Introduzione

Come essere uomini e donne che testimoniano nella storia la speranza? L’interrogativo concerne il rapporto tra testimone e destinatario. Il testimone è una sorta di “narratore della speranza.” Il racconto della speranza ha un duplice scopo: narrare l’incontro del testimone con il Risorto e far sorgere il desiderio di Gesù in chi vede e ascolta e a sua volta decide di farsi discepolo.

Ci esorta la prima lettera di Pietro:”Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.” Nel tempo della ragione debole e del disincanto, occorre riuscire a dire che Cristo è la ragione della speranza che è in noi. Se tutto appare fluido e flessibile, Cristo è saldo e stabile. Se tutto appare passeggero, Cristo è per sempre e promette l’eternità.

Affidiamo a Lui, durante questa preghiera, tutte le religiose e i religiosi. A Lui si riferiscano tutti i giovani in ricerca di senso per la propria vita.

 

Canto ed Esposizione

Invocazione allo Spirito Santo

O Spirito di sapienza

donaci la luce per scegliere con gioia le vie del Signore.

O Spirito d’intelletto,

rendici capaci di leggere nelle vicende della vita e nei segni dei tempi la volontà del Signore.

O Spirito di consiglio,

guidaci con docilità e radicalità nei solchi del nostro avvenire.

O Spirito di fortezza, dacci il coraggio di testimoniare la fede e la carità in ogni circostanza ed età della vita

O Spirito di scienza,

mostraci la strada che Dio ha scelto per noi in questo tempo.

O Spirito di pietà, fa che cresciamo sempre

nell’amicizia e nella comunione del Signore e tra di noi.

O Spirito del santo timore di Dio,

apri il nostro cuore alla fiducia e alla speranza che sostengano il nostro cammino.

 

Testimoni di Gesù

Dal Vangelo di Marco (Mc 16,1-8)

Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?». Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto».

Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.  

 

 

Da “La chiesa del grembiule” di don Tonino Bello

Che cosa è la speranza? Speranza significa forza di rinnovare il mondo, forza di cambiare le cose. La speranza è l’atteggiamento di colui che, mentre si addensano le tribolazioni sulle sue spalle, non lascia spegnere il canto sulla sua bocca. ….. Annunciare la speranza significa anche giudicare gli avvenimenti alla luce della Parola di Dio, e non semplicemente avallarli alla fioca lucerna dei calcoli umani. La comunione con Gesù Cristo, la comunione con i fratelli, il servizio e la convivialità e infine, la gioia Pasquale. Sono questi i segni di speranza.

 

SALMO 39

 

Ho sperato: ho sperato nel Signore

ed egli su di me si è chinato,

ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha tratto dalla fossa della morte,

dal fango della palude;

i miei piedi ha stabilito sulla roccia,

ha reso sicuri i miei passi.

 

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, lode al nostro Dio.

Molti vedranno e avranno timore

e confideranno nel Signore.

Beato l'uomo che spera nel Signore

e non si mette dalla parte dei superbi,

né si volge a chi segue la menzogna.

 

Quanti prodigi tu hai fatto, Signore Dio mio,

quali disegni in nostro favore:

nessuno a te si può paragonare.

Se li voglio annunziare e proclamare

sono troppi per essere contati.

 

Esultino e gioiscano in te quanti ti cercano,

dicano sempre: «Il Signore è grande»

quelli che bramano la tua salvezza.

Io sono povero e infelice;

di me ha cura il Signore.

Tu, mio aiuto e mia liberazione,

mio Dio, non tardare.

Canone meditativo

Testimoni di speranza

Dalla Prima Lettera di Giovanni (1Gv 1,1-4)

Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi),quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta.

I Santi testimoni di speranza.

Dal Discorso del Papà Benedetto XVI

durante la Veglia nella spianata di Marienfeld (Agosto 2005)

I beati e i santi sono stati persone che non hanno cercato ostinatamente la propria felicità, ma semplicemente hanno voluto donarsi, perché sono state raggiunte dalla luce di Cristo. Essi ci indicano così la strada per diventare felici, ci mostrano come si riesce ad essere persone veramente umane. Nelle vicende della storia sono stati essi i veri riformatori che tante volte l’hanno risollevata dalle valli oscure nelle quali è sempre nuovamente in pericolo di sprofondare; essi l’hanno sempre nuovamente illuminata quanto era necessario per dare la possibilità di accettare – magari nel dolore – la parola pronunciata da Dio al termine dell’opera della creazione: “È cosa buona”.[…] I santi, sono i veri riformatori. Ora vorrei esprimerlo in modo ancora più radicale: solo dai santi, solo da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo del mondo. Nel secolo appena passato abbiamo vissuto le rivoluzioni, il cui programma comune era di non attendere più l’intervento di Dio, ma di prendere totalmente nelle proprie mani il destino del mondo. E abbiamo visto che, con ciò, sempre un punto di vista umano e parziale veniva preso come misura assoluta d’orientamento. L’assolutizzazione di ciò che non è assoluto ma relativo si chiama totalitarismo. Non libera l’uomo, ma gli toglie la sua dignità e lo schiavizza. Non sono le ideologie che salvano il mondo, ma soltanto il volgersi al Dio vivente, che è il nostro creatore, il garante della nostra libertà, il garante di ciò che è veramente buono e vero. La rivoluzione vera consiste unicamente nel volgersi senza riserve a Dio che è la misura di ciò che è giusto e allo stesso tempo è l’amore eterno. E che cosa mai potrebbe salvarci se non l’amore?

