermato padre Paulo, concludendo:

“In questo anno in cui il nostro Padre Fondatore, José Allamano è stato canonizzato, il tuo si è un segno nel cammino di santità missionaria. Che tu possa essere fedele ogni giorno della tua vita a ciò che prometti oggi”.

Gesù nel cuore

Le parole di San Giuseppe Allamano, “abbandoniamoci a Gesù senza riserve, sottomettiamoci alla sua Divina Volontà; e lasciamo che faccia di noi ciò che vuole”, è fonte di ispirazione per Johan Acero, che nel 2025 continuerà la sua formazione con gli studi di teologia nella CAF di Torino, in Italia.

“Ringrazio Dio per la vocazione di Johan, per il suo sforzo e la sua dedizione. L'unico vero formatore è Gesù, che mette nel cuore delle persone la loro vocazione e questo desiderio di consacrarsi e dare la vita per la missione, come ha fatto con Johan”, ha detto il maestro dei novizi, padre José Martín Serna, IMC. “Continueremo a pregare per lui e speriamo di incontrarlo da qualche parte nel mondo missionario. Che Dio benedica la sua famiglia in Colombia e che possano continuare a sostenere il suo cammino missionario”.

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Chi è Johan Acero?

Johan Andrey Acero Villamizar è nato il 7 marzo 1999 a El Playón, Santander - Colombia. Figlio di José Eduviges Acero e Mery Villamizar, ha due fratelli, Wendy e Richard.

È stato battezzato nella parrocchia di Santa Maria Maddalena, nel quartiere di Betania, l'8 dicembre 1999 ed è stato confermato nella parrocchia dei Sacri Cuori (nella zona in cui vive attualmente la sua famiglia) nel 2016. Ha completato gli studi primari presso la scuola El Pino e quelli secondari presso il Colegio Camilo Torres di Santander. Ha un diploma tecnico in amministrazione e sistemi.

Nel 2018 è entrato nel Seminario diocesano di Bucaramanga, dove ha completato l'anno propedeutico, ha studiato filosofia e ha svolto un anno di servizio pastorale nel Vicariato di Puerto Leguízamo-Solano, dove ha conosciuto i Missionari della Consolata. Dopo questo periodo, ha continuato la sua formazione, iniziando gli studi di Teologia e facendo un processo di discernimento vocazionale.

Nel 2022 ha iniziato un'esperienza con i Missionari della Consolata a Florencia, nell'Amazzonia colombiana. In seguito ha continuato a studiare altre materie di teologia all'Università Santo Tomás e ha completato il postulandato nel seminario filosofico IMC di Bogotá.

L'8 gennaio 2024 ha iniziato il noviziato a Manaus, tappa che ha completato il 27 dicembre con la sua consacrazione religiosa.

* Padre Júlio Caldeira, IMC, missionario a Manaus (AM).

Il 14 giugno 2024, all'Università Urbaniana di Roma, ho difeso la mia tesi in Diritto Canonico dal titolo “La durata in ufficio del parroco religioso: studio del rapporto tra i cann. 522 e 682.” Oltre alla commissione esaminatrice erano presenti diversi miei confratelli ed amici.

Quindi ho presentato un sommario della mia ricerca academica, le motivazioni, il problema, la metodologia, le conclusioni finali, e le proposte per un miglioramento della pastorale parrocchiale portata avanti dagli istituti religiosi nelle diverse parti del mondo. Il tema della ricerca mette a fuoco sia l’ambito giuridico pastorale che quello missionario, in quanto fa riferimento alla missione ad gentes, che è il carisma specifico del nostro Istituto Missioni Consolata.

20241118Thomas1Questa ricerca-studio ci ha portato alla realizzazione che la realtà dei parroci-religiosi, pur avendo origini lontane nella storia della Chiesa, è stata solo affrontata e organizzata chiaramente nei Codici del 1917 e 1983. L'attuale Codice di Diritto Canonico, dal can. 673 al can. 675 circa, parla dell'apostolato degli istituti di vita consacrata, in cui i carismi degli istituti religiosi sono considerati come un elemento essenziale che arricchisce positivamente la vita spirituale della Chiesa. La partecipazione di questi istituti e dei religiosi alla pastorale comprende anche l'affidamento di uffici specifici della cura pastorale. A questo proposito, il Codice prescrive espressamente (cf. can. 681) che ci sia un accordo scritto tra l'Ordinario del luogo e il Superiore religioso competente nell’assegnazione di attività specifiche e degli uffici ecclesiali, compreso quello del parroco.

