Fino alla settimana scorsa tutto funzionava bene ed era tranquillo in Corea del Sud. Il sabato 14 dicembre, però, centinaia di migliaia di persone si sono radunate davanti al parlamento e nella grande piazza di Kwang Hwa Mun. Tutti aspettavano ansiosamente una notizia dal parlamento. E poco prima delle 17 una esplosione di gioia, canti e danze improvvisate: era arrivato il risultato della votazione per l’ “impeachment” del presidente Yoon Suk-yeol. 208 voti a favore e 86 contro!

Tutto era cominciato la sera del 3 dicembre. Senza alcuna imminente emergenza interna o esterna e in maniera completamente inaspettata, alle 22,30 era stata trasmessa alla TV la notizia che il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-yeol aveva dichiarato la legge marziale. Nell’animo della maggioranza dei coreani era riapparso immediatamente lo spettro e la paura di quanto successo nel 1980, quando l’esercito prese il potere, dichiarò la legge marziale e la citta di Kwangju pagò la sua resistenza con centinaia o più probabilmente migliaia di morti (ancora oggi non si conoscono i dati esatti).

Un’ora dopo la dichiarazione della legge marziale i militari dell’esercito prendevano controllo dell’ edificio del parlamento. Allo stesso tempo una gran folla si era riunita davanti allo stesso per protestare e permettere l’ingresso ai parlamentari perché andassero subito a votare. C’era la paura che questo fosse un tentativo di colpo di stato da parte del presidente. Ma a differenza di 44 anni fa, non un colpo è stato sparato, nemmeno un graffio è stato riportato. Anche l’esercito si è comportato con grande discrezione. Insomma, i parlamentari hanno votato contro la legge e alle 4,30 del mattino tutto era già finito.

20241217Corea1

Proteste contro il presidente Yoon Suk-yeol in Corea del Sud. Foto: Nurphoto / Getty Images

Perché il presidente abbia preso quella decisione nessuno riesce a capirlo. Non c’erano minacce dalla Corea del Nord; la Corea del Sud anche adesso è tranquillissima. Yoon era stato eletto presidente con una maggioranza di voti che non arrivava all’ 1% e dopo due anni il suo partito aveva perso alla grande la maggioranza in parlamento, per cui aveva sempre difficoltà a far passare le sue leggi (d’altra parte, quando la situazione era esattamente invertita anche il suo partito bloccava le leggi dell’altro presidente). Inoltre c’erano inchieste su abusi di ufficio per acquisti di lusso fatti dalla moglie. Probabilmente tutti questi elementi lo hanno portato a una qualche ossessione che è sfociata in una decisione che ha invalidato la sua capacità di guidare la nazione.

Fin qui la cronaca. Entro pochi mesi la Corte costituzionale si pronuncerà sulla validità dell’ “impeachment”, e poi ci saranno le elezioni per il nuovo presidente.

20241217Corea7

Padre Gian Paolo Lamberto (primo a sinistra) con alcuni colleghi Missionari della Consolata in Corea del Sur. Foto: IMC Corea

Nel frattempo reggerà la nazione il primo ministro, Han Duck-soo, che tra l’altro anche lui potrebbe essere sottoposto a “impeachment” per il suo ruolo nei fatti del 3 dicembre.

Sono passati meno di 40 anni da quando la Corea del Sud ha conquistato la sua democrazia e in questi giorni, pur tra la tristezza di chi appoggia il governo e la gioia di chi sostiene l’opposizione, il popolo ha mostrato la sua maturità civile. Ora tutto continua nell’ordine e nella calma. E se guardiamo all’atteggiamento aggressivo dei nostri vicini, Cina, Russia e Corea del Nord, possiamo dire che la Corea è ancora “una penisola di pace!”

* Padre Gian Paolo Lamberto, IMC, missionario in Corea del Sud.