Silenzio

Diamo voce alla nostra speranza

Non Ti annoio Signore con le mie richieste di don Tonino Bello.

Non ti annoio con le mie richieste Signore. Ti chiedo solo tre cose per adesso:

  • Donaci la forza di osare di più.

Dà a questi miei fratelli la forza di osare di più. La capacità di inventarsi. La gioia di prendere il largo. Il fremito di speranze nuove.

  • Liberaci dall’usura dell’abitudine

Facci provare l’ebbrezza del camminare insieme. Facci sentire che per crescere insieme non basta tirar dall’armadio del passato i ricordi splendidi e festosi di un tempo, ma occorre spalancare la finestra del futuro progettando insieme, sacrificandosi insieme.

  • Liberaci dalle illusioni

Liberaci dal pensare che basti un gesto di carità a sanare tanta sofferenza. I poveri li avremo sempre con noi, essi sono il segno della nostra povertà di viandanti. Sono il simbolo delle nostre delusioni …..li avremo sempre con noi, anzi dentro di noi.

Preghiere spontanee

 

Padre Nostro

Canto e Benedizione finale.

Dopo aver riconosciuto e contemplato il tuo volto di Risorto, anch’io come quei due discepoli voglio correre dai miei fratelli per portare a tutti il grande annuncio: “Abbiamo visto il Signore!” Questa è la buona notizia che i cristiani hanno predicato per secoli col loro esempio, ed è il dono più bello che i miei fratelli attendono.

 

 

 

Madre del Fiat

Guida: lasciamoci illuminare dalla Parola del Signore e dalla luce del suo Spirito per divenire, innanzitutto, comunità cristiana che si riunisce per pregare con la sua santa Madre, e perché come Lei i giovani possano rispondere alla loro vocazione e donarsi generosamente al servizio della Chiesa. Lo facciamo proprio guardando alla Vergine Maria, donna che accoglie il dono e non lo tiene per sé, ma lo condivide con il mondo.

“Ogni cristiano che eleva lo sguardo a Maria, trova in essa un modello perfetto nel conoscere il disegno di Dio; nel porsi con animo risoluto a seguire il Signore secondo la sua volontà; nell’accettare con umiltà e gioia i sacrifici che comporta questa sua scelta di servizio e di amore” (Giovanni Paolo II).

Canto d’Ingresso: Lo Spirito e la Sposa Lo Spirito e la Sposa
dicono: "vieni Signore"
chi ha sete venga ed attinga
ed avrà acqua della vita.
Vieni o Santo Spirito dal Cielo, manda un raggio della tua luce divina per noi,
vieni o Padre dei poveri,
vieni o luce dei cuori.
Consolatore perfetto ospite dolce dell'anima sollievo dolcissimo
sei riposo e riparo,
nel pianto conforto.

Celebrante: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Tutti: Amen.

C: Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi.

T: E con il tuo spirito.

C: Il Signore, sull’esempio della Vergine Maria, vi faccia crescere e abbondare nell’amore reciproco e verso tutti.

T: Renda saldo e irreprensibile il nostro cuore nella santità.

C: Ringraziamo con gioia Dio, fonte di ogni santità, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi ha parlato per mezzo dei profeti e dei suoi servi, testimoni fedeli della sua Parola... T: ...e ci ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce.

C: Nella pienezza dei tempi, Dio ha mandato il suo Figlio, nato dalla Vergine Maria, umile ancella del Signore, custode fedele della sua Parola, Madre della Chiesa.

T: E il Verbo si fece carne: dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia.

C: Gesù Cristo è il testimone fedele, l’Amen del Padre, il Primo e l’Ultimo, il Vivente, Colui che è, che era e che viene!