Questo studio si concentra principalmente sulla questione della durata dell'ufficio del parroco religioso. La ragione di fondo è che il fattore tempo può influenzare il titolare dell'ufficio in vari modi, dipendendo dal tipo di nomina. Può essere per un periodo di tempo determinato oppure per un tempo indeterminato. L’attuale Codice prevede la nomina ad vitam è meno frequente quella ad tempus determinatum. L'ufficio del parroco-religioso viene conferito e cessa a norma del can. 682 §§1-2. Ciò comporta l'emanazione di un atto amministrativo, vale a dire un decreto sia per la nomina, che per la rimozione da tale ufficio. 

La difesa di questa tesi ha avuto un riscontro positivo sia da parte del pubblico presente che della commissione esaminatrice che ha apprezzato la ricerca e i risultati esposti, per aver raggiunto gli obiettivi prefissi.

A seguito dei suggerimenti e correzioni riguardo all'uso della lingua italiana della tesi, ho corretto e rivisto il testo in vista della sua pubblicazione

Il nostro Superiore Generale padre James Bhola Lengarin, apprezzando la tesi, ha scritto una introduzione alla tesi stessa in cui invita tutti i membri del nostro Istituto a prenderne visione, in vista di una maggiore efficienza pastorale parrocchiale, e delle relazioni tra l'Ordinario del luogo e il Superiore di circoscrizione. Infatti, egli afferma: “In definitiva, la carica di parroco religioso è un elemento chiave per il buon funzionamento della vita ecclesiale, poiché garantisce che il ministero sia svolto con dedizione e attenzione ai bisogni spirituali dei fedeli".

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Padre Thomas Mushi, Prof. Ndiaye Antoine Mignane, Prof. Bosso Armand Paul e Prof. Okonkwo Ernest B. Ogbonnia

E conclude con un invito diretto a tutti i membri della nostra famiglia religiosa e missionaria: "Raccomando a tutti i superiori religiosi di leggere questa tesi per comprendere meglio come introdurre un sacerdote religioso al Vescovo locale per la nomina a parroco, ed il significato dei rapporti e procedure giuridiche e pratiche, riguardo alla durata dell'ufficio stesso."

La tesi è stata pubblicata il 4 ottobre 2024, festa di San Francesco d’Assisi, a prima vista una coincidenza, ma in effetti una data che ha un importante significato in quanto fondatore di una congregazione religiosa che ha a cuore la missione e la cura delle anime. L'augurio è che questo lavoro serva come strumento nella cura dei fedeli in missione, con l’obiettivo di tutelarla e renderla efficiente. Auguro a tutti una buona lettura.

* Padre Thomas Leon Mushi, IMC, missionario in Kenya. 

“La vita consacrata è un segno visibile dell'azione dello Spirito Santo nella vita della Chiesa che di fronte a una realtà che cambia, cerca di dare una risposta creativa, missionaria, profetica ed evangelizzatrice alla missione della Chiesa”.

Il programma del corso di formazione permanente per formatori a Roma ha incluso tra i temi di studio una “Visione ecclesiale sulla formazione dei consacrati”. La riflessione del 12 settembre è stata svolta da suor Simona Brambilla, MC, segretario del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Ha iniziato la sua carriera professionale come infermiera professionale, poi ottiene la licenza e successivamente il dottorato in psicologia all’Università Gregoriana,  con una lunga esperienza nella pastorale giovanile. Eletta nel 2011 Superiora generale dell’Istituto delle Missionarie della Consolata e rieletta nel 2017, ha mantenuto l’incarico fino a maggio 2023.

“La formazione è un processo vitale attraverso il quale la persona si converte al Verbo di Dio fin nelle profondità del suo essere e, nello stesso tempo, impara l’arte di cercare i segni di Dio nelle realtà del mondo (VC, n. 68)”, ha ricordato Suor Simona citando l'esortazione Vita Consecrata. La presentazione si è basata sui vari messaggi del Papa Francesco.