In una dichiarazione pubblicata mercoledì 11 dicembre 24, la Conferenza Episcopale del Mozambico (CEM) riconosce che “il Paese sta attraversando tempi estremamente difficili, segnati da manifestazioni che generano instabilità e sofferenza per tutti, una situazione che richiede un atteggiamento di umiltà, sincerità, unità, riflessione e una sincera ricerca di soluzioni pacifiche”.

Per far fronte a questa situazione, i vescovi invitano tutti, indipendentemente dal loro credo religioso, a unirsi in una catena di preghiera per la pace e l'armonia nazionale.

Nel comunicato dal titolo “Pregate senza sosta” (1 Tess 5,17), firmato dal vescovo Inácio Saure, IMC, arcivescovo di Nampula e presidente della CEM, i vescovi mozambicani propongono che la giornata di preghiera si svolga tra il 15 e il 23 dicembre, in tutto il Paese, alle ore 12.00.

Sempre nel comunicato, i vescovi chiedono che questo sforzo comune, guidato da uno spirito di unità, solidarietà e sincero desiderio di bene comune, contribuisca a costruire una società più giusta, pacifica e fraterna nel Paese.

Leggi qui il testo integrale della dichiarazione della CEM.

 20241217CEM4

Pellegrinaggio diocesano al Santuario di Zobuè nella diocesi di Tete, Mozambico. Foto: Diocesi di Tete

20241217CEM

La guerra mondiale a pezzi evocata da Papa Francesco coinvolge centinaia di Paesi con diversi gradi d'intensità e spesso viene ignorata dai grandi circuiti mediatici. Monsignor Redaelli: "Il conflitto è la negazione della speranza"

Sono 170.700 i morti a causa diretta di azioni di guerra (153.100 nel 2022), mentre sono 11.649 i bambini uccisi o mutilati nel 2023, con un aumento del 35 per cento rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dall’ottavo rapporto Caritas italiana sui conflitti dimenticati, presentato il 09 dicembre a Roma, dal titolo: Il ritorno delle armi. Guerre del nostro tempo, a cura di Paolo Beccegato e Walter Nanni, in collaborazione con CSVnet, la rete nazionale dei centri per il volontariato.

Tutte le guerre

Attualmente, sono 52 gli Stati nel mondo che vivono situazioni di conflitto armato. E se nel 2022 erano 55 le Nazioni interessate dalla guerra, ora si registrano più conflitti di altissima e alta intensità. Quelle di altissima intensità, ossia con oltre 10.000 morti, nel mondo sono 4 (erano 3 nel 2022): i conflitti civili in Myanmar, in Sudan, i conflitti Israele-Hamas e Russia-Ucraina. Venti invece le guerre di alta intensità, tra i 1.000 e i 9.999 morti (erano 17 nel 2022).

Rivedi la presentazione

Il Giubileo un'occasione di pace

«Già nel 2014 il Papa, in occasione della visita a Redipuglia, parlava di una guerra mondiale a pezzi. Aveva ragione - ha detto monsignor Carlo Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas Italiana -. Il conflitto è la negazione della speranza e un fallimento del tentativo di mediazione. Il Giubileo è il tempo propizio per promuovere giustizia, pace e riconciliazione. Come Chiesa e Caritas - ha aggiunto - dobbiamo essere protagonisti, costruttori di ponti, promotori di dialogo, seminatori di speranza, artigiani di pace».

Cosa fa la Caritas

Il rapporto ha evidenziato che dal novembre 2018 al 31 ottobre 2024, il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della Conferenza episcopale italiana (Cei) ha finanziato 1.351 progetti in 28 Paesi interessati da conflitti a estrema o altra gravità. Sul totale dei 2.321 progetti complessivi finanziati dalla Cei, oltre la metà (58,2 per cento) ha riguardato Paesi in guerra (57,6 per cento dei fondi erogati). Al riguardo, monsignor Redaelli ha sottolineato l’importanza della presenza capillare dell’organismo cattolico. «Caritas Italiana è in rapporto e in contatto con diverse realtà. Per esempio in questo momento - spiega ai media vaticani - abbiamo un operatore a Damasco. Supportiamo le Caritas locali con le quali c’è un ottimo rapporto di collaborazione e cerchiamo di intervenire nelle aree più critiche».