T: A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Ameni

 

Canto :Re di Gloria Ho incontrato Te Gesù
e ogni cosa in me è cambiata tutta la mia vita ora ti appartiene
tutto il mio passato io lo affido a Te Gesù Re di gloria mio Signor.
Tutto in Te riposa,
la mia mente il mio cuore Trovo pace in Te Signor,
Tu mi dai la gioia
Voglio stare insieme a te, non lasciarti mai
Gesù Re di gloria mio Signor.
Dal Tuo amore chi mi separerà sulla croce hai dato la vita per me una corona di gloria mi darai quando un giorno ti vedrò.

PRIMO MOMENTO

IL SI DI MARIA

Dal vangelo secondo Luca (1,26-38)

Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine che si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei.

Riflessione

Maria è colei che portò Gesù fisicamente nel mondo, colei che forma e alimenta il Cristo mistico: la Chiesa. Ella è la vera apostola con Gesù Cristo e in dipendenza da Gesù Cristo. Quando il cuore è afflitto, quando la mente è turbata, quando ci assale la tentazione, quando ci sembra essere smarriti, di non trovare più la via giusta e quasi ci sembra che anche il Cielo sia oscurato, allora chiamiamo Maria. E speriamo. (don Giacomo Alberione)

PREGHIERA (insieme)

Madre mia Maria,
a te consegnato ai piedi della croce
per un disegno d’amore,
mi offro e mi consacro con te e per te al figlio tuo Gesù,
per essere nello Spirito Santo tutto del Padre, tutto nel Padre. Il tuo “eccomi”, Maria, sia il mio “eccomi”,
il tuo “fiat” il mio “fiat”,
il tuo “amen” il mio “amen”,
la tua vita la mia vita,
per accogliere, generare,
donare il Verbo della Vita,
per diventare “Verbo”. Amen!

Canto: Nada te turbe

Nada te turbe, nada te espante quien a Dios tiene nada le falta. Nada te turbe, nada te espante solo Dios basta.

SECONDO MOMENTO

LA GIOIA DELL'ANNUNCIO

Dal vangelo secondo Luca (1,39-46)

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore».

Allora Maria disse:

«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Riflessione

Santa Maria, donna accogliente, aiutaci ad accogliere la Parola nell’intimo del cuore. A capire, come hai saputo fare tu, le irruzioni di Dio nella nostra vita. Egli non bussa alla porta per intimarci lo sfratto, ma per riempire di luce la nostra solitudine. Lo sappiamo: è la paura del nuovo a renderci spesso inospitali nei confronti del Signore che viene. I cambiamenti spesso ci danno fastidio. E siccome lui scombina sempre i nostri pensieri, le nostre certezze, ogni volta che sentiamo i suoi passi evitiamo di incontrarlo, nascondendoci dietro la siepe come Adamo tra gli alberi dell’Eden. Facci comprendere che Dio, se ci guasta i progetti, non ci rovina la festa; se disturba i nostri sonni, non ci toglie la pace. E una volta che l’avremo accolto nel cuore, anche il nostro corpo brillerà della sua luce. (don Tonino Bello)

PREGHIERA (insieme)

Maria, vergine santa,
che guidata dallo Spirito ti mettesti in cammino per raggiungere in fretta una città di Giuda, dove abitava Elisabetta,
e divenisti così la prima missionaria del Vangelo, fa’ che, sospinti dallo stesso Spirito,
abbiamo anche noi il coraggio di entrare nella città per portarvi annunci di liberazione e di speranza,
per condividere con essa la fatica quotidiana,
nella ricerca del bene comune.
Donaci oggi il coraggio di non allontanarci,
di non imboscarci dai luoghi dove ferve la mischia, di offrire a tutti il nostro servizio disinteressato
e guardare con simpatia questo mondo
nel quale nulla vi è genuinamente umano
che non debba trovare eco nel nostro cuore.
Aiutaci a guardare con simpatia il mondo, e a volergli bene. (don Tonino Bello)

Canto: Ubi Caritas

Ubi caritas et amor, ubi caritas Deus ibi est.

Orazione

Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell’eucarestia ci hai lasciato il memoriale della tua pasqua, fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen

CANTO FINALE: Salve Regina Salve regina,

Madre di misericordia.
Vita, dolcezza, speranza nostra, salve! Salve Regina (x2)
A te ricorriamo, esuli figli di Eva A te sospiriamo, piangenti
in questa valle di lacrime. Avvocata nostra,
volgi a noi gli occhi tuoi, mostraci dopo quest’esilio il frutto del tuo seno Gesù.

Salve Regina, Madre di misericordia.
O clemente, o pia,
o dolce Vergine Maria.

Salve Regina! Salve Regina! Salve, salve!

