Padre Paul F. Stefanowich e' scomparso Venerdì, 24 luglio 2015, presso il Saint Peter's University Hospital in New Brunswick, NJ, all'età di 88 anni.
Padre Paul è nato a Wibaux, Montana, il 14 luglio 1927. I genitori erano Clementine e Jerry Stefanowich. E' cresciuto nel Montana, prima di trasferirsi in California all'età di 17 anni per frequentare l'ultimo anno di liceo alla Saint Anthony High School di Long Beach, Ca. Dopo la maturità, ha svolto il servizio militare nell'United States Air Force. Erano i primi anni dopo la seconda guerra mondiale. Quale membro dell'aviazione si recò in Francia ed in Germania. Ricordava con ammirazione la tenacità e la capacità dei tedeschi di ricostruire il loro paese dalle macerie dei bombardamenti. Dopo aver servito lo Stato con fedeltà per quattro anni, fu congedato con il grado di Sergeant Staff. E' stato membro dei veterani di guerra cattolici degli Stati Uniti d'America.
Legato alle sue radici familiari, dopo il servizio militare padre Paul andò a lavorare come mandriano di pecore e buoi nel Wyoming. Stette per molti anni nel ranch di suo fratello, Joseph, e poi decise di diventare Missionario della Consolata. Frequentò il Holy Apostles College in Cromwell, Connecticut. In seguito si iscrisse all'Università Cattolica di Washington, DC, presso la quale ottenne il Baccalaureato in Filosofia.
Padre Stefanowich ha emesso la professione perpetua l'8 gennaio 1970 a Somerset, NJ. Fu ordinato sacerdote il 3 giugno 1972 nella parrocchia di S. Agostino di Canterbury a Kendall Park, NJ.
Durante i suoi anni di dedicato servizio sacerdotale e missionario, padre Paul risiedette nelle comunità IMC di Milford, CT, dal 1974 al 1975 e dal 1977 al 1982; di Buffalo, NY, nel 1976 e poi dal 1995 al 2001; di Pittsburgh, PA, dal 1982 al 1983; e di Somerset, NJ, dal 1984 al 1994 e poi dal 2002 fino alla morte. Ha servito la comunità missionaria della Consolata come Superiore e come Amministratore Regionale. Quale sacerdote della Consolata, Padre Paul ha avuto anche l'opportunità di visitare le missioni della Consolata in Kenya per due mesi insieme con il suo compagno di Seminario p. John Reuther. Egli inoltre ha esercitato il ministero di cappellano dei Cavalieri di Colombo (Monsignor O'Grady – Council Number 664).
Anche negli anni di avanzata età, continuò a diffondere la gioia del Cristo Risorto celebrando nel Missionary Center e nelle Parrocchie locali. Padre Paul e' dotato di un meraviglioso senso dell'umorismo e di una straordinaria capacità di confortare le persone, specialmente tramite le sue omelie – molto rassicuranti – e il sacramento della riconciliazione. A qualsiasi ora della giornata egli era disponibile ad ascoltare la confessione di quanti, laici e sacerdoti, si rivolgevano a lui.
Padre Stefanowich era il più giovane dei sette figli di Clementine e Jerry. Prima di lui sono mancati i suoi fratelli: Peter e Joseph; e le sue sorelle: Mary, Rose, Victoria, e Gertrude. Ha lasciato una sorella, Florence Johnson abitante in Seal Beach, CA, e tre generazioni di nipoti.
Il Funerale si e' tenuto il 29 luglio 2015 nella chiesa parrocchiale di Sant'Agostino di Canterbury, in Kendall Park, dove padre Stefanowich era stato ordinato prete 43 anni prima. Ora riposa nel cimitero di St. Peter and Paul in Williamsville, NY, dove sono sepolti anche p. Giuseppe Prina, p. Giuseppe Moncher, p. Charles Fogarty, fr. Mario Petrino, p. Roberto Viscardi, p. George Hickey, e p. Robert Rezac.