Video "Coflitti dimenticati. Le cifre"

Ridare centralità all'Onu

La ricerca ha indagato, tramite un sondaggio demoscopico realizzato da Demopolis, la percezione degli italiani rispetto alle guerre. L’80 per cento degli intervistati considera le guerre come avvenimenti evitabili e il 74 per cento non vuole interventi armati, ma il semplice ricorso alla mediazione politica. Emerge, inoltre, che il 71 per cento degli italiani è in grado di citare almeno una guerra degli ultimi cinque anni, anche se il 65 per cento si interessa di cronaca locale e non di grandi eventi internazionali, mentre il 72 per cento vorrebbe potenziare il ruolo dell’Onu. «Purtroppo, gli organismi internazionali come la Corte di Giustizia o l’Onu, in questo momento, non godono di buona fama, ma sono l’unica strada percorribile. Bisogna trovare un equilibrio a livello mondiale - aggiunge l’arcivescovo - sulla base di giustizia e di rispetto dei diritti delle persone».

20241212Guerre

Donne e bambini sfollati a causa della guerra in Yemen. Foto: Oxfam

Informare per non dimenticare

Nel dossier, viene segnalato, inoltre, quanto si parla dei conflitti sui Tg italiani. Secondo l’Osservatorio di Pavia nel 2022, le notizie sulle guerre sono state 4.695, pari all’11,7 per cento di tutte le notizie. Il 96,5 per cento delle notizie di guerra parlano dell’Ucraina, il 3,5 per cento parla di Afghanistan e Siria. Nel 2023, le notizie sulle guerre sono state 3.808, pari all’8,9 per cento di tutte le notizie (42.976). Il 50,1 per cento è concentrato sul conflitto israelo-palestinese, il 46,5 per cento sulla guerra in Ucraina, il restante 3,4 per cento è distribuito su 15 Paesi in guerra. Di contro, in un anno non hanno avuto nessuna copertura mediatica 6 Paesi in guerra (Bangladesh, Etiopia, Guatemala, Honduras, Iraq e Kenya).

Il rapporto sui conflitti dimenticati «vuole essere, allora, una voce che rompe il silenzio, un richiamo alla consapevolezza e all’azione. Ogni pagina - ha concluso don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana - è un invito a non dimenticare, a riportare alla luce storie di sofferenza e di resilienza che non trovano spazio nei nostri schermi».

* Francesco Ricupero - Città del Vaticano. Originalmente pubblicato in: www.vaticannews.va

20241212Guerre1

"Se prevalgono l’assuefazione e l’indifferenza agli orrori della guerra, tutta la famiglia umana è sconfitta!" Queste le parole di Papa Francesco pronunciate al termine della preghiera dell'Angelus nella prima domenica di Avvento.

Il Pontefice, dopo aver ricordato il 40° anniversario del Trattato di Pace e di Amicizia tra Argentina e Cile, raggiunto con la mediazione della Santa Sede - "dimostra che, quando si rinuncia all’uso delle armi e si fa il dialogo, si fa un buon cammino" -, si è detto rallegrato "per il cessate-il-fuoco che è stato raggiunto nei giorni scorsi in Libano" e ha auspicato "che esso possa essere rispettato da tutte le parti, permettendo così alla popolazione delle regioni interessate dal conflitto - sia libanese sia israeliana - di tornare presto e in sicurezza a casa, anche con l’aiuto prezioso dell’esercito libanese e delle forze di pace delle Nazioni Unite".

