"Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace” (Nm 6, 24-25)

“Siamo così dinanzi a un percorso segnato da grandi tappe, nelle quali la grazia di Dio precede e accompagna il popolo che cammina zelante nella fede, operoso nella carità e perseverante nella speranza” (cfr. 1Ts 1,3) (Papa Francesco, Bolla di indizione del Giubileo 2025, n.6)

Auguri di Buon Anno 2025

Ufficio Generale per la Comunicazione

Il Messaggio di Papa Francesco per la 58ª Giornata Mondiale della Pace, che si celebrerà il prossimo 1° gennaio 2025, raccomanda tre azioni che possano realmente segnare un cammino di pace: il condono del debito internazionale; l’abolizione della pena di morte; la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame.

Il Papa Francesco rivolge un Messaggio di auguri e di speranza ai Capi di Stato e di Governo, ai responsabili delle organizzazioni internazionali, ai leader delle diverse religioni e ad ogni persona di buona volontà. Proprio la speranza, che caratterizza anche l’Anno Giubilare 2025, è il tema preponderante di questo Messaggio. Il Santo Padre ci invita a guardare alle tante sfide che mettono a dura prova la sopravvivenza dell’umanità e del Creato con il cuore colmo di speranza.

Il messaggio viene dedicato a “chi si sente prostrato dalla propria condizione esistenziale, condannato dai propri errori, schiacciato dal giudizio altrui e non riesce a scorgere più alcuna prospettiva per la propria vita”.

"La vera pace potrà nascere solo da un cuore disarmato dall’ansia e dalla paura”

Un messaggio che vuole infondere speranza in tutto, e perciò il Papa suggerisce tre azioni possibili per “riaprire la via della speranza per ciascuno di noi”. “La speranza, scrive, che nasce dall’esperienza della misericordia di Dio, che è sempre illimitata”. La prima azione è la ripresa dell’appello lanciato da San Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo dell’anno 2000, di pensare a una «consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni».

La seconda “un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro, desiderando lo sviluppo e la felicità per sé e per i propri figli”.

La terza infine consiste nel destinare “almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico”.

Campagna di comunicazione

Il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale mette a disposizione una serie di materiale per la diffusione e la promozione del Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace 2025.

Scarica qui tutto il materiale pubblicato.

Leggi qui il testo integrale del Messaggio di Papa Francesco

 

* Padre Jaime C. Patias, IMC, Ufficio per la Comunicazione, Roma.

Dalla Loggia centrale della basilica vaticana, Papa Francesco pronuncia il tradizionale messaggio di Natale alla città e al mondo. Nel secondo giorno del Giubileo della speranza inaugurato con il rito di apertura della Porta Santa della basilica di San Pietro nella notte di Natale, Francesco ripete più volte questo appello alla città e al mondo, esortando ad avere l’audacia e il coraggio di cercare la pace, il dialogo e la riconciliazione, senza paura, fiduciosi nella misericordia di Dio.

“Tacciano le armi!” Nel suo messaggio natalizio “Urbi et Orbi”, il Papa esortò al coraggio di “far tacere le armi e superare le divisioni” e invitò a pregare per la fine dei conflitti e delle crisi in Ucraina, Medio Oriente, nella Repubblica Democratica del Congo, come pure alle popolazioni dell’Est di quel Paese e a quelle del Burkina Faso, del Mali, del Niger e del Mozambico, Myanmar, Cipro e diversi Paesi del continente americano. Nell’Anno Giubilare, l’invito è a non avere paura, perché la misericordia di Dio “dissolve l’odio”

“Il Giubileo sia l’occasione per rimettere i debiti, specialmente quelli che gravano sui Paesi più poveri. Ciascuno è chiamato a perdonare le offese ricevute, perché il Figlio di Dio, che è nato nel freddo e nel buio della notte, rimette ogni nostro debito. Egli è venuto per guarirci e perdonarci. Pellegrini di speranza, andiamogli incontro! Apriamogli le porte del nostro cuore. Apriamogli le porte del nostro cuore, come Lui ci ha spalancato la porta del suo Cuore”, ha affermato il Pontefice.

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Leggi qui il Messaggio integrale di papa francesco

* Ufficio per la Comunicazione, Roma

Il bambino deposto nella mangiatoia è il Salvatore. Un angelo dona l’annuncio ai pastori. Lui è la luce e la salvezza per il mondo.