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Messa Esequiale Di P. Paul Stefanowich
Omelia Di P. Peter Ssekajugo
Chiesa Parrocchiale di St. Agostino di Cantebury
Kendall Park, NJ.
29 luglio 2015.
Fratelli e sorelle,
Oggi stiamo celebrando l'ultima messa di Padre Paul Stefanowich a Somerset, New Jersey. Questa è la nostra ultima cena eucaristica con lui. Stiamo dicendo addio ad un grande uomo che ha vissuto una vita tranquilla, ordinaria e semplice. Si tratta di una Messa di addio sulla terra, ma di benvenuto in cielo. Si tratta di una Messa di ringraziamento a Dio per i doni ammirevoli che ci ha dato in Paul ed a Paul per il suo servizio all'umanità. La vita di Paul è stato un dono per la sua famiglia che è venuta in Montana dalla Polonia nel secolo scorso; un dono per l'America, il suo amato paese, cui ha prestato servizio in diversi modi; un regalo ai nostri Missionari della Consolata; un dono per la Chiesa universale; e un dono per il mondo. In Paul, si potrebbe identificare un vero americano e un autentico credente.
Ho incontrato P. Paul la prima volta il 4 dicembre 2013, quando sono arrivato negli Stati Uniti. Avevo sentito dire che era il rappresentante legale dei Missionari della Consolata, che aveva firmato i nostri documenti per il Visto. Quando l'ho visto, l'ho riconosciuto come un anziano calmo, sereno e saggio, un nonno affettuoso. Il suo volto sembrava un po' difficile. Il rivestimento esterno era duro; ma dentro era tenero ed amorevole. E' come la noce d'anacardio il cui guscio è duro, ma l'interno è dolce e deliziosa.
Ero arrivato il martedì; e la domenica successiva ho accompagnato Paul alla parrocchia di Holy Trinity in Helmetta per la Messa, credendo che fosse lui a presiedere. Quando eravamo in sacrestia, dopo aver salutato P. Stanley, Paul mi ha detto: "Vuoi presiedere per favore?" Mi e' venuta l'ansia ed ho iniziato a cercare scuse poiché ero nuovo qui. Ma come potevo dire di no a un nonno, anche se ero ancora nuovo e non conoscevo ancora la cultura americana. Da quel momento, Paul non ha più presieduto, quando andavo con lui alla parrocchia della Holy Trinity. Nei mesi successivi, quando ho iniziato a guidare, ha sempre voluto che fossi io a guidare. Ho visto Paul come un anziano che lasciava i giovani imparare da lui e li aiutava ad assumersi la loro responsabilità. Ricordo P. Stanley che lo aiutava sempre a indossare la casula, come un vescovo.
In tutti i viaggi che abbiamo fatto insieme, ho sempre imparato qualcosa di nuovo da lui. In generale, i suoi commenti sul traffico, la legge, e il comportamento delle persone furono parole di profonda saggezza. I suoi consigli e commenti erano brevi, precisi, e divertenti. I nostri missionari lo ricordano per la sua franchezza e onestà: un uomo che non ha mai esitato a dirti la sua opinione, non solo ciò che è dolce alle tue orecchie, ma la verità.
Vorrei condividere alcuni dettagli semplici su di lui: Paul era un uomo di verità. Era convinto che per vivere bene e poter fare ciò che si deve fare, basta conoscere e fare ciò che è giusto e vero e osservare la legge. Era convinto che agire secondo le norme potrebbe rendere le persone libere.