Papa Francesco ha quindi rivolto "un pressante invito a tutti i politici libanesi, affinché venga eletto subito il Presidente della Repubblica e le istituzioni ritrovino il loro normale funzionamento, per procedere alle necessarie riforme e assicurare al Paese il suo ruolo di esempio di convivenza pacifica tra le differenti religioni".

La speranza del Papa è "che lo spiraglio di pace che si è aperto possa portare al cessate-il-fuoco su tutti gli altri fronti, soprattutto a Gaza. Ho molto a cuore la liberazione degli israeliani che ancora sono tenuti in ostaggio e l’accesso degli aiuti umanitari alla popolazione palestinese stremata. E preghiamo per la Siria, dove purtroppo la guerra si è riaccesa causando molte vittime. Sono molto vicino alla Chiesa in Siria".

Infine, il Pontefice ha ribadito la sua "preoccupazione" e "dolore" per "il conflitto che continua a insanguinare la martoriata Ucraina. Assistiamo da quasi tre anni a una tremenda sequenza di morti, di feriti, di violenze, di distruzioni. I bambini, le donne, gli anziani, le persone deboli, ne sono le prime vittime".

20241202Pace

Il simbolo della pace sulla Lennon Wall, un muro dedicato al musicista scomparso a Prega. Foto: Shutterstock

La guerra è orrore che offende Dio

"La guerra è un orrore, offende Dio e l’umanità, non risparmia nessuno, la guerra è sempre una sconfitta per l’umanità intera!", ha aggiunto il Papa, invitando tutti a pensare "che l’inverno è alle porte, e rischia di esacerbare le condizioni di milioni di sfollati. Saranno mesi difficilissimi per loro. La concomitanza di guerra e freddo è tragica".

Da qui un nuovo l'appello "alla comunità internazionale e ad ogni uomo e donna di buona volontà, affinché si adoperino in ogni modo per fermare questa guerra e per far prevalere dialogo, fraternità, riconciliazione. Si moltiplichi, ad ogni livello, un rinnovato impegno".

"E mentre ci prepariamo al Natale, mentre attendiamo la nascita del Re della pace, si dia a queste popolazioni una speranza concreta. La ricerca della pace è una responsabilità non di pochi, ma di tutti. Se prevalgono l’assuefazione e l’indifferenza agli orrori della guerra, tutta, tutta la famiglia umana è sconfitta. Tutta la famiglia umana è sconfitta! Cari fratelli e sorelle, non stanchiamoci di pregare per quella popolazione così duramente provata e di implorare da Dio il dono della pace", ha concluso.

Leggi il testo integrale delle parole di Papa Francesco all’Angelus

* Con informazioni del Dicastero per la Comunicazione.

La parrocchia Maria Speranza Nostra del quartiere della Barriera di Milano nella città di Torino, il 24 novembre ha celebrato la “Domenica della Comunità Intergenerazionale”. In questa occasione abbiamo deciso di aprire il “cuore” del nostro Oratorio all’artista argentino Cristian Daniel Camargo che ha dipinto due murales per la pace ispirandosi alla frase del nostro Fondatore, San Giuseppe Allamano: “Dobbiamo essere sempre allegri”.

L’oratorio della parrocchia è diventato uno spazio di Speranza e di Gioia sempre aperto a tutte le culture del mondo che crea legami di amicizia e felicità familiare. I murales sono stati realizzati con la partecipazione dei fedeli e soprattutto dei bambini che il sabato si ritrovano per stare insieme, giocare, imparare e pregare insieme agli animatori.

20241125Murales5La nostra comunità parrocchiale è composta per il 95% da persone che arrivano da diverse parti del mondo alla ricerca di lavoro, di una vita più dignitosa. Il volto di molti di loro è il volto del bisogno, della necessità di ricevere sostegno e aiuto.

Il volto di questa periferia di Torino è illuminato dall’immagine del Santo Fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata divenuto padre di tutti.