 

Vergine Immacolata

 O Vergine Immacolata, Madre di Misericordia,
salute degli infermi, consolatrice degli afflitti,
Tu conosci i miei bisogni, le mie sofferenze;
degnati di volgere su di me uno sguardo a mio sollievo e conforto.
Con l'apparire nella grotta di Lourdes,
hai voluto ch'essa divenisse un luogo privilegiato,
da dove diffondere le tue grazie,
Anch'io vengo pieno di fiducia ad implorare i tuoi materni favori;
esaudisci, o tenera Madre, la mia umile preghiera,
e colmato dei tuoi benefici, mi sforzerò d'imitare le tue virtù,
per partecipare un giorno alla tua gloria in Paradiso. Così sia.

Dal Vangelo secondo Matteo:

Venite a me voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il carico leggero.

Una Signora mi ha parlato

Un giorno, recatami sulla riva del fiume Gave per raccogliere legna insieme con due fanciulle, sentii un rumore. Mi volsi verso il prato ma vidi che gli alberi non si muovevano affatto, per cui levai la testa e guardai la grotta. Vidi una Signora rivestita di vesti candide. Indossava un abito bianco ed era cinta da una fascia azzurra. Su ognuno dei piedi aveva una rosa d’oro, che era dello stesso colore della corona del rosario. A quella vista mi stropicciai gli occhi, credendo a un abbaglio. Misi le mani in grembo, dove trovai la mia corona del rosario. Volli anche farmi il segno della croce sulla fronte, ma non riuscii ad alzare la mano, che mi cadde. Avendo quella Signora fatto il segno della croce, anch’io, pur con mano tremante, mi sforzai e finalmente vi riuscii. Cominciai al tempo stesso a recitare il rosario, mentre anche la stessa Signora faceva scorrere i grani del suo rosario senza tuttavia muovere le labbra. Terminato il rosario la visione subito scomparve. Domandai alle due fanciulle se avessero visto qualcosa, ma quelle dissero di no; anzi mi interrogarono cosa avessi da rivelare loro. Allora risposi di aver visto una Signora in bianche vesti, ma non sapevo chi fosse. Le avvertii però di non farne parola. Allora anch’esse mi esortarono a non tornare più in quel luogo, ma io mi rifiutai. Vi ritornai pertanto la domenica, sentendo di esservi interiormente chiamata. Quella Signora mi parlò soltanto la terza volta e mi chiese se volessi recarmi da lei per quindici giorni. Io le risposi di sì. Ella aggiunse che dovevo esortare i sacerdoti perché facessero costruire là una cappella; poi mi comandò di bere alla fontana. Siccome non ne vedevo alcuna, andavo verso il fiume Gave, ma ella mi fece cenno che non parlava del fiume e mi mostrò col dito una fontana. Recatami là, non trovai se non poca acqua fangosa. Accostai la mano, ma non potei prender niente; perciò cominciai a scavare e finalmente potei attingere un pò d’acqua; la buttai via per tre volte, alla quarta invece potei berla. La visione allora scomparve, ed io me ne tornai verso casa. Per quindici giorni però ritornai colà e la Signora mi apparve tutti i giorni tranne un lunedì e un venerdì, dicendomi di nuovo di avvertire i sacerdoti che facessero costruire là una cappella di andare a lavarmi alla fontana e di pregare per la conversione dei peccatori. Le domandai più volte chi fosse, ma sorrideva dolcemente. Alla fine, tenendo le braccia levate ed alzando gli occhi al cielo mi disse di essere l’Immacolata Concezione.

Nello spazio di quei quindici giorni mi svelò anche tre segreti, che mi proibì assolutamente di rivelare ad alcuno cosa che io ho fedelmente osservato fino ad oggi.

Dalla lettera enciclica Evangelium vitae:

La missione di Gesù, con le numerose guarigioni operate, indica quanto Dio abbia a cuore la vita corporale dell’uomo. "Medico della carne e dello spirito", Gesù è mandato dal Padre ad annunciare la buona novella ai poveri e a sanare i cuori affranti. Inviando poi i suoi discepoli nel mondo, egli affida loro una missione, nella quale la guarigione dei malati si accompagna all'an­nuncio del Vangelo: "E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni" (Mt 10,7-8). Certo, la vita del corpo nella sua condizione terrena non è un assoluto per il credente, tanto che gli può essere richiesto di abbandonarla per un bene superiore... Nel momento della malattia l'uomo è chiamato a vivere l'affidamento al Signore e a rinnovare la sua fondamentale fiducia in lui che "guarisce tutte le malattie". Quando ogni orizzonte di salute sembra chiudersi di fronte all'uomo - tanto da indurlo a gridare: "I miei giorni sono come ombra che declina, e io come erba inaridisco" (Sal 102,12)-, anche allora il credente è animato dalla fede incrollabile nella potenza vivificante di Dio. La malattia non lo spinge alla disperazione e alla ricerca della morte, ma all'invocazione piena di speranza: "Ho creduto anche quando dicevo: Sono troppo infelice" (Sal 116,10); "Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito" (Sal 30,3)».