Ecco alcune delle sue parole e consigli. Era solito impartire l'ordine al semaforo di diventare verde, e quando capitava che il semaforo da rosso diventava verde, diceva: "Vedi, mi obbedisce!" Talvolta diceva: "Fa' quello che devi fare e non preoccuparti dei dei poliziotti". "Andando veloci si possono risparmiare due minuti, ma che cosa sono rispetto al (valore della) vita?" "Uno accelera solo per andare rapidamente in ospedale, o per trovarsi disteso lungo la strada, o giungere direttamente in paradiso." "Non andare oltre la linea gialla solo perché tutti gli altri lo fanno." "Superando la linea gialla si guadagnano circa due pollici, ma per che cosa?" "Non ci sarà data una multa per gli errori di coloro che viaggiano dietro o davanti a noi." "E' sufficiente seguire la regola del traffico: 'Quando guidi, va dove il traffico va' -, ma quando va nella direzione sbagliata non seguirlo!". Per lui, una buona norma rende liberi. Penso che credeva in ciò che Gesù ha detto: "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi." O in quello che Sant'Agostino di Ippona diceva: "Ama, e fa' quello che vuoi", intendendo che amando non ci si sbaglia mai.
A proposito di fede e di credere, Paul una volta mi ha detto che le persone che non credono come noi saranno giudicate secondo la loro fede, e che quelli che non credono in nulla saranno giudicati secondo i principi di umanità. Secondo Paul, per essere un buon credente, uno dovrebbe chiedersi: "Sono contento di quello che credo? Sono fedele ad esso?" La felicità e la fedeltà ai propri principi erano il criterio di base secondo lui. Questa convinzione rivela Paul come un uomo del dialogo inter-religioso e interculturale.
E' interessante notare che Paul esitava a dare consigli quando qualcuno gli chiedeva un parere nel prendere una decisione. Una volta gliene ho chiesto la ragione, ed egli mi ha risposto: Se do la mia opinione e la decisione si rivela sbagliata, mi riterrai responsabile del tuo errore. Tu dirai: “Paul mi ha detto di fare così.”
Possiamo guardare alle tante uniche e significative fasi delle vita di Paul:
Ma ogni epoca, ogni periodo della giornata ha la sua vocazione e dà il suo frutto. Guardate all'età di Papa Giovanni Paolo II, quando morì; all'età di Papa Benedetto XVI, e ora di Papa Francesco. Non c'è età che non produce frutto. È per questo che in Africa e nelle tribù indigene quanto uno e' più vecchio, tanto più lui o lei è rispettato e valorizzato nella famiglia e nella comunità.
Allo stesso modo, il tesoro della memoria e della ricchezza della chiesa americana è nell'anziano che trasmette questo tesoro ai giovani. Seguendo l'esempio degli aerei, più alto vanno più stabili diventano e meglio vedono l'universo dall'alto; così è con i nostri anziani. Più crescono gli anni, più prudenti, stabili, saggi e luminosi diventano. La notte dell'età non è un periodo oscuro, ma un periodo di più luce e luminosità. Tuttavia, anche se sono più stabili emotivamente e spiritualmente, fisicamente diventano più deboli in quanto cominciano ad occuparsi meno delle cose materiali.
Paul aveva una varietà di mansioni, o missioni; ed ogni missione gli ha dato una diversa identità e tutte queste identità avevano lo stesso obiettivo: servire Dio e l'umanità.
Paul ha conservato il suo senso dell'umorismo fino agli ultimi giorni della sua vita. La prima volta che lo abbiamo portato in ospedale in ambulanza, l'infermiera ha cercato di vedere se era cosciente di sé stesso. Quando lei gli chiese dove fosse, egli rispose che era in prigione, ...perché non poteva uscire! Alla domanda quale giorno fosse, disse: "Oggi è il giorno dopo ieri". Alla domanda: "Come ti senti, padre Paul?" Lui rispose: "Con le mie mani!" Un'altra volta gli ho chiesto come si sentiva e mi ha detto: " Se fosse come mi sento io, sarei a casa; ma la situazione è diversa, non sto bene, secondo i medici!" Nel Saint Peter's Hospital, l'infermiera aveva messo una piccola benda sul naso. Quando gli chiesi per che cosa fosse, egli disse che non lo sapeva. Poi chiesi scherzando, "Allora perché la accetti?" Ha detto, "I medici sanno cosa fare con il mio corpo, e io non so che cosa fare con il mio corpo." Paul non ha mai mostrato alcun segno di dolore o sofferenza, né si è mai lamentato con medici e infermieri. Quando gli hanno detto che volevano fare qualcosa su di lui, per esempio, fare dei prelievi di sangue, o sottoporlo ad alcuni esami o procedure mediche, diceva loro: "Fai quello che devi fare (con me)."