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La Vocazione come un diamante

“La vocazione è come un - diamante grezzo -  da lucidare, da lavorare, da plasmare in tutte le sue facce”, ha detto Suor Simona riprendendo il pensiero di Papa Francesco. “Il diamante, preziosissimo cristallo caratteristico per la sua eccezionale durezza e resistenza, brillantezza e capacità di riflettere la luce, ha bisogno di una lavorazione lunga, paziente, complessa, delicata e attentissima, per liberare la sua bellezza. La bellezza del diamante è espressa e valorizzata da un taglio esperto, capace di esaltarne i vari lati e le varie modalità di rifrazione della luce”. In questo contesto, il ruolo del formatore è quello di accompagnare il candidato nel suo processo di essere lavorato e plasmato dalla grazia di Dio.

In questo video realizzato dal Segretariato per la Comunicazione, Suor Simona presenta alcune immagini della vocazione e della missione del formatore.

“L’immagine del diamante può costituire una efficace metafora che accompagna il ministero formativo. La persona, ma anche la comunità, possono essere meglio comprese a partire da uno sguardo ampio e profondo, capace di concentrarsi attentamente su una particolare sfaccettatura del diamante per lavorarla e farne risplendere la bellezza originale, e allo stesso tempo di ampliare la visuale all’architettura complessiva del cristallo, senza perdere di vista l’articolazione delle sue parti” (Vita Consecrata n. 48).

Obiettivo centrale della formazione

Sour Simona ha enfatizzato che, “l’obiettivo centrale del cammino formativo è la preparazione della persona alla totale consacrazione di sé a Dio nella sequela di Cristo, a servizio della missione. Ogni candidato che risponde ‘si’ alla chiamata di Dio dovrebbe aprire lo spazio della propria vita all'azione dello Spirito Santo; accogliendo con fede le mediazioni che il Signore e la Chiesa offrono”.

La formazione dovrà, pertanto, “raggiungere in profondità la persona stessa, così che ogni suo atteggiamento o gesto, nei momenti importanti e nelle circostanze ordinarie della vita, abbia a rivelarne la piena e gioiosa appartenenza a Dio”.

Suor Simona ha insistito nel dire che la formazione non finisce ma è un cammino continuo. “L’impegno formativo non cessa mai. Occorre, infatti, che alle persone consacrate siano offerte sino alla fine opportunità di crescita nell'adesione al carisma e alla missione del proprio Istituto”.

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Formazione come un cammino di discernimento

Se la formazione è un cammino di trasformazione di tutta la persona, fin nelle istanze più profonde del cuore, allora occorre che la persona impari a discernere ciò che abita il proprio cuore, per riconoscere e coltivare ogni energia che la porta a Cristo e per distinguere e distanziarsi da ogni energia che la allontana da Cristo, dall’amore.

“Il processo del discernimento spirituale porta così la persona a passare dalla frammentazione e dalla dispersione ad una sempre maggiore unificazione interiore, a un raccogliere e ordinare le proprie energie verso Dio. Il discernimento punta al concreto, alla vita, affinché la persona cresca nella coerenza fra ciò che proclama come ideale e ciò che vive nel quotidiano”.

Il formatore e l’accompagnamento

Nessuno può accompagnare un altro per una via che egli stesso non conosce. Secondo Suor Simona, per accompagnare la persona in formazione, “il formatore deve a sua volta avere compiuto (e continuare a compiere!) un percorso personale, serio, sincero e prolungato, di accompagnamento, nel quale abbia potuto liberare e coltivare la propria docibilitas, rivisitare le aree profonde della propria vita, lasciandole illuminare e guarire dalla Grazia, aprire il proprio cuore alla gioiosa e sincera ricerca della volontà di Dio, sentita come Amore che attrae, affascina e orienta i desideri più profondi dell’anima”.

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Gruppo di formatori in visita ad Assisi l'8 settembre 2024.

Il formatore è chiamato a custodire nella riservatezza la vita dei seminaristi. “Sono necessari formatori che sappiano garantire una presenza a tempo pieno, e che siano anzitutto testimoni di come si ama e si serve il popolo di Dio, spendendosi senza riserve per la Chiesa”.

Suor Simona ha concluso la sua presentazione dicendo, “nell’immagine del Pellegrino sulla via di Emmaus, l’accompagnatore si affianca al fratello, nei suoi lati diurni e in quelli notturni, in un cammino che alterna momenti di silenzio e ascolto, di apertura rispettosa di spazi perché l’altro riveli le sue sfaccettature e si racconti, di momenti in cui tali sfaccettature, accolte e amate, vengono illuminate e lavorate da un Parola che si lascia mediare anche da parole e gesti umani.”

* Padre Josephat Mwanake, IMC, Comunità Formativa Porta Pia di Roma.

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