INTERCESSIONI

Anche noi oggi, come duemila anni fa le folle della Palestina, ci rivolgiamo al Signore Gesù chiedendogli la guarigione da infermità di ogni genere. Preghiamo dicendo: Ascoltaci, Signore, Dio della vita.

 

-Ti affidiamo, Signore, tutti coloro che nella nostra comunità parrocchiale vivono l'espe­rienza della malattia: dona a ciascuno serenità nell'affrontare la vita di ogni giorno e la fiducia nella tua presenza. Preghiamo

- Tu, Signore, porti insieme con noi la nostra povertà, il peso del nostro limite fisico e morale: donaci di confidare sempre nella tua misericordia e nel tuo amore. Preghiamo.

- Ti ricordiamo, Signore, i medici, gli infermieri e tutti coloro che operano nell'ambito della sanità: possano svolgere con coscienza e professionalità il loro impegno. Preghiamo

- Per tutti noi, perché sappiamo accogliere ogni persona in necessità, consapevoli che siamo chiamati a essere custodi della vita dei nostri fratelli. Preghiamo.

- Per i molti messaggi che ogni giorno vengono trasmessi con i mezzi di comunicazione sociale: possano promuovere la solidarietà e il rispetto di tutti, in modo particolare di quanti sono emarginati a causa della malattia. Preghiamo

 

O Vergine Immacolata di Lourdes, accorriamo ai tuoi piedi presso la grotta, ove Ti degnasti di apparire per indicare ai peccatori il cammino della preghiera e della penitenza e per dispensare ai sofferenti le grazie e i prodigi della tua sovrana bontà. O Candida Visione di Paradiso, allontana dalle menti le tenebre dell'errore con la luce della fede, solleva le ani­me affrante con il celeste profumo della speranza, ravviva gli aridi Cuori con l'onda divina della Carità. Fa' Che amiamo e serviamo il tuo dolce Gesù, così da meritare la felicità eterna. Amen.

IL BUIO DELL’ANIMA

Aiutami o Madre, a vedere nel buio della mia anima;

fa che il mio sguardo non sia limitato a me stesso.

Il dolore mi afferra e pare che la mia vita sia terminata,

ma tu mi dici che non è così

e che ci sono ancora possibilità anche per me.

Come è possibile questo, quando il buio e l’isolamento

sono dentro il mio cuore

e l’aridità più cupa riempie il mio giorno?

Schiudimi i veli della fede,

fa’ che io veda al di là della cose della terra;

Tu mi dici che ci sono orizzonti nuovi,

possibilità nuove oltre quelle della materia.

Che io comprenda queste realtà,

che io possa uscire da me stesso

per riempire il mio isolamento e per dare anch’io

sia pure da questo letto, il mio apporto per tutti.

 

Preghiera e Internet

Ora che lo schermo è già illuminato,
e la tastiera aspetta solo il tocco diligente delle dita,
mi rivolgo a Te, Signore,
nella certezza che ti troverò anche nei cammini anonimi di Internet,
che incrociano il mondo,
cammini fatti dell'anelito dell'uomo di comunicare con altri uomini,
del proposito felice di negare le distanze.

Tu, che hai voluto incarnarti nel mistero umano,
e soffrire, come noi, la stanchezza e le vicissitudini delle vie del mondo,
accompagnaci oggi in questo viaggio,
perché anche qui
ci sono cammini difficili e faticosi,
come quei sentieri polverosi che hai calpestato in Galilea.
Accompagnaci Tu, Signore,
perché anche qui
ci sono cammini misteriosi, come quello di Emmaus,
che ci portano senza rumore alla scoperta dell'altro
e conservano ancora la luminosa facoltà di trasformarci.

Insegnaci a usare questo mezzo con profitto e in modo misurato
e aiutaci a evitare i pericoli della nostra rotta:
che tutte queste informazioni non ci frastornino,
che le vane apparenze, vuote di contenuto, non ci ingannino,
che sappiamo allontanarci da qualsiasi forma di schiavitù indegna,
dalla cecità del pensiero unico,
dai cammini senza volto della disumanizzazione.

Concedici, Signore, un giudizio chiaro
per interpretare i segni inquietanti di questa epoca,
scritti nello spazio propizio di ogni crocevia,
e mantieni il nostro cuore attento alle voci profetiche,
lì dove il tuo Spirito – che soffia dove vuole –
le incoraggi e le faccia sorgere,
a volte familiari, come le luci conosciute dei fari sulla costa,
e altre inaspettate, come bagliori della tua provvidenza nell'oscurità di certe notti.