San Giuseppe Allamano diceva:” Dobbiamo essere sempre allegri”. Torino è una città di Santi sociali, una città dove coesistono tante realtà. In alcune di esse la povertà, le sofferenze della migrazione e la mancanza di lavoro rendono i volti di uomini e donne tristi e preoccupati. In queste realtà l’Allamano invita alla gioia rispondendo ai problemi sociali con la missione.

Papa Francesco fa lo stesso invito: “Non lasciamoci rubare la gioia”, questa è la caratteristica di ogni missionario e di ogni battezzato. L’Allamano, nel contesto del suo tempo, non si è lasciato rubare la gioia. Con la sua creatività ha cercato il modo di rispondere ai problemi della chiesa locale aprendosi al mondo. La sua felicità centrata su Maria Consolata e su Gesù Eucarestia ha riempito la sua vocazione e la sua missione.

La gioia è nascosta nella missione, tutti siamo chiamati a trovarla e, a partire da essa, riempire la nostra vita. La gioia è contagiosa e condivisibile. ricordiamoci la frase dell’Allamano “Chi non brucia non infiamma”. Per trasmettere gioia dobbiamo essere prima gioiosi noi stessi. L’Allamano invita ed insegna ad essere allegri. Respira e sorridi. Viva la missione.

* Padre Elmer Peláez Epitacio, IMC, parrocchia Maria Speranza Nostra di Torino, Italia.

20241125Murales

Gli ultimi articoli

Le reliquie

21-01-2025 I missionari dicono

Le reliquie

Il corso sulla causa dei santi mi ha introdotto in un mondo a cui non avevo mai pensato profondamente: le...

“Facciamo Pace”. Corso di Formazione Missionaria

21-01-2025 Missione Oggi

“Facciamo Pace”. Corso di Formazione Missionaria

“Facciamo pace. Umanità in cammino verso la fratellanza”. Questo è il tema centrale del corso di formazione organizzato dal Centro...

Visita Canonica alla Regione Congo

20-01-2025 I missionari dicono

Visita Canonica alla Regione Congo

Dopo ormai dieci giorni dal nostro arrivo nella Repubblica Democratica del Congo facciamo un po' di condivisione e aggiornamento su...

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2025

18-01-2025 Missione Oggi

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2025

Dal 18 al 25 gennaio 2025 si vive la "Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani" ispirata quest’anno al versetto...

Padre Jackson Murugara, IMC, nominato vescovo Coadiutore di Meru

16-01-2025 Notizie

Padre Jackson Murugara, IMC, nominato vescovo Coadiutore di Meru

Il Santo Padre ha nominato oggi, 16 gennaio, Vescovo Coadiutore di Meru (Kenya) il Rev.do padre Jackson Murugara, Missionario della...

II Domenica del TO / C - “Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”

16-01-2025 Domenica Missionaria

II Domenica del TO / C - “Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”

Is 62,1-5;  Sal 95; 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-11 La liturgia della Parola, nel parlare del disegno dell’alleanza tra Dio ed il suo...

Formatori e Formazione: Abidjan, padre John Baptist Odunga

15-01-2025 I missionari dicono

Formatori e Formazione: Abidjan, padre John Baptist Odunga

Il servizio della formazione è parte integrante della missione. I missionari della Consolata arrivarono in Costa d’Avorio nel 1996 e...

Ucraina. Padre Luca Bovio torna a Kharkiv

15-01-2025 I missionari dicono

Ucraina. Padre Luca Bovio torna a Kharkiv

Padre Luca Bovio, missionario della Consolata italiano in Polonia, da tre anni compie viaggi di solidarietà in Ucraina. Ci è tornato...

Suor Dorothy Stang, uccisa 20 anni fa per aver difeso i contadini dell’Amazzonia

14-01-2025 Notizie

Suor Dorothy Stang, uccisa 20 anni fa per aver difeso i contadini dell’Amazzonia

Una veglia il 10 gennaio nella basilica di San Bartolomeo all’Isola, a Roma, per la religiosa americana uccisa per la...

onlus

onlus