Oggi è un Natale di speranza perché quel bambino nato è il nostro Dio. La grandezza di Dio va oltre l’apparenza. Le tenebre sembrano ancora avvolgere il mondo, segnato da guerre e violenze, miserie e disperazione. Ma oggi il Signore è qui in mezzo a noi, e resterà per sempre nostro Dio e nostro fratello.

Gli angeli cantano “Gloria a Dio e Pace in terra” a tutte e tutti coloro che lo accolgono.

Tanti Auguri di Buon Natale!

Felice Anno Nuovo 2025 di pace e di speranza!

Ufficio Generale per la Comunicazione
P. Jaime C. Patias, IMC
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Fino alla settimana scorsa tutto funzionava bene ed era tranquillo in Corea del Sud. Il sabato 14 dicembre, però, centinaia di migliaia di persone si sono radunate davanti al parlamento e nella grande piazza di Kwang Hwa Mun. Tutti aspettavano ansiosamente una notizia dal parlamento. E poco prima delle 17 una esplosione di gioia, canti e danze improvvisate: era arrivato il risultato della votazione per l’ “impeachment” del presidente Yoon Suk-yeol. 208 voti a favore e 86 contro!

Tutto era cominciato la sera del 3 dicembre. Senza alcuna imminente emergenza interna o esterna e in maniera completamente inaspettata, alle 22,30 era stata trasmessa alla TV la notizia che il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-yeol aveva dichiarato la legge marziale. Nell’animo della maggioranza dei coreani era riapparso immediatamente lo spettro e la paura di quanto successo nel 1980, quando l’esercito prese il potere, dichiarò la legge marziale e la citta di Kwangju pagò la sua resistenza con centinaia o più probabilmente migliaia di morti (ancora oggi non si conoscono i dati esatti).

Un’ora dopo la dichiarazione della legge marziale i militari dell’esercito prendevano controllo dell’ edificio del parlamento. Allo stesso tempo una gran folla si era riunita davanti allo stesso per protestare e permettere l’ingresso ai parlamentari perché andassero subito a votare. C’era la paura che questo fosse un tentativo di colpo di stato da parte del presidente. Ma a differenza di 44 anni fa, non un colpo è stato sparato, nemmeno un graffio è stato riportato. Anche l’esercito si è comportato con grande discrezione. Insomma, i parlamentari hanno votato contro la legge e alle 4,30 del mattino tutto era già finito.

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Proteste contro il presidente Yoon Suk-yeol in Corea del Sud. Foto: Nurphoto / Getty Images

Perché il presidente abbia preso quella decisione nessuno riesce a capirlo. Non c’erano minacce dalla Corea del Nord; la Corea del Sud anche adesso è tranquillissima. Yoon era stato eletto presidente con una maggioranza di voti che non arrivava all’ 1% e dopo due anni il suo partito aveva perso alla grande la maggioranza in parlamento, per cui aveva sempre difficoltà a far passare le sue leggi (d’altra parte, quando la situazione era esattamente invertita anche il suo partito bloccava le leggi dell’altro presidente). Inoltre c’erano inchieste su abusi di ufficio per acquisti di lusso fatti dalla moglie. Probabilmente tutti questi elementi lo hanno portato a una qualche ossessione che è sfociata in una decisione che ha invalidato la sua capacità di guidare la nazione.

Fin qui la cronaca. Entro pochi mesi la Corte costituzionale si pronuncerà sulla validità dell’ “impeachment”, e poi ci saranno le elezioni per il nuovo presidente.

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Padre Gian Paolo Lamberto (primo a sinistra) con alcuni colleghi Missionari della Consolata in Corea del Sur. Foto: IMC Corea

Nel frattempo reggerà la nazione il primo ministro, Han Duck-soo, che tra l’altro anche lui potrebbe essere sottoposto a “impeachment” per il suo ruolo nei fatti del 3 dicembre.

Sono passati meno di 40 anni da quando la Corea del Sud ha conquistato la sua democrazia e in questi giorni, pur tra la tristezza di chi appoggia il governo e la gioia di chi sostiene l’opposizione, il popolo ha mostrato la sua maturità civile. Ora tutto continua nell’ordine e nella calma. E se guardiamo all’atteggiamento aggressivo dei nostri vicini, Cina, Russia e Corea del Nord, possiamo dire che la Corea è ancora “una penisola di pace!”

* Padre Gian Paolo Lamberto, IMC, missionario in Corea del Sud.

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