E alla fine,
quando lo schermo si spegnerà di nuovo
e avremo la vana impressione di aver imparato qualcosa,
ricordaci che sapere e conoscenza
sono qualcosa di più di quelle informazioni frammentarie
che ci sono passate fugacemente davanti agli occhi,
e che il mondo sarà sempre più vasto
di quello che ci è sembrato di capire,
perché arriva al più profondo di ogni uomo
e si perde poi nell'orizzonte immenso del tuo cuore di Padre.
Amen.

Preghiera pubblicata in origine sulla Rete Ignaziana di Cadice (Spagna)
[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti] 

Fonte: ALETEIA

 

PREGHIERA DELL'INTERNAUTA

O Dio Onnipotente, che hai dato all’uomo l’intelligenza per esplorare il Creato e comprendere le leggi che lo governano, fa’ che questa conoscenza sia sempre utilizzata per il bene dell’umanità.

Possa l’elevazione dell’uomo accompagnare sempre lo sviluppo tecnologico, possano la scienza e la tecnica portarci a Te, attraverso lo stupore per le tue meraviglie e la riconoscenza per i tuoi doni.

Come hai guidato la mano dei primi scribi che hanno perpetuato la Tua parola, ispira oggi quanti pubblicano sul WEB, affinché, consapevoli delle immense potenzialità di questo strumento, sentano la responsabilità di diffondere messaggi conformi alla Tua volontà, alla dignità dell’uomo, al rispetto del pianeta e del Creato.

Possa questa rete avvolgere l’intera umanità con un messaggio di amore, di pace, di solidarietà, di progresso sociale. Possa questo strumento portare la Tua Parola in ogni angolo della terra e servire all’edificazione del Tuo regno, sino a che tutto il mondo, liberato dal male, non sarà una cosa sola con Te, Creatore e Signore dell’universo.

Amen

Fonte: http://www.villaschiari.it/

Pane e Parola

 Pane e parola “Voi stessi date loro da mangiare” (Mc 6,37)

Fede cristiana, Eucaristia, responsabilità sociale

VEGLIA DI PREGHIERA

 

[I canti possono essere inseriti secondo le possibilità]

Saluto iniziale

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

[Se presiede un presbitero o un diacono]

Il Signore che guida i nostri cuori nell’amore e nella pazienza di Cristo, sia con tutti voi.

E con il tuo Spirito.

Introduzione

In preparazione alla Giornata Diocesana Caritas, vogliamo riflettere non tanto su “come” possiamo sfamare e dissetare quanti mancano di cibo e di acqua, ma imparare dal Dio cristiano che in Gesù sazia, e in abbondanza, confermando la logica dell’eccesso e del buono presente nel segno di Cana e che diventa principio e forma dei segni dati alla nostra umanità.

Preghiamo a cori alterni con la preghiera di papa Francesco

O Dio, ci hai affidato i frutti di tutto il creato 

perché possiamo prenderci cura della terra 

ed essere nutriti dalla sua abbondanza. 

                  Hai mandato a noi il tuo Figlio 

                  per condividere la nostra carne e il nostro sangue                                                 

                  e insegnarci la tua legge d’amore. 

                  Attraverso la sua morte e risurrezione, 

                  siamo stati costituiti come una sola famiglia umana. 

Gesù ha mostrato una grande attenzione 

verso coloro che non avevano niente da mangiare, 

moltiplicando cinque pani e due pesci in un banchetto 

in grado di sfamare cinquemila persone e molti altri ancora.

                  Veniamo alla tua presenza, o Dio, 

                  consapevoli delle nostre colpe e delle nostre mancanze, 

                  ma anche ricolmi di speranza, per condividere 

                  quel che abbiamo da mangiare con tutti i membri 

                  di questa grande famiglia umana. 

Per mezzo della tua sapienza 

ispira i capi di governo e i responsabili delle imprese, 

così come tutti i cittadini del mondo, 

a trovare soluzioni giuste e generose per combattere la fame, 

garantendo a tutte le persone 

il pieno godimento del diritto all’alimentazione. 

                  (tutti): Ti preghiamo, o Dio, perché quando saremo dinanzi a te, 

                  nell’ora del giudizio divino, potremo proclamarci 

                  “Una sola famiglia umana, cibo per tutti”. 

 

Intronizzazione della Parola di Dio

[Durante il canto dell’Alleluia viene collocata la Bibbia e una grande pagnotta, che verrà spezzata e distribuita al termine della veglia, in un luogo centrale e ben preparato, dove avviene la celebrazione]

PRIMO MOMENTO

La fede cristiana

Il cristiano, ciascuno di noi, è sollecitato ad avere fame e sete non del potere umano ma, anzitutto, della volontà di Dio che si compie perché si realizzi il regno dell’amore di Dio.