E' stato difficile prevedere l'andamento della salute di Paul nell'ultimo mese della sua vita. Sembrava migliorare lentamente ma costantemente. Dopo essere stato nel Centro di Riabilitazione, ha usato la sedia a rotelle per qualche giorno nella nostra casa e per celebrare la Messa presso il Centro Missionario. In seguito, ha lasciato la sedia a rotelle e ha iniziato ad usare il girello. Poi lo ha gettato via, come il paralitico, che, guarito da Gesù, ha lasciato la barella, e cominciò a camminare da solo. Purtroppo, per Paul, questa gioia non durò a lungo. Il suo spirito sembrava essere pronto, ma a poco a poco il corpo stava diventando debole.
L'ultima Messa che padre Paul ha festeggiato con noi fu il 20 giugno, festa della Consolata. Possiamo chiamarla, la sua Messa di addio cui ha partecipato una moltitudine di persone. Il giorno dopo è stato portato di nuovo in ospedale, e poi al Centro di Riabilitazione, e, infine, all'ospedale di nuovo dove muore il Venerdì 24 luglio, dieci giorni dopo il suo 88 ° compleanno, che ha celebrato nel suo letto di malato, al Saint Peter's University Hospital.
P. Paul disse che era stato in cielo prima
In una delle sue omelie Paul raccontò cosa gli è successo il giorno in cui morì. Arrivò alle porte del cielo; San Pietro gli ha dato il compito di aprire e chiudere la porta per gli ospiti e i nuovi arrivati. Per lungo tempo, Paul aprì e chiuse la porta. Ma un giorno, quando chiuse si trovò fuori - si era chiuso fuori dal cielo.
Quando Paul passava davanti alla cappella nella nostra casa diceva: "Salutiamo il capo". Entrava e diceva una breve preghiera in silenzio, inchinandosi. Ogni volta che tornava da un viaggio, apriva solamente la porta della cappella e diceva: "Gesù ti ringrazio perché ci tieni al sicuro." Parlava a Gesù come un bambino parla a sua madre: "Ciao Gesù, ciao, sta' bene." Ha sempre pregato il breviario. Aveva un altra breviario nella sala TV: spegneva la TV e là pregava; poi riaccendeva. Frequentava il sacramento della riconciliazione e la gente lo cercava per ricevere l'assoluzione da lui.
Padre Paul amava i bambini. Le madri ricordano le belle esperienze che i loro figli avevano quando facevano la prima confessione ed i consigli ricevuti.
Riguardo Paul, padre Lenny scrive: "Mentre ci sono molte cose buone che si possono dire di padre Paul, del suo carattere e della sua vita, la cosa più notevole è il suo spirito religioso. Quale sacerdote Missionario della Consolata fedele, egli è sempre rimasto vicino a Gesù nel Santissimo Sacramento, ed è stato profondamente devoto della nostra Madonna Consolata."
Il segretariato per il clero, la vita consacrata e le vocazioni degli Stati Uniti ha reso noto nei giorni scorsi uno studio teso a fornire un identikit delle persone che oggi scelgono di consacrarsi in un ordine, maschile o femminile. Ne è emerso un quadro molto interessante, che testimonia di scelte mature, adulte e certamente dell’importanza di un’educazione e di una formazione cattolica, sia nella famiglia che nella scuola.
Il “religioso/a medio/a” oltre oceano ha trentasette anni, proviene da una famiglia cattolica, ha tre o più fratelli, ha pregato regolarmente il Rosario, e ha praticato l’Adorazione eucaristica già prima di decidersi a entrare in un ordine religioso. Un numero molto alto di loro è stato educato in una scuola cattolica, o ha ricevuto un’istruzione a casa.