 

Lettura del Vangelo secondo Luca (Lc 22,24-34)

E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele. Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

 

Dalle catechesi del mercoledì di Papa Francesco (2 ott. 2013)

…Che cosa posso fare io che mi sento debole, fragile, peccatore? Dio ti dice: non avere paura della santità, non avere paura di puntare in alto, di lasciarti amare e purificare da Dio, non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. Lasciamoci contagiare dalla santità di Dio. Ogni cristiano è chiamato alla santità (cfr Cost. dogm. Lumen gentium, 39-42); e la santità non consiste anzitutto nel fare cose straordinarie, ma nel lasciare agire Dio. È l’incontro della nostra debolezza con la forza della sua grazia, è avere fiducia nella sua azione che ci permette di vivere nella carità, di fare tutto con gioia e umiltà, per la gloria di Dio e nel servizio al prossimo. C’è una celebre frase dello scrittore francese Léon Bloy; negli ultimi momenti della sua vita diceva: «C’è una sola tristezza nella vita, quella di non essere santi». Non perdiamo la speranza nella santità, percorriamo tutti questa strada. Vogliamo essere santi? Il Signore ci aspetta tutti, con le braccia aperte; ci aspetta per accompagnarci in questa strada della santità. Viviamo con gioia la nostra fede, lasciamoci amare dal Signore… chiediamo questo dono a Dio nella preghiera, per noi e per gli altri.

[breve pausa di silenzio]

Preghiamo a cori alterni:

Cuore mio, non dire: sono troppo povero,                      

donati coraggiosamente.

Non dire: sono troppo debole,

lanciati in avanti.

Non dire: sono troppo piccolo,

ergiti in tutta la tua statura.

                  Anima mia, se il fardello

                  è troppo grande, pensa agli altri:

                  se tu rallenti, essi si fermano;

                  se tu ti stanchi, essi desistono;

                  se tu ti siedi, essi si coricano;

                  se tu dubiti, essi disperano;

                  se tu critichi, essi demoliscono.

Ma, se tu cammini, essi corrono;

se tu corri, essi volano;

se porgi loro la mano, essi t’aiutano e ti sostengono;

se ti prendi cura di loro, essi ti amano.

                  (insieme): Prega con loro e in nome loro,

                  rischia la tua vita,

                  essi vivranno e tu rivivrai!

(P. Monier)

SECONDO MOMENTO

Eucaristia

Fame e sete rappresentano due bisogni primordiali dell’uomo, che lo definiscono nelle sue essenziali necessità fisiologiche, di sopravvivenza. Proprio per questo evocano un desiderio irrefrenabile, ineluttabile, che non si può soffocare. E nella Bibbia, “avere fame e sete” significa metaforicamente un bisogno profondo dell’uomo, che chiede di essere appagato.

 

Lettura del Vangelo secondo Luca (Lc 22,14-20)

Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

 

Da una relazione di Goffredo Boselli, monaco di Bose, al convegno Nazionale di Caritas Italiana, aprile 2010:

Che ne abbiamo fatto dell’eucaristia? Nel 1971 il vescovo Helder Camara si domandava: Quando l’eucaristia è ricevuta al momento della morte è chiamata viatico: è il compagno per il grande viaggio che ha inizio. Ma come chiamare l’eucaristia ricevuta per vivere e far vivere la giustizia? Non facciamoci illusioni: il mondo conosce molto bene lo scandalo. Sono cristiani, almeno di origine, quel venti per cento di umanità che tiene nelle sue mani l’ottanta per cento delle risorse della terra. Che ne abbiamo fatto dell’eucaristia? Come conciliarla con l’ingiustizia, figlia dell’egoismo?

Se “viatico” è il nome dell’eucaristia del morente, il nome più antico è “klasma” (= spezzato, pane spezzato) per dire che l’eucaristia è sì il “corpo del Signore” con tutto l’insegnamento catechistico sulla “transustanziazione” che prevede il permanere delle “specie” (pane, vino) ma nel mutare della “sostanza” (corpo e sangue di Cristo). Ciò che non va dimenticato, è che quel pane diventa corpo di Cristo perché è un pane spezzato e condiviso. In altre parole, non perché nel tabernacolo mantiene questa trasformazione, ma perché è la memoria del corpo e del sangue di Gesù dati in croce per noi, perché mangiando di quel pane e bevendo di quel vino diventiamo a nostra volta capaci di vivere una analoga relazione con i fratelli.

Il nostro modo di rispettare la verità dell’eucaristia non è quello di accontentarci di solenni processioni eucaristiche nel Corpus Domini o di solenni “quarantore”, ma di sentirci provocati ad un’etica di donazione (un corpo dato), un’etica di condivisione (l’unico pane per molti), un’etica di solidarietà e di carità (la colletta per i bisognosi).

 

[breve pausa di silenzio]

Preghiamo alternato solista e assemblea:

Gesù, noi ti abbiamo riconosciuto come Signore,                  

ma questo riconoscimento non è per noi

solo da gustare o da tenere come un segreto.

                  Ciò che abbiamo visto e sentito non è solo per noi:

                  è per tutti quelli che sono pronti a riceverlo.

Dopo essere stati con te, davanti a te,

tu ci chiedi di lasciare la tavola

e di andare dai nostri amici, per scoprire insieme

a loro che tu sei veramente vivo

e che ci chiami tutti insieme a diventare

un popolo nuovo, il popolo della risurrezione.

                  Tu ci liberi dal nostro paralizzante senso di perdita,      

                  ci dai la forza di uscire nel mondo

                  e di portare la buona notizia a tutti.

(insieme): Rendi eucaristica la nostra vita:

essa non sarà spettacolare, ma nascosta

come lievito e come granello di senape;

essa rivelerà con gesti semplici

che la vita è più forte della morte

e l’amore è più forte della paura.

[Canto secondo le possibilità]

TERZO MOMENTO

Responsabilità sociale

Il frutto è la giustizia sociale, la solidarietà, la carità, quell’atteggiamento per cui l’uomo non punta tutto sulla propria soddisfazione o il proprio interesse, ma li sottopone all’impegno per la difesa della vita e della dignità del fratello povero.

 

 

Lettura del Vangelo secondo Marco (Mc 6,34-44)

Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

 

Da Evangelium Gaudium:

La Chiesa ha riconosciuto che l’esigenza di ascoltare questo grido deriva dalla stessa opera liberatrice della grazia in ciascuno di noi, per cui non si tratta di una missione riservata solo ad alcuni: «La Chiesa, guidata dal Vangelo della misericordia e dall’amore all’essere umano, ascolta il grido per la giustizia e desidera rispondervi con tutte le sue forze». In questo quadro si comprende la richiesta di Gesù ai suoi discepoli: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37), e ciò implica sia la collaborazione per risolvere le cause strutturali della povertà e per promuovere lo sviluppo integrale dei poveri, sia i gesti più semplici e quotidiani di solidarietà di fronte alle miserie molto concrete che incontriamo. La parola “solidarietà” si è un po’ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto di più di qualche atto sporadico di generosità. Richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni.

La solidarietà è una reazione spontanea di chi riconosce la funzione sociale della proprietà e la destinazione universale dei beni come realtà anteriori alla proprietà privata. Il possesso privato dei beni si giustifica per custodirli e accrescerli in modo che servano meglio al bene comune, per cui la solidarietà si deve vivere come la decisione di restituire al povero quello che gli corrisponde. Queste convinzioni e pratiche di solidarietà, quando si fanno carne, aprono la strada ad altre trasformazioni strutturali e le rendono possibili. Un cambiamento nelle strutture che non generi nuove convinzioni e atteggiamenti farà sì che quelle stesse strutture presto o tardi diventino corrotte, pesanti e inefficaci (n. 188-189).

[breve pausa di silenzio]

Preghiamo insieme:

Fratelli nostri che siete nel Primo Mondo:
affinché il suo nome non sia bestemmiato,
affinché venga a noi il suo Regno;
e si faccia la sua Volontà
non solo in cielo ma anche in terra,
rispettate il nostro pane quotidiano
rinunciando voi al vostro sfruttamento quotidiano.
Non vi intestardite a ricevere da noi
il debito che non abbiamo fatto

e che continuano a pagare i nostri bambini, i nostri affamati, i nostri morti.

Non cadete più nella tentazione del lucro, del razzismo, della guerra;
noi faremo in modo da non cadere
nella tentazione dell’ozio e della sottomissione.
E liberiamoci gli uni gli altri da ogni male.
Solo così potremo recitare insieme la preghiera di famiglia                            
che il fratello Gesù ci ha insegnato:                                          
Padre nostro - Madre nostra,
che sei in cielo e che sei in terra.

(Pedro Casaldaliga)

GESTO DI CARITÀ

[Canto appropriato, durante il quale il celebrante spezzerà la grande pagnotta]

Scambiamoci un segno di pace donandoci un pezzetto di pane.

Conclusione

Padre nostro

Preghiamo. O Dio giusto e santo, regni nella Chiesa e nel mondo una comune e vera giustizia poiché la stessa grazia ci raduna attorno all’unica mensa. Per Cristo nostro Signore.


Amen.

Se è presente un sacerdote o un diacono si può concludere con la Benedizione oppure si può concludere dicendo

Benediciamo il Signore

Rendiamo grazie a Dio.

[Canto secondo le possibilità]

GIORNATA DIOCESANA CARITAS

domenica 9 novembre 2014

 

 

 

 

 

 

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