Lo studio si è basato sulle risposte fornite da 454 Superiori maggiori di istituti religiosi; il che corrisponde al 57 per cento del totale delle Congregazioni presenti negli Usa, ed è stato condotto dal Center for Applied Research in the Apostolate (CARA). Nel 2014 sono stati 190 gli uomini e le donne che hanno preso i voti perpetui. Del totale, 41 fratelli professi (molti di loro probabilmente diventeranno sacerdoti) e 77 sorelle hanno accettato di rispondere al sondaggio.
Il primo dato che emerge riguarda la composizione familiare. Il 21 per cento proviene da famiglie con cinque o più figli; il 15 per cento ha quattro fratelli e sorelle, il 20 per cento ne ha tre, e solo l’8 per cento è l’unico figlio o figlia dei genitori.
Una buona percentuale – il 14 per cento – sono dei convertiti, in media verso i 24 anni di età; l’83 per cento hanno genitori – entrambi – cattolici, e il 31 per cento ha un parente che è sacerdote, o è in una congregazione religiosa.
Da un punto di vista etnico si può notare che la grande maggioranza, il 67 per cento – sono bianchi; mentre il resto si divide equamente fra asiatici (14 per cento) e ispanici (15 per cento). Solo il 3 per cento sono afro-americani, mentre c’è un significativo uno per cento di Nativi americani.
E’ notevole la quantità di nuovi professi che non sono nati negli Stati Uniti. Il 76 per cento ha visto la luce negli USA, ma un quarto dei nuovi professi è nato altrove. Degli “stranieri” il neo-professo tipo è entrato negli States nel 2002. Per quanto riguarda l’istruzione, una forte maggioranza relativa (il 42 per cento) ha frequentato la scuola elementare cattolica; il 31 per cento è stato in una High School cattolica, e il 34 per cento in un collegio cattolico. Una grande maggioranza – il 59 per cento – da bambino ha partecipato a corsi di educazione religiosa parrocchiali. E’ interessante rilevare che anche se nel periodo in cui andavano a scuola solo l’1 per cento degli americani riceveva la sua istruzione a casa, fra i nuovi professi ben il 6 per cento di loro ha avuto questa esperienza; il 2 per cento dei maschi, e il 13 per cento delle femmine. Il 7 per cento di loro ha rivelato che il loro ingresso nella religione è stato ritardato dal fatto che dovevano pagare i debiti per l’istruzione ricevuta nei college.
Il livello di istruzione dei neo-professi è alto. Il 50 per cento è laureato, e il 18 per cento ha un grado accademico superiore (master, o dottorato). Il 61 per cento di loro aveva un impiego a tempo pieno, prima di entrare nella vita religiosa, e il 27 per cento lavorava part-time.
Il loro coinvolgimento nella vita della Chiesa era intenso. Il 42 per cento ha partecipato a corsi di formazione per giovani, e il 20 per cento in corsi per adulti. Circa la metà di loro ha insegnato in parrocchia, o è stato lettore. Il 73 per cento dei maschi – e il 14 per cento delle femmine – hanno servito all’altare.
Il loro discernimento è stato aiutato (62 per cento) da un ritiro spirituale prima di abbracciare la vita religiosa. Una maggioranza notevole pregava il Rosario regolarmente (72 per cento) o praticava l’Adorazione eucaristica (73 per cento). Il 59 per cento aveva un direttore spirituale. Un 14 per cento di loro è stato consigliato da un sacerdote o da un religioso a non abbracciare la vita religiosa; il 25 per cento ha trovato un ostacolo nella propria madre, (ma una percentuale analoga invece ne ha avuto l’appoggio) il 15 per cento nel proprio padre (ma anche qui la cifra è eguale per i padri a favore) e il 36 per cento è stato sconsigliato da un altro parente. L’incoraggiamento è venuto da religiosi (47 per cento), un sacerdote della parrocchia (49 per cento) o da un amico (il 44 per cento).